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Autore: Kleio    01/09/2014    5 recensioni
Tom Riddle aveva una vita perfettamente normale, e grazie tante. E una figlia secchiona. E una madre fuori di testa, un'ex moglie rompipalle, un sacco di soldi e una brillante carriera che gliene avrebbe garantiti ancora di più... Sempre che Cornelius Caramell non gli avesse soffiato il posto, cosa possibile, ma decisamente improbabile.
E poi c'era la sua Bellatrix, intelligente, affascinante... e sposata.
Dal Ministero della Magia all'uffico di Silente, dalle atmosfere scintillanti di antichi manieri nobiliari all'antro buio e umido della Camera dei Segreti, le vite di personaggi vecchi e nuovi si intrecciano in una vicenda in cui, da un presupposto di perfezione, si arriverà all'infrangersi di ogni speranza...
Ovvio OOC per Tom Riddle e Merope Gaunt.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Un po' tutti | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorabilia'
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7. Little lies





Little lies



Tom si versò un altro bicchiere di vino. Le fiamme del caminetto danzavano gioiosamente sulla superficie convessa di una polverosa bottiglia di vino Elfico, che troneggiava dignitosa su un basso e massiccio tavolo di legno scuro, ingombro di libri e documenti ingialliti.
Il Ministro, abbandonato su un prezioso divano di velluto scarlatto, si portava distrattamente il bicchiere alle labbra, mentre gli occhi, scintillanti di orgoglio, vagavano concentrati sul foglio che teneva in mano. Muto spettatore, in quel silenzio cadenzato dal battito regolare di un antico pendolo di mogano e dall’allegro crepitio delle fiamme nel camino, uno splendido barbagianni se ne stava maestosamente appollaiato sul bracciolo di una poltrona, gli occhi gialli e penetranti fissi in quelli limpidi e azzurri di Merlino che, un braccio serrato intorno alla vita di Morgana nella sua lavorata e imponente cornice, ricambiava con un’espressione di dileggio lo sguardo ostile del volatile.
-Non ti inquieta sentirti perennemente osservato da quell’antiquato dipinto?-
Merope era entrata nella stanza nel vortice di perline luccicanti di un ingombrante strascico magenta, accompagnata dal consueto ed inevitabile scampanellio.
-Ti si sente arrivare da May Fair, mamma- disse Tom senza levare gli occhi dal foglio. –Faresti prima a legarti un campanello al collo.-
-Non sapevo che la simpatia fosse come le malattie ereditarie- replicò lei candidamente, prendendo posto sulla poltrona, -ma a quanto pare ha saltato una generazione.-
-Deliziosa. Ci hai pensato tutta la notte?-
-Rispondi alla domanda, tesoro di mamma- replicò Merope con un sorrisetto soddisfatto, affondando con delicatezza le dita nel morbido piumaggio del barbagianni. –Anche Evaristo ha un’aria piuttosto seccata.-
-Forse perché gli hai appena conficcato le unghie nella carne.-
Merope gli scoccò un’occhiataccia.
-Non mi dà alcun fastidio- asserì Tom. -E non è antiquato, mamma, è antico. Quel quadro ha un valore inestimabile.-
-Se lo dici tu. Per me è terrificante.-
Morgana proruppe in uno sbuffo seccato.
-Zitta, tu!- abbaiò Merope stizzita.
Tom ridacchiò.
-Stai litigando con un dipinto.-
-Sto litigando con il tuo dipinto.-
-È un regalo- precisò Tom. –Un regalo che sarebbe molto maleducato non esibire.-
-Davvero? Io pensavo che la tua fosse la strenua difesa di un artista fulminato…- replicò lei sardonica, – È di Ellie?- chiese, accennando al foglio che Tom teneva ancora in mano.
-Indovinato.-
-Oh, non l’ho indovinato- lo corresse Merope dolcemente. –Non ti ho mai visto sorridere così per nessun altro, caro.-
-E come potrei non sorridere?- disse lui con un sospiro. –La scuola è iniziata da poco più di una settimana e ha già preso Eccezionale nel test d’ingresso di Difesa contro le Arti Oscure e centodieci su cento in quello di Pozioni.-
-Come si fa a prendere centodieci su cento?- chiese Merope allibita.
-Rispondendo non solo in modo adeguato, ma aggiungendo elementi originali, dimostrando un’ottima padronanza dell’argomento e utilizzando una prosa elegante. In altre parole, consegnando un lavoro piuccheperfetto- rispose lui con lo stesso tono che avrebbe usato per spiegare un’ovvietà. –D’altra parte, ne ho preso uno anch’io, a suo tempo.-
-Tranquillo, me lo ricordo- rispose lei accennando un sorrisetto. –E non ho mai avuto dubbi su Ellie. Che altro scrive il mio tesoro?-
-Nulla in particolare. Ha già un’idea per la tesi dei M.A.G.O., ma non vuole ancora dirmi quale, e il Lumaclub si riunisce questa sera stessa.-
-E per quanto ancora hai intenzione di continuare a mentirle?-
Tom la guardò, il capo lievemente inclinato, perplesso.
-Scusami?-
-E poi sei tu, quello intelligente- replicò Merope caustica. –Per quanto ancora hai intenzione di tenerle nascosta la tua relazione con Madame Lestrange?-
-Fino a quando Madame Lestrange non lo dirà a Patrick; dopo aver chiesto il divorzio, terminata la campagna elettorale.- spiegò Tom, scandendo ogni frase con una pausa calcolata.
Merope levò un sopracciglio.
-Condivido la scelta di Bellatrix, Tom, ma non sono affatto d’accordo con te.-
-Strano.-
-Patrick ha appena undici anni. E la situazione civile di Bellatrix è… come dire… più complessa della tua- continuò Merope in tono polemico. – È giusto che si prenda il tempo necessario per preparare il ragazzino. Ma Elettra è quasi maggiorenne e tu le stai nascondendo una parte della tua vita che presumo sia importante…-
-Mamma...- disse Tom stancamente, -le voci girano. Una chiacchiera di troppo e siamo rovinati…-
-Non ti fidi di tua figlia?-
-Non è questo!- ribatté Tom con veemenza. –Ripongo in lei la massima fiducia, ma non mi sembra né corretto né responsabile caricarla di un simile onere. Non adesso.-
-Tom…-
- È la mia ultima parola, mamma.-
Aveva appena terminato la frase quando le fiamme del camino si tinsero di un acceso verde smeraldo e una pioggia di scintille si mescolò al fumo prodotto dalla combustione, improvvisamente diventato di un bianco perlaceo; Evaristo, contrariato dall’inaspettato corso degli eventi, arruffò le piume e sbatté le ali stridendo rumorosamente, e mentre Merope tossiva e dimenava in aria un fazzoletto di pizzo e Merlino gridava entusiasta all’indirizzo di un Evaristo ancor più contrariato: -Ho vinto! Hai distolto lo sguardo!!-, Bellatrix Lestrange fece la sua apparizione nella stanza.
-Perdonatemi!- si affrettò a dire. – È  la Metropolvere di Rod… Salazar sa da quanto tempo è lì…- E con un colpo di bacchetta fece Evanescere il fumo che come bruma autunnale aveva inghiottito la stanza e il suo contenuto.
-Non ti preoccupare- replicò Tom, che nel frattempo era rimasto immobile sul divano e sorrideva pacatamente. –Accomodati.-
Ma Bellatrix si rivolse a Merope, che aveva un’aria decisamente frastornata:
-Scusa per il trambusto… non era mia intenzione…-
-Non ti preoccupare, bellezza.- la interruppe lei, usando la mano che le stava porgendo per riemergere dalla poltrona, e dandole un bacio sulla guancia.
Bellatrix sorrise di rimando, si sfilò il mantello e prese posto vicino a Tom, mentre Merope si lasciava di nuovo cadere tra le pieghe della poltrona, sventolando la mano con fare teatrale. Evaristo, dal canto suo, guardava truce Merlino, che stava improvvisando una danza della vittoria sotto lo sguardo perplesso di Morgana.
-Che quadro orrendo!- esclamò subito Bellatrix.
-Lei mi è sempre piaciuta.- cantilenò Merope soddisfatta.
-È un regalo di Lucius Malfoy, Bella; puoi capire in quale posizione mi trovo. Per quanto possa essere brutto…-
-Come?!- trillò Merope indignata.
-Spero proprio che a Lucius non venga mai l’idea di farmi un regalo…- osservò Bellatrix.
-Dev’essere costato un patrimonio, tra l’altro.- aggiunse Tom.
-Bel ruffiano…-
-Tom, sei insopportabile.-
-Mamma, per favore…-
-Quanto odio Lucius.- asserì Bella in tono atono.
-Ok, state a sentire- Tom sembrava determinato a chiarire la situazione una volta per tutte, -quel quadro rimane dov’è. Perché se quel quadro rimane dov’è, anche Lucius rimane dov’è e, cosa ancora più importante, anche i soldi di Lucius rimangono dove sono: al sicuro, nelle casse del Ministero.-
Bellatrix sospirò.
-In sintesi- replicò Merope annoiata, -hai appena ammesso di fronte alla tua ragazza di approfittare in modo squallido dei soldi del cognato…-
-Fa’ pure.-
-È diplomazia, mamma.-
-Come sta Elettra?- chiese Bellatrix prima che Merope trovasse il tempo per ribattere.
-Bene, grazie- rispose Tom con un sorriso. –Mi ha scritto che anche Patrick è stato invitato alla cena del Lumaclub.-
-Sì- confermò Bellatrix compiaciuta, -ma non sono stupita. Lumacorno ha una passione malsana per la famiglia Black; ci considera la sua collezione personale, o qualcosa del genere. Narcissa mi ha detto che anche Draco è stato invitato.-
-Il piccolo Malfoy?-
-Esattamente.-
-E a quanto pare Lumacorno si è lasciato coinvolgere dalla politica leccaBabbani di Silente, perché, a detta di Draco, sarà presente una quantità scandalosa di Mezzosangue e figli di Babbani, come Potter Numero Due e un certa Granger. Dove andremo a finire di questo passo?!- Bellatrix era disgustata.
-La madre del giovane Potter era tra i preferiti di Lumacorno, se non sbaglio. Non mi stupisce che ora riservi al figlio lo stesso trattamento. E per quanto riguarda i figli di Babbani, tenterà, immagino, di raggiungere un equilibrio…-
-Equilibrio!- sbottò Bellatrix. –Ma a te sta bene che Elettra sia posta sullo stesso piano di mocciosi anonimi come questa Granger? Granger?! È un cognome piuttosto comune tra i Babbani, sai?-
-Non si può fare altrimenti, Bella- spiegò Tom con condiscendenza. –Non possiamo impedire a tutti quelli che non sono Purosangue di frequentare Hogwarts. E per quanto io stesso preferirei criteri di selezione più rigorosi devo, lo sai bene, cercare di accontentare tutti.-
-Mancano solo Centauri e Goblin e avremo trasformato la scuola in un Gran Bazar…-
-Ti posso assicurare che questo non accadrà mai.-
-Be’, grazie.-
-Non essere così drastica. Lumacorno si è sempre comportato in questo modo, non è una novità e tu questo lo sai bene; non a caso, la Evans è più o meno tua coetanea. Non c’è nulla di diverso, ti assicuro, Bella: Hogwarts è come l’hai lasciata ed è mia priorità che rimanga tale.- concluse lui, esibendo uno dei suoi sorrisi più incoraggianti.
Bellatrix non sembrava ancora soddisfatta, ma non replicò; Merope, che fino ad allora era rimasta in silenzio, studiava le reazioni del figlio con la coda dell’occhio, giocherellando nervosamente con uno dei suoi numerosi pendagli.
-D’accordo- acconsentì infine Bellatrix. –Forse hai ragione. Cerca solo di non dimenticare da che parte stai veramente.-
-Non succederà.- assicurò lui.
-Scusate ancora per la confusione- disse, alzandosi dal divano e prendendo il mantello. –Il vostro Elfo avrà di che spazzare.-
-Non c’è problema, davvero- la tranquillizzò Tom, accompagnandola in prossimità del camino.
-No, basta Metropolvere per oggi. Merope, ci vediamo presto.-
-Senz’altro, tesoro.- replicò lei, soffiandole un bacio.
Bellatrix baciò Tom e girando elegantemente su se stessa scomparve nel nulla con un sonoro pop.
-Ma tu lo sai da che parte stai?- chiese piano Merope, mentre Tom, l’espressione indecifrabile, tornava a sedersi sul divano.
-Certo.- rispose senza enfasi.
-E allora perché non le hai ancora detto la verità?- insistette Merope con cautela. –Tom, perdonami, ma non è un caso che tutti continuino a farti lo stesso discorso; questa sera, Bella non ha detto nulla di diverso da quello che, immagino, ti abbia detto Silente la settimana scorsa. A modo suo, certo, perorando la causa a cui è così disperatamente devota, ma in fondo il concetto è sempre lo stesso.-
-Non posso agire diversamente- replicò Tom con convinzione. –Perderei la maggioranza, mamma. Farei prima a rassegnare le dimissioni.-
Merope rise.
-Per la barba di Merlino, tesoro, non ti sto chiedendo di chiamare a raccolta i giornalisti e rivelare al mondo intero che in realtà sei un Mezzosangue perché alla fine l’amore trionferà e tanti saluti… ma Bellatrix ha il diritto di saperlo!-
-Non adesso.-
-Non adesso?- ripeté lei sconvolta. –Di nuovo?! È la sola risposta che conosci?-
-Non capisci.-
-Tu non capisci!- Merope sembrava sul punto di perdere il controllo. –Ma tu l’hai ascoltata?! Lei mi piace, sai? È bella, intelligente, ha un buon odore e ti ama… ma, per carità, mi è sembrato di risentire i deliri di onnipotenza di mio padre! Quella donna è fermamente convinta della superiorità dei Purosangue, Tom. E se scopre da altri che l’uomo che venera è in realtà uno dei più grandi bugiardi della storia…-
-Mamma, calmati- Tom era tranquillo, ma sembrava assente. –Le cose tra noi vanno bene, ma prima di farle una rivelazione del genere devo aspettare che vadano ancora meglio…-
-Si arrabbierà. Si arrabbierà da morire. Non puoi fondare una relazione su una menzogna colossale.-
-Da che pulpito…-
-E allora fidati!- strillò lei. –Fidati, per Salazar! So quello che dico! Prendi me, guarda come sono finita io… con un figlio navigato che crede di sapere tutto e un quadro orrendo in salotto…-
-Mamma…-
-No, sai cosa c’è?- lo interruppe lei, traendo dei respiri profondi. –Fa’ quello che vuoi. Fa’ quello che vuoi, non ha importanza. Lasciale credere che ci sia un Elfo Domestico da qualche parte, in questa casa, e che tutto il denaro di cui disponiamo sia l’eredità di generazioni a cui il tuo purissimo padre ha gloriosamente contribuito, autoconvinciti pure che Silente abbia torto, che Lucius Malfoy sia indispensabile e che mentire alla donna che dici di amare non sia poi così sbagliato… Finirà molto male!-
-Perfetto- replicò Tom seccamente. –E dopo questo apocalittico e affidabile presagio di morte puoi unirti a Sibilla Cooman nel predire una settimana piovosa e quotazioni in ribasso. Nient’altro?-
Merope lo incenerì con lo sguardo e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Tom sospirò e si lasciò sprofondare ancora di più nel divano. Evaristo gli volò sulle ginocchia e si lasciò accarezzare la testa.
-Ha ragione, sai?- disse Morgana, scuotendo il capo contrariata.
Tom si versò un altro bicchiere di vino.


-Propongo un brindisi!- disse Lumacorno gioviale. –Mi auguro che la semplice Acquaviola non svilisca la solennità del gesto, ma temo non si possa fare altrimenti: d’altra parte, non vogliamo che il nostro stimato preside nutra dei sospetti sull’incontestabile moralità e l’importanza accademica delle nostre riunioni.-
L’atmosfera era piacevole e accogliente, la stanza illuminata da calde luci soffuse; il professor Lumacorno, che con il bicchiere proteso verso l’alto e il panciotto rosso ciliegia sembrava la caricatura di un personaggio folkloristico, si ergeva in tutta la sua imponente mole al centro di un eterogeneo gruppo di studenti. I più grandi, mollemente abbandonati su morbide poltrone di velluto, sembravano particolarmente oltraggiati dall’assenza di alcolici, i più piccoli, che la notizia aveva lasciato per lo più indifferenti, se ne stavano seduti sul pavimento e ascoltavano le parole del professore in un silenzio reverenziale. Nessuno di loro indossava la divisa.
Patrick, accoccolato a ridosso della parete, studiava i presenti con interesse, mentre Draco, seduto tra lui e Blaise, giocherellava con il lembo del tappeto.
-A che cosa brindiamo, professore?- chiese Elettra Riddle, seduta su una poltrona molto vicina a Lumacorno. Indossava un semplice vestito rosso, troppo elegante per un contesto così informale, e i capelli, raccolti in una lunga treccia che le ricadeva sulla spalla, lasciavano volutamente intravedere la spilla di Caposcuola. Percy, che non riusciva a straccarle gli occhi di dosso, aveva avuto la sua stessa idea, perché anche lui sfoggiava, appuntata sulla camicia azzurra, la spilla di Prefetto.
-Al successo, mia cara ragazza- rispose Lumacorno compiaciuto. –Al successo che, ne sono più che sicuro, nessuno di voi farà fatica a raggiungere.- E levò più in alto il bicchiere. Elettra, gli occhi azzurri che brillavano, lo imitò, e così fecero gli altri.
-Tutti gli studenti del Lumaclub sono diventati famosi?-
Era stato Harry Potter a parlare, stravaccato su una pila di cuscini vicino alla solita ragazzina con i capelli crespi.
-Non mi sembra che tua madre sia spesso sulla copertina di Strega Oggi.- intervenne Blaise in tono strascicato. Molti sogghignarono.
-Nemmeno la tua.- replicò Patrick con noncuranza. Risero quasi tutti; Elettra levò un sopracciglio, sorpresa. Anche Harry sembrava sorpreso, mentre Blaise si voltò di scatto verso Patrick, furente. Draco tormentava il lembo del tappeto con maggiore insistenza, a disagio.
-Per la barba di Merlino, si è fatto tardi!- esclamò Lumacorno con mal simulata disinvoltura. –È decisamente ora di andare a dormire! Lestrange, voglio la tua relazione per domani o finirai in punizione. E lo stesso vale per te, Avery!-
Patrick annuì distrattamente e rimase seduto sul pavimento, mentre gli altri studenti si avviavano lentamente verso la porta. Blaise si alzò immediatamente ed uscì dalla stanza senza degnarlo di uno sguardo; Draco invece rimase immobile per qualche secondo prima di alzarsi a sua volta e chiedere:
-Tu vieni? O hai intenzione di farti qualche altro nuovo amico?-
-Non farla tanto lunga- tagliò corto Patrick. –Vai avanti. Ti raggiungo subito.-
Draco era piuttosto contrariato, ma non replicò. Quando Patrick finalmente si alzò, nella stanza era rimasta soltanto Elettra; la cosa non lo stupì. Lumacorno si era appena recato nel proprio ufficio per prendere alcuni libri di Pozioni.
-Tu vieni?- le chiese con un sorrisetto vagamente ironico, avvicinandosi alla poltrona su cui la ragazza era ancora seduta.
-Vai avanti. Ti raggiungo subito.- replicò Elettra, ricambiando il sorriso.
-Molto astuta- concesse Patrick, -ma è quello che normalmente si dice per liberarsi di qualcuno di troppo.-
-Trai le tue conclusioni.-
-Che stai tramando?-
-La cosa non ti riguarda.-
-Ma mi interessa.-
-Patrick- disse con un tono vagamente divertito, -vattene.-
Non c’era nulla di scontroso nei suoi modi di fare, né di impaziente; era solo decisa a porre fine alla discussione.
Patrick assottigliò gli occhi chiari.
-D’accordo.- si arrese.
-D’accordo.- ripeté Elettra senza smettere di sorridere.
-Sei irritante.-
-Tu un ficcanaso.-
-A domani, allora.-
-A domani, caro.-
Lumacorno, stringendo tra le braccia una traballante pila di libri, tornò poco dopo che Patrick ebbe lasciato la stanza.
-Elettra cara!- esclamò stupito. –C’è qualcos’altro che posso fare per te?-
-A dire la verità, professore- cominciò Elettra, alzandosi e andandogli in contro, -desideravo semplicemente sottoporle… vuole una mano?-
-Oh, davvero gentilissima, ma ho quasi…- tenendo la pila in equilibrio con una sola mano, il professore riuscì ad estrarre la bacchetta giusto prima che i libri franassero rumorosamente sul pavimento, e con un gesto fluente li dispose con ordine sopra una mensola vuota, -… fatto. Stava dicendo, signorina Riddle?-
-Mi chiedevo soltanto, professore- riprese Elettra educatamente, -se avesse voglia di fornirmi qualche chiarimento in più a proposito del ricostituente alla Mandragola.-
Lumacorno si accigliò.
-C’è qualcosa in particolare che la lascia perplessa, signorina?-
-Proprio così, signore. Non capisco in quale circostanza potrebbe rivelarsi utile se, come ha giustamente sottolineato una mia compagna di classe qualche giorno fa, è normalmente sufficiente un semplice Controincantesimo.-
Il professore si incupì e cominciò a guardare nervosamente l’orologio appeso alla parete di fronte.
-Mi rendo conto- continuò, -che nella medesima situazione ha suggerito a Miranda di rivolgersi al professor Piton, però, vede, lui non è come lei; potrebbe… fraintendere.-
Lumacorno trasse un profondo sospiro.
-Posso chiederle come mai l’argomento le sta tanto a cuore, mia cara ragazza?-
Elettra fece una pausa tattica.
-Temo di non avere una motivazione- rispose lei semplicemente. –È mera curiosità, la mia. Trovo strano, nella mia ingenuità, che al ricostituente sia attribuita tanta importanza in letteratura se, di fatto, i riscontri pratici sono così esigui. Tutta accademia, signore.-
-Tutta accademia- ripeté Lumacorno meccanicamente. –Be’, signorina, posso solamente dirle che il ricostituente si rivela insostituibile, in determinate situazioni. Situazioni, come lei certamente comprende, di pericolosità superiore a quella di un qualsiasi duello. La magia, in particolare quella Oscura, ha numerose manifestazioni; manifestazioni che spesso sfuggono al controllo del mago più capace.-
Elettra lo guardò imperturbabile: Lumacorno non sembrava disposto ad aggiungere altro.
-La ringrazio infinitamente.- disse infine lei, esibendo un largo sorriso.
-È soddisfatta?- Lumacorno ne sembrava piacevolmente sorpreso.
-Assolutamente sì, signore- assicurò Elettra, -mi scuso per averle arrecato disturbo.-
-Nessun disturbo, cara ragazza, nessun disturbo!- replicò Lumacorno con ritrovata giovialità.
-Ne sono lieta. Buona notte, professore.-
-Buona notte, signorina Riddle!-
Elettra lasciò immediatamente la stanza e si diresse verso il dormitorio a passo svelto.
Patrick, dall’angolo buio in cui si era rintanato per origliare la conversazione, la guardò allontanarsi; quell’insolito scambio di battute lo aveva lasciato decisamente confuso. Fece per andarsene, ma si bloccò quasi subito, terrorizzato dall’approssimarsi di una vocina acuta e piuttosto sgradevole: Pix. Canticchiava un motivetto pieno di espressioni colorite che Patrick avrebbe trovato quasi divertente, se non fosse stato il preludio di un’imminente catastrofe. Poi successero molte cose l’una dopo l’altra: una mano apparentemente senza corpo, comparsa all’improvviso dal centro del corridoio, lo afferrò per un polso e lo trascinò sotto a quella che, sul momento, Patrick scambiò per una tenda; non fece nemmeno in tempo ad urlare per la sorpresa che si ritrovò faccia a faccia con Harry, che con l’indice premuto sulle labbra gli faceva segno di tacere. Osservò Pix volare sopra le loro teste e continuare il proprio itinerario notturno nella più totale indifferenza: i suoi contorni apparivano vagamente sfocati, come se lo stesse osservando attraverso un velo d’acqua, o un vetro appannato. Fu solo quando non riuscirono più a distinguere le parole del motivetto che Harry e Patrick uscirono dal loro nascondiglio.
-Ma questo è…?- chiese Patrick, a metà tra l’esterrefatto e l’entusiasta.
-Esattamente- rispose Harry soddisfatto, piegandolo con cura e riponendolo in una tasca interna del mantello. –Niente male, eh?-
-Credevo fosse solo una leggenda.-
-Ti sbagliavi.-
-Come hai fatto a…?-
-Mio papà.-
-Te lo lascia tenere?!-
-Non ho detto questo- replicò Harry con disinvoltura, -non so se l’abbia già scoperto; al momento sto ignorando le sue lettere. Me ne avrà già mandate una decina.-
-Roba da non credere…- mormorò Patrick, -hai un Mantello dell’Invisibilità.-
Harry lo guardò compiaciuto e si avviò lungo il corridoio. Patrick lo imitò.
-Ehm… grazie.- disse dopo un attimo di esitazione. Dalle sue parole, tuttavia, non trapelava la benché minima emozione.
Harry inarcò le sopracciglia.
-L’ho fatto solo perché non mi piace essere in debito con qualcuno- puntualizzò Harry piccato. –Soprattutto se è un Serpeverde.-
Questa volta fu Patrick ad inarcare le sopracciglia.
-Non ti illudere, Potter: era un dispetto a Blaise, non certo un favore a te.-
-Ti illudi se pensi che io m’illuda.- ribatté prontamente lui. In quel momento, aveva lo stesso sorrisetto furbo che poco prima aveva visto in faccia ad Elettra.
-Perché hai origliato la conversazione?-
-Nessun motivo in particolare.- replicò Harry candidamente.
-Che cosa?? Ma fai sul serio?-
-Lo giuro solennemente.-
Il tono disarmante di Harry lo spiazzò.
-Volevo provare il Mantello- concluse con un’alzata di spalle. –E tu?-
Patrick gli lanciò una lunga, limpida, occhiata calcolatrice.
-Tutta accademia.- rispose con circospezione.
-Non avrei potuto chiedere di meglio.- Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi.
-Lestrange e Potter che passeggiano al chiaro di luna; vi state godendo la bella serata, signori?- la voce melliflua del professor Piton risuonava in modo sinistro nel corridoio buio. Con il suo lungo mantello nero e un ghigno soddisfatto stampato sul volto cereo sembrava una pericolosa creatura notturna.
-Torniamo da una riunione del Lumaclub, signore.- disse Patrick con tono atono e sguardo impassibile.
-Non essere sciocco, Lestrange, la riunione si è conclusa più di venti minuti fa, ormai. È quindi chiaro che né tu né Potter avete una motivazione valida per aggirarvi nella scuola a quest’ora indecente.- Piton non stava facendo alcuno sforzo per celare il compiacimento nella sua voce.
-Io e Patrick abbiamo avvertito l’irrefrenabile necessità di recarci al gabinetto.- asserì Harry con la consueta nonchalance.
-Ma davvero?- il tono di Piton trasudava sarcasmo. –In bagno? Per venti minuti? Entrambi?-
Harry e Patrick annuirono all’unisono; gli occhi di Piton si illuminarono di una luce malevola.
-E magari avete anche delle prove, per avvalorare la vostra personale versione dei fatti?-
Patrick sgranò gli occhi.
-Prove?-
-Sì, signor Lestrange, prove- ripeté Piton sardonico. –La cosa costituisce per te un problema insormontabile?-
-No… è solo che… che schifo!!-
Harry riuscì a stento a soffocare una risata.
-Cinquanta punti in meno a Serpeverde- disse Piton glaciale, -per il suo straordinario senso dell’umorismo, signor Lestrange. E grazie al geniale intervento del signor Potter, che a quanto pare ritiene di poter ingannare noi poveri comuni mortali con l’inimitabile maestria delle sue bugie, saranno sottratti cinquanta punti anche a Grifondoro. Siete in punizione: giovedì pomeriggio, presentatevi nel mio ufficio alle due. E ora filate a letto.-
-Rischi il linciaggio- osservò Harry non appena furono soli. –Ma mi sei piaciuto.-
-Ci avrebbe puniti comunque- disse Patrick in tono piatto, -e nello stesso modo.-
-Non credevo che Piton sapesse come togliere punti a Serpeverde.-
-Tanto domani Draco farà qualcosa di incredibilmente eroico e salverà la situazione.-
-Non ne dubito.-
Patrick trasse un profondo sospiro.
-Notte, Potter.- disse, con ritrovata freddezza.


Kleio dice:

Be’, salve. Non ho scuse, ma ve le faccio lo stesso. Di nuovo. E prometto solennemente di avere buone intenzioni, questa volta.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento; la trama sta lentamente prendendo forma e vi sono i presupposti per alcune delle complicazioni future.
Ad ogni modo, i riferimenti a Harry Potter e il Principe Mezzosangue sono parecchi, ma Lumacorno non ha mai sostenuto una conversazione analoga con Tom Riddle. O magari sì, ma sicuramente gli Horcrux, in questa particolare realtà, non sono mai stati menzionati.
E… mmm… mi rendo conto che Harry Potter sia piuttosto presuntuoso, e forse vi starete chiedendo il perché: ho pensato che essendo stato amorevolmente cresciuto da figlio unico e, tra l’altro, da un padre e da un padrino che non hanno certo un passato da studenti modello, Harry potrebbe coerentemente essere diventato un preadolescente normale, coccolato e un po’ viziato e con una naturale propensione ad infrangere le regole, ma questa volta per semplice piacere e non per salvare il mondo.
C’è ancora un’ultima cosa che vorrei specificare: avalonne, che approfitto per ringraziare, mi ha fatto giustamente notare che Luna è coetanea di Ginny, e non di Harry, quindi la sua comparsa nella storia è decisamente prematura. Si tratta purtroppo di una svista che non posso correggere essendo, Luna, un personaggio importante ai fini dell’intreccio. Sono mortificata, non ne avevo la benché minima idea!
Un grazie di cuore anche a tutti coloro che sono rimasti con Patrick fino… al settimo capitolo… spero di non avervi delusi!
E buon primo di settembre a tutti, gente. Ci si vede ad Hogwarts.
A prestissimo (giuro).



riferimento titolo: Little lies dei Fleetwood Mac
  
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