Fandom:
Supernatural.
Pairing:
Castiel/Dean
Rating:
Giallo.
Charapter:
3/8.
Beta:
waytotheend
Genere:
Angst, Introspettivo, Romantico, Malinconico, AU.
Warning:
Sesso descrittivo, Slash, descrizioni macabre, linguaggio
abbastanza forte.
Words:
5785
Summary:
uno è diabolicamente astuto e terribilmente affascinante.
L'altro è
divinamente bello e altruista. I loro Capi li metto l'uno contro
l'altro. La posta in gioco? Il destino dell'umanità.....
Desclamers:
Questa storia è stata scritta basandosi sullo stupendo libro
di Marc
Levy “Sette giorni per l'eternità”. I
personaggi che utilizzo
non appartengono a me, ma al telefilm Supernatural, ai suoi autori e
a tutti gli aventi diritti. Io non ricavo nulla da questo.
Note:
è
la prima storia in assoluto che scrivo su Supernatural e spero di non
fare un completo disastro. Chiedo scusa in anticipo per eventuali
errori di ortografia. Ogni commento sarà estremamente
gradito e sono
ben accette anche le critiche, purché costruttive.
Dedica:
Ringrazio la mia sorellina per spronarmi continuamente a scrivere e
il mio fratellino per essere il mio sostegno continuo. Questa storia
la dedico a voi due, che siete le mie rocce.
N.B:
Chiedo
infinitamente scusa per
non aver aggiornato per tanto tempo, ma ho avuto un anno difficile
pieno di cambiamenti, abbandoni, tradimenti e studio, tantissimo fino
a non poterne più. Adesso che sembra essere tutto passato,
ho deciso
di riprendere questa storia che ormai mi è entrata nel
cuore.
Inoltre
ringrazio noncisonopoteribuoni2,
Chartatraux e nakashima per
aver recensito la storia.
Vi ringrazio per i complimenti e per i
suggerimenti, che sono sempre i benvenuti. Ho provato a rendere
più
chiari i passaggi tra i vari punti di vista, mi auguro che adesso sia
tutto più chiaro e che questo capitolo vi piaccia.
Buona
lettura a tutti!!!!
Spero
che i prossimi capitoli possano piacervi. Buona lettura!!!!
Sette giorni per l'eternità
Terzo
giorno
POV
DEAN
Desiderava prendere il lenzuolo, ma la mano lo cercava in vano. Dean
aprì un occhio e guardò il display della sveglia
che segnava le sei
e mezza. Di fianco a lui, il cuscino stropicciato giaceva solitario.
Si alzò e si diresse nel salottino, nudo come un verme.
Lisa,
avvolta nel lenzuolo, sgranocchiava una mela, pescata dal cesto della
frutta.
“Ti ho svegliato?” Domandò.
“In un certo senso, sì. C'è del
caffè?”
“Mi sono presa la libertà di ordinarlo al servizio
in camera,
faccio una doccia e me ne vado.”
“Ti pregherei di farla a casa tua, perché sono
molto in ritardo.”
rispose il biondo.
Lisa restò interdetta. Si diresse nella camera e si
vestì in
fretta per poi dirigersi verso l'ingresso. La testa di Dean
sbucò
dal bagno.
“Non vuoi il caffè?”
“No, lo prendo da me, grazie per la mela!”
“Figurati. Se ne vuoi un'altra, prendila pure.”
“No, sto bene così. Grazie per la bella serata. Ci
vediamo.”
Rispose la donna mentre spostava la catenella di sicurezza e
girò la
maniglia. Dean le si avvicinò.
“Posso farti una domanda?”
“Dimmi.”
“Quali sono i tuoi fiori preferiti?”
“Dean, tu hai molto gusto, peccato che il tuo gusto risulti
pessimo
per il resto del mondo. Abbiamo passato una bella serata, ma
finiamola qui.”
“Si, va bene, ma prima di andartene dimmi qualcosa dei
fiori!”
Visibilmente esasperata, Lisa respirò profondamente e poi
disse:
“non si chiedono questa cose all'interessata e tu dovresti
saperlo!”
“Certo che lo so, ma non sei tu l'interessata!”
Rispose il demone con l'aria di un monello.
La donna si girò e andò via e il biondo dal fondo
del corridoio la
sentì urlare: “un cactus così ti ci
puoi sedere sopra!”
POV
CASTIEL
“Non hai chiuso occhio, stanotte.”
“Dormo sempre poco.”
“Castiel, che cosa ti preoccupa?”
“Niente, Jo. Sta tranquilla.”
“Non mi inganni! Su sputa il rospo!”
“Ho troppo lavoro, e non so nemmeno da che parte cominciare
ed ho
una tremenda paura di non essere all'altezza di quello che ci si
aspetta da me.”
“E' la prima volta che ti sento così insicuro di
te!”
L'angelo decise di non rispondere, ma andò nella cucina per
preparare la colazione per entrambi. Poi tornò nel salotto e
mentre
stava mangiando sbottò dicendo: “Ieri sera ho
rivisto il tizio
dell'orchidea!”
“Oh, non riuscite proprio a stare separati!”
“Non essere sciocca. Per un puro caso, stavamo cenando nello
stesso
ristorante e lui era pure in compagnia di una donna.”
“Che genere di donna?”
“Una mora.”
“Si ma che tipo?”
“Del genere sono qui e sono tutta tua e credimi passerai una
notte
indimenticabile con me.” Disse il moro ironico e l'amica
scoppiò a
ridere.
“Vi siete parlati?”
“Più o meno. Ha detto che era una
giornalista.”
Castiel raccolse le sue cose e stava per uscire, quando la voce di
Jo, dopo che aveva aperto il giornale, lo richiamò:
“non ha
mentito!”
“Che cosa stai dicendo?” Chiese Castiel ritornando
verso la
bionda.
L'amica gli porse il giornale che conteneva l'intervista di Dean con
la giornalista e una foto che ritraeva entrambi.
“Questo non cambia il fatto che sia un completo
idiota!”
“No, certo. E non cambia neanche il fatto che ti
piace.” Rispose
Jo sorridendo.
Il moro sbuffo e si girò per uscire, quando la voce
dell'amica lo
bloccò: “quando lo rivedrai?”
“Oggi a pranzo. Non fare quella faccia, mi ha estorto la
promessa
di uscire con lui. E mantengo sempre le promesse che faccio.”
“Certo.” Rispose la ragazza sorridendo, e ogni
altra sua parola
fu fermata dal rumore di un clacson dalla strada.
Castiel, allora si affacciò e vide che era arrivato Dean e
dopo aver
salutato la sua amica, scese rapidamente le scale e poi raggiunse la
macchina dove l'altro si tolse gli occhiali da sole e gli rivolse un
sorriso smagliante.
Castiel non aveva fatto in tempo a chiudere la porta della Porche che
Dean si era già lanciato all'assalto delle colline di
Pacific
Heights. L'auto entrò in Presidio Park, lo
attraversò e si lanciò
sulla bretella che conduceva al Golden Gate. Dall'altra parte della
baia, le colline di Tiburon emergevano appena dalla nebbia autunnale.
“La porterò a pranzare in riva al mare!”
urlò Dean nel vento.
“Nel ristorante dove cucinano i granchi migliori della zona!
Le
piacciono i granchi, vero?”
Castiel annuì educatamente. Il vantaggio, quando non si ha
nessun
bisogno di nutrirsi, è che si può scegliere senza
problemi quello
che non si mangerà.
L'aria era incantevolmente calda, l'asfalto si srotolava sotto le
ruote della vettura e la radio trasmetteva una musica ammaliatrice.
Quell'attimo di presente assomigliava così tanto a un
pezzetto di
felicità da trarre in inganno. Non rimaneva altro che
restare al
gioco. L'automobile abbandonò la superstrada e
imboccò una strada
stretta le cui curve si snodavano fino al porto peschereccio di
Sausalito. Dean parcheggiò di fronte al molo.
I due uscirono dall'abitacolo e cominciarono a camminare sul
marciapiede che costeggiava il mare. Quando giunsero di fronte al
ristorante, scelto dal biondo, entrarono e furono guidati da una
cameriera verso un tavolo sulla terrazza. Dean invitò
Castiel a
sedersi di fronte al mare e ordinò del vino, mentre l'altro
prese un
pezzetto di pane per lanciarlo a un gabbiano appollaiato sulla
balaustra che lo spiava con lo sguardo. L'uccello acchiappò
il
boccone al volo e si lanciò nel cielo attraversando la baia
a grandi
colpi di ali.
POV
ADAM
Nel frattempo, a qualche chilometro di distanza, sulla riva opposta,
Adam misurava a grandi passi la banchina. Aveva l'aria turbata come i
flutti, il suo umore era altrettanto agitato. Un'auto della polizia
che risaliva il porto a sirena spiegata e si stava dirigendo verso la
città, lo distolse dai suoi tristi pensieri. A Chinatown una
rissa
era degenerata in una sommossa e tutte le unità erano state
chiamate
in aiuto.
Adam aggrottò la fronte, borbottò e
tornò sotto il suo arco.
Seduto su una cassa di legno, rifletteva per cercare di capire che
cosa lo contrariava. Un foglio di giornale portato dal vento si
fermò
su una pozzanghera proprio di fronte a lui. Il foglio si
impregnò
d'acqua e poco a poco la foto di Dean apparve in trasparenza, al
contrario. A Dean non piacque affatto il brivido che gli percorse la
schiena.
POV
DEAN E CASTIEL
La cameriera appoggiò sul tavolo una pentola fumante piena
di
granchi. Dean servì Castiel e gettò una rapida
occhiata ai bavagli
che accompagnavano lo sciacquadita. Ne offrì uno a Castiel,
ma lui
rifiutò. Anche Dean rinunciò a legarsene uno al
collo.
“Devo convenire che il bavaglino non è un
accessorio che dona
molto. Lei non mangia?” chiese Dean.
“No, credo proprio di no.”
“Non sarà vegetariano!”
“Ammetto che l'idea di mangiare dei poveri e innocenti
animali mi
atterrisce.”
“E' nella natura delle cose.”
“Già.” sussurrò Castiel poco
convinto.
“Tutte le creature della terra ne mangiano delle altre per
sopravvivere.”
“Si, ma i granchi non hanno fatto nulla di male. Sono
desolato.”
rispose Castiel mentre allontanava da sé il piatto che lo
turbava.
“Lei si sbaglia, è la natura che vuole
così. Se i ragni non si
nutrono di insetti, sarebbero gli insetti a nutrirsi di noi.”
“Appunto, i granchi sono come dei grossi ragni, quindi
bisogna
lasciarli in pace.”
Dean non rispose, ma si girò per chiamare la cameriera. E
quando
arrivo le chiese di portare la carta dei dessert e, molto
gentilmente, disse che aveva terminato.
“Non vorrei impedirle di mangiare.” Disse Castiel
arrossendo.
“A questo punto, mi ha convinto ad appoggiare la causa dei
crostacei!”
Dean aprì il menu e indicò un dolce al
cioccolato. E questa volta
Castìel si sforzò di mangiare almeno questo.
Poi, curioso di verificare la sua teoria a proposito degli Angeli
Verificatori, Castiel cominciò ad interrogare Dean sui suoi
reali
compiti, ma egli eluse la risposta. C'erano altri argomenti che Dean
sperava di dividere con l'altro, come ad esempio cosa facesse quando
non lavorava al porto o come trascorreva del tempo libero.
A Castiel l'espressione tempo libero sembrava molto strana, forse
perché lui non ne aveva mai avuto.
Infatti, al di fuori delle ore al porto, lui collaborava con diverse
associazioni, insegnava ai bambini non vedenti, si occupava dei
bambini ricoverati in ospedale e delle persone anziane. Adorava
passare le sue ore con gli anziani perché secondo lui le
rughe della
vecchiaia formavano le più belle scritture della vita,
quelle sulle
quali i bambini imparano a leggere i loro segni.
Dean lo guardò affascinato.
“Veramente fa tutto questo?”
“Si!”
“Ma perché?”
Castiel decise di non rispondere a questa domanda. Dean
trangugiò
l'ultimo sorso di caffè e ne ordino un altro.
Impiegò molto tempo a
bere perché non voleva che la loro conversazione avesse
fine, non
adesso, non ora. Per questo propose a Castiel di andare sulla
spiaggia a fare due passi e l'altro accettò.
I due stavano passeggiando tranquillamente sulla spiaggia deserta a
causa del cattivo tempo che da poco aveva deciso di travolgere la
tranquillità del cielo, mentre un gigantesco gabbiano
sembrava
correre sull'acqua alla ricerca dello slancio per spiccare il volo.
Castiel rimase affascinato dal gabbiano e non si accorse nemmeno che
l'aria carica di spruzzi d'acqua lo stava frustando sul viso e quando
se ne rese conto, cominciò a ridere di gusto.
“Perché ride?” domando Dean incuriosito.
“Non lo so:”
“Allora, la prego di non smettere. È una cosa che
le dona molto.”
“E' qualcosa che dona a tutti.”
Una pioggia fine incominciò a cadere, bucherellando la
sabbia di
piccoli crateri.
“Guardi, non sembra di stare sulla luna?” chiese
Castiel
sorridendo.
“Si, un po'”
“Sembra triste, tutt'a un tratto.”
“E' solo che vorrei che il tempo si fermasse.”
Castiel abbassò lo sguardo, profondamente colpito da queste
parole,
e continuò a camminare.
Dean si girò su se stesso per camminare guardandolo.
Continuò a
procedere all'indietro, precedendo i suoi passi. Castiel si divertiva
a posare i piedi esattamente sulle sue orme.
“Non sono capace di esprimere certe cose,” disse
Dean con il tono
di un bambino.
“E allora stia zitto."
All'improvviso il vento si alzò e Castiel
cominciò a tremare
leggermente per il freddo. Dean, allora, si tolse la giacca di pelle
e dopo avergli chiesto il permesso glie la fece indossare.
“È buffo, di colpo sembra essere diventato
timido.” disse
l'angelo sorridendo.
“ Non me ne sono reso conto.”
“Allora non smetta, è una cosa che le dona
molto.”
Dean si avvicinò a Castiel e l'espressione dei loro volti
cambiò.
Castiel avvertì nel profondo del proprio petto qualcosa che
non gli
apparteneva, un sottile pulsare che rimbombava sino alle sue tempie.
Le dita di Dean tremavano delicatamente mentre si trattenevano sulla
guancia di Castiel con la promessa di una fragile e timida carezza.
“Vorrei rivederla,” disse Dean.
“Anch'io, forse in un luogo più asciutto, ma
anch'io,” rispose
Castiel.
Dato che il tempo continuava a peggiorare, i due tornarono al
ristorante e si rifugiarono sotto le tegole della tettoia della
terrazza e guardarono insieme l'acqua che tracimava dalla grondaia.
“Quando potrò rivederla?” domando Dean.
“Lei da che mondo viene?”
L'altro esitò un istante, ma poi rispose:
“qualcosa tipo
l'inferno!”
Castiel esitò a sua volta. Poi lo scrutò con
attenzione e sorrise.
“È quello che dicono arrivando qui tutti quelli
che hanno vissuto
a Manhattan.”
Il tempo stava peggiorando sempre di più, era in arrivo una
forte
tempesta e loro per capirsi dovevano gridare. Poi Castiel prese la
mano di Dean e dolcemente disse:
“Presto mi contatterà. Mi chiederà come
sto e nel corso della
conversazione mi chiederà un appuntamento. Allora le
risponderò che
devo lavorare e che sono occupato, quindi mi suggerirà un
altro
momento e io le dirò che va bene perché
avrò appena annullato
qualcosa.”
Un altro lampo oscurò il cielo ormai diventato completamente
nero.
Sulla spiaggia il vento soffia a raffiche. Sembrava la fine del
mondo.
“Non vuole che cerchiamo un posto più
sicuro?” domandò Castiel.
“Come sta?” fu l'unica risposta di Dean.
“Bene! Perché?” domando l'altro stupito.
“Perché avrei voluto invitarla a trascorrere il
pomeriggio con
me...ma lei non è libero, ha del lavoro, è molto
occupato. Forse
potrebbe vedermi questa sera a cena?”
Castiel sorrise, mentre Dean lo trascinò verso la macchina.
Il mare
ingrossato sfiorava ormai il marciapiede deserto. Il rumore
assordante della tempesta si soffocò quando loro furono
finalmente
al riparo e si misero in marcia sotto la pioggia battente. Dean
accompagnò Castiel davanti ad un garage, per ritirare la sua
macchina e poi dirigersi al porto, come lui gli aveva chiesto. Prima
di lasciarlo, guardò il suo orologio, mentre Castiel si
affacciò al
finestrino.
“Per stasera avrei un impegno, ma cercherò di
annullarlo, la
chiamerò sul cellulare.”
Dean sorrise, fece manovra e Castiel lo seguì con lo
sguardo, fino a
quando la macchina non fu sparita nel flusso di Van Ness Avenue.
POV
DEAN
“Devo parcheggiare la sua auto, signore?”
Dean sobbalzò e alzò la testa, vide che il
ragazzo del parcheggio
lo stava fissando in modo strano.
“Perché mi guarda in quel modo?” Chiese
Dean stizzito.
“È stato fermo immobile nella sua auto per cinque
minuti e allora
mi sono detto...”
“Che cosa si è detto?”
“Ho creduto che non si sentisse bene, soprattutto quando ha
appoggiato la testa sul volante.”
“Le consiglio di non credere, si risparmierà
moltissime
delusioni!”
Dean uscì dalla macchina e lanciò le chiavi al
giovane.
Entrò nell'edificio e si diresse verso l'ufficio del
vicepresidente
Smith, che lo accolse a braccia aperte.
Mio caro Dean, incontrarla è stata proprio una
benedizione!”
“Se vuole chiamarla così,” disse Dean
caustico mentre chiudeva
la porta dell'ufficio, per poi avanzare verso il vicepresidente e
sistemarsi su una poltrona. Smith gli agitò davanti il
giornale
della mattina.
“Faremo grandi cose insieme.”
“Non ne dubito.”
“Non si sente bene?”
Dean, a quelle parole, sospirò e Zaccaria avvertendo la sua
esasperazione decise di sorvolare sulla questione e cominciò
ad
agitare allegramente di nuovo il giornale su cui era pubblicato
l'articolo di Lisa.
“Questo articolo è formidabile! Non avrei potuto
fare di meglio.”
“È già stato pubblicato?”
“Questa mattina! Come mi aveva promesso la giornalista.
È
deliziosa non trova? Deve aver lavorato praticamente tutta la
notte.”
“Praticamente, sì.”
Poi i due uomini lasciarono perdere l'articolo e il vicepresidente
raccontò a Dean come era andata la cena di lavoro della sera
precedente e di come aveva comunicato ai suoi collaboratori che aveva
l'intenzione di creare all'interno del Gruppo un nuovo settore che si
sarebbe chiamato Divisione Innovazione e il fine di questa
unità
sarebbe stato quello di mettere a punto degli strumenti commerciali
inediti per conquistare nuovi mercati. E proseguendo il discorso,
Zaccaria fu felice di puntualizzare che la competizione che
inevitabilmente si sarebbe venuta a creare con il suo socio non
avrebbe fatto del male all'azienda, anzi sarebbe servita per
rimodernare il tutto.
Sentendo queste parole Dean penso che sicuramente Giuda non
invecchierà mai...dato che sa persino moltiplicarsi.
“Lei condivide il mio discorso, Dean?”
“Pienamente,” rispose lui annuendo.
Dean era al settimo cielo, perché le intenzioni di Smith
andavano
molto al di là delle sue speranze e lasciavano presagire
l'ottima
riuscita del suo piano.
Ora, all'ambizioso vicepresidente mancava solo un mercato prestigioso
che lo avrebbe aiutato ad ottenere il potere e il prestigio che tanto
sognava. Allora, Dean passò all'uomo il dossier che aveva
portato
con sé e che spiegava che la zona migliore dove poter agire
era il
porto.
“Dove vuole arrivare?” domandò Zaccaria.
Dean sorrise maliziosamente e spiegò un foglio dove leggeva
'Porto
di San Francisco, Dock 46'.
“All'attacco dell'ultimo baluardo!”
Il vicepresidente voleva un trono e lui gli offriva una
consacrazione!
Poi, Dean cominciò a spiegare il suo piano nei dettagli, che
consisteva nell'approfittarsi della situazione precaria in cui
attualmente versavano i Dock.
“Nella busta blu troverà una dettagliata scheda
informativa sul
progetto e sull'uomo giusto che può aiutarci a portare dalla
nostra
parte gli uomini che lavorano al porto. Cerchi di ottenere al
più
presto un incontro tra me e lui. Scelga un luogo molto riservato e mi
lasci fare il resto.” Disse Dean, alla fine della sua lunga
spiegazione, poi si alzò e si diresse verso la porta e
uscì
dall'ufficio, non aspettando nemmeno la risposta di Smith.
Raggiunse l'ascensore, che era già al piano, ma Dean lo
lasciò
ripartire a vuoto. Tirò fuori il cellulare, lo accese e
compose
febbrilmente il numero della segreteria telefonica.
“Non ci sono nuovi messaggi.” ripeté due
volte la voce metallica
del telefonino.
Riattaccò e cercò sul menù la voce
SMS, ma non c'erano nuovi
messaggi. Rimise a posto il cellulare ed entrò
nell'ascensore, che
era ritornato al suo piano. Quando uscì nel parcheggio, si
rese
conto che era tormentato da qualcosa che non riusciva ad
identificare, un sottile pulsare dal profondo del suo petto che
rimbombava fino alle tempie.
POV
CASTIEL
La riunione con i vertici dei Dock andava avanti da più di
due ore,
poiché le ripercussioni dell'incidente del giorno prima
stavano
assumendo delle proporzioni inquietanti, anche a causa del fatto che
l'uomo era ancora in rianimazione. Ogni ora, John telefonava
all'ospedale per informarsi sulle sue condizioni, sperando che lo
scaricatore non morisse, altrimenti nessuno avrebbe potuto
più
controllare la rabbia che si sarebbe abbattuta sulle banchine.
Quando il capo dei sindacati si alzò per prendersi un
caffè,
Castiel ne approfittò per lasciare discretamente la sala in
cui si
svolgeva il dibattito. Poi, dato che il tempo era finalmente
migliorato, uscì dall'edificio e si allontanò di
qualche passo per
nascondersi dietro ad un container. Al riparo da sguardi indiscreti,
compose un numero sul cellulare. L'annuncio sulla segreteria era
breve e coinciso: “Dean” seguito immediatamente dal
bip.
“Sono Castiel, questa sera sono libero, mi richiami per dirmi
dove
ci incontreremo. A presto.”
Riattaccando, guardò il suo telefono e, senza una ragione,
sorrise.
Al termine del pomeriggio, i dirigenti insieme ai delegati del
sindacato avevano finalmente preso la loro decisione ad
unanimità.
Avevano bisogno di più tempo per vederci più
chiaro. La commissione
di inchiesta avrebbe reso nota la causa dell'incidente solo a notte
fonda e i dottori aspettavano di vedere quali sarebbero state le
condizioni dello scaricatore il mattino successivo, per decidere se
l'uomo sarebbe sopravvissuto.
In conseguenza di tutto ciò, la seduta fu tolta e rimandata
all'indomani. John avrebbe convocato i membri della commissione
appena avesse ricevuto i due rapporti, e immediatamente dopo si
sarebbe svolta un'assemblea generale.
Castiel aveva bisogno di prendere un po' d'aria e allora si concesse
qualche minuto di pausa per camminare lungo la banchina. E Mentre
passeggiava fu raggiunto da Adam, che sembrava stare meglio.
“Come va la tua gamba?”
“Meglio.”
“Sei andato a farti medicare?”
“E tu come stai?”
“Diciamo che questa riunione, che non finiva più,
mi ha fatto
venire mal di testa. Ma non cercare di cambiare discorso, ora vado a
prendere la macchina e ti porto a fare la medicazione.” disse
Castiel, per poi andare a prendere la macchina e portare Adam
all'ospedale.
Dopo aver riaccompagnato il vagabondo al porto, Castiel si diresse
verso casa. Con una mano guidava e con l'altra cercava il cellulare.
Doveva essere caduto nella sua borsa dei documenti. Appena
riuscì a
ritrovarlo, vide che c'era un messaggio di Dean, che gli comunicava
che sarebbe passato a prenderlo a casa alle sette e mezza. Lui
guardò
l'orologio e si accorse che gli restava solo mezz'ora per arrivare a
casa, salutare le sue amiche e cambiarsi.
Avrebbe dovuto correre.
POV
DEAN E CASTIEL
Dopo essersi preparato di corsa, Castiel si mise al volante della sua
macchina e si diresse verso il luogo del suo appuntamento,
poiché
Dean gli aveva inviato un messaggio nel quale gli diceva di essere
dispiaciuto, ma non poteva andare a prenderlo e lo pregava di
raggiungerlo verso le 20 all'ultimo piano dell'edificio della Bank of
America su California Street.
Castiel abbandonò l'auto all'ingresso del parcheggio e
ringraziò il
fattorino in livrea rossa che gli tendeva un biglietto. Poi Castiel
si diresse verso l'atrio, dove, dopo la chiusura degli uffici, solo i
bar e il ristorante erano aperti.
Si diresse con passo sicuro verso l'ascensore, quando
avvertì una
sensazione di aridità invadergli la bocca. Per la prima
volta in
vita sua, Castiel aveva sete e non sapeva spiegarsi la ragione.
Guardò l'orologio per sapere che ora era e vedendo che era
in
anticipo decise di dirigersi verso un bar prima di salire al
ristorante, ma quando stava per entrare, riconobbe il profilo di
Dean, seduto ad un tavolino, impegnato in una conversazione con il
direttore del settore immobiliare del porto. Turbato, fece marcia
indietro e ritornò all'ascensore.
Poco più tardi, il maitre del ristorante guidò
Dean al tavolo in
cui Castiel lo stava aspettando, il quale si alzò non appena
lo vide
arrivare e, allora, Dean lo invitò a sedersi di fronte alla
vetrata
panoramica. Durante la cena, Dean gli pose cento domande alle quali
Castiel rispose con mille altre.
Uno apprezzava il menu e mangiava molto, mentre l'altro non toccava
quasi nulla, spostando delicatamente le pietanze ai quattro angoli
del piatto.
Nel frattempo, le interruzioni del cameriere che portava le varie
ordinazioni sembravano durare un eternità per entrambi. E
quando si
avvicinò ancora, munito di una spazzola e di una paletta per
raccogliere le briciole. Dean andò a sedersi vicino a
Castiel e
soffiò vigorosamente sulla tovaglia.
“Ecco, adesso è tutto pulito! Ci può
lasciare soli, grazie di
tutto!” disse al ragazzo.
La conversazione riprese subito. Il braccio di Dean si
appoggiò
lungo il bordo del divanetto, Castiel sentì vicino alla nuca
il
calore della sua mano.
Il cameriere si avvicinò di nuovo con disappunto di Dean.
Depositò
di fronte a loro due cucchiai e una porzione abbondante di
profitterol al cioccolato e poi il ragazzo se ne andò con
discrezione. Poi Dean si sporse verso Castiel e disse:
“Non ha mangiato niente.”
“Mangio molto poco,” rispose abbassando la testa.
“Assaggi questo per farmi piacere, il cioccolato è
un pezzo di
paradiso in bocca.”
Castiel provò a protestare, ma l'altro non gli
lasciò scelta, prese
un cucchiaino lo immerse nel dolce e poi lo portò fino alla
bocca di
Castiel e deposito il cioccolato sulla sua lingua.
Nel petto di Castiel i battiti divennero più forti e lui
nascose la
sua paura in fondo agli occhi di Dean.
Quando ebbero finito di mangiare il dolce, un cameriere con del vino
stava passando vicino al loro tavolo, quando gli cadde una bottiglia
che si ruppe in solo sette pezzi. I due ignorarono l'accaduto troppo
concentrati nello stare insieme.
Castiel aveva ancora due domande da porre a Dean, ma prima pretese
che lui gli promettesse di rispondere senza giri di parole e lui
promise.
“Che cosa stava facendo in compagnia del direttore
immobiliare del
porto?”
“ È strano che me lo domanda.”
“Avevamo detto risposte dirette!”
Dean guardò Castiel, aveva posato la mano sul tavolo, lui
avvicinò
la sua.
“Era un appuntamento di lavoro.”
“Non è una vera risposta, ma anticipa la mia
prossima domanda.
Qual è il suo mestiere? Per chi lavora?”
“Possiamo dire che sono in missione.”
“Che genere di missione?” chiese, allora, Castiel.
Gli occhi di Dean abbandonarono Castiel un istante, qualcosa aveva
distolto la sua attenzione. Infatti, in fondo alla sala aveva
riconosciuto Meg, che aveva la bocca piegata in un sorriso maligno.
“Cosa succede? Non si sente bene?”chiese Castiel,
che si era
accorto che Dean aveva avuto un improvviso cambiamento.
“Non mi chieda nulla,” disse Dean. “Vada
al guardaroba, prenda
il suo cappotto e rientri a casa. La contatterò domani, non
posso
spiegarle niente adesso, sono desolato.”
“Che cosa le succede?” disse Castiel interdetto.
“Vada via, ora!”
Allora, Castiel si alzò e attraversò la sala,
andò al guardaroba e
corse verso gli ascensori. Poi, una volta in macchina, mentre si
dirigeva verso casa, cominciò ad avvertire un intenso
brivido di
malinconia.
POV
DEAN
Quando Meg si sedette al posto lasciato vuoto da Castiel, Dean
strinse i pugni.
“Allora, come vanno i nostri affari?” chiese la
donna giovale.
“Che cavolo ci fai tu qui?” Chiese Dean arrabbiato,
ignorando la
domanda dell'altra.
“Sono la responsabile delle comunicazione e devo sapere come
procede la missione. E quindi sono qui per comunicare con te.”
“Non devo renderti conto di nulla.”
“Dean, Dean, andiamo! Chi sta parlando di
contabilità? Sono qui
per informarmi della salute del mio pupillo e quello che ho visto mi
ha fatto molto piacere.”
“Se è tutto quello che dovevi dire. Ora puoi anche
andartene.”
“Vi ho osservati per tutta la sera e ho visto come l'hai
incantato
con le tue romanticherie. E devo riconoscere che al momento del
dessert ero impressionata! Perché lì hai sfiorato
il genio! Ho
capito il tuo piano e approvo in pieno.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che sono d'accordo con la tua tattica di irretire e far
innamorare
l'agente del nostro nemico. E se continui così, riuscirai a
stordirlo talmente bene, che non si accorgerà nemmeno della
pugnalata, che sono sicura, gli infliggerai al momento
giusto!”
disse la donna con gli occhi che le brillavano di malvagità.
Poi Meg
continuò dicendo: “sono venuta anche per dirti di
riaccendere il
cercapersone. Ti hanno cercato! La persona che hai incontrato poche
ore fa desidera concludere l'affare questa sera stessa.”
Dopo che ebbe ascoltato l'orrenda Meg, Dean si alzò e se ne
andò
non riuscendo più a sopportarla.
POV
CASTIEL
Castiel decise di dirigersi alla Torre, perché aveva bisogno
di
parlare con il Signore, ma lui era molto impegnato e quindi sarebbe
dovuto passare più tardi. Allora, il ragazzo decise di
dirigersi al
parco del Golden Gate e fare una passeggiata per schiarirsi le idee.
Lì, venne raggiunto dal suo capo, che si sedette affianco a
lui su
una panchina.
“Hai chiesto di vedermi?”
“Non volevo disturbarla.”
“Tu non disturbi mai. Allora cosa vuoi chiedermi?”
“Passiamo il nostro tempo a predicare l'amore, ma noi angeli
abbiamo solo teorie. Allora, Signore, io vorrei sapere che
cos'è
veramente l'amore sulla terra?”
Egli guardò il cielo e poi rispose alla domanda di Castiel.
“ È la cosa più bella che abbia
inventato! L'amore è una
particella di speranza, l'eterno rinnovarsi del mondo, il sentiero
della promessa. Ho creato la differenza affinché
l'umanità coltivi
l'intelligenza, un mondo omogeneo sarebbe triste da morire! E poi la
morte non è che un momento della vita per colui o colei che
ha
saputo amare ed essere amato.”
“Allora la storia del Bachert è vera?”
chiese Castiel.
“Una bella idea, vero? Che colui o colei che trova la sua
metà
diventi l'essere più completo dell'intera
umanità. L'uomo non è
completo da solo, ma diviene completo solo quando scopre l'amore.
D'altronde se fosse stato completo da solo, ne avrei creato uno, non
miliardi. Forse ha ragione chi dice che la creazione umana è
imperfetta, ma non c'è nulla di più perfetto di
due persone che si
amano.”
“Adesso ho capito,” disse Castiel sorridendo.
Allora, il Signore si avvicinò lentamente a Castiel e poi
gli posò
la mano destra sulla testa e gli disse dolcemente e con tono paterno:
“Ti confido una gran segreto, la sola e unica domanda che mi
pongo
dal primo giorno è questa: sono stato veramente io a
inventare
l'amore o è l'amore che mi ha inventato?”
Poi dopo aver sorriso dolcemente al suo protetto, Dio si
alzò e
borbottando sparì nel nulla. Allora Castiel rimase ancora un
istante
a guardare il punto dove era scomparso suo padre, dopo di che
raggiunse la macchina e lasciò il parco. Nel frattempo sulla
collina
di Nob Hill, una campana suonava undici rintocchi.
POV
DEAN
Dopo aver lasciato il ristorante, Dean si diresse al porto.
Fermò la
macchina e scese lasciando la portiera aperta. Rimase fermo immobile,
sospirò profondamente e rinunciò. Con la testa
che girava, si
allontanò di qualche passo. Si sporse sopra l'acqua e
vomitò.
“Non ha l'aria di andare tanto veloce!”
Dean si rialzò e vide il giovane barbone che gli porgeva un
fazzoletto. Dopo aver esitato un secondo, Dean lo prese e si
ripulì
la bocca.
“Stomaco in subbuglio?” domando Adam.
“No!” rispose Dean.
“Allora qualche contrarietà?”
“E tu? Come va la gamba.”
“Come tutto il resto, alla grande!”
“Allora vai a farti fare la medicazione, prima che si
infetti,”
disse Dean mentre si allontanava.
Adam lo guardò dirigersi verso i vecchi stabilimenti a un
centinaio
di chilometri da lì. Dean salì i gradini della
scala e avanzò
lungo la facciata del primo piano ed entrò nell'unico
ufficio
presente in quel piano.
POV
CASTIEL
Castiel non aveva voglia di rientrare a casa, perché aveva
bisogno
di stare da solo. Allora decise di dirigersi al porto. Una volta
giunto a destinazione, cominciò a camminare tra le banchine
e si
diresse verso il luogo dove era avvenuto l'incidente e una volta
lì
venne raggiunto dal suo amico Adam.
“Ci sono affezionato a questo vecchio rottame, stiamo qui
dallo
stesso giorno.” disse Adam.
“Non ho niente contro di lui, ma se le sue scale fossero
state più
solidi mi piacerebbe di più!”
“Il materiale non centra in questo incidente.”
“Come fai a saperlo?”
“Qui hai dock si sa sempre tutto di tutti. E la notizia
dell'incidente a fatto il giro del porto in pochissimo tempo e se si
mettono insieme le cose sentite di qua e di là, il quadro
alla fine
risulta molto chiaro.”
“Allora sai cosa è successo?” chiese
Castiel sorpreso.
“È tutto lì il mistero. Se si fosse
trattato di un ragazzo,
sarebbe stato facile credere ad un momento di distrazione, ma Rufus
era un veterano qui e quindi nessuno crede che lui sia precipitato da
solo.”
“E se avesse avuto un malore?”
“Possibile, ma resta comunque da capire perché
avrebbe dovuto
averlo.”
“Tu ti sei fatto un'idea, non è
vero?”chiese Castiel.
“Forse, ma comincio ad avere freddo, che ne pensi se ci
spostiamo
ed andiamo verso gli uffici, lì il clima è
più mite.”
Castiel annuì e i due si rifuggirono sotto la tettoia che
costeggiava il palazzo che ospitava gli uffici. Adam si
spostò di
qualche passo per piazzarsi proprio sotto l'unica finestra illuminata
a quell'ora tarda.
“Ecco, qui si sta benissimo,” disse Adam,
“si sta molto meglio
di dove stavamo prima.”
Si sedettero ai piedi del muro e Castiel richiese ad Adam la sua
teoria sull'incidente dello scaricatore.
“Io non so niente ma, se ascolti, è possibile che
questa leggera
brezza ci racconti qualcosa.”
Castiel aggrottò le sopracciglia, ma Adam gli
posò un dito sulle
labbra. Nel silenzio della notte Castiel udì la voce
profonda ed
inconfondibile di Dean risuonare nell'ufficio sopra le loro teste.
POV
DEAN
Smith era seduto su una sedia vicino ad un tavolo in formica
dell'ufficio Jim Caravel, direttore immobiliare del porto, e spinse
un piclo davanti al direttore, che era seduto davanti a Dean.
“Un terzo ora, un terzo quando il vostro consiglio
d'amministrazione avrà votato l'espropriazione dei dock e un
terzo
al momento in cui firmerò il documento che mi dà
l'esclusiva sui
terreni,” disse il vicepresidente.
“Siamo d'accordo che i vostri amministratori dovranno
riunirsi
prima della fine di questa settimana,” aggiunse Dean.
“C'è pochissimo tempo!” gemette l'uomo
che non aveva ancora
preso il pacchetto.
“Le elezioni sono vicine! Il sindaco sarà
entusiasta di annunciare
la trasformazione di una zona inquinata in una di lusso.
Sarà come
un dono caduto dal cielo!” rincarò Dean, spingendo
il pacchetto
nelle mani di Caravel. “Il suo lavoro non dovrebbe essere
così
complicato!”
Dean si alzò per avvicinarsi alla finestra che sbatacchiava
e
aggiunse: “e dal momento che presto non avrà
più bisogno di
lavorare potrà anche rifiutare la promozione che le
offriranno per
ringraziarla di averli fatti arricchire...”
“Per aver trovato una soluzione ad una crisi, che
scoppierà
inevitabilmente.” disse il direttore mentre passava una busta
bianca a Smith. “In questo documento è elencato il
valore di ogni
lotto, se aumenterà il prezzo del dieci percento gli
amministratori
non potranno rinunciare.”
“E sia.” rispose Zaccaria.
“Allora, al più tardi di venerdì li
avrò riuniti.” rispose
Caravel mentre prendeva la busta con i soldi.
Lo sguardo di Dean che vagava sul vetro fu attratto dall'ombra
leggera che fuggiva in basso. Quando Castiel salì sull'auto,
gli
sembrò che lo guardasse dritto negli occhi. Le luci
posteriori della
Ford svanirono lontani e Dean abbassò la testa.
“Non ha mai dei rimorsi, Caravel?”
“Non sarò io a provocare questo
sciopero!” rispose lui lasciando
l'ufficio.
Dean declinò l'invito di Zaccaria ad accompagnarlo e rimase
solo.
Le campane della cattedrale batterono la mezzanotte, mentre Dean
indossava la giacca e fece scivolare le mani in tasca. Aprendo la
porta, accarezzò con la punta delle dita la copertina di un
piccolo
libro che aveva trovato per caso e che qualcosa nascosta dentro di
lui gli impediva di abbandonarlo. Sorrise, contemplò le
stelle e
recitò:
“Che ci siano delle luci nel firmamento per separare il
giorno
dalla notte...e che servano come indicazione per separare la luce
dalle tenebre.”
Dio vide che questa era cosa buona.”
E
fu sera e fu mattino....
Continua....
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