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Autore: Melanyholland    13/12/2004    9 recensioni
Per non perdere per sempre la sua Ran, stavolta Shinichi dovrà combattere la battaglia più dura: quella contro se stesso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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&

16. Lonely

“Chissà come se la starà cavando Shinichi….” Mormorò con apprensione il professor Agasa, guardando fuori dalla finestra con aria preoccupata. Ai scrollò le spalle e cambiò canale al televisore, sintonizzandosi su un quiz a premi e guardandolo con aria annoiata.

“…e chissà come si sente la piccola Ran! Povera ragazza…non credo l’abbia presa bene.” Continuò con un sospiro l’anziano dottore, scuotendo la testa. Si sedette vicino ad Ai sul divano, cosa che la fece sobbalzare sul cuscino a causa della mole considerevole del suo corpo rispetto a quello della bambina. “Senza contare gli effetti che l’antidoto potrebbe avere sul corpo di Shinichi! È stata un’imprudenza la sua…ma è così testardo! Io ho provato a convincerlo…e anche tu…ma quando si tratta di quella ragazza perde la testa! Oh, Ai-kun, è proprio una brutta situazione, questa.”

“1492.”

Il professor Agasa la guardò perplesso, sbattendo le palpebre: “Come scusa?”

“La risposta alla domanda.” Spiegò Ai tranquilla, facendo cenno alla televisione. “La data convenzionale in cui si fa finire il medioevo. È la scoperta dell’America, 1492.”

L’anziano dottore la fissò per un attimo con un misto di incredulità e turbamento, cosa che le increspò leggermente le labbra in un sorriso.

“Sei una strana bamb…donna…cioè…” sbuffò “sei una strana persona, Ai-kun. Davvero non sei per niente preoccupata??” le chiese con un leggero tono di rimprovero.

Lei si strinse nelle spalle. “Kudo sapeva che l’antidoto avrebbe potuto fare cilecca…e  credo che sia abbastanza adulto, almeno mentalmente, per fare le sue scelte. Noi lo abbiamo avvertito dei rischi, la nostra parte l’abbiamo fatta, il resto è stata tutta opera sua. In quanto a Mouri…” Il sorriso si fece più ampio mentre uno strano luccichio brillava nei suoi solitamente freddi occhi “…starà un po’ male, ma lo supererà e forse un giorno riuscirà a perdonarlo; e anche se non dovesse succedere…fortunatamente non è l’unica ragazza di questo mondo.” Il suo sorriso si era colorito in modo piuttosto inquietante; Agasa si schiarì la gola: a volte lei riusciva davvero a metterlo a disagio…nonostante l’aspetto innocente da bambina delle elementari, Ai sapeva apparire veramente crudele, se voleva.   

“Visto? Avevo ragione…1492, scoperta dell’America.”  Continuò indifferente come se nulla fosse, mentre dal televisore si udiva lo scroscio degli applausi in onore del concorrente. Il dottor Agasa si appoggiò allo schienale morbido con un nuovo sospiro. “Io sono preoccupato lo stesso. Mi sembra ancora di vederlo, quando si è accorto che l’antidoto non funzionava…”

Poteva capirlo, anche lei l’aveva ben stampato in mente. Mentre le immagini della tv scorrevano davanti ai suoi occhi senza che essi le focalizzassero, ricordò con un sorriso maligno l’ansia e l’agitazione che avevano pervaso il piccolo detective nel constatare che, dopo più di un’ora dalla somministrazione, l’antidoto non aveva effetto; lo rivide gironzolare inquieto e scocciato per tutto il salotto del dottor Agasa, mugugnando imprecazioni fra i denti ogni volta che guardava l’orologio e scoccandole occhiate torve a cui lei non rispondeva che con sguardi indifferenti. Le parve persino di poter udire la sua voce quando infine aveva sbottato infuriato.

“Allora? Perché diavolo non succede niente??”

“Mah, chissà…” aveva risposto lei calma, con un’alzata di spalle. A quel punto Conan le si era piazzato davanti, quasi ringhiando, e lei aveva potuto leggere nei suoi occhi qualcosa di diverso dalla rabbia che esprimeva il suo corpo: angoscia, frustrazione.

“Che vuol dire ‘chissà’??? Sei stata tu a farlo no?”

“Sì, ma io te l’avevo detto che da assuefazione. Probabilmente le dosi erano troppo basse, perciò il tuo corpo non ha reagito.” Aveva spiegato con voce monotona, come se stesse leggendo l’elenco telefonico. Naturalmente sapeva che questo lo avrebbe fatto infuriare ancora di più, ma la cosa non la turbava minimamente. Dopo una vita passata in mezzo ad assassini spietati, trovava Kudo decisamente innocuo.

“Beh, dammi un’altra capsula con dosi maggiori allora!!” aveva insistito, lei lo aveva guardato quasi compassionevole.

“Così sì che avremo la certezza matematica di spedirti all’altro mondo, Kudo.”

A quel punto lui aveva sbuffato, lasciandosi cadere pesantemente sul divano. Il professor Agasa gli si era avvicinato titubante, mormorando frasi di incoraggiamento che Ai aveva l’impressione lui ascoltasse appena: i suoi occhi blu erano vuoti e senza vita. Vedendolo così le si era formato uno strano nodo allo stomaco, una sensazione spiacevole e fastidiosa, che aveva scacciato alla svelta. Lei non poteva farci niente, in fondo era probabile che gli avesse salvato la vita, agendo in quel modo. Era rischioso e piuttosto stupido prendere una dose di veleno –perché antidoto o no era questo che sarebbe finito nelle sue vene, veleno- solo perché quell’idiota della sua ragazza si era messa a piagnucolare al telefono. Senza contare il dolore che avrebbe dovuto sopportare…Kudo a volte sapeva essere davvero uno sciocco. Avrebbe voluto che il detective a cui stava praticamente affidando la sua vita fosse un tantino più freddo e professionale. Anche se quella sua passione era uno dei lato che la attraevano maggiormente….

Comunque, aveva dovuto farlo. Aumentando le dosi come voleva lui sarebbe stata un’autentica pazzia, e come gli aveva detto tempo addietro, lei non era il tipo da andare in giro a somministrare composti sperimentali alla gente; se lui non se l’era ricordato, affari suoi.

Eppure, c’era quella brutta sensazione all’altezza del petto che non le dava pace, quella specie di strano peso che gravava sul cuore, e che si era amplificato vedendo lo sconforto e la disperazione sul viso del piccolo detective…

Sbuffò seccata: doveva smetterla di farsi tutti quei problemi inutili: obiettivamente, la verità è che gli aveva salvato la vita; o almeno così sperava. Complessivamente la capsula conteneva una dose del 1,2% in più rispetto all’ultima volta, il che rendeva quasi nulle –come poi si era appurato- sia le possibilità di riuscita che di ulteriori danni al metabolismo. O almeno così sperava….i suoi composti avevano la brutta abitudine di sfociare in risultati tanto imprevedibili quanto pericolosi; come aveva spiegato a Kudo, le conseguenze sarebbero potute essere davvero…disastrose.

“Comunque, professore, sarebbe meglio fargli alcuni test nei prossimi giorni; come ha detto lei, la sua è stata una scelta piuttosto avventata, e non sono da sottovalutare i rischi.” Spense il televisore e si alzò in piedi, passandosi una mano fra i capelli biondi e dirigendosi verso la camera da letto.

“Sì, meglio tenerlo sotto controllo.” Acconsentì l’anziano dottore. “Vai a dormire, Ai-kun? Non vuoi mangiare qualcosa, prima?”

“No non si preoccupi, non ho fame. Voglio solo andare a dormire, visto che la notte scorsa non ho potuto.” Disse indifferente, sbadigliando.

“D’accordo. Sogni d’oro, Ai-kun.”

Entrò in camera e cominciò a svestirsi per infilarsi il pigiama. Attraverso la semi oscurità della stanza, nessuno avrebbe potuto scorgere il lieve sorriso che si formava sulle sue labbra; su una cosa il professore aveva ragione: sarebbe stato…beh, interessante vedere cosa stava succedendo in quel momento in casa Mouri. Sperava solo che Kudo non ne uscisse troppo distrutto.

“Sarebbe un peccato. Abbiamo un bel po’ di cose a cui pensare, Kudo…e non dimenticare la promessa che hai fatto a me.”  Sussurrò fra sé e sé, mentre fuori dalla finestra si udiva lo stridere di una civetta.  

 

 

 

Come aveva temuto, la casa era desolatamente vuota; per un attimo aveva sperato, aveva pregato di trovarlo lì, pronto ad accoglierla con un sorriso e a scusarsi per quello che era successo, una scusa che sarebbe stata più che plausibile, una giustificazione così innocente e indipendente dalla sua volontà che non avrebbe potuto fare altro che perdonarlo.

Ma lui non c’era; la casa che conosceva bene quanto la propria era deserta e impolverata, avvolta nell’oscurità spezzata solo dalla debole luce di una pallida luna piena. Sospirò tristemente, accucciandosi per terra con la schiena appoggiata alla libreria, piena di quei libri gialli che lui adorava tanto: si sentiva completamente svuotata, un dolore pregnante  alla bocca dello stomaco che pareva si stesse divorando da sé, le lacrime che continuavano a pizzicare agli angoli degli occhi mentre un nodo premeva in gola, amaro e difficile da inghiottire. Aveva tanta voglia di piangere…

Oh Shinichi perché mi hai abbandonato? Cosa c’è di sbagliato in me….perché non mi ami più..?

Singhiozzò, mentre le lacrime cominciavano a scendere sulle guance, incontenibili quanto il dolore che premeva dentro di lei, con violenza. Nella casa silenziosa risuonava il suo pianto sommesso, anche se faceva di tutto per trattenersi. Perché era successo? Cosa era cambiato in quegli ultimi tempi? Avrebbe tanto voluto saperlo…sapere cosa aveva fatto per divenire così insignificante…

Perché Shinichi perché?? Io ti ho aspettato per tutto questo tempo…non ho mai smesso di pensarti…e a te non è mai importato niente…niente…

Sei solo un bastardo!! Non ti amo più, non mi importa niente di te!! Mi hai sentito!? TI ODIO!!” Gridò, udendo l’eco della sua voce infuriata colpire le pareti. Aveva pensato che si sarebbe sentita meglio…ma stranamente, quello che aveva detto le fece provare ancora più male. Pronunciare quelle parole la facevano sentire non solo come se stesse tradendo lui…ma anche come se stesse rinnegando se stessa.

Si asciugò la guancia bagnata col dorso della mano, i suoi occhi si soffermarono sulla scrivania al centro della libreria. Era lì che si sistemavano ogni volta che decidevano di studiare insieme per qualche interrogazione. Ricordava nitidamente, anche se sembrava fossero passati dei secoli, quel giorno di un anno prima…il giorno in cui avevano parlato…gli aveva creduto, quel giorno, oh sì. Lui sembrava così sincero…e ancora adesso, nonostante i fatti dimostrassero il contrario, non riusciva a credere che stesse mentendo….

“Shinichi, smettila di guardare quei libri!! Li conosci tutti a memoria…e hai presente quella cosa chiamata BIOLOGIA?? Dovremmo studiarla, visto che domani ci interrogano!”

“Sì, sì…” aveva sbuffato lui, con aria annoiata, aprendo svogliatamente  il libro di testo. Lei l’aveva osservato per qualche secondo, poi aveva sospirato: “Shinichi, non c’è proprio niente di più importante per te che quegli stupidi casi?”

“Non sono stupidi.” Aveva replicato, guardandola con gli occhi socchiusi, seccato. “Io salvo delle vite, carina.”

“Beh, ma farne il fulcro intorno a cui ruota tutta la tua vita è un po’ esagerato…che non ci sia nulla di più importante per te è veramente triste.” Lui aveva sbuffato e la conversazione sembrava finita lì. Ma poi lui l’aveva guardata, e lei si era persa in quell’oceano che erano i suoi occhi, perché questa volta…non la stavano guardando come al solito. C’era qualcosa di più…qualcosa di profondo e indescrivibile…qualcosa che l’aveva fatta arrossire…e battere forte il cuore…

“C’è qualcosa di più importante….” Aveva mormorato lui, senza smettere di guardarla in quello strano modo, arrossendo a sua volta prima di distogliere gli occhi e posarli di nuovo sul libro.

E in quel momento, Ran gli aveva creduto.

Gli aveva creduto perché lui non l’aveva detto, non aveva dichiarato a alta voce che lei fosse la cosa più importante; perché con le parole si può mentire. Ma gli occhi…quelli non mentono mai; Shinichi aveva lasciato che lei guardasse dentro di lui…così lei non aveva dovuto credere che a se stessa.

Io so cosa ho visto quel giorno…

Sì, lo sapeva; aveva visto un affetto così grande e incontenibile da non poter essere espresso a parole; forse era anche per questo che lui aveva taciuto. Niente avrebbe potuto rendere ciò che aveva  scorto nei suoi occhi, quell’amore così intenso e profondo…

Ma…allora perché adesso per lui le cose cambiate??

Di nuovo dominò l’impulso di scoppiare a piangere disperatamente, chinando la testa e chiudendo gli occhi. Probabilmente si era sbagliata. Forse quello che aveva visto nei suoi occhi era solo il riflesso dei suoi desideri inconsci…  

“R…Ran-neechan..?”

La ragazza sussultò, sentendo la flebile voce di Conan nell’oscurità; credeva che la casa fosse deserta. Alzò la testa, ritrovandosi riflessa nei profondi occhi blu del piccolo, seri e addolorati, scuri come un oceano in tempesta: per un attimo rimase pietrificata, incapace di dire niente: il modo in cui la stava guardando, quell’espressione, quegli occhi….i suoi occhi…

Shinichi

No. Era solo un’illusione. Conan la stava guardando, il suo adorabile piccolo amico, non lui. Per quanto si somigliassero, non doveva assolutamente trarsi in inganno. Shinichi non era lì con lei; l’aveva abbandonata a se stessa, aveva tradito la sua fiducia, ancora una volta. Un tempo avrebbe fatto di tutto per stare con lei, per non deluderla. Ma evidentemente, il suo migliore amico era cambiato, come era cambiato il posto che lei aveva nel suo cuore.

Ormai a Shinichi non importa più se io sto male…

Il nodo in gola si ingrossò e le sfuggì un singhiozzo, le lacrime ormai fuoriuscivano senza che potesse fermarle. Si coprì il viso con le mani, asciugandosele e tirando su col naso, lo stomaco che pulsava, dolorosamente.

“Conan, vorrei rimanere un po’ da sola, per favore.” Mormorò più bruscamente di quanto volesse, senza guardarlo.  Non poté giurarlo, ma le sembrò di averlo sentito sospirare.

“Ran, senti….non….non fare così.”

Ran schiuse le labbra per rispondergli ma quando posò lo sguardo su di lui restò a bocca aperta: di nuovo, per un attimo fugace, le era sembrato che Conan sparisse, e che al suo posto ci fosse lui. Sbatté le palpebre e di nuovo vide il suo ‘fratellino’, che la guardava tristemente, con un’espressione fin troppo adulta per il suo visetto innocente, adulta ma soprattutto colpevole. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, e in quel momento quegli occhi blu riflettevano un tormento e un’angoscia così intensi che Ran ne rimase colpita e impressionata: nessun bambino di sette anni avrebbe potuto avere quell’espressione, quel buio interiore, ne era certa. E quelle parole, il tono con cui le aveva parlato…la voce fioca di qualcuno divorato dai rimorsi, ma che allo stesso tempo sta cercando di rimediare, disperatamente, in qualche modo. Conosceva quel tono di voce, caldo e triste…l’aveva già sentito in passato, tutte le volte che lei e Shinichi avevano litigato…

Ma non può essere…

“Vedrai che, in qualche modo, tutto andrà a posto.”

Aveva continuato lui, sempre con voce tiepida, ma con una sfumatura di incoraggiamento. La stava ancora fissando, con una certa intensità nello sguardo e improvvisamente, Ran non poté più trattenersi: lo abbracciò forte e scoppiò in lacrime, i singhiozzi che risuonavano fra le pareti della stanza. Stringeva a sé quel corpicino così piccolo in confronto al proprio, così fragile, ma che inspiegabilmente le dava una sensazione di conforto, di sicurezza. Pianse e pianse, sfogandosi, per la prima volta senza preoccuparsi di non scaricare le sue frustrazioni sul piccolo, per la prima volta voleva approfittare della sua vicinanza,  del sostegno che provava aggrappandosi a lui, sentendo il suo calore, il suo profumo

Anch’esso così simile…

La solida e rincuorante presenza di Conan, che mai l’aveva lasciata sola. Come se fosse stato mandato di proposito dal cielo, subito dopo aver perso Shinichi il bambino era comparso nella sua vita, confortandola e standole accanto nei momenti più difficili, facendo tutto quello che lui avrebbe fatto, almeno in passato, per lei, volendole bene. Era grazie a Conan che l’assenza di Shinichi era stata meno opprimente, grazie a quel piccolo e adorabile compagno che le era rimasto accanto per tutto il tempo.

Conan era stato la sua salvezza.

Forse era proprio per questo che in un momento così difficile e doloroso si era illusa di vedere Shinichi, inconsciamente, si accorse, avrebbe voluto che fosse il suo amico d’infanzia a starle vicino allo stesso modo di Conan. Avrebbe voluto che fosse Shinichi ad abbracciarla, a offrirle il conforto e il calore necessari ad arginare le sue lacrime, ad accarezzarle delicatamente i capelli per calmarla.

Avrebbe voluto che fosse Shinichi a pronunciare quelle parole, a cercare di consolarla.

Avrebbe voluto che fosse Shinichi a guardarla con quegli occhi, così pieni di sofferenza e disperazione nel vedere le sue lacrime.

Avrei voluto…

Ma non era così. Ormai da molto tempo Shinichi l’aveva dimenticata, abbandonata a se stessa per seguire la sua carriera. Aveva sempre temuto che un giorno accadesse. Shinichi amava fare il detective più di ogni altra cosa al mondo…compresa lei stessa. Perché si era illusa di poter essere un’eccezione?

Cosa sceglieresti fra me e il tuo lavoro, Shinichi? Adesso lo so…basta mentire a me stessa…

Sorrise amaramente: il tempo in cui si era illusa veramente che lui preferisse lei era ormai passato...un po’ di paura c’era sempre stata, certo, paura di essere messa in secondo piano, di essere lasciata sola… ma ogni volta che lui la guardava con i suoi bellissimi occhi, che le sorrideva…si tramutava in completa fiducia in lui. Sapeva che Shinichi rivolgeva solo a lei quello sguardo, in cui si potevano scorgere attraverso il blu un affetto e una dolcezza indescrivibili, limpidi e chiari come il sole. Quando quel pomeriggio l’aveva guardata in quel modo, come se lei fosse la cosa più bella della sua vita, Ran non avrebbe potuto che dargli tutta la sua fiducia, senza timore, perché era impossibile non credere a quello sguardo così sincero, così ricolmo di qualcosa che non poteva che essere amore.

Purtroppo adesso tutto era cambiato; Shinichi non l’avrebbe più guardata in quel modo, ormai. Probabilmente i suoi sentimenti erano cambiati…e crescendo si era accorto che lei non era poi così fondamentale nella sua vita, ma qualcosa di cui avrebbe potuto fare volentieri a meno, finché c’era qualche delitto irrisolto in giro.

Così l’aveva lasciata sola al ritorno dal luna park, nonostante fossero nel mezzo di un appuntamento.

Così era ripartito subito dopo aver risolto il caso del diplomatico, senza nemmeno salutarla.

Così l’aveva abbandonata al tavolo di quel ristorante, nonostante l’avesse aspettato per quasi un’ora, senza nessuna spiegazione.

Sì…nel momento in cui avrebbe dovuto stare con lei era scomparso, ma era stato presente e affidabile durante tutto il tempo necessario per risolvere quegli omicidi. Dunque non c’era alcun dubbio su quale fosse stata la sua scelta, alla fine.  

I fatti lo confermavano: aveva rotto la promessa che le aveva fatto, mancando all’appuntamento nonostante avesse capito quanto fosse importante per lei. Non si era nemmeno disturbato a telefonarle per una qualsiasi giustificazione…

Strinse ancora più forte a sé Conan, mentre le lacrime continuavano a scendere. Era davvero rassicurante poterlo abbracciare…

“Grazie, Conan….di starmi vicino, almeno tu.” Disse fiocamente con voce arrochita dal pianto, parole cariche di riconoscenza e di dolore, allo stesso tempo. Il piccolo mormorò qualcosa e di scatto lei si staccò, scrutandolo con gli occhi umidi: Conan sorrise al suo sguardo perplesso, il solito, adorabile sorriso da bambino che le rivolgeva spesso, cosa che la calmò un poco e la spinse a pensare che probabilmente aveva capito male. Anche se c’era qualcosa di diverso rispetto alle altre volte in lui, la sua espressione non era poi così convincente, così infantile…c’era qualcosa che quasi le fece pensare che fosse una maschera il viso a pochi centimetri dal suo, una falsa apparenza che quella sera inspiegabilmente sembrava più debole, incrinata e poco credibile.

Sei una stupida Ran…la verità è che stasera più di ogni altra hai bisogno di credere nella tua illusione…per questo ti sembra di vedere ciò che vedi e ti è sembrato di aver sentito quelle parole…stupida idiota…no…il fatto che non voglio credere che Shinichi possa avermi tradito così non significa che devo trasformare la realtà a mio piacimento…non è giusto nei miei confronti e nemmeno in quelli del piccolo Conan…

“Ti voglio bene, Conan.”

Ancora una volta le sembrò di vedere uno squarcio sul viso del piccolo, quasi fosse stato trafitto dolorosamente dalle sue parole. Un’espressione di dolore e sofferenza mal celato da quel sorriso che restava nonostante tutto ancora poco credibile, ancora così falso.

“Anch’io, Ran-neechan.”

Ran gli sorrise e si asciugò le lacrime col palmo della mano, prima di baciarlo sulla fronte e di abbracciarlo di nuovo, stringendolo forte, accoccolandosi nel suo calore e continuando a scacciare dalla mente le parole che le era sembrato di aver sentito, sicuramente frutto del suo cuore ancora così maledettamente convinto che Shinichi non avrebbe mai potuto farla soffrire così, non volontariamente.  Quelle parole che fra i singhiozzi doveva aver frainteso, quel tono così caldo e sincero, carico di affetto e tenerezza.

“Ti amo, Ran.”

 

 

 

 Note dell’Autrice: oooohh….poveri i miei protagonisti!! Riusciranno ad essere felici prima o poi?? (non siate così sicuri che io lo sappia; fino a poco tempo fa ero convinta che avrei fatto funzionare l’antidoto, pensate un po’.)  Il capitolo è più corto del solito, ma è arrivato anche prima: dunque le cose si compensano, no?? ^ _ ~ Mi è piaciuto scriverlo e spero che per voi sia stato piacevole leggerlo, anche se devo ammettere che è piuttosto triste, soprattutto nella seconda parte. Per ora è andata così, andando avanti…si vedrà!! Spero comunque di non aver messo troppo in cattiva luce Ai: il fatto è che nel chap precedente avevo fatto trapelare il suo lato più dolce, e quindi in questo ho preferito far vedere… altri aspetti del suo carattere!

Yuki: bene, scampato pericolo!! Avevo paura di essere linciata da te a causa di quella scena!! ^^;  felicissima che la mia storia continui a piacerti e ti ringrazio tanto dei commenti che lasci. Mi spiace che proprio non riesco a farti piacere Ai...beh, direi che con questo capitolo non ho aiutato molto la situazione!!^^ Spero che ti sia piaciuto comunque.

Lili: stavolta sei seconda…va meglio? ^__^ Sei gentilissima a dire certe cose…ma d’altronde non possiamo mica pretendere che tutti lascino un commento appena ho postato la storia!! Anzi, ringrazio anche solo che lo facciano.^^; spero di aver risolto tutti i tuoi dubbi con questo capitolo, come vedi una buona parte è dedicata a Shinichi & Ran. (o a Conan & Ran, dipende dai punti di vista ^^). Per quanto riguarda Sonoko…non è un personaggio che mi piace particolarmente, quindi te la lascerei strozzare volentieri!! Vedrai, ci saranno altri spazi anche per la coppietta di Osaka in questa fanfic…

Mareviola: sì, anch’io mi sono divertita a scrivere la scena un po’ maliziosa fra Ai e Conan nello scorso capitolo!^__^ Sono contenta che tu abbia capito i sentimenti di Ran…credevo di non essermi spiegata bene! Ma leggi con attenzione anche il resto la prossima volta, okay?

Hoshi: vero! Io non vorrei mai trovarmi in una situazione così (il tuo ragazzo che scompare chissà dove e non torna nemmeno se glielo chiedi in ginocchio! Ma che razza di relazione ci puoi costruire??) ma il povero Shinichi purtroppo non può farci niente! Sono contenta che tu abbia preso piuttosto bene la scena fra Ai e Conan (sono sincera: ero particolarmente preoccupata delle reazioni tue e di Yuki ^^;) e spero anche di non fartela odiare ancora di più dopo questo capitolo. Cosa ne pensi?

Ginny85: lo so!! ^//^ quella scena piaceva molto anche a me e non vi avrei rinunciato per nulla al mondo!! Sì, hai centrato il bersaglio, ho scritto quella parte proprio per far capire di più la personalità della piccola scienziata…almeno da come la vedo io! Ai mi piace proprio perché è un personaggio complesso e enigmatico: un momento prima ti viene da dire “Che carina! Ha dato l’antidoto a Shinichi per farlo stare con Ran!” e un momento dopo “Perché cavolo non gli ha detto che durava solo 24 ore??” (nd. Vol.26) Insomma, praticamente imprevedibile, ma allo stesso tempo è proprio questo che le conferisce fascino; ed è allo stesso modo che voglio renderla nella mia fanfic. Spero di stare facendo un buon lavoro! ^^; la scena fra Heiji & Kazuha anche mi piaceva, e hai ragione, ammetto di essere stata un po’ cattiva a interromperli sul più bello! Però non disperare: non è detto che, in futuro… Grazie mille del 10 e lode, come al solito sei carinissima!! Mi farai montare la testa!! ^//^ Aspetto con ansia la tua prossima recensione: voglio sapere cosa ne pensi di questo capitolo, e non trattenerti! Mi piacciono i commenti lunghi. La scuola…beh, sto perdendo ogni speranza di imparare lo spagnolo, ma a parte questo…se non sbaglio, dal tuo anno di nascita, deduco che hai fatto l’anno scorso gli esami di maturità. Io sudo freddo solo a pensarci!! O _ O Meno male che ancora ho un bel po’ di tempo prima di doverli affrontare!! (due anni, in effetti.)  Un bacio, a risentirci.

Shizuka: ma ad Ai piace Conan…non ne è innamorata, perché a mio parere è più un bisogno di protezione che amore (sai com’è, Shinichi è il primo ragazzo che sia stato gentile con lei, e per di più è pure carino…fai un po’ tu!) ma non credo che in questa ff abbia molte speranze, visto che è una Shinichi/Ran. Ma chissà, magari…alla fine questa ff è proprio come i composti della piccola scienziata: ha risultati imprevedibili anche per me che la scrivo!! Dunque tutto può succedere…sempre che due certe persone qui non mi uccidino… sì, Vermouth è piuttosto accattivante. (so cosa vi state chiedendo: c’è qualche personaggio di DC che non ti piaccia? Risposta: che odi nessuno, un po’ Sonoko…e i bambini, qualche volta.) e per quanto riguarda il suo attaccamento per Angel…non l’ho inventato io, è presente anche nel manga, in modo piuttosto equivoco anche lì. Non si capisce bene cosa esattamente voglia da Ran questa pazza…il mio punto di vista lo vedrai in seguito in questa ff.

Bene, questo è tutto per oggi; il chap 17 arriverà il prima possibile, ve lo prometto. Se intanto volete lasciare un breve commento ve ne sarei davvero riconoscente.

I riferimenti in questo capitolo sono presi dai volumi uno, dieci e ventisei di Meitantei Conan (scrivo in giapponese perché mi riferisco ai volumi nipponici). Per quanto riguarda la promessa che Shinichi ha fatto ad Ai…beh, nessun volume per quella. Compare da un'altra parte che credo qualcuno di voi dovrebbe ricordare…(Eh eh eh)

Un grosso ringraziamento anche a Wilwarind per il consiglio che mi ha dato riguardo alla ff; ero indecisa su un paio di questioni e lei mi ha aiutato a fare chiarezza. Thanks, Wil-chan! ^//^ L’opinione di una scrittrice eccezionale come te è un vero tesoro!

Ho davvero finito adesso.

Un bacio, al capitolo diciassettesimo!

-Melany

  
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