1 - Incontro
Incontro
(Per
il protagonista, il cui nome verrà detto in seguito, ho scelto il
ferormonico Chris Hemsworth, attore di "Thor")
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Nella
mia vita è sempre stato tutto facile. Quello di segretario personale
del dirigente della Stòppedo
Company
è un titolo che si acquisisce soltanto per referenze, e io avevo la
convincente raccomandazione di mio padre, che svolgeva lo stesso
incarico prima di me. Lui si era ritirato per "occuparsi della
sua salute" (guastando quella degli altri a proprio vantaggio,
temo) e per lasciarmi il suo posto. Niente di più comodo. Certo, le
capacità erano date per scontate: era ovvio che mi intendessi di
tutto, dalla politica al diritto, dall'economia aziendale alle lingue
del mondo, dalla lucidatura delle scarpe all'asservimento. Ecco,
questo ultimo insegnamento deve essermi sfuggito nei miei anni di
studio. E grazie a questo mi giocai
la carriera.
Licenziato.
Io.
Non
era poi la fine del mondo: ero un giovane di 29 anni dotato e con le
spalle coperte dal
paparino. Purtroppo le cose presero una brutta piega. Mio padre mi
abbandonò, chiudendomi il conto, e il signor Stòppedo telefonò
(o
almeno il segretario del suo nuovo segretario lo fece) ad abbastanza
persone da garantirsi che nessun altro mi assumesse. Mi ero preparato
per una vita a un lavoro che non avrei più potuto svolgere.
Ero
rovinato.
Per
mia sfortuna mi sbagliavo di grosso. Dopo alcuni giorni passati a
disperarmi nel mio appartamento, chiedendomi come avrei finito di
pagarlo, ricevetti una telefonata da lei.
Se non avessi accettato quel colloquio la mia vita sarebbe stata più
noiosa, ma anche meno pericolosa e sconvolgente. Non rimpiango un
solo giorno del mio nuovo lavoro (a parte quello in cui sono stato
rapito da... lo saprete presto), ma confesso che se ne avessi
conosciuto le conseguenze, non avrei avuto il coraggio di prendere il
primo treno per Colesso. Invece ero tanto disperato da non fermarmi a
riflettere come quella persona avesse ottenuto il mio numero.
Tutti
conoscono Miriam Gici, schifosamente ricca dopo la tragica morte dei
suoi genitori, in un incidente aereo; da allora era sparita dagli
schermi per alcuni mesi, in lutto. La venticinquenne si era sempre
mostrata in pubblico quale giovane donna distinta e composta, come si
addiceva alla sua classe.
Se
però non mi fossi trovato all'ultimo piano della sede centrale della
Gici
Industries,
nello studio del Dirigente Capo, e se non ci fosse stata la
targhetta dorata con l'incisione “Miriam A. Gici” in bella vista
sulla scrivania, avrei faticato a riconoscerla. Avvertivo la
sensazione di trovarmi al cospetto di una ragazzaccia di strada:
capelli corvini cortissimi con una sola ciocca di un blu elettrico
più lunga a incorniciarle il viso, un ovale quasi perfetto;
pantaloni militari portati a vita bassa, scarpe da ginnastica con
lacci di colori diversi e canottiera di pizzo che metteva in risalto
un seno modesto (lo ammetto, alla scollatura ho lanciato più di
un'occhiata sfuggente). La spavalderia con cui si ergeva sulla sedia
di pelle nonostante la sua piccola mole, il sorriso ironico e il
sigaro(!) mi ricordarono terribilmente J. Jonah Jameson di Spiderman.
La
Signorina Gici mi accolse gentilmente, mi offrì da bere, quindi
scorrendo il curriculum mi porse diverse domande sulle mie conoscenze
e sui tre anni trascorsi alla Stòppedo
Company.
Con mio estremo sollievo non le interessò sapere il motivo del mio
licenziamento.
«Sto
pensando di assumerla come mio segretario» affermò con quel suo
tono affabile (come avevo potuto paragonarla al capo di Peter
Parker?!) «Tuttavia vorrei prima farle una domanda, e lei mi deve
rispondere sinceramente.»
Avevo
cominciato a sudare nel mio completo formale già da quando ero
entrato in quell'edificio, ma la tensione si accentuò quando annuii.
«Che
cosa pensa di me, Signor Ragonesi?»
Non
sono credente, perciò chiedo scusa ai religiosi, ma in quel momento
tirai giù mentalmente tutti i santi in una volta. Cosa dire? Quel
colloquio significava per me poter rimettermi in carreggiata o
perdere tutto. Al mio posto una persona intelligente avrebbe
elaborato una risposta abbastanza veritiera e abbastanza bugiarda da
accontentare la sua richiesta di "rispondere sinceramente".
Non pecco di modestia nell'affermare che la mia intelligenza sarebbe
stata sufficiente allo scopo. Benché il recente licenziamento
avrebbe dovuto servirmi da lezione, di fatto sputai su
quell'insegnamento della vita. Il problema fu la situazione in cui mi
trovavo: una ragazza più giovane di me, che mi fissava con focosi
occhi castani, stava per decidere il mio futuro. La cosa mi parve
talmente ridicola da spingermi a confessare stupidamente:«Penso che
lei sia una ragazzina viziata e arrogante, e dover stare alle sue
dipendenze è per me il colmo.»
Con
mia immensa sorpresa lei scoppiò in una risata sguaiata. Scattò in
piedi sbattendo i palmi delle mani sulla scrivania e sussurrò a un
soffio dal mio viso:«Bene Signor Ragonesi: questa azienda ha bisogno
di un pilastro solido, altrimenti io che mi innalzo sul tetto
crollerò insieme a essa. Voglio che al mio fianco ci sia qualcuno
che abbia le palle di dirmi se sto sbagliando, perciò da domani lei
sarà il nuovo pilastro della Gici
Industries.»
Fu
così che cominciarono i miei guai.
(S)parla
con l’autrice
Dia
dhaoibh,
lettori!
Grazie
di cuore per esservi interessati alla mia storia. Cosa ne pensate di
questo primo capitolo?
Molti
di voi diranno:«Ma questo non è fantasy!»
Un
po’ di pazienza. Lo stile di questa storia si basa su capitoli
brevi e scorrevoli, che vi lasciano scoprire la verità al momento
giusto. Se volete un signor fantasy passate all’altra storia che
sto scrivendo: Il
destino scelto
Fate
un salto anche sulla mia pagina facebook: Parole
Cozzate – CreAttiva
Al
prossimo capitolo! Slán
libh!
CreAttiva
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