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9.
Red hair under the sea.
La
terra divenne pian piano sabbia. La lunga striscia bianca era calda e
soffice, e portava progressivamente ad una lunga distesa d'acqua, che
a piccole onde si infrangeva contro il bagnasciuga.
Era
un luogo bellissimo. Sembrava che l'Apocalisse non avesse minimamente
scalfito quella terra. Forse non era così, forse c'erano
cose che
non sapevo e che non avevano nulla di buono.
Ma
per un momento volli pensare che quel luogo avesse preservato tutta
la sua bellezza e vinto il caos.
Jim
tirò su le braccia, respirando a fondo. Doveva piacere anche
a lui.
Lo osservai mentre si metteva a sedere sulla sabbia, per poi
togliersi i pesanti scarponi e arrotolare il bordo dei pantaloni fino
al polpaccio.
«
Ma che stai facendo? » chiesi, confusa. Lui si
voltò e mi sorrise.
Che?
«
Vado a sentire l'acqua. Vieni con me, dai! » mi rispose lui,
dirigendosi a passo sostenuto verso la battigia.
Strabuzzai
gli occhi: come faceva a darmi una risposta del genere in un momento
come quello?
Era
matto, per caso?
«
Non siamo qui per perdere tempo! » mi lamentai, conficcando
la
lancia a terra e appendendo la sacca alla tavola che aveva conficcato
nella sabbia. « Dobbiamo muoverci! ».
«
Smettila di lamentarti e vieni qui! » mi rispose lui,
irritandomi
ancora. Presi un gran respiro. Dovevo mantenere la calma e ucciderlo
più tardi, al momento opportuno. Sapevo che mi avrebbe
tormentata
fino alla fine dei miei giorni, perciò decisi di
assecondarlo.
Sfilai i pesanti stivaloni dai piedi e tirai su le pesanti calze in
pelle, tastando la sabbia a piedi nudi per raggiungerlo.
Era
un sensazione davvero piacevole: vivendo sempre nel mio bosco, avevo
raramente l'opportunità di vedere il mare e camminare sulla
sabbia.
Dovevo ammettere che durante quel viaggio un'esperienza del genere
era più che gradita. Raggiunsi la sabbia umida e poi
l'acqua,
rinfrescante e limpida.
«
E' bellissima... » mi lasciai sfuggire, osservando i
sassolini che
brillavano attraverso l'acqua come perle.
Jim
mi si avvicinò e mi schizzò con un piede. Le
gocce d'acqua mi
arrivarono sulle braccia e sul viso. Lo guardai, e lui
scoppiò a
ridere. Tornò indietro nel tentativo di difendersi, ma il
mio
contrattacco arrivò comunque. Mi lasciai scappare una risata
mentre
mi rincorreva per vendicarsi, poi mi fermai e guardai l'orizzonte,
pensierosa.
«
Non devi essere dispiaciuta. ». Jim mi si avvicinò
con le mani sui
fianchi. « Puoi essere felice anche tu, nonostante tutto. Non
devi
fartene una colpa. ».
Lo
guardai, quasi ferita. Come aveva fatto a capirlo?
«
Succedeva anche a me, fino a poco tempo fa. »
proseguì lui, senza
voltarsi verso di me. « Ogni volta che facevo qualcosa che mi
rendeva anche minimamente felice, pensavo a mia madre. Alla sua
scomparsa. E dicevo a me stesso che non dovevo, non potevo essere
felice. Non ne avevo il diritto. ».
Abbassai
lo sguardo. Aveva ragione, mi sentivo esattamente così.
Forse lui mi
capiva, perché come me era stato privato di qualcosa di
talmente
importante che tutto il resto sembrava solo una grossa stupidaggine.
«
Ma alla fine ho capito che ragionando così non avrei vissuto
affatto. ». Jim andò a sedersi a poca distanza
dall'acqua, lì dove
la sabbia andava progressivamente asciugandosi. Lo raggiunsi e mi
sedei accanto a lui, distendendo le gambe. I piedi raggiungevano
l'acqua, che con la risacca li rinfrescava a intervalli regolari.
«
Perché eri nel bosco di Belle? » gli chiesi,
osservando la grande
distesa blu di fronte a noi.
«
Cercavo mia madre. Ad Agrabah è arrivato un ragazzo di
Montressor,
anche lui in cerca di una nuova casa. Mi ha detto di aver visto una
donna simile a mia madre tra gli umanoidi nel bosco di Adam e Belle,
così sono partito subito per cercare conferma. »
fece una pausa,
poi scosse la testa. « Ma non era lei, ho battuto tutto il
bosco per
trovarla, e alla fine ho scovato una donna vicino al castello molto
somigliante a lei. Ma non era mia madre. Poi ho trovato te. Fine
della storia. ».
«
Capisco. » mormorai, annuendo appena. « E ora
tornerai ad Agrabah?
».
«
Certo. » rispose lui, con un sorriso. «
Lì hanno bisogno di me. Ma
questo non mi impedisce di accompagnarti fin dove posso, o sbaglio?
».
Trattenni
il fiato. Era una persona davvero strana, non potevo negarlo, e molto
diversa da me.
Ma
in quel momento non potevo evitare di ammettere che essere da sola su
quella spiaggia sarebbe stato molto peggio.
«
Perciò sembra proprio che dovrai bearti della mia presenza
ancora
per un po'. » scherzò lui, cercando di
punzecchiarmi. Alzai gli
occhi al cielo.
«
Divertente. » borbottai, mentre mi infilavo di nuovo gli
stivali. «
Oh. L'hai visto anche tu? ».
Di
fronte a noi, l'acqua si era increspata. Forse me l'ero immaginato,
perché Jim scosse la testa in segno di negazione. Focalizzai
l'attenzione su quel punto, ma non vidi più nulla.
«
Aspetta, ora lo vedo anche io. » sussurrò lui,
indicandomi la
direzione con un dito. L'acqua si era increspata allo stesso modo, ma
più vicina al bagnasciuga. Mi alzai in piedi per vedere
meglio. Feci
un passo avanti e l'acqua tornò ad incresparsi, questa volta
più a
fondo e più a lungo. Una macchia rosa cominciò ad
espandersi poco
sotto la superficie, fino a che affiorò mostrando un rosso
brillante
e vivido.
Jim
mi guardò con la coda dell'occhio: nessuno di noi aveva idea
di cosa
diavolo fosse, ma era incredibilmente bello. La macchia rossa si
espanse lentamente, fino a che sotto di essa non spuntò
qualcosa.
Un
volto.
Un
volto umano.
«
Quella è... » iniziai, ma Jim interruppe i miei
pensieri a voce
alta. Avanzò di un passo, finendo con i piedi nell'acqua. La
macchia
rossa si avvicinò appena, e il visetto si fece
più vivido alla
luce del sole.
«
Ariel. » mormorò Jim a mezza voce, e la sirena di
fronte ai nostri
occhi balzò in superficie con un guizzo, lasciando
ondeggiare la
coda tra le onde.
Non
avevo più incontrato Ariel dopo l'Apocalisse: i nostri Regni
erano
lontani, e già prima era raro che ci incontrassimo. Jim, al
contrario, sembrava conoscerla bene. Si avvicinò a lei con
un balzo,
rimanendo con le caviglie immerse nell'acqua fredda.
Ci
eravamo accorti entrambi che qualcosa era cambiato in lei: gli occhi
erano due perle opalescenti, con rare sfumature azzurre. Non si
riconosceva più l'intensa oscurità della pupilla,
né il celeste
vibrante dell'iride.
Mi
ricordava alcuni pesci delle acque profonde, con gli occhi velati e
irriconoscibili. Al posto delle orecchie le erano spuntate delle
pinne turchesi che si diramavano in sottili peduncoli tra i ciuffi di
capelli.
Aveva
assunto un aspetto diverso, come se il mare l'avesse catturata nella
sua morsa, offrendole un aspetto molto più vicino all'acqua
che alla
terra. Gli occhi vuoti ne erano la prova.
Ripensai
ad Adam, e a tutti coloro che erano stati privati, in modi diversi,
di una parte della loro umanità: forse ad Ariel era toccata
la
stessa sorte.
Rimasi
ad osservarla mentre si avvicinava alla riva, utilizzando le braccia
come sostegno. Jim affondò le gambe il più
possibile per
raggiungerla.
«
Che ti è successo? » le chiese, e lei
mimò qualcosa con la bocca.
Poi, con un gesto della mano, si sfiorò la gola e
seguì la linea
del collo fino alle labbra, lasciando fluttuare le dita in aria.
Ripeté quel gesto per due volte, con l'espressione vuota e
triste.
Jim sembrò non capire.
Io
ripensai ad Adam. « Non può parlare. »
mormorai, impietrita. Lei
annuì, le labbra inarcate in un broncio.
Jim
si voltò verso di me, gli occhi spalancati dalla sorpresa,
poi tornò
su Ariel. Lei gli sorrise.
In
quel momento avevo la netta sensazione di essere di troppo,
benché
fosse una situazione normalissima e non ne avessi motivo. Eppure mi
sembrava di sentire qualcosa che non andava, che non avevo mai
provato in passato. Volevo andarmene da quel posto, nonostante non
stesse accadendo praticamente nulla di male.
Che
diavolo mi prendeva?
«
Ariel. » dissi, cercando di interrompere il flusso immotivato
di
pensieri assurdi che mi oscurava la mente.
Lei
si voltò verso di me, e indico con l'indice verso l'alto,
come a
voler dire che c'era qualcos altro, oltre l'assenza di parole, che
era cambiato in lei.
Rimanemmo
entrambi in attesa. Lei chiuse gli occhi, poi li riaprì e
schiuse
appena le labbra rosee. E lì, nel silenzio della spiaggia,
una
melodia armoniosa cominciò a diffondersi sotto i nostri
sguardi
sbalorditi.
Non
poteva parlare, questo era vero. Ma poteva ancora cantare.
«
Incredibile... » commentò Jim, ascoltando quella
melodia che era
solo suono, senza parole. Probabilmente neanche lei sapeva spiegarsi
il perché di quello strano fenomeno, ma finché
aveva la sua voce
era ancora tutto possibile.
Feci
un altro passo avanti nell'acqua, affiancando Jim. Ariel era sempre
bellissima nonostante le mutazioni che avevano modificato il suo
corpo, e adesso che ero più vicina me ne rendevo conto.
«
Ariel, il Bianconiglio è passato di qui recentemente?
» le chiesi
dopo un attimo di pausa, ma lei scosse la testa in segno di
negazione. Pensai ai suoi indizi, che erano arrivati fino al castello
di Belle e Adam. Forse dovevo cambiare direzione una volta
arrivata lì?
«
Se mi ha fatto arrivare fino a qui... » sussurrai, pensando
ad alta
voce come al solito. « Forse... ».
In
quel momento, Ariel puntò di nuovo il dito come aveva fatto
in
precedenza. Si tuffò all'indietro e nuotò per
qualche secondo,
emergendo dall'acqua a qualche metro di distanza. A quel punto ci
fece segno di raggiungerla.
«
Forse ha ragione. » commentò Jim, girandosi verso
di me. « Se
l'indizio era quello, dobbiamo attraversare le acque di Ariel fino a
toccare terra. ».
«
Eh? ». L'idea poteva anche avere un senso, ma stavamo sempre
parlando di un oceano. « il Bianconiglio non può
essere davvero
così sadico da farmi attraversare il... » mi
interruppi, e Jim mi
guardò con sguardo eloquente. Okay, forse era tanto folle da
pensare
che sarei stata in grado di attraversare l'oceano da sola.
«
E io che ci sto a fare, allora? » mi chiese Jim, guardando in
direzione della spiaggia. La sua tavola era ancora conficcata nella
sabbia, e aspettava solo di essere messa in moto.
Feci
segno ad Ariel di aspettarci mentre tornavamo a riva. Jim mise la
tavola in posizione orizzontale, riscaldò i motori e
spiegò la
vela. La brezza che tirava sulla spiaggia ci avrebbe permesso di
andare molto più veloci, e di fare in fretta.
«
Non sei obbligato, lo sai. »
«
Smettila e sali. ».
Legai
la lancia alla schiena, ancorandola saldamente. Mi posizionai dietro
a Jim, piantando i piedi sulla tavola in modo da avere il giusto
equilibrio.
«
Reggiti. » mi disse lui, ed io afferrai i lembi della sua
maglia,
all'altezza dei fianchi. « Reggiti bene.
».
Sbuffai.
Odiavo quel tono, soprattutto se proveniva da lui. « Va bene,
mamma.
» e strinsi più forte.
Lo
vidi alzare gli occhi al cielo. I motori rombarono più
forte, e lui
tirò appena le maniglie attorno alla vela. La tavola
partì con uno
scatto, ed io quasi persi l'equilibrio rischiando di cadere dalla
tavola.
Come
contraccolpo lo abbracciai, cingendogli i fianchi con le braccia. Lo
vidi sogghignare.
Idiota.
L'aveva
fatto apposta.
L'acqua
sotto di noi era di un blu intenso. Non avevo idea di quanto fosse
profonda, ma era un bel po' che viaggiavamo e la riva oramai era
lontana. Seguivamo Ariel con la tavola e, per quanto noi fossimo
motorizzati, lei manteneva una velocità sorprendente:
muoveva la
coda su e giù come un pesce, aiutandosi con le braccia e
saltando in
superficie con la grazia e l'abilità di un delfino.
Era
incantevole nonostante la mutazione e tutti i cambiamenti.
«
Tutto bene? » mi chiese nuovamente Jim, ed io annuii.
« Reggiti,
dobbiamo salire un po' per superare gli scogli. ».
La
tavola salì appena, e con un movimento deciso Jim
spostò la vela in
modo da virare leggermente e deviare verso destra, in modo da passare
oltre gli scogli senza pericolo. Aveva il completo controllo del
mezzo.
«
Devo ammetterlo, te la cavi bene. » commentai, e lui
reagì con un
sorriso luminoso. L'aria era fresca e rilassante, e piccoli getti
d'acqua raggiungevano le nostre gambe ogni volta che la tavola
sfiorava la superficie uniforme del mare.
C'era
un'atmosfera strana, e per un attimo provai un sentimento strano,
qualcosa che fino ad allora non ero riuscita a percepire.
Serenità.
In
mezzo a quella distesa di acqua e cielo, soli senza alcun suono se
non quello delle onde, mi sentii improvvisamente pervasa da una
strana tranquillità. I luoghi che avevo visitato riuscivano
a
tenermi in tensione, con il fiato sospeso, e ogni giorno mi chiedevo
se avrei superato o meno la giornata.
Ma
in quel momento, in quel luogo di passaggio, potevo essere libera di
cancellare ogni pensiero dalla mente.
Jim
scese ancora con la tavola, a pochi centimetri dall'acqua. Mi piegai
appena sulle gambe, cercando di mantenermi in equilibrio, e tendendo
il braccio sfiorai le onde con le dita. L'acqua era così
fresca che
al contatto provai un leggero brivido che risalì lungo tutta
la
schiena. Sentii Jim ridere.
Ariel
saltò fuori dall'acqua con un balzo, poi si immerse e rimase
sott'acqua per qualche minuto. Osservai la sua figura longilinea
muoversi sinuosamente sotto la superficie. Non avevo idea di come
stessero gli abitanti del suo mondo sommerso, o se addirittura ci
fosse ancora. L'idea di non avere una voce mi spaventava
terribilmente.
«
Ci siamo. » annunciò Jim, ed io guardai dritto di
fronte a me:
lungo la linea dell'orizzonte, non molto distante da noi, una
striscia di terra cominciava a farsi visibile ai nostri occhi.
Ariel
ci osservava attentamente mentre scendevamo dalla tavola sulla
terraferma: Jim spense le turbine e chiuse la vela, agganciandola
dietro la schiena, mentre io mi avvicinai alla riva e mi piegai sulle
ginocchia per avvicinarmi il più possibile alla sirenetta
dai
capelli rossi che, con gli occhi opalescenti, sembrava guardare tutto
eppure niente.
Lei
sollevò lo sguardo, poi mi indicò la direzione
con la mano: proprio
alle nostre spalle si apriva una lunga distesa di sabbia che, a poco
a poco, si trasformava in una striscia di boscaglia dai colori
spenti. In lontananza il cielo era grigio e pesante, e l'esperienza
nel mio bosco mi suggeriva che di certo non avremmo trovato il tempo
a nostro favore.
Non
che fosse una stranezza: dopotutto, già prima
dell'Apocalisse i
cambiamenti climatici erano piuttosto repentini e variabili al
passaggio da un regno all'altro, e ancora di più dopo quel
terribile
sconvolgimento che aveva incasinato le cose.
«
Ci sarà da combattere di nuovo con la neve. »
mugugnai tra me e me,
fissando l'orizzonte. Mi accorsi di come il cielo fosse ancora chiaro
nonostante fossi partita da Agrabah parecchio tempo prima.
Davvero
bizzarro, ma oramai non mi stupivo più di nulla.
Mi
voltai di nuovo, e osservai il sorriso luminoso di Ariel mentre
parlava con Jim: aveva una spensieratezza da bambina sul volto e,
nonostante gli occhi madreperlati apparentemente inespressivi, il suo
sguardo diceva molto più di quanto quella sorta di
maledizione
volesse nascondere.
La
vidi schiudere appena le labbra, e di nuovo una melodia dolce e
delicata cominciò a diffondersi attorno a noi. Quella voce
non aveva
subito alcun cambiamento nonostante la distruzione che aveva attorno.
Jim
si inginocchiò sulla riva, mormorando qualcosa che non
riuscii ad
intuire. Probabilmente la stava ringraziando per averci fatto da
guida, ma non ne ero certa. Sapevo solo che quel senso di pesantezza,
quell'astio immotivato che avevo già sentito in precedenza
si faceva
nuovamente spazio nel mio corpo senza che potessi fermarlo.
Alle
nostre spalle, la landa spoglia ci stava aspettando. Non avevo idea
di cosa si trovasse oltre quella fila di sterpaglie, ma avevo il
presentimento che non fosse nulla di buono.
Quando
i primi fiocchi di neve caddero delicatamente sulla mia mantella,
quasi mi maledii di avere un sesto senso maledettamente puntuale.
Quella
fitta boscaglia priva di senso presto si sarebbe coperta di una fitta
distesa bianca, e probabilmente anche la temperatura sarebbe scesa a
picco. Sollevai lo sguardo verso Jim, a pochi passi da me. Camminava
mantenendo il passo, stretto negli stivaloni pesanti che falciavano
l'erba incolta come macchine.
Indossava
una maglia in tessuto leggero, e un giaccone dall'aria piuttosto
pesante. Almeno era ciò che speravo.
«
Jim... » iniziai per l'ennesima volta, ma lui
reagì come al solito.
Si voltò di scatto e mi fulminò con lo sguardo.
«
Non se ne parla. » rispose, senza lasciarmi il tempo di
finire la
frase. « Non ti lascio qui nel bosco. ».
Alzai
gli occhi al cielo, sbuffando per la sua testardaggine. Che diavolo,
non sarei riuscita a convincerlo neanche se fossi stata
maledettamente persuasiva. Quel ragazzo aveva la testa di legno.
«
Sai, ti ringrazio davvero molto per avermi scortata fino a qui.
Probabilmente sarei ancora molto indietro se non fosse per te.
»
cominciai con la mia solita parlantina, cercando di essere
convincente.
«
Accetto volentieri i tuoi ringraziamenti. Acceleriamo il passo, sta
cominciando a nevicare. » ribatté, interrompendomi
nuovamente per
lasciarmi con la bocca mezza aperta.
Non
capivo perché non volesse lasciarmi proseguire da sola. Non
che la
sua compagnia non fosse gradita, anzi: avere un compagno di viaggio
poteva salvarti la vita, e lui l'aveva già ampiamente
dimostrato.
Ma
in questo modo mi faceva sentire di peso, come se fosse lui a
condurre me. E questo mi stava meno bene.
«
Non devi sentirti responsabile del mio viaggio. »
mormorò lui nel
silenzio del bosco. « Sono io che ho deciso di accompagnarti,
perciò
smettila di pensare a quello che, sicuramente, starai pensando.
».
«
Come diavolo..? » iniziai, e lui si voltò verso di
me strizzandomi
l'occhio.
La
neve iniziò a cadere sempre più fitta, fino a che
la terra non si
colorò di quel bianco candido macchiato solo dalle nostre
orme
solitarie. Tirai su il cappuccio della mantella e coprii il
più
possibile i capelli, che erano diventati umidicci e freddi. Il sole
stava calando rapidamente, e poco a poco la notte circondò
le nostre
figure, lasciando solo una tiepida ombra sulla neve che
svanì del
tutto quando l'ultimo bagliore di luce scomparve dietro l'orizzonte.
La luna si vedeva appena dietro le nuvole e gli alberi, sempre
più
alti e imponenti, avevano oramai ricoperto l'intera volta celeste.
«
Faremo meglio a cercare un posto nascosto e ad accendere un fuoco.
»
propose Jim, sfruttando gli ultimi istanti del crepuscolo. Camminammo
a lungo, raccogliendo più legna possibile lungo il percorso
in modo
da farla asciugare in tempo per accendere il fuoco. Tra gli alberi
scovammo un abbozzo di grotta abbastanza nascosto, e decidemmo di
accamparci lì per la notte. Era abbastanza riparata, e la
chioma
degli alberi aveva impedito alla neve di attecchire al terreno.
Jim
sistemò la legna nella grotta e iniziò
pazientemente ad accendere
il fuoco. Uscii fuori e mi addentrai nella boscaglia dietro la
grotta, allontanandomi dalla fonte luminosa: i rumori e i suoni
erano quelli di un comune bosco, ma c'era qualcosa di diverso che non
riuscivo a comprendere a fondo.
Mi
guardai attorno, poi udii un rumore diverso di fronte a me: il
cespuglio si
mosse appena, con un fruscio labile. Sfilai lentamente il coltello
dalla giarrettiera, e con un movimento rapido lo lanciai in mezzo al
cespuglio, che rispose con un tonfo.
Andai
a controllare: era una lepre abbastanza grossa, di certo ci avrebbe
sfamato entrambi e non saremmo morti di fame in quel bosco freddo.
Tornai indietro e Jim mi guardò con gli occhi grandi di
fronde al
fuoco che ardeva in mezzo alla grotta.
«
Spero ti piaccia il coniglio. » dissi, e lui
scoppiò a ridere.
Chissà perché quello che dicevo lo faceva sempre
ridere. Montai uno
spiedo rudimentale e tolsi il pelo al coniglio, poi lo misi sul
fuoco. Il profumo era davvero invitante. Tirai fuori la bottiglia di
sidro di Biancaneve, mentre Jim vi affiancò la borraccia
d'acqua
fresca che avevamo ancora con noi.
Mangiammo
avidamente e in silenzio: il coniglio era morbido e gustoso, e in un
attimo lo finimmo. Dividemmo l'acqua, lasciandone un po' per il
giorno seguente, poi iniziammo a bere il sidro per scaldarci.
La
temperatura cominciò gradualmente a scendere, ma avevamo
legna a
sufficienza per tutta la notte.
E
quella strana sensazione, quel brivido inspiegabile che avevo
percepito nel bosco, continuava a persistere dentro di me senza che
potessi fare nulla per eliminarla.
«
Tutto bene? » Jim spostò un ciocco di legna
rovente con un bastone,
facendolo scoppiettare. Bevvi un altro sorso di sidro ed annuii, ma
probabilmente lui non la bevve. Come faceva a capire sempre quello che
stavo pensando?
«
E' che...non so, ho avuto un presentimento. » ammisi,
buttando le
braccia indietro. Il terreno era asciutto e fresco. Nonostante le
basse temperature esterne, attorno al fuoco c'era un tepore davvero
piacevole.
«
Ed è una cosa brutta? » mormorò lui,
bevendo il sidro dopo di me.
Feci una smorfia. In effetti, non sapevo come rispondere a quella
domanda. Non sapevo se fosse un presagio negativo, ma ero certa che
si trattasse di qualcosa di importante, che non dovevamo
sottovalutare.
«
Forse mi sto immaginando tutto, e devo solo dormire un po'. »
mugugnai, sdraiandomi a terra. Il soffitto della grotta era pieno di
crepe, e da alcune di esse fuoriusciva qualche foglia verde.
«
Forse. » continuò lui, stiracchiandosi. Si
sdraiò dall'altra parte
del fuoco, nella mia stessa posizione.
«
Sei strano, Hawkins. » borbottai, osservando la sua faccia da
sbruffone. Rideva ancora di me. « Continui a seguirmi
nonostante
tutto. Davvero strano. ».
«
Non ho niente da perdere. » sussurrò lui, nel
silenzio della
grotta, dopo qualche istante di silenzio. « E questo viaggio
potrebbe essermi utile. Anche io sono alla ricerca, come te. E non
voglio certo stare fermo quando potrei fare qualcosa di utile.
».
Sussultai. Non
ho niente da perdere.
Quella
era una confessione strana. Eppure mi ci ritrovavo, nonostante non
avrei mai ammesso ad alta voce di non avere più niente.
«
Siamo più simili di quanto pensi. » mormorai alla
fine, lasciandomi
andare a quel tipo di discorsi. Li odiavo davvero, mi facevano
sentire estremamente esposta. Ma al momento sentivo di poterne
parlare con Jim, dato che oramai viaggiavamo insieme da un po'. Come
un compagno di viaggio, o forse...
Un
amico?
La
mia stupida coscienza e le sue supposizioni. La zittii, cancellando
quei pensieri che tanto odiavo.
«
Perché siamo due folli in viaggio? »
azzardò lui, scoppiando in
una risata innocente. Nonostante tutto, quella spensieratezza mi era
utile. Mi lasciai sfuggire un sorriso.
«
Perché non abbiamo niente da perdere. » sibilai, e
la voce si
spense su quelle parole.
Jim
rimase in silenzio per qualche istante. « Bé, non
è del tutto
vero. ».
Indirizzai
lo sguardo verso di lui, voltando appena il capo. Lo vidi attraverso
le fiamme, e anche lui mi stava guardando. I suoi occhi mi
ricordarono il nostro primo incontro, e sentii di nuovo quella strana
sensazione.
«
Che vuoi dire? » gli chiesi, udendo solo lo scoppiettare del
fuoco.
«
Che per ora siamo compagni di viaggio. » disse lui a bassa
voce. «
E se ti accadesse qualcosa, non me lo perdonerei. Quindi qualcosa da
perdere ce l'ho, a quanto pare. ».
Nb. Eeeee momenti teneri a rotta di collo! Lo so, scusate,
sarà la vicinanza con il Natale ma in questo periodo mi
sento molto più smielata...si vede? Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto, ci tenevo a inserire Ariel tra i miei
personaggi, perché mi piace davvero tanto...ho solo voluto
renderla un pò meno umana, e spero che anche questo
cambiamento vi sia piaciuto. Quindi, dato che il prossimo capitolo
verrà pubblicato con molta probabilità a Gennaio,
auguro a tutti voi di passare delle buone feste e un meraviglioso
Natale! Spero mi facciate sapere, come al solito, cosa ne pensate di
questo capitolo! Ci rivediamo a Gennaio, e tanti auguri ancora a tutti!
Un abbraccio,
L.
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