And so they must depart, Two many more broken hearts
Buona
lettura!
Con
affetto,
.ChocoCat.
_____________________________________________________________
And
they’ll meet one day far away And say, “I wish I was something
more.”
And
they’ll meet one day far away
And
say, “I wish I knew you, I wish I knew you before.”
Amy
McDonald
VII
Ricordare
o dimenticare.
Camminavo
su un'arma a doppio taglio, incapace di scegliere una o l'altra
strada, affranta dal tuo totale disinteresse.
Per
non parlare della tua reazione. Ti eri arrabbiato.
Come
hai potuto distruggermi così? Come hai potuto mandare all'aria
tutto?
L'umiliazione
brucia come acido sulle debolezze, e io ne sono tanto piena da
friggere in ogni punto.
Ho
creduto in noi, appena per un istante, e non avrei potuto fare niente
di meglio per allontanarti.
Quando
ci ripenso brucia ancora; tu improvvisamente, da amico, figura
conosciuta che eri, sei diventato un ragazzo degno d'interesse.
Ho
capito la passione che votavo alla nostra relazione; non solo mi
piaceva parlarti, ascoltarti, condividere le risate con te, ma il tuo
fisico atletico, il tuo viso a spigoli morbidi, perfino quei tuoi
capelli da istrice mi piacevano.
Per
non parlare dei tuoi occhi. Non avevo mai visto una sfumatura di
cioccolata così perfetta. Gli aghi verdi che ne emergevano non
facevano che abbellirli; un concentrato puro di seduzione dagli
effetti devastanti su di me. Eppure la luce dei tuoi occhi non era
data dalla loro bellezza; emanavano un calore e una passione che non
avevo mai scorso in nessun altro. Tu mi piacevi per quello.
Parlavi
con gli occhi, combattevi con gli occhi, seducevi con gli occhi.
Prima
dell'impatto, senza accorgermene, ero stretta sempre più nelle spire
di un'attrazione che non avrei mai avuto la forza di contrastare;
avresti potuto fare di me quello che volevi.
Forse
sono una persona troppo debole per starti accanto. Ero morbida nelle
tue mani, duttile, aperta, pazza d'amore fino all'estremo, fino a non
rendermene nemmeno conto, tanto i miei sentimenti patinavano ogni
situazione della mia vita, attutendo e nascondendo le altre emozioni.
Ero
carne tenera, e tu non te ne sei mai accorto. Quando anzi te ne sei
accorto, troppo tardi, eri già un altro.
Per
qualche settimana mi sono dannata a evitare ogni contatto con te.
Avevo paura che mi dicessi che non sarebbe mai dovuto succedere, che
ringraziavi ma rifiutavi l'offerta, che era una follia. La mia
predizione dell'anno scorso prendeva forma in un modo più doloroso
di quanto pensassi. Ero terrorizzata dalla tua reazione.
Invece
tu ti ostinavi a fingere che non esistessi, quasi fosse la cosa più
facile, e non ci siamo parlati per un sacco di tempo. Ricordo di
essere dimagrita, di aver notevolmente aumentato la mia media
scolastica; dev'essere stato tutto quel tempo da riempire.
La
tua assenza mi inghiottiva sempre di più, non riuscivo più a
sorridere. Eri terribilmente vitale per me. Soffocavo. Morivo dentro,
e non potevo parlarne a nessuno; non c'eri più tu ad ascoltarmi.
Mi
ero slogata la caviglia circa una settimana prima, quando ci siamo
guardati negli occhi nuovamente dopo quello che era successo.
Padma
ed io andavamo su per le scale, verso l'aula di Incantesimi, e tu
avevi un'ora di buco, probabilmente, perchè ciondolavi nervosamente.
Io non ero a mio agio, Luna era dispersa da qualche parte e mi aveva
lasciata nelle mani di Pad. Insomma, PAD! Lei non perdeva mai
occasione per mettermi in difficoltà, nel modo più naturale e
incosciente del mondo. Difatti, nutrivo per lei un odio
incondizionato, senza fine. Sia tu che Luna lo sapevate.
“Pad,
sei diventata un facchino?”
Hai
sorriso, con una voce strana, rivolto alla mia sinistra, dove lei si
destreggiava per mantenere l'equilibrio con le nostre borse ed i
nostri pacchi di pergamene da mezza tonnellata. Molto gentilmente mi
accompagnava a lezione e portava le mie cose per non affaticarmi. Non
aveva ancora fatto la sua castroneria giornaliera per cui, nonostante
tutto, in quel momento provavo per lei un inconfondibile moto
d'affetto.
Tu,
verme, non eri nemmeno venuto a chiedermi cosa mi fosse successo.
“Nel
caso in cui tu non te ne sia accorto, Ginevra ha una caviglia slogata
e non riesce più a camminare decentemente. Certo, se tu non l'avessi
ignorata in modo ignobile dall'inizio dei corsi ora lo sapresti e non
faresti domande così stupide! Sei diventato un vero schiopodo da
quando è succ...”
“QUELLO
CHE È SUCCESSO TRA ME E GINNY NON TI RIGUARDA, FATTI I CAVOLI TUOI”
Pietrificate,
io e lei ci siamo lanciate un'occhiata rapida, e io ho sentito
l'affanno crescermi in gola.
Sollievo,
mi ha chiamata Ginny. Affanno, sembra ancora più nervoso di
prima ed evita il mio sguardo.
“Ma
come ti permetti?! Abbassa la cresta.”
“Tu
non osare dirmi quello che devo fare! E poi, se proprio vuoi saperlo,
è LEI che mi ignora da settimane!”
Sei
scappato via a passi pesanti, quasi ti avessimo fatto il torto
peggiore del mondo. Noi. Io.
Si,
ho smesso di cercarti. Se tu però avessi fatto un singolo passo
verso di me avrei preso la rincorsa e mi sarei buttata fra le tue
braccia.
Non
sopportavo più di non poter cercare il tuo sguardo per ogni cosa; mi
ero accorta di quanto spazio occupassi nella mia mente.
Cosa
mai ho potuto fare di così brutto, mi chiedevo? La risposta non
tardò ad arrivare.
Ero
in cortile con i ragazzi di Corvonero, tentavo di ridere insieme a
loro, ancora abbattuta dalla tua reazione, quando sei arrivato.
Con
un sorriso di plastica mi hai detto “Gin dobbiamo parlare”.
Ti
ho seguito. Non sapevo dove intendessi andare, così sono passata
davanti a te e ho scelto io la strada.
Tu
continuavi ad avere quell'aria nervosa, ne ero terrorizzata.
Senza
prenderti la mano, senza toccarti né guardarti ti ho portato dritto
nella nostra radura segreta, ai margini della foresta.
Non
ho avuto il coraggio di sorriderti. Che idiozia. Non sono mai stata
capace di nasconderti niente.
“Allora,
cos'hai da dirmi?”
“Cominciamo
dall'inizio. Si può sapere perché mi eviti?”
“Io
non ti sto evitando” ma tu mi hai immediatamente aggredita, con una
forza la cui origine non mi era chiara.
“Si
invece! Non mentirmi che mi manda in bestia.”
“Ma
chi ti mente, idiota! Mi sto solo comportando esattamente come fai tu
di solito, ultimamente. Ti lascio i tuoi tanti amati spazi.”
Touché.
Così
mi avevi detto quando, orripilato, ti eri reso conto che ero l'unica
disponibile per le tue uscite strampalate; hai finto che fosse colpa
mia.
“Esco
sempre e solo con te, io ho anche altri amici!” mi avevi urlato,
quasi avessi organizzato un complotto per impedirti di vederli.
Va
bene, è colpa mia. Un peso da niente per me, visti i miei
sentimenti. Pestami pure in faccia, Michael. Sarà un piacere.
Avevi
percepito la punta dell'iceberg dei miei sentimenti, e lo rimpiangevi
con una rabbia tale da lasciarmi basita; non capivo quale fosse il
problema; potevo continuare ad esserti amica per sempre, non
m'importava che tu ricambiassi. Non mi sembrava un crimine.
Ma
le cose sono andate così: io non volevo ammettere di provare
qualcosa per te, non dopo aver visto la tua reazione; tu non li
accettavi per chissà quale motivo. Forse non volevi che rovinassero
l'amicizia; forse eri cambiato in un modo che non potevo capire.
Ogni
volta che ti vedevo, poi, ripensavo alle tue labbra e arrossivo.
Anche tu avevi reagito alla situazione in un modo equivoco, e la cosa
mi turbava immensamente. Tutt'ora ripensare al tuo viso in quel
momento mi provoca un'immediata sensazione di calore al viso.
Avrei
dovuto intuire in quel momento che tu ed io stavamo prendendo una
direzione sbagliata. Eravamo un vagone allo sbaraglio.
E
quel giorno, ecco che mi sputavi in faccia parole con la stessa
assonanza.
“Non
voglio che la prendi male, non so come affrontare il discorso, ma io
non ne posso più. Tutto questo mi sta soffocando.”
“Tutto
questo cosa?” ho sussurrato io, sentendo gli occhi pizzicare.
“Noi
due, la nostra... amicizia. Non so perchè le cose siano diventate
quello che sono, mi è sempre piaciuto un sacco parlare con te, ma
ultimamente parlavamo sempre di cose tristi.”
“Cose
tristi? Ma...”
“Si,
tu sei pessimista e io vicino a te lo divento.”
“Io
non sono pessimista... è la vita, LA VITA, che ti rende pessimista!
Possiamo parlare di quello che vuoi! Dimmi di cosa vuoi parlare,
allora! Dimmi tu cosa vuoi fare. Io ti asseconderò, ma non dire più
cose così stupide. Oppure se non ti va di starmi attorno dimmelo
chiaro e tondo, invece di trovare espedienti.”
“Io
non trovo nessun espediente.”
“Oh
si invece, tiri fuori sempre la scusa degli altri amici che PER COLPA
MIA non riesci mai a frequentare!”
“Certo,
se tu pretendi sempre che usciamo da soli! Non c'entra niente, e non
è una scusa! Non ne posso più, ho anche altri amici, vuoi capirlo?
Mi sembra di diventare pazzo vicino a te! Possibile che non capisci?
Io voglio conoscere tanta gente, mi piace stare in compagnia, e
sinceramente il nostro rapporto si sta stringendo un sacco. Mi manca
l'aria; mi sta stretto, e tu sei molto elitaria. Io non ce la faccio
ad essere così. E la nostra amicizia è... è malsana, ambigua;
allora tu cosa decidi di fare?! Non mi parli più, quasi volessi
punirmi. Guarda che noi non stiamo insieme, siamo solo amici.
Mettitelo bene in testa.”
“SO
BENISSIMO CHE NOI NON STIAMO INSIEME” ho deglutito io, con più
forza in petto di quanto credessi possibile, “E non mi interessa
affatto punirti, anche perchè tu non sei il mio ragazzo né vorrei
che tu lo sia! Se tu fossi stato più furbo te ne saresti accorto
prima! Non ti chiedo di starmi sempre attorno, vorrei solo che quando
ci vediamo tu la smettessi di lagnarti perchè gli altri non
vengono... non sono elitaria, semplicemente ho pochi amici, me ne
bastano due o tre...”
“Infatti,
io invece non sono così.”
“Nessuno
ti ha chiesto di essere diverso da quello che eri.”
“Sei
possessiva.”
“Cosa
c'entra adesso? E poi, io mi sono sempre comportata come tu mi hai
lasciato comportare. Se non ti va bene quello che faccio, devi
dirmelo! Ma non mandare tutto a farsi fottere solo perchè non sei
capace di tirare fuori le palle e dirmi quando qualcosa non ti va
bene. Stai parlando di un sacco di cose perfettamente risolvibili con
il dialogo. Sei tu che sbagli a non parlarne con me.”
“Tu
hai cominciato da quando è successa quella cosa. Bella mossa,
proprio.”
“Non
diciamo stronzate. Te l'ho già spiegato. Tu ti comporti esattamente
così con me. Aspetti sempre che sia io a cercarti, da quando siamo
tornati a Hogwarts; io non voglio più starti dietro come un
cagnolino mentre tu mi ripeti che vuoi vedere gli altri e mi usi come
tappabuchi!”
“Io...
non ti userei mai come tappabuchi! Come puoi dire una cosa del
genere?”
“Sono
i fatti che parlano per te! E ora scusa, ma devo andare.”
“Tranquilla,
ho finito anch'io.”
“Bene.”
“Bene!”
Te
lo ricordi, vero? Mi chiedo se tu abbia sofferto anche un soffio di
quello che ho sofferto io.
La
durezza delle tue parole era senza precedenti; non riuscivo più a
deglutire per l'angoscia. Se solo tu mi avessi degnata di uno sguardo
ti saresti reso conto di quello che provavo. Invece hai tenuto gli
occhi bassi, tranne quando gridavi; e li ero io a non riuscire a
mantenere il contatto visivo.
È
terribile sentirsi traditi in questo modo. Tu non avevi idea di
quello che mi avevi fatto; io lo sapevo, te lo leggevo in quella tua
aria innocente e cocciuta. Così non ho mai detto quello che pensavo.
Fine
dell'amicizia.
Nonostante
svariate discussioni per metterci d'accordo, non siamo più riusciti
a sentirci vicini come prima.
Tu
credevi che io fossi cambiata; io stringevo i denti perchè sapevo
che eri tu ad esser cambiato, così come sapevo che sarebbe successo.
Ho
perso un amico; sono diventata più forte.
|