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Autore: JeiBieber_Smile    18/01/2014    14 recensioni
Cos'è un Natale senza le persone che ami? Freedom lo sapeva, Freedom l'ha sempre saputo. Genitori separati, un padre che vive in un'altra città, una mamma sempre impegnata a lavoro, la casa vuota ventiquattro ore su ventiquattro. La magia del Natale non aveva ancora bussato in casa sua, vedeva tutto grigio e spento, si sentiva sempre di troppo per tutti.
E se qualcosa a breve sarebbe accaduto?
E se qualcuno sarebbe presto entrato nella sua vita?
L'amore, oh cosa può fare l'amore!
-
Hey angel in the snow, I'm under the mistletoe. You are the one, you're my very own Christmas love.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Beep. Beep. Beep.

-
Si sta svegliando?- sentii una voce.
-Non lo so.- disse una voce diversa.
-Però si sta muovendo.- rispose, ancora un'altra voce.
-Andiamo, Aqua, svegliati..-

Beep. Beep. Beep.

-Ma non possiamo spegnere questo coso?-
-Idiota, questo coso ci dice se il suo cuore batte regolarmente oppure no.-
-Questi 'beep' mi stanno portando all'esaurimento!-
-I 'beep', ti stanno portando all'esaurimento, Logan?-
-Anche.- sospirò. -Perché non si sveglia?-

Beep. Beep. Beep.

-Ha urtato forte la testa col pavimento, ci vorrà ancora un po'..- sussurrò, la voce dall'accento spagnolo.
-Io spero che si svegli presto..-
-Lo farà, Aqua è forte.-

Beep. Beep. Beep.

Mossi piano la testa, delle fitte atroci partivano dalle tempie fino ad arrivare al cervello. Avevo un male atroce dappertutto, sopratutto nelle gambe e nelle braccia, quest'ultime quasi non le sentivo più. Sopratutto il braccio sinistro, era come se ci fosse qualcosa al suo interno. Provai a muovere le gambe, poi il bacino. Era come se il mio corpo fosse completamente addormentato, avevo fastidio non appena provavo a muovermi. Mugugnai qualcosa di incomprensibile e aprii gli occhi, prima di richiuderli velocemente  e strizzarli non appena una luce forte mi accecò. Cos'era successo? Dove mi trovavo?

Beep. Beep. Beep.

-Dove sono?- mugugnai ancora, sospirando.
-Free! Dio, ragazza, ci hai fatto prendere un colpo.- Logan si scaraventò su di me, gemetti dolorante. -Cazzo, scusa, scusa, scusa, piccola, scusa!-
-Tranquillo.- sussurrai, sorridendo appena. Cercai di aprire gli occhi.
-Ci hai fatto prendere un colpo, Aqua.- Nicholas mi strinse la mano, corrugai le sopracciglia.
-Cos'è successo?-
-Sei svenuta e hai sbattuto la cabeza.- disse Boyce, indicando la testa.
-Sono svenuta?- sussurrai, cercando di rimettere insieme tutti i pezzi.

Beep. Beep. Beep.

Non ricordavo un granché, era come se avessi rimosso tutto ciò che era successo. Ricordavo di non aver dormito, che Nicholas e i ragazzi erano venuti a prendermi, che eravamo arrivati a scuola, che Nicholas aveva capito che mi ero tagliata, che eravamo arrivati sotto l'atrio. E poi ricordavo di quella biondina cotonata di Dafne, e..del suo abbraccio con Justin. Chiusi gli occhi e strinsi i pugni per quello che potevo, un senso di rabbia e di delusione si impossessarono del mio corpo. La cosa che più mi rendeva triste, era che Justin non mi avesse minimamente calcolata. Ero praticamente caduta a terra priva di sensi davanti ai suoi occhi, possibile che non se ne fosse accorto? Non si era nemmeno degnato di lasciarmi un biglietto, o un messaggio.. e dire che avrei avuto storia alla quinta ora quel giorno, quindi l'avrei rivisto sicuramente. Ma a proposito, che ore erano? In quel momento, sperai con tutta me stessa che fosse già ora di andare a casa.

Beep. Beep. Beep.

-Sì, sei svenuta tra le mie braccia.- disse Logan, scuotendo la testa. -È stato terribile.-
-Sei stata qui tres horas.- Boyce mi accarezzò il viso. -Ahora c'è ricreazione.-
-Siete rimasti con me tutto questo tempo?- chiesi, osservando il mio braccio sinistro: avevo una flebo.
-E non immagini quanto abbiamo dovuto pregare la preside per restare qui, Aqua.- ridacchiò Nicholas, scappò un sorriso anche a me.
-Immagino.- ridacchiai ancora. -Siete stati qui solo..solo voi?-
-Se intendi quel pezzo di merda, sì, voleva entrare.- rispose Logan, freddo.
-E..?-
-E non lo abbiamo fatto entrare.- Boyce fece spallucce. -Chica, sotto questa fascia c'è chissà cosa e l'hai fatto per colpa sua. Col cazzo lo facevamo entrare.-
-Boyce, perché prima parli spagnolo e poi sei il più cafone dei cafoni?- ridacchiai, cercando di scacciare Justin dai miei pensieri.
-Devo hablar español?- mi disse, alzando un sopracciglio.
-Ti fa più sexy.- dissi semplicemente, provocando la risata dei miei amici. -Potete chiamare qualcuno? Non voglio restare stesa.-
-Per prima cosa, spegniamo la macchina che fa 'beep'. Infondo sei viva, no? Non serve più.-

Ridacchiai alla stupidità di Logan, ma allo stesso tempo era troppo tenero. Boyce andò a chiamare l'infermiera che, arrossendo, venne ad aiutarmi. Possibile che Boyce facesse colpo anche sulle donne più grandi di lui di vent'anni? Che potenza che possedeva, ragazzi. Dopo che mi staccarono tutti i fili che avevo attaccati al corpo, Prolet -l'infermiera- mi fece bere un bicchiere contente dell'acqua e dello zucchero per cercare di regolare ancora un po' gli zuccheri presenti nel mio sangue e mi aiutò ad alzarmi. Nicholas e Logan erano attaccati a me come cozze, Nicholas mi sosteneva dietro la schiena mentre Logan aveva un braccio poggiato sulle mie spalle. Boyce, invece, lasciava il suo numero all'infermiera.

-Credo di aver fatto colpo sull'infermiera.- esultò, non appena tornò da noi.
-Fai schifo.- arricciai il naso, rabbrividendo.
-Hei, è una stallona bulgara molto sexy, hai visto che fisico che c'ha?!-
-Sì, e ho visto anche la sua carta d'identità. È nata il primo giugno del 1889.- Boyce alzò gli occhi al cielo sorridendo, io ridacchiai.
-È nata nel 1989, infondo ha sì e no sette anni in più.-
-Contento tu.- ridacchiai.
-Vogliamo parlare dell'innominabile?- mi stuzzicò, sorrisi appena.
-Io a Justin non interesso.- risposi, senza emozioni. Nicholas accentuò la presa sul mio fianco, gli sorrisi. -Tranquillo Nicos, è okay. Me ne farò una ragione.-

Sospirai e chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi. Il solo pensiero di Justin mi devastava, chissà cosa voleva dirmi o cosa voleva fare. Almeno si era accorto di me e già era un buon segno, be', in un certo senso era un buon segno, perché non sapevo cosa aspettarmi durante l'ora in cui sarebbe stato in classe nostra. Sospirai ancora frustrata e continuai a camminare cercando di liberare la mente, non potevo continuare a pensare sempre e solo alle stesse cose, o meglio, non potevo continuare a pensare sempre  solo alla stessa persona.
In pochi minuti, arrivammo in classe. La professoressa di francese, non appena mi vide, subito si affrettò a mettermi un braccio dietro alla schiena e a portarmi a posto, chiedendomi come stavo. Le risposi con un semplice 'meglio', quando invece mi sentivo sempre più ansiosa. I minuti passavano velocemente, la professoressa Moreau a breve sarebbe uscita da quella porta in legno bianca per lasciar spazio alla lezione di storia, e al suo supplente. Non volevo che Justin entrasse in aula, non volevo sentire la sua voce. Quella voce, così bella, così penetrante.. ogni qual volta parlava, le sue parole colpivano dritte al mio cuore, quella era una voce che riusciva ad entrarti dentro senza troppe difficoltà.
'Adesso sei la mia piccola e ti cresco io.'
'
Baby think of me, if it helps to get you home.'
'E se fosse già arrivata?'
'Sei così bella, Free.'
'Voglio viziarti, mia piccola principessa.'
'Vuoi la verità? Sì, sono geloso. Perché sei mia, e la roba mia non si tocca.'
'Y
ou're my one and only christmas wish.'
'
E a me piace tanto tenerti tra le mie braccia.'
Dio, perché non smettevo di pensare a tutte le sue parole?

Driiiin.

Panico. Paura. Ansia. Panico. Paura. Ansia. Panico. Paura. Ansia.
Tutto un mix di emozioni spiacevoli presero il sopravvento del mio corpo. Sbiancai e cominciai a sudare freddo, chiusi gli occhi e appoggiai la testa al muro. Girava tutto. Sospirai ancora, mi feci coraggio e tirai dalla borsa il libro di storia col quaderno, dove avevo accuratamente deposto il tema che avevo fatto il giorno prima quando Justin era andato via in modo tale che potessi fare i compiti. Presi il tema tra le mani e cominciai a leggere le prime righe cercando di capire qualcosa, ma la mia mente mi impediva di concentrarmi. Leggevo e rileggendo, ma l'unica cosa che vagava per la mia mente era: 'Justin, perché non sei qui con me ad abbracciarmi?'

-Hei, ragazzi.- un biondo con la ventiquattrore e un sorriso stamapato sul volto entrò in classe, tutti si alzarono.

Tutti, tranne me.

-E ragazze.- aggiunse Justin, sorridendo ancora.
-Buongiorno, prof.- disse la classe, compresi i miei amici.

E io invece? Restai semplicemente seduta al mio posto.

-Freedom, ho visto che non sei stata bene stamattina.- disse Justin, avvicinandosi al mio banco e poggiandoci sopra le mani.
-Già.- sussurrai, fissando il banco. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Come stai, ora?- chiese, la voce dolce e piena di preoccupazioni.
-Come potrei stare?- gli chiesi, alzando un sopracciglio e guardandolo per la prima volta negli occhi.
-Ho solo chiesto, calma cowgirl.- mi sorrise, io rimasi seria. Abbassò lo sguardo e sospirò, togliendo le mani dal mio banco.

Sospirai anch'io, poggiai la testa sul muro e chiusi gli occhi, immaginando i suoi. Era da meno di ventiquattro ore che non li incontravo, eppure mi mancavano così tanto. Senza di lui mi sentivo vuota e persa, come avrei fatto a non averlo accanto? Era diventato parte di me ormai, come avrei fatto a dimenticarlo così, da un giorno all'altro? Mi ci sarebbe voluto tempo, tanto tempo. E sicuramente, averlo nella mia stessa classe come supplente non era il modo più adatto per farlo.
Ma il punto è che non voglio dimenticarlo.. - sussurravo a me stessa, mentre continuavo a sfogliare il libro di storia.

-Bene, avete fatto i vostri compiti?- mi svegliò la voce di Justin,  cercai in tutti i modi di non alzare lo sguardo per guardarlo.
-È la prima volta che faccio i miei compiti con tanta voglia.- rise Paul.
-Ne sono contento.- rise. -Adesso facciamo una cosa un po' strana.  Partendo dal banco di Freedom e Nicholas, ognuno di voi dovrà leggere una parte del tema che avete scritto e dire come mai avete deciso di commentare proprio quella parte. Freedom, comincia tu. Voi ascoltate.- Justin si avvicinò al mio banco, alzai lo sguardo.
-No.- dissi fermamente, tornando a fissare il libro.
-Come, scusa?- chiese, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla parete. Mi alzai.
-Ho detto no.- lo fissai con rabbia. -Non ci senti?!-
-Freedom, non hai il diritto di parlarmi così, sono il tuo insegnante e devi fare ciò che ti dico.-
-Devo fare ciò che mi dici? Oh no, ti sbagli, Justin! Io non faccio un bel niente. Vuoi smetterla di dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare? Vuoi smetterla di parlarmi come se niente fosse? Sei entrato nella mia vita, hai rubato il mio cuore e alla fine l'hai spezzato, ti sembra niente questo?! Lasciami stare, esci dalla mia vita e non farmi più soffrire.-

Quasi urlai, le lacrime che rigavano il mio viso e la rabbia che usciva da ogni parte del mio corpo. La mia voce, durante l'ultima frase, si affievolì sempre più, quasi come se fosse diventata un sussurro. Justin rimase immobile, i suoi occhi sbarrati e le labbra semi aperte. Singhiozzai, presi la mia borsa e tutto ciò che avevo sul banco velocemente e uscii dalla classe, sotto lo sguardo allibito di tutti. Nessuno aveva proferito parola durante il mio sclero, tutti erano attenti a ciò che dicevo e la maggior parte rimasi quasi sbalordita dopo la mia 'dichiarazione'. Avevo praticamente ammesso che ero innamorata di Justin, che in quel momento era il mio insegnante, davanti a tutta la mia classe. Era stato sicuramente lo sbaglio più grande che potessi mai fare.
Singhiozzando, mi chiusi nel bagno delle donne e cercai in tutti i modi di fermare le mie lacrime, sembravo praticamente un panda. Mi sciacquai il viso con quell'acqua fredda, cercai di aggiustare il trucco nel migliore dei modi e poi uscii, diretta nell'atrio. Quelle parole, avevo fatto male a urlargliele contro? Io non volevo che mi lasciasse stare, non volevo che uscisse dalla mia vita. Lui era la luna che illuminava la notte, lui era quella luce che illuminava il nero della mia vita. Ed io lo volevo con me, da egoista. Lo volevo mio, solo mio. Volevo poterlo baciare e abbracciare ogni qual volta ne avevo voglia, volevo potergli prendere la mano e passeggiare romanticamente, volevo potergli sussurrare che era la mia vita senza vergogna. Non volevo che se ne andasse via, per sempre..
Dopo essere uscita dal bagno, mi ritrovai a girovagare tra i corridoi della scuola senza una meta ben precisa. Mi sentivo tanta stanca e debole, l'unica cosa che mi sembrava più giusta da fare era uscire da scuola e avvicinarmi alla macchina di Nicholas, e così feci. Uscii da scuola, mi appoggiai alla macchina di Nicholas e aspettai il suono dell'ultima campanella. 'Chissà cos'avrà fatto Justin..'- pensai, mentre la figura di Nicholas si fece spazio tra la folla.

-Aqua!- mi abbracciò. -Ti  ho chiamata, non hai sentito il cellulare?-
-No.- scossi la testa. -Scusa, scusa Nicholas..-
-Hai fatto bene, piccola.- mi accarezzò il viso. -Non devi scusarti.-
-E Justin cos'ha fatto?-
-È uscito a cercarti, sembrava sconvolto.- scosse la testa. -Dovete parlare e aggiustare le cose.-
-No, non voglio parlargli per adesso.- abbassai lo sguardo.
-Come vuoi tu.- sorrise. -Dai sali, ti porto a casa. A Boyce e Logan manderai un messaggio.-
-Okay.- sorrisi, entrando in macchina.

In poco tempo, arrivammo a Stratford. Il viaggio fu tranquillo e privo di ansie o pensieri, Nicholas era riuscito a distrarmi e a farmi ridere. Mi lasciò fuori casa, aspettò che arrivassi fuori all'uscio della porta per poi sfrecciare via. Appena mi girai verso casa, sospirai. Mamma era a lavoro e ciò significava che sarei rimasta sola. Aprii la porta di casa con le chiavi che portavo sempre con me, ma a posto del solito grigio mi accolse un invitante odore di carne in padella e voce di Craig David che cantava Seven Days. Corrugai le sopracciglia e mi avviai in cucina, dove mia mamma stava felicemente cuocendo due fette di carne e cantava a squarcia gola.

-Mamma?- ridacchiai, poggiando la borsa a terra. -Cosa ci fai qui?- sorrisi.
-Oggi facevo solo sei ore, piccola.- ridacchiò, mi baciò una guancia. -Com'è andata a scuola?-
-Bene.- mentii, sorridendo appena. -Cosa si mangia di buono?-
-Carne e insalata, qualcosa di leggero e veloce perché questa sera  si mangerà tanto.-
-Verrà qualcuno a cena?- chiesi, prendendo due piatti.
-No, andremo noi a casa di Bruce e Diane. Ha detto Justin che vuole farci conoscere una sua vecchia amica del college, non è stupendo?- mi paralizzai sul posto e fissai incredula mia madre.
-Cosa?- sussurrai, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime.

ORE 19:20.
CORTILE DI CASA DALE.
Io e mamma eravamo appena arrivate fuori casa di Bruce e Diane, mentre mamma era tutta allegra e contenta io ero tipo un morto vivente, non so se mi spigo. A pranzo avevo mangiato solo un po' di insalata, non avevo voglia di mangiare e quel poco che avevo mangiato mi aveva pure fatto male, infatti vomitai nel pomeriggio. Sinceramente, la voglia di vedere Justin era pari a zero quella sera. Durante tutto il pomeriggio, non avevo ricevuto nemmeno un messaggio da parte sua e la cosa mi scoraggiava ancora di più. Rivederlo, dopo tutto ciò che gli avevo detto, con  Dafne poi.. sicuramente mi avrebbe uccisa. Infatti, dietro la cover dell'iPhone portavo con me una mia, come dire, amica..la mia migliore amica, nonché mia peggior nemica.

-Jolanda, Freedom, buonasera.- sorrise Pattie, sorrisi anch'io.
-Ciao, Pattie!- sorrise mia mamma. -Grazie per l'invito.-
-Grazie a voi per essere qui. Entrate pure.- sorrisi ancora, entrando in casa.
-Bocciolo, sei bellissima stasera.- disse Bruce, abbracciandomi.
-Grazie, nonno.-
-Bruce, non me la consumare!- Diane lo bacchettò, ridacchiai.
-Ciao, nonna.- abbracciai anche lei, mi strinse forte.
-Sbaglio o non ti senti tanto bene? Ti  vedo un po' pallida.-
-Sono stata male tutto il pomeriggio.- ridacchiai. -Però, per stare con voi verrei anche con la febbre a cinquantadue e tre braccia rotte.-
-Le braccia sono due, piccola.- ridacchiò mamma, sorrisi anch'io.
-Era per dire.- risi ancora, abbracciando ancora Bruce.
-È arrivata Free?- disse una voce, scendendo le scale.

Immediatamente, il mio sguardo incrociò quello di Justin. Il mio cuore prese a battere velocemente, la mia vista si appannò e la voglia di prenderlo a schiaffi e di baciarlo mi stava letteralmente mettendo a tappeto. Ma cos'è che feci? Semplicemente sorrisi, cercando di nascondere la rabbia, la delusione. Sorrisi, pregando le lacrime di non uscire. Sorrisi, respingendo la voglia di baciarlo o di prenderlo a pugni. Lui era lì, a pochi passi da me. Quasi paralizzato. Scese lentamente gli ultimi scalini, con una lentezza assurda si avvicinò a me e mi guardò negli occhi. Mi sembravano lucidi, proprio come i miei. Dopo aver sostenuto per un po' lo sguardo, abbassai il capo. Lui, invece, cinse il mio corpo con le sue braccia. Mi mancavano i suoi abbracci. Sospirai e, dopo qualche secondo, mi staccai, guardandolo un'ultima volta in viso prima di girarmi e entrare in salotto, davanti all'enorme albero di natale. Tutte quelle luci riuscivano a mettermi di buon umore.

-Free..- Justin mi chiamò, entrò in salotto e si chiuse la porta alle spalle.
-Cosa c'è?- chiesi, senza smettere di fissare l'albero.
-E lo chiedi a me cosa c'è?- sentii i suoi passi avvicinarsi, io rimasi immobile. -Vorrei capire cos'è successo tra ieri e oggi.-
-Nulla.- risposi atona. -Non è successo niente.-
-Ma questo non spiega il tuo comportamento così..-
-Infantile? Oh,be', ti ricordo che ho quindici anni.-
-Non volevo dire questo!- mi prese per le spalle e mi girò verso di sé. -Principessa, ti prego, dimmi cos'è successo.- bussarono al campanello, entrambi ci girammo verso la porta.
-Va ad aprire.- sussurrai. -Dafne ti aspetta.-

Mi guardò negli occhi ancora una volta e si avvicinò a me, ma fummo presto interrotti da una voce squillante che chiamava il nome di Justin. Sospirai e mi girai, camminando poi verso le scale. Salii velocemente al piano di sopra non appena Dafne entrò in salotto, non avevo glia di vederla. La testa mi girava e la voglia di piangere si faceva sentire, sempre di più. Entrai in bagno, mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, serrando gli occhi. Non mi aspettavo che Justin insistesse così tanto, mi aveva lasciato un po' sorpresa. La voglia di stringerlo tra le mie braccia e baciarlo era forte, ma l'orgoglio mi teneva ferma, bloccava i miei passi. Non volevo cedere, volevo fargli capire che ci stavo male e che lo volevo solo per me, non volevo dividerlo con quella Dafne. Guardai il mio riflesso allo specchio, mi vedevo così pallida, i miei occhi erano così lucidi e le mie braccia e le mie gambe erano così deboli.. Abbassai lo sguardo, sospirai ancora e puntai il mio sguardo sul mio cellulare. Istintivamente lo presi tra le mani e gli levai la cover, prendendo tra le dita quella piccola lingua metallica tagliante. La portai più vicina ai miei occhi, la giravo tra le mie dita e mi alzai velocemente la manica della maglia, avvicinando così la lametta alla pelle. E mentre stavo per incidere, chiusi gli occhi e bloccai il mio respiro: non potevo farlo, non in quel momento. Avrei tanto voluto farmi male per pensare ad altro, ma non avevo con me disinfettante o ovatta, non potevo rischiar di macchiare la maglia a causa del sangue che sarebbe uscito. Posai nuovamente la lametta dietro la cover del cellulare, mi sciacquai il viso con le mani e uscii dal bagno. Ai piedi delle scale, Dafne e Justin ridevano e scherzavamo allegramente. Rimasi a fissarli per un po', loro sì che sarebbero stati una bella coppia. Dafne era una ragazza davvero bella, Justin meritava una persona come lei, non come me.. Sospirai ancora e continuai a scendere, ignorandoli completamente quando gli passai accanto. Justin mi guardò e il suo sguardo cambiò, da allegro e contento il suo sguardo divenne triste e spento. Abbassai il capo e camminai velocemente verso la cucina, non volevo avere niente a che fare con loro quella sera.

-Hai visto Justin e Dafne, tesoro?- mi chiese Pattie, prendendo un paio di piatti dalla dispensa.
-Li ho incrociati.- risposi, aiutandola.
-Oh, tranquilla piccola, faccio io. Va pure a divertirti con loro.-
-Voglio aiutarti.- sorrisi.
-Jolanda, hai una figlia stupenda, lo sai?-
-Lo so.- ridacchiò mamma, sorrisi anch'io, prendendo poi alcuni piatti. -Portiamo già tutto a tavola?-
-Sì!- Bruce entrò in cucina improvvisamente, spaventando noi quattro donne. -Ho fame.-
-Nonno.- scossi la testa, accennando una risata. -Sei sempre il solito.-
-Diane mi ha fatto restare digiuno per tutto il giorno, lo stomaco mi brontola da questa mattina.-
-Ah, non dire bugie, ti ho visto mentre mangiavi gli avanzi della cena di ieri!- Diane gli puntò il dito contro, io morsi il mio labbro per trattenere una risata.
-Ma non possiamo mica buttare il cibo! Justin ieri sera non ha mangiato, e ci ho pensato io oggi. Non ho fatto nulla di me.- rispose Bruce.
-Bruce!- lo richiamò ancora Diane, morsi ancora più forte il mio labbro inferiore.
-Ritiro tutto!- Bruce alzò le mani impaurito.
-Siete la coppia più bella e pazza che io conosca.- risi, avvicinandomi a Bruce e dandogli un mezzo abbraccio.

Non appena mi staccai, la mia attenzione si focalizzò su un altro abbraccio. Justin e Dafne erano seduti sul divano abbracciati, lei aveva la testa sulla spalla di lui e lui le cingeva le spalle col braccio. Il mio umore cambiò immediatamente, ero riuscita per pochi attimi a dimenticarmi di Justin e poi baam! Vidi una scena che era riuscita a farmi spezzare il cuore. Abbassai lo sguardo, sospirai e chiusi gli occhi.
Possibile che l'amore possa farti così male?


JUSTIN'S POV.
Possibile che l'amore possa farti così male?
Avere Freedom a così pochi centimetri di distanza e non poter far nulla mi stava distruggendo. Faceva finta di non vedermi, di non calcolarmi. Non esistevo per lei, anche se si leggeva nei suoi occhi che stava male vedendomi con Dafne. Avevo voglia di mettere un punto, una fine a tutto. Eppure non ci riuscivo, avevo promesso a Dafne che avrei portato il piano fino alla fine e non potevo rimangiarmi la promessa. La cosa che più mi faceva male, era che avevo promesso a Freedom di non lasciarla.. e le stavo dimostrando tutt'altro.
Dopo aver cenato, andammo in salotto per giocare a scacchi e fare quattro chiacchierare. Sul mio viso fingevo un sorriso, non volevo dimostrare agli altri come stavo realmente dentro. Il mio pensiero costante, era la ragazza seduta di fronte a me sulla poltrona e non faceva altro che giocare con la manica della sua camicia e sul suo viso aveva un'espressione stanca e spenta.. Come avrei voluto stringerla a me e dirle che andava tutto bene, che il mio cuore apparteneva a lei.

-Quindi, Dafne, cosa fai adesso?- chiese mia nonna, tirando con forza gli angoli delle labbra verso l'alto. Non le stava molto simpatica.
-Lavoro come segretaria di mia mamma, è la direttrice della..-
-Della scuola che frequenta Freedom.- finì mia mamma, sorridendo appena.
-Eh?- intervenne Free, facendo una faccia  completamente spaesata. Sorrisi appena, era così bella.
-Bocciolo, sei su un altro pianeta?- mio nonno ridacchiò, Free sorrise.
-Sono solo stanca.- abbassò nuovamente lo sguardo, lo abbassai anch'io.
-Justin..- mi richiamò Dafne, sussurrando. -È il momento.- sussurrò ancora. -Io e Justin vorremo dirvi una cosa.-
-Cosa?- chiesi, incuriosito. Dafne mi diede una gomitata.
-Non ricordi, tesoro?- disse tra i denti, Freedom alzò lo sguardo incuriosita verso di me.
-A dire il ve..- mi bloccai, non appena incrociò le nostre dita.
-Abbiamo deciso di tornare insieme.- disse Dafne, e immediatamente mi ricordai del piano.

Freedom mi guardò, gli occhi strabuzzati e lucidi e le mani chiuse a pugno sulle cosce. Ero bloccato, non credevo che Dafne mettesse in atto anche questa parte di piano. Nella stanza regnava il silenzio, mia mamma era completamente scioccata, così come i miei nonni e anche Jolanda. Mi girai verso Dafne, mentre lei sorrideva io avevo gli occhi che lanciavano saette alla Zeus. Nell'arco di pochi secondi, sciolse l'intreccio delle nostre mani, appoggiò una mano sulla mia guancia e avvicinò le sue labbra alle mie, dandomi un lento e lungo bacio. Strabuzzai gli occhi e mi girai pieno verso Freedom, trovando però la poltrona vuota. Il cuore cominciò a battermi forte. Se poco prima la stavo perdendo, dopo quel bacio l'avevo persa del tutto. Sentii il rumore di una porta che sbatteva, ma non una porta qualunque: la porta d'entrata. Mi alzai immediatamente, sotto lo sguardo ancora sorpreso di tutti. Corsi verso l'entrata, senza neanche mettere il giubbotto uscii fuori e comincia a cercare con lo sguardo la mia piccola principessa..

-Freedom!- urlai invano, cominciando a correre.

Non avevo una meta; volevo solo trovare la mia piccola, spiegarle che non era mia intenzione farle del male, stringerla forte a me e sussurrarle che nel mio cuore c'era solo lei. Il freddo invernale picchiava sul mio viso, il buio della notte non mi faceva vedere un granché ma non mi sarei arreso: dovevo trovare Freedom. Corsi, corsi fino a casa sua. La porta di casa era completamente spalancata, mi mancò l'aria quando pensai che le sarebbe potuto succedere di tutto se quella porta sarebbe rimasta aperta. Entrai velocemente in casa, mi chiusi la porta alle spalle e cominciai a salire le scale a due a due. La mia principessa stava piangendo, riuscivo a sentirla. Piangeva, a causa mia.
'Fai schifo, Justin.' urlò una vocina nella mia mente, che mandai direttamente a fanculo.

-Free?- entrai in camera sua, in camera di sua mamma, la cercai dappertutto, non riuscivo a trovarla. Ritornai in camera sua, sentendo un urlo provenire da quella stanza. -Piccola?- chiesi, trattenendo le lacrime. Bussai alla porta del bagno più volte, sentivo che il pianto proveniva da quella stanca ma non avevo il coraggio di aprire. -Freedom..- sussurrai ancora, poggiando la mano sulla maniglia. Era come se non mi sentisse, era come se stesse pensando ad altro. Sospirai, feci pressione sulla maniglia e aprii, rimanendo spiazzato da quello che si presentava davanti ai miei occhi. Free era a terra, le ginocchia al petto e il viso incastrato tra di esse. Le sue braccia strette alle ginocchia, i suoi jeans macchiati di rosso. Sentii le ginocchia cadermi, e subito mi precipitai su di lei.  -Freedom..- sussurrai ancora, sfiorando con le dita le sue braccia. -Freedom, cos'hai fatto?- lasciai che le lacrime solcassero il mio viso, inginocchiandomi e poggiando le mani sulle sue spalle, cercando di alzarla. -Cos'hai fatto, Free?- urlai nuovamente, così forte che alzò il viso e cominciò a tremare. Istintivamente, la tirai per le spalle e la feci cadere su di me, stringendola forte.

-Ti prego, non farlo mai più amore mio, non farlo mai più.- piansi, stringendola ancora di più.
-La..La..Lasciami.- balbettò singhiozzando, cercò poi si staccarsi. Le presi il viso tra le mani, la guardai negli occhi e avvicinai la mia fronte alla sua.
-Io non ti lascio.- sussurrai, guardandola negli occhi intensamente.-Non ti lascio,- poggiai il suo viso tra l'incavo del mio collo. -non ti lascio,- presi il suo corpo tra le braccia. -non ti lascio,- la strinsi forte a me. -non ti lascio,- le levai la lametta dalle mani. -non ti lascio.- presi il braccio dal quale usciva ancora del sangue, e lo poggiai sul mio petto.

Continuò a piangere, così come continuai a farlo io. I minuti passavano, i suoi singhiozzi diminuivano sempre più. Cessò, dopo tanto tempo, di piangere. In quella stanza, regnava il suono dei nostri respiri affannati e dei nostri cuori che battevano forte, tanto forte. Freedom alzò il viso e incrociò i miei occhi, l'azzurro dei suoi era ancora più brillante.

-Jus..Justin..- singhiozzò, lo accarezzai il viso.
-Ssh, piccola mia..- poggiai la mia fronte sulle sua, chiuse gli occhi.
-Non mi lasci?- sussurrò, stringendo la mia maglia tra i suoi pugni.
-Non lo farò.- sussurrai. -Infondo sei la mia piccola, no? Tu sei la mia piccola adesso, e ti cresco io.-

Singhiozzò ancora e morse il suo labbro trattenendo le lacrime, prima di stringermi forte a sé come se non mi abbracciasse da tanto, tanto tempo. Mi mancavano le sue braccia strette a me, i suoi abbracci mozzafiato, sentire il suo corpo a contatto col mio, tenerla così vicina. Mi mancava lei.

-Mi sei mancata.- sussurrai al suo orecchio, provocandole quello che riconobbi come uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto.

And I don't care, if I don't get,
anything all I need is you here right now.
And i'm sorry if I hurt you,
but I know that all I want is you this christmas.



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Hallo.c:
Ahloa! Come state, dolcezze?! Io, grazie a Dio, un po' meglio. Come già sapete, ho passato un periodo un po'..brutto. Sapete com'è, ci sono state le vacanze natalizie, ho mangiato da far schifo, mi sono ingrassata e ho cominciato a complessarmi ancora di più. Sono ricaduta in 'depressione', ho fatto anche alcune cazzate, ma adesso BASTA! Sono ripartita e questa volta ho fatto il pieno di benzina. Sono determinata a riuscire nel mio primissimo obbiettivo, e non mi darò pace fin quando non lo realizzerò! So, non mi dilungo per molto, devo andare a fare alcune cosucce e quindi faccio veloce. c:
Il capitolo è un po' più lunghetto del solito, spero non vi annoiate leggendo! La fine mi piace particolarmente, visto che Justin non è poi così stronzo? Nel prossimo capitolo ne succederanno altre, ma nulla che ha a che fare con la coppia Jeedom.. le loro pene sono finite ormai lol. Be', lascio a voi i commenti. c:

AH, UNA PICCOLA COSA!
Se avete problemi o pensieri di qualsiasi tipo, o se volete solamente scrivermi, questo è il mio numero --> 3398590877
Scrivetemi quando volete, non esitate a farlo. Io sono pronta ad ascoltarvi e ad aiutarvi.<3

Chi di voi ha tumblr? Caso mai, datemi i vostri nomi nelle recensioni e seguitemi se vi va, io sono --> 
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COME SEMPRE, VORREI RINGRAZIARE TUTTE COLORO CHE LEGGONO LA MIA STORIA. 
GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE / PREFERITE / RICORDATE. 
GRAZIE A CHI RECENSISCE.
GRAZIE AI LETTORI SILENZIOSI.

È grazie al vostro supporto se la voglia di scrivere cresce sempre di più. 
Vi amo. 
Sharon.~

Ps: Perdonate tutti gli orrori, ho riletto solo velocemente!


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E se volete leggere la prima prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
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