Scusate!
Ho soltanto sistemato un problema, non è un capitolo nuovo!
Ecco
qui l'epilogo, breve, niente di speciale.
Ho
riletto distrattamente, sono sempre presa dalla nuova storia
(è dura resistere e non farvela leggere subito), con cui
però sono ancora in alto male (circa a metà), e
dal momento che sto diventando sempre più pigra non faccio
pronostici.
Avrei
anche in progetto una lemon simile all'ultima, ovvero scritta senza
nessun altro scopo che soddisfare i nostri (miei?) bassi istinti, ho
già in mente una trama (se si può chiamare
trama):D, mi manca solo l’ispirazione del momento.
CONCLUSIONE
Qualche
mese più tardi.
Sakura
finì di bere il caffè e seguì le
indicazioni per gli arrivi: l’aereo era atterrato da pochi
minuti e scommetteva che Naruto aveva solo il bagaglio a mano,
conoscendolo.
Perché
ormai poteva dire di conoscerlo, ed era strano come fossero cambiate le
cose nel giro di così poco tempo, e se ci pensava tutto era
iniziato da quando era andata a prendere per la prima volta i suoi
cugini, proprio lì.
Naruto
uscì in quel momento e la vide.
-
Ciao cugina! – esclamò mentre la stritolava come
al solito – scusa se ti è toccato venire a
prendermi, ma Hinata non poteva! –
Le
cose non erano cambiate solo per lei, Naruto si era innamorato, ed
anche per lui tutto era iniziato proprio quella volta in cui era stato
ospite loro.
-
Non preoccuparti, così ho l’occasione di vederti.
Come sta Karin? –
-
Benissimo! Ti saluta tanto! E’ tutta dolce da quando ha
Suigetsu, cioè, si sfoga con lui credo –
Già,
perfino Karin aveva trovato qualcuno, era solo lei quella che non
trovava nessuno, non che ne avesse il tempo adesso, anzi, non aveva
nemmeno un po’ di tempo per se stessa, tanto che rimanersene
a guardare la tv con un panino in mano le pareva un lusso ed un
privilegio.
E
poi anche se avesse avuto tempo non poteva: si rendeva conto di avere
bisogno di rimanere da sola in quel periodo, in modo da mantenere la
lucidità necessaria per ricostruirsi una vita, e costruire
contemporaneamente se stessa.
Anche
per questo non rimpiangeva nemmeno un poco Kakashi, anzi, a volte si
chiedeva come avesse potuto trascinare avanti quella storia per mesi,
aveva così tanta paura di rimanere sola?
Quando
ci ripensava lo faceva con un po’ di stupore, e una velata
vergogna.
Era
finita subito dopo ‘quella volta’, come chiamava il
breve incontro con Sasuke nella sua mente, quel lunedì in
cui ancora si muoveva sospesa, e pensava, pensava, pensava.
-
Ciao Sakura -
Si
voltò sorpresa a guardare Kakashi, in quei giorni si era
completamente dimenticata di lui, ed anche se era ridicolo, le pareva
quasi impossibile che per lui non fosse lo stesso.
-
Ci vediamo una di queste sere? –
-
Sì, certo – mentì senza neppure
intenderlo, ma sapeva che non aveva proprio voglia di vederlo.
La
terza volta che lui le aveva chiesto quando era libera si era decisa e
gli aveva spiegato seria che aveva bisogno di stare un po’ da
sola, guardandolo nell’unico occhio visibile, che avrebbe
avuto bisogno di una blefaroplastica, ma insomma, in fondo lui aveva la
sua età, era comprensibile.
Lui
aveva cercato di chiamarla più volte le sere successive
(ignorali e cominciano a correrti dietro, si era detta
spassionatamente), ed aveva continuato a mandarle messaggi per diversi
giorni, di solito alla mattina e alla sera, alcuni anche carini
(messaggi cui lei non aveva mai risposto e aveva cancellato subito), ed
alla fine sembrava avere capito.
Era
finita senza grandi sofferenze, con appena un po’ di
imbarazzo iniziale presto superato, senza grandi emozioni,
così come era cominciato ed aveva continuato per quasi un
anno.
Come
avesse potuto non stancarsi prima era un mistero incomprensibile con il
senno di poi.
Ma
ora aveva altro cui pensare.
-
Niente autista, eh?! – la riportò al presente
Naruto quando arrivarono alla macchina – scommetto che ti
senti libera –
Libera…che
strana parola, così ambigua in fondo.
-
A proposito – continuò lui – riesci a
liberarti domani sera e venire a cena con gli altri? –
-
Me l’ha chiesto anche Rock Lee, non so se ci riesco, davvero
– spiegò mentre apriva la portiera – mio
padre mi sta massacrando –
-
Resisti ancora per poco! – ridacchiò
l’altro – però pensaci, Rock Lee
è un bravo ragazzo – aggiunse ammiccante sedendosi
al suo fianco.
Sì,
sicuramente era un bravo ragazzo.
Forse
era la vicinanza di Naruto, ma ripensò a Sasuke.
Non
lo aveva più rivisto.
Lo
sapeva già in fondo, era stato solo l’incontro di
una notte (o di un mattino), e a volte non le pareva neppure reale, le
pareva di aver vissuto una specie di sogno.
Uno
strano sogno nebuloso in cui neppure si riconosceva e che la faceva
riflettere: chi era lei, Sakura Haruno, e soprattutto cosa voleva?
Come
voleva vivere la sua vita?
Eppure
un po’ ci aveva sperato, che lui non sparisse.
Una
volta aveva chiesto a suo cugino che fine avesse fatto, e nonostante
all’apparenza fosse stata una domanda casuale, dentro si
sentiva rimescolare lo stomaco e le pareva di respirare a fatica.
-
Ah, suo fratello sta meglio in questo periodo così
è in giro per il mondo…non mi ricordo neanche
dove. Lontano però –
Lontano.
A
volte ci pensava e si chiedeva dove fosse ora: lo immaginava in qualche
posto esotico, fuori dal mondo, solo, perché non le piaceva
pensarlo con un’altra donna, una donna che si faceva
ammaliare da due occhi intensi, per quel che durava.
Mentre
metteva in moto si disse che avrebbe voluto almeno ringraziarlo, in
fondo era per lui che era cambiata, lo sapeva, era grazie a lui, se la
sua vita era cambiata, anche se non capiva ancora come le fosse venuto
il coraggio di ribaltarla così: era stato un momento, un
giorno si era addormentata sentendosi come sempre, e il giorno dopo si
era alzata ed era diversa.
Ma
sapeva che tutto era partito da lui.
Avrebbe
iniziato un nuovo lavoro a breve, era stato Naruto a trovarglielo,
nella ditta in espansione di un suo amico, Shikamaru Nara (un genio a
quel che pareva), con cui collaborava anche lui, al momento come
esterno, fintanto che non si trasferiva definitivamente in
città (dove guarda caso abitava anche Hinata, la sua
ragazza).
Si
era presentata al colloquio su insistenza dei suoi due pazzi cugini,
decisa a non aspettarsi niente, ed aveva subito amato
l’atmosfera elettrizzante che si respirava, la voglia di
cambiare, di rinnovare, di sperimentare.
Shika
pareva convinto che da loro ci fosse bisogno di una come lei, una che
aveva esperienza eppure aveva voglia di crescere, e nell’onda
dell’entusiasmo lei aveva accettato il posto senza pensare
alle conseguenze.
Un
azzardo.
Ora
trascorreva lì tutto il tempo libero che riusciva a
racimolare, per iniziare ad ambientarsi, ed aveva conosciuto persone
nuove (era lì che aveva conosciuto Rock Lee), persone che
sembravano disponibili ad un tipo di rapporto schietto e sincero che
andava oltre le convenzioni, oltre il frequentare lo stesso posto, un
tipo di amicizia che non aveva mai sperimentato e l’attirava:
non vedeva l’ora di iniziare veramente la sua nuova vita.
I
suoi, prevedibilmente, si erano arrabbiati, sua madre non le parlava
neppure in quei giorni, offesa, e suo padre… suo padre le
aveva fatto una scenata terribile, le aveva detto parole terribili, che
l’avrebbero distrutta fino a poco tempo prima, ma in quel
periodo viveva sulla scia dell’entusiasmo e del rinnovamento,
e in qualche modo era riuscita a sopportarle senza battere ciglio.
Gli
sarebbe passata.
Ma
intanto, come conseguenza, doveva trovare un posto in cui stare, un
posto abbastanza economico in cui stare visto che suo padre le aveva
tolto i viveri e la nuova paga sarebbe stata di molto inferiore a
quella che recepiva prima.
La
cosa non le importava per niente, anzi, quasi era una carica in
più al momento, e a volte si chiedeva spaventata quando si
sarebbe risvegliata da quel sogno per ritornare ad essere la vecchia
Sakura, quella che ancora viveva dentro di lei. E si chiedeva anche se
non era inevitabile pagare tutta quell’euforia con un periodo
di depressione, un giorno: la vita non era una continua onda cui ai
momenti più alti corrispondevano quelli più bassi?
-
Ah, Sakura, prima che mi dimentichi – esclamò
Naruto, riportandola ancora una volta al presente –
Sas’ke è qui tra un paio di giorni, ha detto che
si ferma un po’ –
-
Ah sì? –
Perché
stava improvvisamente sudando?
-
Sì, e… - si interruppe, e sembrava un
po’ imbarazzato – ho una cosa da darti, me
l’ha mandata una ventina di giorni fa, ma avevo in mente
Hinata, scusa, mi sono dimenticato e… –
Dallo
zaino tirò fuori un plico che poi lasciò sopra il
cruscotto, senza aggiungere altro, e lei non capiva bene.
Chi
aveva spedito quel plico? Sasuke? Per lei?
Perché
si sentiva completamente nel pallone?
Lasciò
Naruto davanti all’albergo, dato che si era giocato il
diritto di alloggiare in casa Haruno già quando i suoi
avevano scoperto le due telecamere rotte, e lui aveva ammesso
candidamente di essere il colpevole (anche se si trattava solo di un
pretesto).
Ora
era tardi, doveva ritornare al lavoro (sempre quello vecchio, per poco,
ma intanto suo padre era ancora più puntiglioso e severo con
lei, non le perdonava neppure un minuto di ritardo ) e
ripartì agitatissima, l’occhio che continuava a
cadere su quel maledetto plico.
Al
semaforo finalmente lo aprì, non ne poteva più:
dentro c’erano tre fotografie, tre primi piani del suo viso.
Le
studiò attentamente: era spettinata ed aveva
l’aria stanca, ma in qualche modo sembrava radiosa.
E
bellissima.
Mentre
le rimetteva dentro la busta si accorse che dietro ad una
c’erano alcune righe scritte.
Il
semaforo era diventato verde e ripartì con la foto in mano,
tentando di leggere e guidare contemporaneamente, il cuore in gola.
“Spero
che ti piacciano e che tu mi abbia perdonato per essere sparito. Mi
piacerebbe rivederti, ti ho pensata spesso” seguito
da una firma quasi illeggibile.
Sotto
c’erano un numero di telefono e un indirizzo mail, e si
ritrovò a sorridere mentre parcheggiava a lato della strada
e prendeva il cellulare.
In
altre circostanze, in altri momenti della sua vita, avrebbe preso
quelle foto, quel messaggio, e li avrebbe stracciati con sdegno, oppure
nascosti da qualche parte, insicura, senza sapere cosa pensare, ma in
quel momento, sotto l’apparente arroganza di quelle poche
parole, le pareva di leggere un messaggio chiaro, la prova che non era
stato solo un sogno, che anche per lui era stato qualcosa di
più di un incontro occasionale.
Si
guardò un istante allo specchietto, neanche lui potesse
vederla (ci teneva ad essere sempre perfetta, una vecchia abitudine che
faticava a togliere e forse non avrebbe tolto mai) e digitò
il numero in fretta, prima di farsi prendere troppo
dall’agitazione e perdere il coraggio.
Continuò
a sorridere come un’idiota quando lui rispose.
-
Sasuke? – mormorò – Sono Sakura
–
- Pensavo
che non mi chiamassi più –
e poteva immaginare il suo, di sorriso.
-
Naruto mi ha dato il plico solo oggi –
- Idiota…ascolta –
le fece con quella sua voce suadente, che avrebbe ascoltato per ore
– tra
un paio di giorni sono lì, e…se ti va di
vedermi… -
Rimase
ad ascoltare ancora, e poi a raccontargli di lei, un’enorme
aspettativa che subentrava all’agitazione, e non le importava
di arrivare al lavoro in ritardo, perché era come se quello
fosse il suo posto, come se fosse proprio lì, al telefono
con lui, che doveva essere.
Non
vedeva l’ora di rivederlo, sentiva che era l’inizio
di qualcosa di importante, qualunque cosa fosse, in qualunque modo
finisse.
In
cuor suo sapeva che lui le avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva, ma
forse non era vero, forse era solo la sua paura, e comunque non
importava, aveva voglia di correre il rischio.
Aveva
voglia di vivere.
FINE
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