Fandom:
Artemis Fowl
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Artemis Fowl,
Leale, Spinella,
Famiglia Fowl, Juliet, Polledro, Altri
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Fluff,
Sentimentale,
Malinconico
Avvertimenti: SPOILER,
Post-TLG
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò
che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente
storia, non mi appartengono.
RIPORTANDO
TUTTO A CASA
CAPITOLO
1
FOWL
MANOR
Aggrappato
debolmente ad un collo stranamente morbido e familiare al tatto,
senza però la certezza dell'origine di tale
familiarità, Artemis
Fowl fluttuava in uno stato di semi-incoscienza e faticava a tenere
gli occhi aperti.
Da
dietro, Leale lo sorreggeva: avrebbe voluto prenderlo in braccio,
liberarlo dalla fatica di restare ancorato alla realtà e
donargli un
attimo di respiro e riposo ma sapeva che al ragazzo lucido e presente
che conosceva lui l'idea non sarebbe piaciuta quindi si trattenne; ci
sarebbe stato tempo più avanti per occuparsi di lui.
Spinella
camminava invece molto lentamente al fianco di Polledro e teneva
stretta tra le sue dita la mano del Fangoso e sembrava non avere
intenzione di mollare la presa: i suoi occhi erano lucidi e le spalle
sussultavano di tanto in tanto.
Con
la mano rimasta libera, l'eurasiatico la rassicurò dandole
una pacca
amichevole tra le scapole, come a volerle dire: “Va tutto
bene. Ora
è davvero finita.”
“Ghh...”
Un
gemito però strappò entrambi alle proprie
elucubrazioni, un gemito
sofferente che Artemis, esausto, si era lasciato sfuggire: Polledro,
per una volta genuinamente in pensiero, fermò la propria
già seppur
lenta marcia e Spinella si chinò ansiosamente a spiare il
volto
imperlato di sudore dell'amico.
Ma
fu Leale il primo ad agire veramente.
La
guardia del corpo, infatti, aveva sollevato seduto il proprio
protetto per passargli un lembo di camicia sul viso prima di
riadagiarlo contro il morbido corpo del centauro; il ragazzo aveva il
respiro affannoso, sembrava debolissimo e in procinto di andarsene da
un momento all'altro, pallido al punto che Leale dovette assicurarsi
che il battito fosse regolare.
Per
fortuna lo era.
Fu
quando appena le grandi mani della guardia del corpo ebbero lasciato
la presa sul polso di Artemis che questi sollevò le
palpebre,
fissando confusamente la corolla di amici che lo circondavano: si
sentiva strano, come se fosse tornato a casa dopo un viaggio
lunghissimo e senza fine; sapeva istintivamente di essere al sicuro,
qualche sprazzo di ricordo baluginava in un angolo remoto della sua
mente, ed era conscio del fatto che la solitudine gelida fosse finita
ma nel suo cuore c'era un vuoto immenso colmato da una nostalgia
lancinante senza pari mentre faticava a riconoscere i volti
preoccupati attorno a sé.
“Manca
ancora poco, Artemis...” sussurrò Spinella, la sua
voce suonava
distorta: “Resisti.”
“Fa
male... Fallo smettere...” rantolò lui con voce
rotta:
“Aiutatemi...”
Era
fragile da far crepare il cuore.
Leale
si passò una mano sul volto duro - per un attimo la sua
espressione
fu di puro smarrimento - mentre Spinella non sapeva che altro fare:
continuava a stringere la mano di Fowl nella speranza di lenire quel
dolore immenso che attanagliava non solo il ragazzo ma anche lei.
“Artemis!”
La
vocetta di Myles ruppe il silenzio e il piccolo Fowl fu visto correre
a spron battuto lungo il sentiero, seguito dal gemello: entrambi
indossavano semplici shorts beige e delle magliette a tinta unita,
sporchi di terra fino ai capelli ma con gli occhi che splendevano per
l'aspettativa.
Rivedere
il proprio fratello creduto morto non era cosa da poco.
Sbalorditi,
Leale e Spinella si scambiarono un'occhiata – con l'animo
decisamente più leggero – all'oscuro di chi avesse
avvertito i due
bambini.
“Che
bella fiducia che avete in me, non invitarmi alla festa...
Pff.”
Bombarda
Sterro, in tutta la sua magnificenza – come direbbe lui
– era
comparso accanto al centauro, uscito da un cumulo di terriccio smosso
da poco.
“Ho
pensato fosse meglio avvertire i Fangosetti, chissà che non
vi
servisse una mano,” replicò questi, scrollandosi
il terriccio di
dosso: “Riportare il piccolo Arty a casa potrebbe essere
più
difficile del previsto.”
“E
tu come lo sai?” chiese Spinella, sbalordita per l'improvvisa
comparsa dell'amico.
“Secondo te, dove sono stato negli ultimi
mesi?” chiese lui, levandosi un pezzo di insetto dagli
incisivi.
I
due piccoli, intanto, aveva coperto la breve distanza che li separava
dal gruppetto variegato di appartenenti al Piccolo Popolo e umani,
non rivolsero la minima occhiata a Leale ma piuttosto si lanciarono
su Artemis, che venne aggredito da un Beckett singhiozzante e da un
Myles ugualmente commosso ma più composto rispetto al
gemello.
“Fratellone...”
piagnucolava Beckett, abbracciato al ragazzo semi-incosciente:
“Cosa
ha?” l'altro si rivolse a Leale come se ne avesse notato la
presenza solo in quel momento.
“Vostro
fratello ha bisogno di riposo.” Spinella aveva preso in mano
le
redini della situazione: “Potete guidarci rapidamente a
casa?”.
Myles
annuì: “Seguiteci.”.
§§§
Tra
due ali di folla ammutolita per lo stupore, piccoli contadini con le
zappe in mano diretti verso i campi e semplici curiosi, Domovoi Leale
portava in braccio Artemis Fowl mentre i bambini lo guidavano decisi
lungo il sentiero erboso che conduceva al corpo principale di Fowl
Manor.
Tutti
credevano che il primogenito della famiglia fosse morto durante il
Grande Crollo Tecnologico, dopo sei mesi avevano assistito al dolore
di Angeline Fowl e della famiglia più stretta, si erano
raccontate
storie incredibili su di lui che ne avevano ammantato la figura con
un alone di leggenda, ma non era mai stato negato né
confermato
nulla, men che meno il fatto che fosse stato praticamente suo il
merito di aver salvato il mondo dal tracollo generale e
l'umanità
dalla morte.
Un
eroe, in pratica.
Ora,
in silenzio, tutta quella gente che lo stesso Artemis neppure
conosceva ma che era da loro conosciuto, gli si strinse attorno, come
a volergli dare il bentornato in una casa troppo vuota fino a quel
momento.
“Andiamo
a chiamare papà...” sussurrò Beckett,
aggrappato al braccio di
Myles: “Papà aiuterà il
fratellone...”.
Myles
annuì e scrutò Leale come a volerlo avvertire di
qualcosa, poi il
piccolo, col fratello alle calcagna, sfrecciò verso casa e
lo stesso
Leale li vide infilarsi nel pesante portone lasciato semi-aperto.
Da
parte sua, invece, con Artemis rantolante in braccio, il massiccio
eurasiatico s'inginocchiò a terra e lo distese sull'erba
morbida,
indugiando ad accarezzargli il volto pallido e sudato: voleva bene a
quel ragazzo tanto quanto lo stesso Artemis li aveva messi nei guai e
oltre.
Quindici
anni di vicinanza stabile non si cancellano neppure con la morte e
ormai da tempo Leale aveva mandato al diavolo gli insegnamenti di
Madame Ko, affezionandosi al suo datore di lavoro e vedendolo come un
secondo fratello minore.
Ora
mancava davvero poco: dovevano solo rimettere assieme qualche pezzo
delle loro vite poi sarebbe tornato tutto come prima, più o
meno.
Niente
più missioni suicide, niente più pericoli
– il massimo sarebbe
stato Juliet e le sue discutibili
arti
marziali insegnate ad Artemis – e finalmente la pace.
Con
la coda dell'occhio, Leale scorse un brillio sopra la propria testa e
sorrise: Spinella vegliava su di loro, non avevano nulla da temere.
“Forza
Arty, sei a casa.” sussurrò lui, stringendoselo al
petto.
§§§
"Papà!
Papà!"
Fowl
Senior era seduto in riunione con alcuni contadini della zona quando
i figli irruppero nello studio che era stato del primogenito facendo
un chiasso indiavolato: pur essendo abituato alla loro allegria che
attenuava non poco il lutto che provavano per Artemis, l'uomo non
poté non stupirsi quando li vide più agitati del
solito, Myles
compreso, e avvertì un senso di attesa crescere nel suo
petto
assieme ad una vaga punta di ansia: "Che succede?" chiese
lui alzandosi.
Ridendo,
i due gemelli lo strattonarono: "È il fratellone!
È il
fratellone! Le fatine hanno riportato il fratellone!"
strillò
Beckett con le lacrime agli occhi.
Myles
annuì, stralunato e con le lacrime che si affollavano agli
angoli
degli occhi: “E' vero, papà.” disse il
secondo figlio,
abbracciando il gemello, “Artemis è fuori con
Leale.” disse con
voce tremante.
Fowl
Senior restò senza parole per un attimo, col cuore fermo in
petto e
l'udito ovattato: in piedi e con il peso poggiato sulla gamba
artificiale – non era sicuro che la sua gamba in carne e ossa
potesse reggerlo – il capofamiglia guardò i figli
e, nei loro
occhi, non vide il minimo segno di bugia.
A
quel punto capì che non poteva essere un sogno dei due
piccoli e
neppure un qualsiasi scherzo troppo crudele da architettare.
“Scusatemi,
è subentrato...” Fowl Senior si era
tempestivamente voltato verso
gli ormai dimenticati interlocutori ma anche loro scossero la testa e
si alzarono: “Abbiamo sentito tutto.” disse uno di
loro, con le
mani callose sporche di terra come la salopette, “E' la
famiglia ad
avere la precedenza, qualunque altra cosa può essere
rimandata.”
soggiunse un altro, “Sarà un giorno di
festa.” decretò un altro
ancora soddisfatto.
Con
gran stridio, il gruppo di ospiti spostò le sedie e fece
crocchio
attorno ai due bambini e al padre: “La accompagneremo noi
fuori.”.
Fowl
Senior annuì riconoscente, poi s'inginocchiò
dinanzi ai figli:
“Andate a chiamare la mamma, svelti.” disse con un
sorriso.
“Sì!”
strillò Beckett, scapicollandosi fuori dallo studio con
Myles alle
calcagna.
“Mamma!
Mamma!” gridarono in coro i due piccoli una volta
all'esterno,
arrancando negli enormi corridoi di Fowl Manor, evitando persone e
cose lasciate impunemente in giro e cercando disperatamente in ogni
figura femminile quella di Angeline Fowl; la trovarono nella piccola
serra costruita sul retro, da sola intenta ad accudire i fiori.
“Mamma!
Mamma!” Beckett era esaltato, piangeva e rideva e, quando la
madre
lo vide, temette si fosse fatto male: “Che
succede?!” chiese con
un vago sentore di ansia attanagliarle il cuore.
“Mamma!
Artemis è tornato! E' tornato!” gridò
il piccolo: “Le fatine
hanno riportato qui Artemis!” ripetè come
già aveva fatto col
padre e cercando al contempo il conforto dello sguardo fermo di
Myles, che annuì prima di gettarsi tra le braccia di
Angeline,
“Mamma, Artemis è fuori, è con
Leale...” sussurrò il bimbo
commosso, “Dorme ma sta bene.” disse con
convinzione.
A
quelle parole, tutto il colore sparì dal viso della donna,
le cui
labbra divennero improvvisamente livide mentre un singhiozzo le
saliva spontaneo alle labbra.
“Papà ci ha detto di venirti a
chiamare... Il fratellone è fuori, andiamo a
vederlo...”
piagnucolò Beckett.
“Ci
sta aspettando...”
§§§
Quando
Leale sentì il portone cigolare ed aprirsi, istintivamente
si pose
dinanzi ad Artemis ancora privo di sensi e fece per estrarre un
coltellaccio che teneva riposto in una fodera nel polpaccio, poi si
vergognò nel vedere Fowl Senior correre in testa ad un
gruppo di
lavoratori e s'affrettò a riporlo mentre l'uomo, a larghi
passi, li
raggiungeva.
C'era
fin troppo da spiegare.
“Buongiorno.”
disse soltanto Leale, alzando però una mano in segno di
saluto e
pace.
“Non
riesco a crederci...” rantolò l'uomo, cadendo in
ginocchio prima
di afferrare convulsamente la mano del primogenito: “Arty...
Ma
come...?” chiese con espressione sbalordita e confusa.
“E'
lungo da spiegare... Ma Artemis è qui e sta bene.”
assicurò lui,
accarezzando la fronte del ragazzo: “Dobbiamo portarlo
dentro.”.
“La
sua stanza è sempre la stessa.” Fowl padre strinse
tra le proprie
le dita del figlio: “E' pallido... Sei certo
che...” la voce gli
morì in gola, non sapeva come chiedere una cosa del genere
dopo
tutto quel tempo trascorso nella convinzione che il figlio da lui
tanto amato fosse morto, non voleva rompere l'incanto di
quell'illusione.
Leale
sorrise incoraggiante: “Ha solo bisogno di un po' di
pace...”
concluse lui, prendendolo tra le braccia, “Lo porto
io.”
Sopra
di loro, Spinella si asciugò distrattamente una lacrima.
“Bentornato
a casa, Artemis, amico mio...”
NOTE
DEL LEMURE:
ThreeShots
con SpinellaxArtemis a profusione!
Il
prossimo capitolo sarà allucinantemente pieno di feelz.
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