Ragazzi… non sono molto convinta di
questo epilogo… Però quando mi hanno chiesto come sarebbe continuata, mi sono
venute in mente queste cose e quando ‘visualizzo’, mi dispiace poi non buttarle
giù, quindi le ho scritte, e le ho volute condividere con quelli di voi che mi
hanno chiesto una continuazione. Spero di non avervi rovinato il finale. Un
bacio a tutti, e grazie per le splendide cose che mi avete scritto!
Potete trovare la mia pagina su fb qui: http://www.facebook.com/pages/Sophie_85/297003163686205 dove inserirò eventuali nuove storie e chiacchiericci vari ^_^
Un enorme bacio a tutti,
Sophie.
š›
Una lieve
pioggerella, passeggera come tutti i temporali estivi, aveva da poco colpito la
zona lasciando su ogni cosa un leggero strato di rugiada. Il cielo si stava
ormai schiarendo, lasciando intravedere grandi chiazze azzurre, mentre il sole
cominciava a filtrare tra le poche nuvole rimaste, colpendo le gocce di pioggia
e facendole risplendere. Hermione camminava con calma tra l’erba appena bagnata,
cercando con lo sguardo qualcosa, accompagnata dai soli rumori della natura e
dalla tranquillità di quella zona. Poco lontano da lei, intravide una sua ex
compagna di Hogwarts, che le fece un cenno in segno di saluto. La guerra era
finita da quasi un anno ormai. Voldemort era stato sconfitto da Harry, e anche
se ancora parecchi Mangiamorte erano in libertà, la gente iniziava a sentirsi
più sicura; non era più così difficile incontrare persino persone sole per
strada, anche se quel luogo in particolare, non era mai stato del tutto
abbandonato, come era d’altronde inevitabile durante una guerra.
Dopo aver risposto
al saluto, Hermione riprese la sua ricerca. Avanzò ancora qualche metro, fino a
trovarsi di fronte a ciò che stava cercando. Posò una rosa rossa sullo scuro
granito della lapide che aveva davanti, mentre alcune gocce di pioggia, spostate
dai petali del fiore, ricadevano sulla superficie liscia e si infrangevano sulle
lettere incise nella pietra.
Pansy Parkinson.
Guardò con
tristezza la foto della ragazza che ricambiava il suo sguardo con un sorriso
felice. Improvvisamente sentì una mano calda cingerle la vita. Hermione si girò
appena e alzò lo sguardo, sapendo già che avrebbe incontrato gli occhi grigi di
suo marito. “Sapevo che ti avrei trovata qui” le disse, dandole un bacio tra i
capelli.
“Ci ha salvato la
vita, il minimo che posso fare è portarle un fiore ogni tanto. Bellatrix l’ha
uccisa subito dopo aver scoperto il perchè della nostra fuga; se solo
l’avessimo convinta a venire con noi, forse...”
Draco l’abbracciò
da dietro. “Non colpevolizzarti, Hermione. Non sarebbe stata capace di tradire
il Signore Oscuro, ha sempre avuto un carattere debole. Se fosse venuta con
noi, l’ansia di essere catturata e torturata l’avrebbe spinta a tradirci, e lei
lo sapeva. Sacrificarsi è stato l’unico modo per aiutarci, e per liberarsi da
quel mondo che poco le si addiceva. Non mi sarei mai aspettato che facesse un
gesto del genere, mi ha sorpreso.”
Hermione stava per
replicare, ma il rumore di passi veloci sull’erba distrasse entrambi. Una
bambina di quattro anni circa stava correndo verso di loro, con i capelli che le
svolazzavano intorno al visetto arrossato, mentre sorrideva felice per averli
trovati. Draco si piegò sulle ginocchia per poter stare più o meno alla sua
altezza, mentre le sorrideva di rimando. “Ciao, piccola. Sei venuta a trovare la
mamma?” e le scompigliò giocosamente i lunghi capelli rosso scuro.
“Sì... e oggi è
anche successa una cosa incredibile, lo sai, zio Draco?” lo guardava eccitata, i
suoi occhi verdissimi spalancati, mentre raccontava “Papà dice che ho fatto la
mia prima magia!”
Draco si tirò su,
prendendola in braccio entusiasta. “E brava la mia piccola Hope! Stai diventando
una signorina! Raccontami!”
Mentre Draco
ascoltava la bambina, Hermione si avvicinò al padre, che nel frattempo li aveva
raggiunti.
“E’ scappata
correndo, sicura di avervi visti, ed effettivamente aveva ragione. Ciao,
Hermione. Come stai? Ti vedo stanca.”
“E’ colpa tua. Da
quando hai lasciato l’ufficio il lavoro sembra aumentato… e tu, Harry? Come
stai?” lo guardò con attenzione, cercando di cogliere nei suoi occhi verdi, così
simili a quelli di sua figlia, i suoi sentimenti. La guerra, e la morte di Ginny
in particolare, l’avevano segnato profondamente. Era stata catturata durante una
missione particolarmente rischiosa, e sapendo che Harry alla fine aveva ceduto
al suo amore per lei, Voldemort stesso l'aveva torturata e uccisa come
provocazione. Dopo un periodo di profonda disperazione, Harry aveva raccolto le forze per l'ultimo scontro ed era riuscito ad eliminarlo, rimanendo però gravemente ferito lui stesso. In seguito si era dedicato anima e corpo
ai suoi compiti di Auror, per soffocare il dolore per la perdita di Ginny, tanto
da dedicare sempre meno tempo a sua figlia. Una volta era tornato a casa con una
ferita abbastanza grave, e mentre Draco lo curava senza problemi, sulla porta della
stanza era comparsa la piccola Hope, che stringeva il suo peluche, mentre
con gli occhi pieni di lacrime, guardava il padre. Gli si era avvicinato piano e
aveva sussurrato con voce rotta: “Non stai per andartene anche tu come ha fatto la mamma,
vero, papà?”
A quelle parole
Harry aveva aperto gli occhi decidendo di cambiare completamente vita, per dedicarsi
all’unica cosa che gli era rimasta di Ginny: il frutto del loro amore. Il giorno
dopo aveva dato le dimissioni da capo della sezione Auror, e si era trasferito di
nuovo a Grimmauld Place, dove aveva vissuto i primi anni con la moglie e la
figlia.
Posando lo sguardo
sulla figlia, sorrise sereno prima di rispondere “Non pensavo che l’avrei mai
più detto, ma sto bene. Hope è un piccolo terremoto, e starle dietro non mi
permette di pensare ad altro. Assomiglia a Ginny in modo impressionante, più di
quanto non immagini. Mi sta ridando la gioia di vivere.”
“Si vede, lo sai?”
gli posò una mano sul braccio, in segno di vicinanza, poi cambiando discorso
aggiunse. “Davvero ha fatto la sua prima magia?”
“Ve l’ha detto?
Non aspettava altro, è da quando è successo che non vedeva l’ora di raccontarlo
a ‘zio Draco’…” Entrambi si girarono a guardarli divertiti. “Ma guardalo, è
sempre scostante con tutti, e con mia figlia diventa quasi civile. Non sembra
più neanche Malfoy.”
“E dai, smettetela
di punzecchiarvi… chi l’avrebbe mai detto che sareste diventati così amici.”
Da quando erano
stati costretti a combattere dalla stessa parte, infatti, volenti o nolenti,
Draco, Ron e Harry avevano imparato a conoscersi, e con il tempo a rispettarsi,
creando un profondo legame, che nessuno dei tre però aveva mai ammesso
apertamente.
“Necessità fa
virtù, ma non dirlo troppo in giro…”
“Comunque è vero.
Nonostante sia tua figlia, Draco adora Hope… Mi dice sempre che se non fosse per
il fatto che ha gli occhi identici ai tuoi, dubiterebbe che…” ma Hermione non
riuscì a finire la frase perché improvvisamente tutto le iniziò a girare
intorno. Si appoggiò pesantemente a Harry prima di perdere completamente i
sensi. Lui fu pronto a sorreggerla e a prenderla in braccio, Draco intanto si
era accorto che qualcosa non andava e si era avvicinato in fretta con la
bambina.
“Cosa è
successo?!”
“Stavamo parlando,
all’improvviso è impallidita ed è svenuta… Portiamola a casa mia, così puoi
visitarla con calma.” E in un unico crack, entrambi scomparvero, con Hope e
Hermione in braccio.
Dopo che Harry vi
si era trasferito in pianta stabile con Ginny, Grimmauld Place aveva assunto
un’aria assolutamente nuova. Finalmente Harry era riuscito a staccare il vecchio
quadro della signora Black nell’ingresso e insieme a lei erano stati tolti di
mezzo tutti i richiami macabri alla purezza del sangue, come le teste degli elfi
domestici; tutta la casa era stata ridipinta di colori chiari e stoffe dai
colori vivaci arredavano le stanze.
Hermione era
distesa in una delle stanze degli ospiti e ora discuteva con Draco animatamente.
“Ti ho detto che
sto meglio, torniamo a casa…”
“Smettila di fare
i capricci, Hermione! Sei pallida come un lenzuolo, e poco fa sei svenuta
all’improvviso.”
“Sarà solo un po’
di stress. Lo sai che abbiamo avuto molto lavoro in ufficio da quando abbiamo
rintracciato quel gruppo di Mangiamorte.”
“Non mi importa.
Voglio visitarti prima di partire per Londra, a costo di legarti al letto.” le disse fulminandola con lo sguardo. Hermione fissò per un attimo la sua
espressione decisa, indurita dalla cicatrice che gli era rimasta sulla guancia
sinistra.
“Quanto sei
testardo! Ti ho detto che sto benissimo!” Fece per alzarsi dal letto, ma appena
fu in piedi venne colta da un altro mancamento. Draco la sostenne prontamente e
lei poggiò la fronte contro il suo petto per cercare di riprendersi.
Ora la voce di
Draco non era più autoritaria come poco prima, ma era venata dalla
preoccupazione. “Ti prego, Hermione, fatti visitare… E’ dall’ultima volta che
sei andata in missione che ti vedo stanca e pallida. Mi sto iniziando a
preoccupare...”
Hermione sospirò,
e si riappoggiò lentamente sul letto, con l’aiuto di Draco. “Sì, forse hai
ragione tu… Ma vedrai che non ho niente…”
Intanto Harry e
Hope che erano tornati con una tazza di thè fumante per Hermione, si misero in
silenzio dall’altro lato del letto, mentre Draco iniziava a far scorrere la
bacchetta lungo il corpo della moglie pronunciando in un sussurro qualche
formula. Improvvisamente si bloccò sbiancando. Guardò Hermione negli occhi, e
poi ricominciò a monitorarla, come se non credesse a quello che aveva appreso.
“Che c’è, zio
Draco? Ti senti male anche tu?”
Anche Harry e
Hermione si erano accorti del suo cambiamento e lo guardavano con un filo
d’ansia.
Draco si sedette
sulla sedia lì accanto e guardò per un lungo istante nel vuoto.
“Dai, amore, se
fai quella faccia seria spaventerai la bambina!” Cercò di dire Hermione per
sdrammatizzare.
“Eh?” si voltò a
guardarla senza evidentemente aver sentito una parola.
“Cosa c’è, Draco?!
Così fai spaventare me!”
In tutta risposta,
lui le fece un sorriso incerto. Sembrava confuso, ma felice. Alla fine le si
avvicinò, prendendole le mani tra le sue e disse “Credo proprio che siamo incinti.”
Hermione lo guardò
con gli occhi spalancati, senza sapere cosa dire, poi automaticamente si portò
una mano sul ventre. Da quando due anni prima aveva subito una brutta
maledizione, pensava che non avrebbe più avuto potuto avere bambini. Era per
questo che ogni volta che vedeva Hope e Draco insieme le si stringeva il cuore
all’idea che non avrebbe potuto dargli lei un figlio suo, ma adesso…
“Davvero?! Oh mio
Dio, Draco! Non stai scherzando, vero?! Avremo un bambino?!”
Draco fece un
sorriso enorme, che Hermione non gli aveva mai visto mentre diceva “Sì, e
se non mi sono sbagliato, amore mio, non sarà uno solo…”
“GEMELLI?!”
Hermione gli buttò le braccia al collo, gli occhi lucidi di gioia, mentre suo
marito la teneva stretta per poi baciarla con passione.
Intanto Harry
aveva preso per mano Hope, e si allontanarono con discrezione. Una volta fuori,
la bambina guardò con curiosità il padre e disse.
“Papà, che vuol
dire che sono… ‘intinti’?”
Harry le sorrise.
“Non ‘intinti’, Hope. ‘Incinti’. Zio Draco voleva dire che zia Hermione aspetta
un bambino, anzi, ben due da quanto ho capito. Le verrà il pancione come quello
che aveva zia Lavanda, ti ricordi?”
La bambina aveva
un’espressione corrucciata, nel tentativo di capire. “Quindi… nella pancia di
zia Hermione… sono entrati dei bambini che poi cresceranno dentro di lei?”
“Più o meno.”
“E come hanno
fatto ad entrare?”
“Oggi siamo
curiose, eh?” Harry si passò una mano tra i capelli ribelli per prendere tempo.
Poi gli venne un’idea, la prese in braccio ridendo e le disse. “Facciamo così,
ora andiamo ad avvertire Danielle e gli zii della bella notizia e appena arriva
lo zio Ronnie sono sicuro che sarà felicissimo di spiegarti tutto, ok?”
“Ok!” E insieme si
diressero verso il caminetto per dare a tutti la splendida notizia.
Il giudizio completo potete leggerlo qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=335014816551706&set=a.335014743218380.87255.297003163686205&type=1&theater¬if_t=photo_reply
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