È strano come
l’effetto di quattro parole, quattro semplici parole, sia
così devastante.
"Solo perché le ha dette lei, Gale"
dice una vocina nella mia testa e so che è
così.
Non è la frase in sé ma chi l’ha
pronunciata ad avere un’importanza particolare.
E questo qualcuno è Katniss.
La ragazzina che ho accusato di volermi rubare le prede.
La compagna di caccia che mi copriva le spalle.
L’amica a cui affidare i miei pensieri e schiudere la mia
anima.
La ragazza di cui mi sono
innamorato e che mi è stata portata via ma che
forse sta tornando da me.
Non è la stessa di un
tempo ma in fondo anche io sono cambiato.
Come potremmo non esserlo dopo tutto quello che è
successo in questi due anni?
Eppure quando la guardo negli occhi, quegli occhi grigi e
tormentati, riesco ancora a vedere la mia Catnip.
È proprio lì nascosta dietro il dolore e la paura
ma non è persa per sempre.
Abbasso lo sguardo su di lei che dorme profondamente con la testa
poggiata sulle mie gambe,
i capelli scuri che le incorniciano il viso, le lunghe ciglia nere,
le labbra carnose, curvate appena in un sorriso.
— Ehi — le sussurro piano accarezzandole i
lunghi capelli.
Katniss apre gli occhi e si volta verso di me lo sguardo per un attimo
velato da incredulità
— Ehi… Che ore sono? — mi chiede con
voce assonnata stropicciandosi gli occhi.
— È quasi l’una. Ti
porto a letto —
La sollevo senza sforzo e mi incammino verso
la sua stanza.
— Grazie — dice lei
un attimo prima di scivolare nuovamente nel sonno.
— Ecco qui — le
rimboccando le coperte e spengo la luce.
— Buonanotte Catnip —
Vengo svegliata bruscamente da urlo
agghiacciante che mi gela il sangue nelle vene. È
la voce di Gale.
Mi ci
vuole qualche secondo per rendermi che non sto sognando, che non
sono nell’Arena dei 75esimi Hunger Games, attaccata dalle
Ghiandaie Chiacchierone.
Le diventano sempre più
strazianti.
— Gale!
— mi precipito nella sua camera. Gale
è a letto, rigido, i pugni serrati.
— Svegliati,
svegliati! — lo supplico tenendogli il viso tra le
mani — Gale, svegliati!
— e finalmente si sveglia, lo sguardo
impaurito e disorientato.
— Katniss…— dice con un filo di voce
— Sono qui — cerco di rassicurarlo
accarezzandogli il volto sudato.
— Era solo un incubo va tutto bene ora…
—
Sembra così poco convincente detto da una persona che ogni
notte è tormentata da sogni orribili.
Gale chiude gli occhi e inspira profondamente poi si alza, si sfila la
maglietta e la lancia su una sedia.
Rimango qualche minuto a fissare il suo fisico atletico,
l’addome piatto e ben definito, le braccia scolpite e forti,
i muscoli che guizzano ad ogni movimento.
Nella penombra della stanza rischiarata solo dalla luce
della luna che entra dalla finestra aperta riesco a distinguere una ad
una tutte le orribili cicatrici che gli deturpano la schiena altrimenti
perfetta e poi…
Mi alzo di scatto e gli prendo il braccio osservare una macchia scura
grande quanto un pugno di cui non ricordavo l’esistenza.
Un brivido mi percorre da capo a piedi. È una ghiandaia
imitatrice come quella della mia spilla ma trafitta al collo da una
freccia, marchiata a fuoco sulla sua pelle liscia e olivastra.
— Gale…cos’è
questo? — gli chiedo con voce tremante
temendo la risposta.
Gale chiude gli occhi per nascondere il dolore che si era fatto strada
dentro di loro ma che non mi è passato inosservato
— Nulla — dice con voce incerta
allontanandosi per prendere una maglia pulita dal borsone.
— Gale — lo incalzo senza riuscire a
staccare gli occhi da quell’orribile macchia sul suo braccio.
Gale si infila una maglia dello stesso colore dei suoi occhi
e si avvicina a me, mi guarda per un attimo e poi mi
abbraccia poggiandomi il mento sulla testa.
— Non è nulla. Torniamo a dormire
—
Per tutta risposta mi stringo a lui, la testa poggiata sul suo petto e
inspiro profondamente il suo profumo così familiare e
rassicurante.
Restiamo così per qualche minuto finchè non alzo
la testa per guardarlo dritto negli occhi.
— Ti va se dormo qui?
—
La mia domanda lo coglie di sorpresa e forse lo fa anche arrossire un
po’, ma c'è troppa poca luce per dirlo con
sicurezza.
Il pensiero di Gale che arrossisce mi fa sorridere: è una
cosa che non ti aspetteresti da uno come lui.
— D’accordo —
— Scusa se ti ho svegliata — mi dice imbarazzato.
— Non devi scusarti, capita sempre anche a me…
è da molto che li hai? —
— Anni ormai —
si passa una mano sugli
occhi e poi continua — Inizialmente erano quasi sempre su
mio padre o sui miei fratelli estratti alla Mietitura. Sono peggiorati
quando sei entrata nell’Arena, quando mi hai detto che Snow
voleva fartela pagare, poi con la seconda Arena, la certezza di non
vederti
più, il distretto in fiamme, le urla di chi non sono
riuscito a salvare, la guerra, la paura di perdere tutto…
Questi sono i più ricorrenti — conclude
stringendo le labbra in una linea dura.
— Non sogni mai..te stesso? — Gale mi guarda con
aria
interrogativa, la fronte solcata da una riga sottile, facendomi pentire
subito per la stupidità della mia domanda
— Ho paura per ciò che è successo o
potrebbe accadere alle persone che amo, non a me stesso —
dice scuotendo le spalle.
La sua risposta mi lascia senza parole e mi fa anche vergognare un
po’, dato che a parte quelli su Prim, Rue, mio padre e
qualche altra morte terribile, la maggior parte dei miei incubi ha me
come protagonista.
Egoista anche quando sogno.
— Ehi, non pensarci più, ok?
— mi sussurra Gale, accarezzandomi una guancia.
— Buonanotte, Catnip —
— Buonanotte — gli faccio eco
io.
Dopo il respiro di
Gale si fa più lento e profondo.
Alzo gli occhi su di lui. Sembra così sereno mentre dorme,
ma
ora so che non è così.
Gale, forte e coraggioso, che non ha paura di nulla, è
tormentato da terribili incubi proprio come me.
Mi rendo conto solo ora di quanto in questi due anni mi sia concentrata
quasi esclusivamente su me stessa: i miei incubi, i miei sentimenti, le
mie paure, i miei drammi…certo ne ho passate di brutte, ma
non sono stata l’unica.
Anche Gale ha perso un padre in quell’esplosione.
Anche lui ha dovuto sfamare, a soli 14 anni, una famiglia di ben 5
persone.
Anche lui ha dovuto attraversare momenti orribili.
E io cosa ho fatto per aiutarlo? Nulla. Anzi, ho rincarato la dose, mi
sono allontanata da lui chiudendogli la porta in faccia, giocando con
i suoi sentimenti, correndo da lui a Peeta e viceversa, accusandolo
ingiustamente della morte di Prim.
Eppure lui è sempre rimasto al mio fianco, soffrendo in
silenzio, senza farmi alcun genere di pressione.
Perché mi rendo conto del male che faccio agli altri sempre
dopo averlo fatto?
Forse non è troppo tardi per recuperare... in fin dei conti
lui è ancora qui con me.
Allungo un braccio per cercare la sua mano.
Pian piano sento il mio corpo rilassarsi mentre cedo al sonno cullata
dal canto delle cicale e dal battito del suo
cuore.
Perdono,
perdono, perdono.
Avevo detto che
avrei pubblicato sabato lo so, ma
non-ho-idea-di-come-sia-successo,
ho cancellato il
capitolo che avevo
già scritto e avrei dovuto solo revisionare e pubblicare.
Dato che non mi
convinceva particolarmente, ho interpretato quanto
successo come un segno del destino
e
così ho dovuto
inventare un nuovo capitolo, che, come avrete notato, è
incentrato su Gale e si apre proprio con le sue riflessioni
(non sono
una amante dei cambi di pov, ma una sbirciatina nella mente del nostro
figaccione ci voleva)
e con delle
parole che rieccheggiano quelle di
Katniss, per sottolineare quanto questi due capoccioni siano simili.
Poi
c'è Katniss che finalmente si sta rendendo conto che al
mondo non esiste solo lei e si sta decidendo ad aprirsi alla persona
che la conosce più di chiunque altro.
Non so quando
riuscirò a pubblicare un nuovo capitolo dato
che mi aspetta una settimana di fuoco :/
Spero vi
piaccia, se avete suggerimenti, critiche, consigli...ben
vengano!
Catnip
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