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Una fredda giornata di
gennaio.
I singhiozzi sommessi
delle famiglie dei defunti.
Un ragazzo, poco
più che un bambino,
cinge le spalle della
madre con un braccio
una medaglia al valore
stretta nella mano libera.
Il suo volto è
una maschera impenetrabile
ma riesco a leggere il
dolore nei suoi occhi grigi.
Grigi come i miei. Grigi
come il cielo sopra di noi.
Un viale
fangoso, un vecchio melo.
La pioggia gelida penetra nelle ossa.
Nell'aria si sente profumo di pane fresco.
Un ragazzino biondo mi scruta curioso
nascosto dietro la schiena della madre che urla.
Rumori, grida, un colpo. Uno zigomo tumefatto e
arrossato,
il tintinnio del campanello, due calde pagnotte di pane.
Una limpida notte
d'inverno. Il sole sta per sorgere.
Un ragazzo e una ragazza
parlano vicino a una
recinzione.
Silenzio. Il fruscio
delle foglie. La luce rosea
dell'alba.
Un bacio inaspettato.
Profumo di arance. Dolce
oblio.
Una grotta umida. Lo scroscio di un torrente.
Profumo di pini, odore di sangue.
Paura della notte. Paura della morte.
Un bacio.
Labbra che bruciano. Sopravvivenza.
Una piccola casa sul
lago. Lo scoppiettio del fuoco.
Il profumo di cuoio
bagnato, di mele, di inverno.
Un sussurro: ti amo.
Anfiteatro cittadino. Gli
applausi e le urla.
Pietre preziose e fiamme. Profumo di rose.
Una confessione: è venuta qui insieme a me.
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Immagini di ricordi lontani si
susseguono nella mia mente nitide e veloci ma scompaiono nel momento
in cui sento le labbra di Peeta lasciare le mie.
Indietreggio di un passo,
poggiandomi con le mani al davanzale della
finestra, la testa che mi gira.
Peeta mi osserva attentamente, la
testa leggermente inclinata verso
destra, un’espressione confusa che svanisce presto lasciando
il posto a una triste rassegnazione.
— L’ho sempre
saputo — dice scuotendo
leggermente la testa e voltandosi verso il camino — Sempre.
Dalla prima volta che vi ho visti insieme. Dopo i Giochi una parte
di me ha cominciato a credere che non fosse così. Poi ho
scoperto la verità ed è stato terribile, ma ho
continuato a sperare che le cose sarebbero cambiate un giorno. Eravamo
sempre più vicini ma sentivo che una parte di te
mi era
ancora inaccessibile... perchè legata a lui — Peeta sospira, fissa le fiamme che
danzano nel camino poi continua a parlare.
— Gliel’ho anche detto,
sai? Eravamo accampati nel negozio di Tigris, tutti dormivano, tranne
me e lui che vegliava su di te per paura che potessi farti del male
—
Ricordo quella notte e quella
discussione ma resto in silenzio ad
ascoltare Peeta.
— Quando glielo dissi non
mi ha creduto. Mi rispose che non
era vero, che tu non avevi mai baciato lui come avevi baciato me
— Peeta accenna un sorriso, lo sguardo ancora fisso sul fuoco.
— Quello che non ebbi il
coraggio di dirgli fu che tu non avevi mai guardato me come guardavi
lui, che quando c'era lui con te nei tuoi occhi si accendeva una
scintilla e che i tuoi sorrisi più belli erano per lui. Ed
è ancora così — Peeta si gira verso di
me, sospira e si avvicina.
— L’ho sempre
saputo Katniss, e anche tu
— dice accarezzandomi dolcemente una guancia.
Resto in silenzio a guardare quegli
occhi azzurri che sono stati la mia
ancora di salvezza in momenti terribili, alla ricerca di parole che non
verranno mai fuori. Ma poi ricordo di essermi ripromessa di cogliere
sempre l'occasione di dire e dimostrare ciò che provo,
quindi mi faccio coraggio e parlo.
— Peeta...sai cosa provo
per te. Abbiamo condiviso
un'esperienza terribile, l'abbiamo affrontata insieme, come una sola
persona. In quei momenti, ma anche dopo, mi sei sempre stato accanto
dandomi forza e aiutandomi a combattere ciò che da sola non
riuscivo neanche ad affrontare
— deglutisco e faccio un passo verso di lui
— Eri
l'unico che potesse capirmi a fondo, o meglio, l'unico a cui ne davo la
possibilità. Sei stato il mio porto sicuro, la mia ancora,
il mio sostegno, e non potrò mai dimenticarlo. Quando ti
hanno portato via... ero distrutta, non passava giorno senza che io non
pensassi a te, a ciò che ti stavano facendo —
Peeta emette un piccolo sbuffo di
incredulità.
— Credimi, Peeta. Sei
stato, sei e sarai una delle persone
più importanti per me. Sempre —
Peeta mi guarda intensamente e per
un attimo ho paura che possa avere
uno dei suoi episodi. Ma quando parla nei suoi occhi non c'è
traccia dei pozzi neri che vi ho scorto l'ultima volta e la sua voce
è dolce e tranquilla.
— Tu lo ami. Vero o
falso? — chiede, sospirando.
Abbasso lo sguardo per un momento,
poi deglutisco e mi schiarisco la
voce per lasciar uscire quell'unica, ormai innegabile parola.
— Vero —
Da cinque minuti sono qui
nell'ingresso a fissare il legno scuro della
porta della cucina dove Gale mi aspetta. Non so come comportarmi, cosa
dirgli. Coraggio, mi dico. Faccio un
respiro
profondo e apro la porta.
Gale è in piedi davanti
alla finestra, lo sguardo perso
oltre l'orizzonte, una tazza tra le mani. Non appena mi vede la tazza
gli cade a terra e si frantuma in mille pezzi. Evitando i cocci e il
caffè che copre di nero il pavimento bianco mi avvicino a
lui sorridendo.
Mi rendo
conto troppo tardi di come in questa situazione lui possa
fraintendere il perchè del mio sorriso. E infatti lo fa.
Vedo il dolore invadere i suoi
occhi, la mascella serrata, il petto
animato da un respiro irregolare. Gale si volta e si incammina verso la
porta della cucina che dà sul cortile.
— Aspetta —
esclamo prendendogli una mano — Aspetta! —
Gale si ferma, sospira e poi si
gira verso di me.
— Aspettare cosa,
Katniss? Non c’è
bisogno che tu dica altro. Non voglio giri di parole per rendere il
boccone meno amaro. Sapevo che sarebbe finita così sapevo
c,he avresti scelto lui. L'ho capito tempo fa — dice Gale
tristemente.
— Credo che stavolta tu
non abbia capito proprio niente
—
Faccio un altro passo verso di lui
per annullare la distanza che ci
separa e lo bacio.
Nell’istante in cui le
nostre labbra si sfiorano una miriade
di emozioni esplode dentro di me. Un fuoco caldo e avvolgente si
accende nel mio petto, si fa strada lentamente nel mio corpo,
riempiendo ogni piccola parte del mio essere col suo calore e la sua
luce e non si spegne nemmeno quando le nostre bocche si separano. Gale
mi guarda, le sopracciglia leggermente aggrottate.
— Io? — con un
filo di voce.
— Tu — dico,
annuendo.
— Io? — ripete.
— Tu. Sei sempre stato tu
— sorrido.
— Perché?
— chiede ancora.
La domanda è
così strana pronunciata da Gale, un
ragazzo solitamente forte e sicuro di sé, ma in questo
momento fragile e in cerca di rassicurazioni. E io conosco
già la risposta. La conosco da quella sera in cui lui era
steso sul tavolo della mia cucina e temevo che morisse. O forse anche
da prima, ma ero troppo presa da altro per capirlo. Deglutisco e gli
prendo il viso tra le mani.
— Gale... tu sei mio, io
sono tua. Qualsiasi altra cosa
è impensabile —
Stavolta è lui a baciare
me, e il fuoco divampa di nuovo
unendosi al suo e bruciando in un’unica fiamma
così calda e piacevole da cancellare ogni paura, ogni
cicatrice, da annullare ogni turbamento o pensiero. Sento le sue
braccia stringermi forte, le sue mani accarezzarmi delicatamente la
schiena, i capelli, il viso, vedo i suoi occhi scrutare nel profondo
dei miei alla ricerca di qualcosa che gli assicuri che ciò
che sta succedendo è reale. Ricambio il suo sguardo e lascio
che quelle parole che da tempo vagavano dentro di me si facciano strada
verso l'esterno.
— Ti amo — gli
sussurro.
— Lo so —
risponde lui, con un sorriso beffardo,
ripetendo le mie parole di un anno prima e strappandomi una risata.
— Ti amo anche io, Catnip
—
Eccomi qui!
Sono tremendamente in ritardo, lo so, ma sono stata impegnatissima,
e poi questo capitolo è così *non trova la parola
adatta* che mi ci è voluto un
po' (dalle 18 circa ad ora) per scriverlo e poi sistemarlo.
Vi spiego perchè. Naturalmente, sapevo già cosa
avrei dovuto scrivere,
ma non avevo la più pallida di idea di come articolare il
tutto.
E poi, la soluzione: flashback.
Ricordi di Katniss su Gale e Peeta: la prima volta che si sono visti,
il primo bacio, la scoperta del loro amore per lei.
Il discorso tra Katniss e Peeta e poi quello tra lei e Gale.
E, finalmente, il nostro finale Everthorne è arrivato!
Spero vi piaccia *.*
Ringrazio le fedelissime che mi seguono sempre e le cui recensioni non
mancano mai,
i nuovi arrivati (sperando che ci siano)
e anche coloro che leggono in silenzio, tenendo per sé il
loro parere. Al prossimo capitolo!
Love,
Catnip
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