La paralisi ipnagogica
è un comune disturbo del sonno che dura pochi minuti. I
muscoli del corpo sono ancora immersi nello stato di atonia ma la
mente è già cosciente. Katherine si è
documentata, alla terza, quarta notte di terrore. Anche se lo sa, non
può fare a meno di chiedere aiuto e come al solito, la sua
voce risulta distorta e la impaurisce. Ha perso il conto delle volte
in cui ha avuto paura di morire, ma stavolta il sogno sembra così
reale che si sveglia in preda ai sudori freddi e tossendo come una
pazza. Ha ancora la sensazione delle dita strette attorno alla gola.
Artiglia il tessuto sotto le unghie e le gambe scalciano nel nulla,
saltando a sedere. Dov'è? Dove si trova?! Dove...
“Mi sto perdendo
tutto il divertimento per colpa tua.”
Il bagliore
dell'incendio lontano illumina la notte. Klaus fa una smorfia
irritata, rivolgendole un'occhiataccia. “Che fine ha fatto il
mio prezioso piano? L'hai mandato a puttane perché quel
teppistello ti ha alitato sul collo?”
“Scusa tanto se
non sono rimasta buona a farmi stuprare dal porco in un vicolo
sudicio...” borbotta stringendo la testa fra le mani. “Non
abbiamo calcolato quella variabile.”
“Non avrebbe
dovuto esistere.” Klaus abbandona a finestra, avvicinandosi al
letto. Il b&b fuori New Orleans era l'unico posto sicuro
in cui nasconderla. Nota il cerotto che cela il morso e il malumore
di autoalimenta. “Fa male?”
E' un inferno ogni
volta che gira il collo. Katherine ansima un sì a fior
di labbra.
Klaus fruga in tasca,
allungandole un mazzo di chiavi. “Prendi la mia macchina, è
parcheggiata sul retro. Non fermarti neppure per fare benzina. Va a
casa e restaci.”
Katherine gli strappa
le chiavi di mano, poi strofina il pugno fra i capelli. Le duole la
cute nel punto in cui ha tirato il ciuffo. “Mi hai fatto più
male tu che Marcel mentre mi mordeva...”
“Sei stata
con lui?”
Stata...
“Ti ha fatto
cantare, usignolo?”
Poiché tarda a
rispondere, Klaus devia lo sguardo sulla coperta. “Dalle tue
parole dipenderà il suo futuro. Sceglile con cura o la mia
reazione sarà spropositata.”
Il piano prevedeva di
smantellare pezzo a pezzo la piramide di potere e lasciarlo vagare
fra le macerie dell'impero. Non si è mai parlato di uccidere
Marcel. Non è un nemico, ha solo perso 'la retta via'. “No,
non mi ha toccata” mormora con voce atona. “Che si è
inventato?”
Una balla per
ingelosirlo. Klaus smorza un sorrisetto di compiacimento. “Puoi
guidare?”
Katherine abbassa le
spalle, stanca morta. “Ci provo...”
“Ci provi o ci
riesci?”
“Sono finita
nella fossa molte volte e ne sono uscita più forte di prima.
Io sopravvivo sempre...” borbotta, buttando giù le gambe
dal letto e traballando un poco.
Klaus la trattiene,
impedendole di ondeggiare. “Che cavolo di nome è,
Stoyan?”
“Bulgaro...”
sussurra, stremata. “Tu che ne sai...”
“Mentre decidevi
se restare o soccombere, ti sono entrato nella mente e ho
cercato di alleviare il persistente senso di morte che ti dominava.
Sono inciampato su un ricordo felice e l'ho lasciato tornare a galla.
Era davvero ben nascosto.”
Uno dei pochi che
preserva con cura. Katherine lo scaccia con insofferenza. “Non
ti azzardare a nominarlo di nuovo!”
“Sopravvissuta,
hai dimenticato le chiavi.”
Klaus le lascia
dondolare attorno al dito, Katherine lo guarda con odio. “Sei
l'essere più irritante del pianeta!”
“Grazie. Torno a
prenderla...”
“Scordatela.
Ormai è mia!”
Klaus la spia dalla
finestra mentre si allontana senza mai voltarsi indietro. Torna a
guardare il bagliore rossastro che sta rischiarando il cielo cupo. Se
si concentra, può sentire la carne dei traditori
sfrigolare fin lì. Magnifico.
***
“Stanno uscendo,
apri l'acqua.”
Hanno litri e litri di
acqua addizionata alla verbena da sparare sui pochi vampiri
sopravvissuti all'attacco dei licantropi e all'incendio del locale.
L'idea è venuta da Tyler e dal suo racconto della riserva
idrica avvelenata di Mystic Falls. Hayley dirige i lavori rispondendo
alle rapide telefonate del licantropo che si sta dando da fare
all'interno. Quando il tetto del locale esplode verso l'alto, la
donna sente un fischio di ammirazione alle sue spalle.
“Te la sei presa
comoda!”
“Volevo
assicurarmi che lasciasse la città, stavolta.” Klaus
ammira il lavoro con aria soddisfatta. “Sono impressionato. Fai
figli bellissimi e sei un'ottima stratega. Un altro uomo potrebbe
innamorarsi.”
“Spero nell'altro
uomo” mormora occhieggiando l'uscita. Elijah non è
ancora ricomparso. Doveva intercettare Marcel al posto del fratello
ma non ha sue notizie da quasi un'ora. “Tienimi questa.”
Non può lasciare
la giacca nel camion? E ora dove va?
Hayley lega i capelli
in una crocchia minuscola, infilandosi sotto il getto dell'acqua e
rabbrividendo da capo a piedi.
Non gli è chiaro
perché voglia entrare nel locale, ma non starà a
questionare la follia della donna. “Buon uomo, dirigi quel
getto sulla bocca infuocata. La signora sta entrando.”
I due licantropi si
guardano e lo guardano in cagnesco. “Non sei quello di prima.”
“Di chi stai
parlando?”
“Un beccamorto in
giacca e cravatta. E' entrato là dentro un'ora fa e non
l'abbiamo più visto.”
Elijah è in
quell'inferno di fuoco?! Klaus muove un passo avanti, quando vede
Hayley correre fuori. Non ha un segno addosso, solo un po' di
fuliggine che le sporca il viso facendo risaltare ancora di più
gli occhi. Perché continua a stupirsi della forza di quella
ragazza? “Sarebbe stato meno faticoso se lo avessi estratto.”
Klaus indica il pezzo di legno che trapassa il torace del fratello e
alza due volte le sopracciglia.
Hayley gli regala una
smorfia sarcastica. “Prendi la mia borsa, per favore.”
Che ci fa la borsa del
bambino lì? La curiosità aumenta.
“Thermos.”
Klaus la guarda per un
lungo momento, poi le passa il thermos sogghignando. “Mai
conosciuta una come te.”
“Sono cresciuta
per strada, non andavo al campeggio delle giovani marmotte. Sono
preparata a tutte le evenienze.” Hayley posa la testa del
vampiro sulle proprie ginocchia e gli fa cenno di avvicinarsi. “Tu
estrai, io verso.”
Mica stupida. Toglie
qualsiasi vena appetibile dalle fauci di un vampiro affamato. Elijah
ha la pelle piagata e i vestiti a brandelli. La cravatta è
andata. Ne sarà risentito, pensa gettando il frammento di
legno da un lato. “E' a temperatura ambiente?”
Hayley sorride di
nuovo, mentre un filo di sangue rosso si insinua fra le labbra
bruciate del fratello.
“Che altro hai,
là dentro?”
“Cerotti,
salviettine antisettiche, biscottini...”
Elijah rinviene con un
singulto poco signorile e abbastanza spaventoso da provocare la pelle
d'oca alla ragazza. Klaus lo trattiene finché non si calma.
Hayley gli passa il thermos, tenendo i polsi ben coperti.
“Merda...”
Elijah si mette a sedere analizzando i vestiti. Sbuffa, seccato. “Mi
è sfuggito quando è crollato il tetto...”
Klaus lo ascolta col
viso impassibile ma la rabbia gli indurisce i lineamenti. Li ha
traditi una volta, li ha dimenticati e avrebbe lasciato bruciare suo
fratello nell'incendio! “Ricordami di non raccogliere più
randagi per strada...” ringhia osservando la folla di curiosi
che si sta radunando. “Se hai ancora fame, è arrivato il
cibo da asporto.”
Hayley raccoglie il
thermos da terra, lo avvita e lo ripone nella sacca. Elijah sembra
accorgersi di lei in quel momento. “Tu sei rimasta fuori dai
guai come ti avevo chiesto?”
“Certo.”
Il vampiro la scruta
poco convinto. Ha i vestiti bagnati in alcune parti e il viso sporco
di fuliggine. Ha l'aria stanca ma è tranquilla.
“Marcel non è
fuggito. Il branco l'ha preso in custodia quasi subito.” Hayley
passa una salviettina sul viso in direzione casuale. “Non se
l'aspettava.”
“E' per quello
che si chiama 'attacco a sorpresa'...” Klaus si alza sulle
gambe, sospirando. “Resta con lui.”
Furbo. Sembra voglia
affidarla alla protezione del fratello, invece è tutto il
contrario.
Elijah le solleva il
viso come farebbe con una bambina piccola, togliendo le ultime tracce
di sporco. “Ma come hai fatto a ridurti così?”
Hayley sorride di più.
“Devo aver urtato uno dei ragazzi”
Baltimora Katherine
POV
La sensazione tattile
di questa camicetta è magnifica, la seta accarezza i
polpastrelli con una leggerezza disarmante e mi ricorda la pezza
rubata da Stoyan. Devo averla, anche se il colore non si adatta ai
miei outfits. Pago con la carta di credito e giro le dita
attorno alla cordicella di cotone della busta di cartoncino spesso.
Quando cammino, balla con me. Deve essere felice di essere stata
acquistata. E' passata una settimana da quando sono tornata. Il
telegiornale ha riportato la notizia dell'incendio, ma è nel
web che ho trovato maggiori dettagli: l'incendio si è
propagato in tutto il Quartiere Francese e sono morte parecchie
persone. Le guide turistiche hanno cessati i tour. La città è
in lutto. Io ho ripreso la mia vita, ho fatto la spesa, sbrinato il
frigo, innaffiato il giardino e fatto il pieno al SUV. Per tre notti
di fila ho sognato di essere sepolta viva, e mentre le palate di
terra mi ricoprivano e l'odore mi avvolgeva, non riuscivo a chiedere
aiuto, non riuscivo a parlare, non vedevo nulla, solo la vanga che mi
gettava addosso la terra umida e muschiata. Retaggio della vecchia
paura. Klaus ti smuove sempre un sacco di demoni. Il campanello suona
alle 19:37 di venerdì sera. Il ragazzino della pizza se ne va
senza ringraziare per la lauta mancia. Ingrato. Alle 19:39 sto ancora
decidendo da quale fetta cominciare quando il cellulare ronza sul
tavolino. Era ora che si facesse vivo...
>Mikeal ti ha fatto
un disegno.<
La sua voce è
una carezza languida. Mi manca, il disgraziato. “Sono
impegnata. Mandamelo per fax.”
>Hai un fax?<
“No.”
>Il Re è
stato detronizzato.<
Stuzzico un dente con
la punta della lingua. Sta sorridendo, lo sento dalla voce. “C'è
altro?”
>Una novità
che ti causerà non poca sorpresa. Quando le cose si sono fatte
pesanti, Hayley ha corso il rischio di morire...<
“... e ora Elijah
si sta occupando di lei” concludo, tirando indietro i capelli.
“Ha la sindrome del principe azzurro.”
>No, è
proprio il contrario. Hayley ha corso il rischio di morire per
aiutare Elijah ad uscire dall'incendio del locale. L'abbiamo
taciuto per non urtare la sua mascolina sensibilità, ma chissà
come Elijah l'ha scoperto e da allora la evita come la peste.<
“Strano. Non è
da lui.”
>Ho provato ad
indagare, mi ha invitato a restare fuori dalla sua vita.<
C'è decisamente
qualcosa sotto. Il campanello suona di nuovo. E' uno scherzo di
Klaus, mi stava parlando dal pianerottolo?
“Ti prego, dammi
asilo politico!”
Credo di non averlo mai
visto così disperato. Scoppio a ridere e lo lascio entrare.
Faccio una linguaccia al nano che urla di gioia nel vedermi. Klaus me
lo passa senza fiatare. Lo stropiccio un po' e gli faccio il
solletico. Quella nuvola di riccetti biondi mi fa morire. “La
birra è in frigo.”
“Se hai
programmato una serata rilassante, spiacente di rovinare i tuoi
piani. C'è la luna piena perciò Mikeal non mangia, non
dorme e vuole giocare fino a tardi. Hayley è sotto pressione e
ho pensato bene di concederle una vacanza dalle responsabilità.
Chiamerà lo stesso ogni ora per essere sicura che abbia ancora
la testa attaccata al collo.” Klaus sporge le labbra
fischiando. “Birra cruda? I tuoi gusti migliorano.”
“Dov'è il
mio disegno?”
Klaus sfila un foglio
ripiegato con cura e lo allarga con un gesto elegante del polso.
“Dovresti essere tu.”
Non ha preso la vena
artistica del padre. Il corpo è un fusto dritto, con due
braccia e due gambe, il viso un ovale allungato, una foresta di
scarabocchi neri, i capelli ricci. Solo la bocca l'ha tratteggiata
col rosso. Ha due puntini al posto degli occhi. “E' più
bravo di te” dichiara calamitando il disegno al frigo.
Mikael la guarda e poi
guarda il disegno. Borbotta qualcosa nella strana lingua del neonati
e si avvinghia al suo collo. Katherine sorride, accarezzandogli la
schiena.
Gli fa sempre un certo
effetto vederla reagire in quel modo. Klaus si siede al tavolo
sospirando per il senso di pace che lo pervade.
“Puoi dormire
qui, ma pretendo razione doppia di waffles, domattina.”
“Ho una stanza in
un albergo a pochi isolati...” mormora sfiorandole il fianco.
“Avrai razione doppia e anche lo sciroppo di mirtilli, se mi
ospiti nel tuo letto.”
Ha sfoderato le armi
pesanti. Katherine sogghigna mentre Mikael mette una bocca una ciocca
di capelli. “Vedremo... se farai il bravo...”
***
I ragazzi del branco
erano un gruppo di sbandati cresciuti senza genitori, accomunati da
una maledizione dolorosa che avevano imparato a sconfiggere spezzando
e ri-spezzando le ossa finchè non aveva fatto più male.
La bevuta in compagnia
le ha smosso un sacco di demoni ed Hayley è tornata a casa
triste. Sta albeggiando e sente l'assenza di Mikeal. Certe volte si
sveglia e pensa di essere ancora ospite del divano di un'amica. Certe
volte si sveglia e si chiede se sarà ancora viva a fine
giornata. Il lettino vuoto le toglie il respiro. E' come se le
avessero strappato un arto o un altro organo fondamentale. Sta per
urlare quando ricorda l'accordo preso con Klaus: doveva tornare a
Baltimora a riprendere la macchina, poteva portare Mikeal con se e
lasciarle un paio di giorni di libertà.
Certe volte riusciva ad
essere carino senza sforzo.
All'inizio sembrava
un'ottima idea. Ma sì, un po' di divertimento senza pensieri.
Il branco era in città ancora per poco e potevano
vagare liberamente senza preoccuparsi dei vampiri e delle streghe con
cui avevano stretto una solida alleanza. Però la realtà
della culla vuota non riusciva a mandarla giù. Elijah la sta
evitando e, per qualche strano motivo, quel trattamento la rendeva
ancora più infelice. Non avrebbe mai rischiato la vita se non
avesse avuto la protezione magica di Sophie. Però... forse...
beh, qualcosa avrebbe fatto... l'avrebbe certamente aiutato,
pensa vagando nel corridoio. Elijah si era sempre preso cura di lei.
Toc Toc.
“Avanti.”
E' così
invitante, nella sua posa languida e senza eccessi, che Hayley si
accorge di non poter più ignorare il solletico persistente al
basso ventre. Da quando ha cominciato a osservarlo con occhio
diverso? No, la colpa è solo della luna piena. Deve parlare
con lui. O sbranarlo. “Hai un minuto?”
Elijah alza lo sguardo
dal libro piantato sullo sterno e si accorge subito della sua
irrequietezza. Le fa cenno di avanzare ma Hayley resta sulla porta.
“Perché
sei arrabbiato con me?”
“Infilarti in
quell'inferno di fuoco è stato stupido e pericoloso.”
“Non pensavo di
mancarti di rispetto, aiutandoti...”
Ha capito come
funzionano, lui e Klaus, ma sbaglia clamorosamente stavolta. “Non
è richiesto che tu corra pericoli per me.”
“Come se avessi
avuto altra scelta...” Hayley strofina la fronte che comincia a
pulsare. “Non potevo lasciarti bruciare... sei l'unico che
riesca a fare il bagnetto a Mikael senza creare un lago
artificiale...”
Non se la cava con una
battuta umoristica, stavolta. Deve capire cosa ha rischiato. “Non
è compito tuo aiutarmi se sono in difficoltà.”
“Klaus non aveva
una protezione magica che lo rendeva invulnerabile agli attacchi
esterni...”
“Avrebbe trovato
un modo, lui trova sempre il modo! Vuoi far crescere tuo
figlio senza una madre?!”
Quindi non gli importa
di lei come persona, ma come balia di Mikael. “Siete più
bravi di me, a cosa vi servo?” Una delle tante domande che
avrebbe voluto porre a Klaus da quando è nato il piccolo. “Se
tuo fratello volesse un altro figlio, potrei dire la mia o dovrei
solo... sfornarlo?”
Elijah la guarda, in
tralice. “Ti ha chiesto esplicitamente...”
“Se resto con
lui, dovrò rinunciare all'amore. Il giorno in cui vorrò
andarmene, dovrò rinunciare a mio figlio... Klaus non mi
permetterà mai di portarlo via.”
“Vuoi andare via
di nuovo”
Hayley si stringe nelle
spalle. “Quando si tratta della vostra famiglia, i miei
desideri hanno qualche importanza?”
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