"Don't hold yourself
like that
cause You'll hurt your knees
well I kissed your mouth, and back
But that's all I need
Don't build your world around
Volcanoes melt you down
And What I am to you is not real
What I am to you, you do not need
What I am to you is not what you mean to me
You give me miles and miles of mountains
And I'll ask for the sea."
Volcano-
Damien Rice
29. Volcano
Brad l’aveva distratto per molto tempo dalla sua vita,
infatti, rassettando la camera da letto del suo appartamento si rese
conto di non averla mai lasciata, neanche per una notte.
Aveva dormito a casa di Brad innumerevoli volte, ma era sempre
ritornato senza sentire il peso dell’assenza di Izaya,
stavolta lo sentiva: sparita la fonte principale delle sue distrazioni,
il ricordo dell’uomo che amava ritornò pienamente.
A volte si sentiva coccolato, altre avrebbe voluto scappare ma mai si
sarebbe distaccato da quella casa, nonostante facesse male. Avrebbe
fatto di tutto pur di tenerla ed era arrivata l’ora di
mettere in ordine la sua vita.
Si accoccolò sul divano, sorseggiando una tazza di
tè caldo davanti alla tv. Aveva cenato da solo evitando di
pensare troppo, aveva fatto la doccia distogliendo
l’attenzione da ogni piccola cosa: viveva distrattamente pur
di reggere la nostalgia che stava sempre in agguato, pronta ad
assalirlo.
I colpi vigorosi ed insistenti alla porta di casa lo risvegliarono dal
pericoloso stato di sovrappensiero che lo aveva reso un inconsapevole
prigioniero; aveva abbassato le difese e lo aveva pensato ancora, senza
accorgersene.
Si alzò dal divano ancora stordito, sorpreso dalla
capacità dei ricordi di insinuarsi riuscendo a non farsi
percepire e aprì la porta.
«Devo parlarti.» esordì Brad senza,
però, riuscire a finire la frase perché Jay,
già alla prima parola, gli aveva chiuso la porta in faccia.
Strinse i denti per non far caso all’umiliazione e
ricominciò imperterrito a richiamare la sua attenzione,
bussando sempre più impetuosamente: «Ti devo
parlare, Jay. Non me ne andrò di qui finché non
avremo parlato.»
«Vattene. Non aprirei neanche se arrivasse un terremoto,
preferirei morire sotto le macerie.».
La voce di Jay, al di là della porta, giunse pacata,
annoiata ma categorica. Brad capì che non c’era
molto altro da fare, se non essere sincero per la prima volta nella sua
vita: «Non aprirmi, ma devo dirti delle cose.» si
fermò per un istante, vergognandosi di ciò che
stava facendo. Pensò fosse patetico lanciarsi in una
dichiarazione d’amore fuori dalla porta di qualcuno, ma era
l’unica sua possibilità e avrebbe dovuto
giocarsela al meglio.
«So di aver commesso degli errori e di essere stato meschino,
ma sappi che tutto ciò che ho fatto, all’inizio,
era per interesse nei tuoi confronti, poi per amore, forse. Non so!
L’unico mio scopo era quello di tenerti con me. So che sono
un uomo inamabile e ho sempre creduto che servisse metterti
all’angolo per costringerti a provare qualcosa per me. Volevo
diventare l’unico sul quale tu potessi contare e ho messo in
pratica ciò che ho imparato in questi anni, senza rendermi
conto che tu sei diverso da tutti gli altri. Non meritavi
ciò che ti ho fatto; tu meriti la parte più
sincera di me, non quella che fa calcoli pur di…»
dovette fermarsi perché Jay aprì la porta
d’improvviso.
Rimase incredulo e non appena vide gli occhi del ragazzo
capì quanto gli era mancato. Soffocò un lamento
di infinito dispiacere per ciò che aveva fatto: era sincero.
«Non ho aperto la porta perché mi hai convinto, ma
perché odio queste scene patetiche sul pianerottolo di casa
mia. Puoi continuare il tuo monologo dentro.» concluse
scostandosi dall’uscio, invitandolo ad entrare.
Brad varcò la soglia incerto, guardandosi intorno,
sentendosi un estraneo e, in qualche modo, lo era davvero.
Jay chiuse la porta e sedendosi sul divano dal quale si era alzato
contro voglia prese la tazza di tè e lo fissò:
«Parla!»
Imbarazzato, cercò una posizione che potesse proteggerlo
dalla freddezza del ragazzo, così scelse di sedersi sulla
poltrona difronte a lui, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Dicevo… non lo so che stavo dicendo. Il punto
è che mi dispiace. Mi sono accorto di aver sbagliato con te
e vorrei dimostrarti che anche io posso cambiare. Posso cambiare per
te, Jay.» promise con le lacrime agli occhi.
Di fatto era pentito, ma i suoi trascorsi lo rendevano il
più brillante tra gli attori; non lo convinse pienamente.
Così, posando la tazza di tè sul tavolo per darsi
il tempo di pensare, lo squadrò per qualche istante per
capire se davvero credesse in ciò che stava dicendo.
«Sai cosa penso? Questa tua presa di coscienza ti fa onore e
credo che tu possa avere le capacità di costruirti un futuro
diverso, certamente più edificante, ma lontano da me. Quando
ti ho detto che con me avevi chiuso ero sincero, ero
convinto… sono convinto.»
«Ma hai sentito cosa ho detto?» chiese svilito:
«Io ti amo. Sono qui per dirti che voglio cambiare e voglio
farlo con te. Sei stato tu ad innescare questa cosa e adesso non puoi
abbandonarmi, devi aiutarmi a diventare un uomo
migliore…»
«Mi hai preso per uno psicanalista?» chiese
fulminandolo con gli occhi.
«Ti prego di non fare l’ironico.»
«Perché dovrei essere così gentile con
te? Non mi pare che tu abbia mai rispettato una mia esigenza.»
«Dici di provare disgusto nei miei confronti e poi ti riduci
come me?» domandò con calma dopo essere stato
travolto dallo straripante sarcasmo di Jay. «Se tu fossi
diverso da me non mi tratteresti così. Ti sto chiedendo di
aiutarmi. So che non lo merito ma non ripagarmi con la stessa moneta,
sarebbe molto più vendicativo, da parte tua, se mi trattassi
con compassione, con generosità. Innanzitutto capirei ancor
meglio la differenza che intercorre tra te e me.»
«Sei bravo con le parole, come sempre.» si
complimentò a fior di labbra.
«Sono sempre stato bravo con le parole, con i fatti sono un
disastro ma vorrei imparare a parlare meno e a fare qualcosa di
più… per chi amo.».
Il ragazzo sospirò stancamente: non credeva ad una sola
parola; ma i suoi occhi si persero di nuovo e senza consapevolezza
diede voce ai suoi pensieri con aria malinconica: «Conoscevo
uno che era l’esatto opposto. Parlava poco, il più
delle volte diceva stronzate per puro gusto, per divertirsi, ma poi
prendeva la mia vita e la rendeva migliore. Con i fatti non con le
parole. Tu mi chiedi di fare quello che quest’uomo ha fatto
con me ma c’è qualcosa che manca:
l’amore. Io non ti amo, Brad. E non ti amerò mai
perché…» si fermò stringendo
i denti, come se il dolore stesse prendendo sempre più piede
dentro le sue vene, ma poi quello stesso dolore fu un balsamo che lo
guarì dalla convinzione di non aver più nessun
sentimento nel suo cuore: «Non ti amerò mai
perché il mio amore è già riposto in
mani sicure. Io amo disperatamente, incondizionatamente un altro uomo.
Non c’è posto per te.».
Quelle parole furono una liberazione. Non se lo sarebbe mai aspettato,
ma ammettere di non essere totalmente privo di sentimenti lo fece
sentire forte: non provava più niente, ma amava ancora Izaya
con tutta la sua anima, non poté fare nulla per frenarsi.
«Non sapevo stessi con un altro.» disse
manifestando tutta la sua delusione, abbassando la testa sconfitto.
«Non ho detto che sto con qualcuno. Ho detto che amo un altro
uomo, è diverso.»
«Ma quest’uomo non ti vuole?»
«Quest’uomo mi vorrà in eterno, ormai.
Come lo vorrò io… è morto.»
concluse con un tono di voce assai strano: nonostante il contenuto
delle sue parole fosse devastante, la voce era sollevata, come se
avesse raggiunto una dolce rassegnazione nel quale si sarebbe cullato
per il resto della sua vita.
Brad lo guardò attonito, confuso da quella rivelazione
sciorinata a brucia pelo con arrendevole delicatezza, quasi disarmante
e così dolorosa da togliergli le parole di bocca.
Tutto avrebbe pensato, tranne che il demone ricalcitrante che viveva
sotto la pelle di Jay fosse il frutto di una mancanza così
devastante. Aveva avuto tra le mani un uomo demolito dalla perdita e
perfino lui riuscì a pentirsi di tutto quello che gli aveva
fatto.
Jay riuscì a percepire i sensi di colpa di Brad investirlo
con una forza sorprendente e rimase colpito dal suo sguardo smarrito,
relegato al pavimento, che non trovava più il coraggio di
destarsi e ristabilire il contatto visivo con lui.
“Non sentirti come se non fossi in grado di
provare qualcosa perché ogni uomo, anche il più
cattivo, cerca l’amore. È un bisogno, una
necessità fisiologica; non chiudere le porte, tu puoi
rinascere anche da un corso d’acqua inaridito e bruciato dal
sole.”.
Non si diede molte spiegazioni sul perché, proprio in quel
momento, le parole di Emily si fecero sentire forte e chiaro nei suoi
pensieri e nonostante fosse in sintonia con lei su molte cose, su una
era in totale disaccordo: non sarebbe mai rinato per amore, le sue
porte erano sbarrate; se per ogni vita ci fosse stato un limite massimo
di amore da provare, lui l’aveva raggiunto e superato con
Izaya; le sue capacità di amare si erano consumate con la
sua morte.
«Jay.» lo chiamò trovando finalmente il
coraggio di guardarlo: «Torniamo insieme, ti prometto che
cambieranno le cose. Sarò sincero e chiaro con te, ti
aiuterò sul serio a sistemare la tua vita ma tu, ti prego,
aiutami a sistemare la mia. Io ti amo.».
Quel sentimento così apertamente dichiarato suonò
stonato detto da lui, ma per il resto non aveva nulla da obbiettare.
L’aveva odiato con tutte le sue forze, ma dovette farsi
carico di una parte delle responsabilità circa la loro
storia: se l’avesse trattato con meno astio e avesse cercato
di rimetterlo in riga anziché lasciarsi affogare dalle sue
pretese, probabilmente, sarebbero riusciti davvero a salvarsi
vicendevolmente, trascinandosi in salvo.
«Parlami del tuo uomo, raccontami la tua storia. Voglio
conoscerti davvero, ho bisogno di sapere.» chiese Brad con
aria contrita.
Se non fosse stata la propria debolezza a convincerlo, non
gliel’avrebbe mai raccontata.
Si sentiva così stanco di lottare contro ciò che
provava che, d’un tratto, invitato da Brad, depose le armi e
si lasciò andare poco per volta.
Aveva bruciato tutte le sue foto, tranne una: la prima.
Non la mostrò a Brad, provava per quell’immagine
una gelosia inspiegabile tanto da costringerlo a difenderla dagli occhi
di chiunque, compresi i propri, ma decise di fargli conoscere Izaya
attraverso le sue parole, cominciando proprio dalla parte
più bella della sua storia, quella della loro prima
fotografia insieme affacciati al balcone della loro casa.
All’inizio fu titubante, come se non si fidasse a lasciare
nelle mani di Brad confessioni così preziose, ma il bisogno
di sfogarsi e di raccontarsi come non aveva più fatto lo
convinse a fidarsi e raccontò tutta la sua storia.
Raccontò tutto di Izaya.
Angolo autrice.
Stavolta sarò brevissima.
Non vi nominerò uno per uno come sempre, vi
ringrazierò tutti in egual modo perché, con
questo capitolo siamo a -5 capitoli alla fine della storia.
Chi più presente, chi meno, siete stati comunque tutti
importanti.
In cinque capitoli succederanno moltissime cose, compreso l'arrivo di
un nuovo personaggio :P
Non odiatemi, ma non vi posso lasciare senza darvi un'altra piccola
botta *_*
A presto!!!
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