02
15 - Alexandra
Era
stato
attento. Molto attento.
Si
era
guardato le spalle per tutto il tragitto e alla fine si era ritrovato a
vagare
per la città senza una meta, come se volesse far perdere le
sue tracce ad un
inseguitore invisibile. In realtà nessuno lo pedinava e al
momento nessuno sapeva
che il signor Yukino (o più semplicemente Aleksey) era
lì, ma non riusciva a
stare tranquillo anche con la sua abilità di rimanere
nell’ombra.
George
gli
aveva indicato un albergo per quella sera dove non gli avrebbero fatto
domande.
Il russo si sarebbe occupato di tutto, ma Aleksey non riusciva a stare
tranquillo. Nemmeno dopo tutto questo tempo. Come sempre si sentiva
fuori luogo
e fuori dal tempo, come se nulla gli appartenesse assolutamente.
In
effetti
i suoi passi, un tempo, erano guidati dapprima da Alexandra e poi
infine da
Miori, che aveva amato più dell'altra, con
un’intensità tale da sconvolgerlo
ogni qual volta vedeva il suo viso. Ormai ne era rimasto solo il
ricordo e
qualche fotografia sbiadita.
Sì,
era
sempre dovuto scappare da tutti, perché dopotutto Aleksey
aveva sempre avuto
Sergey alle calcagna, da quando aveva abbandonato l’esercito
e sua figlia.
L’uomo ricordava bene le parole che si erano dette con
Alexandra l’ultima
volta, proprio come se le avessero appena dette. Erano state dure,
difficili e
assolutamente inappropriate. Aveva semplicemente paura a quel tempo.
Alexandra era lì,
davanti a lui, avvolta nella
sua pelliccia. Sul capo un colbacco e per coprire le dita dal freddo,
uno
scaldamani in pelliccia.
La donna era immobile, ma dentro di
lei tremava.
Sentiva che quel momento sarebbe arrivato, che sarebbe successo tutto
quello
che nei suoi sogni già vedeva e temeva. Ne sentiva la
pressante angoscia che
cominciava a crescere nel suo cuore.
Aleksey era chiuso nel suo cappotto
di lana con i
vari gradi e mostrine messe in bella mostra e il colbacco a coprire
quei suoi
capelli biondi, quasi bianchi. Gli occhi azzurri guardavano quelli
verdi di lei
e l’uomo non riusciva assolutamente a staccare lo sguardo da
lei.
Proprio come il loro primo incontro
sarebbe
avvenuta la loro separazione.
Il vento spirava leggero e gelido
dentro le ossa;
un freddo che loro percepivano solo nel cuore. La neve era cominciata a
scendere nella città di Tomsk, e loro, all’interno
di una casa non molto fuori
città, si stavano guardando senza dire una sola parola.
Alexandra aveva liberato i suoi
meravigliosi
capelli rossi e lui l’aveva guardata incantato,
così com’era successo qualche
anno prima.
Quell’anno, in Siberia,
si era registrato
l’inverno più rigido. Gli abitanti avevano cercato
come potevano di fare scorta
di legna e provviste, anche perché le strade sarebbero
diventate quasi
impraticabili, almeno con i mezzi convenzionali.
Gli spazzaneve e gli spargisale
lavoravano a
ritmo serrato, ma nulla poteva contro quella neve che non aveva voglia
di
smettere di cadere per rendere il momento della separazione ancora
più
distruttivo per gli animi di entrambi.
Aleksey sentiva di non doverla
lasciare, ma gli
ordini erano ordini e non osava chiederle di scappare con lui,
perché il tutto
si sarebbe ridotto a un “Pensa al dolore che darei alla mia
famiglia”.
Forse non si amavano abbastanza da
poter fare un
passo come quello, così lungo e difficile che solo pochi
amanti erano riusciti
a compiere. Chissà con quale esito e l’uomo se lo
chiedeva spesso.
Quando
il
ricordo iniziò a sbiadirsi, Aleksey si ritrovò
esattamente al posto dove George
gli aveva detto. Si era sorpreso nel vedere ciò che il tempo
non aveva
assolutamente cancellato. Non sapeva se era meglio ricordare le strade
che
aveva percorso insieme ad Alexandra in quegl’anni passati o
aver dimenticato
alcuni momenti preziosi insieme a lei.
Se
ne
sentiva distrutto ogni volta che ci pensava. Era un uomo freddo e
calcolatore,
ma lei era riuscita per la prima volta scioglierlo e dargli una vita
diversa da
quella che aveva progettato per sé.
Entrò
all’interno dell’hotel raddrizzando la schiena e
alzando il mento in un moto
fiero. Si sentiva ancora quell’uomo, anche se cambiato quasi
nella sua
integrità. Gli eventi, i sogni e la realtà
avevano cambiato qualsiasi cosa.
-Romanov.
Un
semplice
nome per poter far capire all’addetto alla reception il
messaggio. Gli occhi
dell’addetto squadrarono Aleksey e infine con il capo
annuì debolmente. Gli
diede le chiavi della stanza e non fece domande, ma ad Aleksey serviva
davvero
scambiare due parole con qualcuno di fidato e l’unico uomo di
cui si fidava era
morto solo la settimana prima.
Appena
entrato all’interno della stanza, posta al piano superiore
dell’albergo, si
ritrovò all’interno di uno spazio che sentiva
stringersi su di lui.
L’edificio
dove era stato fatto hotel era stato costruito più di
cinquant’anni prima nel
periodo stalinista. Se ne sentiva ancora il peso e quei palazzi,
costruiti da
Stalin, erano chiamati le Sette Sorelle, adibiti ai tempi moderni ad
altri
scopi da quelli inizialmente preposti. Il Radisson Hotel aveva
ereditato la
magnificenza dei palazzi russi, lasciando indietro il primato di
albergo più
alto del mondo.
Aleksey
non
aveva vissuto quegli anni appieno, ma dai racconti del padre ne aveva
sentito
parlare. Non poteva dirsi d’accordo o meno con il pensiero di
Stalin, ma ormai
i tempi erano cambiati e con lui anche l’uomo.
George
aveva pensato a lui, ma quel lusso non gli era mai piaciuto. Troppo
oro, troppi
tappeti, troppo tutto e dentro quel tutto si sentiva soffocare.
Aleksey
richiuse la porta alle spalle e lasciò il mondo fuori, ma
liberi i pensieri e i
ricordi ad invadergli la mente.
Avrebbe preferito stare fuori
anziché davanti a
lei.
Il volto della donna era triste, ma
manteneva
quella compostezza e quel tratto tipico di Alexandra. Era sempre stata
molto
paziente con lui e per questo gliene doveva dare atto, ma non credeva
che lei
lo amasse così poco da accettare a testa china la decisione
che suo padre aveva
preso per loro due.
-Alexandra…
La voce del soldato
tremò e con lei il cuore
dell’uomo.
Lei lo aveva guardato e
semplicemente gli aveva
sorriso; un sorriso triste e lontano. Lo aveva già lasciato
in cuor suo per non
morire dal dolore di una separazione più dura di quella
già si era sognata.
Non ce la fece però a
trattenerle e lacrime che
premevano contro gli occhi da quando si era messa in viaggio per
raggiungerlo.
Pungevano come aghi negli occhi ed erano amare. Se le sentiva bruciare
come
fuoco sulle guance, tanto erano dolorose e nonostante il freddo che
sentiva.
-Non c’è
bisogno di dire nulla.
Alexandra aveva singhiozzato e le
parole le
risultavano difficili da dire. Cercò in tutti i modi di
calmarsi e, dopo quella
breve e intensa emozione, le lacrime cessarono di cadere e sul volto
della
donna si disegnò un sorriso che fece rabbrividire Aleksey.
-Avrei voluto che fosse stato
diverso tra noi.
-Ma non lo è, Aleksey.
Mio padre ti ha dato un
ordine e io non scapperei mai dalla mia famiglia. Dobbiamo rassegnarci
che il
nostro amore non è stato altro che un’avventura.
Aleksey era rimasto per qualche
istante
interdetto. Non mostrò la sorpresa sul volto, ma il cuore
aveva perso un
battito a quelle parole.
-Non è così e
lo sai bene.
Alexandra aveva solo annuito e
l’uomo gli si era
avvicinato per poterla cingere un’ultima volta, ma lei si
ritrasse riluttante
al contatto.
-Non voglio aspettarti. Non ne ho
né la forza e
né la voglia.
L’uomo aveva
semplicemente preso un respiro
profondo e qualche secondo per elaborare un frase tale da non offendere
il
proprio onore. Anche se non credeva che Alexandra lo stesse
abbandonando così,
senza combattere. Non era in lei.
Sentiva la presenza costante delle
parole di
un’altra persona in quelle della donna.
-Non pensavo che saresti stata in
grado di dirlo.
A questo punto non meriti neanche una mia risposta.
Sembrava una discussione come
quelle che si
vedono alla tv, dove lui l’abbraccia con la forza, la bacia e
tutto ritorna
tranquillo e sereno, ma non in quella situazione. Si sentiva
completamente
distrutto e lei lo aveva abbandonato ormai da molto tempo.
-Mi stai solo confermando le mie
paure,
Alexandra. Non pensavo si sarebbero trasformate in realtà.
E detto questo Aleksey si
sfiorò le labbra con la
mano coperta da un guanto scuro e le rivolse il suo commiato.
Si
era
buttato sul letto, dopo la doccia e aveva cominciato a fissare il
soffitto. In
effetti non la vide mai più e quell’abbandono
forzato costò cara la vita di
Alexandra. Sapeva che era morta solo tre anni dopo. Aleksey era
rientrato a
Mosca dopo pochi mesi della missione e si era ritirato
dall’esercito, la
gloriosa Armata Rossa poteva fare a meno di lui.
Dopo
questo
si trasferì in Giappone e non passò molto che
conobbe Miori. La tenera e dolce
Miori.
Non
era
stato difficile amarla. Era arrivato tutto da sé, a lenire
quel cuore che era
stato fatto a pezzi molto tempo prima.
E
ora la
realtà premeva contro il suo cuore a fargli rivivere
ciò che non avrebbe
voluto. Non sapeva chi ci fosse a tendere i fili di quella vicenda, ma
doveva
far capire al destino che tendendo troppo i fili si sarebbero prima o
poi
spezzati.
George
era
rincasato poco dopo il suo incontro con Aleksey e
quell’incontro l’aveva
oltremodo destabilizzato.
Perché
adesso?
Era
una
domanda che durante il tragitto si era posto molte volte e senza mai
darsi una
risposta. La verità era che le risposte erano
così ovvie che a lui faceva male
solo ammetterle.
Era
talmente immerso nei suoi pensieri che non aveva notato neanche
l’avvicinarsi
di Katrina. Solo quando gli fu davanti e con trasporto lo aveva
abbracciato e
poi baciato si era accorto della sua presenza.
George
era
rimasto per un attimo esterrefatto.
-A
cosa
devo questa sorpresa?
-Una
moglie
non può dare il bentornato al proprio marito?
Katrina
infine si era avvicinata alle labbra di George e lì vi aveva
insinuato la
propria lingua in modo che lui comprendesse che era suo e che nessuna
poteva
metterle i bastoni tra le ruote. L’uomo non poté
far altro che stringerla a sé
e rispondere al bacio, anche se non con lo stesso trasporto.
La
donna
era così.
Poteva
apparire minuta e indifesa, ma sotto quella scorza aveva
l’animo di una
predatrice ed era stato così che aveva abbindolato lui e suo
nonno e aveva
assunto il pieno controllo della
ditta.
Ma
per
quanto vivessero nella stessa casa, lei non sapeva niente di lui e lui
non
sapeva niente di lei; solo il minimo indispensabile.
A
spaventarlo, però, erano i suoi occhi. Traditori, predatori
e luminosi. Stava
sicuramente tramando qualcosa e quello che pian piano stava scoprendo
della
moglie non gli piaceva affatto.
-Katrina,
che cosa stai tramando?
La
donna
sorrise appena mentre si staccava dal corpo di George e si allontanava
di
qualche passo.
-Vorrei
renderti partecipe di un qualcosa che ci renderà grandi,
amore mio.
Katrina
in
effetti amava George e avrebbe voluto tanto che lui condividesse quella
sua
particolare vena malvagia e futuristica. Lei vedeva un mondo diverso da
quello
che percepiva adesso. Un mondo che sarebbe cambiato da lì a
poco.
-Cosa
stai
dicendo?!
George
lo
chiese in modo scocciato mentre si versava il suo bicchiere di whiskey
e ne
saggiava un breve sorso per sentirne il dolce-amaro nella bocca, come a
volersi
togliere la presenza di Katrina dalle labbra.
-Ho
intenzione di cambiare il nostro mondo, George.
L’uomo
strabuzzò gli occhi e la guardò esterrefatto,
come se avesse detto una follia
ed era infatti quello che pensava con tutte le sue forze.
-Vieni
e ti
farò vedere con i tuoi occhi quello che intendo.
Anche
se il
nonno le aveva detto di non fidarsi ciecamente di George, voleva
davvero fargli
capire che con lei avrebbe solo vissuto una vita degna del suo nome.
La
donna
mise una pelliccia sulle spalle e si diresse verso la porta, infine si
volse
verso un George completamente sconvolto e gli tese la mano.
Per saperne di più
Tomsk:
(in russo: Томск)
è una città
della Russia di
488.400 abitanti, situata nella parte sud-occidentale della Siberia sul
fiume Tom' e capoluogo della oblast'
omonima.
Fu
fondata nel 1604 e
un tempo fu la più grande città siberiana,
capoluogo della Gubernija
di Tomsk. È un centro abitato ricco di storia e
tradizioni, con notevoli
testimonianze di architettura di epoca zarista e numerosi monumenti
storici.
Le "Sette Sorelle": (in russo: Сталинские высотки, traslitterato: Stalinskie Vysotki,
ovvero
"alti edifici di Stalin") sono un gruppo di grattacieli di Mosca particolarmente
rappresentativi del classicismo
socialista. Vennero costruiti tra il 1947 e
il 1957,
in un'elaborata combinazione di stile barocco
elisabettiano e gotico con
la tecnologia anche usata nella costruzione dei grattacieli
statunitensi.
Originariamente
i grattacieli in
progetto erano otto, numero che avrebbe dovuto simboleggiare gli otto
secoli
della capitale (1147-1947); la torre Zaryadye, progettata
dall'architetto Dmitrij
Nikolaevič Čečulin, non fu però mai costruita.
Un
ottavo grattacielo che richiama
esplicitamente le forme dei primi sette fu invece realizzato tra il
2001 e il
2005: si tratta del Triumph
Palace, che fu per un certo tempo il più
alto d'Europa.
Angolo
dell'autrice
Sono davvero imperdonabile.
Purtroppo ho abbandonato per un certo periodo la stesura della storia
causa trasferimento e riordino della mia vita. Un altra
città, un altro modo di pensarla e di vivere. Pian piano,
tranquille, mi sto riprendendo.
Questo capitolo lo avevo già scitto nella mia testa. Volevo
farvi sapere un po' più di Alexandra, visto che il questo
romanzo compare spesso e volentieri. Uno di quei personaggi che anche
ase non sono fisicamente nella storia, costituisce una parte
fondamentale per le scelte di alcuni dei miei personaggi.
Naturalmente se avete domande chiedete pure. Sono molto propensa a
raccontarvi qualche retroscena se volete
Infine vi prometto (e non è una semplice promessa da
marinaio questa volta) entro la prossima settimana
pubblicherò il sedicesimo capitolo.
Rinnovo
sempre il mio invito a farmi sapere come vi sembra, non credo vi porti
via molto tempo una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate di
questa storia. Vi inviterei infine a leggere "Dopo
la pioggia" per
poter capire un po' meglio dell'intera vicenda. Infine vi ringrazio per
chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio coloro
che hanno recensito, facendomi sapere il loro parere. E vi
indirizzo verso la mia pagina che terrò sempre aggiornata
con curiosità, spoiler e quant'altro.
Lotiel
Scrittrice - Come pioggia sulla neve
|
|