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16. Lonely
“Chissà come se
la starà cavando Shinichi….” Mormorò con apprensione il professor Agasa,
guardando fuori dalla finestra con aria preoccupata. Ai scrollò le spalle e
cambiò canale al televisore, sintonizzandosi su un quiz a premi e guardandolo
con aria annoiata.
“…e chissà come
si sente la piccola Ran! Povera ragazza…non credo l’abbia presa bene.” Continuò
con un sospiro l’anziano dottore, scuotendo la testa. Si sedette vicino ad Ai
sul divano, cosa che la fece sobbalzare sul cuscino a causa della mole
considerevole del suo corpo rispetto a quello della bambina. “Senza contare gli
effetti che l’antidoto potrebbe avere sul corpo di Shinichi! È stata
un’imprudenza la sua…ma è così testardo! Io ho provato a convincerlo…e anche
tu…ma quando si tratta di quella ragazza perde la testa! Oh, Ai-kun, è proprio
una brutta situazione, questa.”
“1492.”
Il professor
Agasa la guardò perplesso, sbattendo le palpebre: “Come scusa?”
“La risposta alla
domanda.” Spiegò Ai tranquilla, facendo cenno alla televisione. “La data
convenzionale in cui si fa finire il medioevo. È la scoperta dell’America,
1492.”
L’anziano dottore
la fissò per un attimo con un misto di incredulità e turbamento, cosa che le
increspò leggermente le labbra in un sorriso.
“Sei una strana
bamb…donna…cioè…” sbuffò “sei una strana persona, Ai-kun. Davvero non sei per
niente preoccupata??” le chiese con un leggero tono di rimprovero.
Lei si strinse
nelle spalle. “Kudo sapeva che l’antidoto avrebbe potuto fare cilecca…e credo
che sia abbastanza adulto, almeno mentalmente, per fare le sue scelte.
Noi lo abbiamo avvertito dei rischi, la nostra parte l’abbiamo fatta, il resto è
stata tutta opera sua. In quanto a Mouri…” Il sorriso si fece più ampio mentre
uno strano luccichio brillava nei suoi solitamente freddi occhi “…starà un po’
male, ma lo supererà e forse un giorno riuscirà a perdonarlo; e anche se non
dovesse succedere…fortunatamente non è l’unica ragazza di questo mondo.”
Il suo sorriso si era colorito in modo piuttosto inquietante; Agasa si schiarì
la gola: a volte lei riusciva davvero a metterlo a disagio…nonostante l’aspetto
innocente da bambina delle elementari, Ai sapeva apparire veramente crudele,
se voleva.
“Visto? Avevo
ragione…1492, scoperta dell’America.” Continuò indifferente come se nulla
fosse, mentre dal televisore si udiva lo scroscio degli applausi in onore del
concorrente. Il dottor Agasa si appoggiò allo schienale morbido con un nuovo
sospiro. “Io sono preoccupato lo stesso. Mi sembra ancora di vederlo, quando si
è accorto che l’antidoto non funzionava…”
Poteva capirlo,
anche lei l’aveva ben stampato in mente. Mentre le immagini della tv scorrevano
davanti ai suoi occhi senza che essi le focalizzassero, ricordò con un sorriso
maligno l’ansia e l’agitazione che avevano pervaso il piccolo detective nel
constatare che, dopo più di un’ora dalla somministrazione, l’antidoto non aveva
effetto; lo rivide gironzolare inquieto e scocciato per tutto il salotto del
dottor Agasa, mugugnando imprecazioni fra i denti ogni volta che guardava
l’orologio e scoccandole occhiate torve a cui lei non rispondeva che con sguardi
indifferenti. Le parve persino di poter udire la sua voce quando infine aveva
sbottato infuriato.
“Allora? Perché
diavolo non succede niente??”
“Mah, chissà…”
aveva risposto lei calma, con un’alzata di spalle. A quel punto Conan le si era
piazzato davanti, quasi ringhiando, e lei aveva potuto leggere nei suoi occhi
qualcosa di diverso dalla rabbia che esprimeva il suo corpo: angoscia,
frustrazione.
“Che vuol dire ‘chissà’???
Sei stata tu a farlo no?”
“Sì, ma io te
l’avevo detto che da assuefazione. Probabilmente le dosi erano troppo basse,
perciò il tuo corpo non ha reagito.” Aveva spiegato con voce monotona, come se
stesse leggendo l’elenco telefonico. Naturalmente sapeva che questo lo avrebbe
fatto infuriare ancora di più, ma la cosa non la turbava minimamente. Dopo una
vita passata in mezzo ad assassini spietati, trovava Kudo decisamente innocuo.
“Beh, dammi
un’altra capsula con dosi maggiori allora!!” aveva insistito, lei lo aveva
guardato quasi compassionevole.
“Così sì che
avremo la certezza matematica di spedirti all’altro mondo, Kudo.”
A quel punto lui
aveva sbuffato, lasciandosi cadere pesantemente sul divano. Il professor Agasa
gli si era avvicinato titubante, mormorando frasi di incoraggiamento che Ai
aveva l’impressione lui ascoltasse appena: i suoi occhi blu erano vuoti e senza
vita. Vedendolo così le si era formato uno strano nodo allo stomaco, una
sensazione spiacevole e fastidiosa, che aveva scacciato alla svelta. Lei non
poteva farci niente, in fondo era probabile che gli avesse salvato la vita,
agendo in quel modo. Era rischioso e piuttosto stupido prendere una dose di
veleno –perché antidoto o no era questo che sarebbe finito nelle sue vene,
veleno- solo perché quell’idiota della sua ragazza si era messa a piagnucolare
al telefono. Senza contare il dolore che avrebbe dovuto sopportare…Kudo a volte
sapeva essere davvero uno sciocco. Avrebbe voluto che il detective a cui stava
praticamente affidando la sua vita fosse un tantino più freddo e professionale.
Anche se quella sua passione era uno dei lato che la attraevano maggiormente….
Comunque, aveva
dovuto farlo. Aumentando le dosi come voleva lui sarebbe stata un’autentica
pazzia, e come gli aveva detto tempo addietro, lei non era il tipo da andare in
giro a somministrare composti sperimentali alla gente; se lui non se l’era
ricordato, affari suoi.
Eppure, c’era
quella brutta sensazione all’altezza del petto che non le dava pace, quella
specie di strano peso che gravava sul cuore, e che si era amplificato vedendo lo
sconforto e la disperazione sul viso del piccolo detective…
Sbuffò seccata:
doveva smetterla di farsi tutti quei problemi inutili: obiettivamente, la verità
è che gli aveva salvato la vita; o almeno così sperava. Complessivamente la
capsula conteneva una dose del 1,2% in più rispetto all’ultima volta, il che
rendeva quasi nulle –come poi si era appurato- sia le possibilità di riuscita
che di ulteriori danni al metabolismo. O almeno così sperava….i suoi composti
avevano la brutta abitudine di sfociare in risultati tanto imprevedibili quanto
pericolosi; come aveva spiegato a Kudo, le conseguenze sarebbero potute essere
davvero…disastrose.
“Comunque,
professore, sarebbe meglio fargli alcuni test nei prossimi giorni; come ha detto
lei, la sua è stata una scelta piuttosto avventata, e non sono da sottovalutare
i rischi.” Spense il televisore e si alzò in piedi, passandosi una mano fra i
capelli biondi e dirigendosi verso la camera da letto.
“Sì, meglio
tenerlo sotto controllo.” Acconsentì l’anziano dottore. “Vai a dormire, Ai-kun?
Non vuoi mangiare qualcosa, prima?”
“No non si
preoccupi, non ho fame. Voglio solo andare a dormire, visto che la notte scorsa
non ho potuto.” Disse indifferente, sbadigliando.
“D’accordo. Sogni
d’oro, Ai-kun.”
Entrò in camera e
cominciò a svestirsi per infilarsi il pigiama. Attraverso la semi oscurità della
stanza, nessuno avrebbe potuto scorgere il lieve sorriso che si formava sulle
sue labbra; su una cosa il professore aveva ragione: sarebbe stato…beh,
interessante vedere cosa stava succedendo in quel momento in casa Mouri.
Sperava solo che Kudo non ne uscisse troppo distrutto.
“Sarebbe un
peccato. Abbiamo un bel po’ di cose a cui pensare, Kudo…e non dimenticare la
promessa che hai fatto a me.” Sussurrò fra sé e sé, mentre fuori dalla
finestra si udiva lo stridere di una civetta.
Come aveva
temuto, la casa era desolatamente vuota; per un attimo aveva sperato, aveva
pregato di trovarlo lì, pronto ad accoglierla con un sorriso e a scusarsi
per quello che era successo, una scusa che sarebbe stata più che plausibile, una
giustificazione così innocente e indipendente dalla sua volontà che non avrebbe
potuto fare altro che perdonarlo.
Ma lui non c’era;
la casa che conosceva bene quanto la propria era deserta e impolverata, avvolta
nell’oscurità spezzata solo dalla debole luce di una pallida luna piena. Sospirò
tristemente, accucciandosi per terra con la schiena appoggiata alla libreria,
piena di quei libri gialli che lui adorava tanto: si sentiva completamente
svuotata, un dolore pregnante alla bocca dello stomaco che pareva si stesse
divorando da sé, le lacrime che continuavano a pizzicare agli angoli degli occhi
mentre un nodo premeva in gola, amaro e difficile da inghiottire. Aveva tanta
voglia di piangere…
Oh Shinichi
perché mi hai abbandonato? Cosa c’è di sbagliato in me….perché non mi ami più..?
Singhiozzò,
mentre le lacrime cominciavano a scendere sulle guance, incontenibili quanto il
dolore che premeva dentro di lei, con violenza. Nella casa silenziosa risuonava
il suo pianto sommesso, anche se faceva di tutto per trattenersi. Perché era
successo? Cosa era cambiato in quegli ultimi tempi? Avrebbe tanto voluto
saperlo…sapere cosa aveva fatto per divenire così insignificante…
Perché
Shinichi perché?? Io ti ho aspettato per tutto questo tempo…non ho mai smesso di
pensarti…e a te non è mai importato niente…niente…
“Sei solo
un bastardo!! Non ti amo più, non mi importa niente di te!! Mi hai sentito!? TI
ODIO!!” Gridò, udendo l’eco della sua voce infuriata colpire le pareti.
Aveva pensato che si sarebbe sentita meglio…ma stranamente, quello che aveva
detto le fece provare ancora più male. Pronunciare quelle parole la facevano
sentire non solo come se stesse tradendo lui…ma anche come se stesse rinnegando
se stessa.
Si asciugò la
guancia bagnata col dorso della mano, i suoi occhi si soffermarono sulla
scrivania al centro della libreria. Era lì che si sistemavano ogni volta che
decidevano di studiare insieme per qualche interrogazione. Ricordava
nitidamente, anche se sembrava fossero passati dei secoli, quel giorno di un
anno prima…il giorno in cui avevano parlato…gli aveva creduto, quel giorno, oh
sì. Lui sembrava così sincero…e ancora adesso, nonostante i fatti dimostrassero
il contrario, non riusciva a credere che stesse mentendo….
“Shinichi,
smettila di guardare quei libri!! Li conosci tutti a memoria…e hai presente
quella cosa chiamata BIOLOGIA?? Dovremmo studiarla, visto che domani ci
interrogano!”
“Sì, sì…”
aveva sbuffato lui, con aria annoiata, aprendo svogliatamente il libro di
testo. Lei l’aveva osservato per qualche secondo, poi aveva sospirato:
“Shinichi, non c’è proprio niente di più importante per te che quegli stupidi
casi?”
“Non sono
stupidi.” Aveva replicato, guardandola con gli occhi socchiusi, seccato. “Io
salvo delle vite, carina.”
“Beh, ma farne
il fulcro intorno a cui ruota tutta la tua
vita è un po’ esagerato…che non ci sia nulla di più importante per te è
veramente triste.” Lui aveva sbuffato e la conversazione sembrava finita lì. Ma
poi lui l’aveva guardata, e lei si era persa in quell’oceano che erano i suoi
occhi, perché questa volta…non la stavano guardando come al solito. C’era
qualcosa di più…qualcosa di profondo e indescrivibile…qualcosa che l’aveva fatta
arrossire…e battere forte il cuore…
“C’è qualcosa
di più importante….” Aveva mormorato lui, senza smettere di guardarla in quello
strano modo, arrossendo a sua volta prima di distogliere gli occhi e posarli di
nuovo sul libro.
E in quel
momento, Ran gli aveva creduto.
Gli aveva creduto
perché lui non l’aveva detto, non aveva dichiarato a alta voce che lei fosse la
cosa più importante; perché con le parole si può mentire. Ma gli occhi…quelli
non mentono mai; Shinichi aveva lasciato che lei guardasse dentro di lui…così
lei non aveva dovuto credere che a se stessa.
Io so cosa ho
visto quel giorno…
Sì, lo sapeva;
aveva visto un affetto così grande e incontenibile da non poter essere espresso
a parole; forse era anche per questo che lui aveva taciuto. Niente avrebbe
potuto rendere ciò che aveva scorto nei suoi occhi, quell’amore così intenso e
profondo…
Ma…allora
perché adesso per lui le cose cambiate??
Di nuovo dominò
l’impulso di scoppiare a piangere disperatamente, chinando la testa e chiudendo
gli occhi. Probabilmente si era sbagliata. Forse quello che aveva visto nei suoi
occhi era solo il riflesso dei suoi desideri inconsci…
“R…Ran-neechan..?”
La ragazza
sussultò, sentendo la flebile voce di Conan nell’oscurità; credeva che la casa
fosse deserta. Alzò la testa, ritrovandosi riflessa nei profondi occhi blu del
piccolo, seri e addolorati, scuri come un oceano in tempesta: per un attimo
rimase pietrificata, incapace di dire niente: il modo in cui la stava guardando,
quell’espressione, quegli occhi….i suoi occhi…
Shinichi
No. Era solo
un’illusione. Conan la stava guardando, il suo adorabile piccolo amico,
non lui. Per quanto si somigliassero, non doveva assolutamente trarsi in
inganno. Shinichi non era lì con lei; l’aveva abbandonata a se stessa, aveva
tradito la sua fiducia, ancora una volta. Un tempo avrebbe fatto di tutto per
stare con lei, per non deluderla. Ma evidentemente, il suo migliore amico era
cambiato, come era cambiato il posto che lei aveva nel suo cuore.
Ormai a
Shinichi non importa più se io sto male…
Il nodo in gola
si ingrossò e le sfuggì un singhiozzo, le lacrime ormai fuoriuscivano senza che
potesse fermarle. Si coprì il viso con le mani, asciugandosele e tirando su col
naso, lo stomaco che pulsava, dolorosamente.
“Conan, vorrei
rimanere un po’ da sola, per favore.” Mormorò più bruscamente di quanto volesse,
senza guardarlo. Non poté giurarlo, ma le sembrò di averlo sentito sospirare.
“Ran,
senti….non….non fare così.”
Ran schiuse le
labbra per rispondergli ma quando posò lo sguardo su di lui restò a bocca
aperta: di nuovo, per un attimo fugace, le era sembrato che Conan sparisse, e
che al suo posto ci fosse lui. Sbatté le palpebre e di nuovo vide il suo ‘fratellino’,
che la guardava tristemente, con un’espressione fin troppo adulta per il
suo visetto innocente, adulta ma soprattutto colpevole. Si dice che gli
occhi siano lo specchio dell’anima, e in quel momento quegli occhi blu
riflettevano un tormento e un’angoscia così intensi che Ran ne rimase colpita e
impressionata: nessun bambino di sette anni avrebbe potuto avere
quell’espressione, quel buio interiore, ne era certa. E quelle parole, il tono
con cui le aveva parlato…la voce fioca di qualcuno divorato dai rimorsi, ma che
allo stesso tempo sta cercando di rimediare, disperatamente, in qualche modo.
Conosceva quel tono di voce, caldo e triste…l’aveva già sentito in passato,
tutte le volte che lei e Shinichi avevano litigato…
Ma non può
essere…
“Vedrai che, in
qualche modo, tutto andrà a posto.”
Aveva continuato
lui, sempre con voce tiepida, ma con una sfumatura di incoraggiamento. La stava
ancora fissando, con una certa intensità nello sguardo e improvvisamente, Ran
non poté più trattenersi: lo abbracciò forte e scoppiò in lacrime, i singhiozzi
che risuonavano fra le pareti della stanza. Stringeva a sé quel corpicino così
piccolo in confronto al proprio, così fragile, ma che inspiegabilmente le dava
una sensazione di conforto, di sicurezza. Pianse e pianse, sfogandosi, per la
prima volta senza preoccuparsi di non scaricare le sue frustrazioni sul piccolo,
per la prima volta voleva approfittare della sua vicinanza, del sostegno che
provava aggrappandosi a lui, sentendo il suo calore, il suo profumo
Anch’esso così
simile…
La solida e
rincuorante presenza di Conan, che mai l’aveva lasciata sola. Come se fosse
stato mandato di proposito dal cielo, subito dopo aver perso Shinichi il bambino
era comparso nella sua vita, confortandola e standole accanto nei momenti più
difficili, facendo tutto quello che lui avrebbe fatto, almeno in passato, per
lei, volendole bene. Era grazie a Conan che l’assenza di Shinichi era stata meno
opprimente, grazie a quel piccolo e adorabile compagno che le era rimasto
accanto per tutto il tempo.
Conan era stato
la sua salvezza.
Forse era proprio
per questo che in un momento così difficile e doloroso si era illusa di vedere
Shinichi, inconsciamente, si accorse, avrebbe voluto che fosse il suo amico
d’infanzia a starle vicino allo stesso modo di Conan. Avrebbe voluto che fosse
Shinichi ad abbracciarla, a offrirle il conforto e il calore necessari ad
arginare le sue lacrime, ad accarezzarle delicatamente i capelli per calmarla.
Avrebbe voluto
che fosse Shinichi a pronunciare quelle parole, a cercare di consolarla.
Avrebbe voluto
che fosse Shinichi a guardarla con quegli occhi, così pieni di sofferenza e
disperazione nel vedere le sue lacrime.
Avrei voluto…
Ma non era così.
Ormai da molto tempo Shinichi l’aveva dimenticata, abbandonata a se stessa per
seguire la sua carriera. Aveva sempre temuto che un giorno accadesse. Shinichi
amava fare il detective più di ogni altra cosa al mondo…compresa lei stessa.
Perché si era illusa di poter essere un’eccezione?
Cosa
sceglieresti fra me e il tuo lavoro, Shinichi? Adesso lo so…basta mentire a me
stessa…
Sorrise
amaramente: il tempo in cui si era illusa veramente che lui preferisse lei era
ormai passato...un po’ di paura c’era sempre stata, certo, paura di essere messa
in secondo piano, di essere lasciata sola… ma ogni volta che lui la guardava con
i suoi bellissimi occhi, che le sorrideva…si tramutava in completa fiducia in
lui. Sapeva che Shinichi rivolgeva solo a lei quello sguardo, in cui si potevano
scorgere attraverso il blu un affetto e una dolcezza indescrivibili, limpidi e
chiari come il sole. Quando quel pomeriggio l’aveva guardata in quel modo, come
se lei fosse la cosa più bella della sua vita, Ran non avrebbe potuto che dargli
tutta la sua fiducia, senza timore, perché era impossibile non credere a quello
sguardo così sincero, così ricolmo di qualcosa che non poteva che essere
amore.
Purtroppo adesso
tutto era cambiato; Shinichi non l’avrebbe più guardata in quel modo, ormai.
Probabilmente i suoi sentimenti erano cambiati…e crescendo si era accorto che
lei non era poi così fondamentale nella sua vita, ma qualcosa di cui
avrebbe potuto fare volentieri a meno, finché c’era qualche delitto irrisolto in
giro.
Così l’aveva
lasciata sola al ritorno dal luna park, nonostante fossero nel mezzo di un
appuntamento.
Così era
ripartito subito dopo aver risolto il caso del diplomatico, senza nemmeno
salutarla.
Così l’aveva
abbandonata al tavolo di quel ristorante, nonostante l’avesse aspettato per
quasi un’ora, senza nessuna spiegazione.
Sì…nel momento in
cui avrebbe dovuto stare con lei era scomparso, ma era stato presente e
affidabile durante tutto il tempo necessario per risolvere quegli omicidi.
Dunque non c’era alcun dubbio su quale fosse stata la sua scelta, alla fine.
I fatti lo
confermavano: aveva rotto la promessa che le aveva fatto, mancando
all’appuntamento nonostante avesse capito quanto fosse importante per
lei. Non si era nemmeno disturbato a telefonarle per una qualsiasi
giustificazione…
Strinse ancora
più forte a sé Conan, mentre le lacrime continuavano a scendere. Era davvero
rassicurante poterlo abbracciare…
“Grazie,
Conan….di starmi vicino, almeno tu.” Disse fiocamente con voce arrochita dal
pianto, parole cariche di riconoscenza e di dolore, allo stesso tempo. Il
piccolo mormorò qualcosa e di scatto lei si staccò, scrutandolo con gli occhi
umidi: Conan sorrise al suo sguardo perplesso, il solito, adorabile sorriso da
bambino che le rivolgeva spesso, cosa che la calmò un poco e la spinse a pensare
che probabilmente aveva capito male. Anche se c’era qualcosa di diverso rispetto
alle altre volte in lui, la sua espressione non era poi così convincente,
così infantile…c’era qualcosa che quasi le fece pensare che fosse una maschera
il viso a pochi centimetri dal suo, una falsa apparenza che quella sera
inspiegabilmente sembrava più debole, incrinata e poco credibile.
Sei una
stupida Ran…la verità è che stasera più di ogni altra hai bisogno di credere
nella tua illusione…per questo ti sembra di vedere ciò che vedi e ti è sembrato
di aver sentito quelle parole…stupida idiota…no…il fatto che non voglio credere
che Shinichi possa avermi tradito così non significa che devo trasformare la
realtà a mio piacimento…non è giusto nei miei confronti e nemmeno in quelli del
piccolo Conan…
“Ti voglio bene,
Conan.”
Ancora una volta
le sembrò di vedere uno squarcio sul viso del piccolo, quasi fosse stato
trafitto dolorosamente dalle sue parole. Un’espressione di dolore e sofferenza
mal celato da quel sorriso che restava nonostante tutto ancora poco credibile,
ancora così falso.
“Anch’io,
Ran-neechan.”
Ran gli sorrise e
si asciugò le lacrime col palmo della mano, prima di baciarlo sulla fronte e di
abbracciarlo di nuovo, stringendolo forte, accoccolandosi nel suo calore e
continuando a scacciare dalla mente le parole che le era sembrato di aver
sentito, sicuramente frutto del suo cuore ancora così maledettamente convinto
che Shinichi non avrebbe mai potuto farla soffrire così, non volontariamente.
Quelle parole che fra i singhiozzi doveva aver frainteso, quel tono così caldo e
sincero, carico di affetto e tenerezza.
“Ti amo, Ran.”
Note dell’Autrice:
oooohh….poveri i miei protagonisti!! Riusciranno
ad essere felici prima o poi?? (non siate così sicuri che io lo sappia; fino a
poco tempo fa ero convinta che avrei fatto funzionare l’antidoto, pensate un
po’.) Il capitolo è più corto del solito, ma è arrivato anche prima: dunque le
cose si compensano, no?? ^ _ ~ Mi è piaciuto scriverlo e spero che per voi sia
stato piacevole leggerlo, anche se devo ammettere che è piuttosto triste,
soprattutto nella seconda parte. Per ora è andata così, andando avanti…si
vedrà!! Spero comunque di non aver messo troppo in cattiva luce Ai: il fatto è
che nel chap precedente avevo fatto trapelare il suo lato più dolce, e quindi in
questo ho preferito far vedere… altri aspetti del suo carattere!
Yuki: bene, scampato pericolo!!
Avevo paura di essere linciata da te a causa di quella scena!! ^^;
felicissima che la mia storia continui a piacerti e ti ringrazio tanto
dei commenti che lasci. Mi spiace che proprio non riesco a farti piacere Ai...beh,
direi che con questo capitolo non ho aiutato molto la situazione!!^^ Spero che
ti sia piaciuto comunque.
Lili:
stavolta sei seconda…va meglio? ^__^ Sei gentilissima a dire certe cose…ma
d’altronde non possiamo mica pretendere che tutti lascino un commento appena ho
postato la storia!! Anzi, ringrazio anche solo che lo facciano.^^; spero di aver
risolto tutti i tuoi dubbi con questo capitolo, come vedi una buona parte è
dedicata a Shinichi & Ran. (o a Conan & Ran, dipende dai punti di vista ^^). Per
quanto riguarda Sonoko…non è un personaggio che mi piace particolarmente, quindi
te la lascerei strozzare volentieri!! Vedrai, ci saranno altri spazi anche per
la coppietta di Osaka in questa fanfic…
Mareviola:
sì, anch’io mi sono divertita a scrivere la scena un po’
maliziosa fra Ai e Conan nello scorso capitolo!^__^ Sono contenta che tu abbia
capito i sentimenti di Ran…credevo di non essermi spiegata bene! Ma leggi con
attenzione anche il resto la prossima volta, okay?
Hoshi:
vero! Io non vorrei mai trovarmi in una situazione così (il tuo ragazzo che
scompare chissà dove e non torna nemmeno se glielo chiedi in ginocchio! Ma che
razza di relazione ci puoi costruire??) ma il povero Shinichi purtroppo non può
farci niente! Sono contenta che tu abbia preso piuttosto bene la scena fra Ai e
Conan (sono sincera: ero particolarmente preoccupata delle reazioni tue e di
Yuki ^^;) e spero anche di non fartela odiare ancora di più dopo questo
capitolo. Cosa ne pensi?
Ginny85:
lo so!! ^//^ quella scena piaceva molto anche a me e non vi avrei rinunciato per
nulla al mondo!! Sì, hai centrato il bersaglio, ho scritto quella parte proprio
per far capire di più la personalità della piccola scienziata…almeno da come la
vedo io! Ai mi piace proprio perché è un personaggio complesso e enigmatico: un
momento prima ti viene da dire “Che carina! Ha dato l’antidoto a Shinichi per
farlo stare con Ran!” e un momento dopo “Perché cavolo non gli ha detto che
durava solo 24 ore??” (nd. Vol.26) Insomma, praticamente imprevedibile, ma allo
stesso tempo è proprio questo che le conferisce fascino; ed è allo stesso modo
che voglio renderla nella mia fanfic. Spero di stare facendo un buon lavoro! ^^;
la scena fra Heiji & Kazuha anche mi piaceva, e hai ragione, ammetto di essere
stata un po’ cattiva a interromperli sul più bello! Però non disperare: non è
detto che, in futuro… Grazie mille del 10 e lode, come al solito sei
carinissima!! Mi farai montare la testa!! ^//^ Aspetto con ansia la tua prossima
recensione: voglio sapere cosa ne pensi di questo capitolo, e non trattenerti!
Mi piacciono i commenti lunghi. La scuola…beh, sto perdendo ogni speranza di
imparare lo spagnolo, ma a parte questo…se non sbaglio, dal tuo anno di nascita,
deduco che hai fatto l’anno scorso gli esami di maturità. Io sudo freddo solo a
pensarci!! O _ O Meno male che ancora ho un bel po’ di tempo prima di doverli
affrontare!! (due anni, in effetti.) Un bacio, a risentirci.
Shizuka:
ma ad Ai piace Conan…non ne è innamorata, perché a mio parere è più un
bisogno di protezione che amore (sai com’è, Shinichi è il primo ragazzo che sia
stato gentile con lei, e per di più è pure carino…fai un po’ tu!) ma non credo
che in questa ff abbia molte speranze, visto che è una Shinichi/Ran. Ma chissà,
magari…alla fine questa ff è proprio come i composti della piccola scienziata:
ha risultati imprevedibili anche per me che la scrivo!! Dunque tutto può
succedere…sempre che due certe persone qui non mi uccidino… sì, Vermouth è
piuttosto accattivante. (so cosa vi state chiedendo: c’è qualche personaggio di
DC che non ti piaccia? Risposta: che odi nessuno, un po’ Sonoko…e i bambini,
qualche volta.) e per quanto riguarda il suo attaccamento per Angel…non l’ho
inventato io, è presente anche nel manga, in modo piuttosto equivoco anche lì.
Non si capisce bene cosa esattamente voglia da Ran questa pazza…il mio punto di
vista lo vedrai in seguito in questa ff.
Bene, questo è
tutto per oggi; il chap 17 arriverà il prima possibile, ve lo prometto. Se
intanto volete lasciare un breve commento ve ne sarei davvero riconoscente.
I riferimenti in
questo capitolo sono presi dai volumi uno, dieci e ventisei di Meitantei
Conan (scrivo in giapponese perché mi riferisco ai volumi nipponici). Per
quanto riguarda la promessa che Shinichi ha fatto ad Ai…beh, nessun volume per
quella. Compare da un'altra parte che credo qualcuno di voi dovrebbe
ricordare…(Eh eh eh)
Un grosso
ringraziamento anche a Wilwarind
per il consiglio che mi ha dato riguardo alla ff; ero indecisa su un paio
di questioni e lei mi ha aiutato a fare chiarezza. Thanks, Wil-chan! ^//^
L’opinione di una scrittrice eccezionale come te è un vero tesoro!
Ho davvero finito
adesso.
Un bacio, al
capitolo diciassettesimo!
-Melany
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