BETWEEN
THE HUNGRY
Il Buio .
Brittany
mi teneva
ancora per mano,ma nessuno ci guardava. Ogni singolo sguardo era
concentrato su quel corpo,disteso sopra il tavolo,con le braccia a
penzoloni ormai prive della vita che un tempo le aveva animate. Il
cadavere pallido aveva gli occhi chiusi ed aveva perso l'immagine
della vitalità così improvvisamente,da incutere
timore. Steven era
morto. Non riuscivo ancora a crederci,non riuscivo...non riuscivo
ancora a metabolizzare la cosa. Quando i miei occhi finivano su quel
volto senza vita,una sensazione che si agitava dalla bocca dello
stomaco,mi costringeva a spostarli. Ma non potevo ignorare quel che
era successo,non potevo continuare a starmene in silenzio,assorbendo
un po' di forza da quella stretta di mano ed ascoltando i singhiozzi
incessanti di Alex. Da quando il ragazzo aveva chiuso gli occhi per
sempre,lei si era persa in un pianto disperato,distrutta dal dolore.
Non riuscivo neppure ad immaginare che cosa avrei fatto io,se avessi
perso Lucas. Osservando quell'amore fraterno esser stato spazzato via
così improvvisamente,non riuscivo a fare a meno di provare
un'angoscia che si estendeva lentamente,divorandomi dall'interno.
Forse avevamo sottovalutato la situazione,forse per via della
serenità che avevamo provato negli ultimi giorni al campo,ci
eravamo
illusi di essere al sicuro. Ma il campo non era la città,non
era il
mondo,non era la realtà. Era una tana fatta di illusione
mista a
speranza,ormai diventata semplice disperazione mista ad
incredulità.
Ne avevamo perso uno. Dopo solo quattro settimane,ne avevamo perso
uno. Quanti ancora ne avremmo persi?E,soprattutto,quali?
Noah guardò
Alex,un'ultima volta,e si incamminò per sollevarla da terra.
La
ragazza,che aveva lo stesso colorito del fratello disteso sul
tavolo,afferrò la mano del ragazzo con la sua tremolante.
«G-grazie...»
biascicò,con un filo di voce singhiozzante.
Noah accennò un
debole sorriso e non le lasciò la mano.
Alex tremava ancora.
Forse per il fratello,forse per la droga. Riuscivo a leggerle,su quel
viso irriconoscibile,il desiderio smanioso di stringere tra le mani
quella sostanza e,allo stesso tempo, di stringere tra le braccia il
fratello.
Batté forte i
denti,tirando su col naso,e poi disse «ho freddo».
Noah annuì
«vado a
prenderti una coperta».
La ragazza si sedé
a terra,incapace di stare in piedi con le sue sole forze. Era
così
sconvolta...guardandola avrei potuto immedesimarmi in lei,ed era per
questo che evitavo di farlo.
Scossi la testa
«tutto questo mi sta uccidendo».
Brittany mi guardò
con apprensione e sospirò «vorrei fare qualcosa
per lei» rispose,accennando alla ragazza.
Ci guardammo negli
occhi per qualche secondo e capimmo che fosse giunto il momento di
avvicinarci a lei,per cercare di alleviare la sua sofferenza. Ma come
potevamo sperare di farlo?Come si può alleviare la
sofferenza di
qualcuno che ha perso tutto il suo mondo?Sapevo già che
saremmo
state sconfitte in partenza,ma,con l'ultimo briciolo di forza che ci
era rimasta,decidemmo di provarci comunque.
«Alex,io...»
cominciai esitante. Lei alzò lo sguardo a fatica e,quando i
miei
occhi incontrarono i suoi,sentii di stare per soffocare. Non riuscivo
a parlare e spostai lo sguardo,intimorita.
«Ci dispiace
tantissimo» continuò Brittany,vedendo la mia
difficoltà. «So che
non possiamo capire quanto tu stia soffrendo in questo momento,ma
sappi che ti siamo vicine. Steven era il migliore qui in mezzo,era il
nostro leader...abbiamo perso tutti una persona speciale».
Alex continuò a
guardarla,sbattendo le palpebre,come se non avesse capito neppure una
parola. Chiuse un istante gli occhi,li spostò sul mio viso e
lo
fissò,poi annuì debolmente.
«Lo sentite anche
voi?» chiese con quel filo di voce rauca.
La guardai confusa
«cosa?»
Lei continuò a
guardarmi con quei suoi occhi gonfi. Non piangeva più,ma
anziché
sentirmi rassicurata,la mia ansia crebbe e sentii dei brividi
percorrermi le braccia.
«Il freddo»
disse
secca «uno per uno sentiremo freddo. Uno per uno...prima o
poi»
continuò a blaterare.
Spostai di scatto lo sguardo
dal suo viso ed afferrai la mano di Brittany. Alex mi
faceva paura,sembrava...impazzita.
«Britt,»
dissi
agitata «non ce la faccio» affermai con il cuore
che batteva
all'impazzata.
Lei mi guardò ed
annuì,intuendo il mio stato d'animo. Aumentò la
presa tra le nostre
mani,e mi portò via da lì. Sapevo che sarebbe
tornato,se non mi
fossi allontanata da quell'atmosfera carica di follia e sofferenza.
Sarebbe tornato ad impossessarsi della mia mente e del mio
corpo,immobilizzandomi con prepotenza sul posto. Il battito impazzito
era uno dei sintomi che avevo imparato a riconoscere,poi seguiva il
respiro corto ed affannoso,poi il panico,poi...
«Santana» mi
disse
Brittany,osservandomi con intensità «devi stare
tranquilla».
Inspirai a fondo.
«Non puoi
permetterlo» continuò,seria
«andrà tutto bene. Vedrai».
Mi concentrai sul
suono delle sue parole che aleggiavano ancora nell'aria,e poi sui
suoi occhi. Respirai a pieni polmoni e poi buttai fuori l'aria in uno
sbuffo rumoroso. Ce l'avrei fatta,adesso lo sapevo.
«Va'
meglio?» mi
chiese Brittany.
Anuii.
Nel frattempo Noah
era tornato con la coperta ed aveva avvolto Alex,che continuava a
giacere a terra,priva di forza. I suoi occhi non versavano
più
lacrime,esausti,ma lei continuava a blaterare tra sé e
sé,completamente sconvolta.
«Ehi,» le
disse
Noah dolcemente,afferrandole il mento. Lui non ne aveva paura.
«supererai anche questo. E te lo dice uno che ne ha passate
tante».
Alex la guardò,con
quel suo sguardo perso e disorientato e gli disse con un filo di voce
«l'aveva promesso».
Noah gli scostò i
capelli dal viso «lo so. Le persone promettono sempre quel
che non
possono mantenere».
In breve tempo
tornammo tutti attorno al corpo di Steven. Era il nostro modo di
onorarlo. Un modo strano,ma comunque un modo. I pensieri di ogni
singola persona vorticavano pericolosamente nell'aria,librandosi come
farfalle dalle nostre menti. Che cosa dovevamo fare?Non poteva
lasciarlo su quel tavolo come una bestia uccisa dal suo macellaio.
«Dovremmo
seppellirlo» esordii,spezzando il silenzio «non
possiamo lasciarlo
marcire qui sopra. Dovremmo farlo...»
Noah,ancora affianco
ad Alex,mi guardò ed annuì «hai
ragione».
«Che senso
avrebbe?» disse Alex,fredda «E' morto!»
Nessuno di noi le
rispose e tornò il silenzio. Eravamo tutti troppo sconvolti.
Nessuno
si sarebbe aspettato una morte così improvvisa,meno che mai
quella
di Steven : il più forte tra di noi. Era qualcosa che aveva
congelato,in una frazione di secondo ferma nel tempo,i nostri cuori
senza preavviso. Sarebbe potuto accadere a chiunque,ed il pensiero
del mio corpo immobile su quel tavolo,era ormai un tormento
incessante che straziava un'illusione di pace. Non volevo perdere
nessuno,ma se fosse successo?Chi mi avrebbe dato la forza necessaria
per continuare a vivere senza cercare di porre fine alle mie
pene?Continuavo a chiedermi che senso avesse una vita così.
Continuavo a chiedermi se quella situazione sarebbe mai cambiata,se
una mattina ci saremmo risvegliati ognuno nel proprio
letto,ricordando l'incubo che ci aveva tormentati nella notte.
Avremmo ricordato visi sconosciuti,avremmo ricordato gli affetti
persi,l'amore provato e ormai astratto come solo in un sogno
può
essere,e la lotta per la sopravvivenza. Poi ci saremmo alzati dal
letto,avremmo sbadigliato spalancando la bocca e ci saremmo guardati
allo specchio ripetendoci che era stato solo un brutto sogno. E
allora tutto sarebbe ricominciato dall'istante in cui era stato
interrotto. Ci saremmo persi a vicenda,ma avremmo mantenuto il
ricordo fino alla fine,perché un sogno così
vivido non può essere
dimenticato.
Osservavo ancora quel
corpo,persa nei pensieri,quando notai qualcosa che mi
pietrificò
all'istante. Il sangue mi pulsò rapido ed incessante come un
acido
che corrodeva le vene,e smisi per un istante di respirare. No,non era
possibile!
«Ma che
diavolo...»
Le dita di Steven si
strinsero in un pugno,sotto i nostri occhi increduli.
«Steven!»
esclamò
Alex con gli occhi sgranati «Steven!»
ripeté sollevandosi da terra
ed avvicinandosi al corpo del fratello.
«Alex,no!»
esclamò
Lucas,correndo verso di lei.
Gli occhi del
ragazzo si aprirono,ma erano vitrei e pieni di sangue. Steven si
sollevò con il busto dal tavolo ed agitò le
braccia,poi il suo
verso ci attraversò in un istante,folgorandoci
improvvisamente. Alex
stava per stringere la mano di Steven,presa dalla
felicità,quando
Lucas la spinse via e sparò al ragazzo un colpo di pistola
dritto
alla nuca. Gli schizzi di sangue macchiarono il suo viso e lui
strinse ancora di più la pistola,impassibile.
«Che cosa hai
fatto?!» urlò Alex a terra,tra le lacrime.
Noah corse da
lei,ancora scioccato,e le strinse la mano,bloccandola per tenerla
ferma.
«Hai ammazzato mio
fratello!» gridò furiosa,agitandosi tra le braccia
di Noah «Era
tornato per me!»
Lucas scosse la
testa. Non si era neppure tolto gli schizzi di sangue dalla faccia.
Guardava il buco nella fronte di Steven,con quell'espressione fredda
e distante. Per un attimo,mi parve di avere di fronte un'altra
persona.
«Quello non era
Steven!» urlò lui,avvicinandosi alla ragazza
«Quello era un
affamato!»
A bocca aperta,mi
sforzai di mettere insieme delle lettere esistenti
«Lucas»
biascicai nel vano tentativo di richiamarlo.
«No!»
rispose
lui,fulminandomi con lo sguardo «Te l'avevo detto Santana!Te
l'avevo
detto!Avremmo dovuto avvisarli. Sapevamo che sarebbe
successo!»
Tutti gli sguardi
furono su di me,persino quello di Brittany. Io,ormai,ero senza
parole. Il cuore mi esplodeva nel petto,impazzito,ed i miei occhi
vagavano sui visi altrui,in cerca di un'emozione che non sembrasse
ostile.
«Se ancora non
l'aveste capito,il morso porta alla morte!Non c'è scampo. Il
morso
ci trasforma!»
L'unica cosa che
ricordai,dopo quell'ultimo grido esasperato,fu il silenzio. Era un
silenzio inconsistente,spazzato via da parole non dette,pregno di
preoccupazione,rabbia e disperazione. Mio fratello aveva ragione :
avremmo dovuto dirlo. Quando me ne resi conto,capii che fosse troppo
tardi.
*
Il rumore della pala,conficcarsi
nel terreno,risuonava nitido nella mia testa. Era
costante,ritmico,ed era l'unica cosa su cui riuscissi a concentrarmi.
Noah scavava ininterrottamente da qualche decina di minuti,sotto il
sole che calava lentamente dietro le montagne,scaricando la sua
rabbia sul terreno. Aveva il respiro affannoso ed il viso imperlato di
sudore,sporco di terra così come la sua maglietta. Ancora un
ultimo
sforzo e la buca sarebbe terminata per ospitare il corpo morto di
Steven. Eravamo tutti lì,tutti,tranne Lucas. Ancora sporco
di sangue
e nero in viso,si era rifugiato nella sua tenda,alla ricerca del
silenzio,forse per pensare. Dovevo andare a parlargli. Erano ormai
minuti che mi imponevo di farlo,ma quando facevo qualche passo per
allontanarmi da lì,il mio corpo si paralizzava,impedendomi
di
camminare oltre. Avevo paura di lui. In quel momento avevo solo
paura. Avevo paura di affrontarlo,avevo paura di guardare Alex o di
ascoltarne le parole che farneticava stremata,fumando la sua
sigaretta. Avevo paura della morte,avevo paura anche di Brittany e di
osservare il suo viso marcato da un'espressione delusa che mi
limitavo ad immaginare. Eppure lei era lì,a meno di un metro
dal mio
corpo,con lo sguardo fisso sul mio viso. Non mi voltavo. Sarebbe
stato un colpo troppo duro.
«Santana» mi
chiamò lei «guardami».
Mi morsi il labbro
inferiore.
«Guardami!»
insisté lei.
Mi voltai. Aveva gli
occhi lucidi e le linee del suo viso erano morbide,al contrario di
come l'avevo immaginate. Continuava a fissarmi con apprensione,e
tirai un sospiro di sollievo quando dopo aver analizzato il suo
viso,fui convinta di non scorgere tracce di delusione. La mia paura
svanì,improvvisamente.
«Non puoi
tormentarti in questo modo» mi disse,avvicinando le sue dita
al mio
braccio «non ce la faccio a vederti in questo stato. Devi
smetterla».
Sospirai
rumorosamente ed abbassai lo sguardo. Le sue dita si adagiarono sulla
mia pelle,delicatamente,e un brivido mi percorse la schiena. Sentii
il bisogno di tornare a guardarla.
«A Lucas
passerà,vedrai. E' solo molto stressato e spaventato come
tutti noi.
Aveva bisogno di sfogarsi,ma sei sua sorella e non può
avercela con te
; non dopo tutto questo».
Scossi la testa
«aveva ragione,Brittany. Avrei dovuto avvisare Steven di
quello a
cui stava andando incontro,e invece...»
«E che cosa sarebbe
cambiato?» m'interruppe lei «Eravamo tutti
preoccupati per Alex e
le cose sarebbero andate così come sono andate
ora» fece una
pausa e le sue dita sfiorarono la mia pelle lentamente «Pensi
che
non lo sapesse?Pensi che non sapesse che stava morendo?Aveva capito
che sarebbe successo dal momento in cui l'affamato gli aveva messo i
denti sulla carne. Lo sapeva,ma aveva bisogno di vedere sua sorella
un'ultima volta e di saperla al sicuro».
La guardai ed annuii
«forse hai ragione. E' quello che avrei fatto anch'io con
Lucas».
Lucas...quando
pronunciai quel nome,fu come ricevere un pugno allo stomaco.
«Nessuno ce l'ha
con te» continuò lei «ti stai perdendo
in delle paranoie inutili».
«Dovrei andare a
parlare con Lucas» annunciai,torturandomi le mani
«ma ho paura di
quello che potrebbe dirmi».
Lei mi accarezzò
una guancia con il dorso della mano e disse «ci sono io qui
con
te,non devi avere paura di niente».
In quel momento,mi
sentii fortunata. Nonostante tutto,sapevo di esserlo. Avevo trovato
una persona speciale come Brittany,una persona che riusciva a
leggermi dentro con un semplice sguardo,e che era in grado pronunciare
sempre le
parole giuste. Era la mia ancora di salvezza,era l'enorme cerotto
sulla ferita impressa nel cuore,ed era la mano che stringendo la
mia,riusciva a strapparmi via dall'oscurità. Seppure avessi
perso
tutto,allo stesso tempo avevo trovato qualcuno. Avevo trovato lei.
Pensai ad Alex,ed immaginai di nuovo di trovarmi al suo posto. Aveva
perso l'unica cosa che gli era rimasta,l'unico affetto che l'aveva
tenuta ancorata alla sua vita,e che l'aveva rassicurata nei momenti
di disperazione. Lei aveva perso il suo cerotto,ed il suo corpo stava
morendo dissanguato per la ferita al cuore. Una fitta mi prese
improvvisa,come l'ennesimo pugno allo stomaco. Guardai la ragazza che
sedeva a terra ed osservava Noah scavare,e mi sentii male. Non
conoscevo quella
ragazza bene così come conoscevo gli altri. Era sempre
rimasta
avvolta da un velo oscuro fatto di mistero. Si celava dietro quel
velo,nascondendo il suo corpo pieno di cicatrici. In quel momento,mi
sentivo lei. In quel momento,mi pareva di conoscerla abbastanza bene
da poter piangere per lei,immaginando ogni sua singola
pena,immaginando la debolezza che la teneva bloccata a terra,incapace
di reagire a qualsiasi stimolo esterno. Alex non era me,ma in quel
momento io ero Alex. Fu un momento brevissimo,uno sprazzo di tempo
infinito,che mi restò dentro,indelebile.
Quando mi voltai di
nuovo verso Brittany,mi sentii pronta. Lei annuii,come se mi avesse
letta nel pensiero,tolse la mano dal mio viso,ed i miei piedi
cominciarono a muoversi. Tenni lo sguardo basso sino a che non mi
ritrovai di fronte quella tenda. La zip era serrata sino a
giù,segno
che non fosse propenso a vedere nessuno. Voleva stare solo ed io lo
capivo,ma ciò non cambiava la situazione.
Con il cuore che mi
martellava nel petto,presi un grosso respiro
«Lucas» sussurrai con
la voce che pareva il frutto di un sottofondo appena udibile
«sono
io. Posso entrare?»
Silenzio e nessuna
risposta.
«Ti prego,ho
bisogno di parlarti».
Dopo alcuni
secondi,la zip cominciò ad aprirsi lentamente. La testa
riccioluta
di mio fratello sbucò dopo poco,ed i suoi occhi incrociarono
i miei.
Erano stanchi,vuoti...così tristi che avrei avuto voglia di
scoppiare a piangere. Che razza di sorella ero?Perché non
riuscivo a
proteggerlo da tutto quello?
«Che cosa
vuoi?»
mi chiese brusco,mettendo il primo piede fuori dalla tenda.
Sentii il sangue
pulsarmi alle tempie e fui costretta ad inspirare profondamente
«voglio chiederti scusa».
Il suo sguardo si
ammorbidì un po' «per cosa?»
«Avevi
ragione»
ammisi,sforzandomi di respirare a pieni polmoni «avevi
ragione su
ogni cosa. Sapevamo entrambi che sarebbe successo e non ti ho
ascoltato. Sono stata una stupida a pensare che le cose si sarebbero
risolte» feci una pausa. Tremavo. «ma dovevo
sperarci. Dovevo
farlo,anche se voleva dire ignorare la verità,voltandogli le
spalle».
I suoi occhi si
intristirono,ma il suo viso era ancora rigido e contratto. Sentii di
dover continuare.
«Io...io non lo so
se moriremo tutti. Non so più quel che è giusto e
quel che è
sbagliato. Non riesco ancora a credere che Steven sia morto e non
riesco a...a credere a quello che tu sei stato costretto a fare. Non
era questa la vita che speravo tu avessi,Lucas» annunciai
seria,con
la voce che mano a mano si riduceva ad un sussurro smorzato
«non
voglio che tu debba vivere tutto questo,ma allo stesso tempo non so
come fare. Sin dal primo istante,mi sono promessa che ti avrei
protetto a costo della mia stessa vita. Ma come posso proteggere
te,se neppure ho la forza per proteggere me stessa? Non voglio
mentirti,non voglio più dirti che le cose andranno
bene,perché so
che non è così. Potresti morire,potrei morire
io,potremmo morire
entrambi o tutti quanti. Potresti restare solo,un giorno,ed io non
sarò al tuo fianco a stringerti la mano o a mentirti con
poca
convinzione. Ma anche se so tutto questo,anche se so che il bene che
ti voglio non sarà sufficiente a proteggerti da questo
mondo,sappi
che sarà l'unica cosa che potrò mai offrirti. E'
tutto quel che mi
resta da darti,è l'unica verità che potrei mai
dirti in mezzo a
tante menzogne. E non voglio pensare di poterti perderti senza dirti
quanto bene ti voglio,perché non basterebbe una vita per
perdonarmi.
Sei parte di me,Lucas,ed io ti voglio bene».
L'ultimo briciolo di
rabbia che avevo intravisto nei suoi occhi,sparì. Era
tornato il mio
fratellino,era tornata la persona che avevo sempre avuto accanto. Una
lacrima gli rigò la guancia,e allora corse a stringermi tra
le sue
braccia.
«Ti voglio bene
anch'io» sussurrò lui,affiancando il suo viso al
mio.
In quell'esatto
istante,un altro peso si tolse dal mio cuore e ritornai lentamente a
respirare. Lucas mi teneva stretta nel suo abbraccio e mi resi conto
di quanto fosse cresciuto dalla nostra partenza da Lima. Presto
sarebbe stato un uomo e,probabilmente, ancor prima di quanto avrei
immaginato.
*
Quando la pala si
conficcò nel terreno per l'ultima volta,su di noi
calò un inesorabile silenzio. Era lì,che
aleggiava come
fosse una foglia che svolazzava mossa dalla furia del vento,e si
schiantava come una scheggia impazzita sui nostri visi. La buca era
terminata. Steven era pronto per essere sepolto. La notte si
apprestava a calare. Noi eravamo in silenzio. Mi sembravano quelle le
cose fondamentali su cui concentrarmi,ripetendomi di tenerle bene a
mente,ma vagavo da tutt'altra parte,vittima di nuovo di un'ansia
responsabile dei miei respiri corti. Sarebbe successo di nuovo. La
paura della morte si agitava nel mio petto,ed ero sicura che avrebbe
fatto scatenare un'altra di quelle maledette crisi respiratorie. Ne
ero terrorizzata e mi sembrava di inspirare un ossigeno malsano
e devastante che lentamente mi avrebbe messa K.O.
Noah,sporco di terra
dalla testa ai piedi e pieno di sudore,si voltò verso Lucas
«aiutami
a prendere il corpo» disse con un filo di voce stanca.
I due afferrarono
Steven dai polsi e dalle caviglie e,dopo averlo fatto dondolare un
istante sopra la fossa,lo lasciarono andare in un tonfo angosciante.
Noah,senza proferire
altra parola,riprese in mano la pala e si preparò a
ricoprire il
tutto con la terra già smossa,ma mio fratello lo
fermò «ci penso
io».
Si guardarono in
viso l'uno con l'altro,Puckerman si asciugò una goccia di
sudore ed
annuì.
Fu allora che Alex
si alzò da terra,smettendo di blaterare follie,e si
avviò a passo
svelto verso la sua tenda. Teneva lo sguardo fisso a terra. Sembrava
che qualcosa spingesse il suo corpo verso il basso,come se la forza
di gravità fosse improvvisamente aumentata e la stesse
trascinando
lentamente sul suolo,privandola di forze. C'era un'altra forza che
agiva su quel corpo : il dolore. La chioma nera e disordinata le
copriva il viso e,per un attimo,mi chiesi se stesse
piangendo o se avesse ancora la forza per farlo. Sapevo che non
sarebbe sparita quell'agonia che la sovrastava così
violentemente.
Lo sapevo perché l'avevo affrontata,o meglio,l'avevo
lasciata
distruggermi. Quando avevo visto Josh in quel modo,quando Noah aveva
ucciso quell'estraneo che non aveva più neppure gli stessi
occhi del
ragazzo che avevo amato,ero rimasta in uno stato d' incoscienza per un
po'.
Tutto quel che mi era intorno,non mi era intorno. Tutto quel che
ascoltavo,non l'ascoltavo veramente. E i miei respiri erano frutto di
un inutile abitudine che non stava di certo a significare che fossi
viva. Io non ero viva,in quei momenti,e neppure volevo esserlo. Avevo
il mio muro a proteggermi,sorretto a difendermi da tutto quel che mi
circondava,da tutto quel che si abbatteva sulla mia fragile figura.
Era durato per un po',giusto il tempo di lasciare la mia mente vuota
e il mio cuore morto. Poi,all'improvviso,il primo battito mi aveva
scosso l'anima,ed ero stata costretta a sopravvivere soltanto per
Lucas. Ma Alex non pareva avere una difesa,non pareva avere un muro.
Forse era la sua temporanea follia,ma ero convinta che non fosse
sufficiente. Quella follia era il frutto del dolore e,pensandoci
meglio,voleva dire che non era riuscita ad isolarlo e a buttarlo
fuori. Conclusione : niente muro.
La ragazza sparì
rapidamente dalla mia visuale e da quella degli altri. Guardai Lucas
continuare a buttare terra sul cadavere,Noah asciugarsi il viso con
un lembo di quella maglietta logora,e Brittany osservare la stessa
scena. Pensai a qualcosa,però. Che cosa avrei fatto se non
avessi
avuto un muro e neppure mio fratello,all'inizio?Se non avessi avuto
più alcun motivo per vivere? La risposta mi
attraversò veloce come
una scarica elettrica. Sgranai gli occhi. Mio Dio. Mi sarei uccisa.
Mi sarei uccisa.
«Lucas,dove hai
lasciato la pistola?»
Lucas mi guardò
interdetto «è nella mia tenda...»
Mi portai una mano
alla bocca con gli occhi sbarrati «Alex.»
Noah sembrò
pensieroso qualche altro secondo,poi cominciò a correre con
il
panico impresso sul viso. Lucas lasciò cadere la pala dalle
sue
mani,e lo seguì. Sarei rimasta immobile,forse. Ero stanca
persino di
correre,ma l'idea che Alex potessi essere io,continuava a torturarmi.
Dovevo fare qualcosa. Strinsi la mano di Brittany e seguii gli
altri,con le gambe svelte e mosse da una strana e potente forza.
Noah correva agile
giù da quella collina,e quando mise il primo piede in
prossimità
del campo,Lucas lo raggiunse. Scendemmo anche noi due,ma nel
frattempo gli altri avevano quasi raggiunto la tenda di Alex. Fui
pronta a tirare un sospiro di sollievo,ma una strana sensazione me lo
impedii. Quando Puckerman entrò,riuscii solo a sentire un
«Alex!»
Si era uccisa?
La nostra corsa si
fece rapidissima,nonostante mi mancasse l'aria. Quando il telo verde
si parò davanti le nostre gambe,ci fermammo di
scatto,rischiando
quasi di cadere.
«No!» sentii
urlare la ragazza dalla voce irriconoscibile.
Entrammo e la
vedemmo. Stringeva la pistola nella mano destra tremolante e la
teneva puntata alla tempia con il dito fermo sul grilletto. L'arma le
aderiva sulla pelle,quasi come le stesse imprimendo addosso la sua
forma. Alex stava piangendo. Aveva ancora la forza per farlo,e forse
aveva anche la forza sufficiente a fare altro. Il suo viso non era
altro che una spaventosa maschera di dolore. La matita nera si
mischiava alle lacrime e le colava sugli zigomi,macchiando
sgraziatamente quella pelle bianca e cadaverica che la facevano
assomigliare ad un clown mostruoso. Tremava e piangeva. Strizzava
forte gli occhi e scuoteva la testa. I capelli scuri incollati alle
guance che si muovevano impercettibilmente ad ogni scatto della
testa.
«Alex,lascia quella
pistola a terra» le sussurrai,avvicinandomi. Brittany si
irrigidii e
mi mollò la mano.
La ragazza strinse
l'impugnatura dell'arma e scosse la testa «sono
già morta»
disse con un filo di voce roca,singhiozzando «sono
già morta»
ripeté,come se stesse prendendo coscienza di ciò.
Noah si avvicinò.
Lei strizzò gli occhi e le puntò la pistola
contro. Mi irrigidii.
«vai via!» gli urlò.
Noah fece un altro
passo,questa volta più lentamente. Aveva ancora l'arma
puntata
contro.
«Non mi farai del
male,lo so» disse con un tono di voce calmo e controllato.
«So
anche che cosa provi,Alex...»
«No!»
gridò lei.
La pistola le tremò nella mano. «Nessuno di voi lo
sa!Nessuno!»
«E invece
sì»
rispose Noah,tranquillo «la sensazione che tutto il dolore ti
ingoi,che ti privi di ogni cosa,che ti lasci senza battito e senza
respiro...il senso di colpa che ti distrugge da dentro,come mille
coltellate al cuore...l'idea che la tua vita sia ormai finita e che
tu non abbia più niente per cui vivere».
La ragazza fu scossa
violentemente da un altro singhiozzo e tornò a puntarsi la
pistola
alla tempia,strizzando di nuovo gli occhi in una smorfia di dolore.
«So quello che
provi,Alex» continuò Noah «Ti mentirei
se ti dicessi che passerà.
Ma io non voglio essere un bugiardo,voglio solo evitare che tu faccia
qualcosa di maledettamente stupido di cui non
potresti più
pentirti» fece una pausa. La ragazza continuava a guardarlo
con gli
occhi gonfi. «Vedi tutto nero,Alex. Vedi solo
l'oscurità,ma dopo
esserci passato anch'io,posso solo dirti che non sarà buio
per
sempre. Qualche spiraglio di luce,qualche misero bagliore
filtrerà
dalla nebbia nera sino ad accarezzarti il viso. Non sarà un
calore
violento,né chissà quanto piacevole. Lo
avvertirai appena sulla
pelle e sospirerai,ma posso dirti che sarà sufficiente
affinché tu
abbia la forza per continuare ad affrontare il buio,giorno dopo
giorno. Avrai quel ricordo impresso nella mente,e sarà
l'unica cosa
a contare».
Ero senza fiato.
Alex sembrò sforzarsi di respirare,mentre affogava tra le
lacrime e
resisteva ai violenti singhiozzi. Scosse ancora una volta la testa,e
fissò Noah.
«Bellissimo
discorso» biascicò «ma non voglio
nè il buio,né un fottuto
spiraglio di luce».
Strinse
l'impugnatura della pistola e Noah la guardò confuso e
sorpreso. Non
era quello che si aspettava.
«No!»
gridò il
ragazzo.
Mentre il cuore mi
esplodeva nel petto,e le lacrime cominciavano a scivolare lente sul
mio viso,chiusi gli occhi. Il rumore di uno sparo vibrò
nell'aria.
Brittany urlò. Non potevo guardare. Quando il rumore di un
pianto
disperato si levò in quell'atmosfera mesta e
sofferente,riaprii le
palpebre lentamente.
«Alex»
sussurrai
tra me e me,con le lacrime agli occhi.
Era ancora lì in
piedi,era ancora viva. Lasciò scivolare la pistola dalle sue
dita e
quella cadde a terra in un rumore sordo.
«Dio» disse
Brittany,asciugandosi le lacrime.
La ragazza
singhiozzò e tremò un'ultima volta,poi
stramazzò a terra sfinita.
Il proiettile aveva perforato il tessuto della tenda in alto,quasi
sopra la sua testa. La luce entrava da quella piccola
fessura,accarezzando la chioma scura della ragazza. E' un
segno,pensai. Poi però,ricordai che non esistevano
più né segni e né
sogni.
«Alex!»
urlò
Noah,con un mezzo sorriso sul viso. Gli corse in contro e le strinse
la mano. La ragazza aprì gli occhi a fatica,lo
guardò,e per un
attimo mi sembrò di sentirla sussurrare
«grazie».
Richiuse gli occhi
ed un'ultima lacrima le scivolò lungo la guancia,in un
percorso
infinitamente breve,quanto infinitamente pregno di dolore.
Non si era uccisa.
Era l'unica cosa a cui riuscissi a pensare. Non si era uccisa. Non
avevamo perso un altro dei nostri,anche se avevamo rischiato sino
all'ultimo secondo. D'impulso strinsi Brittany tra le mie braccia,e
mi ripetei che era finita.
«Hai fatto la cosa
giusta» sussurrò Noah,sul viso della ragazza
ancora a terra.
Ero pronta a
stendermi sul materasso,con gli occhi rivolti verso l'alto e a fare
il resoconto di tutto quel che era successo in poche ore,stringendo
tra le mie dita quelle di Brittany. Ero pronta a tirare quel
maledetto sospiro di sollievo. Ma quando i singhiozzi cessarono,e
credemmo di tornare a sprofondare in un silenzio solenne,la colonna
sonora della fine sovrastò ogni cosa. Era un turbine
impazzito che
non aveva coscienza e né scopo. Le mie gambe stanche si
mossero sino
all'entrata della tenda. Sporsi la testa fuori,e rimasi paralizzata.
«C'è
un'orda di
affamati!»
No,non era
affatto
finita.
Salve gente!Prima di iniziare
un qualsiasi tipo di 'discorso',mi sento in dovere di ringraziarvi.
Grazie per aver letto,grazie per aver scelto di seguire,grazie per aver
recensito e per avermi fatta credere ancor di più in questa
storia che era iniziata come un esperimento o un percorso privo di meta.
Come
avete potuto notare,la morte di Steven sta avendo delle dure
conseguenze su tutto il gruppo ed in particolare su Alex.
Sinceramente,al posto della ragazza ed in una simile situazione,non so
se avrei avuto il coraggio di premere il grilletto o di abbandonare la
pistola. Specialmente nei momenti di dolore,abbiamo tutti bisogno di
tenerci aggrappati a qualcuno. Forse questo avvenimento
segnerà una coesione ancora maggiore all'interno del
gruppo,o forse agirà in modo contrario. Che altro dire? Vi
aspetto nelle recensioni per leggere le vostre opinioni o chiarire
degli eventuali dubbi.
AVVISO :
c'è una cosa che devo comunicarvi,e lo faccio davvero a
malincuore. Sarò assente per un po' dal sito e non so dirvi
con precisione quando avverrà la prossima pubblicazione.
Spesso vorrei vivere in una piacevole storia di quelle che immagini,che
vedi nei film,o che leggi. Ma la vita non è una storia,e
sono costretta a prendermi una pausa per via di un periodo un po'
'particolare' che non mi da il tempo neppure di ricordare quale sia il
mio nome. Vi chiedo scusa,davvero. Non ho affatto intenzione di
abbandonarvi,nè di lasciare la fanfiction incompleta. Spero
di tornare presto con un nuovo capitolo in grado di farvi emozionare e
scritto con più energia degli altri.
Tornerò,ve lo
assicuro,nel frattempo mi sembra giusto lasciarvi con un : "alla
prossima!"
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