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15.
Fire and Ice.
Incontrai
subito lo sguardo di Aurora: stava sistemando delle tazze sul tavolo
di legno, insieme ad una teiera fumante. Sul tavolo c'erano dei
biscotti dall'aria molto invitante, una pagnotta scura ai cereali e
della marmellata. Aurora mi sorrise.
«
Buongiorno. » dissi io, senza sapere dove guardare. Mulan,
seduta su
una delle sedie attorno al tavolo, si voltò e mi concesse un
sorriso.
«
Buongiorno, ragazzi. » esordì Aurora, versando
l'acqua fumante in
due tazze. « La colazione è pronta. ».
Andai
a sedermi su una delle sedie libere, mentre Aurora tagliava due fette
di pane e me le metteva accanto.
«
Mangia. » mi disse poi, imperativa. Era sempre stata molto
materna
nei miei confronti, forse perché più grande di
me. Presi una fetta
di pane e vi spalmai sopra un po' di marmellata. Doveva essere di
more.
Addentai
il pane, masticai a lungo e mandai giù. Era una delle
pietanze più
buone che avessi assaggiato negli ultimi tempi.
«
E' buonissimo. » commentai, addentando nuovamente il pane.
Aurora
sorrise, gongolante.
«
E' fatto in casa, ovvio che è buono. » rispose,
strizzandomi
l'occhio. Mandai giù un po' di tè agli aghi di
pino, annuendo per
nulla sorpresa. Anche prima dell'Apocalisse, Aurora preparava
praticamente tutto in casa: pane, dolci, marmellate e tutto
ciò di
cui avevano bisogno per vivere. Certo, forse adesso era più
difficile trovare gli ingredienti, ma a quanto pare se la stavano
cavando bene.
Jim
terminò di bere il suo tè e addentò
una fetta di pane con il
burro. « Dov'è Filippo? » chiese poi,
guardandosi intorno.
«
E' sul retro, a tagliare la legna per il camino. » rispose
Aurora,
indicandogli la porta.
«
Vado a dargli una mano. ». Jim lasciò la tazza sul
tavolo e si tirò
su le maniche, dirigendosi verso la porta sul retro. La chiuse alle
sue spalle e sentii i suoi passi in lontananza.
Finii
le due fette di pane e continuai a sorseggiare il mio tè,
sperando
che nessuno si chiedesse perché eravamo arrivati
lì insieme quella
mattina. Così, per non correre rischi, decisi di parlare per
prima.
«
Che altre notizie ci sono, Mulan? » le chiesi, sperando che
lei
fosse riuscita a mettersi in contatto con qualcuno. Ultimamente era
sempre più difficile comunicare, e ce ne rendevamo conto
tutti.
Lei
sospiro. « Non molte. Il Bianconiglio è tornato
nel Paese delle
Meraviglie. Biancaneve voleva seguirlo, ma lui l'ha convinta a
rimanere alla locanda. E' un punto di incontro molto importante, lei
ed Esmeralda stanno facendo un ottimo lavoro. Del resto non so altro,
purtroppo. ».
Lanciai
un'occhiata ad Aurora, che ascoltava la conversazione con viva
preoccupazione. Così iniziai a raccontare del mio viaggio,
del mio
incontro con Pocahontas e di ciò che mi aveva detto riguardo
l'Originale. Raccontai che non avrebbe potuto aiutarci, intrappolata
com'era nel suo mondo, ma che mi aveva aiutata a capirci di
più
riguardo questa storia. Esitai sul resto, e soprattutto sulla voce
del lupo che avevo sentito nella mia testa prima di incontrare
Aurora. Avevo paura che avrei messo in pericolo tutti loro,
raccontandolo.
«
Una cosa però è chiara. » conclusi,
ferma nelle mie convinzioni. «
E' me che cerca. Il Lupo mi sta cercando e non smetterà di
farlo
finché non farò ciò che dice.
».
«
C'è una cosa che non capisco. » mi interruppe
Mulan, pensierosa. «
Perché non viene a prenderti? Insomma, l'abbiamo visto
tutti.
Potrebbe scontrarsi con te in ogni momento, come ha fatto nel bosco.
Se è vero che ti vuole, non capisco perché si
tiene nascosto. ».
Era
una questione interessante. Visto l'effetto che aveva su di me, oltre
che la sua stazza, avrebbe potuto fronteggiarmi in qualsiasi momento.
E a quel punto pensai alle parole che avevo sentito nella mia testa,
cercando di far scattare la scintilla.
“Se
non vuoi che faccia del male alla tua cara nonnina, torna indietro
nel tuo bosco e non le torcerò un capello. Arrenditi,
vattene. E
vedrai che la riavrai indietro in meno di un attimo.”.
Quelle
parole erano impresse in modo indelebile nella mia mente. Le avrei
ricordate ovunque. Non sapevo se il lupo tenesse davvero mia nonna
prigioniera, ma non potevo rischiare che le facesse del male.
Eppure...
«
Torna...indietro? » ripetei, pensierosa. Le altre mi
guardarono, e
subito mi morsi la lingua. Avevo parlato di nuovo ad alta voce,
maledizione.
«
Red? » mi esortò Mulan, senza distogliere lo
sguardo da me.
Sospirai. E così, oramai alle strette, decisi di raccontare
ciò che
avevo sentito prima dell'incontro con Aurora e Filippo, sotto i loro
occhi stupiti.
«
Ma è incredibile...incredibile! » continuava a
dire Mulan. Era la
prima volta che la vedevo così poco composta. «
Questa è la prova
che siete davvero legati. Voi comunicate.
E forse anche tu puoi entrare nella sua testa, se lo volessi.
».
«
Vuole che torni indietro. Che mi arrenda. » mormorai,
scuotendo la
testa.
«
Forse ha paura. » ipotizzò Aurora, sedendosi
accanto a noi. «
Insomma, so che è poco probabile...ma è l'unica
spiegazione che
riesco a dargli. ».
«
E noi non ci arrenderemo. » ribatté Mulan, decisa.
La fulminai con
lo sguardo.
«
Non posso rischiare di perdere mia nonna. Se davvero la tiene
prigioniera, potrebbe ucciderla. » risposi di getto,
alzandomi in
piedi. Ero in preda alla confusione.
«
Cosa? » sibilò Mulan, alzandosi in piedi. Gli
occhi erano due
fessure iniettate improvvisamente di uno strano astio, che non avevo
mai visto nei miei confronti.
«
Vuoi che la lasci morire? » ribattei, irritata.
«
E vuoi mandare al diavolo tutto quello che abbiamo costruito fino ad
ora per un tuo dubbio? Sul serio? » sputò Mulan,
furiosa.
«
Io non...non posso rischiare di – »
«
E' il nostro mondo, Red! Vorresti abbandonare tutto, arrenderti,
per questo? A cosa è servito, allora?! ». Mulan
stava gridando. Nei
suoi occhi vedevo la rabbia e l'odio per tutta la distruzione e il
caos. E tra tutto questo c'ero anche io, che non riuscivo a capire la
sua reazione. O meglio, la comprendevo fino ad un certo punto. Non
avevo ancora deciso cosa fare, e lei stava reagendo quando ancora non
avevo preso una decisione.
«
Io non ho deciso, ancora. » ribattei, cercando di mantenere
la
calma.
«
Tu? » ripeté lei, alzando le braccia al cielo.
« E' di te che si
tratta allora? Non hai capito ancora che stiamo combattendo tutti per
un unico scopo?! Non sei da sola, maledetta egoista! ».
Colpì
con forza il tavolo con entrambe le mani, scaricando la rabbia sul
legno invecchiato, e lasciandoci nel silenzio più totale. Si
tirò
su dopo qualche istante ,e con foga lasciò la stanza.
Uscì dalla
porta principale, dirigendosi verso la stalla.
Rimasi
immobile per qualche minuto, sconvolta dalle sue parole. Egoista.
Quella
parola feriva più di mille lame.
«
Red... » iniziò Aurora, ma mi alzai prima che
finisse di parlare.
«
Scusa. » dissi semplicemente, lasciando la stanza. Presi le
mie
cose,attraversai la grande porta d'entrata, già lasciata
aperta da
Mulan, e mi diressi nel fitto del bosco. Volevo allontanarmi da
quella casa per un po'.
Seguii
il percorso del ruscello per qualche metro, fino a che non trovai un
albero frondoso sotto cui ripararmi dal pallido sole della mattina.
Mi sciacquai il viso. L'acqua era fresca e limpida, decisamente
rivitalizzante.
Mi
schiarì le idee. Forse avevamo sbagliato entrambe, ma su una
cosa
Mulan aveva ragione: avevo nuovamente pensato a me stessa, quando
c'erano tantissime persone che stavano collaborando nell'ombra per
aiutarmi in quel viaggio che sembrava fosse stato fatto per me.
Ma
non ero un'egoista: era chiaro che volessi il bene del Regno, ma
forse Mulan ed io eravamo diverse sotto questo punto di vista. Lei
avrebbe dato la vita per la patria, mentre io vacillavo solo al
pensiero di perdere mia nonna sotto le grinfie del lupo.
Lasciai
sbollire la rabbia, e una volta ripresa l'usuale calma mi alzai in
piedi e mi preparai a tornare verso casa. Rimasi in attesa di un
suono, anche minimo, da parte del bosco.
Niente.
La
mancanza degli animali doveva pesare molto ad Aurora. Forse non le
avevo concesso il tempo necessario per sfogarsi, o forse lei non
voleva farlo. Sapevo solo che quella situazione andava risolta.
E
in quel momento un suono riuscii a sentirlo. Un rumore di passi.
Mi
voltai. Mulan mi osservava in silenzio, a pochi metri di distanza. La
sua espressione tradiva il dispiacere per quella lite ingiusta.
«
Mi dispiace. » dissi per prima. Ero sempre restia a scusarmi
a causa
del mio stupido orgoglio, ma quella volta volevo essere la prima. Ci
tenevo, perché quel litigio era davvero privo di senso.
«
Anche a me. » rispose lei, avvicinandosi. « Non
volevo dirti quelle
cose. Non penso affatto che tu sia un'egoista. ». Mi prese le
mani,
e le strinse delicatamente tra le sue.
«
Lo so. E io...cercherò di capirci qualcosa. E non vi
abbandonerò.
Lo prometto. ».
Ci
abbracciammo in silenzio, solo per un istante. Poi, come se nulla
fosse accaduto, ritornammo sui nostri passi verso la casa di Aurora,
entrambe di nuovo composte e poco inclini a quel genere di
sentimentalismo.
Per
questo Mulan mi piaceva tanto. Era così simile a me che
trovavo
persino sensato il litigio appena risolto: due caratteri
così simili
dovevano scontrarsi, in un modo o nell'altro.
«
Così, tu e Jim..? » iniziò lei, e in
quel momento capii che tanto
composta non era neppure lei, quando si trattava di quei discorsi da
donne. Le lanciai un'occhiata, e la vidi sorridere appena.
«
Non intendo rispondere. » mi affrettai a ridere, e lei
ridacchiò.
Raggiunsi la porta di casa e lì vi trovai Jim, Filippo e
Aurora, ad
attenderci.
La
loro espressione, tuttavia, tradiva un certo nervosismo.
«
Che è successo? » mormorai, confusa. Incrociai lo
sguardo di Jim,
teso e concentrato su di me.
Aurora
si spostò dal tavolo di legno, avvicinandosi a Filippo. La
sua
figura lasciò spazio ad un puntino luminoso proprio vicino
alla
teiera di coccio che Aurora utilizzava per il suo tè agli
aghi di
pino.
Mi
avvicinai, incredula. Il puntino luminoso si fece più
intenso quando
mi avvicinai, per poi affievolirsi nuovamente.
«
Campanellino... » sibilai, ma mi mancava il fiato.
Campanellino
sollevò la testolina, muovendo i capelli arruffati, e
rispose con un
battito d'ali. La polvere di fata cadde appena, dissolvendosi prima
di toccare terra.
La
sua luce era flebile, di certo non come la ricordavo.
«
Cosa ci fai qui, che succede? » chiesi improvvisamente,
rendendomi
poi conto di non essere in grado di comunicare con lei. Non conoscevo
il linguaggio delle fate, perciò non riuscii a capire le sue
parole
attraverso il battito d'ali e gli scampanellii che produceva.
Mi
voltai verso Aurora, confusa. « Dice che è
contenta di vederti. »
mi spiegò lei, ed io sorrisi. Aurora conosceva bene quella
lingua.
Ricordo che le sue tre fate madrine erano state delle ottime
insegnanti. Successivamente aveva tentato di insegnare qualcosa anche
a me, senza successo. Conoscevo solo qualche parola sporadica, e di
certo non sarei stata molto d'aiuto.
«
Cosa ci fa qui? » sussurrai, incerta. Aveva fatto un lungo
viaggio
dall'Isola che non
c'è, e questo era davvero preoccupante.
« Cosa
le sta succedendo? ».
Ricordai
l'effetto che le radiazione e l'Apocalisse stavano avendo su Peter.
Lui stesso mi aveva detto che gli effetti dei gas tossici stavano
influendo sulla capacità di volare. Presto non ne sarebbe
stato più
capace. In quel momento mi venne in mente quando Campanellino
rischiò
la vita perché tutti smisero di credere nelle fate. Le stava
accadendo la stessa cosa. Stava morendo, lentamente.
«
I suoi poteri stanno svanendo lentamente. Presto non sarà
più in
grado di volare. E poi... » Aurora trattenne un gemito al
solo
pensiero. Non sapevo che fine avessero fatto le sue fate madrine, ma
in quel momento sospettai il peggio.
«
Perché è qui? » chiese nuovamente
Mulan. Jim distolse lo sguardo,
e a quel punto iniziai a preoccuparmi.
«
E' arrivata da pochi minuti. Mi ha spiegato qualcosa, ma
non...ecco... » iniziò Aurora, balbettando.
«
Aurora. » la ripresi, convinta. La conoscevo troppo bene.
Erano
brutte notizie. « Ti prego. ».
Si
fermò. Chiuse gli occhi. Prese un lungo respiro, nel
silenzio più
totale.
«
Il lupo ha rapito Peter. ».
Il
fuoco stava divampando.
Era
rabbia, odio cieco. Desiderio di vendetta.
Perché
Peter? Perché lui?
Il
lupo mi stava mandando un segnale di guerra, qualcosa che mi impediva
di ragionare lucidamente.
Gridai,
poi lo feci una seconda volta. Uscii dalla casa di Aurora sbattendo
la porta, a passi rapidi avanzai sul prato di morbida erba verde, al
limitare del bosco. Alzai gli occhi al cielo, ora grigio e coperto di
nuvole.
Minacciava
pioggia, da un momento all'altro.
«
AVANTI! » gridai con tutto il fiato, a pieni polmoni.
« Fatti
avanti, cane! Sono qui! Perché mi fai questo?! Maledetto!
».
Ero
stanca. Stavo raggiungendo il limite, e i miei nervi non avrebbero
sopportato a lungo quello stress psichico. Il lupo stava giocando
d'astuzia, e cominciavo a capire il suo gioco: privandomi delle
persone a me care, mi avrebbe convinta a ritirarmi per sempre.
Minacciandomi
con l'amore che serbavo nel cuore, e portandomi via le persone a cui
tenevo di più.
Peter
si era indebolito molto a causa delle radiazioni: il ragazzo forte e
agile che conoscevo si era consumato alla ricerca di una cura per
Pennino, ed ora stava soffrendo sotto le grinfie di quella sporca
bestia.
La
testimonianza di Campanellino mi rassicurava di una cosa: il lupo
diceva la verità, non stava bluffando.
E
se aveva rapito Peter, probabilmente aveva con se anche mia nonna.
Peter.
Dio
santo, dovevo andare da lui. Dovevo salvarlo subito. Al diavolo il
piano, al diavolo le strategie.
Peter
era in trappola, in pericolo...dovevo riportarlo da me.
Il
mio Peter.
«
Sono qui! Parlami! Combatti, vigliacco! » urlai ancora al
cielo. Non
sapevo con chi altro prendermela. E il cielo stesso mi rispose con
una goccia di fredda pioggia. Ad essa ne seguì un'altra, poi
un'altra ancora.
E
in pochi istanti fui solo una ragazza fradicia sotto la pioggia, in
preda alla rabbia.
«
Red... ».
Mi
voltai. Aurora mi fissava con gli occhi tristi. Anche lei teneva
molto a Peter, e sapeva quanto stavo soffrendo. Oltre le sue spalle
vedevo il tiepido bagliore di Campanellino attraverso la pioggia e la
finestra.
Era
debole. Quasi inesistente.
«
Io devo andare da lui. Devo trovarlo. » mormorai, senza voler
sentire altro. Aurora rimase a fissarmi, in silenzio. Sapeva
benissimo che non avrebbe potuto ribattere. C'era la vita di Peter in
ballo.
La
pioggia batteva senza sosta, quasi a farci male. Ma nessuna delle due
si mosse.
«
Devo riportarlo a casa. » aggiunsi, scuotendo la testa.
« Il lupo
vuole me, e nessun altro. È quello che vuole. La mia resa.
».
Un'altra
figura raggiunse Aurora, affiancandola. Mulan mi guardò a
lungo
senza parlare. Solo la pioggia gridava attraverso quelle gocce
pesanti, che si schiantavano rapidamente al suolo.
Un
tuono squarciò il cielo con il suo rumore, facendoci
sussultare.
“Forse
non sono stato chiaro.”
La
sua voce arrivò insieme al frastuono del cielo, profonda e
suadente
come la ricordavo. Portai le mani alla testa, colta da quel dolore
che ogni volta mi sopraffaceva.
Un
altro tuono, e caddi in ginocchio con un gemito strozzato. Tenni la
testa tra le mani sotto la pioggia.
“I
tuoi amici ti saranno vicini, ma per quanto? Il tuo amico Peter non
vivrà a lungo se non fai come ti dico.”.
«
A...Affrontami, m-maledetto. » riuscii a sibilare, sperando
che mi
sentisse. Sperando che qualcuno, chiunque, riuscisse a sentire le mie
parole.
“Torna
indietro, Red. Arrenditi. E' molto semplice.”
Perché
continuava a ripeterlo? Non capivo. Non capivo, maledizione.
Torna
indietro.
Torna
nel tuo bosco.
Torna
indietro.
Un
fulmine squarciò il cielo, illuminandolo completamente. E a
quel
punto capii.
Dovevo
tornare indietro, perché...
Perché
lui era lì.
Mi
aspettava nel solo luogo in cui poteva trovarsi. Casa sua. Dove tutto
era iniziato.
Dove
meditava la sua vendetta.
Ora
capivo. Le tessere del puzzle tornavano lentamente al loro posto,
lasciando coincidere i pezzi.
Si
era rifugiato in quel luogo perché era lì che si
sentiva potente,
che aveva piena facoltà dei suoi poteri: probabilmente lo
aveva
capito quando ci aveva affrontati in un regno diverso dal suo.
Era
più debole, all'esterno. Per questo voleva affrontarmi dove
si
sentiva al pieno delle sue forze.
Si
era spostato al punto di partenza. E a me rimaneva una sola cosa da
fare.
E'
molto semplice,
aveva detto.
«
Voglio...voglio tornare a casa. » sibilai, cercando di
dimenticare
il dolore. « Voglio tornare a casa! ».
Un
altro fulmine frantumò il cielo, questa volta in mia
direzione. Mi
sentii pervadere da un calore incredibile, che riuscì a
scuotere
ogni fibra nel mio corpo. Mi sollevai da terra, e quando aprii gli
occhi fluttuavo nell'aria in una strana nube di gas.
«
No, Red! » gridò Mulan, cercando di raggiungermi.
In quel momento
vidi Campanellino volare rapidamente fuori, seguita da Filippo e,
più
veloce di tutti gli altri, da Jim.
Lo
vidi correre rapidamente, senza staccare gli occhi da me. Non sapevo
cosa sarebbe accaduto, ma avevo la netta impressione che non avrei
più rivisto nessuno di loro. Così fissai nella
mente lo sguardo di
Jim, lo stesso di quando mi guardava in quella camera da letto,
contemplando il mio corpo ardente di desiderio.
Volevo
ricordarlo perché mi avrebbe dato tanta forza, qualsiasi
cosa
sarebbe accaduta.
Il
buio mi avvolse, e quando chiusi gli occhi rividi il volto di Jim
nella mia mente.
E
nonostante tutto, il mio animo fu pervaso da un senso di pace, anche
in quell'oscurità.
Neve.
C'era
tanta neve attorno a me. Aveva attecchito bene al suolo, era fresca e
familiare. La riconoscevo.
Aprii
gli occhi e mi tirai su. Non avevo bisogno di osservare altro. Gli
alberi, il sottobosco, la coltre bianca e il cielo. Non c'erano
dubbi: ero nel mio bosco.
Il
lupo mi aveva fatto tornare a casa, da lui. Per affrontarlo.
La
mia sacca era ancora legata a me, così come i coltelli che
tenevo
saldamente alle giarrettiere. La lancia era pronta, ben affilata e
illuminata dal riverbero della neve bianca sulla lama liscia.
Tirai
su il cappuccio, nascondendo i capelli, pronta a proteggermi da un
eventuale attacco. Rimasi in attesa.
Un
rumore di passi mi costrinse a voltarmi. C'era qualcuno alle mie
spalle, e i passi sulla neve erano decisamente umani.
Umani?
«
Finalmente ci incontriamo, Cappuccetto
Rosso.
» la sua voce inconfondibile mi fece rabbrividire. Di fronte
a me,
la sagoma di un uomo si stagliava elegante a pochi metri di distanza.
Mi
concentrai su di lui, sorpresa: nonostante il freddo, indossava
un'elegante camicia bianca e un paio di pantaloni tenuti su da un
cinturone di costosa pelle, dalla fibbia splendente; gli stivali
erano scuri e ad altezza ginocchio, impreziositi da rubini che
sostituivano le fibbie grezze sul polpaccio. Un lungo cappotto scuro
dal taglio raffinato gli dava un'aria elegante, da principe. Un
principe oscuro, decisamente.
Quando
lo osservai in viso, per un attimo pensai di aver preso un abbaglio.
Forse stavo sognando.
Ma
nonostante il passare degli anni, non potevo non ricordarmi di lui.
La barba curata, i capelli scuri a spazzola, gli occhi grigio
antracite. Era lui, senza dubbio.
Hunter.
Il
Cacciatore.
Nb. Scusatemi per l'enorme ritardo, di solito cerco di pubblicare un
capitolo al mese ma questa volta sono stata sommersa dagli impegni e
non ne ho avuto la possibilità. Spero che questo capitolo vi
sia piaciuto, si comincia lentamente a capire qualcosa credo eh eh...
fatemi sapere cosa ne pensate, cercherò di aggiornare
più frequentemente!
Un abbraccio,
L.
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