Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: desme    30/07/2013    2 recensioni
Questa storia non é mia ma ho letto un bellissimo libro di Marc Levy "Sette giorni per l'eternità" , che amo tantissimo e ho deciso di condividerlo con voi. L'ho fatto perchè volevo rendere Destiel una storia che amo. Quindi ho trasformato una storia etero in una storia con una coppia omosessuale.
Auguro buona lettura a tutti!!!
***********************************************************************
uno è diabolicamente astuto e terribilmente affascinante. L'altro è divinamente bello e altruista. I loro Capi li metto l'uno contro l'altro. La posta in gioco? Il destino dell'umanità...
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fandom: Supernatural.

Pairing: Castiel/Dean

Rating: Giallo.

Charapter: 3/8.

Beta: waytotheend

Genere: Angst, Introspettivo, Romantico, Malinconico, AU.

Warning: Sesso descrittivo, Slash, descrizioni macabre, linguaggio abbastanza forte.

Words: 5785

Summary: uno è diabolicamente astuto e terribilmente affascinante. L'altro è divinamente bello e altruista. I loro Capi li metto l'uno contro l'altro. La posta in gioco? Il destino dell'umanità.....

Desclamers: Questa storia è stata scritta basandosi sullo stupendo libro di Marc Levy “Sette giorni per l'eternità”. I personaggi che utilizzo non appartengono a me, ma al telefilm Supernatural, ai suoi autori e a tutti gli aventi diritti. Io non ricavo nulla da questo.

Note: è la prima storia in assoluto che scrivo su Supernatural e spero di non fare un completo disastro. Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori di ortografia. Ogni commento sarà estremamente gradito e sono ben accette anche le critiche, purché costruttive.

Dedica: Ringrazio la mia sorellina per spronarmi continuamente a scrivere e il mio fratellino per essere il mio sostegno continuo. Questa storia la dedico a voi due, che siete le mie rocce.

N.B: Chiedo infinitamente scusa per non aver aggiornato per tanto tempo, ma ho avuto un anno difficile pieno di cambiamenti, abbandoni, tradimenti e studio, tantissimo fino a non poterne più. Adesso che sembra essere tutto passato, ho deciso di riprendere questa storia che ormai mi è entrata nel cuore.

Inoltre ringrazio noncisonopoteribuoni2, Chartatraux e nakashima per aver recensito la storia.
Vi ringrazio per i complimenti e per i suggerimenti, che sono sempre i benvenuti. Ho provato a rendere più chiari i passaggi tra i vari punti di vista, mi auguro che adesso sia tutto più chiaro e che questo capitolo vi piaccia.

Buona lettura a tutti!!!!

Spero che i prossimi capitoli possano piacervi. Buona lettura!!!!



Sette giorni per l'eternità

Terzo giorno

POV DEAN

Desiderava prendere il lenzuolo, ma la mano lo cercava in vano. Dean aprì un occhio e guardò il display della sveglia che segnava le sei e mezza. Di fianco a lui, il cuscino stropicciato giaceva solitario. Si alzò e si diresse nel salottino, nudo come un verme. Lisa, avvolta nel lenzuolo, sgranocchiava una mela, pescata dal cesto della frutta.

“Ti ho svegliato?” Domandò.

“In un certo senso, sì. C'è del caffè?”

“Mi sono presa la libertà di ordinarlo al servizio in camera, faccio una doccia e me ne vado.”

“Ti pregherei di farla a casa tua, perché sono molto in ritardo.” rispose il biondo.

Lisa restò interdetta. Si diresse nella camera e si vestì in fretta per poi dirigersi verso l'ingresso. La testa di Dean sbucò dal bagno.

“Non vuoi il caffè?”

“No, lo prendo da me, grazie per la mela!”

“Figurati. Se ne vuoi un'altra, prendila pure.”

“No, sto bene così. Grazie per la bella serata. Ci vediamo.” Rispose la donna mentre spostava la catenella di sicurezza e girò la maniglia. Dean le si avvicinò.

“Posso farti una domanda?”

“Dimmi.”

“Quali sono i tuoi fiori preferiti?”

“Dean, tu hai molto gusto, peccato che il tuo gusto risulti pessimo per il resto del mondo. Abbiamo passato una bella serata, ma finiamola qui.”

“Si, va bene, ma prima di andartene dimmi qualcosa dei fiori!”

Visibilmente esasperata, Lisa respirò profondamente e poi disse: “non si chiedono questa cose all'interessata e tu dovresti saperlo!”

“Certo che lo so, ma non sei tu l'interessata!” Rispose il demone con l'aria di un monello.

La donna si girò e andò via e il biondo dal fondo del corridoio la sentì urlare: “un cactus così ti ci puoi sedere sopra!”



POV CASTIEL

“Non hai chiuso occhio, stanotte.”

“Dormo sempre poco.”

“Castiel, che cosa ti preoccupa?”

“Niente, Jo. Sta tranquilla.”

“Non mi inganni! Su sputa il rospo!”

“Ho troppo lavoro, e non so nemmeno da che parte cominciare ed ho una tremenda paura di non essere all'altezza di quello che ci si aspetta da me.”

“E' la prima volta che ti sento così insicuro di te!”

L'angelo decise di non rispondere, ma andò nella cucina per preparare la colazione per entrambi. Poi tornò nel salotto e mentre stava mangiando sbottò dicendo: “Ieri sera ho rivisto il tizio dell'orchidea!”

“Oh, non riuscite proprio a stare separati!”

“Non essere sciocca. Per un puro caso, stavamo cenando nello stesso ristorante e lui era pure in compagnia di una donna.”

“Che genere di donna?”

“Una mora.”

“Si ma che tipo?”

“Del genere sono qui e sono tutta tua e credimi passerai una notte indimenticabile con me.” Disse il moro ironico e l'amica scoppiò a ridere.

“Vi siete parlati?”

“Più o meno. Ha detto che era una giornalista.”

Castiel raccolse le sue cose e stava per uscire, quando la voce di Jo, dopo che aveva aperto il giornale, lo richiamò: “non ha mentito!”

“Che cosa stai dicendo?” Chiese Castiel ritornando verso la bionda.

L'amica gli porse il giornale che conteneva l'intervista di Dean con la giornalista e una foto che ritraeva entrambi.

“Questo non cambia il fatto che sia un completo idiota!”

“No, certo. E non cambia neanche il fatto che ti piace.” Rispose Jo sorridendo.

Il moro sbuffo e si girò per uscire, quando la voce dell'amica lo bloccò: “quando lo rivedrai?”

“Oggi a pranzo. Non fare quella faccia, mi ha estorto la promessa di uscire con lui. E mantengo sempre le promesse che faccio.”

“Certo.” Rispose la ragazza sorridendo, e ogni altra sua parola fu fermata dal rumore di un clacson dalla strada.

Castiel, allora si affacciò e vide che era arrivato Dean e dopo aver salutato la sua amica, scese rapidamente le scale e poi raggiunse la macchina dove l'altro si tolse gli occhiali da sole e gli rivolse un sorriso smagliante.

Castiel non aveva fatto in tempo a chiudere la porta della Porche che Dean si era già lanciato all'assalto delle colline di Pacific Heights. L'auto entrò in Presidio Park, lo attraversò e si lanciò sulla bretella che conduceva al Golden Gate. Dall'altra parte della baia, le colline di Tiburon emergevano appena dalla nebbia autunnale.

“La porterò a pranzare in riva al mare!” urlò Dean nel vento. “Nel ristorante dove cucinano i granchi migliori della zona! Le piacciono i granchi, vero?”

Castiel annuì educatamente. Il vantaggio, quando non si ha nessun bisogno di nutrirsi, è che si può scegliere senza problemi quello che non si mangerà.

L'aria era incantevolmente calda, l'asfalto si srotolava sotto le ruote della vettura e la radio trasmetteva una musica ammaliatrice. Quell'attimo di presente assomigliava così tanto a un pezzetto di felicità da trarre in inganno. Non rimaneva altro che restare al gioco. L'automobile abbandonò la superstrada e imboccò una strada stretta le cui curve si snodavano fino al porto peschereccio di Sausalito. Dean parcheggiò di fronte al molo.

I due uscirono dall'abitacolo e cominciarono a camminare sul marciapiede che costeggiava il mare. Quando giunsero di fronte al ristorante, scelto dal biondo, entrarono e furono guidati da una cameriera verso un tavolo sulla terrazza. Dean invitò Castiel a sedersi di fronte al mare e ordinò del vino, mentre l'altro prese un pezzetto di pane per lanciarlo a un gabbiano appollaiato sulla balaustra che lo spiava con lo sguardo. L'uccello acchiappò il boccone al volo e si lanciò nel cielo attraversando la baia a grandi colpi di ali.



POV ADAM

Nel frattempo, a qualche chilometro di distanza, sulla riva opposta, Adam misurava a grandi passi la banchina. Aveva l'aria turbata come i flutti, il suo umore era altrettanto agitato. Un'auto della polizia che risaliva il porto a sirena spiegata e si stava dirigendo verso la città, lo distolse dai suoi tristi pensieri. A Chinatown una rissa era degenerata in una sommossa e tutte le unità erano state chiamate in aiuto.

Adam aggrottò la fronte, borbottò e tornò sotto il suo arco. Seduto su una cassa di legno, rifletteva per cercare di capire che cosa lo contrariava. Un foglio di giornale portato dal vento si fermò su una pozzanghera proprio di fronte a lui. Il foglio si impregnò d'acqua e poco a poco la foto di Dean apparve in trasparenza, al contrario. A Dean non piacque affatto il brivido che gli percorse la schiena.





POV DEAN E CASTIEL

La cameriera appoggiò sul tavolo una pentola fumante piena di granchi. Dean servì Castiel e gettò una rapida occhiata ai bavagli che accompagnavano lo sciacquadita. Ne offrì uno a Castiel, ma lui rifiutò. Anche Dean rinunciò a legarsene uno al collo.

“Devo convenire che il bavaglino non è un accessorio che dona molto. Lei non mangia?” chiese Dean.

“No, credo proprio di no.”

“Non sarà vegetariano!”

“Ammetto che l'idea di mangiare dei poveri e innocenti animali mi atterrisce.”

“E' nella natura delle cose.”

“Già.” sussurrò Castiel poco convinto.

“Tutte le creature della terra ne mangiano delle altre per sopravvivere.”

“Si, ma i granchi non hanno fatto nulla di male. Sono desolato.” rispose Castiel mentre allontanava da sé il piatto che lo turbava.

“Lei si sbaglia, è la natura che vuole così. Se i ragni non si nutrono di insetti, sarebbero gli insetti a nutrirsi di noi.”

“Appunto, i granchi sono come dei grossi ragni, quindi bisogna lasciarli in pace.”

Dean non rispose, ma si girò per chiamare la cameriera. E quando arrivo le chiese di portare la carta dei dessert e, molto gentilmente, disse che aveva terminato.

“Non vorrei impedirle di mangiare.” Disse Castiel arrossendo.

“A questo punto, mi ha convinto ad appoggiare la causa dei crostacei!”

Dean aprì il menu e indicò un dolce al cioccolato. E questa volta Castìel si sforzò di mangiare almeno questo.

Poi, curioso di verificare la sua teoria a proposito degli Angeli Verificatori, Castiel cominciò ad interrogare Dean sui suoi reali compiti, ma egli eluse la risposta. C'erano altri argomenti che Dean sperava di dividere con l'altro, come ad esempio cosa facesse quando non lavorava al porto o come trascorreva del tempo libero.

A Castiel l'espressione tempo libero sembrava molto strana, forse perché lui non ne aveva mai avuto.

Infatti, al di fuori delle ore al porto, lui collaborava con diverse associazioni, insegnava ai bambini non vedenti, si occupava dei bambini ricoverati in ospedale e delle persone anziane. Adorava passare le sue ore con gli anziani perché secondo lui le rughe della vecchiaia formavano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro segni.

Dean lo guardò affascinato.

“Veramente fa tutto questo?”

“Si!”

“Ma perché?”

Castiel decise di non rispondere a questa domanda. Dean trangugiò l'ultimo sorso di caffè e ne ordino un altro. Impiegò molto tempo a bere perché non voleva che la loro conversazione avesse fine, non adesso, non ora. Per questo propose a Castiel di andare sulla spiaggia a fare due passi e l'altro accettò.

I due stavano passeggiando tranquillamente sulla spiaggia deserta a causa del cattivo tempo che da poco aveva deciso di travolgere la tranquillità del cielo, mentre un gigantesco gabbiano sembrava correre sull'acqua alla ricerca dello slancio per spiccare il volo.

Castiel rimase affascinato dal gabbiano e non si accorse nemmeno che l'aria carica di spruzzi d'acqua lo stava frustando sul viso e quando se ne rese conto, cominciò a ridere di gusto.

“Perché ride?” domando Dean incuriosito.

“Non lo so:”

“Allora, la prego di non smettere. È una cosa che le dona molto.”

“E' qualcosa che dona a tutti.”

Una pioggia fine incominciò a cadere, bucherellando la sabbia di piccoli crateri.

“Guardi, non sembra di stare sulla luna?” chiese Castiel sorridendo.

“Si, un po'”

“Sembra triste, tutt'a un tratto.”

“E' solo che vorrei che il tempo si fermasse.”

Castiel abbassò lo sguardo, profondamente colpito da queste parole, e continuò a camminare.

Dean si girò su se stesso per camminare guardandolo. Continuò a procedere all'indietro, precedendo i suoi passi. Castiel si divertiva a posare i piedi esattamente sulle sue orme.

“Non sono capace di esprimere certe cose,” disse Dean con il tono di un bambino.

“E allora stia zitto."

All'improvviso il vento si alzò e Castiel cominciò a tremare leggermente per il freddo. Dean, allora, si tolse la giacca di pelle e dopo avergli chiesto il permesso glie la fece indossare.

“È buffo, di colpo sembra essere diventato timido.” disse l'angelo sorridendo.

“ Non me ne sono reso conto.”

“Allora non smetta, è una cosa che le dona molto.”

Dean si avvicinò a Castiel e l'espressione dei loro volti cambiò.

Castiel avvertì nel profondo del proprio petto qualcosa che non gli apparteneva, un sottile pulsare che rimbombava sino alle sue tempie. Le dita di Dean tremavano delicatamente mentre si trattenevano sulla guancia di Castiel con la promessa di una fragile e timida carezza.

“Vorrei rivederla,” disse Dean.

“Anch'io, forse in un luogo più asciutto, ma anch'io,” rispose Castiel.

Dato che il tempo continuava a peggiorare, i due tornarono al ristorante e si rifugiarono sotto le tegole della tettoia della terrazza e guardarono insieme l'acqua che tracimava dalla grondaia.

“Quando potrò rivederla?” domando Dean.

“Lei da che mondo viene?”

L'altro esitò un istante, ma poi rispose: “qualcosa tipo l'inferno!”

Castiel esitò a sua volta. Poi lo scrutò con attenzione e sorrise.

“È quello che dicono arrivando qui tutti quelli che hanno vissuto a Manhattan.”

Il tempo stava peggiorando sempre di più, era in arrivo una forte tempesta e loro per capirsi dovevano gridare. Poi Castiel prese la mano di Dean e dolcemente disse:

“Presto mi contatterà. Mi chiederà come sto e nel corso della conversazione mi chiederà un appuntamento. Allora le risponderò che devo lavorare e che sono occupato, quindi mi suggerirà un altro momento e io le dirò che va bene perché avrò appena annullato qualcosa.”

Un altro lampo oscurò il cielo ormai diventato completamente nero. Sulla spiaggia il vento soffia a raffiche. Sembrava la fine del mondo.

“Non vuole che cerchiamo un posto più sicuro?” domandò Castiel.

“Come sta?” fu l'unica risposta di Dean.

“Bene! Perché?” domando l'altro stupito.

“Perché avrei voluto invitarla a trascorrere il pomeriggio con me...ma lei non è libero, ha del lavoro, è molto occupato. Forse potrebbe vedermi questa sera a cena?”

Castiel sorrise, mentre Dean lo trascinò verso la macchina. Il mare ingrossato sfiorava ormai il marciapiede deserto. Il rumore assordante della tempesta si soffocò quando loro furono finalmente al riparo e si misero in marcia sotto la pioggia battente. Dean accompagnò Castiel davanti ad un garage, per ritirare la sua macchina e poi dirigersi al porto, come lui gli aveva chiesto. Prima di lasciarlo, guardò il suo orologio, mentre Castiel si affacciò al finestrino.

“Per stasera avrei un impegno, ma cercherò di annullarlo, la chiamerò sul cellulare.”

Dean sorrise, fece manovra e Castiel lo seguì con lo sguardo, fino a quando la macchina non fu sparita nel flusso di Van Ness Avenue.



POV DEAN

“Devo parcheggiare la sua auto, signore?”

Dean sobbalzò e alzò la testa, vide che il ragazzo del parcheggio lo stava fissando in modo strano.

“Perché mi guarda in quel modo?” Chiese Dean stizzito.

“È stato fermo immobile nella sua auto per cinque minuti e allora mi sono detto...”

“Che cosa si è detto?”

“Ho creduto che non si sentisse bene, soprattutto quando ha appoggiato la testa sul volante.”

“Le consiglio di non credere, si risparmierà moltissime delusioni!”

Dean uscì dalla macchina e lanciò le chiavi al giovane.

Entrò nell'edificio e si diresse verso l'ufficio del vicepresidente Smith, che lo accolse a braccia aperte.

Mio caro Dean, incontrarla è stata proprio una benedizione!”

“Se vuole chiamarla così,” disse Dean caustico mentre chiudeva la porta dell'ufficio, per poi avanzare verso il vicepresidente e sistemarsi su una poltrona. Smith gli agitò davanti il giornale della mattina.

“Faremo grandi cose insieme.”

“Non ne dubito.”

“Non si sente bene?”

Dean, a quelle parole, sospirò e Zaccaria avvertendo la sua esasperazione decise di sorvolare sulla questione e cominciò ad agitare allegramente di nuovo il giornale su cui era pubblicato l'articolo di Lisa.

“Questo articolo è formidabile! Non avrei potuto fare di meglio.”

“È già stato pubblicato?”

“Questa mattina! Come mi aveva promesso la giornalista. È deliziosa non trova? Deve aver lavorato praticamente tutta la notte.”

“Praticamente, sì.”

Poi i due uomini lasciarono perdere l'articolo e il vicepresidente raccontò a Dean come era andata la cena di lavoro della sera precedente e di come aveva comunicato ai suoi collaboratori che aveva l'intenzione di creare all'interno del Gruppo un nuovo settore che si sarebbe chiamato Divisione Innovazione e il fine di questa unità sarebbe stato quello di mettere a punto degli strumenti commerciali inediti per conquistare nuovi mercati. E proseguendo il discorso, Zaccaria fu felice di puntualizzare che la competizione che inevitabilmente si sarebbe venuta a creare con il suo socio non avrebbe fatto del male all'azienda, anzi sarebbe servita per rimodernare il tutto.

Sentendo queste parole Dean penso che sicuramente Giuda non invecchierà mai...dato che sa persino moltiplicarsi.

“Lei condivide il mio discorso, Dean?”

“Pienamente,” rispose lui annuendo.

Dean era al settimo cielo, perché le intenzioni di Smith andavano molto al di là delle sue speranze e lasciavano presagire l'ottima riuscita del suo piano.

Ora, all'ambizioso vicepresidente mancava solo un mercato prestigioso che lo avrebbe aiutato ad ottenere il potere e il prestigio che tanto sognava. Allora, Dean passò all'uomo il dossier che aveva portato con sé e che spiegava che la zona migliore dove poter agire era il porto.

“Dove vuole arrivare?” domandò Zaccaria.

Dean sorrise maliziosamente e spiegò un foglio dove leggeva 'Porto di San Francisco, Dock 46'.

“All'attacco dell'ultimo baluardo!”

Il vicepresidente voleva un trono e lui gli offriva una consacrazione!

Poi, Dean cominciò a spiegare il suo piano nei dettagli, che consisteva nell'approfittarsi della situazione precaria in cui attualmente versavano i Dock.

“Nella busta blu troverà una dettagliata scheda informativa sul progetto e sull'uomo giusto che può aiutarci a portare dalla nostra parte gli uomini che lavorano al porto. Cerchi di ottenere al più presto un incontro tra me e lui. Scelga un luogo molto riservato e mi lasci fare il resto.” Disse Dean, alla fine della sua lunga spiegazione, poi si alzò e si diresse verso la porta e uscì dall'ufficio, non aspettando nemmeno la risposta di Smith.

Raggiunse l'ascensore, che era già al piano, ma Dean lo lasciò ripartire a vuoto. Tirò fuori il cellulare, lo accese e compose febbrilmente il numero della segreteria telefonica.

“Non ci sono nuovi messaggi.” ripeté due volte la voce metallica del telefonino.

Riattaccò e cercò sul menù la voce SMS, ma non c'erano nuovi messaggi. Rimise a posto il cellulare ed entrò nell'ascensore, che era ritornato al suo piano. Quando uscì nel parcheggio, si rese conto che era tormentato da qualcosa che non riusciva ad identificare, un sottile pulsare dal profondo del suo petto che rimbombava fino alle tempie.



POV CASTIEL

La riunione con i vertici dei Dock andava avanti da più di due ore, poiché le ripercussioni dell'incidente del giorno prima stavano assumendo delle proporzioni inquietanti, anche a causa del fatto che l'uomo era ancora in rianimazione. Ogni ora, John telefonava all'ospedale per informarsi sulle sue condizioni, sperando che lo scaricatore non morisse, altrimenti nessuno avrebbe potuto più controllare la rabbia che si sarebbe abbattuta sulle banchine.

Quando il capo dei sindacati si alzò per prendersi un caffè, Castiel ne approfittò per lasciare discretamente la sala in cui si svolgeva il dibattito. Poi, dato che il tempo era finalmente migliorato, uscì dall'edificio e si allontanò di qualche passo per nascondersi dietro ad un container. Al riparo da sguardi indiscreti, compose un numero sul cellulare. L'annuncio sulla segreteria era breve e coinciso: “Dean” seguito immediatamente dal bip.

“Sono Castiel, questa sera sono libero, mi richiami per dirmi dove ci incontreremo. A presto.”

Riattaccando, guardò il suo telefono e, senza una ragione, sorrise.

Al termine del pomeriggio, i dirigenti insieme ai delegati del sindacato avevano finalmente preso la loro decisione ad unanimità. Avevano bisogno di più tempo per vederci più chiaro. La commissione di inchiesta avrebbe reso nota la causa dell'incidente solo a notte fonda e i dottori aspettavano di vedere quali sarebbero state le condizioni dello scaricatore il mattino successivo, per decidere se l'uomo sarebbe sopravvissuto.

In conseguenza di tutto ciò, la seduta fu tolta e rimandata all'indomani. John avrebbe convocato i membri della commissione appena avesse ricevuto i due rapporti, e immediatamente dopo si sarebbe svolta un'assemblea generale.

Castiel aveva bisogno di prendere un po' d'aria e allora si concesse qualche minuto di pausa per camminare lungo la banchina. E Mentre passeggiava fu raggiunto da Adam, che sembrava stare meglio.

“Come va la tua gamba?”

“Meglio.”

“Sei andato a farti medicare?”

“E tu come stai?”

“Diciamo che questa riunione, che non finiva più, mi ha fatto venire mal di testa. Ma non cercare di cambiare discorso, ora vado a prendere la macchina e ti porto a fare la medicazione.” disse Castiel, per poi andare a prendere la macchina e portare Adam all'ospedale.

Dopo aver riaccompagnato il vagabondo al porto, Castiel si diresse verso casa. Con una mano guidava e con l'altra cercava il cellulare. Doveva essere caduto nella sua borsa dei documenti. Appena riuscì a ritrovarlo, vide che c'era un messaggio di Dean, che gli comunicava che sarebbe passato a prenderlo a casa alle sette e mezza. Lui guardò l'orologio e si accorse che gli restava solo mezz'ora per arrivare a casa, salutare le sue amiche e cambiarsi.

Avrebbe dovuto correre.





POV DEAN E CASTIEL

Dopo essersi preparato di corsa, Castiel si mise al volante della sua macchina e si diresse verso il luogo del suo appuntamento, poiché Dean gli aveva inviato un messaggio nel quale gli diceva di essere dispiaciuto, ma non poteva andare a prenderlo e lo pregava di raggiungerlo verso le 20 all'ultimo piano dell'edificio della Bank of America su California Street.

Castiel abbandonò l'auto all'ingresso del parcheggio e ringraziò il fattorino in livrea rossa che gli tendeva un biglietto. Poi Castiel si diresse verso l'atrio, dove, dopo la chiusura degli uffici, solo i bar e il ristorante erano aperti.

Si diresse con passo sicuro verso l'ascensore, quando avvertì una sensazione di aridità invadergli la bocca. Per la prima volta in vita sua, Castiel aveva sete e non sapeva spiegarsi la ragione.

Guardò l'orologio per sapere che ora era e vedendo che era in anticipo decise di dirigersi verso un bar prima di salire al ristorante, ma quando stava per entrare, riconobbe il profilo di Dean, seduto ad un tavolino, impegnato in una conversazione con il direttore del settore immobiliare del porto. Turbato, fece marcia indietro e ritornò all'ascensore.

Poco più tardi, il maitre del ristorante guidò Dean al tavolo in cui Castiel lo stava aspettando, il quale si alzò non appena lo vide arrivare e, allora, Dean lo invitò a sedersi di fronte alla vetrata panoramica. Durante la cena, Dean gli pose cento domande alle quali Castiel rispose con mille altre.

Uno apprezzava il menu e mangiava molto, mentre l'altro non toccava quasi nulla, spostando delicatamente le pietanze ai quattro angoli del piatto.

Nel frattempo, le interruzioni del cameriere che portava le varie ordinazioni sembravano durare un eternità per entrambi. E quando si avvicinò ancora, munito di una spazzola e di una paletta per raccogliere le briciole. Dean andò a sedersi vicino a Castiel e soffiò vigorosamente sulla tovaglia.

“Ecco, adesso è tutto pulito! Ci può lasciare soli, grazie di tutto!” disse al ragazzo.

La conversazione riprese subito. Il braccio di Dean si appoggiò lungo il bordo del divanetto, Castiel sentì vicino alla nuca il calore della sua mano.

Il cameriere si avvicinò di nuovo con disappunto di Dean. Depositò di fronte a loro due cucchiai e una porzione abbondante di profitterol al cioccolato e poi il ragazzo se ne andò con discrezione. Poi Dean si sporse verso Castiel e disse:

“Non ha mangiato niente.”

“Mangio molto poco,” rispose abbassando la testa.

“Assaggi questo per farmi piacere, il cioccolato è un pezzo di paradiso in bocca.”

Castiel provò a protestare, ma l'altro non gli lasciò scelta, prese un cucchiaino lo immerse nel dolce e poi lo portò fino alla bocca di Castiel e deposito il cioccolato sulla sua lingua.

Nel petto di Castiel i battiti divennero più forti e lui nascose la sua paura in fondo agli occhi di Dean.

Quando ebbero finito di mangiare il dolce, un cameriere con del vino stava passando vicino al loro tavolo, quando gli cadde una bottiglia che si ruppe in solo sette pezzi. I due ignorarono l'accaduto troppo concentrati nello stare insieme.

Castiel aveva ancora due domande da porre a Dean, ma prima pretese che lui gli promettesse di rispondere senza giri di parole e lui promise.

“Che cosa stava facendo in compagnia del direttore immobiliare del porto?”

“ È strano che me lo domanda.”

“Avevamo detto risposte dirette!”

Dean guardò Castiel, aveva posato la mano sul tavolo, lui avvicinò la sua.

“Era un appuntamento di lavoro.”

“Non è una vera risposta, ma anticipa la mia prossima domanda. Qual è il suo mestiere? Per chi lavora?”

“Possiamo dire che sono in missione.”

“Che genere di missione?” chiese, allora, Castiel.

Gli occhi di Dean abbandonarono Castiel un istante, qualcosa aveva distolto la sua attenzione. Infatti, in fondo alla sala aveva riconosciuto Meg, che aveva la bocca piegata in un sorriso maligno.

“Cosa succede? Non si sente bene?”chiese Castiel, che si era accorto che Dean aveva avuto un improvviso cambiamento.

“Non mi chieda nulla,” disse Dean. “Vada al guardaroba, prenda il suo cappotto e rientri a casa. La contatterò domani, non posso spiegarle niente adesso, sono desolato.”

“Che cosa le succede?” disse Castiel interdetto.

“Vada via, ora!”

Allora, Castiel si alzò e attraversò la sala, andò al guardaroba e corse verso gli ascensori. Poi, una volta in macchina, mentre si dirigeva verso casa, cominciò ad avvertire un intenso brivido di malinconia.



POV DEAN

Quando Meg si sedette al posto lasciato vuoto da Castiel, Dean strinse i pugni.

“Allora, come vanno i nostri affari?” chiese la donna giovale.

“Che cavolo ci fai tu qui?” Chiese Dean arrabbiato, ignorando la domanda dell'altra.

“Sono la responsabile delle comunicazione e devo sapere come procede la missione. E quindi sono qui per comunicare con te.”

“Non devo renderti conto di nulla.”

“Dean, Dean, andiamo! Chi sta parlando di contabilità? Sono qui per informarmi della salute del mio pupillo e quello che ho visto mi ha fatto molto piacere.”

“Se è tutto quello che dovevi dire. Ora puoi anche andartene.”

“Vi ho osservati per tutta la sera e ho visto come l'hai incantato con le tue romanticherie. E devo riconoscere che al momento del dessert ero impressionata! Perché lì hai sfiorato il genio! Ho capito il tuo piano e approvo in pieno.”

“Cosa vuoi dire?”

“Che sono d'accordo con la tua tattica di irretire e far innamorare l'agente del nostro nemico. E se continui così, riuscirai a stordirlo talmente bene, che non si accorgerà nemmeno della pugnalata, che sono sicura, gli infliggerai al momento giusto!” disse la donna con gli occhi che le brillavano di malvagità. Poi Meg continuò dicendo: “sono venuta anche per dirti di riaccendere il cercapersone. Ti hanno cercato! La persona che hai incontrato poche ore fa desidera concludere l'affare questa sera stessa.”

Dopo che ebbe ascoltato l'orrenda Meg, Dean si alzò e se ne andò non riuscendo più a sopportarla.



POV CASTIEL

Castiel decise di dirigersi alla Torre, perché aveva bisogno di parlare con il Signore, ma lui era molto impegnato e quindi sarebbe dovuto passare più tardi. Allora, il ragazzo decise di dirigersi al parco del Golden Gate e fare una passeggiata per schiarirsi le idee.

Lì, venne raggiunto dal suo capo, che si sedette affianco a lui su una panchina.

“Hai chiesto di vedermi?”

“Non volevo disturbarla.”

“Tu non disturbi mai. Allora cosa vuoi chiedermi?”

“Passiamo il nostro tempo a predicare l'amore, ma noi angeli abbiamo solo teorie. Allora, Signore, io vorrei sapere che cos'è veramente l'amore sulla terra?”

Egli guardò il cielo e poi rispose alla domanda di Castiel.

“ È la cosa più bella che abbia inventato! L'amore è una particella di speranza, l'eterno rinnovarsi del mondo, il sentiero della promessa. Ho creato la differenza affinché l'umanità coltivi l'intelligenza, un mondo omogeneo sarebbe triste da morire! E poi la morte non è che un momento della vita per colui o colei che ha saputo amare ed essere amato.”

“Allora la storia del Bachert è vera?” chiese Castiel.

“Una bella idea, vero? Che colui o colei che trova la sua metà diventi l'essere più completo dell'intera umanità. L'uomo non è completo da solo, ma diviene completo solo quando scopre l'amore. D'altronde se fosse stato completo da solo, ne avrei creato uno, non miliardi. Forse ha ragione chi dice che la creazione umana è imperfetta, ma non c'è nulla di più perfetto di due persone che si amano.”

“Adesso ho capito,” disse Castiel sorridendo.

Allora, il Signore si avvicinò lentamente a Castiel e poi gli posò la mano destra sulla testa e gli disse dolcemente e con tono paterno:

“Ti confido una gran segreto, la sola e unica domanda che mi pongo dal primo giorno è questa: sono stato veramente io a inventare l'amore o è l'amore che mi ha inventato?”

Poi dopo aver sorriso dolcemente al suo protetto, Dio si alzò e borbottando sparì nel nulla. Allora Castiel rimase ancora un istante a guardare il punto dove era scomparso suo padre, dopo di che raggiunse la macchina e lasciò il parco. Nel frattempo sulla collina di Nob Hill, una campana suonava undici rintocchi.



POV DEAN

Dopo aver lasciato il ristorante, Dean si diresse al porto. Fermò la macchina e scese lasciando la portiera aperta. Rimase fermo immobile, sospirò profondamente e rinunciò. Con la testa che girava, si allontanò di qualche passo. Si sporse sopra l'acqua e vomitò.

“Non ha l'aria di andare tanto veloce!”

Dean si rialzò e vide il giovane barbone che gli porgeva un fazzoletto. Dopo aver esitato un secondo, Dean lo prese e si ripulì la bocca.

“Stomaco in subbuglio?” domando Adam.

“No!” rispose Dean.

“Allora qualche contrarietà?”

“E tu? Come va la gamba.”

“Come tutto il resto, alla grande!”

“Allora vai a farti fare la medicazione, prima che si infetti,” disse Dean mentre si allontanava.

Adam lo guardò dirigersi verso i vecchi stabilimenti a un centinaio di chilometri da lì. Dean salì i gradini della scala e avanzò lungo la facciata del primo piano ed entrò nell'unico ufficio presente in quel piano.



POV CASTIEL

Castiel non aveva voglia di rientrare a casa, perché aveva bisogno di stare da solo. Allora decise di dirigersi al porto. Una volta giunto a destinazione, cominciò a camminare tra le banchine e si diresse verso il luogo dove era avvenuto l'incidente e una volta lì venne raggiunto dal suo amico Adam.

“Ci sono affezionato a questo vecchio rottame, stiamo qui dallo stesso giorno.” disse Adam.

“Non ho niente contro di lui, ma se le sue scale fossero state più solidi mi piacerebbe di più!”

“Il materiale non centra in questo incidente.”

“Come fai a saperlo?”

“Qui hai dock si sa sempre tutto di tutti. E la notizia dell'incidente a fatto il giro del porto in pochissimo tempo e se si mettono insieme le cose sentite di qua e di là, il quadro alla fine risulta molto chiaro.”

“Allora sai cosa è successo?” chiese Castiel sorpreso.

“È tutto lì il mistero. Se si fosse trattato di un ragazzo, sarebbe stato facile credere ad un momento di distrazione, ma Rufus era un veterano qui e quindi nessuno crede che lui sia precipitato da solo.”

“E se avesse avuto un malore?”

“Possibile, ma resta comunque da capire perché avrebbe dovuto averlo.”

“Tu ti sei fatto un'idea, non è vero?”chiese Castiel.

“Forse, ma comincio ad avere freddo, che ne pensi se ci spostiamo ed andiamo verso gli uffici, lì il clima è più mite.”

Castiel annuì e i due si rifuggirono sotto la tettoia che costeggiava il palazzo che ospitava gli uffici. Adam si spostò di qualche passo per piazzarsi proprio sotto l'unica finestra illuminata a quell'ora tarda.

“Ecco, qui si sta benissimo,” disse Adam, “si sta molto meglio di dove stavamo prima.”

Si sedettero ai piedi del muro e Castiel richiese ad Adam la sua teoria sull'incidente dello scaricatore.

“Io non so niente ma, se ascolti, è possibile che questa leggera brezza ci racconti qualcosa.”

Castiel aggrottò le sopracciglia, ma Adam gli posò un dito sulle labbra. Nel silenzio della notte Castiel udì la voce profonda ed inconfondibile di Dean risuonare nell'ufficio sopra le loro teste.



POV DEAN

Smith era seduto su una sedia vicino ad un tavolo in formica dell'ufficio Jim Caravel, direttore immobiliare del porto, e spinse un piclo davanti al direttore, che era seduto davanti a Dean.

“Un terzo ora, un terzo quando il vostro consiglio d'amministrazione avrà votato l'espropriazione dei dock e un terzo al momento in cui firmerò il documento che mi dà l'esclusiva sui terreni,” disse il vicepresidente.

“Siamo d'accordo che i vostri amministratori dovranno riunirsi prima della fine di questa settimana,” aggiunse Dean.

“C'è pochissimo tempo!” gemette l'uomo che non aveva ancora preso il pacchetto.

“Le elezioni sono vicine! Il sindaco sarà entusiasta di annunciare la trasformazione di una zona inquinata in una di lusso. Sarà come un dono caduto dal cielo!” rincarò Dean, spingendo il pacchetto nelle mani di Caravel. “Il suo lavoro non dovrebbe essere così complicato!”

Dean si alzò per avvicinarsi alla finestra che sbatacchiava e aggiunse: “e dal momento che presto non avrà più bisogno di lavorare potrà anche rifiutare la promozione che le offriranno per ringraziarla di averli fatti arricchire...”

“Per aver trovato una soluzione ad una crisi, che scoppierà inevitabilmente.” disse il direttore mentre passava una busta bianca a Smith. “In questo documento è elencato il valore di ogni lotto, se aumenterà il prezzo del dieci percento gli amministratori non potranno rinunciare.”

“E sia.” rispose Zaccaria.

“Allora, al più tardi di venerdì li avrò riuniti.” rispose Caravel mentre prendeva la busta con i soldi.

Lo sguardo di Dean che vagava sul vetro fu attratto dall'ombra leggera che fuggiva in basso. Quando Castiel salì sull'auto, gli sembrò che lo guardasse dritto negli occhi. Le luci posteriori della Ford svanirono lontani e Dean abbassò la testa.

“Non ha mai dei rimorsi, Caravel?”

“Non sarò io a provocare questo sciopero!” rispose lui lasciando l'ufficio.

Dean declinò l'invito di Zaccaria ad accompagnarlo e rimase solo.

Le campane della cattedrale batterono la mezzanotte, mentre Dean indossava la giacca e fece scivolare le mani in tasca. Aprendo la porta, accarezzò con la punta delle dita la copertina di un piccolo libro che aveva trovato per caso e che qualcosa nascosta dentro di lui gli impediva di abbandonarlo. Sorrise, contemplò le stelle e recitò:

“Che ci siano delle luci nel firmamento per separare il giorno dalla notte...e che servano come indicazione per separare la luce dalle tenebre.”

Dio vide che questa era cosa buona.”



E fu sera e fu mattino....



Continua....



































  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: desme