7. Little lies
Little lies
Tom
si versò un altro bicchiere di vino. Le fiamme del caminetto
danzavano gioiosamente sulla superficie convessa di una polverosa
bottiglia di vino Elfico, che troneggiava dignitosa su un basso e
massiccio tavolo di legno scuro, ingombro di libri e documenti
ingialliti.
Il Ministro,
abbandonato su un prezioso divano di velluto scarlatto, si portava
distrattamente il bicchiere alle labbra, mentre gli occhi, scintillanti
di orgoglio, vagavano concentrati sul foglio che teneva in mano. Muto
spettatore, in quel silenzio cadenzato dal battito regolare di un
antico pendolo di mogano e dall’allegro crepitio delle fiamme nel
camino, uno splendido barbagianni se ne stava maestosamente appollaiato
sul bracciolo di una poltrona, gli occhi gialli e penetranti fissi in
quelli limpidi e azzurri di Merlino che, un braccio serrato intorno
alla vita di Morgana nella sua lavorata e imponente cornice, ricambiava
con un’espressione di dileggio lo sguardo ostile del volatile.
-Non ti inquieta sentirti perennemente osservato da quell’antiquato dipinto?-
Merope era entrata
nella stanza nel vortice di perline luccicanti di un ingombrante
strascico magenta, accompagnata dal consueto ed inevitabile
scampanellio.
-Ti si sente arrivare
da May Fair, mamma- disse Tom senza levare gli occhi dal foglio.
–Faresti prima a legarti un campanello al collo.-
-Non sapevo che la
simpatia fosse come le malattie ereditarie- replicò lei
candidamente, prendendo posto sulla poltrona, -ma a quanto pare ha
saltato una generazione.-
-Deliziosa. Ci hai pensato tutta la notte?-
-Rispondi alla
domanda, tesoro di mamma- replicò Merope con un sorrisetto
soddisfatto, affondando con delicatezza le dita nel morbido piumaggio
del barbagianni. –Anche Evaristo ha un’aria piuttosto
seccata.-
-Forse perché gli hai appena conficcato le unghie nella carne.-
Merope gli scoccò un’occhiataccia.
-Non mi dà alcun fastidio- asserì Tom. -E non è antiquato, mamma, è antico. Quel quadro ha un valore inestimabile.-
-Se lo dici tu. Per me è terrificante.-
Morgana proruppe in uno sbuffo seccato.
-Zitta, tu!- abbaiò Merope stizzita.
Tom ridacchiò.
-Stai litigando con un dipinto.-
-Sto litigando con il tuo dipinto.-
-È un regalo- precisò Tom. –Un regalo che sarebbe molto maleducato non esibire.-
-Davvero? Io pensavo
che la tua fosse la strenua difesa di un artista fulminato…-
replicò lei sardonica, – È di Ellie?- chiese,
accennando al foglio che Tom teneva ancora in mano.
-Indovinato.-
-Oh, non l’ho
indovinato- lo corresse Merope dolcemente. –Non ti ho mai visto
sorridere così per nessun altro, caro.-
-E come potrei non
sorridere?- disse lui con un sospiro. –La scuola è
iniziata da poco più di una settimana e ha già preso
Eccezionale nel test d’ingresso di Difesa contro le Arti Oscure e
centodieci su cento in quello di Pozioni.-
-Come si fa a prendere centodieci su cento?- chiese Merope allibita.
-Rispondendo non solo
in modo adeguato, ma aggiungendo elementi originali, dimostrando
un’ottima padronanza dell’argomento e utilizzando una prosa
elegante. In altre parole, consegnando un lavoro piuccheperfetto-
rispose lui con lo stesso tono che avrebbe usato per spiegare
un’ovvietà. –D’altra parte, ne ho preso uno
anch’io, a suo tempo.-
-Tranquillo, me lo
ricordo- rispose lei accennando un sorrisetto. –E non ho mai
avuto dubbi su Ellie. Che altro scrive il mio tesoro?-
-Nulla in particolare.
Ha già un’idea per la tesi dei M.A.G.O., ma non vuole
ancora dirmi quale, e il Lumaclub si riunisce questa sera stessa.-
-E per quanto ancora hai intenzione di continuare a mentirle?-
Tom la guardò, il capo lievemente inclinato, perplesso.
-Scusami?-
-E poi sei tu, quello
intelligente- replicò Merope caustica. –Per quanto ancora
hai intenzione di tenerle nascosta la tua relazione con Madame
Lestrange?-
-Fino a quando Madame
Lestrange non lo dirà a Patrick; dopo aver chiesto il divorzio,
terminata la campagna elettorale.- spiegò Tom, scandendo ogni
frase con una pausa calcolata.
Merope levò un sopracciglio.
-Condivido la scelta di Bellatrix, Tom, ma non sono affatto d’accordo con te.-
-Strano.-
-Patrick ha appena
undici anni. E la situazione civile di Bellatrix è… come
dire… più complessa della tua- continuò Merope in
tono polemico. – È giusto che si prenda il tempo
necessario per preparare il ragazzino. Ma Elettra è quasi
maggiorenne e tu le stai nascondendo una parte della tua vita che
presumo sia importante…-
-Mamma...- disse Tom stancamente, -le voci girano. Una chiacchiera di troppo e siamo rovinati…-
-Non ti fidi di tua figlia?-
-Non è questo!-
ribatté Tom con veemenza. –Ripongo in lei la massima
fiducia, ma non mi sembra né corretto né responsabile
caricarla di un simile onere. Non adesso.-
-Tom…-
- È la mia ultima parola, mamma.-
Aveva appena terminato
la frase quando le fiamme del camino si tinsero di un acceso verde
smeraldo e una pioggia di scintille si mescolò al fumo prodotto
dalla combustione, improvvisamente diventato di un bianco perlaceo;
Evaristo, contrariato dall’inaspettato corso degli eventi,
arruffò le piume e sbatté le ali stridendo rumorosamente,
e mentre Merope tossiva e dimenava in aria un fazzoletto di pizzo e
Merlino gridava entusiasta all’indirizzo di un Evaristo ancor
più contrariato: -Ho vinto! Hai distolto lo sguardo!!-,
Bellatrix Lestrange fece la sua apparizione nella stanza.
-Perdonatemi!- si
affrettò a dire. – È la Metropolvere di
Rod… Salazar sa da quanto tempo è lì…- E
con un colpo di bacchetta fece Evanescere il fumo che come bruma
autunnale aveva inghiottito la stanza e il suo contenuto.
-Non ti preoccupare-
replicò Tom, che nel frattempo era rimasto immobile sul divano e
sorrideva pacatamente. –Accomodati.-
Ma Bellatrix si rivolse a Merope, che aveva un’aria decisamente frastornata:
-Scusa per il trambusto… non era mia intenzione…-
-Non ti preoccupare,
bellezza.- la interruppe lei, usando la mano che le stava porgendo per
riemergere dalla poltrona, e dandole un bacio sulla guancia.
Bellatrix sorrise di
rimando, si sfilò il mantello e prese posto vicino a Tom, mentre
Merope si lasciava di nuovo cadere tra le pieghe della poltrona,
sventolando la mano con fare teatrale. Evaristo, dal canto suo,
guardava truce Merlino, che stava improvvisando una danza della
vittoria sotto lo sguardo perplesso di Morgana.
-Che quadro orrendo!- esclamò subito Bellatrix.
-Lei mi è sempre piaciuta.- cantilenò Merope soddisfatta.
-È un regalo di Lucius Malfoy, Bella; puoi capire in quale posizione mi trovo. Per quanto possa essere brutto…-
-Come?!- trillò Merope indignata.
-Spero proprio che a Lucius non venga mai l’idea di farmi un regalo…- osservò Bellatrix.
-Dev’essere costato un patrimonio, tra l’altro.- aggiunse Tom.
-Bel ruffiano…-
-Tom, sei insopportabile.-
-Mamma, per favore…-
-Quanto odio Lucius.- asserì Bella in tono atono.
-Ok, state a sentire-
Tom sembrava determinato a chiarire la situazione una volta per tutte,
-quel quadro rimane dov’è. Perché se quel quadro
rimane dov’è, anche Lucius rimane dov’è e,
cosa ancora più importante, anche i soldi di Lucius rimangono
dove sono: al sicuro, nelle casse del Ministero.-
Bellatrix sospirò.
-In sintesi-
replicò Merope annoiata, -hai appena ammesso di fronte alla tua
ragazza di approfittare in modo squallido dei soldi del cognato…-
-Fa’ pure.-
-È diplomazia, mamma.-
-Come sta Elettra?- chiese Bellatrix prima che Merope trovasse il tempo per ribattere.
-Bene, grazie- rispose
Tom con un sorriso. –Mi ha scritto che anche Patrick è
stato invitato alla cena del Lumaclub.-
-Sì-
confermò Bellatrix compiaciuta, -ma non sono stupita. Lumacorno
ha una passione malsana per la famiglia Black; ci considera la sua
collezione personale, o qualcosa del genere. Narcissa mi ha detto che
anche Draco è stato invitato.-
-Il piccolo Malfoy?-
-Esattamente.-
-E a quanto pare
Lumacorno si è lasciato coinvolgere dalla politica leccaBabbani
di Silente, perché, a detta di Draco, sarà presente una
quantità scandalosa di Mezzosangue e figli di Babbani, come
Potter Numero Due e un certa Granger. Dove andremo a finire di questo
passo?!- Bellatrix era disgustata.
-La madre del giovane
Potter era tra i preferiti di Lumacorno, se non sbaglio. Non mi
stupisce che ora riservi al figlio lo stesso trattamento. E per quanto
riguarda i figli di Babbani, tenterà, immagino, di raggiungere
un equilibrio…-
-Equilibrio!-
sbottò Bellatrix. –Ma a te sta bene che Elettra sia posta
sullo stesso piano di mocciosi anonimi come questa Granger? Granger?! È un cognome piuttosto comune tra i Babbani, sai?-
-Non si può
fare altrimenti, Bella- spiegò Tom con condiscendenza.
–Non possiamo impedire a tutti quelli che non sono Purosangue di
frequentare Hogwarts. E per quanto io stesso preferirei criteri di
selezione più rigorosi devo, lo sai bene, cercare di
accontentare tutti.-
-Mancano solo Centauri e Goblin e avremo trasformato la scuola in un Gran Bazar…-
-Ti posso assicurare che questo non accadrà mai.-
-Be’, grazie.-
-Non essere
così drastica. Lumacorno si è sempre comportato in questo
modo, non è una novità e tu questo lo sai bene; non a
caso, la Evans è più o meno tua coetanea. Non
c’è nulla di diverso, ti assicuro, Bella: Hogwarts
è come l’hai lasciata ed è mia priorità che
rimanga tale.- concluse lui, esibendo uno dei suoi sorrisi più
incoraggianti.
Bellatrix non sembrava
ancora soddisfatta, ma non replicò; Merope, che fino ad allora
era rimasta in silenzio, studiava le reazioni del figlio con la coda
dell’occhio, giocherellando nervosamente con uno dei suoi
numerosi pendagli.
-D’accordo-
acconsentì infine Bellatrix. –Forse hai ragione. Cerca
solo di non dimenticare da che parte stai veramente.-
-Non succederà.- assicurò lui.
-Scusate ancora per la
confusione- disse, alzandosi dal divano e prendendo il mantello.
–Il vostro Elfo avrà di che spazzare.-
-Non c’è problema, davvero- la tranquillizzò Tom, accompagnandola in prossimità del camino.
-No, basta Metropolvere per oggi. Merope, ci vediamo presto.-
-Senz’altro, tesoro.- replicò lei, soffiandole un bacio.
Bellatrix baciò Tom e girando elegantemente su se stessa scomparve nel nulla con un sonoro pop.
-Ma tu lo sai da che
parte stai?- chiese piano Merope, mentre Tom, l’espressione
indecifrabile, tornava a sedersi sul divano.
-Certo.- rispose senza enfasi.
-E allora
perché non le hai ancora detto la verità?- insistette
Merope con cautela. –Tom, perdonami, ma non è un caso che
tutti continuino a farti lo stesso discorso; questa sera, Bella non ha
detto nulla di diverso da quello che, immagino, ti abbia detto Silente
la settimana scorsa. A modo suo, certo, perorando la causa a cui
è così disperatamente devota, ma in fondo il concetto
è sempre lo stesso.-
-Non posso agire
diversamente- replicò Tom con convinzione. –Perderei la
maggioranza, mamma. Farei prima a rassegnare le dimissioni.-
Merope rise.
-Per la barba di
Merlino, tesoro, non ti sto chiedendo di chiamare a raccolta i
giornalisti e rivelare al mondo intero che in realtà sei un
Mezzosangue perché alla fine l’amore trionferà e
tanti saluti… ma Bellatrix ha il diritto di saperlo!-
-Non adesso.-
-Non adesso?- ripeté lei sconvolta. –Di nuovo?! È la sola risposta che conosci?-
-Non capisci.-
-Tu
non capisci!- Merope sembrava sul punto di perdere il controllo.
–Ma tu l’hai ascoltata?! Lei mi piace, sai? È bella,
intelligente, ha un buon odore e ti ama… ma, per carità,
mi è sembrato di risentire i deliri di onnipotenza di mio padre!
Quella donna è fermamente convinta della superiorità dei
Purosangue, Tom. E se scopre da altri che l’uomo che venera
è in realtà uno dei più grandi bugiardi della
storia…-
-Mamma, calmati- Tom
era tranquillo, ma sembrava assente. –Le cose tra noi vanno bene,
ma prima di farle una rivelazione del genere devo aspettare che vadano
ancora meglio…-
-Si arrabbierà. Si arrabbierà da morire. Non puoi fondare una relazione su una menzogna colossale.-
-Da che pulpito…-
-E allora fidati!-
strillò lei. –Fidati, per Salazar! So quello che dico!
Prendi me, guarda come sono finita io… con un figlio navigato
che crede di sapere tutto e un quadro orrendo in salotto…-
-Mamma…-
-No, sai cosa
c’è?- lo interruppe lei, traendo dei respiri profondi.
–Fa’ quello che vuoi. Fa’ quello che vuoi, non ha
importanza. Lasciale credere che ci sia un Elfo Domestico da qualche
parte, in questa casa, e che tutto il denaro di cui disponiamo sia
l’eredità di generazioni a cui il tuo purissimo padre ha
gloriosamente contribuito, autoconvinciti pure che Silente abbia torto,
che Lucius Malfoy sia indispensabile e che mentire alla donna che dici
di amare non sia poi così sbagliato… Finirà molto
male!-
-Perfetto-
replicò Tom seccamente. –E dopo questo apocalittico e
affidabile presagio di morte puoi unirti a Sibilla Cooman nel predire
una settimana piovosa e quotazioni in ribasso. Nient’altro?-
Merope lo incenerì con lo sguardo e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Tom sospirò e
si lasciò sprofondare ancora di più nel divano. Evaristo
gli volò sulle ginocchia e si lasciò accarezzare la testa.
-Ha ragione, sai?- disse Morgana, scuotendo il capo contrariata.
Tom si versò un altro bicchiere di vino.
-Propongo un
brindisi!- disse Lumacorno gioviale. –Mi auguro che la semplice
Acquaviola non svilisca la solennità del gesto, ma temo non si
possa fare altrimenti: d’altra parte, non vogliamo che il nostro
stimato preside nutra dei sospetti sull’incontestabile
moralità e l’importanza accademica delle nostre riunioni.-
L’atmosfera era
piacevole e accogliente, la stanza illuminata da calde luci soffuse; il
professor Lumacorno, che con il bicchiere proteso verso l’alto e
il panciotto rosso ciliegia sembrava la caricatura di un personaggio
folkloristico, si ergeva in tutta la sua imponente mole al centro di un
eterogeneo gruppo di studenti. I più grandi, mollemente
abbandonati su morbide poltrone di velluto, sembravano particolarmente
oltraggiati dall’assenza di alcolici, i più piccoli, che
la notizia aveva lasciato per lo più indifferenti, se ne stavano
seduti sul pavimento e ascoltavano le parole del professore in un
silenzio reverenziale. Nessuno di loro indossava la divisa.
Patrick, accoccolato a
ridosso della parete, studiava i presenti con interesse, mentre Draco,
seduto tra lui e Blaise, giocherellava con il lembo del tappeto.
-A che cosa brindiamo,
professore?- chiese Elettra Riddle, seduta su una poltrona molto vicina
a Lumacorno. Indossava un semplice vestito rosso, troppo elegante per
un contesto così informale, e i capelli, raccolti in una lunga
treccia che le ricadeva sulla spalla, lasciavano volutamente
intravedere la spilla di Caposcuola. Percy, che non riusciva a
straccarle gli occhi di dosso, aveva avuto la sua stessa idea,
perché anche lui sfoggiava, appuntata sulla camicia azzurra, la
spilla di Prefetto.
-Al successo, mia cara
ragazza- rispose Lumacorno compiaciuto. –Al successo che, ne sono
più che sicuro, nessuno di voi farà fatica a
raggiungere.- E levò più in alto il bicchiere. Elettra,
gli occhi azzurri che brillavano, lo imitò, e così fecero
gli altri.
-Tutti gli studenti del Lumaclub sono diventati famosi?-
Era stato Harry Potter a parlare, stravaccato su una pila di cuscini vicino alla solita ragazzina con i capelli crespi.
-Non mi sembra che tua madre sia spesso sulla copertina di Strega Oggi.- intervenne Blaise in tono strascicato. Molti sogghignarono.
-Nemmeno la tua.-
replicò Patrick con noncuranza. Risero quasi tutti; Elettra
levò un sopracciglio, sorpresa. Anche Harry sembrava sorpreso,
mentre Blaise si voltò di scatto verso Patrick, furente. Draco
tormentava il lembo del tappeto con maggiore insistenza, a disagio.
-Per la barba di
Merlino, si è fatto tardi!- esclamò Lumacorno con mal
simulata disinvoltura. –È decisamente ora di andare a
dormire! Lestrange, voglio la tua relazione per domani o finirai in
punizione. E lo stesso vale per te, Avery!-
Patrick annuì
distrattamente e rimase seduto sul pavimento, mentre gli altri studenti
si avviavano lentamente verso la porta. Blaise si alzò
immediatamente ed uscì dalla stanza senza degnarlo di uno
sguardo; Draco invece rimase immobile per qualche secondo prima di
alzarsi a sua volta e chiedere:
-Tu vieni? O hai intenzione di farti qualche altro nuovo amico?-
-Non farla tanto lunga- tagliò corto Patrick. –Vai avanti. Ti raggiungo subito.-
Draco era piuttosto
contrariato, ma non replicò. Quando Patrick finalmente si
alzò, nella stanza era rimasta soltanto Elettra; la cosa non lo
stupì. Lumacorno si era appena recato nel proprio ufficio per
prendere alcuni libri di Pozioni.
-Tu vieni?- le chiese con un sorrisetto vagamente ironico, avvicinandosi alla poltrona su cui la ragazza era ancora seduta.
-Vai avanti. Ti raggiungo subito.- replicò Elettra, ricambiando il sorriso.
-Molto astuta- concesse Patrick, -ma è quello che normalmente si dice per liberarsi di qualcuno di troppo.-
-Trai le tue conclusioni.-
-Che stai tramando?-
-La cosa non ti riguarda.-
-Ma mi interessa.-
-Patrick- disse con un tono vagamente divertito, -vattene.-
Non c’era nulla
di scontroso nei suoi modi di fare, né di impaziente; era solo
decisa a porre fine alla discussione.
Patrick assottigliò gli occhi chiari.
-D’accordo.- si arrese.
-D’accordo.- ripeté Elettra senza smettere di sorridere.
-Sei irritante.-
-Tu un ficcanaso.-
-A domani, allora.-
-A domani, caro.-
Lumacorno, stringendo tra le braccia una traballante pila di libri, tornò poco dopo che Patrick ebbe lasciato la stanza.
-Elettra cara!- esclamò stupito. –C’è qualcos’altro che posso fare per te?-
-A dire la
verità, professore- cominciò Elettra, alzandosi e
andandogli in contro, -desideravo semplicemente sottoporle…
vuole una mano?-
-Oh, davvero
gentilissima, ma ho quasi…- tenendo la pila in equilibrio con
una sola mano, il professore riuscì ad estrarre la bacchetta
giusto prima che i libri franassero rumorosamente sul pavimento, e con
un gesto fluente li dispose con ordine sopra una mensola vuota,
-… fatto. Stava dicendo, signorina Riddle?-
-Mi chiedevo soltanto,
professore- riprese Elettra educatamente, -se avesse voglia di fornirmi
qualche chiarimento in più a proposito del ricostituente alla
Mandragola.-
Lumacorno si accigliò.
-C’è qualcosa in particolare che la lascia perplessa, signorina?-
-Proprio così,
signore. Non capisco in quale circostanza potrebbe rivelarsi utile se,
come ha giustamente sottolineato una mia compagna di classe qualche
giorno fa, è normalmente sufficiente un semplice
Controincantesimo.-
Il professore si incupì e cominciò a guardare nervosamente l’orologio appeso alla parete di fronte.
-Mi rendo conto-
continuò, -che nella medesima situazione ha suggerito a Miranda
di rivolgersi al professor Piton, però, vede, lui non è
come lei; potrebbe… fraintendere.-
Lumacorno trasse un profondo sospiro.
-Posso chiederle come mai l’argomento le sta tanto a cuore, mia cara ragazza?-
Elettra fece una pausa tattica.
-Temo di non avere una
motivazione- rispose lei semplicemente. –È mera
curiosità, la mia. Trovo strano, nella mia ingenuità, che
al ricostituente sia attribuita tanta importanza in letteratura se, di
fatto, i riscontri pratici sono così esigui. Tutta accademia,
signore.-
-Tutta accademia-
ripeté Lumacorno meccanicamente. –Be’, signorina,
posso solamente dirle che il ricostituente si rivela insostituibile, in
determinate situazioni. Situazioni, come lei certamente comprende, di
pericolosità superiore a quella di un qualsiasi duello. La
magia, in particolare quella Oscura, ha numerose manifestazioni;
manifestazioni che spesso sfuggono al controllo del mago più
capace.-
Elettra lo guardò imperturbabile: Lumacorno non sembrava disposto ad aggiungere altro.
-La ringrazio infinitamente.- disse infine lei, esibendo un largo sorriso.
-È soddisfatta?- Lumacorno ne sembrava piacevolmente sorpreso.
-Assolutamente sì, signore- assicurò Elettra, -mi scuso per averle arrecato disturbo.-
-Nessun disturbo, cara ragazza, nessun disturbo!- replicò Lumacorno con ritrovata giovialità.
-Ne sono lieta. Buona notte, professore.-
-Buona notte, signorina Riddle!-
Elettra lasciò immediatamente la stanza e si diresse verso il dormitorio a passo svelto.
Patrick,
dall’angolo buio in cui si era rintanato per origliare la
conversazione, la guardò allontanarsi; quell’insolito
scambio di battute lo aveva lasciato decisamente confuso. Fece per
andarsene, ma si bloccò quasi subito, terrorizzato
dall’approssimarsi di una vocina acuta e piuttosto sgradevole:
Pix. Canticchiava un motivetto pieno di espressioni colorite che
Patrick avrebbe trovato quasi divertente, se non fosse stato il
preludio di un’imminente catastrofe. Poi successero molte cose
l’una dopo l’altra: una mano apparentemente senza corpo,
comparsa all’improvviso dal centro del corridoio, lo
afferrò per un polso e lo trascinò sotto a quella che,
sul momento, Patrick scambiò per una tenda; non fece nemmeno in
tempo ad urlare per la sorpresa che si ritrovò faccia a faccia
con Harry, che con l’indice premuto sulle labbra gli faceva segno
di tacere. Osservò Pix volare sopra le loro teste e continuare
il proprio itinerario notturno nella più totale indifferenza: i
suoi contorni apparivano vagamente sfocati, come se lo stesse
osservando attraverso un velo d’acqua, o un vetro appannato. Fu
solo quando non riuscirono più a distinguere le parole del
motivetto che Harry e Patrick uscirono dal loro nascondiglio.
-Ma questo è…?- chiese Patrick, a metà tra l’esterrefatto e l’entusiasta.
-Esattamente- rispose
Harry soddisfatto, piegandolo con cura e riponendolo in una tasca
interna del mantello. –Niente male, eh?-
-Credevo fosse solo una leggenda.-
-Ti sbagliavi.-
-Come hai fatto a…?-
-Mio papà.-
-Te lo lascia tenere?!-
-Non ho detto questo-
replicò Harry con disinvoltura, -non so se l’abbia
già scoperto; al momento sto ignorando le sue lettere. Me ne
avrà già mandate una decina.-
-Roba da non credere…- mormorò Patrick, -hai un Mantello dell’Invisibilità.-
Harry lo guardò compiaciuto e si avviò lungo il corridoio. Patrick lo imitò.
-Ehm… grazie.-
disse dopo un attimo di esitazione. Dalle sue parole, tuttavia, non
trapelava la benché minima emozione.
Harry inarcò le sopracciglia.
-L’ho fatto solo
perché non mi piace essere in debito con qualcuno-
puntualizzò Harry piccato. –Soprattutto se è un
Serpeverde.-
Questa volta fu Patrick ad inarcare le sopracciglia.
-Non ti illudere, Potter: era un dispetto a Blaise, non certo un favore a te.-
-Ti illudi se pensi
che io m’illuda.- ribatté prontamente lui. In quel
momento, aveva lo stesso sorrisetto furbo che poco prima aveva visto in
faccia ad Elettra.
-Perché hai origliato la conversazione?-
-Nessun motivo in particolare.- replicò Harry candidamente.
-Che cosa?? Ma fai sul serio?-
-Lo giuro solennemente.-
Il tono disarmante di Harry lo spiazzò.
-Volevo provare il Mantello- concluse con un’alzata di spalle. –E tu?-
Patrick gli lanciò una lunga, limpida, occhiata calcolatrice.
-Tutta accademia.- rispose con circospezione.
-Non avrei potuto chiedere di meglio.- Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi.
-Lestrange e Potter
che passeggiano al chiaro di luna; vi state godendo la bella serata,
signori?- la voce melliflua del professor Piton risuonava in modo
sinistro nel corridoio buio. Con il suo lungo mantello nero e un ghigno
soddisfatto stampato sul volto cereo sembrava una pericolosa creatura
notturna.
-Torniamo da una riunione del Lumaclub, signore.- disse Patrick con tono atono e sguardo impassibile.
-Non essere sciocco,
Lestrange, la riunione si è conclusa più di venti minuti
fa, ormai. È quindi chiaro che né tu né Potter
avete una motivazione valida per aggirarvi nella scuola a
quest’ora indecente.- Piton non stava facendo alcuno sforzo per
celare il compiacimento nella sua voce.
-Io e Patrick abbiamo
avvertito l’irrefrenabile necessità di recarci al
gabinetto.- asserì Harry con la consueta nonchalance.
-Ma davvero?- il tono di Piton trasudava sarcasmo. –In bagno? Per venti minuti? Entrambi?-
Harry e Patrick annuirono all’unisono; gli occhi di Piton si illuminarono di una luce malevola.
-E magari avete anche delle prove, per avvalorare la vostra personale versione dei fatti?-
Patrick sgranò gli occhi.
-Prove?-
-Sì, signor
Lestrange, prove- ripeté Piton sardonico. –La cosa
costituisce per te un problema insormontabile?-
-No… è solo che… che schifo!!-
Harry riuscì a stento a soffocare una risata.
-Cinquanta punti in
meno a Serpeverde- disse Piton glaciale, -per il suo straordinario
senso dell’umorismo, signor Lestrange. E grazie al geniale
intervento del signor Potter, che a quanto pare ritiene di poter
ingannare noi poveri comuni mortali con l’inimitabile maestria
delle sue bugie, saranno sottratti cinquanta punti anche a Grifondoro.
Siete in punizione: giovedì pomeriggio, presentatevi nel mio
ufficio alle due. E ora filate a letto.-
-Rischi il linciaggio- osservò Harry non appena furono soli. –Ma mi sei piaciuto.-
-Ci avrebbe puniti comunque- disse Patrick in tono piatto, -e nello stesso modo.-
-Non credevo che Piton sapesse come togliere punti a Serpeverde.-
-Tanto domani Draco farà qualcosa di incredibilmente eroico e salverà la situazione.-
-Non ne dubito.-
Patrick trasse un profondo sospiro.
-Notte, Potter.- disse, con ritrovata freddezza.
Kleio dice:
Be’,
salve. Non ho scuse, ma ve le faccio lo stesso. Di nuovo. E prometto
solennemente di avere buone intenzioni, questa volta.
Spero che il capitolo
sia stato di vostro gradimento; la trama sta lentamente prendendo forma
e vi sono i presupposti per alcune delle complicazioni future.
Ad ogni modo, i riferimenti a Harry Potter e il Principe Mezzosangue
sono parecchi, ma Lumacorno non ha mai sostenuto una conversazione
analoga con Tom Riddle. O magari sì, ma sicuramente gli Horcrux,
in questa particolare realtà, non sono mai stati menzionati.
E… mmm…
mi rendo conto che Harry Potter sia piuttosto presuntuoso, e forse vi
starete chiedendo il perché: ho pensato che essendo stato
amorevolmente cresciuto da figlio unico e, tra l’altro, da un
padre e da un padrino che non hanno certo un passato da studenti
modello, Harry potrebbe coerentemente essere diventato un
preadolescente normale, coccolato e un po’ viziato e con una
naturale propensione ad infrangere le regole, ma questa volta per
semplice piacere e non per salvare il mondo.
C’è ancora un’ultima cosa che vorrei specificare: avalonne,
che approfitto per ringraziare, mi ha fatto giustamente notare che Luna
è coetanea di Ginny, e non di Harry, quindi la sua comparsa
nella storia è decisamente prematura. Si tratta purtroppo di una
svista che non posso correggere essendo, Luna, un personaggio
importante ai fini dell’intreccio. Sono mortificata, non ne avevo
la benché minima idea!
Un grazie di cuore
anche a tutti coloro che sono rimasti con Patrick fino… al
settimo capitolo… spero di non avervi delusi!
E buon primo di settembre a tutti, gente. Ci si vede ad Hogwarts.
A prestissimo (giuro).
riferimento titolo: Little lies dei Fleetwood Mac
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