Da quando le porte del castello di
Arendelle erano state
riaperte ogni giorno decine di persone, in maggioranza dignitari di
regni
vicini e cittadini scontenti, si presentavano all'ingresso chiedendo di
poter
parlare con la regina. Elsa riceveva tutti con calma e costanza,
volendo
impegnarsi al cento per cento nel suo ruolo di sovrana. Quella mattina
ad
aiutarla c'era Anna, che aveva deciso di starle accanto per tutto il
giorno
dopo i crolli a cui aveva assistito nei due giorni precedenti. Sedute
una sul
grande trono al centro della stanza e l'altra in una lussuosa sedia
accanto ad
esso, ricevevano una ad una le persone.
Dopo circa due ore e dopo aver salutato,
ascoltato e
congedato sedici persone, Anna iniziò a sbadigliare.
"Ma fai veramente questo ogni giorno,
tutti i
giorni?" chiese con voce incredula alla bionda accanto a lei, che
scoppiò
a ridere.
"Temo di sì, e dovresti farlo
anche tu invece di
andartene sempre in giro con Kristoff o a giocare con Olaf!" la
rimbeccò.
"Lo sai che non sono fatta per essere
regina! E poi tu
sei troppo brava, non reggerei il confronto".
Elsa sorrise. Il battibecco amichevole con
la sorella le
aveva risollevato l'umore e, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad
Anna,
l'aveva svegliata dal sonno che provava a sua volta per la noia di
ciò che
stava facendo.
Sorrideva ancora quando le guardie dietro
la porta della
stanza la riaprirono e fecero cenno a due figure incappucciate di
entrare. La
coppia camminò lentamente fino al centro della stanza, quasi
avessero paura. Le
guardie richiusero la porta lasciandoli soli e quando le due figure
arrivarono
davanti alle sorelle rimasero immobili.
Elsa li guardò con sguardo
dubbioso.
"Prego, potete parlare" li
invitò.
Con mano tremante, entrambi si tolsero il
cappuccio.
Il silenzio riempì la stanza.
Nessuna delle due poteva credere ai loro
occhi. Doveva
essere uno scherzo, non c'era altra spiegazione. Dopo diversi secondi,
la donna
tremendamente simile alla loro madre parlò:
"Anna, Elsa..." disse solo, le lacrime che
le
bagnavano il viso.
Non appena il suono della sua voce
colpì le loro orecchie,
le dirette interessate scoppiarono a piangere e corsero ad
abbracciarli. Elsa
si strinse a suo padre, Anna a sua madre. Dopo un paio di minuti, ormai
piangendo tutti e quattro copiosamente, si scambiarono ed Elsa
andò ad
abbracciare sua madre e Anna suo padre. Quando finalmente si
staccarono, Anna
prese parola:
"Ma come...vi credevamo morti!"
"Per molte ore abbiamo pensato di esserlo
anche noi
tesoro" rispose sua madre.
"Ma cosa è successo? Dove siete
stati tutti questi
anni?" si intromise Elsa.
Sospirando pesantemente, Agdar
iniziò a parlare per la prima
volta da quando era entrato nella stanza:
"La nostra barca è affondata
durante una tempesta"
le sorelle annuirono, lasciandogli intendere che era quello che era
stato detto
loro, "Ma non siamo morti. Dopo una notte intera passata a galleggiare
appoggiati a una trave di legno siamo stati trascinati a riva dalle
acque e
abbiamo subito cercato di raggiungere la civiltà. Dopo
diversi giorni siamo
riusciti a trovare delle case e abbiamo scoperto di essere finiti in
una
qualche costa dell'Inghilterra. Purtroppo per noi, non sembrava esserci
traccia
di regalità in quel posto. Nessun castello, nessun re al
quale rivendicare il
nostro status di regnanti di Arendelle, nessuno che credesse alla
nostra
storia. Ci hanno presi per pazzi, persino per malviventi che cercavano
di
raggirarli, e siamo stati costretti a fingersi dei semplici paesani per
molto
tempo. La vita di paese non è stata troppo dura, ma ci ha
fatto capire quanto
ci mancava casa. Quanto ci mancavate voi. Un giorno, notando che lo
stalliere
del paese lasciava spesso incustoditi i cavalli, ne approfittammo e nel
cuore
della notte ne prendemmo due e partimmo. Fu un viaggio lungo, dovemmo
attraversare oltre nove città senza morire di fame o di
freddo e senza farci
uccidere o rubare tutto dai briganti. Quando arrivammo sulla riva ad
est
rispetto a quella da dove eravamo giunti ci siamo finti sguatteri e
abbiamo
ottenuto lavoro in una nave diretta verso le Isole del Nord. Da
lì siamo
tornati ad Arendelle... tutto questo lungo viaggio ha richiesto tre
anni, ma
alla fine ce l'abbiamo fatta" raccontò il re, un braccio
protettivo
intorno alla moglie mentre parlava.
Le sorelle avevano ascoltato tutto in
silenzio, cercando di
non perdersi nessun dettaglio. Non sapendo cosa rispondere al racconto,
entrambe abbracciarono di nuovo i genitori, che le chiusero in un
abbraccio di
gruppo.
"Abbiamo assistito al tuo spettacolo ieri,
sei stata
meravigliosa!" disse Idunn verso la maggiore, stringendola forte a
sé.
Elsa arrossì ma suo padre sembrò irrigidirsi.
Notandolo, Anna gli chiese se stesse bene.
Lui sembrava
imbarazzato.
"Elsa...ecco...non crediamo sia stata una
buona idea
quella di ieri sera" disse.
Elsa si sciolse dalla stretta della madre
e lo guardò con occhi
interrogativi, Idunn abbassò lo sguardo.
"Avresti potuto fare del male a qualcuno,
avresti
potuto fare del male ad Anna!" aggiunse, prendendo coraggio.
La figlia lo guardò con sguardo
ferito, le braccia
che andarono a stringersi intorno
al corpo.
"No padre, Elsa sa controllare benissimo i
suoi poteri
ora, ha imparato!" si intromise Anna, non voleva che sua sorella
ricadesse
nelle stesse identiche paure da cui l'aveva salvata solo poche ore
prima.
Senza dar segno di averla ascoltata, Agdar
continuò:
"Abbiamo passato anni a dirti di stare attenta e ora fai uno spettacolo
davanti a tutti? E se uno dei regni vicini si spaventasse e dichiarasse
guerra
ad Arendelle per ucciderti?"
Elsa parve distruggersi sotto quelle
parole, ogni piccola
certezza che aveva ritrovato in quei due mesi di libertà
dopo il Grande Disgelo
stava crollando. La temperatura della stanza crollò
sensibilmente e il
pavimento intorno ai suoi piedi si congelò, ma suo padre
sembrò non
accorgersene.
"E non indossi più i guanti!
Come puoi essere così
sconsiderata? Almeno pubblicamente dovresti portarli sempre con te!"
Anna, a quelle parole, sentì un
moto di rabbia crescerle
dentro. Come si permettevano di parlare così di sua sorella?
Dopo tutto quello
che aveva passato per colpa loro?
"Non parlarle così! Non deve
mai più indossare quei
guanti, è solo colpa vostra se si è chiusa in
quella camera! Non ha mai fatto
del male a nessuno eppure l'avete rinchiusa, insegnandole solo ad avere
paura
di se stessa!" urlò arrabbiata. Idunn era immobile, alcune
lacrime le
solcavano il viso ma non osava proferire parola. Agdar non aveva questo
problema, e anzi sembrò aumentare ancora di più
il suo risentimento verso la
figlia maggiore.
"Non gliel'hai detto, vero?" disse,
rivolto alla
bionda.
"No..." rispose Elsa con un sussurro
talmente
basso che Anna fece fatica a sentire.
Anna non ci stava capendo più
nulla. Di che cosa stavano
parlando? Cosa doveva dirle?
Elsa chiuse gli occhi, le braccia strette più che mai
intorno ai suoi fianchi e
la schiena leggermente curva, come se volesse rendersi il
più minuscola e
invisibile possibile.
"Anna, tutto quello che abbiamo fatto lo
abbiamo fatto
per il tuo bene, e per quello di Elsa. Non poteva stare accanto a te, e
abbiamo
sempre cercato di aiutarla a controllarsi" aggiunse Agdar, addolcendo
il
tono di voce alla vista della figlia maggiore terrorizzata davanti a
lui.
"Di che diavolo state parlando?!"
Prima che Agdar potesse aggiungere altro,
Elsa corse via
dalla stanza, lasciandoli soli.
"Guardate cosa avete fatto! Ci ha messo
mesi per
smettere di odiarsi e ora voi spuntate dal nulla e la fate sentire un
mostro di
nuovo?!" esplose Anna, la rabbia che ormai le riempiva ogni fibra del
corpo.
"Anna, per favore, siediti. Dobbiamo
raccontarti una
cosa" disse Idunn occhieggiando il marito, che annuì.
"No! Devo fermare Elsa e calmarla!"
"Per favore" ripeté Idunn, "Ne
varrà la pena.
Ascolta cosa abbiamo da dire e dopo potrai andartene".
Anna si sedette sulla sedia dove era
posizionata
inizialmente e attese, rabbia e odio chiaramente visibili nei suoi
occhi.
"Quando eri piccola, eri a conoscenza dei
poteri di
Elsa" iniziò Idunn.
"Ma...come...io non mi ricordo..."
"Non interrompermi per favore. Come
dicevo, sapevi dei
suoi poteri e tu ed Elsa eravate solite giocare insieme con la neve che
tua
sorella creava. Una notte, a nostra insaputa, vi alzaste e andaste a
giocare
nella grande sala da ballo del castello. Tu saltavi da delle alte pile
di neve
e Elsa ti prendeva al volo costruendo sotto di te altre pile di neve.
Ad un
certo punto però Elsa scivolò, e nel disperato
tentativo di non farti cadere in
terra lanciò un getto di neve verso di te ma per sbaglio ti
colpì alla
testa".
Anna era senza parole, non ricordava
niente di tutto ciò.
"Ti portammo dai Troll, e loro riuscirono
a curarti ma a
patto che tu dimenticassi ogni cosa sui poteri di Elsa. Inoltre ci
dissero che
il nemico sarebbe stata la paura e che Elsa doveva imparare a
controllare i
suoi poteri. Decidemmo di separarvi temporaneamente e di insegnare ad
Elsa a
controllarsi meglio, e questo è andato avanti fino al giorno
della nostra
partenza" concluse Idunn.
Anna si prese qualche secondo per pensare
a tutta la storia
e poi finalmente parlò:
"Ma...anche se questo fosse vero...Elsa non lo ha fatto apposta,
perché
isolarla dal resto del mondo per un incidente? Era solo una bambina!".
Idunn e Agdar la guardarono preoccupati,
la rabbia non era
svanita dalla sua voce e sembrava che la verità l'avesse
fatta arrabbiare
ancora di più.
"Avete rinchiuso vostra figlia per anni
facendole avere
paura di se stessa? Facendole credere di essere un mostro? E per cosa
poi? Per
proteggermi?! Sono cresciuta senza la mia migliore amica per una
decisione
presa da voi, ho passato anni a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in
me,
cosa avevo fatto di così orribile ad Elsa per farmi odiare
da lei, e la colpa è
solo vostra! Stavo per sposare un uomo appena conosciuto
perché non avevo idea
di cosa volesse dire amare qualcuno!"
"Cosa?!" esclamarono in coro i suoi
genitori a
quelle parole, ma Anna li ignorò.
"Per paura di affrontare le vostre
preoccupazioni avete
finito per rovinare la vita ad entrambe! E adesso Elsa è
andata a rinchiudersi
chissà dove e dovrà affrontare daccapo una cosa
che credeva aver superato per
sempre!"
Idunn abbassò la testa, era
veramente troppo per lei tutto
quello. L'ultima cosa che avrebbe voluto era fare del male alle sue
figlie, e
ora stava capendo che non solo lo aveva fatto a Elsa, ma anche ad Anna.
"Anna, ascolta..." tentò,
cercando di prenderle il
braccio con la mano.
"Non toccarmi! Non voglio parlare con voi,
non voglio
neanche vedervi. Se volete potete restare, ma non dite a nessuno che
siete qui.
Rimettetevi i cappucci, io devo trovare e vedere come sta Elsa e
insieme a lei
decideremo cosa fare" e detto questo uscì dalla stanza senza
neanche
guardarli e intimando alle guardie che attendevano fuori di
accompagnare i due
ospiti in una delle stanze reali e di lasciarceli finché
avessero voluto,
ordini della regina.
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Elsa non pensava che si sarebbe mai
ritrovata in quella
situazione, eppure eccola lì: rannicchiata contro la porta
della sua camera da
letto con le gambe strette al petto mentre piangeva, il ghiaccio
completamente
sparso intorno a lei e sui muri e i mobili della stanza. Era stata
così felice
di rivedere i suoi genitori! Per un istante aveva immaginato di vedere
i loro
sguardi felici alla scoperta del modo in cui usava i suoi poteri, di
vederli
fieri di lei...che stupida che era stata. Mentre stringeva forte gli
occhi e
affondava la testa nelle ginocchia per fare meno rumore possibile con i
suoi
singhiozzi, qualcuno bussò alla porta.
Non rispose, sapeva già chi era
e non voleva farsi vedere in
quello stato. Nonostante ciò la persona dietro la porta
sembrò non arrendersi e
bussò di nuovo.
"Elsa? Lo so che sei lì dentro,
ho vissuto fin troppe
volte questa cosa. Apri per favore, devo parlarti".
Nessuna risposta.
"Elsa, lo avevi promesso..."
Elsa singhiozzò leggermente
più forte a quelle parole...era
vero. Aveva promesso di non chiuderle mai più la porta.
Lentamente si alzò, si
asciugò velocemente le lacrime e aprì la porta.
Anna era lì che la guardava con
sguardo triste e senza dire
nulla le si avvicinò e la abbracciò forte. Elsa
dopo un attimo di esitazione
rispose all'abbraccio, chiudendo gli occhi.
"Mi hanno raccontato tutto. So
tutto...perché non me lo
hai mai detto in questi mesi? Avrei capito." iniziò Anna
dopo qualche
secondo di silenzio.
Elsa sospirò liberandosi
dall'abbraccio e notò che il
ghiaccio che fino a un attimo prima ricopriva ogni singolo angolo della
stanza
era completamente svanito. L'amore di e per sua sorella non smetteva
mai di
sorprenderla.
"Io...avevo paura" ammise infine.
"Paura? E di cosa?".
"Ti ho quasi uccisa, è colpa
mia se siamo cresciute
separate e se hai sofferto così tanto. Mi avresti odiata se
avessi saputo".
"Odiata? Colpa tua? Ma cosa... come avrei
potuto
odiarti? Eri solo una bambina e stavi cercando di aiutarmi,
è colpa mia se non
ti ho ascoltata e se sono scivolata, è colpa dei nostri
genitori se siamo
cresciute separate per tutto questo tempo!".
"Hanno solo fatto quello che era meglio
per noi"
rispose la bionda, per niente rincuorata.
"No, non è vero. Non dirlo
neanche per scherzo. Ciò che
era meglio per noi, per te, era lasciare che il nostro amore ti
insegnasse ad
usare i tuoi poteri. Era farti capire che non sei un mostro, e che puoi
controllare senza problemi la tua magia. La paura è il
nemico e loro cosa
fanno? Ti insegnano ad aver paura di ogni cosa, di te stessa persino!
Come può
tutto questo essere il meglio per noi?".
Elsa era ammutolita. Voleva credere alle
parole di sua
sorella, lo voleva davvero, ma anni e anni di persone che le dicevano
il
contrario non si dimenticano facilmente.
"Dove sono ora? Mamma e papà?"
disse solamente,
incapace di rispondere alle parole di Anna, incapace di credere di
essere
qualcosa di buono.
"Ho detto alle guardie di portarli in una
delle stanze
degli ospiti, rimarranno con noi sotto copertura finché non
troveremo una
soluzione. Non devi accettarli per forza Elsa, sei tu la regina ora,
possiamo
tornare a vivere come facevamo fino a ieri senza loro che ti dicano
quanto tu
sia sbagliata quando non è affatto così".
"Sono i nostri genitori Anna, non potrei
mai
semplicemente cancellarli dalle nostre vite per sempre".
"Inizio a pensare che dovresti".
Elsa si limitò a dare le spalle
alla sorella e a sedersi sul
grande letto a baldacchino, la rossa la seguì poco dopo.
"Qualunque cosa tu pensi, ricordati che
sei amata. Il
popolo ti ama, io ti amo, Kristoff e Olaf ti amano. Non è
abbastanza per farti
capire che le loro parole sono sbagliate?"
"Non lo so Anna...non so più
niente" Elsa era
esausta, pensare a quelle cose la faceva star male psicologicamente e
fisicamente,
voleva solo andare a dormire e dimenticare tutto e tutti per sempre.
"Prima di andare a dormire credo che
dovremmo dire ai
nostri genitori cosa ne sarà di loro almeno per i prossimi
giorni, va
bene?"
Elsa annuì stancamente: "Cosa
pensi di farne di
loro?"
"Una mezza idea ce l'avrei..."
Note
dell'autrice:
buonasera gente! Lo so, sono una
persona orribile e mi vergogno abbastanza per il tremendo e
imperdonabile
ritardo con cui arriva questo capitolo ma a quanto pare l'estate mi
rende ancora
più pigra del solito e questo, aggiunto al mio avere il pc
solo pochi giorni a
settimana, non aiuta :/ so di non avere scusanti e mi limito a
ringraziare con
tutto il cuore tutti voi che leggete e recensite e mi
impegnerò per pubblicare
il prossimo capitolo più in fretta. Per quanto riguarda
questo appena pubblicato...Agdar
è stato veramente orribile con Elsa :/ e la poverina
è tornata a credersi un
mostro :( ma per fortuna c'è Anna a ricordarle che
è tutto tranne quello :D gli
attriti fra lei e Agdar non sono finiti qui, e non escludo che prima o
poi
anche Elsa si faccia valere, anzi! Idunn abbastanza
passiva...sarà sempre così?
Sembra abbastanza dispiaciuta per il dolore inferto alla figlia quindi
non si
sa mai...vedremo :) mi scuso di nuovo per il ritardo e chiedo perdono
se ci
sono errori nel capitolo, l'ho finito di scrivere e pubblicato dandogli
sono
una riletta veloce per non ritardare ulteriormente la
pubblicazione...nel caso
lo editerò nei prossimi giorni. A presto col prossimo
capitolo!
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