“Don’t underestimate the allure of darkness. Even the
purest of hearts are drawn to it.”
Bella prova, Elena.
Siamo arrivati
tardi e ci siamo finiti in mezzo. Sono stata la prima ad entrare, senza seguire
il consiglio di Enzo di andarci cauta e passare dal retro, e sono stata la
prima ad essere morsa. Due volte. Non c’è muscolo che non urli di dolore.
Quando cerco di muovere le dita delle mani, non le sento. Non c’è
corrispondenza fra quello che ordino e quello che accade. Il veleno agisce in
24 ore, come fa ad essere così rapido?! Centra il fatto che peso cinquantatre
chili scarsi?
Mi hanno morso e
gettato sul tavolo da biliardo. Sono atterrata fra le palline ed una è anche
finita in buca. Mi convinco di non essere spacciata e cerco di afferrare la
stecca che giace buttata con noncuranza accanto al mio orecchio destro, ma
qualcuno più rapido la conficca nel mio sterno, mancando di poco il cuore. Il
cuore nero intriso di veleno. Le convulsioni si acuiscono e – finalmente! -
svengo per il dolore.
///
“Che c’è?”
“Un brivido... puoi
spingere sull’acceleratore? Ho una brutta sensazione…”
Benché fosse certa
che non fosse dovuta alla bassa temperatura, Caroline sollevò il finestrino frugando
in cerca del cellulare. “Elena non risponde” soffiò e mosse nervosa la gamba destra.
“Quanto manca ancora?”
“Poche miglia.”
“Faremmo prima a
piedi. Senza offesa.”
Stefan sollevò due dita
dal volante ma il piede affondò sul pedale del gas. D’istinto, le strinse la
mano abbandonata sul ginocchio sinistro. “Nel caso, avrò bisogno del tuo aiuto
per tornare in me.”
Caroline stava per
replicare ma la paura aveva aggredito ogni singola fibra nervosa. Annuì, non
fidandosi della voce. “Chiamo Rick e Jenna per vedere se sanno qualcosa.”
///
Il rantolo di
dolore si era perso nelle grida dei morenti, ma Klaus l’aveva registrato come
un lungo tremore che riteneva dovuto all’adrenalina e non si era fermato a
pensare. Nella sua mente imperava l’ordine di ‘sterminare e punire’, così fece
quello che gli riusciva meglio: squartò e sgozzò ogni singolo nemico che
intralciasse il cammino finché non furono tutti morti e l’imprecazione di
Elijah non lo riportò alla realtà. Fu il nome a scuoterlo. Il ripetuto ‘no’ di
orrore del fratello.
L’ultima immagine
di Elena Gilbert comprendeva un’acconciatura scomposta, una sexy t-shirt che
copriva un pelo le mutandine e il rossore delle guance mentre gli gridava
assurdità sulla ‘scelta di un binario’ che la sua mente aveva registrato come
un ridicolo chiacchiericcio senza senso. Era sola, seminuda, indifesa e c’erano
delle catene appese al suo letto. La mente aveva fatto gli straordinari per
cinque secondi, prima che la ragione schioccasse le dita di fronte agli occhi,
e lo riportasse alla realtà di una donna arrabbiata che lo stavo costringendo a
fare una scelta imponderabile.
Ora si rifiutava di
riconoscerla nel cadavere trafitto che giaceva e gambe e braccia aperte su un
insanguinato tavolo da biliardo.
Elena Gilbert era
livida, immobile e fredda.
Elena Gilbert era
morta e qualcuno pietoso – forse il fratello – le aveva chiuso gli occhi.
Klaus si avvicinò
esitante e gli occhi si inumidirono ad ogni passo. Dovevano chiuderla così,
senza una risposta… senza aver litigato un po’…
Il suono di ossa
rotte quando il vampiro estrasse la stecca spezzata, fu uguale a tanti altri
suoni orribili che aveva udito nella sua vita. Le ossa di Elena Gilbert non
erano diverse dalle altre ossa. Il suo corpo non reagiva diversamente al
veleno. Klaus le sfiorò la fronte, infilando piano le braccia sotto le ginocchia
e il collo. La testa ciondolò verso il bicipite e lì si assestò.
“Ed ora devo dirlo
a Caroline…” disse con voce roca mentre Elijah trascinava
fuori Enzo da un mucchio di cadaveri. L‘uomo imprecò quando la vide. Imprecò
perché non sapeva che altro dire e tacque assestando un paio di calci
arrabbiati ad un licantropo morto poco distante. “Dov’è, la vostra maledetta
strega?!”
“Qui.”
Davina è accorsa quando
ha sentito le urla. Le scarpette basse sono macchiate di sangue. C’è Kol con lei, la segue ad una breve distanza.
Dall’espressione sul viso, Klaus è sicuro di parlare con Ayana
e non con la ragazzina dal vestitino sporco.
“Hai detto che ci
avresti parato il culo, è vero o no?!”
Klaus urla e la
voce è troppo alta, troppo carica e l’adrenalina gli scorre di nuovo nelle
vene.
“La discendenza di Amara sta morendo ma c’è speranza.”
“Speranza un cazzo,
è morta e toccherà a me dare la
brutta notizia!”
“C’è ancora un po’ di vita in lei. Usa il tuo sangue, Niklaus. Guariscila.”
Ma è livida e la
stecca ha trapassato il cuore! Non riesce a carpirne il battito, c’è troppa
agonia attorno a lui. Enzo sgombera due tavolini e li unisce. “Forza, prima che
arrivi la biondina. Con quella c’è poco da scherzare, è una tritapalle…”
“Non capisco cosa
vi aspettiate da me… o da lei” ringhia adagiando il
corpo sui tavolini. Klaus morde il polso e lascia scivolare le gocce di sangue
sulle labbra. Può spremersi le vene, non tornerà in vita.
“Qua facciamo
notte.” Enzo le afferra il mento e le apre la bocca. Una goccia di sangue cade
direttamente sulla lingua. “Se si sveglia e ci trova così, le prende un colpo”
ridacchia, nervoso. “Quanto tempo ci vuole, di solito?”
“Di solito sono vivi.”
“Ma vaffanculo” soffia tirando via una goccia dalle labbra
secche della ragazza. “Scusa, eh. Ho rimediato un morsetto anche io.”
“La banca del
sangue è chiusa, arrangiati.” Klaus posa i pugni sul tavolo e la guarda. Il
buco nero cicatrizzato. Eccolo lì. “Kol renditi utile… va fuori a controllare la situazione.”
Per la prima volta,
caso strano, il ragazzo obbedisce.
“Che vi è saltato
in mente di venire qui? Sapevamo dell’imboscata, li abbiamo provocati apposta.”
Enzo batte una mano
sulla coscia, seccato. “Che cazzo ne sapevo! Mi ha chiesto di sorvegliare la
mafiosa, l’ho fatto! Stavamo venendo ad avvertirvi!”
“Ragazzo, ci
muoviamo in queste situazioni da secoli!
Non abbiamo bisogno…”
“Fratello, basta.”
Elijah si intromette fra i due uomini, alzando le mani. “Non possiamo incolpare
nessuno ma solo biasimare noi stessi se siamo giunti a questo punto.”
“Fate silenzio, si sta svegliando.”
Quella ragazzina è
inquietante. Klaus le lancia un’occhiata e torna a fissare Elena che rinviene
lentamente, un battito di ciglia alla volta, contro tutte le aspettative.
“A me piace amoreggia' pe' le
strade in liberta'…”
Oh dio, quella
pronuncia liquida! Perché, Signore?! Perché proprio a me questa croce? Sospiro
e muovo la testa. Sono sdraiata sul duro ma il dolore al torace è svanito e il
bruciore ai muscoli pure. “Risparmiami, Enzo…”
Sento le voci dei
fratelli sopra di me. Apro con cautela gli occhi e li sbircio a turno. Elijah è
sollevato, Enzo ha la sua stessa espressione e Klaus è incazzato come al
solito. Ha il braccio sporco di sangue ma il resto dei vestiti non è messo
meglio. Infilo un dito nel buco della mia maglietta. Ah sì…
lo ricordo. Purtroppo. “Complimenti, signori. Non è da tutti farmi svenire”
scherzo alzandomi piano piano a sedere. “Lo
rifacciamo in un posto più comodo e pulito?”
Enzo sghignazza e
mi da una pacca sulla spalla affermando che non li reggo tre uomini, Elijah fa
una strana smorfia e si guarda attorno, Klaus ha lo sguardo lontano e i
lineamenti tesi. Vorrei ringraziarlo del disturbo, ma imbocca la porta proprio
mentre sopraggiungono Caroline e Stefan. Stefan lo trattiene nel locale, lei quasi corre verso di
me, evita Enzo che le ha spalancato le braccia e dopo un istante i suoi capelli
mi finiscono in bocca. Nello stesso istante, Kol
torna dentro consigliando una fuga rapida. Da come la mette giù, sembra stia
arrivando anche la guardia nazionale. Defilarsi è una buona idea. Anche se ci
ho scherzato, sto ancora tremando di paura. Elijah mi chiede di tornare a casa
con loro. Solo per una notte, per sicurezza. Caroline vuole restare a farmi compagnia.
Enzo la invita a non ‘rompere le balle’ con il pigiama party, Stefan la fa riflettere
sul fatto che ‘forse’ voglio solo dormire, lei diventa aggressiva – come sempre
quando viene contraddetta - e hanno il loro primo litigio. Posso esprimere un parere
su una cosa che mi coinvolge? No, eh?
Klaus mi guarda e
non dice niente. Sparisce nel fragore dei fuochi d’artificio che continuano
indisturbati e nelle sirene della polizia, lasciando orme insanguinate sul
marciapiede. Se mi odia, perché non ha lasciato che morissi?
///
“Here I go
Going down, down,
down,
My mind is a blank,
My head is spinning
around and around,
As I go deep into
the funnel of love.”
“Non dormi?”
I get weak in the
knees-click.
“Non ci riesco.”
Lascio ciondolare
le cuffiette attorno al collo mentre Hayley si siede
su mio letto, una gamba piegata sotto l’altra. E’ sempre enigmatica e
bellissima. “E’ stato lo spirito della strega che risiede in Davina a salvarti la vita, i ragazzi ti credevano morta.”
“Vatti a fidare
degli uomini...”
Enzo mi ha detto
che è stato proprio un ‘brutto vedere’. Sembravo priva di vita, con quella
scheggia di legno infilata a pochi centimetri dal cuore e la pelle livida per
il morso. “E’ rimasta un po’ di tisana?”
“Giù per lo scarico
del lavandino. Vuoi…”
“No, faccio io.
Tanto non ho sonno” mormoro sentendomi vagamente in colpa per aver rifiutato la
compagnia di Caroline. Voglio stare da sola, tutto qui. Hayley
non è stressante come Caroline, sa quando fermarsi.
“Ti faccio vedere
una cosa.”
Sbircio la foto sul
cellulare. Mi manca poco per mugolare come quelle cretinette
che incontri in strada, fissate con i bambini o i cani. Hope
è bellissima e sembra non aver preso dal padre… è
così allegra, nella foto. “Che splendore…” E’ la
gioia della sua mamma e dimostra che Hayley ha così tanta
fiducia in me da portarmi le prove della bambina viva.
Quando se ne va per
mettere al sicuro il suo tesoro, scendo in cucina con passo felpato. Kol sta rientrando in quel momento. Mi guarda, si stupisce
che sia lì, poi ricorda e mi ignora. Sono tutti strani, in quella famiglia.
Quasi tutti. Preparo la mia tisana e mi accampo in salotto. Ci credete che non
ho idea di dove si rintani Elijah? Non penso dorma con Hayley.
Li ho visti adorarsi a distanza e mantenerla fisicamente. Ma come fa? Non le
viene mai voglia di…
“Tesoro, stai
bene?”
Lupus in fabula.
“Non dormo e non penso dovreste farlo neppure voi. Non temete altre ritorsioni
da parte di Francesca? Potrebbe venire qui ad incendiarvi la casa.”
“Non lo farà.
Abbiamo queste ora.”
Uhhh, le pietre! Ma chi
le ha prese e quando? Apro il sacchetto che odora un po’ di vaniglia e cannella… beh, in fondo erano nascose in una biscottiera. Sassi
scuri, niente di speciale.
“L’appuntamento di Davina con Kol era un modo per
forviare il nemico ed avvicinarsi alla casa di Francesca senza destare
sospetti. Kol è un buon ladro, dobbiamo ammetterlo.”
Una cosa di cui
vantarsi alle cene di famiglia. “Beh, allora noi possiamo anche andarcene.
Avete ottenuto quello che volevate e il branco di Jace
vi aiuterà a riportare ordine in città” dichiaro con la stessa violenta
leggerezza che usò Jeremy per decidere il mio futuro la notte della festa. Mi
chiedo ancora come sarebbe stato il… ballo.
“Vi preferiamo
sapervi al sicuro.”
Devio lo sguardo
sul camino spento. Parla per te. A Klaus non frega niente di niente. Se non
l’avessero costretto, mi avrebbe lasciato morire.
“Sono felice di
vederti viva.”
Liscio le pieghe
dei pantaloncini con una mano. Sto tremando e ho bisogno di una stretta. Allungo
il passo verso di lui e gli circondo le spalle con un braccio. L’altra mano
regge ancora la tazza vuota. Elijah esita e ci mette un po’ a ricambiare. Forse
le cose con Hayley andrebbe meglio se fosse un pochino
più espansivo. “Grazie lo stesso.” Gli sorrido e mi muovo in direzione della
scalinata, poi ricordo che ho la tazza in ostaggio e subito torno dabbasso,
voltando per la cucina. Lo vedo con la coda dell’occhio e appena lo registro mi
fermo. Anche Elijah lo sta fissando, perplesso. Klaus è appena rientrato ed è arrabbiatissimo,
a livelli che non ho mai visto prima. Qualunque cosa gli sia successa, non
voglio entrarci. Poso la tazza nel lavello e torno in camera mia senza voltarmi
indietro.
///
Mi sento un po’
scema con quella ciotola di latte in mano e nessuna colonia di gattini a cui
dare da mangiare. Eppure erano qui, la volta scorsa. Confusa, gratto la testa e
torno dentro. Come previsto non ho dormito molto e mi sono alzata presto per
fare un po’ di jogging attorno alla villa. Faccio una lunga doccia fresca.
All’alba l’aria pizzicava ma passata un’ora, si era già riscaldata abbastanza
da farmi desiderare l’aria condizionata. Mando un messaggio a Caroline per
informarla che sto bene e le raccomando di non litigare con Stefan.
Lo leggerà quando accenderà il cellulare o smetteranno di…
mh… non ci pensare. Faccio un rapido conteggio delle nature
delle persone presenti in casa e decido la colazione. Come previsto, l’unico a
ringraziarmi dal profondo dello stomaco è Kol che
spazzola tutto con la voracità tipica degli adolescenti. “Sto crescendo” mugola
fra un boccone e l’altro. Ha sentito l’odore nell’aria e mi è arrivato alle
spalle mentre friggevo il bacon. Lo ricordavo meno alto.
“Perché prepari la colazione in una casa di vampiri
assetati di sangue?”
“Per gentilezza e
cortesia” rispondo. “Assetati è una
parola grossa. Non credo di averli mai visti nutrirsi da quando sono qui.”
“Come sta il fratellino?”
Stronzo. “Ricordati
che sei solo umano.”
“Mi stai minacciando?”
“Ti appendo al muro
come un trofeo, ragazzino” sorrido.
“No, non ho spazio
nello studio e nel salotto stonerebbe.”
La battuta
sarcastica di Klaus ci coglie di sorpresa entrambi. Già sveglio? Gli lancio una
sguardo da capo a piedi. Ha dimenticato qualche pezzo di vestiario ma anche se
sono abituata a Jeremy che gira in boxer e maglietta per casa di prima mattina,
non è certo la stessa cosa. Non è mio fratello.
“Dov’è, la mia
vergine? Un vampiro assetato di sangue non mangia bacon e uova.”
Scherza e non so se
è un buon segno o meno. “E’ difficile trovarne una a quest’ora” borbotto e gli
presento una tazza, rossa dentro e fuori.
“C’è rimasta solo
la sua ragazza” risponde, allegro.
Kol mugugna e lo
guarda male per parecchi secondi. “Non
hai mai avuto una cosa bella e pura in tutta la tua vita. Parli per invidia.”
Bella e pura. Il
ragazzo è preso. Sorrido cercando di non farmi vedere. “Ho un dubbio circa la
dieta di Hayley. Cosa mangia ora?”
“Non ti dar pena.
E’ tornata carnivora” mormora facendo
un vago gesto della mano.
In che senso?
Klaus alza le
sopracciglia e sorride, indicando il soffitto. Oh. Ma dai? Sono contenta. E
invidiosa. “Proporrei di togliere le tende...”
“Sono avanti a te, secca.” Kol infila l’ultimo pezzo di pane in bocca e tira indietro
la sedia. “Ho un appuntamento.”
“Con la cosa bella
e pura?”
“Invidia… oh, invidia!” declama portando
due mani al cuore e terminando con un dito medio in direzione di Klaus.
Temo il momento in
cui resterò sola con lui, ma ancora una volta Klaus mi stupisce.
“Chi cucina non
pulisce” mormora togliendomi le stoviglie di mano. “Siediti lì.”
Matto. Mi arrampico
su una sedia, appoggiando il braccio destro allo schienale e scuoto i capelli
che sento appiccicati alla testa.
“Elena, non puoi
lanciarti alla cieca. Non sei indistruttibile e se non fosse stato per la
strega, il tuo nome sarebbe comparso sul muro accanto a quello di mia figlia.”
Ha preso i piatti e
li ha messi nel lavandino. Non ha alcuna intenzione di lavarli, solo di fare la
paternale a me. “Sono stata avventata” ammetto, riaprendo l’acqua e spostandolo
con un colpetto di bacino. Dove tengono il detersivo…
ah, eccolo. “Hayley mi ha fatto vedere una foto. È stupenda.”
Miro basso e gli strappo un sorriso di orgoglio paterno. “Ne avete altre?”
“Non cercare di
manipolarmi, disgraziata.”
Ammicco, mostrando
la punta della lingua.
Klaus sospira,
arreso. “Ho i miei tempi, Gilbert. Non pretendere più di quanto riesca a dare.”
“Sei fissato e
paranoico. Ho solo preparato la colazione e lavato i piatti.”
“Mi piace vederti
lavare i miei piatti…” mormora stringendo gli occhi.
“Perché sei maschilista
e pensi che il posto di una donna sia la cucina e la camera da letto.”
“Smetti di blaterare
stupidaggini” bisbiglia piegando la testa. “Per quanto ti desideri, non dimentico
il tuo recente lutto e non approfitterò di un momento di debolezza.”
Finisco di
asciugare le stoviglie e lo guardo, incerta sulla risposta.
“Elena, non sono
così insensibile da non provare niente. Se ti scopro trafitta a morte, mi viene
il malumore.”
Odio quando mi
parla con quel tono di voce. Lui non lo sa, ma le mie difese si abbassano
notevolmente.
“Guardami negli
occhi e non mentire. Cosa provi per me?”
Ha rigirato la
domanda! Che figlio di… “Un bacio non può creare
tutto questo casino…”
“Non gliel’hai mai
detto” mi interrompe, intrappolandomi contro il lavandino. “Perché non gliel’hai
mai detto?”
Perchè tira fuori Damon? Mi
fa sentire ancora più in colpa. “N-non lo so… non contava… avevo altre cose
a cui pensare…”
“Avete più fatto l’amore?”
Klaus mi solleva il mento con dolcezza ed io penso che no, non l’abbiamo più
fatto dall’ultimo litigio. Ma il motivo non era lui, erano i problemi! Liv, i Viaggiatori,
le prese di posizioni estreme. Poso le mani sul suo torace e lo allontano,
stendendo piano le braccia. “Basta così.”
“Che cosa vuoi,
Gilbert? La connessione sentimentale? Il sesso? Qualcuno che ti porti la
colazione a letto, la mattina?” insiste.
Ha sempre avuto un
ottimo frasario a cui attingere. Perché usa le mie parole? “Ho detto ‘basta
così’.”
“Io voglio tutto
questo, Gilbert. Tutto. Puoi darmelo o dobbiamo continuare a litigare fino alla
fine dei tempi?”