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Autore: afterhour    04/12/2013    10 recensioni
Il diavolo non è mai nero come lo si dipinge, e forse due persone che non si piacciono possono scoprire di avere qualcosa in comune, se guardano al di là della superficie.
E allora chissà, un incontro può diventare anche l'occasione per cambiare la propria vita, basta solo saperla cogliere.
:
"... - Non ti piaccio, vero? –
Si voltò a guardarla incuriosito, si aspettava qualche frase di circostanza, formale, non un approccio così diretto, non gli pareva da lei.
- Non particolarmente – le rispose, ma mentre pronunciava quelle parole e notava il leggero rossore che le saliva alle guance, sapeva che non era esattamente così..."
SasuSaku AU, OOC.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Karin, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scusate! Ho soltanto sistemato un problema, non è un capitolo nuovo!




Ecco qui l'epilogo, breve, niente di speciale.


Ho riletto distrattamente, sono sempre presa dalla nuova storia (è dura resistere e non farvela leggere subito), con cui però sono ancora in alto male (circa a metà), e dal momento che sto diventando sempre più pigra non faccio pronostici.
Avrei anche in progetto una lemon simile all'ultima, ovvero scritta senza nessun altro scopo che soddisfare i nostri (miei?) bassi istinti, ho già in mente una trama (se si può chiamare trama):D, mi manca solo l’ispirazione del momento. 




CONCLUSIONE

Qualche mese più tardi.



Sakura finì di bere il caffè e seguì le indicazioni per gli arrivi: l’aereo era atterrato da pochi minuti e scommetteva che Naruto aveva solo il bagaglio a mano, conoscendolo.

Perché ormai poteva dire di conoscerlo, ed era strano come fossero cambiate le cose nel giro di così poco tempo, e se ci pensava tutto era iniziato da quando era andata a prendere per la prima volta i suoi cugini, proprio lì.

Naruto uscì in quel momento e la vide.

 - Ciao cugina! – esclamò mentre la stritolava come al solito – scusa se ti è toccato venire a prendermi, ma Hinata non poteva! –

Le cose non erano cambiate solo per lei, Naruto si era innamorato, ed anche per lui tutto era iniziato proprio quella volta in cui era stato ospite loro.

 - Non preoccuparti, così ho l’occasione di vederti. Come sta Karin? –

 - Benissimo! Ti saluta tanto! E’ tutta dolce da quando ha Suigetsu, cioè, si sfoga con lui credo –

Già, perfino Karin aveva trovato qualcuno, era solo lei quella che non trovava nessuno, non che ne avesse il tempo adesso, anzi, non aveva nemmeno un po’ di tempo per se stessa, tanto che rimanersene a guardare la tv con un panino in mano le pareva un lusso ed un privilegio.

E poi anche se avesse avuto tempo non poteva: si rendeva conto di avere bisogno di rimanere da sola in quel periodo, in modo da mantenere la lucidità necessaria per ricostruirsi una vita, e costruire contemporaneamente se stessa.
Anche per questo non rimpiangeva nemmeno un poco Kakashi, anzi, a volte si chiedeva come avesse potuto trascinare avanti quella storia per mesi, aveva così tanta paura di rimanere sola?

Quando ci ripensava lo faceva con un po’ di stupore, e una velata vergogna. 

Era finita subito dopo ‘quella volta’, come chiamava il breve incontro con Sasuke nella sua mente, quel lunedì in cui ancora si muoveva sospesa, e pensava, pensava, pensava.

- Ciao Sakura - 

Si voltò sorpresa a guardare Kakashi, in quei giorni si era completamente dimenticata di lui, ed anche se era ridicolo, le pareva quasi impossibile che per lui non fosse lo stesso.

 - Ci vediamo una di queste sere? –

 - Sì, certo – mentì senza neppure intenderlo, ma sapeva che non aveva proprio voglia di vederlo.
 
La terza volta che lui le aveva chiesto quando era libera si era decisa e gli aveva spiegato seria che aveva bisogno di stare un po’ da sola, guardandolo nell’unico occhio visibile, che avrebbe avuto bisogno di una blefaroplastica, ma insomma, in fondo lui aveva la sua età, era comprensibile.

Lui aveva cercato di chiamarla più volte le sere successive (ignorali e cominciano a correrti dietro, si era detta spassionatamente), ed aveva continuato a mandarle messaggi per diversi giorni, di solito alla mattina e alla sera, alcuni anche carini (messaggi cui lei non aveva mai risposto e aveva cancellato subito), ed alla fine sembrava avere capito.

Era finita senza grandi sofferenze, con appena un po’ di imbarazzo iniziale presto superato, senza grandi emozioni, così come era cominciato ed aveva continuato per quasi un anno. 
Come avesse potuto non stancarsi prima era un mistero incomprensibile con il senno di poi.

Ma ora aveva altro cui pensare.

 - Niente autista, eh?! – la riportò al presente Naruto quando arrivarono alla macchina – scommetto che ti senti libera –

Libera…che strana parola, così ambigua in fondo.

 - A proposito – continuò lui – riesci a liberarti domani sera e venire a cena con gli altri? –

 - Me l’ha chiesto anche Rock Lee, non so se ci riesco, davvero – spiegò mentre apriva la portiera – mio padre mi sta massacrando –

 - Resisti ancora per poco! – ridacchiò l’altro – però pensaci, Rock Lee è un bravo ragazzo – aggiunse ammiccante sedendosi al suo fianco.

Sì, sicuramente era un bravo ragazzo.

Forse era la vicinanza di Naruto, ma ripensò a Sasuke.
Non lo aveva più rivisto.

Lo sapeva già in fondo, era stato solo l’incontro di una notte (o di un mattino), e a volte non le pareva neppure reale, le pareva di aver vissuto una specie di sogno.
Uno strano sogno nebuloso in cui neppure si riconosceva e che la faceva riflettere: chi era lei, Sakura Haruno, e soprattutto cosa voleva? 
Come voleva vivere la sua vita?

Eppure un po’ ci aveva sperato, che lui non sparisse.
Una volta aveva chiesto a suo cugino che fine avesse fatto, e nonostante all’apparenza fosse stata una domanda casuale, dentro si sentiva rimescolare lo stomaco e le pareva di respirare a fatica.

 - Ah, suo fratello sta meglio in questo periodo così è in giro per il mondo…non mi ricordo neanche dove. Lontano però – 

 Lontano.

A volte ci pensava e si chiedeva dove fosse ora: lo immaginava in qualche posto esotico, fuori dal mondo, solo, perché non le piaceva pensarlo con un’altra donna, una donna che si faceva ammaliare da due occhi intensi, per quel che durava.

Mentre metteva in moto si disse che avrebbe voluto almeno ringraziarlo, in fondo era per lui che era cambiata, lo sapeva, era grazie a lui, se la sua vita era cambiata, anche se non capiva ancora come le fosse venuto il coraggio di ribaltarla così: era stato un momento, un giorno si era addormentata sentendosi come sempre, e il giorno dopo si era alzata ed era diversa.
Ma sapeva che tutto era partito da lui.

Avrebbe iniziato un nuovo lavoro a breve, era stato Naruto a trovarglielo, nella ditta in espansione di un suo amico, Shikamaru Nara (un genio a quel che pareva), con cui collaborava anche lui, al momento come esterno, fintanto che non si trasferiva definitivamente in città (dove guarda caso abitava anche Hinata, la sua ragazza).

Si era presentata al colloquio su insistenza dei suoi due pazzi cugini, decisa a non aspettarsi niente, ed aveva subito amato l’atmosfera elettrizzante che si respirava, la voglia di cambiare, di rinnovare, di sperimentare.
Shika pareva convinto che da loro ci fosse bisogno di una come lei, una che aveva esperienza eppure aveva voglia di crescere, e nell’onda dell’entusiasmo lei aveva accettato il posto senza pensare alle conseguenze.
Un azzardo.

Ora trascorreva lì tutto il tempo libero che riusciva a racimolare, per iniziare ad ambientarsi, ed aveva conosciuto persone nuove (era lì che aveva conosciuto Rock Lee), persone che sembravano disponibili ad un tipo di rapporto schietto e sincero che andava oltre le convenzioni, oltre il frequentare lo stesso posto, un tipo di amicizia che non aveva mai sperimentato e l’attirava: non vedeva l’ora di iniziare veramente la sua nuova vita.  

I suoi, prevedibilmente, si erano arrabbiati, sua madre non le parlava neppure in quei giorni, offesa, e suo padre… suo padre le aveva fatto una scenata terribile, le aveva detto parole terribili, che l’avrebbero distrutta fino a poco tempo prima, ma in quel periodo viveva sulla scia dell’entusiasmo e del rinnovamento, e in qualche modo era riuscita a sopportarle senza battere ciglio.
Gli sarebbe passata.

Ma intanto, come conseguenza, doveva trovare un posto in cui stare, un posto abbastanza economico in cui stare visto che suo padre le aveva tolto i viveri e la nuova paga sarebbe stata di molto inferiore a quella che recepiva prima.

La cosa non le importava per niente, anzi, quasi era una carica in più al momento, e a volte si chiedeva spaventata quando si sarebbe risvegliata da quel sogno per ritornare ad essere la vecchia Sakura, quella che ancora viveva dentro di lei. E si chiedeva anche se non era inevitabile pagare tutta quell’euforia con un periodo di depressione, un giorno: la vita non era una continua onda cui ai momenti più alti corrispondevano quelli più bassi?

 - Ah, Sakura, prima che mi dimentichi – esclamò Naruto, riportandola ancora una volta al presente – Sas’ke è qui tra un paio di giorni, ha detto che si ferma un po’ –

 - Ah sì? – 

Perché stava improvvisamente sudando?

 - Sì, e… - si interruppe, e sembrava un po’ imbarazzato – ho una cosa da darti, me l’ha mandata una ventina di giorni fa, ma avevo in mente Hinata, scusa, mi sono dimenticato e… –

Dallo zaino tirò fuori un plico che poi lasciò sopra il cruscotto, senza aggiungere altro, e lei non capiva bene.
Chi aveva spedito quel plico? Sasuke? Per lei?
Perché si sentiva completamente nel pallone?

Lasciò Naruto davanti all’albergo, dato che si era giocato il diritto di alloggiare in casa Haruno già quando i suoi avevano scoperto le due telecamere rotte, e lui aveva ammesso candidamente di essere il colpevole (anche se si trattava solo di un pretesto).

Ora era tardi, doveva ritornare al lavoro (sempre quello vecchio, per poco, ma intanto suo padre era ancora più puntiglioso e severo con lei, non le perdonava neppure un minuto di ritardo ) e ripartì agitatissima, l’occhio che continuava a cadere su quel maledetto plico.
Al semaforo finalmente lo aprì, non ne poteva più: dentro c’erano tre fotografie, tre primi piani del suo viso.
Le studiò attentamente: era spettinata ed aveva l’aria stanca, ma in qualche modo sembrava radiosa.
E bellissima.
Mentre le rimetteva dentro la busta si accorse che dietro ad una c’erano alcune righe scritte.

Il semaforo era diventato verde e ripartì con la foto in mano, tentando di leggere e guidare contemporaneamente, il cuore in gola.

“Spero che ti piacciano e che tu mi abbia perdonato per essere sparito. Mi piacerebbe rivederti, ti ho pensata spesso” seguito da una firma quasi illeggibile.

Sotto c’erano un numero di telefono e un indirizzo mail, e si ritrovò a sorridere mentre parcheggiava a lato della strada e prendeva il cellulare.
 
In altre circostanze, in altri momenti della sua vita, avrebbe preso quelle foto, quel messaggio, e li avrebbe stracciati con sdegno, oppure nascosti da qualche parte, insicura, senza sapere cosa pensare, ma in quel momento, sotto l’apparente arroganza di quelle poche parole, le pareva di leggere un messaggio chiaro, la prova che non era stato solo un sogno, che anche per lui era stato qualcosa di più di un incontro occasionale.

Si guardò un istante allo specchietto, neanche lui potesse vederla (ci teneva ad essere sempre perfetta, una vecchia abitudine che faticava a togliere e forse non avrebbe tolto mai) e digitò il numero in fretta, prima di farsi prendere troppo dall’agitazione e perdere il coraggio.
Continuò a sorridere come un’idiota quando lui rispose.

 - Sasuke? – mormorò – Sono Sakura –

 - Pensavo che non mi chiamassi più – e poteva immaginare il suo, di sorriso.

 - Naruto mi ha dato il plico solo oggi –

 - Idiota…ascolta – le fece con quella sua voce suadente, che avrebbe ascoltato per ore – tra un paio di giorni sono lì, e…se ti va di vedermi… -

Rimase ad ascoltare ancora, e poi a raccontargli di lei, un’enorme aspettativa che subentrava all’agitazione, e non le importava di arrivare al lavoro in ritardo, perché era come se quello fosse il suo posto, come se fosse proprio lì, al telefono con lui, che doveva essere.

Non vedeva l’ora di rivederlo, sentiva che era l’inizio di qualcosa di importante, qualunque cosa fosse, in qualunque modo finisse.

In cuor suo sapeva che lui le avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva, ma forse non era vero, forse era solo la sua paura, e comunque non importava, aveva voglia di correre il rischio.
Aveva voglia di vivere.


FINE

   
 
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