Grazie a Melissa,
che ha visto l'inizio di questa storia.
Grazie a Matteo,
che invece l'ha accompagnata alla fine,
e a cui appartiene
l'ultima frase di questo epilogo.
Buona lettura.
Epilogo
– Ceneri
Ha
dormito?
Probabilmente.
Nelchael non è più lì e lei sente
l'essenza appena rinfrancata, il
corpo in grado di muoversi. Ma è con lo sguardo ancora
velato che
vede Michael incombere, figura scura contro cielo scuro, le ali tese
su di loro a nasconderli dal mondo; è con la carne ancora
scavata
dall'Espiazione che sente il sangue del caduto colarle addosso, gocce
gelide che aprono crateri nella sua pelle.
Dal
corpo di Michael piove dolore.
Lei
si tira a sedere, guarda verso gli occhi dell'altro – ed
è come
guardarsi dall'alto, la sensazione straniante di non essere in
sé.
Il dolore c'è ma non c'è, come se fosse diventato
troppo e la sua
mente l'avesse rinchiuso in un angolo per non impazzire. Una goccia
cade sul petto, scorre tra i seni scavando la carne. Pioggia sul suo
viso, sulle sue braccia. Un'agonia a cui non tenta neppure di
sottrarsi.
«Dovrei
ucciderti.»
sibila Michael.
Lei
getta indietro il capo e ride. Lui fa vibrare le ali, dalle ferite
tra le piume cola altro sangue sulla sua gola già ferita. La
risata
si spezza in un rantolo.
«Avrei
dovuto ucciderti molto tempo fa.»
«Ah,
davvero.»
L'essenza
del caduto si stringe attorno alla sua, la soffoca in una morsa
brutale che le strappa un urlo acutissimo di bestia morente.
Doloredoloredoloredolore il dolore è lontano ma quello
è il suo
intimo, già violato dai Censori, già tormentato
dall'Espiazione, e
attorno alla ferita con lei dalla nascita si sono aperte piaghe che
la sfiancano e le velano gli occhi e le scavano la carne, un corpo
difettoso per un'essenza difettosa, e l'essenza di Michael sembra
aggrapparsi alla ferita e squarciarla. Gocce di sangue sul viso,
sulle labbra socchiuse nell'urlo, sugli occhi spalancati. Il mondo si
fa d'ombra, figure scure distinguibili appena.
La
mano di Michael si serra sul suo braccio e la trascina in piedi,
l'altra le afferra i capelli e le scrolla il capo.
«È
stata colpa tua.» le sibila a un soffio dal viso
«Se tu non avessi
attirato gli Arcangeli, Ishild sarebbe viva.»
È
una rabbia che pare più disperazione, la sua, e lei tende le
labbra
spaccate in un ringhio.
«Io?
Tu.
Tu hai creato quest'intreccio assurdo e ti sei fatto ossessionare e
mi hai mentito mi hai illusa e mi hai ingannatausatatradita
e»
doloredoloredolore, nel mondo di ombre rilucono i denti scoperti di
Michael, ali nere la avvolgono e la gelano dentro «e dici
anche che
è colpa mia.»
«Tu
l'hai seguita, tu hai richiamato l'attenzione, tu
l'hai uccisa.»
«E
non l'avresti
uccisa dentro, tu?» si aggrappa alle spalle di Michael, gli
affonda
le unghie nella carne «Sachiel, non Ishild, Sachiel, e tu
Sachiel
non l'hai mai conosciuta, non sai come ride e come piega le spalle
quando è stanca e il suo sguardo e il suo abbraccio e le sue
labbra,
tu non conosci le sue labbra e io sì, io le conosco e ora
sono sola,
io, io, io...»
io
ho avuto Sachiel per un lungo brevissimo attimo,
vorrebbe dire, ma quell'agonia che cercava di ignorare esplode
all'improvviso, la squassa dentro con una violenza agghiacciante e
lei si accascia contro Michael, incapace di sostenersi ancora.
e
io ora posso solo ricordare
e
io ora non posso sopravvivere
perché
ioioioioio
io
la amavo
«Tu
l'hai uccisa!» urla Michael e spalanca le ali, la getta via
come una
bambola rotta e la fa cadere, è su di lei che le afferra il
capo e
glielo sbatte a terra, e glielo sbatte, e glielo sbatte, e glielo
sbatte, e glielo sbatte, e sangue gelido le cola ancora sul viso e la
sua vista si fa sempre più buia e lui le sbatte il capo e
glielo
sbatte e glielo sbatte e lei ormai vede solo nero.
E
poi Michael le
abbandona il capo per stringerle la gola, affondare le unghie
taglienti nella ferita già aperta.
«Ti
avrei risparmiata,
per lei.» le sibila «Anche se mi disgusti. Mi
disgustavi da Aenor,
da Morag. Sei sempre stata patetica e debole. Credevi davvero di
essere Ishild? Ho dovuto passare una vita con te e avrei voluto
ucciderti ogni giorno.»
E
le squarcia la gola,
affonda e affonda e affonda ancora, e il sangue la abbandona
portandosi via lucidità e forze.
«Uccidimi
allora.»
rantola lei, la voce ridotta a un suono raschiante sottilissimo
«Per
quel che importa.»
E
sente Michael calare
sul suo collo, affondarvi i denti, sbranarla come una belva affamata.
Non può urlare, non può muoversi sotto il suo
peso, inarca la
schiena e spalanca gli occhi e il mondo è nero e dolore.
«Ho
dovuto passare una
vita con te.» ringhia ancora Michael. Ha il fiato gelido
sulla sua
carne martoriata, raccoglie il sangue con la lingua – deve
bruciargli più dell'Espiazione. Forse gli piace.
«E credevi di
essere Ishild, davvero. Mi venivi a cercare la notte. Ti avevo
raccontato che Ishild lo faceva e allora tu, patetica, umana, vagavi
e urlavi il mio nome finché non comparivo.»
affonda i denti, ma
ormai lei distingue a fatica altro dolore nella carne martoriata
«Mi
chiedevi se ti amassi. Volevi che ti chiamassi Ishild e ti dicessi
che eri l'unica, e mi venivi a cercare, la notte, e mi sembrava di
sentirti anche quand'ero lontano. Avrei voluto ucciderti per non
sentirti più.»
Lei
si abbandona contro
il terreno, smette di combattere il dolore. Nell'agonia riesce a
tendere le labbra in un sorriso amaro, rantola parole quasi
incomprensibili.
«Fallo.
Fallo e»
tossisce, volta il capo di lato per sputare un fiotto di sangue
«resta solo con la tua ossessione.»
I
denti sfiorano ancora
la carne, labbra gelide seguono la scia del sangue lungo la gola.
«...mi
venivi a
cercare la notte.»
Il
mormorio di Michael
si spegne contro la sua pelle e lui si abbandona su di lei, le
stringe il capo quasi a cercare l'eco di una carezza tra i capelli,
le ali da arcangelo si distendono attorno a loro chiudendo fuori il
mondo. Il sangue delle loro ferite si mescola. Solo il dolore la
tiene cosciente, aggrappata alla realtà – vorrebbe
perdersi dentro
di sé, diventare cenere dispersa dal vento. In fondo
l'Espiazione
l'ha già arsa, e i Censori, e Michael, e Sachiel e Ishild e
Aenor e
Morag l'hanno fatta a pezzi dentro, e il Fuoco della Venuta forse non
è stata una nascita ma una condanna a morte. Quell'ultimo
tramonto
da umana, a bruciare sotto un cielo in fiamme, forse è stato
anche
il suo ultimo istante di vita.
Vorrebbe
solo bruciare
di nuovo e non svegliarsi più. È stanca.
«Mi
venivi a cercare
la notte...»
Forse
lo è anche Michael, abbandonato su di lei come se un peso
enorme lo
schiacciasse. Uccidimi
e
resta solo con la tua ossessione,
prova a ripetergli, ma il corpo non le risponde più
– ha troppe
ferite, l'essenza non riesce a controllarlo. Si sta spegnendo
lentamente.
Ma
poi Michael le preme
la mano sulla gola, fermando il sangue, e sussurra gelido contro le
sue labbra.
«Possiamo
essere soli
in due.»
|