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Quella mattina di lezione passò in fretta.
Hermione
stava sistemando i libri nella borsa al termine dell'ultima ora e
rimuginava più o meno inconsciamente sul pomeriggio precedente.
-Avete visto quanti pochi compiti per domani?- domandò Ron gongolando
-Già, è un miracolo!- concordò Ginny non con meno entusiasmo
-Ragazze che ne dite di venire da noi più tardi?- chiese Harry improvvisamente.
Dallo sguardo che gli rivolse Ron Hermione capì che non era stato messo al
corrente di quell'iniziativa. Ma poi parve contento e gli rivolse un
largo sorriso che non saprei dirvi se fosse di assenso o di
gratitudine.
-Oh, che bella idea!- squittì Ginny già pregustando un intero pomeriggio da passare assieme all'amato.
-Tu vieni?- chiese Ronald rivolto a Hermione, tradendo una nota
d'aspettativa nella voce. Ma lei sembrò non farci caso.
-Che domande, ovvio- rispose -Ma non prima di aver
studiato!- aggiunse subito con un sorrisetto cattivo sulle labbra.
-Potremmo studiare insieme!- ribatté quello
-Coosa?! Sai che quando si studia insieme non si combina mai un bel
niente. Si passa la maggior parte del tempo a chiacchierare e alla fine
si perde tutta la voglia di concentrarsi sui libri, Dio ce ne scampi! Non se ne parla-
-E dài Hermione- intervenne Harry -Saranno due sciocchezze e se ci sei tu finiremo senz'altro prima-
-Sì, certo..- bofonchiò tamburellando il piede.
Ma sotto gli sguardi imploranti dei tre non resistette a lungo e alla fine cedette.
-E va bene, va bene. A che ora?-
-Quattro e mezza-
-Perfetto- sospirò -Ma guardate che se vi mettete a fare i
furbi e non studiate per tutto il pomeriggio vi lego ad una sedia e vi
costringo ad imparare a memoria tutto il capitolo di Astronomia.
Compresi nomi di stelle e quant'altro-
-Agli ordini!- esclamarono i due battendosi la
mano sulla fronte.
Per tutto il pomeriggio fino alle quattro Ginny non fece altro che
svuotare l'armadio, provare vestiti, scartarli, riprovarli,
riprenderli, ributtarli, in preda ad un'ansia pari a quella di un
pre-appuntamento. E di questo certo non si trattava. Hermione stava
cercando di spiegarglielo in tutte le lingue possibili ma la rossa
proprio non la voleva ascoltare.
-Ginny, non sarete soli. E non penso che tuo fratello approverebbe un
abbigliamento del genere- disse alludendo alla mini di jeans
e al toppino attillato che indossava l'amica.
-Ma Herm, non mi posso presentare così, sembro una
casalinga disperata!- ribatté l'altra indicando due capi
d'abbigliamento abbandonati in un angolo remoto della stanza.
-Sono dei semplicissimi pantaloni e una semplicissima maglietta! Che hanno che non va?-
La rossa si buttò a sedere sul letto, sconsolata.
-Dio, sono troppo agitata. Non ero mai andata in camera sua e adesso, anche se ci sarete tu e Ron, io...-
Hermione andò a sederlesi accanto.
-Tranquilla. Respira, rilassati. Io ti capisco, però devi darti una
calmata e pensare che a Harry devi piacere per come sei. Ricorda sempre:
l'abito non fa il monaco, non si giudica un libro dalla copertina e via dicendo. Gli abiti che
indossi non cambiano quello che sei, e se lui ti ama è
perché ha trovato in te la ragazza, non i
vestiti della sua vita!-
La rossa rise.
-Hai ragione-
-Brava-
Ginny sprofondò nel silenzio per i tre istanti successivi.
-Devo farmi una doccia!- saltò su poi riacquistando di colpo le energie.
Nell'attesa, Hermione tornò sui libri che aveva lasciato sul tavolo. Era convinta che
insieme a quei tre non avrebbe combinato un bel niente,
perciò preferiva farsi anticipatamente un'idea generale
degli argomenti.
Draco camminava avanti e
indietro per la sua stanza, pensando. Gli
sarebbe piaciuto sapere dove fosse la grifoncina, in quel momento.
Chissà, magari si trovava in compagnia di quello zerbino
lentigginoso. Ripensò ai suoi sguardi, ai suoi gesti e ne fu
sempre più sicuro. Quel pel-di-carota maledetto era innamorato
di lei, era chiaro. Ripassò per l'ennesima volta davanti alla
finestra che dava sulla foresta proibita. Avrebbe dovuto essere
più veloce di lui. E lo svantaggio in cui si trovava era netto.
I due erano migliori amici da anni, mentre loro si erano sempre
detestati. Lui avrebbe di certo avuto molte più occasioni di
trovarsi con lei. Strinse i pugni. Scosse la testa e riprese a camminare.
Avanti
e indietro. Avanti e indietro. Basta, doveva uscire! Prese il mantello
appeso alla parete e scese le scale. Giù in sala comune alcuni ragazzi Serpeverde si trastullavano
nella totale nullafacienza mentre Pansy e alcune colleghe sfogliavano riviste
di moda per maghi. Gli occhi della ragazza si illuminarono appena lo
videro, ma vennero presto
delusi quando capì che non si sarebbe fermato.
-Draco- chiamò -dove vai?-
-Esco- rispose lui brusco e sparì dietro la porta.
Risalì veloce i sotterranei. Attraversò i corridoi e
finalmente raggiunse il portone; dandosi una veloce occhiata in giro lo
spinse e uscì. Una folata di vento freddo gli fece svolazzare il
mantello attorno alle gambe mentre a passo deciso si dirigeva verso la
macchia scura della foresta. In poco tempo raggiunse il lago.
Per un attimo si
chiese se anche lei fosse lì. Si guardò intorno, ma
niente. "Sarà sicuramente con Lenticchia". E il
solo pensarlo gli provocò un'altra scarica di nervosismo. Aveva
poco tempo. Se il roscietto stava a 5 lui stava a 0. E certo non
perché fosse meglio di lui, figurarsi, quello proprio non
reggeva il confronto. Ma lei era diversa.
Nervoso
fece il giro del lago e andò a sedersi sulla riva opposta. Mano
a mano la calma di quel luogo lo pervase e
riuscì ad alleviare la tensione. Doveva trovare una soluzione,
non poteva essere superato da Lenticchia. Già il solo perdere la
scommessa sarebbe stata una vergogna, per lui. Figurarsi perderla
contro quello sfigato! Guardò le acque placide del lago, e si
ricordò della sera prima. Chissà cosa ci faceva la
Granger in quel posto. Credeva di essere l'unico a frequentarlo, o per
lo meno la sera. A quell'ora mai nessuno si avventurava fuori
dalla scuola. E poi a nessuno veniva in mente di venire lì.
Ripensò alla sua immagine seduta sull'erba, con lo sguardo perso
su nel cielo. Al suo profilo aggraziato, piccolo, quasi fragile. Ai
boccoli che le ricadevano morbidamente sulle spalle. Alle labbra
leggermente carnose che spuntavano dal sottile profilo del viso e
che sembravano dolci e succose. Doveva ammettere che, nonostante fosse
una sporca Mezzosangue, era diventata una bella ragazza.
-Ron, che stai facendo? Non vorrai copiare da me anche questa
volta!- esclamò Hermione sorprendendo il roscio a sbirciare
dalla sua parte. Il ragazzo arrossì.
-Non stavo cercando di copiare..-
-No infatti, stavi constatando l'incredibile fatto che io sappia scrivere-
Il ragazzo arrossì ancora di più. Non poteva dirle che
era rimasto incantato a guardarla. Ora che tutti erano concentrati a
scrivere, e lei non poteva vederlo, si era concesso di rimanere ad
osservarla più a lungo del solito. Era talmente bella... quel
viso angelico, incorniciato da quei morbidi boccoli cioccolato che lui
ne era sicuro, se solo avesse potuto accarezzarli sarebbero stati
morbidissimi al tatto. E quella bocca dolce e invitante che ogni volta
che la guardava lo faceva sognare ad occhi aperti. E poi quegli
occhi... di quell'oro brillante, che lo accecava!
-Ron?!?- il suono della sua voce lo riportò alla realtà
-Ron, abbiamo fatto come volevate voi, siamo prima stati a divertirci e
a scherzare, ora però vedi di finire di scrivere quel
dannatissimo tema o vuoi che la McGranitt domani ti trovi impreparato??
Sei riuscito a risparmiarti la D di Piton, vuoi già recuperarla
con lei??-
-C-certo che no- balbettò il ragazzo
-Bene, e allora smetti di copiare dal mio foglio e mettiti al lavoro!-
-Sì..-
Nell'attesa che gli
venisse un'idea, si concentrò distrattamente sullo sradicamento
dei fili d'erba che aveva fra le dita. La sua mente lasciata per un
momento libera dai cavilli cominciò a ripiegarsi su se stessa,
cominciando a riflettere su di sè. Perchè innanzitutto
aveva accetato con relativa facilità quel compito? Non era
proprio di un Malfoy piegarsi alle richieste degli altri e lasciarsi
convincere da argomenti che minavano il suo orgoglio. E la debolezza
del non accettare era di certo uno di questi. Avrebbe potuto
rispondersi che lo allettava, come agli altri, l'idea di invertire le
convinzioni della Mezzosangue per il semplice gusto di distruggerle e
ritorcergliele contro. Una sorta di legge del contrappasso che la
avrebbe resa risibile da tutto il castello. Ma seriamente, a diciotto
anni, davvero ancora perdeva tempo con queste cose? Ci doveva essere
dell'altro. E in effetti c'era un motivo, estremamente più
semplice: la noia. Il fervore e l'arroganza infantili avevano lasciato
il posto a un tedio latente, che lo attanagliava spesso senza
lasciargli tregua. Era una sensazione di vuoto e di disinteresse
generale per ogni cosa, gli sembrava che anche i più piccoli
divertimenti di una volta avessero perso con gli anni tutto il loro
fascino. Insultare a ogni occasione i compagni nei corridoi, nascondere
la ricordella di Neville Paciock sopra a un tetto... a ripensarci dopo
anni non riusciva a vedervi un senso. Il suo entusiasmo si era spento.
Niente gli importava, non aveva nulla per cui essere particolarmente
felice o particolarmente triste. Un grosso buco regnava silenzioso
dentro di lui e lui si dannava cercando di riempirlo. Questo forse
poteva spiegare il perchè non riuscisse a legarsi a qualcuno in
maniera solida.. Ma forse stava solo cercando di giustificarsi.
Infastidito da questo sospetto abbandonò la fase autoanalitica e
tornò a occuparsi del problema concreto che lo turbava.
Lasciò perdere la ricerca di una strategia. Inutile cercare di formulare un piano. Non era
capace a corteggiare, non aveva la minima idea di come rendersi
gradevole a qualcuno che non lo trovasse già di per sè
fantastico; corteggiamenti, carinerie, parole dolci.. roba da
ragazzini. Lui non si sarebbe abbassato a tanto.
Un Malfoy non
corteggia, in nessuna situazione. Un Malfoy piace e basta. E questo
è ciò che sarebbe dovuto succedere: le sarebbe piaciuto.
Anche contro la sua volontà.
Alle sette i quattro
Grifondoro terminarono finalmente il loro pomeriggio di studio.
Naturalmente il "prima studiamo" di Hermione
si era trasformato in un "prima ci divertiamo e poi, se c'è
tempo, studiamo", ma per fortuna era riuscita a mantenere la situazione
abbastanza sotto controllo e sì, si era anche divertita... le ci
voleva proprio un bel pomeriggio fra amici e risate invece che i soliti
libri. Inoltre, essendovi stato poco da
studiare, sapeva la lezione a memoria, lei che era abituata ad
immagazzinare in poco tempo quello che chiunque altro avrebbe imparato
in una settimana.
-Divertita?- le chiese l'amica
Sorrise -Sì, dai. Alla fine non sarebbero i miei migliori amici se a volte non tirassero fuori qualche idea divertente-
Stavano per imboccare le scale che portavano ai dormitori femminili quando Hermione si fermò.
-Che c'è?- chiese la rossa.
-Vado a fare un giro-
-Di nuovo?-
-Mi sono portata un libro. Si legge bene al lago-
A passo svelto
imboccò il sentiero che portava alla foresta. Camminava veloce,
impaziente di arrivare. Finalmente, fra le fratte, intravide il
luccichio dell'acqua piatta. Facendo attenzione a non inciampare
scavalcò la rete di radici che affioravano dal terreno e si fece
strada fino a riva. Infilò la mano nei recessi della borsa
tastando fra i vari manuali
che aveva rimpicciolito con un incantesimo. Finalmente lo trovò,
un piccolo libriccino dalla copertina ruvida col titolo in rilievo. Lo
tirò fuori ed esso magicamente riprese le dimensioni reali.
Lesse avidamente la fine del capitolo che nel pomeriggio aveva lasciato
a metà, dopodichè infilò un dito fra le pagine e
alzò la testa per tirarsi indietro una
ciocca di capelli. Vide una
lucertola costeggiare rapida e circospetta il filo dell'acqua che
bagnava il terreno e la seguì con gli occhi fino a quando non la
vide sparire in un buco.
Ripensò al giorno prima. Quando aveva
chiesto al lago di mostrarle il suo futuro amore. In un primo momento era solo
riuscita ad immaginarsi un corpo alto e sfocato accanto al suo. Ma
il volto di quel ragazzo misterioso era rimasto un mistero. Poi,
inaspettatamente, aveva visto profilarsi un'immagine. Un viso angelico,
dai lineamenti aggraziati. I capelli biondi e due occhi chiari come il
cielo. Rise pensando al suo stupore quando per un attimo aveva pensato
stupidamente che fosse stato il lago a mostrarle quell'immagine. Ma poi
si era accorta che il ragazzo stava proprio lì, dietro di lei. E
non era di certo l'apparizione celeste del suo futuro amore!
Alzò lo sguardo distrattamente davanti a sè e per poco non si prese un colpo.
Davanti a lei, dall'altro
lato della riva, due cupi occhi di ghiaccio la fissavano. Il libro
le cadde dalle gambe, atterrando sull'erba umida. Rimasero così, a fissarsi ognuno da una
sponda del lago. Il biondo si alzò ed Hermione
pensò che volesse andarsene. Invece cominciò a
camminare lentamente lungo il perimetro del lago, facendo il giro. Lei rimase a guardarlo
avvicinarsi sbigottita, senza riuscire a togliergli gli occhi di
dosso. Non si aspettava di rivederlo lì.
Il ragazzo la raggiunse, e si fermò a pochi passi di distanza, in piedi.
-Ciao- disse lei
-Ciao-
Era strano... eppure non le dispiaceva vederlo lì.
-Come mai sei tornato?-
-Non sono tornato, io vengo sempre qui-
-Oh.. anch'io- rispose -Ma come mai non ti ho mai visto?-
-Si vede che avevamo orari diversi-
Hermione lo fissò pensierosa.
-E come mai ora non abbiamo più orari diversi?-
Lui ricambiò lo sguardo per uno o due secondi, poi girò la testa.
-D'inverno fa fresco prima, ho anticipato i miei orari-
Una bugia. Ma
perché non era riuscito a guardarla negli occhi mentre gliela
diceva? Forse gli sembrava che quello sguardo fosse durato
troppo. Ma troppo per cosa, poi?
-Capisco-
Rimasero di nuovo in
silenzio. Era strano: tra loro non c'era mai stato silenzio. Esso
veniva pestato continuamente da insulti e litigi. Ma sta volta l'aria
era vuota. Hermione non seppe spiegarsi se fosse per mancanza di
qualcosa da dire o imbarazzo o chissà che altro.
-Perché non ti
siedi?- chiese cercando di mantenere un tono di voce normale, fino a
farlo risultare addirittura atono. A mente si chiedeva in che modo
dovesse rivolgersi a lui in un contesto così insolito, e al
contempo preparava le risposte a tutte le possibili reazioni del
Serpeverde a una simile proposta.
Questi la guardò con stupore, poi fece qualcosa che nessuno dei due si sarebbe
mai aspettato: si sedette senza fare storie.
La grifoncina accolse quel gesto con tacito sollievo e tacque. Ma, constatò il
ragazzo, non riprese a leggere. Il vento soffiava frizzante, ora che il
crepuscolo stava spuntando e la sera faceva capolino sul mondo, per cui entrambi ebbero un brivido.
-Cosa stavi leggendo?-
Lei riprese il libro da terra e glielo porse
-Leggende delle Terre del Nord-
Lui fece una smorfia.
-Ah sì, me lo ricordo-
-Già, quando mi sei piombato addosso-
-Quando tu mi sei piombata addosso-
-No, guarda ti confondi-
-Non credo, mi hai pure pestato il piede con una forza equivalente al peso di un mammooth-
-Non ti ho mai pestato il
piede- esclamò la grifona incredula, poi assimilò il resto
della frase -E non peso come un mammooth!-
-Questo lo posso dire solo io-
-Ma non ti ho pestato il piede-
-Sì che l'hai fatto.. mammooth-
-Ma come osi- esclamò trasecolata.
Se qualcuno li avesse
visti avrebbe detto che stavano per incappare in un'altra delle loro
discussioni e che ben presto avrebbero finito col litigare e
insultarsi; ma non era così. I due si scoprirono divertiti a
battibeccare e a lanciarsi frecciatine. Malfoy lo trovò
divertente, mentre Hermione non si seppe spiegare il
perché bisticciare con lui le provocasse un'insolita sensazione alla bocca dello stomaco.
Stavano scherzando. Draco
Malfoy ed Hermione Granger stavano scherzando. E non malevolmente, non
malvagiamente. Scherzavano come due buoni amici. Come se si conoscessero da una vita.
-La ragazza con la grazia di un mammooth, invidiata e desiderata da tutto il castello- continuò a deriderla
-Non chiamarmi mai più in quel modo, biscia!- rispose lei dandogli una spinta. Ma
Malfoy la afferrò per i polsi prima che lei riuscisse a colpirlo.
-Devi essere più veloce Granger, se vuoi farla a me-
-Lasciami- esclamò lei, non trovando niente di meglio da dire.
-Ah, adesso cominci anche
a darmi ordini? Prima cerchi di picchiarmi e poi pretendi di decidere
cosa devo fare. Non ci stiamo prendendo un po' troppa confidenza?-
-Qui l'unico che si sta prendendo troppa confidenza sei tu! Lasciami subito-
La serpe ignorò il comando
-Stavi per darmi una spinta-
-E tu mi hai chiamata mammoot-
-Non prendertela con me se hai la grazia di un elefante-
-Ehi! Eri tu quello con la grazia di un elefante-
-Ti ho già spiegato che sulla grazia a me non puoi dire niente-
-Ma sentitelo! Sempre modesto tu eh?-
-Infatti-
-Oh, ma lasciami-
-Non ci penso proprio-
-Sì invece, lasciami immediatamente!-
-Ricominci con gli ordini?-
-Mi stavi dando del mammooth, posso tutto-
-E tu stavi per spingermi!-
-Mi stai facendo male ai polsi!-
-Ho vinto!-
-Eh?-
-Ho vinto!- ripeté
il biondo con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Lei lo guardò
torva, poi girò la testa sdegnata. Lo sentì ridacchiare.
Si rigirò per fulminarlo ma si bloccò. Malfoy stava
ridendo e di una risata che nulla aveva a che vedere con lo scherno e
la malvagità con cui lo faceva di solito. Questa era
diversa.
A vederlo non seppe
trattenersi e si lasciò scappare una risata a sua volta,
mordendosi il labbro per non esagerare. Quando, poco dopo, si
ripresero, si accorsero di avere
ancora le mani congiunte. Hermione sentì che la stretta del
ragazzo attorno ai suoi polsi si era allentata. Ora la teneva piano,
delicatamente; con un solo strappo avrebbe potuto liberarsi. Ma non lo
fece.
Il sole tramontò. Per un breve istante i loro occhi si scambiarono uno sguardo. Il sole illuminava di rosso i capelli biondi di Malfoy,
facendo sembrare che brillassero di luce propria, mentre il ghiaccio
dei suoi occhi parve sciogliersi come acqua.
La stessa luce accarezzava i capelli della
ragazza che aveva davanti donandole riflessi dorati come le iridi. Si sorprese a pensare
che fosse bella. Veramente bella. Più delle altre, che
contornavano gli occhi di nero e risaltavano le labbra di rosso. Lei
riluceva di una bellezza autentica, pura.
Hermione abbassò lo sguardo e lui, riemergendo da quegli
occhi oro, prese lentamente a lasciarle i polsi.
Confusi schiarirono la gola per spezzare il silenzio e si alzarono.
-Credo che sia ora di andare- disse Hermione raccogliendo il libro da terra.
-Già- rispose lui e si passò una mano fra i capelli.
La Grifondoro
recuperò anche la borsa e ci mise dentro il libro. Tutto questo
evitando accuratamente di guardare Malfoy negli occhi. Non si sapeva
spiegare il perché ma sentiva che il solo guardarlo nuovamente
come aveva fatto pochi istanti prima la turbava.
Risalendo il pendio si
inoltrarono in silenzio fra la boscaglia. Malfoy era a un metro
più avanti da lei. Camminava dritto, le spalle larghe, le
mani infilate nelle tasche. Lei lo seguiva corrucciata, combattendo la
sensazione di smarrimento e irrequietudine che le bloccava lo stomaco.
Tornarono al castello senza rivolgersi
più una parola. Chiunque li avesse visti
camminare non avrebbe mai detto che fossero stati insieme fino a pochi
minuti prima. Che avessero parlato, avessero riso insieme.
Avrebbe pensato che si fossero incontrati casualmente e che avessero
continuato per la loro strada, incuranti ognuno della presenza
dell'altro.
E questo forse sarebbe risultato più normale.
Ma abbiamo già detto che quel qualcuno si sbagliava.
Salvee!!
Allora, che ne pensate? Che cosa saranno quei battiti del cuore
accellerati che Hermione non sa spiegarsi? E quell'improvvisa voglia di
ridere e scherzare di Draco?
Grazie
a tt qll ke seguono e recensiscono! E' solo grazie a voi ke trovo la
forza di mandare avanti le mie ff, voi ke mi sostenete, mi date i
vostri pareri e mi regalate i migliori complimenti ke io possa
sperare!! GRAZIE!!!!!!!!! bacioniii ^^
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