“On
candystripe legs the spiderman comes
Softly through the shadow of the blissfully dead
Looking for the victim shivering in bed
Searching out fear in the gathering gloom
Suddenly!
A movement in the corner of the room!
And there is nothing I can do
When I realise with fright that
The spiderman is having me for dinner tonight!”
Lullaby-
The Cure
27. Lullaby
Ci sarebbe andato.
Per ripicca o forse per prendersi una soddisfazione, aveva deciso di
andare a casa di sua madre e dirle tutto.
Sarebbe entrato e una volta lì, davanti a lei, le avrebbe
spiattellato in faccia ogni cosa. Gli avrebbe raccontato di suo padre,
di se stesso, di tutti gli anni che aveva vissuto senza il suo
appoggio; le avrebbe parlato di Izaya e di quanto lo avesse amato e
avrebbe urlato tutto il suo odio per il destino che glielo aveva
portato via e se lei avesse cercato, anche solo con uno sguardo, di
sminuirlo o ignorarlo, avrebbe spaccato ogni cosa accusandola,
scagliandole addosso tutto il suo disprezzo.
Il motivo che lo spingeva ad agire era sconosciuto anche a lui stesso,
ma la voglia di urlare e di sfogarsi lo aveva reso prigioniero. Doveva
tirare fuori la rabbia che sentiva crescere sempre di più.
Aveva voltato le spalle a Brad con freddezza eppure la collera aveva
cominciato a montargli nello stomaco senza spiegazioni.
Riconobbe in ogni piccola cosa il quartiere nel quale era nato e
cresciuto; camminò sempre più deciso, superando
il muretto sul quale aveva scritto di suo pugno tutte le battute
divertenti da ricordare che aveva condiviso con Chaz, calpestando la
sgommata che aveva lasciato con la sua bici da bambino quando, sul
marciapiede, non aveva calibrato abbastanza bene la velocità
mentre suo padre lo rimproverava impaurito.
Si lasciò alle spalle ogni cosa, tranne una.
«Jay!».
Si fermò.
Niente l’avrebbe fermato, ne era certo, tranne lui.
Vide la sua sagoma avvinarsi con incertezza ma poté
riconoscere perfettamente la sua andatura nonostante non fosse ancora
chiara la sua immagine.
Non lo raggiunse, ma attese il suo arrivo sentendo scalciare qualcosa
dentro. Dopo mesi provava qualcosa di diverso dal rancore.
Era vicino.
Non solo lo vedeva, ma riusciva a percepirlo con una forza tale da
fargli perdere il fiato. Erano passati quasi quattro anni, eppure, Chaz
sembrava sempre lo stesso: gli occhi neri senza alcuna ombra, le labbra
ben delineate con un pizzico di sorriso imbarazzato. Occhi neri nel
quale si era perso per minuti e minuti neanche troppo tempo fa.
«Come stai?» chiese Chaz stando a debita distanza,
come se avesse paura di valicare un confine ormai troppo netto.
«Sto bene.» lo fissò con cautela e
incredulo; temeva di avere davanti un fantasma.
«Come al solito: è sempre la prima risposta che
dai.» ironizzò con una punta di nostalgia, per poi
avvicinarsi un po’ di più verso quel ragazzo
così diverso nell’aspetto, nello sguardo, eppure
così uguale nelle risposte e probabilmente
nell’essenza: «Sono infinitamente felice di
vederti, Jay.».
Una volta lo avrebbe certamente abbracciato, avrebbe corso verso di lui
e l’avrebbe stretto con tutta la forza che aveva in corpo,
adesso lo fissava incerto.
Cercava parole da dire, cose da fare per manifestargli ciò
che sentiva dentro, ma rimase immobile.
«Sei ritornato a casa, alla fine?» chiese Chaz,
convinto che fosse lì perché ci abitava.
Jay si ricompose e disgustato solo dall’idea, rispose
categorico: «No. Non ci sarei mai ritornato.»
«Cosa ci fai qui, allora?» perseverò
senza notare l’agitazione e l’insofferenza che pian
piano prendevano possesso del corpo del suo vecchio amico.
Anni fa l’aveva lasciato lacerato, ma in procinto di rifarsi
una vita; lo ritrovava consumato, disfatto, come il trucco che portava
sugli occhi. Con un pizzico di soddisfazione pensò che Izaya
l’avesse deluso, preferì non ostentare apertamente
tale pensiero. Non era felice del fatto che Jay fosse triste ma che
Izaya avesse sbagliato tutto.
«Non c’è più, Chaz. Izaya non
c’è più. È morto un anno e
mezzo fa.»
«Ah…» mormorò con un nodo in
gola.
Capì che, in qualche modo, Jay avesse immaginato i suoi
pensieri e così aveva preferito precisare prima ancora di
sentirsi fare delle domande scomode, ciò lo fece stare male:
era stato l’autore di tanta indelicatezza, si
sentì come se avesse infierito direttamente sul corpo di
Jay, percuotendolo crudelmente: «Mi dispiace.»
«Tranquillo, sono le cose della vita.»
minimizzò senza credere neanche un secondo a ciò
che stava dicendo.
«Sono cose che fanno male.» concluse Chaz
fissandolo.
Lo guardò bene e si accorse di quanto quel ragazzo avesse
occupato ogni singolo giorno sebbene l’avesse estromesso
dalla sua vita.
Jay non si era mosso di una virgola, non si era avvicinato a lui come
non si era scomposto. Ogni parola pronunciata dalla sua bocca pareva un
pugno gelido in pieno stomaco ma la sua postura non era mai cambiata:
stava dritto sulla gamba sinistra, con le spalle rigide e la testa
leggermente rivolta altrove, come se stesse sempre sul punto di
andarsene. Ogni tanto postava lo sguardo da lui e si inumidiva le
labbra come se volesse fermare parole imprudenti.
Jay era bello e dignitoso tanto da metterlo in soggezione; Chaz non si
vergognò di ciò che pensava perché
dopo tanto tempo, nonostante i cambiamenti, ancora subiva il suo
fascino, sentendosi sempre più attratto da quegli occhi
limpidi che, diversamente dal solito, avevano qualcosa di
più che lo rendeva incantevole, insostenibile.
«Mi dispiace per quello che è successo.»
asserì con sicurezza sperando che Jay non riuscisse a
leggere ancora nel suo cuore. Il dispiacere esisteva, ma avercelo
davanti era la cosa più importante.
«Lo so che ti dispiace, ma…» si
fermò, mordendosi le labbra per frenare sul nascere il
sorrisetto divertito provocato dalle sue deduzioni perché,
come al solito, aveva colto i pensieri dell’amico.
Cambiò discorso: «Che hai fatto in questi
anni?» chiese rilassandosi, incrociando le braccia.
«Niente di che. Mi sono iscritto all’University of
Bath.»
«Bath!» esclamò inarcando le
sopracciglia e annuendo in segno di approvazione. «E per il
resto? Come stanno i tuoi?»
«Non ci sono al momento, sono in viaggio, torneranno tra un
paio di giorni.» rispose imbarazzato, dondolandosi per non
apparire impacciato; teneva le mani nelle tasche dei jeans per evitare
che Jay potesse accorgersi del tremore: l’emozione cominciava
a farsi sentire.
«Sono felice di averti visto, Chaz. Stammi
bene…» si congedò con
un’espressione compiaciuta e sorniona, servendogli un breve
sorriso. Si voltò ma, prima che potesse fare il primo passo,
l’altro ragazzo lo dissuase dal compierne altri:
«Aspetta!».
Jay indirizzò ancora lo sguardo verso di lui e attese.
Passarono minuti interminabili di silenzio, quei tipici attimi che a
contarli con l’orologio restano reali minuti ma che a
misurarli con la sensazione che lasciano addosso sembrano manciate di
eternità tutte concentrate in un istante.
Chaz esitava, così Jay non aspettò
più: si avvicinò sicuro ma senza alcuna irruenza
e gli afferrò il viso tra le mani per poi affondare la
lingua tra le sue labbra, gustandole, mordendole mentre sfiorava con il
pollice l’angolo della bocca per sentire attraverso il tatto
stesso la sensuale ed avida lotta.
Sebbene si trovassero in strada Chaz non protestò, ma si
lasciò accarezzare bramosamente e spingere piano piano verso
casa sua.
Jay continuava a baciarlo insaziabile come se avesse trattenuto per
anni un istinto che, prima o poi, sarebbe esploso e non appena furono
abbastanza vicini al cancello si staccò da lui, lo
afferrò per la mano e senza chiedere, senza pensare, si
introdusse nel giardino dell’amico portandoselo dietro con
prepotenza. Non voleva fermarsi per nessuna ragione al mondo, non erano
più amici, non avevano più niente da perdere
entrambi, così non gli diede il tempo neanche di negarsi
qualora Chaz avesse voluto.
***
Le sue mani
grandi lo stringevano con vigore e dolcezza, la sua pelle vibrava al
solo contatto con le labbra dell’altro e la mente si liberava
da ogni pensiero per lasciare spazio all’unica cosa che
importasse davvero: “Io ti amo, Jay.”. Lo
sussurrava a fior di labbra ogni volta che si ritrovava sul suo piccolo
ragazzo, mentre si spingeva sempre più dentro di lui. Si
muovevano insieme per sentirsi, per consumarsi, per afferrarsi, per
godere di ogni impercettibile sfumatura. Jay annusava, percepiva ed
indovinava ogni desiderio e così anche l’altro
che, con smaniosa nostalgia, si appropriava di ogni suo respiro,
intrappolandolo tra le labbra per poi portarlo ad infrangersi sulla
bocca di chi l’aveva appena generato. Non c’era
niente oltre il loro odore, oltre il loro desiderio, oltre il loro
amore. “Ti amo anche io, Izaya”.
Scosse la testa per
togliersi quel ricordo dalla mente mentre sfiorava con la lingua il
disegno perfetto e carnoso delle labbra di Chaz; seguiva con le labbra
ogni curva del suo corpo, da capo a piedi, per poi concludere il
viaggio nel punto più desiderato, tenendogli le braccia
immobilizzate all’altezza del petto, stringendogli i polsi in
una mano.
Chaz era stordito,
compiaciuto, incredulo. Felice.
I respiri affannati
riempirono la stanza in penombra, alimentando l’impazienza;
l’attesa divenne insostenibile in balia dei baci di Jay:
«Sei qui, con me.» sussurrò Chaz
divaricando le gambe per accorciare le distanze ancora un po’
e permettere a Jay di farlo suo con tutto il desiderio che avevano
collezionato in quei minuti fatti di intenzioni, di promesse.
Si mosse adagio sul
corpo accaldato che si concedeva apertamente a lui, e saggiando con la
punta delle dita il calore intriso di piacere, lo fece suo con impulso
strappandogli un lamento.
Sentiva la
barba folta di Izaya contro la propria spalla quando lui lo ghermiva, voltava
la testa per guardarlo di tanto in tanto mentre lo stringeva dentro di
sé, per cogliere la smorfia di piacere che non si sarebbe
perso per nulla al mondo: Izaya strizzava gli occhi e si mordeva le
labbra mentre si muoveva stringendogli i fianchi, accompagnando i loro
movimenti unificati e perfettamente simbiotici. C’era
dolcezza e frenesia, amore e sesso, felicità e divertimento.
C’era
Izaya.
Jay si mosse
più aggressivamente per distogliere la mente, strinse gli
occhi senza mai guardare Chaz. Si ammonì per questo e li
riaprì per vedere la faccia di chi aveva sotto di
sé mentre, con le ginocchia piantate al letto, infieriva
senza riguardo nelle viscere dell’altro.
Sapeva con chi era e non
l’avrebbe mai dimenticato, ma i ricordi lo torturarono fino a
strappargli le lacrime che poi lasciò cadere con rabbia,
stringendo i denti, nel momento in cui raggiunse l’apice,
invadendo di piacere ogni recesso.
Si lasciò
cadere supino sul letto, liberando dalla presa Chaz che, per tutto il
tempo, non si era minimamente accorto della presenza di quei ricordi
tra loro, non sapeva di essere una scappatoia neanche troppo efficace;
sorrise appagato mentre scrutava il solito lampadario che simboleggiava
l’abbraccio impossibile tra il sole e la luna e
pensò che, per un volta, in realtà era accaduto,
era stato possibile. Jay, invece, fissava il vuoto.
“Non mi lascerai mai, vero?”
“Non
potrei mai lasciarti.”
Angolo
Autrice
Coff Coff!
Ero un po' in crisi perché, effettivamente, non sapevo di
essere capace di scrivere scene un po' più... insomma, avete
capito.
Spero di essere stat efficace ma non volgare.
Voglio chiedere perdono stavolta a Babbo Aven. Forse questa scena non
è stata il massimo per te XD ma doveva esserci
perché, come hai potuto vedere, non è una mera
descrizione di una notte di sesso, è una serie di cose.
Quindi ti chiedo perdono: non lo faccio più :(
Voglio dedicare questo capitolo ad Oxymoros perché
sì e anche a Julie. A Julie perché in questi due
giorni mi ha fatto un regalo: ha deciso di portare avanti una crociata
per mettersi in pari e mi ha riempita di recensioni stupende che non
dimenticherò mai. Le sue reazioni mi hanno colpita molto e
spero di non averla depressa troppo (sì, ha scoperto che
Izaya è morto ): ).
Voglio ringraziare la splendida Bijouttina, LadyWolf e DarkViolet92
(grazie anche a te ma... spoilerizzi un sacco nelle recensioni
T_T).
Ringrazio un sacchissimo dal profondo del mio cuore Elsker
perché, non solo si è messa in pari, ma ha
scritto delle recensioni cariche di amore per Jay ed è una
consolazione per lui (per lui sul serio :P)... anche per me!
Grazie a tutti quelli che hanno inserito la storia nelle
Preferite/Ricordate/Seguite.
Se qualcun altro volesse lasciare un commentino ne sarei davvero felice
^_^
Un abbraccio.
Bloomsbury
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