EPILOGO
"Aiutooo!
C'è nessuno?! Ragazzi?! Ragazzi siete lì?! La porta non
si apre più, aiutatemi!"
Lancelot
provò nuovamente a smuovere la maniglia della porta del bagno,
ma quella sembrava non volerne proprio sapere; si guardò
intorno come un topo nella gabbia, cercando qualcosa con cui poter
forzare la serratura, ma l'unico elemento utilizzabile erano i suoi
indumenti strappati: le mutande giacevano miseramente sopra i
pantaloni da cerimonia, quasi a sfidarlo di voler mangiare ancora.
Con aria piuttosto sconsolata abbassò gli occhi sulla pancia,
punzecchiandola con il dito indice.
Forse
avrei dovuto evitare le patatine fritte con ketchup e maionese di
ieri sera...
Non
poteva staccare il water dal pavimento per lanciarlo contro la porta,
né avrebbe potuto fare la stessa cosa con il lavandino.
Appoggiò la schiena nuda alla parete liscia del bagno e si
lasciò scivolare a terra: Gwen l'avrebbe ucciso quella volta,
non c'erano dubbi.
Anzi,
lascerà fare tutto a suo padre. Tom non vede l'ora di
scuoiarmi vivo, lo sento ogni volta che mi guarda!
Fissò
il suo riflesso nello specchio appeso alla parete di fronte: non
aveva proprio l'aria di uno che stava per sposarsi, anzi! Per non
parlare poi di quegli slip leopardati! Lo facevano un po' sembrare
figlio della giungla.
Per
l'ennesima volta passò le mani in mezzo ad i capelli scuri e quasi assecondò il desiderio di mettersi
a prendere a testate la parete fin quando questa (o lui) non fosse
crollata. Avvicinò a sé la scatolina con l'incenso
afrodisiaco che Gwaine gli aveva portato e lesse le avvertenze sul
retro, tanto per far passare il tempo (perché dovevano venirlo
a recuperare, prima o poi, no? Possibilmente prima che Gwen si
tramutasse in una macchina omicida umana, bramosa del suo sangue).
Cautela:
può indurre notevole libidine.
Si
mise a ridere seccamente perché in tutta onestà, non
sapeva nemmeno se avrebbe potuto sperimentarla sul
serio,
quella roba indiana. In silenzio tese di nuovo le orecchie, cercando
di percepire un rumore, magari dei passi che si avvicinavano, ma
l'unica cosa che riuscì a sentire fu il cinguettio degli
uccellini al di là della finestra (finestra sbarrata da grate
indistruttibili).
"Lo
sapevo. Dovevo aspettarmelo. Sono io lo stupido... quando mai le cose
vanno come dovrebbero andare? C'è qualcuno che mi odia lassù,
ma appena scopro chi è..."
Si
morse la lingua, ingoiando giù una bestemmia mista a minaccia.
Aveva perso addirittura la cognizione del tempo, non aveva la più
pallida idea di quanto ne fosse passato.
E
se la cerimonia stesse per iniziare? E se Gwen mi stesse già
aspettando? E se suo padre mi stesse già cercando?
In
uno sprazzo di lucida follia, quasi quasi provò gratitudine
per quella maniglia che non voleva saperne di aprirsi. Sinceramente
Tom lo terrorizzava.
Quando
la porta dello spogliatoio si aprì, trattenne di colpo il
respiro... fissò quindi quella del bagno, aspettandosi di
vederla cedere da un momento all'altro sotto pesanti martellate.
Qualche
ora prima...
Sfido
chiunque a camminare con tutta la mia disinvoltura su un tacco
dodici!
Purtroppo
per Morgana, tutta la sua disinvoltura non sarebbe mai bastata a
tenere lontana quella piaga umana di suo fratello. Non sapeva come né
perché, ma l'argomento tu
sapevi tutto e non mi hai mai detto niente era
spuntato fuori (di nuovo) a minare il loro meraviglioso legame
sanguigno; da quando Arthur (il giorno in cui era stata aggredita),
aveva ritrovato nella sua borsa una foto di lei che la ritraeva
durante uno dei raduni del club di rievocazioni storiche del quale
faceva parte, mentre indossava il diabolico abito verde che aveva
prestato a Merlin, questi era diventato un incubo e cercava di
renderle la vita un inferno!
Se
scopro chi è stato il maledetto che ha ficcato quella foto
nella borsa di mio fratello giuro che gli strapperò tutte le
sopracciglia!
"E
come al solito fai finta di niente" esclamò Arthur con
tono punzecchiante, senza permetterle di guadagnare terreno.
"Perché
non te la prendi con quella vittima del tuo ragazzo? Lui sapeva
tutto, proprio come me. Quindi, come mai lui lo lasci in pace e a me
no? Perché non ho gli occhi azzurri, le orecchie a sventola e
il petto piatto?"
Arthur
continuò a litigare con il polsino della camicia bianca,
cercando di nasconderlo dentro la manica della giacca scura da
cerimonia.
"Non
ti ho perdonata e mai lo farò, perché tu sei stata
diecimila volte più subdola di lui e ti vorrei ricordare che
in quanto sorella, mi avresti dovuto dire la verità per puro
principio. Merlin non è mio fratello!"
Morgana
sbuffò una risata e incastrò dietro l'orecchio una
ciocca scura, sfuggita all'elaborata acconciatura che le teneva i
capelli alzati e il collo libero.
"Me
ne sono accorta che non è tuo fratello, visto il modo in cui
ieri sera al pub- ma per la miseria!"
La
ragazza agguantò il fratello per una spalla, evitando così
una brutta caduta; il tacco della scarpa le si era incastrato in una
piccola grata che stava lungo il sentiero di ciottoli che Lance aveva
egregiamente ideato. Arthur biascicò malamente un non
ci posso credere
e con aria decisamente scocciata, incrociò le braccia al
petto, attendendo che la sorella se la cavasse da sola. Non passò
neanche qualche istante che la sua espressione cambiò
radicalmente.
Dall'altro
lato del parco, venivano andando loro incontro Mordred e Merlin, con
i quali avevano appuntamento.
"Chiudi
la bocca, Artie,
o le rondini ci faranno dentro i loro nidi"
La
frecciatina che gli fu gentilmente rifilata da quell'adorabile
creatura di sorella, aveva in effetti ragione di esistere; fasciato
in un abito scuro e vestito di tutto punto, Emrys era davvero...
Merlin era così... beh, era.
Il
biondo schiarì la gola e distolse brevemente lo sguardo,
cercando di apparire piuttosto vago.
Devo
costringerlo più spesso a vestirsi come un essere umano e non
da nerd.
"Ehilà"
esclamò Morgana, sventolando la mano dopo essere riuscita a
liberarsi dalla grata malefica. Quando Mordred le si fermò
davanti, si prodigò nel compiere un inchino decisamente
cavalleresco.
"Sei
uno schianto Banshee. Sicura di voler andare al matrimonio?"
"Sicuro
di volerle fare certe proposte davanti a me?"
Mordred
studiò l'aria bellicosa di Arthur con il candore e l'innocenza
di un angelo.
"Mh...
sì, abbastanza" replicò dopo qualche istante,
"Perché rendi la situazione ancora più eccitante.
Ma senza offesa, Pendragon, sei eccitante finché resti in
disparte"
Merlin
simulò un colpo di tosse per soffocare una risata e Morgana
roteò gli occhi verso il cielo: certe cose non sarebbero mai
cambiate!
"Prima
che tu riesca, finalmente e con tuo sommo gaudio a farti picchiare di
nuovo da
mio fratello, accompagnami da Gwen! Scopriamo un po' quant'è
che sta in crisi da uno a dieci!"
Senza
lasciargli via di scampo o possibilità di scegliere, la
ragazza agguantò Mordred per il gomito e iniziò a
trascinarselo dietro senza troppe cerimonie (c'è da dire che
Duirvir se ne fregò allegramente dell'essere trascinato,
l'importante era poterle stare vicino a punzecchiarla tutto il
giorno, se poi si finiva a rotolare in qualche bel posto
possibilmente appartato).
Dopo
lunghi istanti, Merlin piantò le mani sui fianchi e arcuò
le sopracciglia, fissando Pendragon Maschio con insistenza.
"Beh?!"
sbottò ad un certo punto, "Sto talmente male che non
riesci nemmeno a guardarmi?"
Arthur
non poté impedire di mettersi a ridere seccamente, sul serio.
Semmai
era tutto il contrario.
Sospirando
profondamente si voltò verso di lui e stiracchiò le
labbra in un sorriso; Merlin lo guardava con quella strana luce negli
occhi, quella che con il tempo aveva imparato ad attribuire a un
certo sadico divertimento. A quel punto, Arthur capì che
Merlin sapeva perfettamente come mai avesse tutte quelle difficoltà,
nel guardarlo un secondo di troppo.
Maledetto,
rachitico, nerdissimo figlio di...
"E
dai, non fare quella faccia!" esclamò Emrys, dando una
pacca sulla sua spalla, "Non posso farci niente se certe volte
riesci a tirare fuori il mio lato più oscuro e sadico!"
"Che
guarda caso, tratta sempre del farmi passare per un babbeo"
"Un
asino" lo corresse al volo Merlin, "Si tratta di farti
passare per quello che sei. Un asino"
"Merlin..."
Il
diretto interessato alzò le mani per aria come in segno
d'arresa; quando Arthur lo chiamava con quella
intonazione, c'era poco da stare allegri. Giusto per precauzione,
visto che le mani le aveva già alzate, le poggiò
entrambe dietro al collo, per ripararsi dagli oramai familiari e
frequenti scappellotti.
"Okay,
se analizziamo attentamente la situazione si evince che in un certo
qual modo potrei risultare anche più asino di te, poiché
nonostante tutta la tua asinaggine e la tua indole tirannica io, di
mia spontanea volontà e in pieno possesso di tutte le facoltà
mentali che mi sono rimaste -e dopo tutti gli scappellotti che mi hai
dato ti assicuro che sono davvero poche-, insisto nel ricercare in
modo masochistico la tua compagnia tutti i giorni del creato
ventiquattro ore su ventiquattro. Ti piace questa versione?"
Con
l'aria di uno che era profondamente turbato e confuso da qualcosa,
Arthur adocchiò l'orologio da polso per controllare l'ora.
"Che
strano..." biascicò qualche secondo dopo, "Di solito
ti piace rincoglionire la gente di chiacchiere solo al mattino
presto. Ti ho spaventato così tanto?"
Merlin
si strinse nelle spalle con aria piuttosto vaga, ancora con le mani
dietro il collo.
"Un
pochettino"
Afferrandolo
per il bavero della giacca, Arthur se lo trascinò addosso per
stampargli un bacio sulle labbra.
"Meglio
così" sussurrò di rimando, riversando le parole
direttamente sulla sua bocca, "Almeno non rischiamo che ti
dimentichi chi è che comanda"
Merlin
piegò le labbra in un sorrisetto un po' obliquo.
"Sì...
e poi ti svegli dal sogno tutto sudato"
Dopo
un altro bacio a stampo, il moro lo allontanò con una spinta.
"Diamoci
da fare Pendragon, la giornata è ancora lunga e non vorrei che
nel mentre Lancelot sia rimasto ucciso nel tentativo di fare il nodo
alla cravatta"
Poi
Gwen chi la sente, piangere giorno e notte!
Senza
trattenere le risate, entrambi si avviarono verso la Chiesa, dove gli
sposi erano impegnati a cambiarsi d'abito, ognuno nel proprio
spogliatoio.
*
"Oddio
soffoco! Oddio muoio! Oddio Gwaine, fa' qualcosa!"
Stravaccato
su una sedia, la mano immersa in un sacchetto di noccioline, Gwaine
stava gustandosi non lo snack, bensì una scena molto
particolare: lo sposo, Lancelot Lake, che cercava di entrare nei suoi
stessi pantaloni con scarsi risultati. Alla penosa richiesta di aiuto
appena ricevuta, Gwaine poggiò le nocciole su un tavolinetto
vicino e iniziò a ripulire le dita dal sale, leccandole una
alla volta.
Alla
sua mancata risposta verbale, Lancelot voltò la testa verso di
lui e ciò che vide infondo agli occhi scuri dell'amico, non
gli piacque per niente.
"Non
avrai mica intenzione di mettermi le mani addosso con le dita piene
della tua bava!"
Gwaine
procrastinò il suo religioso silenzio sino a data da
destinarsi e stiracchiò le labbra in un sorriso un po'
ruffiano: fosse stato un gatto avrebbe leccato anche i baffi! Nel
momento in cui con un movimento fluido si alzò dalla sedia,
Lancelot arretrò per puro istinto di sopravvivenza (fu un
riflesso incondizionato, davvero). Gwaine continuò a sorridere
con sorprendente serenità, come se in quelle noccioline avesse
trovato una specie di nirvana divino e molto cautamente, passo dopo
passo, fece per avvicinarsi a Lancelot. Lo sposo iniziò a
provare un sincero disagio, tant'è che prese a guardarsi
intorno come alla ricerca di una via di fuga, maledicendosi
pesantemente per aver richiesto l'intervento ultraterreno di
quell'energumeno; Gwaine sistemò in tranquillità il suo
papillon giallo con i pallini arancioni e ravvivò i capelli,
proprio con la stessa mano sbavata che a Lancelot sembrava già
di vedersi addosso.
"Gwaine
lascia perdere, faccio... faccio da solo, davvero..." biascicò,
continuando ad arretrare sino a quando non si ritrovò con le
spalle al muro; a quel punto, Lake seppe di essere in trappola e dal
modo in cui il sorriso di Gwaine si fece più sghembo, capì
che anche lui lo sapeva.
"NOOO!"
gridò lo sposo disgraziato, nello stesso momento in cui
l'amico gli fu saltato addosso, prima di afferrarlo per i pantaloni.
"Non
opporre resistenza Lance, non opporla!"
Gwaine
strinse la presa tra i passanti dei pantaloni e per cercare di
tirarli bene verso l'alto, iniziò a saltellare; strabuzzando
gli occhi fuori dalle orbite, per evitare che quell'esaltato, pazzo
furioso di Gwaine gli tranciasse gli attributi di netto, Lancelot
iniziò a saltare insieme a lui, in una perfetta ed armoniosa
sincronia.
"GWAINE!
Mi. Stai. Segando. L'uccel-"
"Non.
Parlare. Risparmia. Il fiato. Per. Saltare!"
"Hai.
Preso. Anche. Le. Mutande!"
"SsSsHhH!"
Fu
così che li trovarono Merlin ed Arthur, quando aprirono la
porta dello spogliatoio della Chiesa. La mascella di Emrys rischiò
di sfiorare il pavimento e Pendragon Maschio si limitò a
voltare le spalle a quella scena pietosa, con tutta l'intenzione di
andarsene (o almeno, fu quello che tentò di fare). Le
intenzioni di Arthur infatti, furono letteralmente stroncate da un
sonoro, inquietante, orrido strap,
che fu in grado di gelare il sangue di tutti. Il cuore di Lancelot
saltò anche un paio di battiti, il che rischiò per
l'ennesima volta di farlo morire in un modo che aveva davvero
dell'assurdo.
Arthur
si girò con lentezza verso lo sposo, abbassando gli occhi sui
pantaloni che Gwaine stava ancora stringendo; quando quella montagna
umana si decise a mollare la presa da boa constrictor, i pantaloni
caddero mollemente a terra... seguiti senza tanti fronzoli anche
dalle mutande di Lake. Merlin allargò gli occhi, restando
letteralmente paralizzato dalla tragedia che stava avendo luogo.
Gli...
gli ha strappato pure le mutande! Ma Gwaine, per la miseria!
Ripresosi
piuttosto velocemente dallo shock, Lancelot afferrò i lembi
della camicia e cercò di tirarli verso il basso quanto più
possibile, almeno per celare alla vista di tutti gli attributi di
famiglia; nel silenzio generale e pesante come un mattone nel quale
l'intero spogliatoio era calato, Gwaine emise un basso fischio di
constatazione.
"Gwaine,
io ti ammazzo" esordì ad un certo punto lo sposo, in
quello che parve un ringhio incazzato, "No, sul serio, ti
ammazzo!"
Il
diretto interessato alzò le mani per aria come in segno di
resa e si stampò sulla faccia da schiaffi un sorriso
affascinante.
"Non
ricorriamo a soluzioni di cui tutti ci potremmo pentire un giorno o
l'altro, d'accordo? Non vedo dove stia il problema: adesso con
Pendragon Maschio e con Frate Emrys te ne andiamo a comprare un paio
nuove! Devi stare calmo Lake bello, non puoi mica farti saltare
qualche coronaria proprio oggi, giusto ragazzi?"
Furono
tirati in causa un Merlin ed un Arthur decisamente un po' spaesati;
boccheggiarono come due babbei per brevi secondi e iniziarono ad
annuire a rotta di collo, inframmezzando il movimento della testa con
dei "Certo", "Ma sicuro", "Sta' tranquillo
Lance", "Ci pensiamo noi", "Non preoccuparti",
"Un gioco da ragazzi".
Lo
sguardo morente che Lake lanciò loro, lasciò intendere
perfettamente quali fossero le sue considerazioni al riguardo.
Voglio
morire. Qual è il significato della vita? Perché siamo
venuti al mondo? Chi sono io? Che senso ha tutto questo?
Gwaine,
che era sempre stato il positivo nonché la motrice dell'intera
confraternita Camelot, prese a braccetto prima Arthur e poi Merlin,
superandoli entrambi in altezza di almeno dieci centimetri buoni;
Emrys alzò lo sguardo su di lui e lo adocchiò come se
stesse per vomitare dall'ansia.
"Puoi
fidarti di noi Lancy, ti porteremo anche un completo nuovo fiammante!
Nel senso, non è che gli daremo fuoco prima di dartelo... E
neanche quando lo indosserai, questo è chiaro! Voglio dire che
sarà nuovo di zecca, puoi giurarci!"
O
che sarà pieno, di zecche! C'è quel bazar indiano in
Firth Street che ha qualche problema di infestazione, ma la roba
costa poco e dura almeno un giorno intero!
"Lance,
perché non..." Arthur gesticolò in modo piuttosto
vago, indicando il bagno poco distante, "Perché non togli
anche la giacca e la camicia e resti lì dentro? Nel caso in
cui qualcuno dovesse entrare nello spogliatoio almeno non ti vedrà,
ecco... così..." terminò, arcuando le sopracciglia
con eloquenza. Lo sposo annuì con aria mesta ed indietreggiò
fino al bagno, senza mai dare loro le spalle e di conseguenza,
evitandogli la panoramica delle sue natiche bianco latte. Quando
chiuse la porta, riparandosi così dalla vista del mondo
intero, Gwaine schioccò allegramente la lingua contro il
palato.
"Andiamo,
miei prodi! Verso la vittoria!"
Non
fecero in tempo a lasciare la stanza che la voce pigolante di Lance
li richiamò all'ordine.
"Che
cosa dici?" domandò Gwaine, corrugando la fronte, "Parla
più forte!"
"Ho
detto: qualcuno di voi può restare? Non lasciatemi solo!"
la sua voce giunse soffocata dall'interno del bagno. A quel punto,
Merlin si accostò al suo ragazzo e lo inchiodò con uno
sguardo da chi sapeva già cosa sarebbe accaduto.
"Arthur
pensaci, ha ragione. Non possiamo lasciarlo solo, non in questo
stato. E se poi si ammazza? L'hai visto anche tu quante volte ha
rischiato di uccidersi per un motivo o per l'altro. Dovresti restare"
"Perché
non lo proponi a me, di rimanere?" si intromise Gwaine, con la
faccia a forma di punto interrogativo; Merlin alzò gli occhi
su di lui e l'occhiata scettica che gli riservò, sembrò
parlare da sola.
"Tu
spingi la gente al suicidio Gwaine. Certo, lo fai in un buona fede,
ma ciò non toglie il fatto che è così. Non sei
molto bravo a consolare le persone"
Quello
spalancò gli occhi con genuina indignazione: "Merlo
giulivo, stavolta sei proprio fuori strada! Io sono un asso, nel
consolare la gente! Dico, ma mi hai visto?"
Pure
troppo bene,
pensò il moro, mordendo il labbro inferiore senza aggiungere
altro. Ci pensò Arthur a risolvere la situazione.
"Gwaine,
poniamo il caso che io sia Lancelot. Cosa mi diresti per tirarmi su
di morale?" mormorò, nell'esatto momento in cui la voce
di Lake chiedeva ragazzi?
Siete ancora lì?
La
montagna umana focalizzò l'attenzione su Pendragon Maschio e
rimuginò qualche lungo istante, prima di abbattergli
pesantemente una mano sulla spalla; Arthur riuscì a non
vacillare nemmeno un po', ma dovette far uso di tutto il suo
autocontrollo per non rifilargli una testata in mezzo alla fronte.
"Lance,
amico mio. Supereremo questo momento insieme! Non ti piacerebbe
sposarti nudo? Voglio dire, pensaci!" a quel punto i suoi occhi
iniziarono a brillare di gioia selvaggia, "Faremo spogliare
tutti gli invitati e pure il prete! Saremo tutti nudi davanti a Dio!
Tu sarai come Adamo e Gwen sarà spero meno
baldracca di Eva, ma l'analogia è eccezionale! Facciamolo!"
Furono
necessarie oltre le braccia di Arthur anche quelle di Merlin, per
fermare il carro armato Gwaine dallo sfondare la porta del bagno,
impedendogli così di portare a compimento i suoi insani
propositi; il ragazzone fu letteralmente trascinato a distanza di
sicurezza e riempito di scappellotti da entrambi.
"Non
voglio sentire altro" proruppe Merlin, rosso in viso e con gli
occhi lucidi di follia, "Tu verrai con me Gwaine e andremo a
cercare questo benedetto completo!"
"E
le mutande" aggiunse Gwaine.
"E
le mutande!" confermò Emrys, prima di puntare Arthur con
risolutezza; "Tu resta qui ed evita qualsiasi cosa che possa
condurre Gwen ad una lunga vita di depressione. Ci siamo intesi?"
Quando
l'aria fredda invernale colpì il suo volto, Merlin sentì
di poter risolvere la questione senza troppe difficoltà;
seguito da Gwaine, scese la scalinata della chiesa e strinse la
sciarpa attorno al collo, con la mente improvvisamente più
libera. Una parte di lui si sentiva direttamente coinvolta in quel
problema, perché Lance era il futuro sposo della sua migliore
amica ed in qualità di migliore amico, aveva il dovere morale
di prendere iniziativa e trovare una soluzione.
Ciò
con cui Merlin non aveva fatto i conti però, era l'ansia che
in occasioni del genere soleva divorare la povera Gwen (aveva sempre
retto lo stress piuttosto stoicamente, ma i momenti di defiance
colpivano anche lei); quando fu richiamato dalla voce di Morgana,
oramai già in procinto di attraversare le strisce pedonali, in
fondo sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo. La ragazza scese la
gradinata con abilità consumata, nonostante i tacchi
vertiginosi e alzò un braccio verso di lui.
"Emrys,
aspetta!"
"Che
succede?" le domandò, quando Morgana l'ebbe raggiunto;
Gwaine la sottopose ad una radiografia completa e le fischiò
con devota ammirazione.
"Smettila
di guardare la scollatura, la mia faccia è più su"
lo rimbeccò immediatamente la ragazza, facendolo ridere per
niente a disagio. Gwaine era proprio un tipo senza vergogna, c'era
poco da fare.
"Emrys,
devi venire assolutamente, Gwen sta iperventilando e non so più
che cosa fare! Sarà un disastro se non cercherai di calmarla!"
Morgana
lo agguantò per un gomito, ma Merlin puntò i piedi a
terra, cercando di elaborare velocemente una soluzione; i suoi occhi
azzurri si spostarono subito verso Gwaine che, con le mani mollemente
infilate nelle tasche dei pantaloni grigio fumo, lo guardava con un
sorriso mite.
"So
cosa stai pensando" esordì quello, ammiccando con le
sopracciglia, "Ma temo dovrai fidarti di me Merlo bello. Gwen ha
bisogno del suo amichetto, non la vorrai mica lasciare da sola nel
giorno più importante della sua vita..."
Il
radar fiuta guai di Morgana ci mise davvero due secondi ad attivarsi
e fu per questo che lasciò altalenare lo sguardo dall'uno
all'altro, cercando di capire che diavolo stesse succedendo; Merlin
non poteva davvero rischiare che ci si mettesse anche Pendragon
Femmina a peggiorare la situazione, con le sue previsioni nefaste di
morte e distruzione e di conseguenza si costrinse a malincuore a
lasciare la presa.
"D'accordo"
dichiarò con un sospiro pesante, ma il cuore che batteva forte
per l'agitazione, "Ci vediamo dopo allora... Mi raccomando,
Gwaine"
"Aye,
capitano!" esclamò quello, destreggiandosi in un saluto
militare ed una strizzata d'occhio; dopo che se ne fu andato, il moro
si incamminò assieme a Morgana verso lo spogliatoio della
sposa.
"L'hai
capito oramai, Emrys, che è inutile tenermi all'oscuro di
qualcosa, vero?" se ne uscì quella con tono
deliziosamente colloquiale, "Tanto vengo a sapere sempre tutto,
prima o poi"
"E
chi
non l'ha capito, Morgana?"
L'arrendevole
esasperazione di Merlin la fece sorridere con una punta di
divertimento.
"Devo
chiedertelo?"
"Provaci"
"C'è
qualcosa che dovrei sapere?"
"No
Morgana, va tutto a meraviglia, sul serio"
"Lo
vedremo" concluse lei, prima di varcare la soglia della Chiesa;
Merlin sperò ardentemente che la sua menzogna potesse
tramutarsi in realtà e visto il luogo in cui si trovava, ne
approfittò per abbozzare una preghierina volante.
Signore,
lo so che dall'inizio dell'anno scolastico ti ho promesso un sacco di
cose e ti ho dato addirittura del gay. Se non per me, fallo per Gwen,
va bene?
*
Oh,
eccolo qui, esattamente proprio dove ricordavo che fosse!
Con
un sorriso soddisfatto di sé, Gwaine entrò nel bazar
indiano in Firth Street e subito dopo, un odore forte di incenso
invase i suoi sensi; dietro il bancone c'era un tizio dalla pelle
mulatta, con dei baffi perfettamente lucidi e neri e dei piccoli
occhi scuri, un po' liquidi. L'uomo gli diede il benvenuto con un
sorriso ed un forte accento indiano, proponendosi subito per offrire
il suo aiuto.
"Cercavo
delle mutande" rispose Gwaine, ovviamente approfittando della
disponibilità del commesso, "Da uomo, si intende"
Quello
non mostrò il minimo segno di sorpresa e uscendo agevolmente
dal retro del bancone, gli fece cenno di seguirlo; superarono alcune
cianfrusaglie dalla dubbia natura, degli espositori di oggettistica a
tema erotico e si fermarono accanto ad un grande box contenente un
mucchio di indumenti. Il commesso indiano iniziò a rovistare
con sicurezza in mezzo a quel groviglio colorato di panni e ci
vollero un paio di minuti, prima che Gwaine potesse vederlo estrarre
tre differenti paia di mutande; il ragazzo corrugò la fronte e
osservò i differenti tipi di intimo che l'indiano gli aveva
piazzato sotto al naso, con un silenzio davvero molto significativo.
"Hai
solo questi?" domandò poco dopo, allungando una mano per
toccare il tessuto di ognuno.
L'indiano
sorrise mostrando una dentatura irregolare e annuì piuttosto
allegramente.
"Prendo
questo allora!" esclamò Gwaine, ricambiando il suo
sorriso con uno addirittura più luminoso.
Adesso
non mi resta che trovare il completo e il gioco è fatto! Non
capisco perché la gente si ostini a non avere fiducia in me!
*
"GWAINE!"
A
quel punto della tragedia, Arthur non credeva che avrebbe potuto
impedire il suicidio di Lance per altro tempo ancora; il biondo passò
una mano in mezzo ai capelli e gesticolò furiosamente.
"Dove
diavolo è Merlin?!"
Doveva
impedire che accadesse una cosa simile, maledizione!
Gwaine,
con le mani piantate sui fianchi ed un'espressione ammirata, guardava
Lancelot piangere rannicchiato in un angolo.
"Non
lo so, Pendragon Femmina l'ha trascinato da Gwen, ha detto che stava
iperventilando"
A
quell'informazione Lance si girò verso di lui con occhi da
cerbiatto.
"Sono
morto" biascicò preso da un delirio folle e senza senso,
allontanandosi dalla visione oscena di sé che lo specchio gli
restituiva, "Questa volta sono morto sul serio!"
"No,
no, fermi un momento, manteniamo la calma!" sbottò
Arthur, alzando le mani in aria per riportare l'ordine; "Lance,
quelle... cose...
non sono un problema insormontabile"
Tutti
gli occupanti dello spogliatoio adocchiarono il perizoma leopardato
che Gwaine aveva comprato per lui, spacciandolo per una mutanda
tendenzialmente anonima; praticamente nudo come un verme, con solo
quello addosso, Lake avrebbe potuto benissimo interpretare una
versione moderna di Tarzan. Mostrando di avere un tempismo
decisamente pessimo, Gwaine si mise a ridere senza freno, voltando la
schiena a quello spettacolo celestiale per una sorta di contorto
rispetto che secondo lui avrebbe mostrato nei riguardi del
malaugurato sposo. Arthur si coprì drammaticamente la faccia
con una mano, per il semplice motivo che nascondere il modo in cui le
sue labbra stavano cercando di arricciarsi ogni tre per due, era una
questione di vita o di morte (quella di Lancelot, chiaramente). Lake
si strofinò la testa con entrambe le mani, sparando i capelli
scuri da tutte le parti e ringhiò frustrato.
"Dov'è
il maledetto completo?!" esordì, volendo coprire al più
presto quell'oscenità che aveva attorno agli attributi. Per
tutta risposta, Gwaine gli lanciò una scatolina tutta
colorata, che il ragazzo afferrò al volo.
"Che
roba è?" domandò con profonda insofferenza,
cercando di leggere che diavolo ci fosse scritto. Arthur gli si
avvicinò per guardare a sua volta.
"Incenso
afrodisiaco" rispose Gwaine, tutto elettrizzato, "Me
l'hanno dato in regalo al bazar insieme alle mutande. Sai, ho detto
al tipo che stavi per sposarti e allora..." ammiccò con
aria complice, piazzandogli fastidiosamente il gomito in un fianco.
"Gwaine.
Dov'è il mio completo?" chiese nuovamente Lancelot, che
non era proprio in vena di mostrarsi complice alle sue idiozie, al
contrario di come avrebbe fatto in una situazione normale. Il
ragazzone schiarì al gola e scrollò le spalle con
leggerezza.
"Non
ne avevano. Ho cercato altri negozi aperti ma ehi: è domenica
per tutti"
Lake
chiuse gli occhi lentamente, stringendo il pugno attorno alla
scatolina di incenso afrodisiaco: aveva l'aria di qualcuno che
finalmente era pronto per il patibolo.
E'
un incubo. Tutta la mia vita è un lungo, profondo, nefasto,
nero incubo. Sono il protagonista di Final Destination e non me ne
sono mai accorto.
"Lance,
chiuditi dentro il bagno. A chiave, stavolta. Non possiamo rischiare
che qualcuno ti veda seriamente in queste condizioni"
Arthur
recuperò la sua giacca da una sedia e la infilò.
"Gwaine,
tu adesso vieni con me. Troveremo un maledetto negozio aperto e lo
faremo alla velocità della luce, d'accordo?"
Lancelot
piegò le labbra da un lato e guardò entrambi con aria
sconsolata: non aveva mai creduto nei miracoli.
"A
parte trincerarti nel bagno, ciò che dovrai fare è
restare in vita, possibilmente illeso, fino al mio ritorno. Pensi di
potercela fare?"
Arthur
guardò lo sposo negli occhi, cercando di strappargli una
promessa seria; quando la situazione si faceva critica, per natura
tendeva a prendere in mano le redini della faccenda e a muoversi
secondo una strategia precisa.
Che
al momento, è quella meno disperata di tutte. Ce la possiamo
fare!
Lancelot
sospirò e con il passo pesante come quello di un macigno, si
diresse tutto mesto e depresso verso il bagno.
"Non
tenterò di ficcare la testa nel water e tirare allo stesso
tempo lo sciacquone per morire annegato, lo giuro" biascicò
senza troppa convinzione, prima di chiudersi la porta alle spalle e
far scattare la serratura. Nonostante tutte le sue disgrazie, le cose
andate storte e gli imprevisti, nessuno gli avrebbe mai tolto la
voglia che aveva di sposare Gwen: era lei l'unica persona che ancora
gli impediva di mettersi a gridare come un ossesso e prendere a
testate tutte le superfici orizzontali e verticali che incrociavano
il suo cammino.
Ritenendosi
sufficientemente soddisfatto da quello pseudo giuramento, Arthur
trascinò Gwaine con sé: avevano una missione e che
fosse stato dannato, se non l'avesse portata a termine!
*
"Non
te ne puoi andare"
"Gwen,
cerca di capire, devo anche-"
"Ho
detto che non puoi!"
"Per
la miseria, non sto partendo per l'Iraq!"
"Non
osare uscire da quella porta Merlin Balinor Emrys!"
"Gwen,
ricordi l'esercizio che abbiamo fatto fino ad ora? Respira nel
sacchetto"
E
non chiamarmi mai
più Merlin
Balinor Emrys. E' raccapricciante.
La
ragazza avvicinò alla bocca l'involucro di plastica per il
mantenimento dei cibi e iniziò ad usarlo come una maschera
d'ossigeno. Merlin diresse per qualche istante l'andamento
dell'inspirazione e dell'espirazione, almeno sino a quando non vide
tornare una certa lucidità negli occhi scuri dell'amica.
"Va
meglio, non è vero?"
Gwen
lasciò ricadere pesantemente la mano sul grembo e chiuse gli
occhi.
"Sì,
un po'" sussurrò con cautela, come a voler trattenere
quel precario stato di calma che aveva faticosamente raggiunto.
Merlin pensò che fosse veramente splendida, con i capelli
raccolti dietro la testa, ornati da alcune perle e quel vestito
bianco e poco decorato, dal taglio imperiale. Si avvicinò a
lei con un sorriso incoraggiante e le poggiò le mani sulle
spalle, abbassando la schiena in avanti per eguagliare la sua
altezza.
"Devi
fidarti di me. Tu sei bellissima e andrà tutto bene. E' per
questo che devi lasciarmi andare da Lance a controllare. E' il tuo
giorno e sono tuo amico... è così strano che cerchi di
accertarmi di persona che fili tutto nel modo giusto? E' quello che
voglio per te e so che faresti lo stesso al posto mio"
La
ragazza sospirò profondamente e si decise a regalargli un
piccolo sorriso; alzò la mano e con affetto accarezzò
la guancia liscia di Merlin.
"Sono
contenta che tu ci sia"
Gwen
non aveva mai confessato a nessuno di essere stata lei a nascondere
la foto di Morgana all'interno della borsa di Arthur; se avesse
saputo che Pendragon Maschio avrebbe baciato Merlin prima ancora di
scoprire chi fosse, probabilmente non le sarebbe venuto in mente di
farlo. Ma le cose erano andate comunque bene, in barba a ciò
che Merlin le aveva sempre detto riguardo la sua fissa per le
romanticherie.
Il
moro le diede un buffetto sulla guancia e si allontanò.
"Sai
cosa?" esordì ad un certo punto Morgana, che era rimasta
in disparte ad osservare la scena con il cuore traboccante di
commozione (si vuol essere sarcastici, chiaramente); "Fatti
accompagnare da Mordred, Emrys. E' qui fuori a bighellonare, almeno
lo distrai un po'"
Merlin
si girò verso di lei e la guardò con un'espressione
piuttosto chiara:
vuoi veramente che io ci creda?
Sapeva
benissimo per quale motivo Morgana intendesse incollargli Mordred
alle calcagna; la ragazza era convinta che Merlin le stesse
nascondendo qualcosa e per scoprire di cosa si trattava, quale
miglior metodo che sguinzagliare il suo più fedele segugio?
Senza
contare che Mordred sembra ricavarne un divertimento decisamente
sadico e sottile dal fare il piccolo esploratore per Morgana.
Non
ebbe nemmeno il tempo di rifiutare, perché Gwen la trovò
davvero un'ottima idea. A quel punto, Pendragon Femmina ci mise
davvero due secondi ad aprire la porta dello spogliatoio e ad
istruire a dovere il suo valletto; Mordred ammorbidì le labbra
in un sorriso lezioso e infilò le mani nelle tasche del
completo nero. Dopo aver ricevuto il messaggio, adocchiò
Merlin oltre le spalle della sua donzella e arcuò le
sopracciglia.
"Vieni
Emrys, andiamo a vedere come se la sta cavando Lake" esclamò
pacificamente, in perfetto agio nel ruolo di quello che veniva
sfruttato senza nessun riguardo da Morgana. Certe volte Merlin
pensava che Duirvir sarebbe stato addirittura disposto a correre nudo
per strada, se fosse stata lei a chiederglielo. D'altro canto, aveva
l'incredibile capacità di domare la ragazza pur trovandosi
nella condizione di essere domato da lei.
Merlin
grattò la base del collo con le idee piuttosto confuse e si
mosse come un automa verso l'uscita dello spogliatoio; l'occhiata
diabolicamente sagace che gli rifilò Morgana, lo costrinse a
raggrumare le labbra e ad ingoiare il sapore della sconfitta.
E
ancora una volta, in un modo o nell'altro, siamo tutti costretti a
fare come vuole lei. Mefistofelica sul serio, per la miseria.
"Ti
dà i brividi, non è vero?" commentò
Mordred, una volta che entrambi si furono avviati lungo il corridoio.
Merlin corrugò la fronte, cercando di collegare il senso della
domanda a qualcosa di specifico.
"Chi,
Morgana?" domandò, ripensando al modo in cui era stato
guardato; "Devo ammettere che certe volte mi spaventa..."
Mordred
arricciò l'angolo delle labbra in un sorrisetto piuttosto
sghembo e provocante.
"Io
lo trovo eccitante" confessò, con qualcosa di folle che
gli luccicava in fondo agli occhi acquamarina. Merlin sbatté
le palpebre con aria interdetta, ma preferì evitare di
commentare.
Ecco
perché stanno bene insieme. Sono entrambi terrificanti, chi in
un modo, chi nell'altro.
Come
si potessero trovare eccitanti le occhiatacce gelide di Morgana,
sarebbe rimasto sempre un mistero per lui.
*
Tutto
l'ottimismo che Arthur era riuscito ad accumulare prima di lasciare
lo spogliatoio dello sposo, finì presto giù nelle
fogne. Ovunque guardasse, ovunque si girasse, non riusciva a vedere
altro che saracinesche tirate giù fino alla morte. A parte il
bazar indiano che aveva trovato Gwaine, l'unica attività
aperta che erano riusciti a scovare si trovava giusto dietro la
Chiesa ed era una maledetta pizzeria. Arthur era entrato, aveva
adocchiato la divisa del pizzaiolo e poi aveva concluso che per Lance
non poteva andare bene. Guardò l'orologio da polso e sperò
che l'amico avesse mantenuto la promessa di restare vivo e illeso
fino al suo ritorno. Poco dietro di lui Gwaine, accovacciato vicino
al marciapiede, cercava di avvicinare i piccioni fingendo di avere
del cibo nel palmo della mano.
Non
ce la faremo mai. Siamo perduti!
Francamente
non era mai stata nell'indole di Arthur cedere allo sconforto, ma
quando non riusciva a vedere più soluzioni praticabili
all'orizzonte, per i primi dieci minuti si chiudeva in lugubri
silenzi che per natura ricordavano un po' le tetre previsioni di
Morgana; l'unica differenza stava che la sorella pensava ad alta
voce. Vedendolo in uno stato di gelido panico, Gwaine decise di
alzarsi in piedi e sgranchire le gambe; agitò il piede a
casaccio per allontanare i piccioni e dondolandosi sulle punte,
passo dopo passo si accostò al biondo. Il moro unì le
labbra in una linea sottile e si guardò intorno come stesse
valutando qualcosa di importante.
"Arthur"
esclamò, il tono di voce greve e serio a tal punto da indurre
il diretto interessato a voltarsi lentamente verso di lui. Gwaine lo
guardò negli occhi per lunghi istanti, inspirando seccamente.
Le sue mani si ancorarono sui fianchi, scostando la giacca dal corpo
e ad un certo punto, si lasciò andare in un cenno di assenso;
Arthur corrugò la fronte, cercando di capire cosa diavolo gli
stesse passando per la testa.
"Spogliati"
ordinò Gwaine, con tono perentorio e l'aria di chi, davvero,
non avrebbe mai voluto arrivare a quella soluzione così
estrema. Il biondo sgranò gli occhi e restò congelato
sul posto.
"Scusa?"
L'altro
tornò a mostrare un cenno di assenso, neanche stesse parlando
con qualcuno impegnato a spiegargli come sarebbero andate le cose per
filo e per segno.
"Arthur,
spogliati. A Lance i tuoi vestiti andranno benissimo"
"Sì
certo. Ed io? Vado in giro nudo?"
Gwaine
non era mai stato tipo da lunghe conversazioni. Invece di annuire
conciliante, cominciò a scuotere la testa, gli occhi che
praticamente dicevano mi
dispiace.
Perché
gli dispiace?
pensò Arthur, qualche istante prima di ritrovarsi le mani di
Gwaine incollate addosso, nel tentativo di denudarlo in mezzo alla
strada. Entrambi cominciarono ad urlare come pazzi ossessi, facendo
un casino della miseria e ad un certo punto, da una casa lì
vicino, una vecchietta aprì la finestra brandendo il
telecomando.
"Andate
a giocare da un'altra parte, ragazzacci, qui ci sono persone che
cercando di guardare la tv!" gracchiò acidamente, prima
di sbattere le ante, lasciando oscillare la tenda di pizzo.
Inutile
dire che nessuno dei due ascoltò una singola parola! Arthur
era troppo impegnato a non lasciare che i suoi pantaloni venissero
sbottonati e Gwaine lo era nel fare tutto il contrario. Finirono per
rotolarsi in un'aiuola alle loro spalle e soltanto il forte suono di
grida e di motti cantati a gran voce, riuscirono a distrarli dalla
loro zuffa. Le teste di entrambi sbucarono oltre il cespuglio nel
quale erano affondati, i capelli pieni di rametti e di foglie.
"Ma
che cos'è?" domandò il biondo, dimenticando
momentaneamente di avere la giacca slacciata e la cravatta di
traverso; Gwaine socchiuse le palpebre sugli occhi e fece spuntare
dal cespuglio anche un braccio, indicando un folto numero di persone
infondo alla strada. Pendragon Maschio seguì con lo sguardo la
direzione del suo indice, ma tutto ciò che avrebbe voluto dire
gli morì in gola non appena il numeroso gruppo ebbe accorciato
le distanze.
"Ma..."
provò a dire Arthur, la voce strozzata, "Ma sono nudi?!"
Gwaine
si alzò in piedi, adocchiando alcuni cartelli formato gigante
che un paio di persone brandivano con le braccia per aria: No
alla pudicizia della Chiesa!
diceva il primo, Adamo
ed Eva erano nudi!,
diceva il secondo.
"Credo
si tratti di una manifestazione" biascicò allora Gwaine,
mentre una strana idea iniziava a ronzargli nella testa. Fece
lungamente altalenare lo sguardo dal gruppo di nudisti ad Arthur,
ancora incastrato in mezzo al cespuglio. Ripeté il movimento
talmente tante volte che al biondo fu impossibile non capire che cosa
l'altro intendesse fare; si alzò in piedi di scatto e piazzò
le mani davanti a sé, per tenerlo alla larga.
"Non
ci pensare nemmeno!" esclamò, con una sorta di muto
terrore negli occhi azzurri, "Non mi mimetizzerò tra i
nudisti per permettere a Lance di indossare il mio completo!"
Gwaine
sogghignò.
Neanche
cinque minuti dopo, viola in faccia come non lo era mai stato, Arthur
si infiltrò tra le file di nudisti tenendo la testa bassa.
"Ehi
tu, giovanotto" lo apostrofò un vecchietto con gli
occhiali che erano il fondo di una bottiglia, "Che diavolo
aspetti a togliere quelle mutande? Facciamo parte della stessa
squadra, no?"
Incassando
la testa nelle spalle, Arthur lo superò e pregò che la
giornata potesse finire abbastanza presto.
Che
cosa non si fa per amicizia. Lance sarà in debito con me per
il resto della sua stupida ed inutile vita.
*
"Aiutooo!
C'è nessuno?! Ragazzi?! Ragazzi siete lì?! La porta non
si apre più, aiutatemi!"
Lancelot
provò nuovamente a smuovere la maniglia della porta del bagno,
ma quella sembrava non volerne proprio sapere; si guardò
intorno come un topo nella gabbia, cercando qualcosa con cui poter
forzare la serratura, ma l'unico elemento utilizzabile erano i suoi
indumenti strappati: le mutande giacevano miseramente sopra i
pantaloni da cerimonia, quasi a sfidarlo di voler mangiare ancora.
Con aria piuttosto sconsolata abbassò gli occhi sulla pancia,
punzecchiandola con il dito indice.
Forse
avrei dovuto evitare le patatine fritte con ketchup e maionese, ieri
sera...
Non
poteva staccare il water dal pavimento per lanciarlo contro la porta,
né avrebbe potuto fare la stessa cosa con il lavandino.
Appoggiò la schiena nuda alla parete liscia del bagno e si
lasciò scivolare a terra: Gwen l'avrebbe ucciso quella volta,
non c'erano dubbi.
Anzi,
lascerà fare tutto a suo padre. Tom non vede l'ora di
scuoiarmi vivo, lo sento ogni volta che mi guarda!
Per
l'ennesima volta passò le mani in mezzo ad i capelli scuri e
quasi assecondò il desiderio di mettersi a prendere a testate
la parete fin quando questa (o lui) non fosse crollata. Avvicinò
a sé la scatolina con l'incenso afrodisiaco che Gwaine gli
aveva portato e lesse le avvertenze sul retro, tanto per far passare
il tempo (perché dovevano venirlo a recuperare, prima o poi,
no? Possibilmente prima che Gwen si tramutasse in una macchina
omicida umana, bramosa del suo sangue).
Cautela:
può indurre notevole libidine.
Si
mise a ridere seccamente perché in tutta onestà, non
sapeva nemmeno se avrebbe potuto sperimentarla sul
serio,
quella roba indiana. In silenzio tese di nuovo le orecchie, cercando
di percepire un rumore, magari dei passi che si avvicinavano, ma
l'unica cosa che riuscì a sentire fu il cinguettio degli
uccellini al di là della finestra (finestra sbarrata da grate
indistruttibili).
"Lo
sapevo. Dovevo aspettarmelo. Sono io lo stupido... quando mai le cose
vanno come dovrebbero andare? C'è qualcuno che mi odia lassù,
ma appena scopro chi è..."
Si
morse la lingua, ingoiando giù una bestemmia mista a minaccia.
Aveva perso addirittura la cognizione del tempo, non aveva la più
pallida idea di quanto ne fosse passato.
E
se la cerimonia stesse per iniziare? E se Gwen mi stesse già
aspettando? E se suo padre mi stesse già cercando?
In
uno sprazzo di lucida follia, quasi quasi provò gratitudine
per quella maniglia che non voleva saperne di aprirsi. Sinceramente
Tom lo terrorizzava.
Quando
la porta dello spogliatoio si aprì, trattenne di colpo il
respiro... fissò quindi quella del bagno, aspettandosi di
vederla cedere da un momento all'altro sotto pesanti martellate.
"Lance?"
tentò con titubanza quella che chiaramente era la voce di
Merlin; il diretto interessato si rilassò contro le piastrelle
del bagno e ricominciò a respirare.
"Merlin!"
esclamò. Avrebbe voluto mettersi a ridere, non era mai stato
così felice di sentirlo parlare.
"Ah,
sei in bagno!" replicò quello, richiudendo la porta dello
spogliatoio; Mordred non disse una parola, preferendo gironzolare per
la stanza, guardando con curiosità ogni minima cosa.
"Sono
in ostaggio, non riesco ad aprire la porta! La serratura si è
bloccata, aiutatemi!"
Merlin
scambiò un'occhiata con Duirvir, che a quella confessione si
era girato ad esaminare la porta del bagno; estraendo le mani dalle
tasche dei pantaloni, il secondo vi si avvicinò, tentando di
smuovere la maniglia con degli strattoni decisi.
"Ha
ragione" risolse infine, "E' bloccata"
Emrys
affondò i denti nel labbro inferiore in un moto di ansia ed
esaminò l'orologio che portava al polso. Ciò che vide
non fece altro che farlo agitare ancora di più.
"Non
possiamo aspettare, la cerimonia inizierà tra venti minuti,
dobbiamo farlo uscire di lì Mordred"
Per
una volta sono contento che Morgana abbia avuto l'idea di non
lasciarmi solo.
"Venti
minuti?!" sputò Lance nel mentre, con un tono di voce
innaturalmente acuto. La porta vibrò vistosamente sotto le sue
percosse e Merlin fece un passo indietro.
"Dov'è
Arthur?" preferì chiedere, notando solo in quel momento
la sua assenza.
"E'
andato con Gwaine" si sentì rispondere, tra una botta e
l'altra. Mordred nel frattempo si era tolto la giacca, l'aveva
poggiata su una sedia in modo ordinato e si era slacciato i polsini
della camicia, per arrotolare le maniche fino al gomito; quando non
poté più fare a meno di ignorare l'insistente sguardo
di Emrys su di sé, arcuò le sopracciglia e lo guardò
con eloquenza.
"E
allora? Ti consiglio di fare altrettanto Merlin, credo che questo ci
farà sudare un po'" commentò, prima di gettarsi a
bomba sulla porta e caricarla con una spallata. Merlin sgranò
gli occhi, con l'aria di chi finalmente aveva capito cosa intendesse
fare l'altro. Invece di apostrofarlo come pazzo esaltato, si affrettò
a slacciare la giacca per liberarsene.
"Hai
ragione!" esclamò, gettandosela poco elegantemente alle
spalle, "In due dovremmo farcela!"
Quando
Gwaine fece irruzione nello spogliatoio, sudato e con un il respiro
un po' pesante (Arthur gli aveva praticamente intimato a suon di
minacce di muovere il culo e darsi una mossa), trovò Mordred e
Merlin accasciati ed esausti contro la porta del bagno, con i capelli
appiccicati alla fronte ed una probabile lussazione delle rispettive
spalle. Stringendo il completo che Lance avrebbe dovuto indossare
sotto l'ascella, si avvicinò agli altri due cercando di capire
cosa diamine stessero facendo. Tra un morso di respiro e l'altro, in
brevi righe Merlin tentò di spiegare la tragicità della
situazione, prima ancora di notare l'assenza di Arthur. Quando chiese
a Gwaine dove diavolo avesse mollato il suo ragazzo, per tutta
risposta quello gli gettò i vestiti del diretto interessato
addosso e saltellò sul posto, come avrebbe fatto un pugile a
pochi secondi dall'inizio di un match. Mordred non fu mai grato
abbastanza come quel giorno, dell'agilità innata di cui madre
natura lo aveva dotato sin dalla nascita, perché solo quella
riuscì a salvarlo dal beccarsi una pedata in mezzo alla fronte
in piena regola. Rotolò di lato e poi inquadrò Gwaine
con un paio di occhi che erano l'equivalente di due palline da golf.
"Ma
sei scemo?!" sbottò, con un principio di infarto in
corso; l'altro ignorò bellamente la sua lamentela e calcio
dopo calcio, riuscì a scardinare la stupida porta dello
stupido bagno, liberando così lo stupido Lance. Non appena
vide la luce in fondo al tunnel, lo sposo si catapultò fuori
dall'angusta stanzetta e lo abbracciò, momentaneamente
dimentico del guaio in cui lui stesso l'aveva cacciato.
"Ma
che cazzo...?"
Il
sussurro di Mordred fu come uno sparo in mezzo al deserto e a quel
punto, anche Merlin notò cos'avesse per l'esattezza scatenato
il suo sconcerto.
Il
perizoma leopardato di Lance era un vero abominio.
Non
sapendo bene che cosa dire, Emrys restò a boccheggiare senza
parole, ma Duirvir fu ben più lesto di lui, tant'è che
dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni, estrasse il cellulare.
"Oh,
Morgana mi adorerà per questo! Mi sono appena guadagnato una
limonata lunga una settimana!"
Adoro
i matrimoni, li a-do-ro!
Quando
Lancelot si girò verso di lui per capire a cosa diavolo si
stesse riferendo, fu comunque troppo tardi: Mordred scattò una
foto al suo perizoma e nella confusione generale, la inviò
alla sua castigatrice preferita.
"Duirvir,
ti ammazzo!" scattò inevitabilmente, gettandosi
sull'angelico stronzetto, che lo scartò rotolando di nuovo su
un fianco; con un'impazienza oramai non più contenibile,
Merlin si frappose tra loro e alzò la voce.
"Lance,
non c'è tempo! Devi prepararti e lo devi fare in dieci minuti!
Adesso!"
Giuro,
giuro su mia madre, mia nonna e mia zia che dopo questo diabolico
matrimonio me ne andrò una maledetta intera settimana ad
Honolulu! E' più faticoso che andare a lavorare, per la
miseria!
Gwaine
si stravaccò di nuovo sulla sedia, nella stessa identica
posizione in cui si era stravaccato quella mattina presto e tornò
ad appropriarsi del suo pacchetto di noccioline. Quando Merlin fu
sicuro che il ragazzo di Gwen non avrebbe tentato di cavare gli occhi
di Mordred, raccattò il completo che Gwaine aveva portato e
mentre lo passava allo sposo, percepì che qualcosa non andava.
Aprì la giacca sotto il naso e la esaminò con maniacale
attenzione.
"Gwaine..."
esordì ad un certo punto, il battito accelerato e lo sguardo
che non voleva alzarsi dalla stoffa scura, "...ma questi...
questi non sono i vestiti di Arthur?"
Gwaine
sgranocchiò una manciata di noccioline e sogghignò.
"Tu
che dici, Merlo bello?"
*
Bi-bip,
bi-bip.
Morgana
frugò all'interno della sua pochette cobalto abbinata al
meraviglioso vestito che indossava, in cerca del suo cellulare. Gwen,
poco distante da lei, si apprestava a lisciare per l'ultima volta le
pieghe del suo abito e a ravvivare la già perfetta
acconciatura. Qualcuno bussò alla porta e quando fu dato il
permesso di entrare, Tom oltrepassò la soglia della
spogliatoio della sposa, per finire a sorridere verso il riflesso di
sua figlia stampato nello specchio. L'uomo le si avvicinò e le
diede un affettuoso bacio sulla guancia.
"Tesoro
mio, sei meravigliosa" commentò, sull'orlo di lasciarsi
sfuggire una lacrimuccia, "Sei ancora in tempo per ripensarci.
Ho lasciato la macchina accesa qui sul retro, se ci sbrighiamo ora
non lo noterà nessuno"
Gwen
roteò gli occhi verso il soffitto e sospirò
pazientemente.
"Papà!"
lo riprese, come stesse sgridando un bambino, "Non voglio
ripensarci, sono felice e tu lo sai! E non credi sia una mossa un po'
azzardata rivelare certi piani B davanti a un testimone?"
concluse, accennando con il mento verso Morgana.
E
CHE testimone! Orecchie peggiori delle sue non avrebbero potuto
essere presenti!
La
testimone in questione tuttavia, non aveva ascoltato neanche mezza
parola della loro conversazione; con aria piuttosto rigida e pallida,
fissava lo schermo del cellulare come avesse appena visto qualcosa di
mostruoso.
"Morgana?
Cosa c'è?" le chiese Gwen, facendo per avvicinarsi.
Quando Pendragon Femmina capì le sue intenzioni, nascose
frettolosamente il cellulare nella borsa e si stampò in faccia
un sorriso che diceva va
tutto bene, niente di strano sta accadendo dall'altra parte di questo
edificio, tutto fila liscio qui nella giung- cara vecchia
Inghilterra.
"La
solita storia, Mordred che scrive porcherie per farmi irritare"
replicò blandamente, sventolando una mano per aria con
nonchalance. Cercò di scacciare l'immagine del sedere
bianchiccio di Lancelot dalla mente con prepotenza, ma il suo
perizoma dalla trama maculata sembrava esserlesi marchiato a fuoco
nelle pupille, poiché ogni volta che chiudeva gli occhi le
appariva in tutta la sua magnificenza sulle palpebre calate.
Non
so se essere fiera di lui perché ho appena avuto la conferma
di averlo addestrato egregiamente o incazzarmi perché non
riuscirò a dormire bene per una settimana!
Tom
prese sua figlia sotto braccio e le sorrise; "Vogliamo andare?"
Gwen
inspirò velocemente e dopo aver trattenuto il respiro qualche
istante, rilasciò andare tutta la sua tensione in un timido
assenso.
Morgana
si accodò dietro di loro, sperando ardentemente che la
situazione della fotografia fosse già migliorata largamente.
*
Lancelot
non poteva davvero aspettare che Merlin e Gwaine finissero di
discutere per vestirsi; completo di Arthur o meno, afferrò
tutto il necessario rimasto tra le braccia di Emrys e sfoggiando una
faccia di bronzo davvero ammirevole, si piazzò davanti lo
specchio e pretese di essere diventato sordo. Non aveva tempo per
stare ad ascoltare il loro battibeccare e poi c'era già
Mordred a farlo e dato il sorrisetto irritante che gli piegava le
labbra, avrebbe potuto giurare che si stesse anche divertendo un
mondo. Lancelot abbottonò la giacca, sistemò la
cravatta e passò velocemente le dita tra i capelli, cercando
di dare un senso a tutto il caos che il nervoso, l'agitazione e il
desiderio suicida avevano causato sulla sua testa.
Oh,
meglio di così non riesco a fare, ma giuro che dopo aver
sposato Gwen, un viaggetto a Lourdes me lo vado a fare di sicuro.
Magari Dio, Madre Teresa e George Best(1) avranno pietà di me
e mi faranno tornare una persona normale.
"Gwaine,
dimmi dov'è Arthur e la facciamo finita! La situazione non ti
sembra già abbastanza critica?!"
Per
tutta risposta, il ragazzo gli fece cenno di tacere e lo invitò
a drizzare le orecchie (figurativamente parlando, perché
Merlin non aveva certo quel genere di bisogno). All'inizio Emrys non
capì quell'improvviso cambio di registro e anzi, pensò
che lo stesse prendendo in giro come al solito; quando aprì
bocca per rifilargli una parolaccia però, udì un brusio
sempre più forte provenire dall'esterno della Chiesa e ad un
certo punto, un grido di donna lo fece sobbalzare.
"Ma
che roba è?" domandò Mordred, avvicinandosi ad una
delle finestre per sbirciare all'esterno; quando scostò la
tendina, le sue sopracciglia scure toccarono quasi l'attaccatura dei
capelli.
Neanche
nei film succedono queste cose. Non ci posso credere.
"A-ehm...
ragazzi" cercò di schiarire la gola, si girò verso
di loro e con il pollice indicò la finestra alle sue spalle,
"Non vorrei allarmarvi ma, ecco... c'è un sacco di gente
qui fuori..."
"Gente?"
domandò Lancelot, lisciando la stoffa della giacca, "Saranno
arrivati alcuni ritardatari, no?"
Sempre
con quell'espressione paurosamente interdetta, Mordred schioccò
la lingua contro il palato.
"Un
sacco di gente nuda"
*
Riguardando
le foto del suo matrimonio, Gwen non avrebbe mai saputo da che parte
cominciare per spiegare ai suoi futuri figli come mai metà
degli invitati (ovvero il buon novanta percento della confraternita
Camelot), fosse tutta completamente nuda al momento dello scatto per
la foto di gruppo. Il fatto che alcuni di loro avessero deciso di
tenere addosso le mutande non era bastato a rasserenarla, poiché
tra il gruppo di manifestanti nudisti che aveva raggiunto la Chiesa
per protesta, era spuntato un vecchietto occhialuto dalla personalità
alquanto conturbante; era a causa sua infatti, se certi camelottiani
avevano deciso di buttare allegramente alle ortiche anche i boxer.
Non
avrebbe mai saputo spiegare nemmeno come Gwaine fosse riuscito a
convincere tutta quella gente a denudarsi, ma più volte
l'aveva sentito gridare qualcosa come for
the love of Camelot!,
in aggiunta ad un abbiamo
Pendragon
nudo!
Forse ingenuamente, aveva pensato che il gigante buono l'avesse fatto
per mettere quel povero martire di Arthur più a suo agio. Non
l'avrebbe mai adorato abbastanza per ciò che aveva fatto (sì,
una settimana dopo circa le era stato anche spiegato cosa diavolo
fosse successo il giorno del suo matrimonio e ringraziò tutti
di averla tenuta all'oscuro della tragedia fino a quel momento; a
volte era meglio non sapere).
Com'era
normale che fosse, per ovvi motivi il prete aveva vietato a tutta
quella gente di entrare in Chiesa, ma non era riuscito a sigillare
l'ampio portone e così tutti quanti avevano potuto assistere
alla cerimonia dall'esterno.
Non
aveva avuto occasione di arrabbiarsi neanche quando dopo lo scambio
delle fedi, Merlin si era improvvisamente dileguato, diretto ai
dormitori maschili dell'università per raccattare qualche cosa
da far indossare al povero Pendragon Maschio; Gwen non l'aveva mai
visto in quelle condizioni: per lungo tempo aveva avuto il timore che
all'amico sarebbe scoppiato un embolo, visto quanto strenuamente
stesse sforzandosi per non sbottare a ridere nel bel mezzo della
cerimonia. La sposa aveva creduto che Merlin avrebbe dato almeno
di matto dopo aver visto il suo ragazzo semi nudo in mezzo alla
strada, dimostrandosi ingelosito a morte da tutta quella situazione;
invece, non appena aveva visto Arthur, era dovuto scappare di corsa a
rinchiudersi in uno dei confessionali all'interno della Chiesa e
quello non era bastato ad impedire alle sue risate di farsi sentire
addirittura fin là fuori, dove la folla stava tutta indugiante
davanti la scalinata.
Arthur
non aveva mai avuto uno sguardo più omicida in vita sua ed il
conseguente, potente ed autoritario "Merlin!"
che
aveva gridato a pieni polmoni,
per
qualche idilliaco secondo aveva addirittura zittito il vecchietto
molesto.
In
qualità di migliore amica, Gwen aveva chiesto a Merlin come
diavolo avesse fatto a non arrabbiarsi, a vedere solo il lato comico
della faccenda e la risposta che aveva ricevuto le aveva scaldato il
cuore, perché aveva potuto rendersi conto che quello
valeva per Merlin nei confronti di Arthur quanto per lei nei
confronti di Lancelot.
"Io
lo conosco e mi fido di lui" le aveva detto, stringendosi nelle
spalle con una leggerezza celestiale, "Non ci sono dubbi, è
un asino. Ma è un asino con un codice d'onore ben preciso,
quando sta con qualcuno, lo fa sul serio. Ed ora sta con me"
Gwen
ebbe quasi l'impressione che Merlin avesse voluto dire adesso
è mio,
ma non glielo fece notare e preferì sorridergli con
gratitudine.
Come
spesso accadeva, aveva ragione.
"Guarda
zucchero!" esclamò Mordred, sedendosi accanto a lei
mentre la band faceva partire una canzone pop piuttosto anonima, "Ho
preso il bouquet!"
E
mi sono appena guadagnato odio eterno da tutte quelle adorabili
donzelle laggiù. Oh ecco, mi guardano!
Quando
una di loro prese un coltello e mimò di passarselo sulla gola,
come a volergli mostrare la fine che avrebbe fatto, Mordred distolse
lo sguardo e fece il vago.
Morgana
inclinò il suo bicchiere e il vino all'interno roteò
dolcemente; adocchiò l'altro con aria annoiata (in realtà
pretese di apparire come tale e Duirvir lo sapeva) e appoggiò
il mento sul palmo della mano con pigrizia.
"Ma
come, non sei felice?" continuò imperterrito il moro,
estraendo una delle rose bianche dal mazzo, "Questo vuol dire
che presto ci sposeremo!"
La
ragazza arricciò la punta del naso e accostò il
bicchiere alle labbra; "Vacci piano con i sogni di gloria caro
mio, da qui all'altare la strada è lunga e piena di insidie"
Mordred
ammiccò con le sopracciglia e mise la rosa tra i denti; "Per
amore della rosa si sopportano le sp- ah! Dolore!"
A
proposito di spine... una di quelle lo ferì sul labbro.
Morgana arricciò la bocca in un sorrisetto derisorio e
appropriandosi del fiore, glielo sventolò sotto il naso.
"Lo
vedi che cosa succede a voler fare lo splendido?" lo stuzzicò,
nonostante la nube nera che le galleggiava sopra la testa.
"Ma
io sono
splendido" fu la sagace replica e ovviamente Morgana non avrebbe
potuto aspettarsi niente di diverso. Mordred pigiò un
tovagliolo sulle labbra e corrugò la fronte.
"Che
cosa ti passa per la testa? E' da quando siamo arrivati al ristorante
che ti vedo silenziosa"
Raggrumando
le labbra con una certa regale stizza, Morgana puntò la rosa
verso il gruppo di comari che avevano mancato di poco il bouquet,
indicandone una in particolare.
"Quella"
esordì lei, "Non mi piace"
"Perché
no?" chiese Mordred, dopo averla guardata: no, non la conosceva
e il suo volto non gli diceva niente. Staccando le spine una ad una
con cautela, Morgana arcuò un singolo sopracciglio, ma non si
scompose.
"Perché
no" esclamò seccamente, nell'esatto istante in cui
l'incriminata si girò a guardare Duirvir per quella che doveva
essere la trecentoventiduesima volta nell'arco di tutta la serata.
Immancabile e puntuale come un orologio svizzero, un sorrisetto di
puro godimento affiorò sulle labbra di Mordred; il ragazzo si
girò verso Pendragon Femmina e iniziò a fissarla
insistentemente.
"Allora
sei gelosa" la punzecchiò, cuocendo nel suo stesso brodo
di sporco compiacimento. Morgana a volte ancora si chiedeva come
quell'essere diabolico riuscisse a far credere alla gente di essere
un bravo ragazzo.
Sarà
il faccino carino. Ma anche io sono carina, eppure le persone mi
danno della strega continuamente. Questa è un'ingiustizia!
"Non
sono gelosa" si difese lei, quasi stritolando tra le dita il
gambo della rosa, "Ha semplicemente una faccia che non mi piace"
"Avanti
Banshee, a me puoi dirlo. Voglio dire, ho
pestato della
gente per te, una piccola, insignificante soddisfazione potresti
anche darmela..."
"Crepa"
"Ma
quanto sei adorabile!"
Morgana
fingeva
soltanto,
di non capire che era quel suo particolare atteggiamento a mandare
Mordred fuori di testa; proprio come aveva previsto, quando il
ragazzo le afferrò il mento tra due dita e si chinò su
di lei per baciarla, non provò la minima sorpresa. L'aveva
guidato affinché quella conversazione terminasse in quel modo.
"Quanto
sono stato appena manipolato da uno a dieci?" mormorò
lui, parlando direttamente sulla sua bocca. Morgana socchiuse gli
occhi e vide proprio ciò che più le interessava: la
stronza
stava guardando di
nuovo verso
di loro.
"Vuoi
davvero saperlo?" replicò, sorridendo appena; "Sai
di sangue"
Anche
Mordred socchiuse gli occhi e la pizzicò spiare il gruppo di
comari.
"Potrei
quasi offendermi per il fatto che non volevi davvero che ti baciassi,
ma solo mettere le
cose in chiaro. Sei
crudele, il mio cuore sanguina dolore da ogni curva"
Morgana
afferrò il suo volto con entrambe le mani, le unghie scure
spiccavano che una delizia contro quella pelle chiara.
"Quanto
sono stata appena manipolata da uno a dieci? Come se non ti piacesse
quando faccio la stronza. Siamo arrivati a questo punto grazie a
me o
grazie a
te?"
Mordred
rise, affondò i denti nelle labbra di Morgana e mollò
la presa sul mazzo di fiori: la guerra tra di loro non sarebbe mai
finita e francamente gli stava bene così.
Non
avrebbe mai cercato di cancellare ciò che rendeva Morgana
Pendragon... Morgana
Pendragon.
Come
non sarebbe mai cambiato il fatto che fosse completamente,
irrimediabilmente e maledettamente
folle di
lei.
E lo
adorava.
*
Gwaine
aveva sentitamente protestato quando Arthur, afferrando malamente i
vestiti dalle braccia di Merlin, si era ricomposto (poiché
quello aveva convinto tutti quanti a rimettersi i vestiti addosso,
lui compreso). Dopo quello, dal biondo era partito uno scappellotto
che aveva quasi smontato il cervello del povero soccorritore, ma dire
che se lo era aspettato sarebbe stato un eufemismo.
Quando
ridi di un Pendragon, affronti anche l'ira funesta di un Pendragon.
Ma ne è valsa la maledetta pena. Trollface(2).
Nonostante
si stesse parlando di un matrimonio, Pendragon Maschio aveva dovuto
accontentarsi di una polo rossa e di un paio di anonimi jeans, che
rendevano comunque giustizia a quella grazia di fondo schiena di cui
madre natura lo aveva dotato alla nascita (con sommo compiacimento di
Merlin, che poteva sembrare un'anima pura, ma non lo era poi così
tanto).
Fu
proprio grazie al colore acceso di quella maglia che Merlin riuscì
a ripescarlo in mezzo alla folla di invitati; si era mischiato con
gli altri nel capannello di persone che stava incitando Gwaine a fare
la verticale sulle mani senza
mani.
Quasi
per uno strano divertimento del destino, Arthur si girò verso
di lui ancora prima che Merlin fosse abbastanza vicino da potergli
parlare. Sembrava che lo avesse sentito pur non avendolo affianco.
"Hai
mangiato la torta?" gli domandò Pendragon Maschio,
tornando ad adocchiare il modo in cui Gwaine tentava di sollevare le
gambe per aria reggendo il peso del corpo solo con la sua testa.
"Secondo
te?" rispose con velato sarcasmo, arcuando le sopracciglia.
L'altro raggrumò le labbra e annuì con consapevolezza.
"Rettifico:
hai lasciato la torta anche per il resto degli invitati?"
Merlin
sorrise perché contrariamente alle credenze comuni, se non
avesse avuto qualcuno a fermarlo probabilmente sarebbe stato in grado
di divorare anche i tavolini.
"Credo
che questa sia una di quelle giornate che anche tra un milione di
anni, la racconteremo ancora come l'avessimo vissuta giusto una o due
settimane prima"
"Sì,
ma io ne ho abbastanza di imprevisti. Credo potrei vivere bene senza
per i prossimi dieci anni"
"Lo
sai che questo non accadrà mai, vero?"
Arthur
si girò verso di lui e lo guardò in silenzio, per
lunghi istanti.
"Ne
sono accadute parecchie, di cose, che avrei creduto impossibili"
Merlin
infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e spostò
l'attenzione sulle gambe ciondolanti di Gwaine (che comunque stava
barando, perché le mani per terra le aveva poggiate eccome).
"E'
una cosa che vorresti poter cambiare?" domandò quasi
distrattamente, anche se distratto non lo era affatto. I suoi occhi
azzurri si mossero saettando senza logica sui volti di altre persone,
prima di fermarsi ancora una volta su quello di Arthur.
"Tu
non hai capito un accidente, vero Merlin?"
Il
diretto interessato corrugò la fronte, ma non parlò.
Questo bastò a Pendragon Maschio per scuotere la testa con
lentezza, in pieno stato di biasimo.
"Sei
il solito idiota"
"Che
ho fatto adesso?!"
"Tu
pensi che ti abbia chiesto di uscire perché sei la ragazza dal
vestito verde?"
Merlin
sbatté le palpebre e per qualche attimo, non seppe proprio
cosa dire.
"Ci
sono altre motivazioni?"
Ciaff!
"Ah!
E questo
per cosa era?!" si lamentò, dopo aver ricevuto l'ennesimo
scappellotto.
"Te
l'ho detto, perché sei un idiota. Credi che io sapessi già
la verità, quando in quell'aula ti ho baciato?"
Merlin
morsicò le labbra, ma non rispose. Si era chiesto molte volte
come sarebbe andata se Arthur non avesse saputo la verità sin
dall'inizio... ma non aveva mai preso in considerazione l'eventualità
che non ci fosse proprio stata alcuna
verità.
"Non...
non lo sapevi?" titubò, lasciando scivolare via la mano
dal collo.
Quello
cambiava tutto.
Arthur
sbuffò con una risatina e nonostante Gwaine stesse dando il
meglio di sé (con
una mano, una mano sola!),
non allontanò gli occhi da Merlin nemmeno per un momento.
"L'ho
fatto perché eri tu, Merlin. Non ho pensato di voler baciare
la ragazza dal vestito verde. Ho pensato di voler baciare te"
"E
togliti quell'espressione idiota dalla faccia, una buona volta!"
aggiunse, quando l'altro non diede alcun segno di aver inteso la
reale dinamica dei fatti; in un ultimo, disperato gesto di
esasperazione, Arthur gli circondò il collo con un braccio e
lo costrinse a piegarsi in avanti, strofinando con forza il pugno
chiuso in mezzo ai suoi capelli scuri.
"Arthur!"
esclamò Merlin, improvvisamente ripresosi dallo shock,
"Arthur! Maledetto asino babbeo, mi stai fracassando la testa!"
L'altro
rise e lo lasciò andare con una spinta leggera.
"Allora,
ho ragione o no?" domandò, arcuando le sopracciglia con
eloquenza, "Sei un idiota"
Merlin
passò le mani in mezzo ai capelli sparati da tutte le parti e
nonostante tentò con tutte le sue forze di guardarlo in modo
piuttosto torvo e risentito, non riuscì a non arricciare gli
angoli delle labbra in un sorriso complice.
"Sì,
ma tu resti sempre un asino" ribatté con convinzione,
prima di avvicinarsi di nuovo a lui.
Il
grido di vittoria di Gwaine distrasse entrambi e nello stesso
momento, si girarono a guardarlo: era riuscito a restare in
equilibrio sulla sua testa!
La
folla scoppiò in grida festose di giubilo e un coro di
incitamento inneggiò alla gloria eterna di Gwaine; anche se i
loro occhi erano puntati altrove, più in basso le loro mani si
cercarono e inevitabilmente si trovarono.
Merlin
giurò che da quel momento, si sarebbe lasciato trovare da
Arthur ogni giorno della sua vita.
NOTE
DELL'AUTORE: jasijudioaudaisdbask! Sono le mie ultime 'note
dell'autore' in questa storia. Che dire? Non so proprio da dove
iniziare! Quest'avventura è stata un percorso di fatiche, di
sperimentazioni, di nuove esperienze, di fallimenti e di
soddisfazioni. E' la prima volta in vita mia che porto a termine una
storia a più capitoli mentre
la scrivo. Di solito tendo a pubblicare solo ad opera completa,
perché non mi piace lasciare le cose a metà. Mi sono
divertita davvero tanto a compiere questo viaggio con voi, recensori
o lettori che siate. La demenzialità ha regnato davvero
sovrana, ma un po' di risate ci volevano, il fandom era caduto in un
alone di depressione davvero insopportabile x° A questo punto
partirei con i ringraziamenti. Grazie a:
Ryta
Holmes,
la beta ufficiale di questo delirio. Ciò che ha sopportato
lei, ha lasciato vive poche altre persone. E' da ammirare.
DenaDena
e Mimiwitch per
i disegni a dir poco stupendi che hanno dedicato a questa storia.
Alle
tartarughe
ninja ed
agli scleri sempre più deliranti nei quali mi coinvolgono su
facebook. Siete l'aMMore ragazze, sul serio.
Tutte
le e-mail, i messaggi di Twitter e chi ne ha più ne metta!
Ma
sopratutto, grazie a tutte coloro che hanno recensito, che mi hanno
supportata, che hanno riso insieme a me e che si sono appassionate:
Morganalastrega,
calliopee, Heartstorm, Snivellus87, VexDominil, Evelyn Wright, POLL,
Draviran, Emrys_____, layla84, Ladyan, Lainthel, harryedracoxsempre,
estrelaguida, RoseSly, mekbul, samskeyti, Rosso_Pendragon e
paffy333!
Penso
che se avessi dovuto dirli tutti d'un fiato sarei già morta XD
un grazie
speciale a
chi invece ha aggiunto la storia ai preferiti/ricordati/seguite!
Siete sempre nei miei più torbidi ed osceni pensieri
zuccherini <3
Note
nello specifico:
(1)
Calciatore nordirlandese morto all'età di 59 anni.
(2)
Non una Trollface anonima, ma LA trollface, vista la situazione:
https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR1aHn9XD0srcILwrrhDOP4v1ggEUKMkZTnHHOdUETYCGMFm07uqg
Come
concludere? Spero che l'epilogo sia stato di vostro gradimento,
oramai non è un segreto: i lieto fine sono la mia droga, non
poteva finire altrimenti :)
Non
lo voglio dire con troppa sicurezza MA... credo ci rivedremo presto
su questi schermi :p
Un
ultimo abbraccio formato famiglia!
Asfo
|