Quando
si svegliò scoprì di non essere in camera sua.
Ouch…
Non
riuscì nemmeno ad emettere versi di dolore talmente gli
faceva male il naso… e tutto ciò che stava
attorno. Gli doleva tutta la faccia, persino respirare era doloroso.
E
non parliamo del concerto di tamburi che ho in testa…
“Lasciatelo
dire, Togami, come stratega stai perdendo punti.”
Si
voltò lentamente verso la voce atonale di Kyouko Kirigiri,
seduta accanto al suo letto.
“Cos’è,
fai del sarcasmo?” rispose Togami, a fatica, “E da
quando ne sei capace?”
Kyouko
non rispose, limitandosi a increspare leggermente le labbra in un
sorriso.
“Vacci
piano” si intromise un’altra voce, che riconobbe
come quella di Makoto Naegi, “provocare Oowada-san a quel
modo non è stato proprio… come
dire…”
“È
stata un’idiozia. Puoi dirlo Naegi, non mi offendo. Tanto
ormai…” replicò Byakuya, coprendosi il
naso e parte del viso con la mano.
Dio
che male. Se quel gorilla mi ha rotto il naso e riesce a uscire vivo da
qui, giuro che gli farò avere la mia parcella medica!
Complimenti
Byakuya-chan, hai proprio dato spettacolo oggi!
Taci,
ci mancavi solo tu ad aggiungere desolazione al tutto…
Suvvia
Byakuya-chan, non buttarti giù! I miei complimenti sono
sinceri, significa che stai davvero iniziando a comportarti come un
normale essere umano che prova emozioni!
Togami
preferì non rispondere alla provocazione, non voleva
aggiungere alla lista anche una rissa con
un’entità invisibile e intangibile. Mentre
continuava a riflettere sentì improvvisamente qualcosa di
freddo sulla faccia.
“Argh!
C-cos’è!”
“È
s-solo ghiaccio, Togami-san” balbettò Naegi,
“È per il naso! Ti ho fatto male?”
“N-no” si calmò il biondo, “mi
hai solo… colto di sorpresa.”
Naegi
sorrise e continuò le sue mansioni da infermiere
improvvisato - cosa che non mancò di imbarazzare
ulteriormente Togami.
Mi
sono lasciato andare alle emozioni, ho volutamente provocato quel
buzzurro di Oowada, mi sono beccato un pugno sul naso e ora mi sto
facendo curare da Naegi. Questo, e le accuse per l’omicidio
di Touko. Mi chiedo cosa possa andare storto ancora…
“In
ogni caso non siamo qui solo per prestarti soccorso, Togami”
proruppe Kirigiri, “ma anche per aggiornarti sullo sviluppo
delle indagini.”
Togami
rabbrividì leggermente, e non per il ghiaccio. Quando
Kirigiri parlava così c’era ben poco da stare
allegri. Fece un cenno d’assenso verso la ragazza esortandola
a proseguire.
Kyouko
sospirò, poi estrasse da una tasca della giacca una
fotografia che porse a Togami.
“Mentre
eri privo di conoscenza ci è arrivata per le mani
questa.”
Togami
inarcò un sopracciglio, perplesso: “Una
foto?”
L’immagine
non sembrava essere un fotomontaggio, né in ogni caso gli
sembrava nulla di particolarmente compromettente: era una foto sua e di
Touko, di spalle, come se l’avessero scattata di nascosto.
Maledetta
Enoshima, dovevo aspettarmelo.
“Non
capisco perché questa foto sia una prova schiacciante, mi
sembra abbastanza normale.”
Kyouko e Makoto si scambiarono velocemente un’occhiata, poi
la ragazza proseguì: “Ne sei proprio sicuro,
Togami? Guardala bene.”
“Continuo
a non vederci nulla di strano”.
“Togami”
iniziò Kirigiri col tono paziente di una maestra che cerca
di spiegare le addizioni a un bambino ritardato “in quella
foto, anche se di spalle, ti si vede maneggiare una bottiglia.
Corretto?”.
“Corretto.
E con ciò…”.
“Abbiamo
un’arma del delitto, ora come ora?”.
“No,
non l’abbiamo”.
“Una
bottiglia in mano tua, che allo stato attuale delle cose si
può ipotizzare come l’arma impropria usata per
uccidere Fukawa. E un tuo bottone sotto la sua mano. Ora ti
è chiaro?”.
…
Allora,
fatemi capire bene: io ho bevuto qualcosa in compagnia di Touko Fukawa
e questo mi rende automaticamente il principale sospettato del suo
omicidio? Solo io ci vedo poca logica e tanta follia in un simile
ragionamento? No, neanche, in un simile tuffo di… vorrei
chiamarla “fede” ma sarebbe idiota.
E
io che credevo Kirigiri una che non cerca di imitare un saltatore di
triplo.
Il
bottone, per quanto io sappia che è una trappola, almeno ha
un po’ più di senso. Questo… questo
è semplicemente ridicolo.
Si
rivolse verso di lei, lo sguardo arrabbiato: “Tu non credi a
una farsa simile. Non sei una cretina, lo sappiamo tutti e
due”. L’affermazione, priva di qualsiasi
intonazione dubitativa, voleva essere forte.
“Personalmente
no, non ci credo, e come me non ci crede Naegi. Questa foto di per
sé non vuol dire niente. Il problema in realtà
è un altro, e cioè la fonte da cui è
magicamente venuta fuori”.
“Che
sarebbe…”.
“Monokuma
in persona. Ha provveduto a consegnarla a tutti gli altri mentre tu
dormivi il sonno dei giusti”.
Quando
cominci a giocare con le foto, Enoshima, vuol dire che ti senti
l’acqua alla gola. Devo per caso dedurre che il terreno sotto
ai tuoi piedi si sta facendo friabile e temi per la tua
incolumità?
“Sapeste
quel che so io sul reale significato di
quell’immagine…” cantilenò
sibillino, beandosi delle occhiate perplesse che gli restituirono gli
altri due.
“Quando
avrai finito di comportarti come l’oracolo di Delfi, caro
Togami, vorrei farti presenti le conseguenze di questo fatto”.
“Quali
conseguenze? È una palese presa in giro”.
“Forse.
Ma credi davvero che i nostri compagni più…
suscettibili la pensino alla stessa maniera?”.
Un
brivido freddo percorse la schiena da un miliardo di yen di Byakuya
Togami.
“Mi
stai dicendo che… qualcuno crede
davvero…”.
“Purtroppo
per te sì, è così. Non appena la sua
copia le è caduta fra le mani, Celestia ha cominciato a
sventolarla per aria spacciandola come la definitiva prova della tua
colpevolezza. E più di quanti potresti immaginarti si sono
ritrovati concordi con lei. Visto che la tua sopravvivenza, ormai
è evidente, verrà messa in discussione in un
processo formale…”.
Non
c’era alcun bisogno di terminare la frase, era evidente cosa
volesse dire.
Quella…
stronza di Ludenberg. Taeko Yasuhiro, anzi. Vedi che sei la seconda
sulla mia lista nera, subito dopo il gran visir di questa pagliacciata
da psicopatici. E ritieniti fortunata che non ho intenzione seriamente
bellicose e, nel tuo caso, mi limiterò a farti passare il
resto della tua squallida vita in fondo a qualche segreta cecena, dove
i prigionieri li prendono a manganellate da mattina a sera. Tra
l’altro ti ho già ammazzata una volta e non ho
provato nessunissimo piacere.
“Beh
gente” esordì Togami, apparentemente meno scosso
dalle novità di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi
“per discolparmi mi basta trovare la vera arma del delitto e
far vedere che non si tratta di quella bottiglia”. Dicendo
ciò si alzò dal lettino sul quale era rimasto
seduto per tutto il tempo e, senza neanche aspettare una reazione dai
suoi dirimpettai, si diresse verso l’unica stanza che era
scampata alla sua ricerca a tappeto: lo spaccio.
D’altronde
dove altro poteva trovare un’arma, o qualcosa che poteva
essere usato in tal modo, se non nel posto più stracolmo di
roba strana di tutta la scuola?
Naegi
e Kirigiri borbottarono solo qualcosa di strano e lo seguirono.
Arrivati
al piccolo negozio Togami si fiondò di nuovo alla ricerca
dell’arma, non prima di aver impartito ordini anche agli
altri due: “Kirigiri, Naegi! Andate
all’inceneritore alla ricerca di quella bottiglia! Se non
è stato ancora messo in funzione potrebbe trovarsi ancora
lì!”
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata perplessa, poi
fecero quanto era stato detto loro.
Enoshima,
giuro su tutti i kami che te la farò pagare per questo! E se
muoio, sappi che ti trascinerò all’inferno con me!
“Togami-san…”
Byakuya
si voltò verso Naegi, fermo sulla porta insieme a Kirigiri.
“Uh?
Avete fatto presto.”
“Ve-veramente sono passati almeno dieci
minuti…”
“Ah…”
Fantastico.
Adesso ho anche perso la cognizione del tempo.
Si
rimise in piedi, lasciando perdere per un attimo le cianfrusaglie dello
spaccio e si rivolse ai due ragazzi: “Allora? Trovato
niente?”
“L-l’inceneritore è stato
usato…” balbettò Makoto, “non
è rimasto nulla…”
“Ovviamente. Quella maledetta sta facendo di tutto per farmi
sembrare l’assassino agli occhi di
tutti…” borbottò, senza preoccuparsi
troppo delle telecamere.
“Tu
non hai trovato nulla qui?” chiese Naegi, guardandosi attorno.
Togami
scosse la testa, sbuffando: “Nulla che possa essere usato
come arma, o almeno in apparenza… non vedo niente che abbia
le stesse dimensioni della ferita di To… di
Fukawa.”
Oh
che carino, stavi per chiamarla per nome!
Togami
scosse la testa, ignorando volutamente la voce.
“Beh,
tre paia di occhi sono meglio di una” disse Kyouko,
“e forse ci metteremo anche meno a finire.”
Byakuya
sospirò, preparandosi a rovistare ancora tra quel ciarpame.
“Niente,
non c’è niente!”
Togami
sbottò esasperato, prendendo a calci la macchinetta dei
gashapon.
“T-Togami-san,
non c’è bisogno di agitarsi”
balbettò Naegi, “né di calciare il
distributore…”
Il
biondo non rispose, ma cerco di riacquistare la compostezza persa.
“Siamo
chiusi in questo stanzino da mezz’ora e non è
saltato fuori nulla e persino la bottiglia è ormai andata
persa” ringhiò Togami, “e tu dici che
non devo agitarmi?”
“Sai,
dovresti ascoltare di più i consigli di Naegi-kun.”
Entrambi
i ragazzi si voltarono verso Kyouko che, seduta in ginocchio, dava loro
le spalle.
“Hai
trovato qualcosa, Kirigiri-san?”
“Direi
di sì” rispose lei, voltandosi verso i ragazzi con
in mano una mazza da golf.
“Oh,
quella è…”
“...la
vera arma del delitto?” disse Togami, completando la frase di
Naegi.
“Probabilmente”
spiegò Kyouko, esaminando la mazza. Indicò una
sporgenza in ferro sulla testa della mazza: “Questa sporgenza
è larga circa quattro o cinque centimetri, più o
meno la larghezza della ferita sulla testa di Fukawa.”
Togami
però non sembrava particolarmente sollevato dalla notizia.
“E
come facciamo a provare che quella è l’arma del
delitto, senza neanche una macchia di sangue? Non ci crederanno se ci
basiamo solo sulle misure…”
Al che Kyouko sorrise.
“Beh
non ci sono macchie ma… abbiamo questo” rispose,
indicando qualcosa che era rimasto incollato alla mazza.
Naegi
e Togami si avvicinarono per osservare meglio.
Un
capello scuro, lungo.
Simile
ai capelli di Fukawa.
“Non
è un indizio che ci svelerà il colpevole, ma
almeno conferma che questa è l’arma del
delitto” concluse Kirigiri.
Togami
sorrise soddisfatto.
*DLIN
DLON*
“Va
bene, bastardi. Il tempo di fare i Nero Wolfe con gli occhi a mandorla
è finito. Portatevi davanti al portone rosso. Muoversi
muoversi muoversi”.
*DLIN
DLON*
Ti
sento nervosetta, Enoshima. Di solito sei molto più
cialtronesca nei tuoi annunci. Prude il sedere, per caso? Hai paura che
qualcosa vada storto?
Byakuya
si sentì invigorito, le cose stavano tutto sommato prendendo
una piega a lui abbastanza favorevole.
Fece
un cenno in direzione di Naegi e Kirigiri, poi si avviò
baldanzoso.
Ce
l’avrebbe fatta, ne era sicuro.
Le
porte del montacarichi si aprirono e i quattordici ragazzi uscirono
scompostamente, avviandosi ognuno verso una postazione.
Gli
occhi di Togami non persero di vista per un solo istante Mukuro Ikusaba
che, senza un movimento o una parola di troppo, si accomodò
nel posto a sinistra di quello dove appariva l’immagine
commemorativa di Fukawa.
Questa
è la cosa che temo di più, devo ammetterlo. La
presenza di quella lì è una possibile scheggia
impazzita e difficilmente sarà a mio vantaggio. Anzi, se
tanto mi dà tanto è automatico pensare che
cercherà in ogni modo di avvalorare il ridicolo castello
accusatorio della sorella. La dovrò tenere
d’occhio.
Ci
fu una veloce spiegazione di ripasso da parte di Monokuma sulle regole
e sulle conseguenze del processo, poi fu finalmente il momento di
partire.
“Beh,
il caso è già risolto” saltò
su Oowada con grande convinzione “Mi pare evidente che sia
stato Togami ad uccidere quella poveretta”.
Alcuni
applaudirono, altri scostarono la testa. Uno solo, indovinate chi,
ribatté furibondo: “Lo avrei fatto
perché, esattamente?”.
“Mi
sembra chiaro: vuoi cercare di uscire di qui, proprio come tutti noi.
Solo che noi non siamo disposti a sporcarci le mani di sangue, mentre
tu hai dichiarato fieramente che ti saresti eretto vincitore di questo
orribile gioco, seduto sopra i nostri cadaveri. Inoltre tutti sappiamo
che fra te e lei le cose erano… delicate, diciamo. Quale
modo migliore per unire l’utile al dilettevole?”.
Ah
però. Lo scimmione, se ci si mette, sa persino comporre un
pensiero di senso compiuto. Se la sua insegnante delle elementari fosse
qui, scommetto che si sarebbe commossa.
“Il
tuo fortino fatto di carte è ammirevole, Oowada. Ma senza
fondamenta solide basta un colpo di vento per abbatterlo. E visto che
accogli la tesi della mia colpevolezza con tutto questo
fervore… porta delle prove, per piacere”.
“Il
tuo bottone”.
“Il
mio bottone? Per favore, capisco che per te possa essere un compito
ingrato ma, se ci riesci, evita di coprirti di letame. Cosa
significherebbe quel bottone? Che io e Fukawa avremmo avuto una
colluttazione e che lei sarebbe riuscita a strapparmelo? Ammetto che
è una ricostruzione abbastanza solida, ma niente
può aver impedito al vero assassino di avercelo messo
lì apposta per incastrarmi. È come se, ipotizzo,
qualcuno imbastisse una scenata per far apparire un omicidio come
l’opera di un serial killer”. Chiudendo questa
frase non soppresse una risata nella sua testa, vedendo la frecciata
che aveva lanciato tornare indietro e prenderlo precisamente in mezzo
agli occhi.
“Non
c’è solo il bottone, caro Togami. Abbiamo anche
una foto che ti mette in una posizione assai scomoda” fece
sentire la propria voce Celestia.
A
quanto pare, non importa quante volte possa aver ripetuto
quest’assurda situazione, le devo proprio stare antipatico.
“Avete
una foto, sì. La valenza di questa foto? Che per una volta
sono stato sufficientemente misericordioso da bere qualcosa con lei?
Complimenti, prova schiacciante”
“Sei
patetico con questo sarcasmo da perdente. No, la foto dimostra che la
bottiglia nella tua mano è l’arma con cui
è stato sfondato il cranio della povera Fukawa”.
“Mi
dispiace doverti interrompere” intervenne Kirigiri
“ma questo è falso. Abbiamo rinvenuto la vera arma
del delitto nello spaccio. Si tratta di una mazza da golf”.
Byakuya
allungò l’occhio verso Monokuma e giurò
di vederlo sudare.
“Se
posso prendere la parola…” disse Ikusaba.
Fu
il turno di Togami di sudare.
“Hai
qualcosa da dire, Enoshima?” chiese Ishimaru, come al solito
autoproclamatosi mediatore.
“In
effetti ho… assistito a qualcosa di di strano”
rispose lei, giocando con una ciocca di capelli.
“Upupupupupu,
colpo di scena!” trillò Monokuma, “Tutta
questa suspance mi eccita e mi fa fare pensieri XXX, upupupu!”
Kami
del cielo, Enoshima. Sei veramente da ricovero.
“E
sarebbe…?” si intromise Togami, spazientito.
“Una
discussione. Tra te e Fukawa” fu l’accusa della
falsa Junko, che adesso lo osservava con aria di sfida.
Per
un attimo Togami tirò un sospiro di sollievo.
“E
questa sarebbe la tua testimonianza, Iku…
Enoshima?” si corresse al volo. “Chiunque tra i
presenti sa che non ho mai trattato Fukawa con molto riguardo e che ho
spesso alzato la voce. Non mi sembra esattamente una prova
schiacciante.”
“In
effetti mi sembra un po’ poco per
accusarlo…” aggiunse Aoi, che faceva parte del
gruppo di indecisi sulla colpevolezza di Togami.
“Questo
è vero” proseguì Enoshima,
“tuttavia… ciò che ho sentito io era
piuttosto compromettente.”
A quella parola tutti si voltarono a guardare Togami, neanche fosse un
maniaco appena scappato di galera.
“Upupupu!
Togami, non dirmi che dietro la facciata del nobile rampollo nascondi
un animo… perverso, upupupu? Potrebbe piacermi!”
“MA COSA DIAVOLO ANDATE A PENSARE?!”
urlò, e di nuovo si trovò quattordici facce che
lo guardavano sconvolte, stavolta per aver perso le staffe.
...maledizione
Byakuya, piantala di dare spettacolo. Calmati.
Peccato,
eri tanto carino con la faccia tutta rossa e gli occhi fuori dalle
orbite!
Vattene
al diavolo anche tu.
Tornò
a fissare Mukuro Ikusaba.
“Sentiamo,
cosa avresti sentito di… compromettente?”
ringhiò, reprimendo a forza l’istinto di andare
lì e strangolarla davanti ai presenti.
Almeno
giustificheresti questo processo, Byakuya-chan!
…
Mamma
mia che permaloso, non si può neanche scherzare!
Ikusaba
rimase in silenzio per qualche istante, il volto una maschera
impassibile, poi parlò: “Ti ho sentito mentre la
minacciavi di morte.”
...cosa?
“Le
hai detto chiaramente che ti
saresti occupato di lei se avesse oltrepassato il limite.
A me questa sembra proprio una minaccia…” concluse
lei, volgendo lo sguardo altrove e continuando a giocare con uno dei
suoi voluminosi codini.
Togami
si voltò a guardare Naegi e Kirigiri, quest’ultima
assolutamente impassibile; Makoto invece sembrava sconvolto.
Dannazione.
Avrei dovuto metterli al corrente di quel discorso…
Quando
Touko, qualche giorno prima, aveva confidato a Togami della sua seconda
personalità, Genocider Syo, la ragazza gli aveva promesso
che avrebbe fatto di tutto per tenerla a bada; Byakuya aveva aggiunto
che, nel caso Syo fosse diventata un pericolo, si sarebbe occupato di
lei.
Apperò,
le hai fatto una promessa del genere? Stai diventando uno zuccherino,
Byakuya-chan!
Togami
ignorò la provocazione, troppo agitato per ragionare
lucidamente.
Quello
che era stato un patto per evitare omicidi inutili gli si stava adesso
rivoltando contro.
Rifletti,
Byakuya. Rifletti. Ikusaba, mi scoccia ammetterlo, non mente. Ho
davvero detto quelle parole a Fukawa, quel giorno in caffetteria. Ed
è facile distorcere una frase come «mi
occuperò di te» quando la persona a cui
l’hai rivolta è morta e tu sei il principale
sospettato del suo omicidio. Anche in caso di ulteriori testimoni che
possano smentire perlomeno il tono con cui l’ho pronunciata,
non possono smentirne il contenuto. È pur vero che non
costituisce una prova schiacciante, e che anzi l’unica prova
o presunta tale resta sempre un bottone che io so per certo essere
stato messo lì da quella maledetta di Enoshima…
Aspetta,
aspetta. Forse sto affrontando il problema dall’angolo
sbagliato.
“Mi
rendo conto che non sono nella posizione migliore per avanzare
pretese” disse a voce alta per cercare di andare oltre il
brusio che riempiva l’improvvisata aula di tribunale, fra
gente che si scambiava considerazioni e mezzi insulti “ma ho
una richiesta ufficiale per il nostro caro, prezioso preside di
pezza”.
“Sarebbe,
Togami?” rispose l’irritante orso che, sul suo
trono, stava facendo finta di mangiare dell’uva in posizione
stravaccata “Se intendi supplicare affinché la tua
pena venga commutata in un ergastolo… mi spiace, qua non
siamo misericordiosi e ci piace la legge del taglione. Se ammazzi vieni
ammazzato, semplice e pulito”.
“Vorrei
chiedere che l’intero corpo studentesco si trasferisca
momentaneamente nello spaccio per esaminare meglio la mazza che
Kirigiri ha identificato come arma del delitto. È
possibile?”.
Incredibilmente
calò il silenzio. Silenzio rotto dalla sgraziata risata di
Monokuma.
“Fammi
capire cosa ci vorresti fare con quella mazza. Giochetti erotici per
adulti? Cosa vuoi ottenere?”.
“Togami”
prese la parola Kirigiri, voltandosi verso di lui “se speri
che si possano rilevare delle impronte digitali temo che dovrai
ricrederti. Non ci sono i mezzi tecnici necessari. E, anche fosse, non
abbiamo modo di raffrontarle con quelle dei presenti”.
Si
paralizzò. Se persino lei, che tutto sommato poteva
considerare sua alleata, gli metteva i bastoni fra le ruote…
Le
sue obiezioni, però, erano fin troppo sensate per potersi
opporre. In effetti, con il laboratorio al terzo piano ben sigillato,
non erano in grado di poterci cavare fuori nulla di utile.
Sono
proprio disperato per non averci pensato.
“Ritiro
la domanda” disse a mezza voce. Si rese conto che
filtrò ben più di una nota di paura.
“Allora,
vogliamo votare o no? Abbiamo un colpevole piuttosto evidente, direi, e
perdere tempo mi fa solo venire le rughe”.
Quando
capirò cosa ti ho fatto per farmi odiare così,
Ludenberg, sarà sempre troppo tardi.
“Sconsiglio
di essere precipitosi” si intromise ancora Kirigiri,
immediatamente spalleggiata da Naegi: “Kirigiri-san ha
ragione! Che prove effettive abbiamo per condannare Togami-san? Un
bottone… e basta? È un po’ poco, non
credete?”.
E
di nuovo si scatenò un putiferio. Nonostante tutto sembrava
esserci sostanziale equilibrio, e per ogni persona che invocava la sua
condanna ce n’era un’altra che trovava da ridire.
Potrei
essere meno spacciato di quanto penso. O forse stanno facendo i
simpatici per rendere il tutto più ricco di suspance.
“Va
bene, basta così” tuonò Monokuma,
riuscendo a sovrastare il vocio sparso “Il tempo delle ciance
è finito. Si vota”.
Byakuya
ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Quando Enoshima diventava
così desiderosa di un verdetto non c’era da stare
tranquilli, per niente.
Procedettero
in religioso silenzio.
E
il risultato fu stupefacente.
Perfetta
parità. In sette avevano votato per la colpevolezza di
Togami e in sette per la sua innocenza.
Urca.
Questo non ha precedenti, e se lo dico io che ho passato più
processi di tutti voi messi assieme dovete credermi.
“Voi…
voi bastardi” sibilò l’orso, palesemente
infuriato con i suoi indisciplinati studenti
“come… come vi salta in testa di arrivare a uno
stallo? Adesso esigo che ognuno di voi dica ad alta voce come ha
votato, cosicché io possa stabilire in maniera imparziale ed
equa chi si merita un supplemento di punizione a processo finito.
Cominciamo da te, Hagakure. Dalle tue labbra deve uscire solo
«colpevole» o «innocente»,
senza salamelecchi non richiesti”.
L’interpellato
deglutì, poi rispose: “Colpevole. Mi spiace,
Togami-chi”.
Celes:
“Colpevole, ovviamente”.
Naegi:
“Innocente”.
Togami:
“...”. Si attirò un ringhiò
da parte di Monokuma, ma la sua risposta era evidente.
Yamada:
“Togami Byakuya-dono è colpevole”.
Oogami:
“Innocente”.
Fujisaki:
“I-innocente”.
Ikusaba:
“Colpevole”.
Oowada:
“Questo stronzo è colpevole”.
Kuwata:
“Colpevole”.
Asahina:
“Come Sakura-chan. Innocente”.
Maizono:
“Io credo che… Togami sia…
innocente”.
Kirigiri:
“Per come mi sono comportata durante questo processo lampo,
la mia opinione è palese. Innocente”.
Ishimaru:
“Colpevole”.
Non
te lo aspettavi, vero Byakuya-chan? Neanch’io, lo ammetto.
Questa situazione ha dell’incredibile.
Mi
sento sufficientemente nervoso senza sentirti blaterare, lo sai
sì?
Oh
mamma, rilassati. Per come si stava mettendo questo è un
successo.
Parole
forti, le tue. E dimmi, cosa me ne dovrei fare di questo…
successo?
Io
mica lo so. Sono solo una voce.
Ti
prego, eclissati.
“Parità
totale? State scherzando, brutti bastardi?”
La
voce metallica di Monokuma riportò Byakuya coi piedi per
terra.
“Che
si fa?” chiese Asahina, innocentemente.
“Propongo
di rifare la votazione” proferì Celes,
“chissà che qualcuno non si ravveda del suo
giudizio.”
Ma
brutta…
Calma
Byakuya-chan, calma. Non ricadere nelle vecchie abitudini!
“Nonononono,
niente votazioni!” ringhiò Monokuma
dall’alto del suo piccolo trono. “Visto che siete
così indecisi, sarò io a decidere per voi,
upupupupupu! E quindi…”
Tutti
rimasero in silenzio. Togami si ritrovò a trattenere il
fiato.
“...Byakuya
Togami, io ti dichiaro colpevole!”
Kirigiri
e Naegi si scambiarono un’occhiata allarmata. La sala si
riempì di borbottii, alcuni d’approvazione, altri
di sconcerto.
Celes
sorrise, senza smettere di fissare Togami.
Stronza.
Ora sei contenta, eh?
Per
essere un condannato a morte mi sembri piuttosto calmo, Byakuya-chan.
Servirebbe
a qualcosa lasciarmi andare all’isteria?
Non
concretamente.
E
allora non vedo perché dare soddisfazione a quella
squilibrata di Enoshima, lasciandole il ricordo del sottoscritto che
sbraita implorando pietà.
“Upupupupu!
Sveglia Togami, è ora di incontrare il Tristo Mietitore!
Upupupu!”
Byakuya
lanciò uno sguardo infastidito all’orso meccanico.
Se
devo andarmene… tanto vale farlo con stile.
“Sono
pronto… Junko Enoshima.”
Monokuma
si bloccò di colpo, mentre alle sue spalle la classe
chiedeva spiegazioni.
“Tu,
brutto-”
“Lascio a chi di dovere l’onere di spiegarvi
tutto” disse Togami, superando Monokuma, “ormai non
è più compito mio.”
Si
sedette sulla sedia, in attesa di qualsivoglia esecuzione Enoshima
avesse architettato.
Naegi
lo osservava sconvolto, mentre gli altri lo tartassavano di domande;
Kirigiri si limitò ad osservarlo impassibile, come sempre.
Monokuma
invece trasudava odio e soddisfazione. Era riuscito a farlo fuori, ma
adesso avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
Buon
divertimento, Enoshima.
Teatrale.
Io
direi, piuttosto, efficace.
Detto
questo, chiuse gli occhi e attese la sua fine.
Gli
occhi gli facevano male, anche se non sapeva perché.
Se
era morto non avrebbe dovuto sentire più nulla.
Lì
riaprì lentamente, venendo accolto da una fastidiosissima
luce giallastra.
Se
questo è l’aldilà, hanno un budget
piuttosto scarso per l’illuminazione.
Sorgi
e splendi, Byakuya-chan!
...cosa?
Si
mise velocemente a sedere, cercando di non dar peso
all’improvviso giramento di testa.
Ma
come diavolo…
Per
l’ennesima volta, si era svegliato nell’ormai
familiare aula della Kibougamine.
Perché?
Credevo di aver concluso definitivamente!
Consideralo
un… regalino da parte mia. Sei stato un bravo bambino,
Byakuya-chan.
Devo
decidere se odio di più quell’impossibilmente
gracchiante “upupupupupupu” o tu che mi chiami in
quel modo. Comunque… cosa diavolo vuol dire che lo devo
considerare un regalo da parte tua?
E
va beh, ma allora sei di coccio. Non sei contento di essere scampato al
destino che ti attendeva sotto forma di lame rotanti? E poi sei
scortese con il tuo salvatore.
…
senti, sul serio. Finiscila. Non mi hai neanche risposto.
E
cosa ti devo dire? Ho visto notevoli miglioramenti in te, ho chiesto
conferma a chi di dovere e ho ottenuto una piccola proroga. Ti era
rimasto un gettone nella tasca dei pantaloni e puoi usarlo.
Anche
tutta la storia che parli con chissà chi di
chissà cosa…
Non
perderti via in simili inezie, su. Hai una missione da compiere.
Ma
vai a quel paese e restaci.
Si
impose di non rispondere più, almeno per un po’,
alla fastidiosa voce.
Non
era finita quando avrebbe dovuto. Insperato ma, non lo poteva negare
neanche volendo, di sicuro non ci avrebbe pianto sopra.
Sospirò.
Da una parte, ed era dura ammetterlo, la prospettiva della fine aveva
un che di… liberatorio. Non voleva morire ed era felice di
poter respirare ancora, sia chiaro, ma una certa e minuscola parte del
suo cervello quasi invocava una chiusura. Un qualunque tipo di chiusura.
Converrete
che la sua situazione metterebbe alla prova anche il più
roccioso dei Superman.
Ok.
Non ho tempo da perdere in stupidaggini. Mi è stata concessa
una seconda chance e non mi va proprio di sprecarla. Sarebbe anche
più della seconda ma non è importante.
Fece
per uscire dall’aula e dirigersi verso la palestra quando gli
venne uno strano dubbio.
E
se la sparata plateale che ho fatto durante l’ultimo
processo… che possa essere una strada realmente
percorribile? So che è pericolosa e potrebbe provocare
Enoshima fino al punto di ucciderci tutti lì, me ne rendo
conto. Eppure…
Riflettici
bene si
disse mentre, in maniera per lui molto poco caratteristica, si
appoggiava con la schiena al muro perché
stavolta non puoi muoverti in maniera sconsiderata. Sei
all’ultimo atto della tua folle avventura a spasso nel tempo
e devi sempre tenere presente che, al contrario dei precedenti, se
stavolta muori… muori. Niente più ripetizioni
salva-deretano.
Allora.
Le ultime volte ho sempre finito col dirlo almeno a Kirigiri e Naegi e
devo dire che, pur con tutte le difficoltà che possiamo aver
incontrato, la mossa è sempre stata tutto sommato azzeccata.
Quindi questo, a prescindere dalla rivelazione in pompa magna, penso
che lo farò. Il problema sono gli altri. I gorilloni
ignoranti come Oowada e Kuwata finirebbero sicuramente col cominciare a
prendermi a male parole dandomi del visionario e quella serpe di
Ludenberg cercherebbe di marciarci sopra in qualche modo. Se mai
dovessimo giungere a un compromesso civile, io e lei, voglio chiederle
da cosa scaturisce l’odio che ha ripetutamente mostrato nei
miei confronti.
Il
passo è azzardato e gravido di conseguenze, alcune delle
quali so perfettamente non positive. Mi chiedo però se le
persone un po’ meno inclini alla violenza, come ad esempio
Oogami e la sua inseparabile compagna di scorribande, potrebbero essere
convinte dal mio ineguagliabile charme.
Non
fu contento di quanto gli balenò di fronte agli occhi.
A
meno che… a meno che non entri in quel salone e per una
volta, una sola volta, Byakuya Togami non rinneghi se stesso per
scendere a più miti consigli.
Se
non mi mostro altezzoso e arrogante potrebbero stare ad ascoltarmi un
po’ di più.
Non
mi piace. Non mi piace per niente. Ma, se dovessi decidere di seguire
questo piano d’azione, temo che questo sia l’unico
modo fattibile.
Byakuya
si sentì roso dal dubbio e si mise le mani nei capelli.
Almeno il suo orgoglio fu sollevato dal non doversi preoccupare di
sguardi indiscreti.
“Finalmente
ti abbiamo trovato, Togami-san!”
Si
voltò verso la voce di Naegi, che aveva appena aperto la
porta dell’aula in cui si trovava; alle sue spalle la solita,
inespressiva Kirigiri.
“Ci
stavamo preoccupando” trillò il ragazzino,
correndo verso di lui, “dovresti fare più
attenzione quando vai in giro da solo…”
E
sia, ricominciamo.
Sospirando
si avvicinò agli altri due, ripassando mentalmente il solito
racconto sulle sue disavventure - che era ormai un po’ trito
e ritrito: “Sentite, sarò breve: ho parecchie
informazioni da darvi.”
“Altre
informazioni?” chiese Kirigiri, cauta. “Dopo ieri
credevo che il piano fosse di agire con discrezione per non far
insospettire Enoshima.”
...eh?
“Scusatemi,
credo di essermi perso qualcosa: voi sapete di Enoshima e del suo
piano?”
“Sei stato tu ad informarci, l’hai
dimenticato?” replicò Kyouko, inarcando un
sopracciglio.
“Togami-san,
va tutto bene?” chiese Naegi, preoccupato “Sei
strano…”
Dopo
tanti loop temporali era convinto che più nulla potesse
sorprenderlo, ma evidentemente si sbagliava.
Ehi!
Ehi tu, voce! Cosa sta succedendo?!
La
voce non rispose, tuttavia a Togami parve di sentire una risatina che
di sicuro non apparteneva ai suoi due compagni di sventura.
Hmph…
è come se fossi tornato indietro solo di qualche giorno, e
non dall’inizio. Significa che posso risparmiarmi
l’opera di convincimento su Kirigiri e Naegi, cosa non da
poco. Per il resto…
Byakuya
si fermò a riflettere alle possibili conseguenze di quanto
era appena successo.
...Touko
è ancora viva.
Bingo,
Byakuya-chan.
“Mi
spiace interrompere i tuoi ragionamenti, Togami” proruppe
Kyouko, dirigendosi verso la porta “ma non abbiamo tempo
adesso. C’è un processo che ci attende.”
Togami
sgranò gli occhi.
Processo?
Touko?!
“Aspetta,
vuoi dire che c’è già stato un
omicidio?!”
“Ti
stavamo cercando proprio per questo” spiegò Naegi,
“è successo tutto mentre eri via e abbiamo dovuto
fare senza di te. Ma per il processo servono tutti
quanti…”
“...e
gli altri sono già sul montacarichi in attesa”
concluse Kyouko per lui.
Togami
non se lo fece ripetere due volte e corse verso la porta rossa, mentre
Naegi e Kirigiri lo inseguivano chiedendogli spiegazioni.
Quando
aprì la porta rossa lasciò vagare lo sguardo
sulle facce stupite dei presenti, finché…
“Touko!”
Facendosi
largo tra gli altri studenti, Byakuya raggiunse
un’esterrefatta Touko Fukawa, che lo fissava con occhi
sgranati.
“C-che
cosa vuoi, Byakuya-sama? L-la mia presenza ti dà
così fastidio che v-vuoi spingermi via e-”
“Taci
Touko. D’ora in poi non allontanarti mai da me,
intesi?”
La
ragazza lo guardò allibita, lasciando sconvolti anche i
presenti - che tutto si aspettavano da Togami, tranne un gesto per lui
così… gentile.
Il
ragazzo ignorò del tutto i commenti, continuando a
rivolgersi a Touko: “Promettimelo.”
“O-ok…”
fu l’unica risposta che l’incredula Fukawa
riuscì a balbettare.
Ooooooh,
ma come sei carino Byakuya-chan! Sei tenerissimo, lo sai?
Vai
al diavolo!
Il
breve viaggio sul montacarichi proseguì col sottofondo di
una decina di persone che borbottava, chiedendosi se Togami avesse
forse battuto la testa; quest’ultimo non si
preoccupò di rispondere - anche se si lasciò
sfuggire il vago pensiero di lasciarli crepare tutti, ma era dettato
solo dal suo imbarazzo.
Poi
il montacarichi si fermò, e finalmente arrivarono al
tribunale.
Ehi
ehi ehi. Aspetta. Va bene che ero tutto preso da Touko, ma…
non so chi è morto.
Guardò
gli altri uscire. Le caratteristiche fisiche più evidenti,
come la pettinatura di Mondo e la massiccia muscolatura di Sakura, non
mancarono di farsi notare.
In
compenso non vedeva dei sin troppo familiari rasta.
“Kirigiri”
le chiese mentre anche lei stava prendendo posto
“è… Hagakure?”.
“Sei
sicuro di stare bene, Togami? Sei pallido e sudi” gli rispose
quella.
“Non
mi hai risposto”.
“Perché
non è necessario risponderti. Basta una veloce panoramica
sui presenti per sciogliere il tuo sciocco dubbio”.
E
sì, era proprio così.
Mancava
Hagakure.
In
effetti ho fatto proprio una figura… da Hagakure. Devo aver
avuto la stessa espressione che ha avuto lui la volta in cui voleva
conferma che il cadavere bruciato di Ikusaba non fosse quello di
Kirigiri. E ciò con la stessa Kirigiri a non più
di tre metri da lui.
“Come?”
chiese poi, sempre rivolto alla detective in rosa.
“Accoltellamento.
L’hanno trovato nella sua stanza, sul letto. Ma
com’è che non sai nulla?”.
“Non…
non ne ho idea. Devo essere stato svenuto a
lungo…”.
Preferì
troncare, non sapendo come cavarsi d’impaccio.
Già
sai un bel po’ di cose, cara mia. Non mi sembra il momento
adatto per ragguagliarti sulle ultime, intricate novità.
Comunque
bene, molto bene. Sto per affrontare un processo senza aver letto il
file di Monokuma, senza aver svolto il più basilare dei
sopralluoghi sulla scena, senza sapere nulla di nulla. Non è
un buon presagio.
Avanti.
Sai troppe cose per morire qui.
E
a proposito di sapere troppe cose.
Ancora
una volta, come già nell’ultima occasione, il suo
sguardo finì col posarsi su Mukuro Ikusaba.
In
quel momento, più che per la contingenza, era preoccupato
per il lungo termine. Era sicuro che, mettendo anche il caso fosse
stata lei ad uccidere Hagakure -cosa di cui comunque dubitava-, non
sarebbe stata condannata. O meglio, ne era sicuro con un buon margine
di certezza perché con quella pazza furiosa di Enoshima non
si poteva mica mai dire.
Ma
Enoshima, per quanto bizzarra nel suo modus operandi da macellaia, non
era stupida al punto di privarsi di una pedina così
preziosa. O forse sì. Ma era più prudente
considerare l’ipotesi peggiore.
Quindi
era facile pensare che Ikusaba sarebbe uscita viva di lì.
E
a quel punto… la sua presenza in mezzo a loro cosa poteva
significare? Che fattori di rischio portava in suo eventuale tentativo
di smascherare platealmente il mastermind?
Non
adesso. Adesso mi metterò nelle capaci mani di Sherlock
Kirigiri e John Naegi, che sapranno di sicuro cavarsela egregiamente.
A
parte i nomignoli squallidi. Da quando usi il tuo orgoglio come
straccio per pulire i vetri?
Tu
sempre nei momenti meno opportuni, oh. Ti devo ricordare che fino a
meno di un minuto fa non sapevo nemmeno il nome della vittima?
È evidente che, anche se solo per stavolta, dovrò
rimanere in panchina.
Perché
non ripetere l’exploit che avevi fatto la primissima volta,
con Fujisaki? Solo che, invece di farlo durante la fase investigativa,
lo fai durante quella processuale. Comincia a sparare accuse a
casaccio. Sarà divertentissimo.
…
scusa eh, ma non ho tempo per i tuoi deliri. E poi
com’è che sei diventata improvvisamente
antagonistica?
Mi
annoiavo.
Spero
che per te sia possibile crepare. Magari dolorosamente.
“Va
bene, bastardi. Siamo qui riuniti per discutere e trovare un colpevole
all’inverecondo omicidio di Yasuhiro Hagakure. Cominciate
pure a sbranarvi”.
E
dopo l’Enoshima frettolosa, ecco a voi l’Enoshima
stringata. Quella ragazza avrà un casino non indifferente in
testa, con tutte queste personalità che si sgomitano.
Kyouko
prese la parola per prima: “Dunque, innanzitutto vorrei
evitare di perdere tempo sulla dinamica: appare palese che la morte
è stata causata da almeno due coltellate nel petto. Siamo
tutti d’accordo in merito?”.
Non
vi fu una sola voce fuori dal coro.
“Molto
bene. Stabilito questo, resta da capire un possibile movente”.
“Prima
di pensare al movente, non dovremmo avere almeno una vaga idea di chi
possa essere il colpevole?” chiese innocentemente Asahina.
“Concordo”
proruppe Celes, sorridendo “e in effetti… avrei
qualche sospetto da condividere con voi.”
Detto
questo, si voltò verso Togami.
...no.
Per favore.
“Durante
il ritrovamento di Hagakure e le indagini tu non eri insieme a
noi” chiese lei, melliflua “correggimi se
sbaglio.”
Maledetta.
Il
suo impulso di risponderle per le rime vene interrotto da Kirigiri,
pronta a confermare alla classe la sua innocenza: “Io e Naegi
abbiamo trovato Togami solo una ventina di minuti fa, giusto in tempo
per il processo. Era privo di conoscenza in una delle aule.”
“E
dovrebbe essere una conferma?” replicò Celes,
giocando distrattamente con uno dei suoi lunghi codini. “Per
quanto ne sappiamo potreste anche essere in combutta per coprire la sua
colpevolezza.”
I
dibattiti su chi concordava con Celes e chi invece non era
d’accordo vennero mitigati da Naegi, che ricordò
loro le regole della Kibougamine: “Mi spiace contraddirti ma
ti ricordo la regola secondo cui, se un omicidio viene commesso da due
persone e i colpevoli riescono a non farsi scoprire, in ogni caso
sarà solo l’omicida effettivo e non il complice a
salvarsi. Quindi, anche fosse Togami-san il colpevole, sarebbe inutile
per me e Kirigiri-san fargli da complici, perché non ne
ricaveremmo alcun vantaggio.”
Al che tutti annuirono, ricordando le assurde regole di Monokuma; solo
Celes si limitò a fissare il trio assolutamente impassibile,
ma negli occhi vi si poteva scorgere una furia cieca.
Spiacente
di aver demolito ancora una volta il tuo castello di carte, cara la mia
Gambler professionista pensò
Togami, lasciandosi sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
“Quello
che dite è giusto, ma… come facciamo ad essere
sicuri che non sia Togami il colpevole?” chiese Sayaka,
dubbiosa. “Insomma, non possiamo avere la totale certezza che
sia innocente…”
“Ciò
che dice Maizono è giusto” annuì
Sakura, solenne. “Al momento non possiamo escludere del tutto
Togami… ma in ogni caso, prima di accusarlo, dovremmo
cercare altre possibili soluzioni.”
“Come
sei fortunato Togami, upupupupu! Un bel po’ di gente sembra
schierata dalla tua parte! Aaaah, tutti questi buoni sentimenti mi
fanno arricciare la pelliccia dal piacere, upupupupu!”
Enoshima,
sul serio, fai schifo.
Per
quanto disgustosa, non ha torto. Diverse persone sono schierate dalla
tua parte, e converrai con me che fino a qualche tempo fa non era
un’ipotesi plausibile… dico bene, Byakuya-chan?
Togami
preferì ignorare la voce, concentrandosi invece sul
processo: era già all’oscuro di quanto era
successo, meglio non distrarsi mentre Ludenberg continuava ad accusarlo.
Ti
odia proprio quella gothic lolita, eh?
A
saperne il motivo, poi.
...io
un’idea ce l’avrei.
...taci.
“Vi
concedo dei dubbi su di me, anche se non posso far altro che ribadire
la mia totale estraneità a questa morte. Però, se
non vi dispiace, potremmo davvero cominciare a studiare un
po’ meglio altri scenari. Ad esempio chi altri, oltre a me
secondo i più malpensanti di voi, potrebbe aver voluto
Hagakure cadavere”.
“Riflettete
bene” disse Naegi a mo' di esortazione “su una
possibile motivazione che potrebbe spingere ad un assassinio. Un
litigio, un contrasto particolarmente forte… qualcosa del
genere”.
“In
realtà può essere semplicemente il desiderio di
diplomarsi in questa accademia per psicopatici. Arrivi, ammazzi il
primo sfigato che ti capita sottomano, ti va di culo e sei
fuori” fu la tagliente risposta di Kuwata.
E
in effetti, convenne Byakuya nella sua testa, la possibilità
non era del tutto da escludere. Se però fosse stato davvero
così, le cose si complicavano parecchio: il colpevole
sceglie una vittima a caso, le fa la festa e si assicura di non avere
nessuna traccia che possa smascherarlo.
Non
essere precipitoso. La tua esperienza ti dice che, salvo pochissime
eccezioni e le volte in cui era stata Enoshima a intromettersi,
c’era sempre almeno una parvenza di motivazione. Sempre.
“Avanti”
si ritrovò a insistere “mi rifiuto di credere che
Hagakure sia stato selezionato in maniera del tutto casuale. Non
è possibile che non ci sia il minimo segno per poterlo
collegare a chi l’ha ucciso”.
“Oh,
questo non è del tutto vero” chiosò
Kyouko con il suo solito tono da saputella “Io e Naegi
abbiamo rinvenuto un indizio molto interessante sulla scena del
crimine”.
Eccoli
qui, i miei…
…
amici?
Sul
serio, fatti un giretto su Marte senza la bombola
dell’ossigeno.
“E
sarebbe?”.
“Per
qualche disguido, a causa del quale vorrei presentare una protesta
ufficiale al nostro preside, il file di Monokuma non lo riporta. Ma
Hagakure aveva delle piccole tracce di pelle e del sangue sotto le
unghie. Ciò farebbe presupporre una colluttazione con il suo
assassino. E la quantità di materiale era sufficiente da
farmi ipotizzare che possa essere rimasto qualcosa sui polsi o sulle
mani di chi l’ha ucciso. Vi posso chiedere di mostrarmi le
vostre mani, per favore? Naturalmente, anche se lo trovo superfluo,
provvederò a fare lo stesso con le mie. Oppure saltiamo la
parte inutile e posso rivolgere questa domanda solo a te,
Kuwata”.
“A…
a me? E perché proprio io?”.
“Perché
ho notato che tieni le mani in tasca un po’ troppo, e quando
non lo fai badi bene che i tuoi palmi siano coperti. Trovo
quest’atteggiamento sospetto. Tu no?”.
“Ma…
ma…”.
“Avanti,
faccele vedere”.
Mormorii,
commenti a mezza voce e un po’ di sana suspance percorsero
quella sala.
Kirigiri
persistette nella sua richiesta e Leon, pressato anche da altre
persone, si trovò costretto ad ubbidire.
Effettivamente
la sua mano destra presentava una serie di graffi.
“A
meno che tu non abbia una giustificazione valida per quelle
ferite… diciamo che sei nei guai”.
Kirigiri,
piantala di essere così cool o potrei prendermi una sbandata
per te.
E
tu piantala di farti vivo. In generale, dico.
Ma
Byakuya-chan, uffi! Non togliermi anche quei pochi divertimenti che
posso avere!
Lo
faccio eccome, se questo può preservare quel poco che resta
della mia sanità mentale.
Oh,
io ti direi di salutarla, la tua sanità mentale…
Evitò
di replicare, concentrandosi invece sull’interrogatorio di
Kuwata.
“E
questa sarebbe la tua prova?” la attaccò lui,
sulla difensiva. “Potrei essermi graffiato involontariamente
in qualsiasi momento, anche prima di entrare in questa scuola del
cazzo!”
“Vero”
confermò Kyouko, pacata, “ma non è la
sola prova in mio possesso.”
Kuwata
e gli altri la osservarono con attenzione, ansiosi di sapere
ciò che aveva da dire.
“Accanto
al corpo di Hagakure c’erano delle impronte di
scarpe” proseguì la ragazza, “non molto
grandi, solo la punta della scarpa. Ma abbastanza affinché
la suola lasciasse un segno sul pavimento. L’assassino deve
poi aver provveduto a pulirsi le scarpe e scappare in tutta fretta per
tornare nella sua camera. Secondo i file” disse, leggendo i
dati sul suo ID “il corpo è stato trovato poco
dopo l’inizio del coprifuoco. Possiamo quindi presumere che
l’assassino fosse andato via poco prima.”
“Scusate se interrompo” alzò la mano
Chihiro, imbarazzato “ma uhm… ecco, non
è strano che l’assassino abbia ripulito la suola
della scarpa ma non l’impronta?”
“Probabilmente”
prese parola Makoto “l’assassino aveva intenzione
di pulire anche quelle, ma il coprifuoco e l’annuncio di
Monokuma l’avranno spaventato e sarà scappato
dalla stanza lasciando tutto com’era.”
“Inoltre” continuò Kirigiri
“avrà pensato che l’impronta fosse
talmente piccola da non essere abbastanza riconoscibile…
vero Kuwata?”
“Prima
di accusarmi” ringhiò il ragazzo,
“dovresti mostrare a tutti questa prova, perché i
tuoi bei discorsi non bastano!”
“Benissimo” rispose lei, “allora facci
vedere la suola delle tue scarpe.”
“C-cosa?!”
“Vedi,
la scarpa che ha lasciato quell’impronta ha una suola dal
disegno particolare… è difficile confonderla con
un’altra. È un tipo di scarpa che qui dentro solo
tu indossi, e ho fatto attenzione a guardare le suole di tutti i
presenti per averne la conferma. Ma visto che dobbiamo essere
equi” proseguì, “ognuno di noi
mostrerà la suola della propria scarpa destra, nessuno
escluso.”
Tutti
obbedirono senza fiatare, mostrando le proprie scarpe. Quando fu il suo
turno, Kuwata esitò.
“Allora?”
lo esortò Kyouko.
“Kuwata-san,
per favore…” insistette Naegi.
Leon
rimase per qualche minuto in silenzio, per poi lasciarsi sfuggire una
risata isterica.
“Io
volevo solo uscire da qui! Voi… voi sembrate così
tranquilli! Come se non ve ne fregasse niente di tutto questo
casino!” urlò, puntando il dito contro tutti in
sala. “Ho solo fatto ciò che ritenevo necessario
per salvarmi la vita!”
“Direi che questa è una confessione a tutti gli
effetti, upupupupu!” trillò Monokuma,
dall’alto del suo trono. “A questo punto possiamo
pure passare alle votazioni-”
“Aspetta!” lo interruppe Naegi. “Prima
voglio sapere una cosa” disse, rivolgendosi a Leon
“perché Hagakure? Perché lui?”
“Uno vale l’altro” rispose Leon, con un
sorriso stanco sul volto. “E poi… era stupido.
Farlo fuori è stato così
facile…”
Mentre un incredulo Naegi continuava a fissare Kuwata in silenzio,
Togami osservò la scena riflettendo su come, non molto tempo
fa, il pensiero di Leon fosse stato suo.
Le
cose cambiano, Byakuya-chan, così come le persone. Anche
quelle che non pensavi sarebbero mai state capaci di
cambiare… come te, per esempio.
Non
tutti hanno la possibilità di vivere quello che ho vissuto
io, però. Non mi sento particolarmente speciale.
Oh
suvvia, passi da un estremo all’altro con la
rapidità di una pallina da tennis. A tutto
c’è un motivo.
Va
bene, va bene. Non ho voglia di litigare con qualcosa che non esiste.
Ecco,
adesso mi hai offeso davvero. Stronzo!
Lieto
di averlo fatto.
Monokuma,
che come tutti gli altri era completamente all’oscuro di
questi discorsi in corso nella testa bionda di Togami, si
premurò di usare il suo martelletto per iniziare
l’esecuzione. Sì, chiaramente c’era
stata una votazione prima, ma l’evidenza era tale che la si
dava per scontata.
Byakuya
fu l’unico che distolse gli occhi. Per loro era il primo e
serpeggiava la macabra voglia di osservare per filo e per segno cosa
succedeva a un condannato. Per lui era solo l’ennesima morte
insulsa e stava seriamente cominciando a non poterne più.
Certo,
una o due gli erano imputabili più o meno
direttamente… ma come anche la Voce si era premurata di
fargli presente, le persone cambiano. E lui, alla fin fine, non era poi
così orrendamente disgustato da ciò che era
diventato, o stava diventando.
È
un percorso un po’ più difficile e ripido, a ben
guardare. Ma ha anche alcuni indubbi vantaggi.
La
messa a morte di Leon, giusto per la cronaca, fu la solita: legato al
palo e preso letteralmente a pallate.
La
conclusione del primo processo portò un’unica cosa
positiva: l’apertura della sauna al primo piano.
E
finalmente, pensò Byakuya con una notevole dose di
compiacimento, un posto in cui potevano parlare in totale
serenità senza timore di venire intercettati.
Alla
prima occasione utile ci trascinò Naegi e Kirigiri. Era
davvero ansioso di sentire la loro opinione in merito alla matta idea
che gli frullava in testa da un po’ di tempo.
“Ehi.
Ehi! Non serve spingerci, Togami-san! Sappiamo camminare da
soli!” guaì Makoto mentre l’altro lo
strattonava senza nessuna grazia.
“Lo
so, lo so. Ma voglio togliermi questo peso dallo stomaco il prima
possibile”.
Erano
finalmente dentro. Solo loro tre.
“Alleluia”
disse poi mentre si sedeva su una panca “Adesso siamo fuori
dal campo uditivo e visivo di Enoshima e posso esporvi il mio
piano”.
“Cosa
ti passa per la mente, si può sapere?” gli chiese
Kirigiri, atona come al solito. Lui però ci colse una lieve
nota di curiosità.
Se
non altro, a furia di ripetere e ripetere, sto imparando a riconoscere
i loro piccoli tic.
“Dunque.
Vi ricordate di quanto vi ho confidato l’ultima volta,
no?”.
“Certamente.
Saresti incastrato in una specie di loop temporale, o qualcosa del
genere, e staresti rivivendo quest’incubo”.
“Ti
prego di non usare il condizionale, Kirigiri. Darei un decimo del mio
patrimonio personale, che sono più soldi di quanti voi due
potreste anche solo concepire, perché tutto questo non fosse
vero. Ma lo è”.
“Ok,
ok. E quindi?”.
“Per
qualche motivo inspiegabile c’è stata una
variazione sul tema. Mi era stato detto dal mio misterioso compagno
mentale…”.
“L’omino
del cervello?” si intromise innocentemente Naegi,
guadagnandosi un’occhiata mortale da parte di Togami.
“...
chiunque o qualunque cosa sia. Mi aveva detto che quella sarebbe stata
l’ultima volta, che non avrei ripetuto più. E
poi…”.
“E
poi?”.
“E
poi… è successo. Ho ripetuto. Solo che, invece di
ricominciare dall’inizio, mi ha spedito come a
metà dell’iterazione precedente. È
complicato da spiegare, lo so”.
“Aspetta,
vediamo se ho afferrato: normalmente ti ritrovavi all’inizio
di questa disavventura, giusto? Cioè ti svegliavi in
un’aula, come è successo a tutti noi, e qualunque
cosa tu potessi ricordare non era mai avvenuta”.
“Esattamente”.
“Adesso
invece qualcosa è cambiato”.
“Proprio
così. Tanto che, non so se voi ve ne siete accorti,
com’era successo prima temevo che fosse Touko la vittima
e… sì, insomma...”.
Gli
occhi di Naegi si gonfiarono dallo stupore. Kirigiri mantenne invece la
sua maschera di cera.
“Guarda
che me ne sono accorta benissimo che eri sin troppo sollevato quando
l’hai vista sul montacarichi, viva e vegeta”.
Non
mi aspettavo niente di diverso da te, Kyouko. Proprio niente. Era
talmente palese da irritare. E solo il tuo compare, nella sua
sconfinata ingenuità, potrebbe venire sorpreso da questa
notizia.
“Ok
Togami, credo di aver capito. Però questo non spiega, almeno
non del tutto, di cosa volevi parlarci”.
Byakuya
inspirò. Stava per fare il passo decisivo verso la salvezza
o la dannazione di tutti loro, o almeno di una buona fetta di loro.
Per
un attimo le sue spalle si fecero pesanti. Poi raccolse il coraggio e
sputò il rospo.
“Io
sto meditando di sferrare un attacco diretto a Enoshima. Di aspettare
il momento adatto, quando siamo tutti riuniti in palestra per qualcuno
dei suoi sordidi annunci, e denunciarla pubblicamente come la pazza
responsabile di quanto ci sta accadendo. Mi sono stufato di rimanere
rintanato nel mio guscio e voglio provare a passare
all’offensiva. Solo che ci sono un sacco di opzioni da
vagliare e non me la sento di trascinarvi tutti sottoterra con
me”.
“Sei
sicuro di volerlo fare, Togami?” chiese Kirigiri.
“Da un lato comprendo il tuo voler passare al contrattacco
dopo aver vissuto questa situazione così tante volte, ma
d’altro canto, come tu stesso hai detto, le variabili sono
troppe… la presenza di Mukuro Ikusaba, ad esempio.”
“Infatti
è a quello che mi riferivo” replicò
Togami, lieto di constatare che poteva risparmiarsi di ripetere certi
discorsi, “oltre ad Enoshima, che è una mina
vagante. Tuttavia” sospirò, “hai ragione
nel dire che sono stufo di questo loop continuo. Ho vissuto questa
situazione così tante volte da sapere che agire
nell’ombra non ha portato a niente di buono, in nessun caso.
E quando ho cercato di agire allo scoperto fin da subito…
è stato anche peggio.”
“In
compenso” disse Naegi, “stando a quanto ci hai
detto, parlare con me e Kirigiri-san ti si è sempre rivelato
utile, giusto?”
“Esatto.
Sembra essere l’unico punto fermo.”
Makoto
e Kyouko si scambiarono un’occhiata, seguita da un sorrisetto
stranamente soddisfatto.
“Che
avete da ridere, adesso?”
“Oh
nulla, Togami. Non preoccuparti.”
Che
diamine gli prende?
Oh
Byakuya-chan, sei proprio tardo quando ti ci metti.
Cosa?
Come osi!
“Convenevoli
a parte” proseguì Kyouko, “come intendi
procedere?”
“Hm?
Vuoi forse dire che… volete farlo comunque?”
“Ovviamente,
siamo con te” sorrise Makoto.
“Se
non moriamo nel tentativo di fuggire da qui, moriremo per mano di un
altro studente o Enoshima stessa, per cui tanto vale tentare.
Cos’abbiamo da perdere?”
“Un
discorso così… suicida da parte tua non me lo
sarei mai aspettato, Kirigiri. Di solito sei una che
pianifica…”
“...e
chi ha detto che non pianificheremo?”
“Ecco,
mi sembrava…” rispose lui, con un mezzo sorrisetto.
Non
l’avrebbe mai ammesso, ma in cuor suo cominciava davvero a sperare.
Non
ci volle molto per il successivo annuncio di Monokuma.
Erano
tutti lì, in palestra, intenti ad ascoltare i deliri
dell’orso meccanico: stava di nuovo cercando di spronarli
a
commettere altri omicidi, stavolta minacciandoli di rivelare i loro
più terribili segreti.
Togami
non poté fare a meno di volgere lo sguardo verso Oowada e
Chihiro, ripensando a com’erano andate le cose la prima
volta. Si chiese inevitabilmente se, stavolta, non ci fosse modo di
salvarli…
Sai
che non puoi salvarli tutti, Byakuya-chan.
Nulla
mi impedisce di tentarci.
...cominci
a parlare come Makoto, lo sai?
Togami
non rispose, limitandosi a sorridere. Sapeva bene che non tutti quanti
sarebbero usciti vivi da lì: se, come temeva, le cose
fossero degenerate, molti sarebbero probabilmente morti per mano di
Enoshima o Ikusaba. Ma lui stavolta voleva tentarci. Lo doveva a tutti
loro, e a se stesso.
“Bene
bene bene, miei bastardi! Non avete niente da dire,
upupupupu?” gracchiò Monokuma, riportando Togami
coi piedi per terra. Scambiò velocemente
un’occhiata d’intesa con Kirigiri e Naegi.
Adesso
o mai più.
“Io
effettivamente avrei una domanda” disse ad alta voce,
sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Sentiamo,
Togami!” trillò l’orso meccanico,
piroettando su se stesso. “Vuoi rivelarci il tuo torbido
segreto, upupupu?”
“No ma… perché non ci riveli il tuo,
piuttosto?”
“Prego,
upupupu?”
“Perché
non ammetti che dietro a quell’orso giocattolo si
nasconde… Junko Enoshima?”
L’orso
meccanico si bloccò di colpo, senza emettere altri suoni,
mentre la palestra si riempiva di voci e domande e richieste di
spiegazioni.
“Ti
sei rincretinito, Togami? Come può esserci Enoshima dietro a
tutto questo se Enoshima è lì?”
ringhiò Oowada, indicando la falsa Junko - la quale,
intanto, era sbiancata in volto.
“Forse
perché quella non è Junko Enoshima”
rispose Togami, che ovviamente aveva tenuto conto delle reazioni
incredule dei compagni.
“Monokuma non vi ha mai detto nulla sul sedicesimo studente,
vero?”
Tutti
si guardarono tra di loro, colti di sorpresa.
“M-ma
noi siamo sempre stati quindici” insistette Chihiro,
“fin dall’inizio…”
“E
allora perché nell’aula dei processi ci sono
sedici posti?” intervenne Kirigiri, e a quella frase tutti
rimasero in silenzio, probabilmente riflettendo su quella
puntualizzazione.
“In
effetti…” borbottò Sakura, perplessa
“io avevo notato quel posto in più durante il
processo, ma la situazione era talmente tesa che dev’essermi
sfuggito di mente…”
“Anche
io, ora che ci penso…” confermò Aoi, e
così anche gli altri, esclusa la falsa Junko, che poco a
poco si ritrovò dodici paia d’occhi puntati
addosso.
“P-perché
mi fissate così?” balbettò lei,
chiaramente presa in contropiede, “Non crederete mica ai
deliri di quel quattrocchi?!”
“Credo
che tu ci debba qualche spiegazione…” disse
Togami, avanzando di qualche passo, “Mukuro
Ikusaba.”
La
falsa Junko arretrò di qualche passo, sotto lo sguardo
attento di tutti.
Poi
il suo corpo venne trafitto dalle lance.
Ci
furono alcune urla, la più acuta delle quali proveniente
dalla gola di Fujisaki. Ma anche Yamada si diede da fare in tal senso.
Ok.
Esattamente come avevamo temuto.
Byakuya
non fu particolarmente felice di vedere Ikusaba accasciarsi a terra,
perforata da quelle che la sua amorevole sorella aveva battezzato
“Gungnir, sacra lancia di Odino”. Trovò
stranamente il tempo di fare il collegamento fra il nome del gruppo
mercenario del quale il Super Soldato aveva fatto parte e il nome
dell’arma che l’aveva uccisa.
Ma,
dovette constatare con se stesso, questo avvenimento toglieva una
possibile spina nel fianco.
Era
in programma. O almeno, era una delle ipotesi che tu e i tuoi compagni
di merende avevate formulato. Non arriva come un fulmine a ciel sereno.
Grazie
tante. Dimmi qualcosa che non so.
Detto
fatto. Invece di cianciare con me dovresti pensare a chi ti sta attorno
in questo momento.
Uh?
Per
una volta la voce non aveva parlato del tutto a sproposito
perché percepì chiaramente una lunga sfilza di
sguardi su di sé. E, giusto per non smentirsi, fu Celes a
vibrare la prima stoccata: “Dico, sei impazzito o cosa? Con
le tue sparate da maniaco hai provocato Monokuma al punto di fargli
uccidere Enoshima!”.
“Quella
non era Enoshima, Ludenberg. O forse ti dovrei chiamare col tuo vero
nome?”. Avevano pensato anche a questo: sfruttare il suo
serbatoio di conoscenze, a loro precluso, per convincere gli increduli
della verità di quanto sostenevano.
“Tu…
non puoi sapere il mio vero nome”.
“Scommettiamo?
Se vinco mi porto via il tuo castello con i servitori travestiti da
vampiri. Ti va bene, eroina tragica dei miei stivali?”.
Celes
si ammutolì, annichilita. Nessuno poteva essere a conoscenza
del suo sogno. Nessuno a parte Togami, evidentemente.
E
ringrazia che non ti voglio abbastanza male da divulgare il tuo
ridicolo nome da contadina ai quattro venti, strega.
“Gente,
Monokuma è sparito!” ululò Oowada
puntando il dito verso lo spazio prima occupato
dall’adorabile orso.
Va
bene, si comincia a fare sul serio. E prima di qualsiasi altra
cosa…
Byakuya,
una volta assicuratosi che l’auto-proclamato preside se
n’era realmente andato, si avvicinò con un pizzico
di cautela al cadavere di Ikusaba e, senza il minimo tentennamento, le
sfilò la parrucca.
Alzò
i posticci capelli rosa come un trofeo, in modo che tutti i presenti
potessero capacitarsi del loro significato.
Lui
non stava mentendo. Non stava cercando di fregarli per colpire alle
spalle, come un criminale di bassa lega. O come quel vigliacco di
Kuwata aveva sicuramente fatto con Hagakure.
Lui
stava cercando di salvare il maggior numero possibile di persone.
Sapeva che era una missione disperata che probabilmente non sarebbe
andata in porto come una parte di sé voleva, ma si
ripeté che ciò non gli doveva impedire almeno il
tentativo.
E
il primo passo per salvare qualcuno, nella loro situazione, era fare in
modo di risultare convincente in quanto diceva.
“Come
vedete ero sincero. Se volete sopravvivere fareste bene a seguire me e
Kirigiri”.
Uhm.
Forse un po’ troppo baldanzoso, ma tutto sommato non male
come Giuramento della Pallacorda.
Deliziosa.
Lo
dico sul serio.
Aria.
Ho da fare.
Improvvisamente
una voce nota risuonò per la palestra:
“Upupupupupupupu. E va bene, Byakky. Hai avuto il tuo momento
di gloria, ma adesso tornatene al tuo posto in fondo alla scala
gerarchica. E per quanto riguarda voialtri bastardi: questo piccolo
teatrino non cambia nulla. Anche ammettendo che l’idiozia del
nostro biondo erede sia vera, cosa che comunque smentisco
categoricamente, voi siete ancora nelle mie pelose mani e posso usare
le vostre colonne vertebrali come mazze da golf come e quando
più mi aggrada. Ringraziate che mi sono deciso a lasciare le
regole intonse e per ora potrete continuare con le vostre esistenze qui
all’accademia. Andate e ammazzatevi”. |