13.
Beep. Beep. Beep.
-Si sta svegliando?- sentii una voce.
-Non lo so.- disse una voce diversa.
-Però si sta muovendo.- rispose, ancora un'altra voce.
-Andiamo, Aqua, svegliati..-
Beep. Beep. Beep.
-Ma non possiamo spegnere questo coso?-
-Idiota, questo coso ci dice se il suo cuore batte regolarmente oppure
no.-
-Questi 'beep' mi
stanno portando all'esaurimento!-
-I 'beep',
ti stanno portando all'esaurimento, Logan?-
-Anche.- sospirò. -Perché non si sveglia?-
Beep. Beep. Beep.
-Ha urtato forte la testa col pavimento, ci
vorrà ancora un po'..- sussurrò, la voce
dall'accento spagnolo.
-Io spero che si svegli presto..-
-Lo farà, Aqua è forte.-
Beep. Beep. Beep.
Mossi piano la testa, delle fitte atroci partivano dalle tempie fino ad
arrivare al cervello. Avevo un male atroce dappertutto, sopratutto
nelle gambe e nelle braccia, quest'ultime quasi non le sentivo
più. Sopratutto il braccio sinistro, era come se ci fosse
qualcosa al suo interno. Provai a muovere le gambe, poi il bacino. Era
come se il mio corpo fosse completamente addormentato, avevo fastidio
non appena provavo a muovermi. Mugugnai qualcosa di incomprensibile e
aprii gli occhi, prima di richiuderli velocemente e
strizzarli
non appena una luce forte mi accecò. Cos'era successo? Dove
mi
trovavo?
Beep. Beep. Beep.
-Dove sono?- mugugnai ancora, sospirando.
-Free! Dio, ragazza, ci hai fatto prendere un colpo.- Logan si
scaraventò su di me, gemetti dolorante. -Cazzo, scusa,
scusa,
scusa, piccola, scusa!-
-Tranquillo.- sussurrai, sorridendo appena. Cercai di aprire gli occhi.
-Ci hai fatto prendere un colpo, Aqua.- Nicholas mi strinse la mano,
corrugai le sopracciglia.
-Cos'è successo?-
-Sei svenuta e hai sbattuto la cabeza.- disse Boyce, indicando la
testa.
-Sono svenuta?- sussurrai, cercando di rimettere insieme tutti i pezzi.
Beep. Beep. Beep.
Non ricordavo un granché, era come se avessi rimosso tutto
ciò che era successo. Ricordavo di non aver dormito, che
Nicholas e i ragazzi erano venuti a prendermi, che eravamo arrivati a
scuola, che Nicholas aveva capito che mi ero tagliata, che eravamo
arrivati sotto l'atrio. E poi ricordavo di quella biondina cotonata di
Dafne, e..del suo abbraccio con Justin. Chiusi gli occhi e strinsi i
pugni per quello che potevo, un senso di rabbia e di delusione si
impossessarono del mio corpo. La cosa che più mi rendeva
triste,
era che Justin non mi avesse minimamente calcolata. Ero
praticamente caduta a terra priva di sensi davanti ai suoi
occhi,
possibile che non se ne fosse accorto? Non si era nemmeno degnato di
lasciarmi un biglietto, o un messaggio.. e dire che avrei avuto storia
alla quinta ora quel giorno, quindi l'avrei rivisto sicuramente. Ma a
proposito, che ore erano? In quel momento, sperai con tutta me stessa
che fosse già ora di andare a casa.
Beep. Beep. Beep.
-Sì, sei svenuta tra le mie braccia.- disse Logan, scuotendo
la testa. -È stato terribile.-
-Sei stata qui tres horas.- Boyce mi accarezzò il viso.
-Ahora c'è ricreazione.-
-Siete rimasti con me tutto questo tempo?- chiesi, osservando il mio
braccio sinistro: avevo una flebo.
-E non immagini quanto abbiamo dovuto pregare la preside per
restare qui, Aqua.- ridacchiò Nicholas, scappò un
sorriso
anche a me.
-Immagino.- ridacchiai ancora. -Siete stati qui solo..solo voi?-
-Se intendi quel pezzo di merda, sì, voleva entrare.-
rispose Logan, freddo.
-E..?-
-E non lo abbiamo fatto entrare.- Boyce fece spallucce. -Chica, sotto
questa fascia c'è chissà cosa e l'hai fatto per
colpa
sua. Col cazzo lo facevamo entrare.-
-Boyce, perché prima parli spagnolo e poi sei il
più
cafone dei cafoni?- ridacchiai, cercando di scacciare Justin dai miei
pensieri.
-Devo hablar español?- mi disse, alzando un sopracciglio.
-Ti fa più sexy.- dissi semplicemente, provocando la risata
dei
miei amici. -Potete chiamare qualcuno? Non voglio restare stesa.-
-Per prima cosa, spegniamo la macchina che fa 'beep'. Infondo sei
viva, no? Non serve più.-
Ridacchiai alla stupidità di Logan, ma allo stesso tempo era
troppo tenero. Boyce andò a chiamare l'infermiera che,
arrossendo, venne ad aiutarmi. Possibile che Boyce facesse colpo anche
sulle donne più grandi di lui di vent'anni? Che potenza che
possedeva, ragazzi. Dopo che mi staccarono tutti i fili che avevo
attaccati al corpo, Prolet -l'infermiera-
mi
fece bere un bicchiere contente dell'acqua e dello zucchero per cercare
di regolare ancora un po' gli zuccheri presenti nel mio sangue e mi
aiutò ad alzarmi. Nicholas e Logan erano attaccati a me come
cozze, Nicholas mi sosteneva dietro la schiena mentre Logan aveva un
braccio poggiato sulle mie spalle. Boyce, invece, lasciava il suo
numero all'infermiera.
-Credo di aver fatto colpo sull'infermiera.- esultò, non
appena tornò da noi.
-Fai schifo.- arricciai il naso, rabbrividendo.
-Hei, è una stallona bulgara molto sexy, hai visto che
fisico che c'ha?!-
-Sì, e ho visto anche la sua carta d'identità.
È
nata il primo giugno del 1889.- Boyce alzò gli occhi al
cielo
sorridendo, io ridacchiai.
-È nata nel 1989, infondo ha sì e no sette anni
in più.-
-Contento tu.- ridacchiai.
-Vogliamo parlare dell'innominabile?- mi stuzzicò, sorrisi
appena.
-Io a Justin non interesso.- risposi, senza emozioni. Nicholas
accentuò la presa sul mio fianco, gli sorrisi. -Tranquillo
Nicos, è okay. Me ne farò una ragione.-
Sospirai e chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi. Il solo pensiero
di Justin mi devastava, chissà cosa voleva dirmi o cosa
voleva
fare. Almeno si era accorto di me e già era un buon segno,
be',
in un certo senso era un buon segno, perché non sapevo cosa
aspettarmi durante l'ora in cui sarebbe stato in classe nostra.
Sospirai ancora frustrata e continuai a camminare cercando di liberare
la mente, non potevo continuare a pensare sempre e solo alle
stesse cose, o meglio, non potevo continuare a pensare sempre
solo alla stessa persona.
In pochi minuti, arrivammo in classe. La professoressa di francese, non
appena mi vide, subito si affrettò a mettermi un braccio
dietro
alla schiena e a portarmi a posto, chiedendomi come stavo. Le risposi
con un semplice 'meglio', quando invece mi sentivo sempre
più
ansiosa. I minuti passavano velocemente, la professoressa Moreau a
breve sarebbe uscita da quella porta in legno bianca per lasciar spazio
alla lezione di storia, e al suo supplente. Non volevo che Justin
entrasse in aula, non volevo sentire la sua voce. Quella voce,
così bella, così penetrante.. ogni qual volta
parlava, le
sue parole colpivano dritte al mio cuore, quella era una voce che
riusciva ad entrarti dentro senza troppe difficoltà.
'Adesso
sei la mia piccola e ti cresco io.'
'Baby
think of me, if it helps to get you home.'
'E se fosse già arrivata?'
'Sei così bella, Free.'
'Voglio viziarti, mia piccola principessa.'
'Vuoi
la verità? Sì, sono geloso. Perché sei
mia, e la roba mia non si tocca.'
'You're
my one and only christmas wish.'
'E
a me piace tanto tenerti tra le mie braccia.'
Dio,
perché non smettevo di pensare a tutte le sue parole?
Driiiin.
Panico. Paura. Ansia. Panico. Paura. Ansia. Panico. Paura.
Ansia.
Tutto un mix di emozioni spiacevoli presero il sopravvento del mio
corpo. Sbiancai e cominciai a sudare freddo, chiusi gli occhi e
appoggiai la testa al muro. Girava tutto. Sospirai ancora, mi feci
coraggio e tirai dalla borsa il libro di storia col quaderno, dove
avevo accuratamente deposto il tema che avevo fatto il giorno prima
quando Justin era andato via in modo tale che potessi fare i compiti.
Presi il tema tra le mani e cominciai a leggere le prime righe cercando
di capire qualcosa, ma la mia mente mi impediva di concentrarmi.
Leggevo e rileggendo, ma l'unica cosa che vagava per la mia mente era: 'Justin, perché non
sei qui con me ad abbracciarmi?'
-Hei, ragazzi.- un biondo con la ventiquattrore e un
sorriso stamapato sul volto entrò in classe, tutti si
alzarono.
Tutti, tranne me.
-E ragazze.- aggiunse Justin, sorridendo ancora.
-Buongiorno, prof.- disse la classe, compresi i miei amici.
E io invece? Restai semplicemente seduta al mio posto.
-Freedom, ho visto che non sei stata bene stamattina.- disse Justin,
avvicinandosi al mio banco e poggiandoci sopra le mani.
-Già.- sussurrai, fissando il banco. Non avevo il coraggio
di guardarlo negli occhi.
-Come stai, ora?- chiese, la voce dolce e piena di preoccupazioni.
-Come potrei stare?- gli chiesi, alzando un sopracciglio e guardandolo
per la prima volta negli occhi.
-Ho solo chiesto, calma cowgirl.- mi sorrise, io rimasi seria.
Abbassò lo sguardo e sospirò, togliendo le mani
dal mio
banco.
Sospirai anch'io, poggiai la testa sul muro e chiusi gli occhi,
immaginando i suoi. Era da meno di ventiquattro ore che non li
incontravo, eppure mi mancavano così tanto. Senza di lui mi
sentivo vuota e persa, come avrei fatto a non averlo accanto? Era
diventato parte di me ormai, come avrei fatto a dimenticarlo
così, da un giorno all'altro? Mi ci sarebbe voluto tempo,
tanto
tempo. E sicuramente, averlo nella mia stessa classe come supplente non
era il modo più adatto per farlo.
Ma il punto è
che non voglio dimenticarlo.. - sussurravo a me stessa,
mentre continuavo a sfogliare il libro di storia.
-Bene, avete fatto i vostri compiti?- mi svegliò la voce di
Justin, cercai in tutti i modi di non alzare lo sguardo per
guardarlo.
-È la prima volta che faccio i miei compiti con tanta
voglia.- rise Paul.
-Ne sono contento.- rise. -Adesso facciamo una cosa un po' strana.
Partendo dal banco di Freedom e Nicholas, ognuno di voi
dovrà leggere una parte del tema che avete scritto e dire
come
mai avete deciso di commentare proprio quella parte. Freedom, comincia
tu. Voi ascoltate.- Justin si avvicinò al mio banco, alzai
lo
sguardo.
-No.- dissi fermamente, tornando a fissare il libro.
-Come, scusa?- chiese, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi
alla parete. Mi alzai.
-Ho detto no.- lo fissai con rabbia. -Non ci senti?!-
-Freedom, non hai il diritto di parlarmi così, sono il tuo
insegnante e devi fare ciò che ti dico.-
-Devo fare ciò che mi dici? Oh no, ti sbagli, Justin! Io non
faccio un bel niente. Vuoi smetterla di dirmi cosa devo fare e cosa non
devo fare? Vuoi smetterla di parlarmi come se niente fosse? Sei entrato
nella mia vita, hai rubato il mio cuore e alla fine l'hai spezzato, ti
sembra niente questo?! Lasciami stare, esci dalla mia vita e non farmi
più soffrire.-
Quasi urlai, le lacrime che rigavano il mio viso e la rabbia che usciva
da ogni parte del mio corpo. La mia voce, durante l'ultima frase, si
affievolì sempre più, quasi come se fosse
diventata un
sussurro. Justin rimase immobile, i suoi occhi sbarrati e le labbra
semi aperte. Singhiozzai, presi la mia borsa e tutto ciò che
avevo sul banco velocemente e uscii dalla classe, sotto lo sguardo
allibito di tutti. Nessuno aveva proferito parola durante il mio
sclero, tutti erano attenti a ciò che dicevo e la maggior
parte
rimasi quasi sbalordita dopo la mia 'dichiarazione'. Avevo praticamente
ammesso che ero innamorata di Justin, che in quel momento era il mio
insegnante, davanti a tutta la mia classe. Era stato sicuramente lo
sbaglio più grande che potessi mai fare.
Singhiozzando, mi chiusi nel bagno delle donne e cercai in tutti i modi
di fermare le mie lacrime, sembravo praticamente un panda. Mi sciacquai
il viso con quell'acqua fredda, cercai di aggiustare il trucco nel
migliore dei modi e poi uscii, diretta nell'atrio. Quelle parole, avevo
fatto male a urlargliele contro? Io non volevo che mi lasciasse stare,
non volevo che uscisse dalla mia vita. Lui era la luna che illuminava
la notte, lui era quella luce che illuminava il nero della mia vita. Ed
io lo volevo con me, da egoista. Lo volevo mio, solo mio. Volevo
poterlo baciare e abbracciare ogni qual volta ne avevo voglia, volevo
potergli prendere la mano e passeggiare romanticamente, volevo potergli
sussurrare che era la mia vita senza vergogna. Non volevo che se ne
andasse via, per sempre..
Dopo essere uscita dal bagno, mi ritrovai a girovagare tra i corridoi
della scuola senza una meta ben precisa. Mi sentivo tanta stanca e
debole, l'unica cosa che mi sembrava più giusta da fare era
uscire da scuola e avvicinarmi alla macchina di Nicholas, e
così
feci. Uscii da scuola, mi appoggiai alla macchina di Nicholas e
aspettai il suono dell'ultima campanella. 'Chissà
cos'avrà fatto Justin..'- pensai, mentre la
figura di Nicholas si fece spazio tra la folla.
-Aqua!- mi abbracciò. -Ti ho chiamata, non hai
sentito il cellulare?-
-No.- scossi la testa. -Scusa, scusa Nicholas..-
-Hai fatto bene, piccola.- mi accarezzò il viso. -Non devi
scusarti.-
-E Justin cos'ha fatto?-
-È uscito a cercarti, sembrava sconvolto.- scosse la testa.
-Dovete parlare e aggiustare le cose.-
-No, non voglio parlargli per adesso.- abbassai lo sguardo.
-Come vuoi tu.- sorrise. -Dai sali, ti porto a casa. A Boyce e Logan
manderai un messaggio.-
-Okay.- sorrisi, entrando in macchina.
In poco tempo, arrivammo a Stratford. Il viaggio fu tranquillo e privo
di ansie o pensieri, Nicholas era riuscito a distrarmi e a farmi
ridere. Mi lasciò fuori casa, aspettò che
arrivassi fuori
all'uscio della porta per poi sfrecciare via. Appena mi girai verso
casa, sospirai. Mamma era a lavoro e ciò significava che
sarei
rimasta sola. Aprii la porta di casa con le chiavi che portavo sempre
con me, ma a posto del solito grigio mi accolse un invitante odore di
carne in padella e voce di Craig David che cantava Seven Days. Corrugai
le sopracciglia e mi avviai in cucina, dove mia mamma stava felicemente
cuocendo due fette di carne e cantava a squarcia gola.
-Mamma?- ridacchiai, poggiando la borsa a terra. -Cosa ci fai qui?-
sorrisi.
-Oggi facevo solo sei ore, piccola.- ridacchiò, mi
baciò una guancia. -Com'è andata a scuola?-
-Bene.- mentii, sorridendo appena. -Cosa si mangia di buono?-
-Carne e insalata, qualcosa di leggero e veloce perché
questa sera si mangerà tanto.-
-Verrà qualcuno a cena?- chiesi, prendendo due piatti.
-No, andremo noi a casa di Bruce e Diane. Ha detto Justin che vuole
farci conoscere una sua vecchia amica del college, non è
stupendo?- mi paralizzai sul posto e fissai incredula mia madre.
-Cosa?- sussurrai, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime.
ORE 19:20.
CORTILE DI CASA DALE.
Io e mamma eravamo appena arrivate fuori casa di Bruce e
Diane,
mentre mamma era tutta allegra e contenta io ero tipo un morto vivente,
non so se mi spigo. A pranzo avevo mangiato solo un po' di insalata,
non avevo voglia di mangiare e quel poco che avevo mangiato mi aveva
pure fatto male, infatti vomitai nel pomeriggio. Sinceramente, la
voglia di vedere Justin era pari a zero quella sera. Durante tutto il
pomeriggio, non avevo ricevuto nemmeno un messaggio da parte sua e la
cosa mi scoraggiava ancora di più. Rivederlo, dopo tutto
ciò che gli avevo detto, con Dafne poi..
sicuramente mi
avrebbe uccisa. Infatti, dietro la cover dell'iPhone portavo con me una
mia, come dire, amica..la
mia migliore amica, nonché mia peggior nemica.
-Jolanda, Freedom, buonasera.- sorrise Pattie, sorrisi anch'io.
-Ciao, Pattie!- sorrise mia mamma. -Grazie per l'invito.-
-Grazie a voi per essere qui. Entrate pure.- sorrisi ancora, entrando
in casa.
-Bocciolo, sei bellissima stasera.- disse Bruce, abbracciandomi.
-Grazie, nonno.-
-Bruce, non me la consumare!- Diane lo bacchettò,
ridacchiai.
-Ciao, nonna.- abbracciai anche lei, mi strinse forte.
-Sbaglio o non ti senti tanto bene? Ti vedo un po' pallida.-
-Sono stata male tutto il pomeriggio.- ridacchiai. -Però,
per
stare con voi verrei anche con la febbre a cinquantadue e tre braccia
rotte.-
-Le braccia sono due, piccola.- ridacchiò mamma, sorrisi
anch'io.
-Era per dire.- risi ancora, abbracciando ancora Bruce.
-È arrivata Free?- disse una voce, scendendo le scale.
Immediatamente, il mio sguardo incrociò quello di Justin. Il
mio
cuore prese a battere velocemente, la mia vista si appannò e
la
voglia di prenderlo a schiaffi e di baciarlo mi stava letteralmente
mettendo a tappeto. Ma cos'è che feci? Semplicemente
sorrisi,
cercando di nascondere la rabbia, la delusione. Sorrisi, pregando le
lacrime di non uscire. Sorrisi, respingendo la voglia di baciarlo o di
prenderlo a pugni. Lui era lì, a pochi passi da me. Quasi
paralizzato. Scese lentamente gli ultimi scalini, con una lentezza
assurda si avvicinò a me e mi guardò negli occhi.
Mi
sembravano lucidi, proprio come i miei. Dopo aver sostenuto per un po'
lo sguardo, abbassai il capo. Lui, invece, cinse il mio corpo con le
sue braccia. Mi mancavano i suoi abbracci. Sospirai e, dopo qualche
secondo, mi staccai, guardandolo un'ultima volta in viso prima di
girarmi e entrare in salotto, davanti all'enorme albero di natale.
Tutte quelle luci riuscivano a mettermi di buon umore.
-Free..- Justin mi chiamò, entrò in salotto e si
chiuse la porta alle spalle.
-Cosa c'è?- chiesi, senza smettere di fissare l'albero.
-E lo chiedi a me cosa c'è?- sentii i suoi passi
avvicinarsi, io
rimasi immobile. -Vorrei capire cos'è successo tra ieri e
oggi.-
-Nulla.- risposi atona. -Non è successo niente.-
-Ma questo non spiega il tuo comportamento così..-
-Infantile? Oh,be', ti ricordo che ho quindici anni.-
-Non volevo dire questo!- mi prese per le spalle e mi girò
verso
di sé. -Principessa, ti prego, dimmi cos'è
successo.-
bussarono al campanello, entrambi ci girammo verso la porta.
-Va ad aprire.- sussurrai. -Dafne ti aspetta.-
Mi guardò negli occhi ancora una volta e si
avvicinò a
me, ma fummo presto interrotti da una voce squillante che chiamava il
nome di Justin. Sospirai e mi girai, camminando poi verso le scale.
Salii velocemente al piano di sopra non appena Dafne entrò
in
salotto, non avevo glia di vederla. La testa mi girava e la voglia di
piangere si faceva sentire, sempre di più. Entrai in bagno,
mi
chiusi la porta alle spalle e sospirai, serrando gli occhi. Non mi
aspettavo che Justin insistesse così tanto, mi aveva
lasciato un
po' sorpresa. La voglia di stringerlo tra le mie braccia e baciarlo era
forte, ma l'orgoglio mi teneva ferma, bloccava i miei passi. Non volevo
cedere, volevo fargli capire che ci stavo male e che lo volevo solo per
me, non volevo dividerlo con quella Dafne.
Guardai il mio riflesso allo specchio, mi vedevo così
pallida, i
miei occhi erano così lucidi e le mie braccia e le mie gambe
erano così deboli.. Abbassai lo sguardo, sospirai ancora e
puntai il mio sguardo sul mio cellulare. Istintivamente lo presi tra le
mani e gli levai la cover, prendendo tra le dita quella piccola lingua
metallica tagliante. La portai più vicina ai miei occhi, la
giravo tra le mie dita e mi alzai velocemente la manica della maglia,
avvicinando così la lametta alla pelle. E mentre stavo per
incidere, chiusi gli occhi e bloccai il mio respiro: non potevo farlo,
non in quel momento. Avrei tanto voluto farmi male per pensare ad
altro, ma non avevo con me disinfettante o ovatta, non potevo rischiar
di macchiare la maglia a causa del sangue che sarebbe uscito. Posai
nuovamente la lametta dietro la cover del cellulare, mi sciacquai il
viso con le mani e uscii dal bagno. Ai piedi delle scale, Dafne e
Justin ridevano e scherzavamo allegramente. Rimasi a fissarli per un
po', loro sì che sarebbero stati una bella coppia. Dafne era
una
ragazza davvero bella, Justin meritava una persona come lei, non come
me.. Sospirai ancora e continuai a scendere, ignorandoli completamente
quando gli passai accanto. Justin mi guardò e il suo
sguardo cambiò, da allegro e contento il suo sguardo
divenne triste e spento. Abbassai il capo e camminai velocemente verso
la cucina, non volevo avere niente a che fare con loro quella
sera.
-Hai visto Justin e Dafne, tesoro?- mi chiese Pattie, prendendo un paio
di piatti dalla dispensa.
-Li ho incrociati.- risposi, aiutandola.
-Oh, tranquilla piccola, faccio io. Va pure a divertirti con loro.-
-Voglio aiutarti.- sorrisi.
-Jolanda, hai una figlia stupenda, lo sai?-
-Lo so.- ridacchiò mamma, sorrisi anch'io, prendendo poi
alcuni piatti. -Portiamo già tutto a tavola?-
-Sì!- Bruce entrò in cucina improvvisamente,
spaventando noi quattro donne. -Ho fame.-
-Nonno.- scossi la testa, accennando una risata. -Sei sempre il
solito.-
-Diane mi ha fatto restare digiuno per tutto il giorno, lo stomaco mi
brontola da questa mattina.-
-Ah, non dire bugie, ti ho visto mentre mangiavi gli avanzi della cena
di ieri!- Diane gli puntò il dito contro, io morsi il mio
labbro
per trattenere una risata.
-Ma non possiamo mica buttare il cibo! Justin ieri sera non ha
mangiato, e ci ho pensato io oggi. Non ho fatto nulla di me.- rispose
Bruce.
-Bruce!- lo richiamò ancora Diane, morsi ancora
più forte il mio labbro inferiore.
-Ritiro tutto!- Bruce alzò le mani impaurito.
-Siete la coppia più bella e pazza che io conosca.- risi,
avvicinandomi a Bruce e dandogli un mezzo abbraccio.
Non appena mi staccai, la mia attenzione si focalizzò su un
altro abbraccio. Justin e Dafne erano seduti sul divano abbracciati,
lei aveva la testa sulla spalla di lui e lui le cingeva le spalle col
braccio. Il mio umore cambiò immediatamente, ero riuscita
per
pochi attimi a dimenticarmi di Justin e poi baam! Vidi una scena che
era riuscita a farmi spezzare il cuore. Abbassai lo sguardo, sospirai e
chiusi gli occhi.
Possibile che l'amore
possa farti così male?
JUSTIN'S POV.
Possibile che l'amore possa
farti così male?
Avere Freedom a così pochi centimetri di
distanza e non
poter far nulla mi stava distruggendo. Faceva finta di non vedermi, di
non calcolarmi. Non esistevo per lei, anche se si leggeva nei suoi
occhi che stava male vedendomi con Dafne. Avevo voglia di mettere un
punto, una fine a tutto. Eppure non ci riuscivo, avevo promesso a Dafne
che avrei portato il piano fino alla fine e non potevo rimangiarmi la
promessa. La cosa che più mi faceva male, era che avevo
promesso
a Freedom di non lasciarla.. e le stavo dimostrando tutt'altro.
Dopo aver cenato, andammo in salotto per giocare a scacchi e fare
quattro chiacchierare. Sul mio viso fingevo un sorriso, non volevo
dimostrare agli altri come stavo realmente dentro. Il mio pensiero
costante, era la ragazza seduta di fronte a me sulla poltrona e non
faceva altro che giocare con la manica della sua camicia e sul suo viso
aveva un'espressione stanca e spenta.. Come avrei voluto stringerla a
me e dirle che andava tutto bene, che il mio cuore apparteneva a lei.
-Quindi, Dafne, cosa fai adesso?- chiese mia nonna, tirando con forza
gli angoli delle labbra verso l'alto. Non le stava molto simpatica.
-Lavoro come segretaria di mia mamma, è la direttrice
della..-
-Della scuola che frequenta Freedom.- finì mia mamma,
sorridendo appena.
-Eh?- intervenne Free, facendo una faccia completamente
spaesata. Sorrisi appena, era così bella.
-Bocciolo, sei su un altro pianeta?- mio nonno ridacchiò,
Free sorrise.
-Sono solo stanca.- abbassò nuovamente lo sguardo, lo
abbassai anch'io.
-Justin..- mi richiamò Dafne, sussurrando. -È il
momento.- sussurrò ancora. -Io e Justin vorremo dirvi una
cosa.-
-Cosa?- chiesi, incuriosito. Dafne mi diede una gomitata.
-Non ricordi, tesoro?- disse tra i denti, Freedom alzò lo
sguardo incuriosita verso di me.
-A dire il ve..- mi bloccai, non appena incrociò le nostre
dita.
-Abbiamo deciso di tornare insieme.- disse Dafne, e immediatamente mi
ricordai del piano.
Freedom mi guardò, gli occhi strabuzzati e lucidi e le mani
chiuse a pugno sulle cosce. Ero bloccato, non credevo che Dafne
mettesse in atto anche questa
parte
di piano. Nella stanza regnava il silenzio, mia mamma era completamente
scioccata, così come i miei nonni e anche Jolanda. Mi girai
verso Dafne, mentre lei sorrideva io avevo gli occhi che lanciavano
saette alla Zeus. Nell'arco di pochi secondi, sciolse l'intreccio delle
nostre mani, appoggiò una mano sulla mia guancia e
avvicinò le sue labbra alle mie, dandomi un lento e lungo
bacio.
Strabuzzai gli occhi e mi girai pieno verso Freedom, trovando
però la poltrona vuota. Il cuore cominciò a
battermi
forte. Se poco prima la stavo perdendo, dopo quel bacio l'avevo persa
del tutto. Sentii il rumore di una porta che sbatteva, ma non una porta
qualunque: la porta d'entrata. Mi alzai immediatamente, sotto lo
sguardo ancora sorpreso di tutti. Corsi verso l'entrata, senza neanche
mettere il giubbotto uscii fuori e comincia a cercare con lo sguardo la
mia piccola principessa..
-Freedom!- urlai invano, cominciando a correre.
Non avevo una meta; volevo solo trovare la mia piccola, spiegarle che
non era mia intenzione farle del male, stringerla forte a me e
sussurrarle che nel mio cuore c'era solo lei. Il freddo invernale
picchiava sul mio viso, il buio della notte non mi faceva vedere un
granché ma non mi sarei arreso: dovevo trovare Freedom.
Corsi,
corsi fino a casa sua. La porta di casa era completamente spalancata,
mi mancò l'aria quando pensai che le sarebbe potuto
succedere di
tutto se quella porta sarebbe rimasta aperta. Entrai velocemente in
casa, mi chiusi la porta alle spalle e cominciai a salire le scale a
due a due. La mia principessa stava piangendo, riuscivo a sentirla.
Piangeva, a causa mia.
'Fai schifo,
Justin.' urlò una vocina nella mia
mente, che mandai direttamente a fanculo.
-Free?- entrai in camera sua, in camera di sua mamma, la cercai
dappertutto, non riuscivo a trovarla. Ritornai in camera sua, sentendo
un urlo provenire da quella stanza. -Piccola?- chiesi, trattenendo le
lacrime. Bussai alla porta del bagno più volte, sentivo che
il
pianto proveniva da quella stanca ma non avevo il coraggio di aprire.
-Freedom..- sussurrai ancora, poggiando la mano sulla maniglia. Era
come se non mi sentisse, era come se stesse pensando ad altro.
Sospirai, feci pressione sulla maniglia e aprii, rimanendo spiazzato da
quello che si presentava davanti ai miei occhi. Free era a terra, le
ginocchia al petto e il viso incastrato tra di esse. Le sue braccia
strette alle ginocchia, i suoi jeans macchiati di rosso. Sentii le
ginocchia cadermi, e subito mi precipitai su di lei.
-Freedom..-
sussurrai ancora, sfiorando con le dita le sue braccia. -Freedom,
cos'hai fatto?- lasciai che le lacrime solcassero il mio viso,
inginocchiandomi e poggiando le mani sulle sue spalle, cercando di
alzarla. -Cos'hai fatto, Free?- urlai nuovamente, così forte
che
alzò il viso e cominciò a tremare.
Istintivamente, la
tirai per le spalle e la feci cadere su di me, stringendola forte.
-Ti prego, non farlo mai più amore mio, non farlo mai
più.- piansi, stringendola ancora di più.
-La..La..Lasciami.- balbettò singhiozzando, cercò
poi si
staccarsi. Le presi il viso tra le mani, la guardai negli occhi e
avvicinai la mia fronte alla sua.
-Io non ti lascio.- sussurrai, guardandola negli occhi
intensamente.-Non ti lascio,- poggiai il suo viso tra l'incavo del mio
collo. -non ti lascio,- presi il suo corpo tra le braccia. -non ti
lascio,- la strinsi forte a me. -non ti lascio,- le levai la lametta
dalle mani. -non ti lascio.- presi il braccio dal quale usciva ancora
del sangue, e lo poggiai sul mio petto.
Continuò a piangere, così come continuai a farlo
io. I
minuti passavano, i suoi singhiozzi diminuivano sempre più.
Cessò, dopo tanto tempo, di piangere. In quella stanza,
regnava
il suono dei nostri respiri affannati e dei nostri cuori che battevano
forte, tanto forte. Freedom alzò il viso e
incrociò i
miei occhi, l'azzurro dei suoi era ancora più brillante.
-Jus..Justin..- singhiozzò, lo accarezzai il viso.
-Ssh, piccola mia..- poggiai la mia fronte sulle sua, chiuse gli occhi.
-Non mi lasci?- sussurrò, stringendo la mia maglia tra i
suoi pugni.
-Non lo farò.- sussurrai. -Infondo sei la mia piccola, no?
Tu sei la mia piccola adesso, e ti cresco io.-
Singhiozzò ancora e morse il suo labbro trattenendo le
lacrime,
prima di stringermi forte a sé come se non mi abbracciasse
da
tanto, tanto tempo. Mi mancavano le sue braccia strette a me, i suoi
abbracci mozzafiato, sentire il suo corpo a contatto col mio, tenerla
così vicina. Mi mancava lei.
-Mi sei mancata.- sussurrai al suo orecchio, provocandole quello che
riconobbi come uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto.
And I don't care, if I
don't get,
anything all I need is
you here right now.
And i'm sorry if I hurt
you,
but I know that all I
want is you this
christmas.
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Hallo.c:
Ahloa!
Come state, dolcezze?! Io, grazie a Dio, un po' meglio. Come
già sapete, ho passato un periodo un po'..brutto. Sapete
com'è, ci sono state le vacanze natalizie, ho mangiato da
far
schifo, mi sono ingrassata e ho cominciato a complessarmi ancora di
più. Sono ricaduta in 'depressione', ho fatto anche alcune
cazzate, ma adesso BASTA! Sono ripartita e questa volta ho fatto il
pieno di benzina. Sono determinata a riuscire nel mio primissimo
obbiettivo, e non mi darò pace fin quando non lo
realizzerò! So, non mi dilungo per molto, devo andare a fare
alcune cosucce e quindi faccio veloce. c:
Il capitolo è un po' più lunghetto del solito,
spero non
vi annoiate leggendo! La fine mi piace particolarmente, visto che
Justin non è poi così stronzo? Nel prossimo
capitolo ne
succederanno altre, ma nulla che ha a che fare con la coppia Jeedom..
le loro pene sono finite ormai lol. Be', lascio a voi i commenti. c:
AH, UNA PICCOLA COSA!
Se avete problemi o pensieri di qualsiasi tipo, o se volete solamente
scrivermi, questo è il mio numero --> 3398590877
Scrivetemi quando volete, non esitate a farlo. Io sono pronta ad
ascoltarvi e ad aiutarvi.<3
Chi di voi ha tumblr? Caso mai, datemi i vostri nomi nelle recensioni e
seguitemi se vi va, io sono --> http://www.tumblr.com/blog/diiiistance
COME SEMPRE, VORREI RINGRAZIARE TUTTE COLORO CHE LEGGONO LA MIA STORIA.
GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE / PREFERITE / RICORDATE.
GRAZIE A CHI RECENSISCE.
GRAZIE AI LETTORI SILENZIOSI.
È grazie al vostro supporto se la voglia di scrivere cresce
sempre di più.
Vi amo.
Sharon.~
Ps: Perdonate tutti gli orrori, ho riletto solo velocemente!
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