Ritorno alla Zeus J.H.

di Black_Sky
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AFURO POV

Mi sveglio con un grande mal di testa. Mi guardo in giro: sono in una stanza piccola e scura, con un armadio piccolo e verniciato male, una tenda logora non fa passare la luce della mattina che entra da una piccolissima finestra.

Mi alzo dal letto sul quale sono sdraiato e vedo per terra uno dei due ragazzi della sera prima.

Quello con i capelli blu ha una benda sulla testa e una attorno al petto.

Dei passi si avvicinano così mi risdraio sul letto dove ero steso prima di svegliarmi e chiudo gli occhi.

Sono rigidissimo sotto le coperte e ho paura anche di respirare.

<< Sì, sta bene, non sembra avere nulla a parte un bel bernoccolo in testa. Ha perso del sangue però. >> sta dicendo una voce.

Probabilmente è il ragazzo della sera scorsa. Sta parlando al telefono.

<< no, lui sta male. Dovremmo tornare. Non si regge neanche in piedi … sono desolato Aria ma dobbiamo.. si ok… ci vediamo stasera. >>

Ha attaccato. Si sta avvicinando. Apro lentamente gli occhi come se mi svegliassi in questo momento.

Lo vedo: deve avere uno o due anni in più di me, ha i capelli rosso fiamma a caschetto con una frangia lunga e gli occhi blu elettrico.

<< Ciao, ti sei svegliato finalmente..>> mi dice quando mi vede.

<< Chi sei? >>  domando io abbastanza spaventato.

<< io sono Mirko, e tu?>> mi chiede mentre cambia le bende all’amico.

<< Afuro Terumi, chi erano quegli uomini la notte scorsa?>> sono troppo curioso.

<< mhhh.. allora… non so come iniziare. Vabbè quegli uomini sono degli inviati di un uomo che ci vuole morti, non ti devi immischiare se non vuoi rimetterci la pelle. >>

È diretto ma questa cosa mi da fastidio, che nel giro di due giorni è già la seconda volta che mi dicono di farmi i cavoli miei.

<> chiedo. Tanto ormai potrebbero definirmi il ficcanaso di turno.

<< non sono affari tuoi, davvero, lo dico per il tuo bene. Ora cosa pensi di fare? Starai qui o cosa?! >>

Rimango abbastanza stupito poi rispondo << Non so dove potrei andare sono scappato per allontanarmi ma non ho la minima idea di cosa fare. >>

Qualcuno bussa alla porta.

Colpi secchi, pesanti e forti.

Poi una voce.

<< Uscite voi due. Non scapperete ancora per molto, ahahahahahahah>> che risata agghiacciante.

Mirko ha già caricato sulle spalle l’amico e sta cercando una via d’uscita. Smonta una griglia e mi fa entrare in un tubo dell’aria condizionata.  Ci s’infila anche lui  con il ragazzo dai capelli blu sulle spalle e poi rimette la griglia a posto.

<< Vai sempre dritto fino a quando arrivi  al bivio, poi vai sulla destra. >> mi sussurra ed io comincio a gattonare seguendo le istruzioni e lui mi segue.

Dopo aver svoltato a destra mi fermo e aspetto altri ordini. Mi giro e mi trovo Mirko stremato: anche se è muscoloso non deve aver dormito e sulle spalle porta l’amico che non deve essere leggero dopo una notte insonne. Così lo aiuto e mi carico il ragazzo sulle spalle.

Continuiamo a gattonare fino a trovarmi davanti ad un’altra griglia. Lui la smonta e usciamo.

Ci troviamo in un enorme cortile, pieno di piante ed erba alta.

Corro seguendo Mirko fino ad un cancello altissimo in ferro arrugginito.

Intanto delle voci cominciano a raggiungermi e ci nascondiamo dietro ad un albero spoglio ma con il tronco abbastanza grande da coprire tutti e tre.

Arrivano gli uomini della sera precedente e noi aspettiamo.                  

<< Saranno usciti, Capo.>> dice uno.

<< Allora apri quel cancello idiota! >> l’altro.

I due stanno aprendo il cancello e noi scappiamo, dividendo il peso del ragazzo svenuto.

Corriamo il più veloce possibile.

Corriamo soffocando le urla e le grida di paura per non farci scoprire.

Corriamo fino ad arrivare ad un parco.

Ci nascondiamo lì dentro, tra gli alberi e i tanti bambini con i genitori.

Ci fermiamo a prendere fiato vicino ad un laghetto con delle paperelle, dietro ad un cespuglio fiorito.

 

Ci sediamo per terra madidi di sudore.

Quando mi passa il fiatone chiedo: << Cos’avete fatto per spingere qualcuno a volervi morti?! >>

Lui non mi guarda neanche, troppo occupato a sistemare l’amico ancora debole e privo di sensi.

<< Tutto è cominciato con una mia amica. Lei abitava con il padre in una casa bellissima, era trattata bene e lei era felice. Poi suo padre cominciò a fare esperimenti. Noi eravamo piccoli, lei circa sei anni, io otto. Un giorno suo padre venne a scuola a prenderla. Non seppi più nulla di lei per quasi tre anni. Un giorno si presentò alla porta di casa mia una bambina con le braccia bruciate, incise.

Piangeva. Stava chiedendo aiuto e svenne.

La portai in casa, con i miei genitori.

Quando arrivò il medico ci disse che probabilmente no avrebbe superato la notte, con le ferite e i tagli che aveva.

Ma lei non si arrese e combatté con tutta se stessa per vivere.

Durante la notte rimasi al suo fianco, osservandola.

Aveva la pelle ustionata in diversi punti e le braccia erano tutte tagliate. Ma erano messe molto meglio delle gambe, credimi Terumi.

Le gambe erano terribili. La pelle della bimba era cucita. >>

non voglio credere a quello che mi sta dicendo Mirko, non posso.

<< C-come cucite? >>  chiedo con la bocca che tocca a terra.

<< Aveva diverse pelli cucite fra loro come se fossero un collage di diverse etnie. C’era la sua pelle chiara, ma all’altezza del ginocchio questa era legata assieme a dell’altra pelle, molto più scura. C’era della pelle come quella degli occidentali, africani e indiani. Rimasi scioccato da quelle gambe, come del resto i miei genitori. >>

Ha smesso di parlare e ora guarda verso il basso con gli occhi pieni di lacrime.

<< Quando riuscì a parlare mi disse “Come non mi riconosci?”. Era la mia amica ed io non l’avevo nemmeno riconosciuta. Il viso era diverso eppure gli occhi erano i suoi. Mi raccontò di suo padre, che per tre anni fece esperimenti per migliorare le condizioni fisiche e le capacità atletiche su di lei. Mi raccontò della sua fuga. Quella sera degli uomini vennero a casa mia e gli diedero fuoco. I miei genitori morirono. Io e lei riuscimmo a scappare. Tutti i miei amici mi diedero per morto ed io e lei cominciammo a vivere per strada come i barboni. Poi un giorno trovammo una villa abbandonata, forzammo la porta ed entrammo. Ci stabilimmo lì. >>

Ho le lacrime agli occhi.

<< E tu? Perché sei scappato? >> mi chiede lui dopo qualche minuto di silenzio.

<< Non so più chi sono. Devi sapere che io gioco a calcio. Ero il capitano della squadra della mia scuola. Volevo vincere a tutti i costi ed il FF era il mio più grande sogno. Così quando ci proposero di seguire Reiji Kageyama, ex mister della Royal, accettammo di buon grado. Iniziammo a fare allenamenti su allenamenti, bere il Nettare Degli Dei, che potenziava le nostre abilità fisiche.

Arrivammo in finale, contro una squadra della Raimon J.H. e nonostante tutto perdemmo.

Quei ragazzi sono speciali, mi hanno aperto gli occhi. Nei giorni seguenti pensai molto anche grazie a degli strani incontri e da quel momento ho deciso che devo ritrovare me stesso, così sono scappato. >>

Ora che ci penso però io non so neanche dove sto andando.

<< Senti, se vuoi posso accompagnarti dov’è ora la squadra della Raimon, ma poi mi devi giurare che non ci cercherai mai più e che non ne parlerai mai a nessuno. >> dice Mirko serio.

Non è male come idea, infondo mi servirebbe proprio passere un po’ di tempo con Endo Mamoru è gli altri, mi farebbe ragionare.

Intanto anche l’altro ragazzo si riprende pian piano.

<< Affare fatto. >>

 

 

 

 

Alla fine, dopo uomini che ci inseguono, pisolini nei vicoli cechi e tutto il resto, finalmente troviamo la Raimon.

Saluto tristemente i miei due nuovi amici, che non si fanno vedere e scappano alla velocità della luce.

Speriamo solo di non essere di troppo….

Raimon sto arrivando!

 





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