A smarties89,
che con il suo
“Scusa, Sue”
mi ha aperto un
mondo.
Il gran premio
del tosaerba
Il sole di maggio splendeva su Seattle, rendendo tutto più
luminoso in casa McKagan… sì, anche il broncio che Susan cercava faticosamente
di mantenere dopo che suo marito aveva bruciato le salsicce e anche la parte
sinistra del barbecue. Se non altro, si era fatto perdonare offrendosi di
giocare con Grace per lasciarle prendere il sole in vista di un servizio
fotografico.
In quella particolare giornata, il gioco consisteva in una
spericolata corsa sul tosaerba. Le urla della piccola si diffondevano nell’aria
e, mentre Mae dormiva ignara nella sua cameretta, padre e figlia maggiore si
davano alla pazza gioia tagliando il prato come nemmeno un giardiniere ubriaco
avrebbe mai fatto.
Susan aprì gli occhi e vide suo marito con la sua solita
fascia rosa a pois neri, che chissà perché riusciva sempre a scovare anche nei
nascondigli più reconditi, e un paio di occhiali da sole a forma di cuore, che
appartenevano invece a Grace. Inutile specificare come gli andassero stretti.
Già si immaginava i pianti di sua figlia perché il papà le aveva rotto un
gioco, ma decise di lasciar perdere perché non era un problema suo: la piccola
stava crescendo, doveva imparare a dividere con lei la croce dei disastri
dell’uomo di casa.
Duff volse il capo verso di lei, scoprendola a osservarli
con occhio critico, e le sorrise, mandandole un bacio volante con la faccia
tosta di chi sa che stavolta non ci sarebbe potuto essere niente a scatenare le
sue urla da banshee. Dopotutto, aveva anche messo il caschetto e le ginocchiere
a Grace, come se dovesse andare a pattinare, e non ci sarebbero stati disastri…
forse.
Si lanciò quindi in una curva che terminò fingendo una
sgommata, tra le urla di approvazione della bambina che si lanciò poi al collo
del papà.
«Abbiamo vinto!» urlava entusiasta. «Mamma, siamo i
migliori!»
«La coppia McKagan taglia il traguardo! Record mondiale!
Insuperabili! Battimi un cinque, Grace… no, non così, altrimenti rischi di
cadere. Grandissima, sei tutta il tuo papà!»
Continuarono a volteggiare per il giardino, esultando come
veri campioni, fino a che un’ombra minacciosa non oscurò la loro gioia e i
festeggiamenti per la vittoria.
«No, Michael» disse la cupa e inquietante voce di Susan,
che li fissava con una mano sul fianco e l’altra puntata verso di loro insieme
allo spruzzino del latte solare. «La coppia McKagan ha appena tagliato i fiori
che mi ha regalato mia madre per il compleanno… gli unici sopravvissuti
alle vostre maratone sul tosaerba di due settimane fa.»
«Ma… mamma!» esclamò la piccola Grace, scuotendo i codini
con disappunto con il risultato di far piovere decine di fili d’erba dalle sue
spalle esili. «Non è una maratona, è un gran premio!»
Duff annuì con energia, fiero che sua figlia avesse
ereditato anche la sua passione per ogni tipo di sport e non solo per la moda.
Fece per replicare, ma, quando Susan sparò un fiotto di crema abbronzante
dritta nella sua bocca, dovette sputacchiare rapidamente e bofonchiare come al
solito: «Scusa, Sue.»