La cella in cui l’avevano rinchiuso era fredda e umida, e non essendo avvezzo a quel luogo privo di umanità e libertà, il suo spirito soffriva e lentamente moriva.
Lì dentro trattavano i carcerati come degli stracci e lui doveva essere il più lurido.
Quando l’avevano scovato quella mattina, era già ferito e sanguinante a causa di un precedente scontro.
Aveva cercato lui stesso di medicarsi in tutti i modi, aveva persino strappato un pezzo della fascia che teneva legata alla vita per cercare di fermare il sangue, ma ora era sopraggiunta anche la febbre per colpa dell’infezione e il freddo della cella gli pareva aumentare ad ogni respiro.
Ad un tratto, un passerotto volò sulla finestra sbarrata della cella. Per un istante gli parve quasi che il volatile si dispiacesse per lui, per la situazione in cui si trovava, per quella misera condizione che accomuna a volte animali e uomini.
L’uccelletto si avvicinò a quello che probabilmente in quel momento considerava un fratello, una creatura privata della propria libertà. Un povero passero ferito e malato.
Volò sulla sua spalla e si mise a cinguettare.
- Che fai? Mi prendi in giro?-
Gli chiese, accennando ad un sorriso.
- Sei scappato?-
Chiese ancora con voce tremante, voltando lo sguardo verso l’animaletto.
- Beato te.!- Gli disse con un filo sempre più flebile di voce.
Il passerotto scoprì un ala ferita, probabilmente se l'era procurata tentando di scappare da un gabbietta.
- E quella? –
Chiese come se la bestiola potesse comprendere. .
All’improvviso l’animale riprese il volo e uscì dalla finestra.
Il povero malcapitato lo guardò un attimo e ricadde sul suolo.
- Jack, Jack. -
In quel momento una voce familiare lo chiamò. Era Gibbs.
Angolo dell'autrice timida:
Ehm, salve ecco l'ennesima storia. Sono di nuovo qua dopo una settimana, pochissimo tempo in effetti.
Comincio dicendo che spero che vi piaccia, non ne sono molto convinta ma lo spero comunque. Rinnovo i ringraziamente a chi la leggerà e recensirà. Grazie. |