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Autore: Lotiel    01/11/2014    2 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 - Alexandra


Era stato attento. Molto attento.
Si era guardato le spalle per tutto il tragitto e alla fine si era ritrovato a vagare per la città senza una meta, come se volesse far perdere le sue tracce ad un inseguitore invisibile. In realtà nessuno lo pedinava e al momento nessuno sapeva che il signor Yukino (o più semplicemente Aleksey) era lì, ma non riusciva a stare tranquillo anche con la sua abilità di rimanere nell’ombra.
George gli aveva indicato un albergo per quella sera dove non gli avrebbero fatto domande. Il russo si sarebbe occupato di tutto, ma Aleksey non riusciva a stare tranquillo. Nemmeno dopo tutto questo tempo. Come sempre si sentiva fuori luogo e fuori dal tempo, come se nulla gli appartenesse assolutamente.
In effetti i suoi passi, un tempo, erano guidati dapprima da Alexandra e poi infine da Miori, che aveva amato più dell'altra, con un’intensità tale da sconvolgerlo ogni qual volta vedeva il suo viso. Ormai ne era rimasto solo il ricordo e qualche fotografia sbiadita.
Sì, era sempre dovuto scappare da tutti, perché dopotutto Aleksey aveva sempre avuto Sergey alle calcagna, da quando aveva abbandonato l’esercito e sua figlia. L’uomo ricordava bene le parole che si erano dette con Alexandra l’ultima volta, proprio come se le avessero appena dette. Erano state dure, difficili e assolutamente inappropriate. Aveva semplicemente paura a quel tempo.
 
Alexandra era lì, davanti a lui, avvolta nella sua pelliccia. Sul capo un colbacco e per coprire le dita dal freddo, uno scaldamani in pelliccia.
La donna era immobile, ma dentro di lei tremava. Sentiva che quel momento sarebbe arrivato, che sarebbe successo tutto quello che nei suoi sogni già vedeva e temeva. Ne sentiva la pressante angoscia che cominciava a crescere nel suo cuore.
Aleksey era chiuso nel suo cappotto di lana con i vari gradi e mostrine messe in bella mostra e il colbacco a coprire quei suoi capelli biondi, quasi bianchi. Gli occhi azzurri guardavano quelli verdi di lei e l’uomo non riusciva assolutamente a staccare lo sguardo da lei.
Proprio come il loro primo incontro sarebbe avvenuta la loro separazione.
Il vento spirava leggero e gelido dentro le ossa; un freddo che loro percepivano solo nel cuore. La neve era cominciata a scendere nella città di Tomsk, e loro, all’interno di una casa non molto fuori città, si stavano guardando senza dire una sola parola.
Alexandra aveva liberato i suoi meravigliosi capelli rossi e lui l’aveva guardata incantato, così com’era successo qualche anno prima.
Quell’anno, in Siberia, si era registrato l’inverno più rigido. Gli abitanti avevano cercato come potevano di fare scorta di legna e provviste, anche perché le strade sarebbero diventate quasi impraticabili, almeno con i mezzi convenzionali.
Gli spazzaneve e gli spargisale lavoravano a ritmo serrato, ma nulla poteva contro quella neve che non aveva voglia di smettere di cadere per rendere il momento della separazione ancora più distruttivo per gli animi di entrambi.
Aleksey sentiva di non doverla lasciare, ma gli ordini erano ordini e non osava chiederle di scappare con lui, perché il tutto si sarebbe ridotto a un “Pensa al dolore che darei alla mia famiglia”.
Forse non si amavano abbastanza da poter fare un passo come quello, così lungo e difficile che solo pochi amanti erano riusciti a compiere. Chissà con quale esito e l’uomo se lo chiedeva spesso.
 
Quando il ricordo iniziò a sbiadirsi, Aleksey si ritrovò esattamente al posto dove George gli aveva detto. Si era sorpreso nel vedere ciò che il tempo non aveva assolutamente cancellato. Non sapeva se era meglio ricordare le strade che aveva percorso insieme ad Alexandra in quegl’anni passati o aver dimenticato alcuni momenti preziosi insieme a lei.
Se ne sentiva distrutto ogni volta che ci pensava. Era un uomo freddo e calcolatore, ma lei era riuscita per la prima volta scioglierlo e dargli una vita diversa da quella che aveva progettato per sé.
Entrò all’interno dell’hotel raddrizzando la schiena e alzando il mento in un moto fiero. Si sentiva ancora quell’uomo, anche se cambiato quasi nella sua integrità. Gli eventi, i sogni e la realtà avevano cambiato qualsiasi cosa.
-Romanov.
Un semplice nome per poter far capire all’addetto alla reception il messaggio. Gli occhi dell’addetto squadrarono Aleksey e infine con il capo annuì debolmente. Gli diede le chiavi della stanza e non fece domande, ma ad Aleksey serviva davvero scambiare due parole con qualcuno di fidato e l’unico uomo di cui si fidava era morto solo la settimana prima.
Appena entrato all’interno della stanza, posta al piano superiore dell’albergo, si ritrovò all’interno di uno spazio che sentiva stringersi su di lui.
L’edificio dove era stato fatto hotel era stato costruito più di cinquant’anni prima nel periodo stalinista. Se ne sentiva ancora il peso e quei palazzi, costruiti da Stalin, erano chiamati le Sette Sorelle, adibiti ai tempi moderni ad altri scopi da quelli inizialmente preposti. Il Radisson Hotel aveva ereditato la magnificenza dei palazzi russi, lasciando indietro il primato di albergo più alto del mondo.
Aleksey non aveva vissuto quegli anni appieno, ma dai racconti del padre ne aveva sentito parlare. Non poteva dirsi d’accordo o meno con il pensiero di Stalin, ma ormai i tempi erano cambiati e con lui anche l’uomo.
George aveva pensato a lui, ma quel lusso non gli era mai piaciuto. Troppo oro, troppi tappeti, troppo tutto e dentro quel tutto si sentiva soffocare.
Aleksey richiuse la porta alle spalle e lasciò il mondo fuori, ma liberi i pensieri e i ricordi ad invadergli la mente.
 
Avrebbe preferito stare fuori anziché davanti a lei.
Il volto della donna era triste, ma manteneva quella compostezza e quel tratto tipico di Alexandra. Era sempre stata molto paziente con lui e per questo gliene doveva dare atto, ma non credeva che lei lo amasse così poco da accettare a testa china la decisione che suo padre aveva preso per loro due.
-Alexandra…
La voce del soldato tremò e con lei il cuore dell’uomo.
Lei lo aveva guardato e semplicemente gli aveva sorriso; un sorriso triste e lontano. Lo aveva già lasciato in cuor suo per non morire dal dolore di una separazione più dura di quella già si era sognata.
Non ce la fece però a trattenerle e lacrime che premevano contro gli occhi da quando si era messa in viaggio per raggiungerlo. Pungevano come aghi negli occhi ed erano amare. Se le sentiva bruciare come fuoco sulle guance, tanto erano dolorose e nonostante il freddo che sentiva.
-Non c’è bisogno di dire nulla.
Alexandra aveva singhiozzato e le parole le risultavano difficili da dire. Cercò in tutti i modi di calmarsi e, dopo quella breve e intensa emozione, le lacrime cessarono di cadere e sul volto della donna si disegnò un sorriso che fece rabbrividire Aleksey.
-Avrei voluto che fosse stato diverso tra noi.
-Ma non lo è, Aleksey. Mio padre ti ha dato un ordine e io non scapperei mai dalla mia famiglia. Dobbiamo rassegnarci che il nostro amore non è stato altro che un’avventura.
Aleksey era rimasto per qualche istante interdetto. Non mostrò la sorpresa sul volto, ma il cuore aveva perso un battito a quelle parole.
-Non è così e lo sai bene.
Alexandra aveva solo annuito e l’uomo gli si era avvicinato per poterla cingere un’ultima volta, ma lei si ritrasse riluttante al contatto.
-Non voglio aspettarti. Non ne ho né la forza e né la voglia.
L’uomo aveva semplicemente preso un respiro profondo e qualche secondo per elaborare un frase tale da non offendere il proprio onore. Anche se non credeva che Alexandra lo stesse abbandonando così, senza combattere. Non era in lei.
Sentiva la presenza costante delle parole di un’altra persona in quelle della donna.
-Non pensavo che saresti stata in grado di dirlo. A questo punto non meriti neanche una mia risposta.
Sembrava una discussione come quelle che si vedono alla tv, dove lui l’abbraccia con la forza, la bacia e tutto ritorna tranquillo e sereno, ma non in quella situazione. Si sentiva completamente distrutto e lei lo aveva abbandonato ormai da molto tempo.
-Mi stai solo confermando le mie paure, Alexandra. Non pensavo si sarebbero trasformate in realtà.
E detto questo Aleksey si sfiorò le labbra con la mano coperta da un guanto scuro e le rivolse il suo commiato.
 
Si era buttato sul letto, dopo la doccia e aveva cominciato a fissare il soffitto. In effetti non la vide mai più e quell’abbandono forzato costò cara la vita di Alexandra. Sapeva che era morta solo tre anni dopo. Aleksey era rientrato a Mosca dopo pochi mesi della missione e si era ritirato dall’esercito, la gloriosa Armata Rossa poteva fare a meno di lui.
Dopo questo si trasferì in Giappone e non passò molto che conobbe Miori. La tenera e dolce Miori.
Non era stato difficile amarla. Era arrivato tutto da sé, a lenire quel cuore che era stato fatto a pezzi molto tempo prima.
E ora la realtà premeva contro il suo cuore a fargli rivivere ciò che non avrebbe voluto. Non sapeva chi ci fosse a tendere i fili di quella vicenda, ma doveva far capire al destino che tendendo troppo i fili si sarebbero prima o poi spezzati.


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George era rincasato poco dopo il suo incontro con Aleksey e quell’incontro l’aveva oltremodo destabilizzato.
Perché adesso?
Era una domanda che durante il tragitto si era posto molte volte e senza mai darsi una risposta. La verità era che le risposte erano così ovvie che a lui faceva male solo ammetterle.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che non aveva notato neanche l’avvicinarsi di Katrina. Solo quando gli fu davanti e con trasporto lo aveva abbracciato e poi baciato si era accorto della sua presenza.
George era rimasto per un attimo esterrefatto.
-A cosa devo questa sorpresa?
-Una moglie non può dare il bentornato al proprio marito?
Katrina infine si era avvicinata alle labbra di George e lì vi aveva insinuato la propria lingua in modo che lui comprendesse che era suo e che nessuna poteva metterle i bastoni tra le ruote. L’uomo non poté far altro che stringerla a sé e rispondere al bacio, anche se non con lo stesso trasporto.
La donna era così.
Poteva apparire minuta e indifesa, ma sotto quella scorza aveva l’animo di una predatrice ed era stato così che aveva abbindolato lui e suo nonno  e aveva assunto il pieno controllo della ditta.
Ma per quanto vivessero nella stessa casa, lei non sapeva niente di lui e lui non sapeva niente di lei; solo il minimo indispensabile.
A spaventarlo, però, erano i suoi occhi. Traditori, predatori e luminosi. Stava sicuramente tramando qualcosa e quello che pian piano stava scoprendo della moglie non gli piaceva affatto.
-Katrina, che cosa stai tramando?
La donna sorrise appena mentre si staccava dal corpo di George e si allontanava di qualche passo.
-Vorrei renderti partecipe di un qualcosa che ci renderà grandi, amore mio.
Katrina in effetti amava George e avrebbe voluto tanto che lui condividesse quella sua particolare vena malvagia e futuristica. Lei vedeva un mondo diverso da quello che percepiva adesso. Un mondo che sarebbe cambiato da lì a poco.
-Cosa stai dicendo?!
George lo chiese in modo scocciato mentre si versava il suo bicchiere di whiskey e ne saggiava un breve sorso per sentirne il dolce-amaro nella bocca, come a volersi togliere la presenza di Katrina dalle labbra.
-Ho intenzione di cambiare il nostro mondo, George.
L’uomo strabuzzò gli occhi e la guardò esterrefatto, come se avesse detto una follia ed era infatti quello che pensava con tutte le sue forze.
-Vieni e ti farò vedere con i tuoi occhi quello che intendo.
Anche se il nonno le aveva detto di non fidarsi ciecamente di George, voleva davvero fargli capire che con lei avrebbe solo vissuto una vita degna del suo nome.
La donna mise una pelliccia sulle spalle e si diresse verso la porta, infine si volse verso un George completamente sconvolto e gli tese la mano.

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Per saperne di più

Tomsk: (in russo: Томск) è una città della Russia di 488.400 abitanti, situata nella parte sud-occidentale della Siberia sul fiume Tom' e capoluogo della oblast' omonima.
Fu fondata nel 1604 e un tempo fu la più grande città siberiana, capoluogo della Gubernija di Tomsk. È un centro abitato ricco di storia e tradizioni, con notevoli testimonianze di architettura di epoca zarista e numerosi monumenti storici.

Le "Sette Sorelle": (in russo: Сталинские высотки, traslitterato: Stalinskie Vysotki, ovvero "alti edifici di Stalin") sono un gruppo di grattacieli di Mosca particolarmente rappresentativi del classicismo socialista. Vennero costruiti tra il 1947 e il 1957, in un'elaborata combinazione di stile barocco elisabettiano e gotico con la tecnologia anche usata nella costruzione dei grattacieli statunitensi.
Originariamente i grattacieli in progetto erano otto, numero che avrebbe dovuto simboleggiare gli otto secoli della capitale (1147-1947); la torre Zaryadye, progettata dall'architetto Dmitrij Nikolaevič Čečulin, non fu però mai costruita.
Un ottavo grattacielo che richiama esplicitamente le forme dei primi sette fu invece realizzato tra il 2001 e il 2005: si tratta del Triumph Palace, che fu per un certo tempo il più alto d'Europa.

yin yang vettore

Angolo dell'autrice


Sono davvero imperdonabile.
Purtroppo ho abbandonato per un certo periodo la stesura della storia causa trasferimento e riordino della mia vita. Un altra città, un altro modo di pensarla e di vivere. Pian piano, tranquille, mi sto riprendendo.
Questo capitolo lo avevo già scitto nella mia testa. Volevo farvi sapere un po' più di Alexandra, visto che il questo romanzo compare spesso e volentieri. Uno di quei personaggi che anche ase non sono fisicamente nella storia, costituisce una parte fondamentale per le scelte di alcuni dei miei personaggi.
Naturalmente se avete domande chiedete pure. Sono molto propensa a raccontarvi qualche retroscena se volete
Infine vi prometto (e non è una semplice promessa da marinaio questa volta) entro la prossima settimana pubblicherò il sedicesimo capitolo.
Rinnovo sempre il mio invito a farmi sapere come vi sembra, non credo vi porti via molto tempo una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate di questa storia. Vi inviterei infine a leggere "Dopo la pioggia" per poter capire un po' meglio dell'intera vicenda. Infine vi ringrazio per chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio coloro che hanno recensito, facendomi sapere il loro parere. E vi indirizzo verso la mia pagina che terrò sempre aggiornata con  curiosità, spoiler e quant'altro.
Lotiel  Scrittrice - Come pioggia sulla neve


   
 
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