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Autore: writinglove    01/08/2014    2 recensioni
E se l'apocalisse fosse arrivata?Se il male avesse raggiunto un paesino nello stato dell'Ohio?Se in una giornata qualunque,la vita di una ragazza qualunque fosse stata sconvolta nel peggiore dei modi?
Dalla storia :
L’azzurro si mischiò al nero per un istante interminabile,e quel nero non era l’oscurità della notte nella quale eravamo entrambe avvolte. Io non la stavo guardando e lei non mi stava guardando. La verità era che in quell’istante fermo nel tempo,che in quell’attimo pieno d’infinito e di emozioni,noi stavamo leggendo. […] Prima ancora che potessi capire altro,che un’ennesima certezza mi sfuggisse di mano,smisi di leggere. Ed era troppo quel che avevo visto,era tutto troppo…ogni cosa sapeva di una piacevole ed allettante esagerazione. Ma c’era una cosa che non mi scivolò via dalle mani come fosse semplice fumo,un’unica certezza imprescindibile : in quell’attimo la mia esistenza aveva ripreso ad esistere,ed il mio cuore a battere.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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BETWEEN THE HUNGRY

   Il Buio  .

Brittany mi teneva ancora per mano,ma nessuno ci guardava. Ogni singolo sguardo era concentrato su quel corpo,disteso sopra il tavolo,con le braccia a penzoloni ormai prive della vita che un tempo le aveva animate. Il cadavere pallido aveva gli occhi chiusi ed aveva perso l'immagine della vitalità così improvvisamente,da incutere timore. Steven era morto. Non riuscivo ancora a crederci,non riuscivo...non riuscivo ancora a metabolizzare la cosa. Quando i miei occhi finivano su quel volto senza vita,una sensazione che si agitava dalla bocca dello stomaco,mi costringeva a spostarli. Ma non potevo ignorare quel che era successo,non potevo continuare a starmene in silenzio,assorbendo un po' di forza da quella stretta di mano ed ascoltando i singhiozzi incessanti di Alex. Da quando il ragazzo aveva chiuso gli occhi per sempre,lei si era persa in un pianto disperato,distrutta dal dolore. Non riuscivo neppure ad immaginare che cosa avrei fatto io,se avessi perso Lucas. Osservando quell'amore fraterno esser stato spazzato via così improvvisamente,non riuscivo a fare a meno di provare un'angoscia che si estendeva lentamente,divorandomi dall'interno. Forse avevamo sottovalutato la situazione,forse per via della serenità che avevamo provato negli ultimi giorni al campo,ci eravamo illusi di essere al sicuro. Ma il campo non era la città,non era il mondo,non era la realtà. Era una tana fatta di illusione mista a speranza,ormai diventata semplice disperazione mista ad incredulità. Ne avevamo perso uno. Dopo solo quattro settimane,ne avevamo perso uno. Quanti ancora ne avremmo persi?E,soprattutto,quali?

Noah guardò Alex,un'ultima volta,e si incamminò per sollevarla da terra. La ragazza,che aveva lo stesso colorito del fratello disteso sul tavolo,afferrò la mano del ragazzo con la sua tremolante.

«G-grazie...» biascicò,con un filo di voce singhiozzante.

Noah accennò un debole sorriso e non le lasciò la mano.

Alex tremava ancora. Forse per il fratello,forse per la droga. Riuscivo a leggerle,su quel viso irriconoscibile,il desiderio smanioso di stringere tra le mani quella sostanza e,allo stesso tempo, di stringere tra le braccia il fratello.

Batté forte i denti,tirando su col naso,e poi disse «ho freddo».

Noah annuì «vado a prenderti una coperta».

La ragazza si sedé a terra,incapace di stare in piedi con le sue sole forze. Era così sconvolta...guardandola avrei potuto immedesimarmi in lei,ed era per questo che evitavo di farlo.

Scossi la testa «tutto questo mi sta uccidendo».

Brittany mi guardò con apprensione e sospirò «vorrei fare qualcosa per lei» rispose,accennando alla ragazza.

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e capimmo che fosse giunto il momento di avvicinarci a lei,per cercare di alleviare la sua sofferenza. Ma come potevamo sperare di farlo?Come si può alleviare la sofferenza di qualcuno che ha perso tutto il suo mondo?Sapevo già che saremmo state sconfitte in partenza,ma,con l'ultimo briciolo di forza che ci era rimasta,decidemmo di provarci comunque.

«Alex,io...» cominciai esitante. Lei alzò lo sguardo a fatica e,quando i miei occhi incontrarono i suoi,sentii di stare per soffocare. Non riuscivo a parlare e spostai lo sguardo,intimorita.

«Ci dispiace tantissimo» continuò Brittany,vedendo la mia difficoltà. «So che non possiamo capire quanto tu stia soffrendo in questo momento,ma sappi che ti siamo vicine. Steven era il migliore qui in mezzo,era il nostro leader...abbiamo perso tutti una persona speciale».

Alex continuò a guardarla,sbattendo le palpebre,come se non avesse capito neppure una parola. Chiuse un istante gli occhi,li spostò sul mio viso e lo fissò,poi annuì debolmente.

«Lo sentite anche voi?» chiese con quel filo di voce rauca.

La guardai confusa «cosa?»

Lei continuò a guardarmi con quei suoi occhi gonfi. Non piangeva più,ma anziché sentirmi rassicurata,la mia ansia crebbe e sentii dei brividi percorrermi le braccia.

«Il freddo» disse secca «uno per uno sentiremo freddo. Uno per uno...prima o poi» continuò a blaterare.

Spostai di scatto lo sguardo dal suo viso ed afferrai la mano di Brittany. Alex mi faceva paura,sembrava...impazzita.

«Britt,» dissi agitata «non ce la faccio» affermai con il cuore che batteva all'impazzata.

Lei mi guardò ed annuì,intuendo il mio stato d'animo. Aumentò la presa tra le nostre mani,e mi portò via da lì. Sapevo che sarebbe tornato,se non mi fossi allontanata da quell'atmosfera carica di follia e sofferenza. Sarebbe tornato ad impossessarsi della mia mente e del mio corpo,immobilizzandomi con prepotenza sul posto. Il battito impazzito era uno dei sintomi che avevo imparato a riconoscere,poi seguiva il respiro corto ed affannoso,poi il panico,poi...

«Santana» mi disse Brittany,osservandomi con intensità «devi stare tranquilla».

Inspirai a fondo.

«Non puoi permetterlo» continuò,seria «andrà tutto bene. Vedrai».

Mi concentrai sul suono delle sue parole che aleggiavano ancora nell'aria,e poi sui suoi occhi. Respirai a pieni polmoni e poi buttai fuori l'aria in uno sbuffo rumoroso. Ce l'avrei fatta,adesso lo sapevo.

«Va' meglio?» mi chiese Brittany.

Anuii.

Nel frattempo Noah era tornato con la coperta ed aveva avvolto Alex,che continuava a giacere a terra,priva di forza. I suoi occhi non versavano più lacrime,esausti,ma lei continuava a blaterare tra sé e sé,completamente sconvolta.

«Ehi,» le disse Noah dolcemente,afferrandole il mento. Lui non ne aveva paura. «supererai anche questo. E te lo dice uno che ne ha passate tante».

Alex la guardò,con quel suo sguardo perso e disorientato e gli disse con un filo di voce «l'aveva promesso».

Noah gli scostò i capelli dal viso «lo so. Le persone promettono sempre quel che non possono mantenere».

In breve tempo tornammo tutti attorno al corpo di Steven. Era il nostro modo di onorarlo. Un modo strano,ma comunque un modo. I pensieri di ogni singola persona vorticavano pericolosamente nell'aria,librandosi come farfalle dalle nostre menti. Che cosa dovevamo fare?Non poteva lasciarlo su quel tavolo come una bestia uccisa dal suo macellaio.

«Dovremmo seppellirlo» esordii,spezzando il silenzio «non possiamo lasciarlo marcire qui sopra. Dovremmo farlo...»

Noah,ancora affianco ad Alex,mi guardò ed annuì «hai ragione».

«Che senso avrebbe?» disse Alex,fredda «E' morto!»

Nessuno di noi le rispose e tornò il silenzio. Eravamo tutti troppo sconvolti. Nessuno si sarebbe aspettato una morte così improvvisa,meno che mai quella di Steven : il più forte tra di noi. Era qualcosa che aveva congelato,in una frazione di secondo ferma nel tempo,i nostri cuori senza preavviso. Sarebbe potuto accadere a chiunque,ed il pensiero del mio corpo immobile su quel tavolo,era ormai un tormento incessante che straziava un'illusione di pace. Non volevo perdere nessuno,ma se fosse successo?Chi mi avrebbe dato la forza necessaria per continuare a vivere senza cercare di porre fine alle mie pene?Continuavo a chiedermi che senso avesse una vita così. Continuavo a chiedermi se quella situazione sarebbe mai cambiata,se una mattina ci saremmo risvegliati ognuno nel proprio letto,ricordando l'incubo che ci aveva tormentati nella notte. Avremmo ricordato visi sconosciuti,avremmo ricordato gli affetti persi,l'amore provato e ormai astratto come solo in un sogno può essere,e la lotta per la sopravvivenza. Poi ci saremmo alzati dal letto,avremmo sbadigliato spalancando la bocca e ci saremmo guardati allo specchio ripetendoci che era stato solo un brutto sogno. E allora tutto sarebbe ricominciato dall'istante in cui era stato interrotto. Ci saremmo persi a vicenda,ma avremmo mantenuto il ricordo fino alla fine,perché un sogno così vivido non può essere dimenticato.

Osservavo ancora quel corpo,persa nei pensieri,quando notai qualcosa che mi pietrificò all'istante. Il sangue mi pulsò rapido ed incessante come un acido che corrodeva le vene,e smisi per un istante di respirare. No,non era possibile!

«Ma che diavolo...»

Le dita di Steven si strinsero in un pugno,sotto i nostri occhi increduli.

«Steven!» esclamò Alex con gli occhi sgranati «Steven!» ripeté sollevandosi da terra ed avvicinandosi al corpo del fratello.

«Alex,no!» esclamò Lucas,correndo verso di lei.

Gli occhi del ragazzo si aprirono,ma erano vitrei e pieni di sangue. Steven si sollevò con il busto dal tavolo ed agitò le braccia,poi il suo verso ci attraversò in un istante,folgorandoci improvvisamente. Alex stava per stringere la mano di Steven,presa dalla felicità,quando Lucas la spinse via e sparò al ragazzo un colpo di pistola dritto alla nuca. Gli schizzi di sangue macchiarono il suo viso e lui strinse ancora di più la pistola,impassibile.

«Che cosa hai fatto?!» urlò Alex a terra,tra le lacrime.

Noah corse da lei,ancora scioccato,e le strinse la mano,bloccandola per tenerla ferma.

«Hai ammazzato mio fratello!» gridò furiosa,agitandosi tra le braccia di Noah «Era tornato per me!»

Lucas scosse la testa. Non si era neppure tolto gli schizzi di sangue dalla faccia. Guardava il buco nella fronte di Steven,con quell'espressione fredda e distante. Per un attimo,mi parve di avere di fronte un'altra persona.

«Quello non era Steven!» urlò lui,avvicinandosi alla ragazza «Quello era un affamato!»

A bocca aperta,mi sforzai di mettere insieme delle lettere esistenti «Lucas» biascicai nel vano tentativo di richiamarlo.

«No!» rispose lui,fulminandomi con lo sguardo «Te l'avevo detto Santana!Te l'avevo detto!Avremmo dovuto avvisarli. Sapevamo che sarebbe successo!»

Tutti gli sguardi furono su di me,persino quello di Brittany. Io,ormai,ero senza parole. Il cuore mi esplodeva nel petto,impazzito,ed i miei occhi vagavano sui visi altrui,in cerca di un'emozione che non sembrasse ostile.

«Se ancora non l'aveste capito,il morso porta alla morte!Non c'è scampo. Il morso ci trasforma!»

L'unica cosa che ricordai,dopo quell'ultimo grido esasperato,fu il silenzio. Era un silenzio inconsistente,spazzato via da parole non dette,pregno di preoccupazione,rabbia e disperazione. Mio fratello aveva ragione : avremmo dovuto dirlo. Quando me ne resi conto,capii che fosse troppo tardi.

*

Il rumore della pala,conficcarsi nel terreno,risuonava nitido nella mia testa. Era costante,ritmico,ed era l'unica cosa su cui riuscissi a concentrarmi. Noah scavava ininterrottamente da qualche decina di minuti,sotto il sole che calava lentamente dietro le montagne,scaricando la sua rabbia sul terreno. Aveva il respiro affannoso ed il viso imperlato di sudore,sporco di terra così come la sua maglietta. Ancora un ultimo sforzo e la buca sarebbe terminata per ospitare il corpo morto di Steven. Eravamo tutti lì,tutti,tranne Lucas. Ancora sporco di sangue e nero in viso,si era rifugiato nella sua tenda,alla ricerca del silenzio,forse per pensare. Dovevo andare a parlargli. Erano ormai minuti che mi imponevo di farlo,ma quando facevo qualche passo per allontanarmi da lì,il mio corpo si paralizzava,impedendomi di camminare oltre. Avevo paura di lui. In quel momento avevo solo paura. Avevo paura di affrontarlo,avevo paura di guardare Alex o di ascoltarne le parole che farneticava stremata,fumando la sua sigaretta. Avevo paura della morte,avevo paura anche di Brittany e di osservare il suo viso marcato da un'espressione delusa che mi limitavo ad immaginare. Eppure lei era lì,a meno di un metro dal mio corpo,con lo sguardo fisso sul mio viso. Non mi voltavo. Sarebbe stato un colpo troppo duro.

«Santana» mi chiamò lei «guardami».

Mi morsi il labbro inferiore.

«Guardami!» insisté lei.

Mi voltai. Aveva gli occhi lucidi e le linee del suo viso erano morbide,al contrario di come l'avevo immaginate. Continuava a fissarmi con apprensione,e tirai un sospiro di sollievo quando dopo aver analizzato il suo viso,fui convinta di non scorgere tracce di delusione. La mia paura svanì,improvvisamente.

«Non puoi tormentarti in questo modo» mi disse,avvicinando le sue dita al mio braccio «non ce la faccio a vederti in questo stato. Devi smetterla».

Sospirai rumorosamente ed abbassai lo sguardo. Le sue dita si adagiarono sulla mia pelle,delicatamente,e un brivido mi percorse la schiena. Sentii il bisogno di tornare a guardarla.

«A Lucas passerà,vedrai. E' solo molto stressato e spaventato come tutti noi. Aveva bisogno di sfogarsi,ma sei sua sorella e non può avercela con te ; non dopo tutto questo».

Scossi la testa «aveva ragione,Brittany. Avrei dovuto avvisare Steven di quello a cui stava andando incontro,e invece...»

«E che cosa sarebbe cambiato?» m'interruppe lei «Eravamo tutti preoccupati per Alex e le cose sarebbero andate così come sono andate ora» fece una pausa e le sue dita sfiorarono la mia pelle lentamente «Pensi che non lo sapesse?Pensi che non sapesse che stava morendo?Aveva capito che sarebbe successo dal momento in cui l'affamato gli aveva messo i denti sulla carne. Lo sapeva,ma aveva bisogno di vedere sua sorella un'ultima volta e di saperla al sicuro».

La guardai ed annuii «forse hai ragione. E' quello che avrei fatto anch'io con Lucas».

Lucas...quando pronunciai quel nome,fu come ricevere un pugno allo stomaco.

«Nessuno ce l'ha con te» continuò lei «ti stai perdendo in delle paranoie inutili».

«Dovrei andare a parlare con Lucas» annunciai,torturandomi le mani «ma ho paura di quello che potrebbe dirmi».

Lei mi accarezzò una guancia con il dorso della mano e disse «ci sono io qui con te,non devi avere paura di niente».

In quel momento,mi sentii fortunata. Nonostante tutto,sapevo di esserlo. Avevo trovato una persona speciale come Brittany,una persona che riusciva a leggermi dentro con un semplice sguardo,e che era in grado pronunciare sempre le parole giuste. Era la mia ancora di salvezza,era l'enorme cerotto sulla ferita impressa nel cuore,ed era la mano che stringendo la mia,riusciva a strapparmi via dall'oscurità. Seppure avessi perso tutto,allo stesso tempo avevo trovato qualcuno. Avevo trovato lei. Pensai ad Alex,ed immaginai di nuovo di trovarmi al suo posto. Aveva perso l'unica cosa che gli era rimasta,l'unico affetto che l'aveva tenuta ancorata alla sua vita,e che l'aveva rassicurata nei momenti di disperazione. Lei aveva perso il suo cerotto,ed il suo corpo stava morendo dissanguato per la ferita al cuore. Una fitta mi prese improvvisa,come l'ennesimo pugno allo stomaco. Guardai la ragazza che sedeva a terra ed osservava Noah scavare,e mi sentii male. Non conoscevo quella ragazza bene così come conoscevo gli altri. Era sempre rimasta avvolta da un velo oscuro fatto di mistero. Si celava dietro quel velo,nascondendo il suo corpo pieno di cicatrici. In quel momento,mi sentivo lei. In quel momento,mi pareva di conoscerla abbastanza bene da poter piangere per lei,immaginando ogni sua singola pena,immaginando la debolezza che la teneva bloccata a terra,incapace di reagire a qualsiasi stimolo esterno. Alex non era me,ma in quel momento io ero Alex. Fu un momento brevissimo,uno sprazzo di tempo infinito,che mi restò dentro,indelebile.

Quando mi voltai di nuovo verso Brittany,mi sentii pronta. Lei annuii,come se mi avesse letta nel pensiero,tolse la mano dal mio viso,ed i miei piedi cominciarono a muoversi. Tenni lo sguardo basso sino a che non mi ritrovai di fronte quella tenda. La zip era serrata sino a giù,segno che non fosse propenso a vedere nessuno. Voleva stare solo ed io lo capivo,ma ciò non cambiava la situazione.

Con il cuore che mi martellava nel petto,presi un grosso respiro «Lucas» sussurrai con la voce che pareva il frutto di un sottofondo appena udibile «sono io. Posso entrare?»

Silenzio e nessuna risposta.

«Ti prego,ho bisogno di parlarti».

Dopo alcuni secondi,la zip cominciò ad aprirsi lentamente. La testa riccioluta di mio fratello sbucò dopo poco,ed i suoi occhi incrociarono i miei. Erano stanchi,vuoti...così tristi che avrei avuto voglia di scoppiare a piangere. Che razza di sorella ero?Perché non riuscivo a proteggerlo da tutto quello?

«Che cosa vuoi?» mi chiese brusco,mettendo il primo piede fuori dalla tenda.

Sentii il sangue pulsarmi alle tempie e fui costretta ad inspirare profondamente «voglio chiederti scusa».

Il suo sguardo si ammorbidì un po' «per cosa?»

«Avevi ragione» ammisi,sforzandomi di respirare a pieni polmoni «avevi ragione su ogni cosa. Sapevamo entrambi che sarebbe successo e non ti ho ascoltato. Sono stata una stupida a pensare che le cose si sarebbero risolte» feci una pausa. Tremavo. «ma dovevo sperarci. Dovevo farlo,anche se voleva dire ignorare la verità,voltandogli le spalle».

I suoi occhi si intristirono,ma il suo viso era ancora rigido e contratto. Sentii di dover continuare.

«Io...io non lo so se moriremo tutti. Non so più quel che è giusto e quel che è sbagliato. Non riesco ancora a credere che Steven sia morto e non riesco a...a credere a quello che tu sei stato costretto a fare. Non era questa la vita che speravo tu avessi,Lucas» annunciai seria,con la voce che mano a mano si riduceva ad un sussurro smorzato «non voglio che tu debba vivere tutto questo,ma allo stesso tempo non so come fare. Sin dal primo istante,mi sono promessa che ti avrei protetto a costo della mia stessa vita. Ma come posso proteggere te,se neppure ho la forza per proteggere me stessa? Non voglio mentirti,non voglio più dirti che le cose andranno bene,perché so che non è così. Potresti morire,potrei morire io,potremmo morire entrambi o tutti quanti. Potresti restare solo,un giorno,ed io non sarò al tuo fianco a stringerti la mano o a mentirti con poca convinzione. Ma anche se so tutto questo,anche se so che il bene che ti voglio non sarà sufficiente a proteggerti da questo mondo,sappi che sarà l'unica cosa che potrò mai offrirti. E' tutto quel che mi resta da darti,è l'unica verità che potrei mai dirti in mezzo a tante menzogne. E non voglio pensare di poterti perderti senza dirti quanto bene ti voglio,perché non basterebbe una vita per perdonarmi. Sei parte di me,Lucas,ed io ti voglio bene».

L'ultimo briciolo di rabbia che avevo intravisto nei suoi occhi,sparì. Era tornato il mio fratellino,era tornata la persona che avevo sempre avuto accanto. Una lacrima gli rigò la guancia,e allora corse a stringermi tra le sue braccia.

«Ti voglio bene anch'io» sussurrò lui,affiancando il suo viso al mio.

In quell'esatto istante,un altro peso si tolse dal mio cuore e ritornai lentamente a respirare. Lucas mi teneva stretta nel suo abbraccio e mi resi conto di quanto fosse cresciuto dalla nostra partenza da Lima. Presto sarebbe stato un uomo e,probabilmente, ancor prima di quanto avrei immaginato.

*

Quando la pala si conficcò nel terreno per l'ultima volta,su di noi calò un inesorabile silenzio. Era lì,che aleggiava come fosse una foglia che svolazzava mossa dalla furia del vento,e si schiantava come una scheggia impazzita sui nostri visi. La buca era terminata. Steven era pronto per essere sepolto. La notte si apprestava a calare. Noi eravamo in silenzio. Mi sembravano quelle le cose fondamentali su cui concentrarmi,ripetendomi di tenerle bene a mente,ma vagavo da tutt'altra parte,vittima di nuovo di un'ansia responsabile dei miei respiri corti. Sarebbe successo di nuovo. La paura della morte si agitava nel mio petto,ed ero sicura che avrebbe fatto scatenare un'altra di quelle maledette crisi respiratorie. Ne ero terrorizzata e mi sembrava di inspirare un ossigeno malsano e devastante che lentamente mi avrebbe messa K.O.

Noah,sporco di terra dalla testa ai piedi e pieno di sudore,si voltò verso Lucas «aiutami a prendere il corpo» disse con un filo di voce stanca.

I due afferrarono Steven dai polsi e dalle caviglie e,dopo averlo fatto dondolare un istante sopra la fossa,lo lasciarono andare in un tonfo angosciante.

Noah,senza proferire altra parola,riprese in mano la pala e si preparò a ricoprire il tutto con la terra già smossa,ma mio fratello lo fermò «ci penso io».

Si guardarono in viso l'uno con l'altro,Puckerman si asciugò una goccia di sudore ed annuì.

Fu allora che Alex si alzò da terra,smettendo di blaterare follie,e si avviò a passo svelto verso la sua tenda. Teneva lo sguardo fisso a terra. Sembrava che qualcosa spingesse il suo corpo verso il basso,come se la forza di gravità fosse improvvisamente aumentata e la stesse trascinando lentamente sul suolo,privandola di forze. C'era un'altra forza che agiva su quel corpo : il dolore. La chioma nera e disordinata le copriva il viso e,per un attimo,mi chiesi se stesse piangendo o se avesse ancora la forza per farlo. Sapevo che non sarebbe sparita quell'agonia che la sovrastava così violentemente. Lo sapevo perché l'avevo affrontata,o meglio,l'avevo lasciata distruggermi. Quando avevo visto Josh in quel modo,quando Noah aveva ucciso quell'estraneo che non aveva più neppure gli stessi occhi del ragazzo che avevo amato,ero rimasta in uno stato d' incoscienza per un po'. Tutto quel che mi era intorno,non mi era intorno. Tutto quel che ascoltavo,non l'ascoltavo veramente. E i miei respiri erano frutto di un inutile abitudine che non stava di certo a significare che fossi viva. Io non ero viva,in quei momenti,e neppure volevo esserlo. Avevo il mio muro a proteggermi,sorretto a difendermi da tutto quel che mi circondava,da tutto quel che si abbatteva sulla mia fragile figura. Era durato per un po',giusto il tempo di lasciare la mia mente vuota e il mio cuore morto. Poi,all'improvviso,il primo battito mi aveva scosso l'anima,ed ero stata costretta a sopravvivere soltanto per Lucas. Ma Alex non pareva avere una difesa,non pareva avere un muro. Forse era la sua temporanea follia,ma ero convinta che non fosse sufficiente. Quella follia era il frutto del dolore e,pensandoci meglio,voleva dire che non era riuscita ad isolarlo e a buttarlo fuori. Conclusione : niente muro.

La ragazza sparì rapidamente dalla mia visuale e da quella degli altri. Guardai Lucas continuare a buttare terra sul cadavere,Noah asciugarsi il viso con un lembo di quella maglietta logora,e Brittany osservare la stessa scena. Pensai a qualcosa,però. Che cosa avrei fatto se non avessi avuto un muro e neppure mio fratello,all'inizio?Se non avessi avuto più alcun motivo per vivere? La risposta mi attraversò veloce come una scarica elettrica. Sgranai gli occhi. Mio Dio. Mi sarei uccisa. Mi sarei uccisa.

«Lucas,dove hai lasciato la pistola?»

Lucas mi guardò interdetto «è nella mia tenda...»

Mi portai una mano alla bocca con gli occhi sbarrati «Alex.»

Noah sembrò pensieroso qualche altro secondo,poi cominciò a correre con il panico impresso sul viso. Lucas lasciò cadere la pala dalle sue mani,e lo seguì. Sarei rimasta immobile,forse. Ero stanca persino di correre,ma l'idea che Alex potessi essere io,continuava a torturarmi. Dovevo fare qualcosa. Strinsi la mano di Brittany e seguii gli altri,con le gambe svelte e mosse da una strana e potente forza.

Noah correva agile giù da quella collina,e quando mise il primo piede in prossimità del campo,Lucas lo raggiunse. Scendemmo anche noi due,ma nel frattempo gli altri avevano quasi raggiunto la tenda di Alex. Fui pronta a tirare un sospiro di sollievo,ma una strana sensazione me lo impedii. Quando Puckerman entrò,riuscii solo a sentire un «Alex!»

Si era uccisa?

La nostra corsa si fece rapidissima,nonostante mi mancasse l'aria. Quando il telo verde si parò davanti le nostre gambe,ci fermammo di scatto,rischiando quasi di cadere.

«No!» sentii urlare la ragazza dalla voce irriconoscibile.

Entrammo e la vedemmo. Stringeva la pistola nella mano destra tremolante e la teneva puntata alla tempia con il dito fermo sul grilletto. L'arma le aderiva sulla pelle,quasi come le stesse imprimendo addosso la sua forma. Alex stava piangendo. Aveva ancora la forza per farlo,e forse aveva anche la forza sufficiente a fare altro. Il suo viso non era altro che una spaventosa maschera di dolore. La matita nera si mischiava alle lacrime e le colava sugli zigomi,macchiando sgraziatamente quella pelle bianca e cadaverica che la facevano assomigliare ad un clown mostruoso. Tremava e piangeva. Strizzava forte gli occhi e scuoteva la testa. I capelli scuri incollati alle guance che si muovevano impercettibilmente ad ogni scatto della testa.

«Alex,lascia quella pistola a terra» le sussurrai,avvicinandomi. Brittany si irrigidii e mi mollò la mano.

La ragazza strinse l'impugnatura dell'arma e scosse la testa «sono già morta» disse con un filo di voce roca,singhiozzando «sono già morta» ripeté,come se stesse prendendo coscienza di ciò.

Noah si avvicinò. Lei strizzò gli occhi e le puntò la pistola contro. Mi irrigidii. «vai via!» gli urlò.

Noah fece un altro passo,questa volta più lentamente. Aveva ancora l'arma puntata contro.

«Non mi farai del male,lo so» disse con un tono di voce calmo e controllato. «So anche che cosa provi,Alex...»

«No!» gridò lei. La pistola le tremò nella mano. «Nessuno di voi lo sa!Nessuno!»

«E invece sì» rispose Noah,tranquillo «la sensazione che tutto il dolore ti ingoi,che ti privi di ogni cosa,che ti lasci senza battito e senza respiro...il senso di colpa che ti distrugge da dentro,come mille coltellate al cuore...l'idea che la tua vita sia ormai finita e che tu non abbia più niente per cui vivere».

La ragazza fu scossa violentemente da un altro singhiozzo e tornò a puntarsi la pistola alla tempia,strizzando di nuovo gli occhi in una smorfia di dolore.

«So quello che provi,Alex» continuò Noah «Ti mentirei se ti dicessi che passerà. Ma io non voglio essere un bugiardo,voglio solo evitare che tu faccia qualcosa di maledettamente stupido di cui non potresti più pentirti» fece una pausa. La ragazza continuava a guardarlo con gli occhi gonfi. «Vedi tutto nero,Alex. Vedi solo l'oscurità,ma dopo esserci passato anch'io,posso solo dirti che non sarà buio per sempre. Qualche spiraglio di luce,qualche misero bagliore filtrerà dalla nebbia nera sino ad accarezzarti il viso. Non sarà un calore violento,né chissà quanto piacevole. Lo avvertirai appena sulla pelle e sospirerai,ma posso dirti che sarà sufficiente affinché tu abbia la forza per continuare ad affrontare il buio,giorno dopo giorno. Avrai quel ricordo impresso nella mente,e sarà l'unica cosa a contare».

Ero senza fiato. Alex sembrò sforzarsi di respirare,mentre affogava tra le lacrime e resisteva ai violenti singhiozzi. Scosse ancora una volta la testa,e fissò Noah.

«Bellissimo discorso» biascicò «ma non voglio nè il buio,né un fottuto spiraglio di luce».

Strinse l'impugnatura della pistola e Noah la guardò confuso e sorpreso. Non era quello che si aspettava.

«No!» gridò il ragazzo.

Mentre il cuore mi esplodeva nel petto,e le lacrime cominciavano a scivolare lente sul mio viso,chiusi gli occhi. Il rumore di uno sparo vibrò nell'aria. Brittany urlò. Non potevo guardare. Quando il rumore di un pianto disperato si levò in quell'atmosfera mesta e sofferente,riaprii le palpebre lentamente.

«Alex» sussurrai tra me e me,con le lacrime agli occhi.

Era ancora lì in piedi,era ancora viva. Lasciò scivolare la pistola dalle sue dita e quella cadde a terra in un rumore sordo.

«Dio» disse Brittany,asciugandosi le lacrime.

La ragazza singhiozzò e tremò un'ultima volta,poi stramazzò a terra sfinita. Il proiettile aveva perforato il tessuto della tenda in alto,quasi sopra la sua testa. La luce entrava da quella piccola fessura,accarezzando la chioma scura della ragazza. E' un segno,pensai. Poi però,ricordai che non esistevano più né segni e né sogni.

«Alex!» urlò Noah,con un mezzo sorriso sul viso. Gli corse in contro e le strinse la mano. La ragazza aprì gli occhi a fatica,lo guardò,e per un attimo mi sembrò di sentirla sussurrare «grazie».

Richiuse gli occhi ed un'ultima lacrima le scivolò lungo la guancia,in un percorso infinitamente breve,quanto infinitamente pregno di dolore.

Non si era uccisa. Era l'unica cosa a cui riuscissi a pensare. Non si era uccisa. Non avevamo perso un altro dei nostri,anche se avevamo rischiato sino all'ultimo secondo. D'impulso strinsi Brittany tra le mie braccia,e mi ripetei che era finita.

«Hai fatto la cosa giusta» sussurrò Noah,sul viso della ragazza ancora a terra.

Ero pronta a stendermi sul materasso,con gli occhi rivolti verso l'alto e a fare il resoconto di tutto quel che era successo in poche ore,stringendo tra le mie dita quelle di Brittany. Ero pronta a tirare quel maledetto sospiro di sollievo. Ma quando i singhiozzi cessarono,e credemmo di tornare a sprofondare in un silenzio solenne,la colonna sonora della fine sovrastò ogni cosa. Era un turbine impazzito che non aveva coscienza e né scopo. Le mie gambe stanche si mossero sino all'entrata della tenda. Sporsi la testa fuori,e rimasi paralizzata.

«C'è un'orda di affamati!»

No,non era affatto finita.


Salve gente!Prima di iniziare un qualsiasi tipo di 'discorso',mi sento in dovere di ringraziarvi. Grazie per aver letto,grazie per aver scelto di seguire,grazie per aver recensito e per avermi fatta credere ancor di più in questa storia che era iniziata come un esperimento o un percorso privo di meta.

Come avete potuto notare,la morte di Steven sta avendo delle dure conseguenze su tutto il gruppo ed in particolare su Alex. Sinceramente,al posto della ragazza ed in una simile situazione,non so se avrei avuto il coraggio di premere il grilletto o di abbandonare la pistola. Specialmente nei momenti di dolore,abbiamo tutti bisogno di tenerci aggrappati a qualcuno. Forse questo avvenimento segnerà una coesione ancora maggiore all'interno del gruppo,o forse agirà in modo contrario. Che altro dire? Vi aspetto nelle recensioni per leggere le vostre opinioni o chiarire degli eventuali dubbi. 

AVVISO : c'è una cosa che devo comunicarvi,e lo faccio davvero a malincuore. Sarò assente per un po' dal sito e non so dirvi con precisione quando avverrà la prossima pubblicazione. Spesso vorrei vivere in una piacevole storia di quelle che immagini,che vedi nei film,o che leggi. Ma la vita non è una storia,e sono costretta a prendermi una pausa per via di un periodo un po' 'particolare' che non mi da il tempo neppure di ricordare quale sia il mio nome. Vi chiedo scusa,davvero. Non ho affatto intenzione di abbandonarvi,nè di lasciare la fanfiction incompleta. Spero di tornare presto con un nuovo capitolo in grado di farvi emozionare e scritto con più energia degli altri. 

Tornerò,ve lo assicuro,nel frattempo mi sembra giusto lasciarvi con un : "alla prossima!"

  
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