oltrelestelle4
Oltre
le stelle
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Quarta
parte - Rilassarsi
Dormirono dodici ore, dalle dieci di sera fino alle dieci del mattino
successivo.
E, inaspettatamente, la prima a svegliarsi fu Usagi.
Fu un risveglio tranquillo, dove la coscienza del luogo e delle
circostanze arrivò rapidamente, grazie ad una buona notte di
sonno.
Usagi si sentì per un momento strana, senza vestiti addosso.
Poi
percepì il calore del corpo che aveva accanto e
sorrise di pura
soddisfazione
fisica.
Nella notte si erano allontanati, anche se aveva ancora un
braccio di lui sotto il collo; la sua mano non le stava molto lontano
dal viso.
Mamoru però non era più rivolto verso
di lei, ma era per metà sdraiato sulla schiena,
una posizione che non doveva essere troppo comoda.
Probabilmente lui era abituato a dormire a
pancia
in su.
Lo osservò, ripercorrendo con la mente
ciò
che
era
successo. Il calore le salì lungo il corpo e su fino
al
viso. Non aveva creduto di poter provare ancora imbarazzo. Si
passò una mano sulla faccia. Sciocca. Si mosse
inconsciamente e percepì per la prima volta qualcosa di
anomalo: tra le gambe... non sentiva alcun fastidio. Era strano,
perché in fondo all'inizio le aveva fatto un po' male e in
seguito se ne era scordata solo perché-
Le guance tornarono a bruciarle e le fu necessario
concentrarsi sul respiro.
Dentro e fuori. Dentro e fuori.
Strofinò le cosce l'una contro l'altra per capire se
muovendosi la situazione sarebbe cambiata, ma non notò nulla
di diverso. Si sentiva come ogni altro giorno.
Doveva essere stato il
cristallo. O lei stessa, alla fine. Di quello si trattava, in fin dei
conti. Della sua
volontà.
Pensieri troppo complicati di prima mattina. Era meglio andare in bagno
a darsi una rinfrescata.
Spostò per prime proprio le gambe, raggomitolate nella
direzione di lui, cercando di fare piano per
non
svegliarlo. Muovendosi, gli toccò una parte del
corpo che
la notte
prima aveva
conosciuto molto meglio. Ma che-?
Mamoru emise un mormorio e lei lo vide corrugare appena la fronte.
Subito
dopo però tornò completamente rilassato e,
chiaramente,
era ancora addormentato.
Cioè, succedeva anche mentre dormiva, senza alcun
motivo?
Cercò di darsi una risposta, ma non aveva abbastanza
informazioni per elaborarne una. Magari lo avrebbe
chiesto a lui dopo... era il suo corpo in fondo,
doveva pur conoscerlo.
Hmm... forse poteva approfittare della situazione per soddisfare
un'altra curiosità.
Sollevò le lenzuola, tendendole, sempre scrutandogli il viso
in cerca di
ogni possibile movimento rivelatore. Non notandone
alcuno, abbassò lo sguardo.
La luce del giorno era forte e illuminava abbastanza da poter vedere
bene anche sotto le lenzuola bianche.
Quello era
entrato dentro di lei?
Rammentando alcuni momenti della notte prima, le
sembrò che l'impressione
che
aveva avuto al tatto corrispondesse alla realtà visiva, ma
comunque non... Incredula, sbuffò, mollando le lenzuola.
Spostandosi molto piano
riuscì a districarsene e a
rimettersi in piedi. Raccolse gli indumenti finiti per terra e si
voltò per uscire dalla stanza.
«Visto nulla di interessante?»
Il cuore le balzò in gola. Si girò rapidamente su
se
stessa.
Mamoru la guardava con occhi assonnati ma
aperti, divertito.
Stava ridendo di lei! «Saresti stato gentile a non farmelo
notare.»
«Ah, invece non ci sono problemi ad osservare a
tradimento una persona addormentata?»
Come no, si sentiva proprio una vittima. «È
comprensibile
visto quello che è successo.»
«Ho capito...» Lui stiracchiò le braccia
e si
appoggiò meglio sul fianco. «Allora anche io posso
non dire nulla.»
Bastò seguirgli lo sguardo per capire di cosa
parlava: l'unica cosa che la copriva
erano
gli indumenti che teneva in mano, all'altezza del basso ventre. Corse a
sistemarli, per quel che poteva, sopra il petto nudo.
La risata che
risuonò nella stanza le fece desiderare di avere in mano
qualcosa da tirargli in faccia.
Iniziò a muoversi strategicamente a gambero, verso la
porta: non aveva altro modo di coprirsi dietro.
Nonostante
tutto, non si sentiva ancora abbastanza audace da stargli davanti senza
vestiti in pieno giorno. Indietreggiando, notò un
particolare che la mortificò: una
piccola chiazza rosso scuro che marchiava le lenzuola bianche.
Mamoru la vide cambiare espressione e seguì lo sguardo di
lei. Non fece in tempo a rendersi conto di che cosa fosse che
Usagi stava già strattonando via tutto quanto,
compresa l'unica cosa che lo copriva.
Mamoru scese precipitosamente
dall'altra parte del letto, finendoci dietro.
Lei aveva ormai raccolto tutte le lenzuola contro di sé,
ma
l'aria mortificata non se ne era andata.
«Usa... è normale.»
Il commento non servì a farle cambiare espressione,
perciò provò
in
un altro modo. «Quello che abbiamo fatto ieri notte... mi
è
piaciuto molto.»
Finalmente riuscì a farsi guardare.
Lo fissarono gli occhi blu che
aveva visto chiudersi in preda all'estasi. La labbra rosa scuro che
aveva baciato a fondo vennero appena morse, prima di distendersi in un
sorriso. Sensazioni ed immagini tanto surreali quanto intense.
Usagi sorrideva, le guance arrossate. «Anche a me. Ehm...
dove
posso metterle?»
«La lavatrice è in bagno.»
Lei annuì prima di avvolgersi le lenzuola attorno ai soli
fianchi,
districandosi tra tessuto bianco e vestiti. Soddisfatta del risultato,
si girò e uscì dalla stanza.
Non era sicuramente cosciente di regalargli una di quelle
viste che di solito si trovavano solo su un certo tipo di
pubblicazioni. La bocca gli si aprì senza che riuscisse a
controllarne il movimento.
Sulla porta sbucò la testa di Usagi.
Forse si era sentito lo scatto con cui aveva chiuso la bocca.
«Magari puoi alzarti dal pavimento, già che ci
sei.» Lei
ridacchiò e tornò in corridoio.
Rise anche lui di se stesso e si alzò, andando a
recuperare il proprio pigiama dai punti in cui era finito.
Piegò i due indumenti già usati e andò
all'armadio, dove scelse rapidamente qualcosa di nuovo da mettere.
Girandosi, lo colpì la vista della propria stanza: forse un
giorno sarebbe riuscito ad immaginarla nuovamente senza Usagi dentro.
La luce del giorno entrava con forza dalla finestra aperta, creando un
riflesso sul vetro della foto appoggiata sulla scrivania.
L'aveva tirata fuori dalla valigia solo il giorno prima, per rimetterla
dove era sempre stata.
Bevve un grosso sorso d'acqua dalla bottiglia che teneva sempre accanto
al letto.
Forse una foto sola non era più
sufficiente: mettercene di più sembrava giusto.
Era... allegro? Raramente aveva avuto voglia di ridere per nulla.
Si girò proprio ridendo e uscì dalla stanza. Era
ora di fare colazione.
Usagi entrò in cucina con addosso il pigiama delle notte
precedente.
Quello che lui le aveva tolto di dosso. Prima la maglietta,
scoprendo ciò che in precedenza aveva solo toccato sopra il
cotone leggero e
che poi aveva
anche-
Interruppe quel pensiero: non ci teneva a farsi notare da Usagi nello
stato in cui si sarebbe inevitabilmente ritrovato.
... per quel che poteva valere, poi: lei aveva già
notato e visto tutto.
In quel momento il divertimento aveva prevalso sull'imbarazzo: si era
svegliato solo quando aveva sentito le lenzuola che si
tendevano,
ma aveva visto bene la cura che lei ci aveva messo per
non essere scoperta.
Sorrise di nuovo, poi
subentrò un altro pensiero. Chissà cosa aveva
pensato lei quando-
«- ed era proprio grosso!»
Lui rovesciò sul bancone la tazza di latte che aveva
appena
servito. «Come?!»
Lei spalancò gli occhi. «Che ho detto?»
Mamoru sentì un forte caldo alla faccia: stava per...
arrossire. Inorridì e per
distrarsi prese un panno dal lavandino; iniziò ad
asciugare il
latte sparso sul bancone.
Usagi ancora non capiva. «Era un insetto davvero
grosso. Dev'essere entrato dalla
finestra aperta del bagno.» Guardò la reazione di
lui alle
sue parole e non poté fermare l'espressione infastidita e
annoiata. «Non
mi
stavi ascoltando.»
«No, è che...» Mamoru non
trovò un modo
per
continuare. Si
girò per
lavarsi le mani: era una scusa valida per non guardarla. Di sfuggita
notò però la testa inclinata di lei. Vide
nascere e crescere un sorriso trionfante.
«Ma sei arrossito!»
L'orgoglio ebbe la meglio e ogni traccia di rossore gli
sparì
dalla faccia. «No.» Sperò di aver infuso
in
quell'unica
parola
abbastanza disgusto.
Andò a servirle un'altra tazza
di
latte, sperando di aver posto fine
alla
discussione.
Usagi però girò attorno al bancone e gli prese il
viso tra le
mani, raggiante. «Sì, invece.
Perché?»
Era difficile risentirsi quando lei gli stava
così vicina.
«Dai, non pensare a come rispondere, dimmi solo la
verità.»
«Preferisco di no.» Ed era la verità.
Lei lo guardò perplessa. Poi appoggiò
d'improvviso
l'intero corpo contro il suo, circondandogli la testa con le braccia.
Certo che aveva capito davvero in fretta come polverizzargli il
cervello.
«Su, dimmelo.» Sospirato contro le labbra. Il colpo
finale.
«Stavo pensando a... quello che avevi visto prima.»
Terminò
lì, non riuscendo ad entrare nei dettagli.
Quando non continuò, lei lo fissò come se avesse
perso
metà della sua intelligenza in un colpo solo.
E che altro si
aspettava? «Sotto le lenzuola.»
Usagi iniziò con lentezza ad allontanarsi da lui. Mamoru le
vide
molte cose in volto, in
sequenza, mentre a poco a poco le si spalancava la bocca.
Comprensione.
Stupore
imbarazzato. Stupore indignato. Nota di divertimento.
Ilarità.
Scoppiò a ridergli in faccia.
Sonoramente.
Qualche secondo biascicò anche delle scuse, ma
sempre in mezzo ad altre risate.
Dato l'argomento, lui non lo trovava molto divertente. Si
girò,
dandole la schiena.
«Oh, non fare così.» Usagi lo
abbracciò da dietro, col corpo ancora scosso dalle risa.
Mamoru si scostò: non si sarebbe fatto ingannare una seconda
volta.
Lei gli apparve di fronte e lo abbracciò di nuovo, gli
occhi rivolti verso l'alto. «Anche tu fai una faccia
adorabile quando ti prendo in giro, sai?»
Aveva lei stessa un'espressione adorabile mentre lo diceva, e lui non
potè fare a meno di sciogliersi un po', nonostante tutto.
Scosse la testa: era senza speranza.
Ma lui non era adorabile.
«Avevi ragione anche tu: sembra un
aggettivo
da cucciolo di cane.»
«Oh, ma non c'è niente che mi ricordi un cucciolo
in
te.» Lo disse in un tono sensuale di cui finì col
sorprendersi lei stessa, gli occhi spalancati. Gli sorrise, tentennante.
A lui piaceva parecchio avere il coltello dalla parte del manico. Se la
strinse addosso.
E poi non ci furono più né cuccioli né
coltelli. O vincitori e vinti.
Quando staccarono le labbra, quasi un minuto dopo, Usagi
ridacchiò. «Mi piace
questo buongiorno.»
Risero entrambi.
Felicità.
La luce del sole sulla pelle era una vera delizia e la brezza
che correva sul balcone dell'appartamento di Mamoru non faceva che
acuire quella sensazione.
Usagi si appoggiò alla ringhiera senza un solo pensiero in
testa,
limitandosi semplicemente a... sentire.
Le giunsero i rumori della città, la cui vita frenetica
proseguiva come ogni altro giorno, molti piani sotto di lei. L'odore
dell'aria era pulito, per quanto potesse esserlo in una metropoli come
Tokyo. Infine... beh, faceva anche un bel po' caldo. Nonostante tutto,
era agosto.
Mamoru uscì sul balcone e le si mise accanto. In bagno
doveva essersi passato dell'acqua sui capelli, perché li
aveva umidi e
tirati
all'indietro. Le sembrò buffo così: sembrava
molto meno serio del solito.
«Sentivo caldo.» Spiegò lui, davanti
alla sua
espressione.
Lei annuì e tornò a guardare il cielo: c'era
qualcosa
che
aveva attirato la sua attenzione prima ma... non riusciva a capire
cosa.
Udì la voce di Mamoru. «Forse potremmo andare da
qualche parte.»
«Hm?»
«Al mare magari. O, per cominciare, in piscina.»
In viaggio da soli. Sarebbe stata la prima volta. Si
illuminò. «Sì, assolutamente. Hm... il
viaggio magari fra un paio di
settimane. Ho
appena detto alla mamma che sono andata in gita, in fondo.»
Lui annuì, quindi si riempì il volto di
un'espressione
seria. «Stai...
bene?»
«In che senso?»
«Voglio dire... senti dolore da qualche parte?»
Da... qualche parte?
Capì e sorrise. «Ma dai, è una domanda
così da
dottore. Sto
benissimo.» Non le sembrava proprio convinto, per cui gli
prese una
mano e spiegò meglio. «Forse c'entra ancora una
volta
il
mio cristallo.» Riuscì a
tranquillizzarlo: del cristallo che tutto poteva si fidava anche lui.
Sospirò e tornò a guardare il cielo. Cos'era che
le sfuggiva... oh.
L'aereo.
Già prima aveva notato nel cielo le strane scie che solo i
velivoli lasciavano, ma non aveva visto che l'aereo era ancora
lì,
minuscolo, che fendeva l'aria mentre volava via.
In quei mesi si era ritrovata talmente tante volte ad alzare gli occhi
al cielo, gli occhi catturati dalle righe bianche che in precedenza
aveva sempre ignorato. Erano servite solo a ricordarle che, se fosse
potuta tornare indietro, avrebbe risposto in modo diverso alla domanda
cruciale.
No, sarebbe stata la sua risposta. No, non
andare via. Non
lasciarmi sola.
Ma ora, ora che non c'erano più equivoci... Era quasi
incredibile: la risposta che gli avrebbe dato ora sarebbe stata la
stessa
che aveva già scelto mesi prima. Se Mamoru
fosse dovuto partire ancora una volta, ancora una volta lei lo avrebbe
spinto ad andare. Sorrise mestamente. «Guarda che traccia
strana hanno
lasciato gli aerei su in cielo.»
Lui alzò lo sguardo e notò la forma a croce
obliqua
dipinta da almeno un paio di velivoli. «È
vero.»
Se fosse dovuto partire ancora una volta... «Mamo-chan...
quando pensi di tornare negli Stati Uniti?»
Ricevette uno sguardo dapprima disorientato e poi quasi offeso.
«Ti ho
detto ieri che non ti lascerò più.»
Usagi sapeva che lui aveva messo l'anima dentro quelle parole, il
giorno
prima.
Ma doveva fargli capire che non era tenuto a prometterle una cosa
simile solo per il timore di farla soffrire ancora, partendo. Anche se
avrebbe sofferto,
ovviamente. Ma non più come prima, mai più come
prima.
Sarebbe stato tutto così diverso una prossima volta. Si
convinse
a parlarne, ma abbassò prima lo sguardo sulle loro mani
unite: non
sapeva se sarebbe stata del tutto convincente guardandolo negli occhi e
immaginandoselo già lontano. «Andare
lì non
sarebbe lasciarmi. Ora siamo certi che ci
sentiremmo tutti i giorni, no? E non si può vivere con la
paura
che succeda qualcosa; tu te l'eri guadagnato quel viaggio.»
Ogni parola che le usciva dalla bocca era vera. Più di
tutto,
non poteva sopportare l'idea di imprigionarlo in un qualunque modo,
impedire che lui si realizzasse come era in grado di fare.
Era
vero in quel momento come era stato vero allora, quando gli aveva detto
di andare. Il
dolore era stato quasi capace di farglielo dimenticare.
Mamoru scosse la testa. «L'università non mi ha
visto
arrivare, credo che la loro
offerta sia saltata. Ma anche se si potesse renderla di nuovo valida,
non voglio più lasciarti.»
Usagi si avvicinò a lui e gli appoggiò la testa
al
petto: non si sarebbe mai stancata di sentirgli ripetere quanto
aveva bisogno di lei. «Sai che mentirei se ti dicessi che
voglio che tu
vada lontano da me.
Come posso non
volere che tu rimanga? Ma... non voglio
che rinunci a qualcosa di così importante solo per
causa
mia.»
Lui si scostò. «Guardami.»
Usagi lo fece e capì che lui non aveva preso bene il modo in
cui si era espressa.
«Solo per
causa tua?
Non credi di essere altrettanto importante?»
«No, non è questo.» Si
affrettò a scuotere
la testa. «Non
pensare che dubiti del bisogno che hai
di
stare con me. Non è più
così. So
che è pari al mio e il mio è enorme.»
Disegnò con le braccia un grosso cerchio.
Servì a
farlo rilassare. «Non è che non mi
mancheresti da
morire,
ma... non potrei
tenerti accanto a me sapendo di averti privato di qualcosa di
così importante per te, di qualcosa che ti renderebbe
felice. Quindi,
se lo stai pensando,
non frenarti dal partire solo perché pensi che
starò qui ogni
giorno a struggermi. Non sarà così. Non
più. Questa volta staresti bene, ci scriveremmo, ci
sentiremmo
al telefono e non vedrei l'ora di rivederti, ma... non è
niente
con
cui non possa convivere bene.» O convivere, almeno.
Mamoru scelse un momento in silenzio. E la
abbracciò. «Ieri ti ho fatto quella
promessa
perché non riuscivo più ad immaginare di
lasciarti.
Ed è ancora così. Ma...» Si
abbassò
fino ad
appoggiare la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. «...
grazie.»
Sembravano i ringraziamenti di chi non si aspettava di ricevere parole
simili da qualcun altro. Di chi non aveva mai avuto una
famiglia.
Colta da un moto di tenerezza, Usagi lo strinse forte,
affondando
il viso nell'incavo delle sue spalle. «Allora magari per il
futuro, se
lo vorrai.»
Lui non disse altro, in un silenzio che
sembrò particolarmente carico. Sospirò
all'improvviso, allontanandosi da lei. «Non credo
ce ne
sarà più l'occasione.»
Usagi lo guardò senza capire, ma lui la invitò a
seguirlo
dentro.
Una volta entrati in salotto, si sedettero sui divani.
Perché era così serio?
Seduto davanti a lei, Mamoru inspirò piano, incontrandole
gli
occhi. «Ho deciso di lasciare Medicina.»
Lei balzò in piedi. «Cosa?!» Era un
brutto scherzo, vero? No, lui non avrebbe mai scherzato su una cosa del
genere, ma... tutta la sua passione, tutti i suoi sforzi...
«Ma...
perché?»
Lui comprese la sua reazione, ma rimase calmo. «In
realtà
fa parte di
una decisione più grande...
qualcosa che riguarda anche te. Ascoltami fino alle fine, per
favore.»
Usagi aveva una gran voglia di fare mille domande, ma si arrese alla
determinazione che gli udì nella sua voce e
tornò a sedersi.
«Sai quando mi hai detto che ti ci era voluto un solo istante
per
capire che il tuo cristallo era in grado di agire in determinati
modi?»
Lei annuì.
«È stata la stessa cosa per me. Ieri mattina,
prima che
arrivassi, stavo pensando al futuro e ad un certo punto ho
semplicemente... saputo. E anche ora ne sono assolutamente
certo. È vero che il Regno Argentato che abbiamo visto nel
futuro
sarà
ancora lì tra più di novecento anni, ma... io e
te non inizieremo a
governarlo fra centinaia di anni. O fra decine di anni. Diventeremo Re
e Regina già tra qualche anno.»
... cosa?
Lo choc la rese rigida.
Mamoru continuò. «Dopo che
avrò
compiuto venticinque anni ma qualche anno prima dei miei trent'anni.
Ne sono sicuro. Quando mi sono
reso conto di sapere, ho cercato dentro di me di datare il momento e
tutto quello che sono riuscito a sapere è questo.»
Le
rivolse uno sguardo comprensivo, cosciente di quello che le aveva
provocato con poche parole. «Per tanto
tempo... Così a lungo ho pensato che avremmo avuto
una
vita intera, normale, prima di salire al trono, prima che il nostro
regno iniziasse ad esistere. Ma» scosse la testa,
«non
sarà
così.»
La mente continuò a rimanerle vuota.
Anche Mamoru mantenne a lungo il silenzio, lo sguardo alla parete. Le
rivolse d'un tratto un sorriso mesto. «Era quello che
credevi
anche
tu, vero?»
Una domanda a cui sapeva rispondere. «Sì.
Ma non ne
ero del tutto contenta. Mi sono
vista tra
diversi secoli ed ero adulta sì, ma non... invecchiata. Mi
chiedevo... se fossero
venuti decenni in cui non sarei invecchiata di un solo anno, come avrei
potuto spiegarlo alla mia famiglia? Le uniche soluzioni che mi
venivano
in mente contemplavano fughe, menzogne...»
Scrollò le
spalle con sofferenza. «Tragedie. Ho sempre evitato
di pensarci più di tanto proprio per questo. Inoltre... in
un
certo senso sapevo anche che sarebbe andato tutto bene. Ma non...»
Inspirò, tentando di scacciare il dolore provocato dal
pensiero. «Non
immaginavo che avrei finito col dover rivelare tutto quanto
così presto.» Scosse la testa: ancora non sapeva
come
digerire quella notizia. Ma
almeno... sì, ecco un'idea serena. «Per il
resto...
beh, non ho
mai avuto progetti
molto
diversi dal vivere assieme a te e
sapevo che quella era una certezza in qualunque caso.»
Sbuffò piano, rendendosi conto di aver appena confermato
di
non aver mai avuto alcun progetto per il futuro, a parte quello di
sposarsi. «Sono una sciocca svampita. Di questo passo la
Terra si
ritroverà con una Regina che non è nemmeno
riuscita a
prendere il diploma.» Aveva pensato... di avere tempo. Tempo
per
cambiare, tempo per
conservare ancora per un po' quella spensieratezza di cui sentiva tanto
il bisogno. Cos'era in fondo qualche altro anno?
Era stata troppo
ottimista.
Mamoru le si sedette accanto, mettendole un
braccio attorno alle spalle. «La Terra si
ritroverà con una Regina
dall'incredibile
potere
che porterà luce in ogni dove.»
Forse. O, almeno, lei ci avrebbe provato.
«E
con
il sorriso più bello del creato.»
Usagi gli regalò proprio quello che lui aveva appena lodato.
Non
riusciva a fare altrimenti quando riceveva un suo complimento.
Appoggiò la testa sulla sua spalla.
Era ora di smettere di pensare solo a se stessa. «Se non
Medicina, cosa
farai allora?»
«Ecco... sicuramente, impareremo a governare soprattutto
regnando.
E la
preparazione non finirà mai, ma... penso che sia necessario
avere
buone basi di politica ed economia. Sono cose che mi interessano, per
fortuna. Visionerò l'offerta formativa e
sceglierò
qualcosa che ritengo adatto. L'università però
sarà
il meno... inizierò ad interessarmi a ciò che
già
succede oggi e credo mi sarà utile anche studiare storia
politica ed economica a livello mondiale.»
Usagi emise un sospiro: tutto quel che diceva lui era tremendamente
giusto. «Non dovrai essere il solo. Prima
dovrò finire le superiori, ma... dovrò
iniziare a
provare interessi simili, suppongo.» La percorse un
improvviso brivido.
«Cosa c'è?»
Alzò gli occhi su di lui. «...
è come se avessi appena capito quanto
è
importante
quello che stiamo decidendo ora. Quanto
sarà tutto diverso da questo momento in poi.
Io...» Chiuse
solo per un momento gli occhi, quindi annuì e
tornò
a guardarlo. «Sono pronta. Lo sono. E' solo che... mi sembra
di
aver detto addio troppo rapidamente alla mia vita, a quello che sono
stata fino ad ora.»
«Usagi...» Mamoru la strinse più forte e
lei
accolse
volentieri il nuovo calore.
Ancora pochi anni per vivere normalmente, prima che molti guardassero a
lei per avere soluzioni e risposte. La Regina che
era diventata era stata il perno del mondo futuro che aveva visitato.
Quando lei aveva perso conoscenza, la Terra non era riuscita a salvarsi
da sola. Lei. Se stessa, cioè.
No, meglio non pensare a
problemi
che avrebbe dovuto affrontare tra centinaia di anni. Anche
perché alla fine si sarebbe risolto tutto, no?
Già.
Piuttosto, c'erano valanghe di libri che la
stavano
aspettando. Il pensiero era... un po' fastidioso, ma non opprimente.
La propria reazione la sorprese.
Beh... sicuramente ne
avrebbe ricavato molti benefici, no? Avrebbe imparato tante cose. Non
si
sarebbe
più sentita la sciocca del gruppo, tra le sue amiche. E non
le
sembrava più impossibile farsi entrare in testa tanti
concetti.
Forse era solo ottimismo, ma sperava di no.
Fastidiosa più che altro era l'idea di potersi divertire
meno di
prima. Naturalmente avrebbe chiesto aiuto ad Ami. E a Mamoru,
se lui non
avesse avuto troppi impegni.
Almeno avrebbero passato più tempo insieme, anche se
studiando.
E se anche lei fosse venuta spesso a casa sua, se poi i risultati si
fossero visti,
sua madre non avrebbe avuto alcun problema a vederla uscire ogni giorno
per andare da lui. Che era quello che aveva intenzione di
fare, in ogni caso.
Le sfuggì una breve risata. «Sai, in tutta questa
faccenda
del diventare adulti e prendere
decisioni che cambieranno la nostra vita, un aspetto positivo
c'è.» Gli mise entrambe le braccia attorno al
collo e gli stampò un bacio sulle labbra. «Noi.
Non siamo mai stati vicini come ora e da questo
punto
non possiamo tornare più indietro, solo andare avanti.
È...
meraviglioso. Non riesco quasi a immaginare
cosa possa
esserci di più, eppure... dev'esserci qualcosa di
più. Ne sono sicura.»
Era riuscita a far tornare il sorriso anche nell'espressione di lui e
quello da solo
servì a farle dimenticare ogni altra cosa.
«Lo scopriremo insieme, no?»
«Sì... insieme, per sempre insieme.» Si
portò davanti agli occhi la mano sinistra, quella in cui
c'era
l'anello che lui le aveva dato.
Gli occhi di Mamoru seguirono il suo movimento. «Ti si
addice molto, ma non l'avevo pensato come
anello di fidanzamento. L'idea di metterlo a quel dito... mi
è
venuta in quel momento.»
«Non ha importanza.» Lei continuò a
rimirare il
semplice
gioiello. «È
perfetto proprio per quello.»
Lui non sembrò condividere appieno quell'opinione.
«Più in là te ne prenderò un
altro
e... te lo chiederò in maniera
più...»
Lo interruppe con un rapido bacio, sorridendo. Come faceva a
preoccuparsi già ora di una cosa del genere? «Lo
so. Non
vedo
l'ora che arrivi quel giorno, ma ci vorrà ancora qualche
tempo. Per ora lasciami
adorare la nostra situazione così com'è. Io...
non sono
mai stata così felice.»
«Anche
io.»
«E poi...» Lei cercò di non
arrossire. «...
vorrei
passare
più
notti qui da te.»
Mamoru annuì solamente, senza prenderla in giro per il suo
imbarazzo.
La reazione la aiutò a non perdere il coraggio.
«Ora
che so finalmente tutto quello che c'è da sapere, io...»
Non riuscì a trattenersi e riprese colore sulle guance.
«Non
credevo fosse possibile, ma è come se mi si fosse aperto un
mondo. È stato così piacevole e... »
Spalancò gli occhi, irretita. «Si
può
sapere che
c'è?»
Mamoru stringeva le labbra col chiaro intento di
trattenere le risate. «È solo che... hai
detto che
ora sai tutto
quello
che c'è da sapere...»
E quindi? «Sì, ieri è stato
istruttivo e
credo di avere tutta l'esperienza che mi serve. Non sono
completamente innocente e sapevo qualcosa anche io
già prima, sai?»
«Ah sì?»
«Sì, voglio dire... ho letto e visto qualcosa
anche io e
penso che abbiamo
fatto... tutto quello che c'era da fare... Oh, smettila di
ridere!»
«Scusa.» Lui tornò serio, ma non del
tutto. «È
che... hmm... abbiamo fatto appena un po' più
del... repertorio base.»
«Che significa?»
«Significa che, per cominciare, ci sarebbero diverse...
posizioni.»
«Oh.» Fu l'unica cosa che le uscì dalla
bocca.
Scema. Certo che sapeva che c'erano diverse posizioni. C'era quella
che...
e poi quella dove...
... gliene vennero in mente soltanto due e
sentì un tale caldo alla faccia che si allontanò
un
attimo da lui, per respirare meglio. Gli lanciò uno sguardo
di
sfuggita e lo vide con addosso quel bel ghigno malefico che aveva
sempre nell'istante prima di colpire.
«Arrossisci perché te ne è venuta in
mente
qualcuna?»
Lei si alzò di scatto e gli tirò addosso uno
dei
cuscini del divano.
Lui rise di gusto mentre si toglieva il cuscino dalla faccia;
quella vista le scaldò il cuore.
Come le era già capitato di fare tante volte in passato, si
fermò a contemplarlo. Adorava guardarlo ben
sapendo
che, se avesse voluto, avrebbe potuto in qualunque momento toccarlo.
Eppure quel giorno si ritrovò inconsciamente ad osservarlo
da
una
nuova
prospettiva: mentre un tempo si era sempre concentrata sul viso, sugli
occhi, sui capelli, quel giorno...
Chiaramente sapeva bene tutte quelle cose, ma non si era mai ritrovata,
prima di ieri,
a voler osservare la lunghezza delle sue spalle, l'ampiezza del suo
torace, quanto erano diverse le sue braccia da quelle di lei,
così muscolose... Si sentì
all'improvviso come
una delle
sciocche protagoniste di quegli shojo-manga spinti che Rei insisteva a
nascondere in fondo alla sua biblioteca. Quelli che in effetti avevano
contribuito in modo principale alla sua formazione nel campo del sesso,
a parte letture più 'mediche'.
Trovò un motivo per rallegrarsi subito: quantomeno ora era
in grado
identificare lo stato in cui si
trovava. E la cosa più bella? Ora sapeva anche che aveva a
disposizione un modo molto, molto soddisfacente per rilassarsi.
Si
andò a sedere sulle sue ginocchia, cogliendolo di sorpresa.
Perfetto. «Beh, non è che ci stessi proprio
pensando,
ma... sì, riesco
a
immaginare.»
Mamoru spalancò la bocca e non pronunciò una sola
parola.
Renderlo così inerme le piacque tantissimo.
Continuò.
«C'è qualcos'altro secondo te che dovrei
sapere?»
Lui proseguì a fissarla sbalordito, ma poi, piano, molto
piano, si riprese; inclinò la testa e sorrise appena, in
modo parecchio... furbo.
Aveva sicuramente capito la sua strategia e lei sapeva bene che non era
da
lui rimanere indietro. Forse aveva cantato vittoria troppa in fretta.
Il modo in cui la stava guardando la fece all'improvviso sentire...
preda.
Sentì le sue labbra all'orecchio. «Ci sarebbe
quello che
ho fatto
ieri
con le dita... però con la bocca.»
Lei sussultò. Quello che- Con la-...
Prese fuoco o almeno così le sembrò da tutto il
caldo che la invase. Non aveva mai
sentito contemporaneamente tanto imbarazzo e tanta eccitazione insieme.
Un secondo dopo udì la propria voce dire, con un suono
appena percettibile: «Po-potremmo andare sul letto?»
Trovò il coraggio di guardarlo.
La osservava come se lo
avesse appena attraversato un fulmine.
Assaggiò per un istante il gusto della vittoria,
perché
alla fine era stata lei a scioccarlo di più.
Per l'istante,
si
intende, in cui riuscì a non pensare a cosa avrebbero fatto
su
quel letto, scaldandosi oltre l'impossibile. Oh, non quella cosa
con
la bocca perché sarebbe di sicuro andata in autocombustione
molto
prima. Ma il resto... ogni istante che passava aveva sempre
più
bisogno di tutto il resto.
E se non si alzava lui da quel divano entro
un secondo-
Mamoru scattò in piedi e verso la camera, tenendola in
braccio
in maniera incredibilmente disordinata, tanto che lei dovette
aggrapparsi come poteva per non cadere.
La prima volta le dimostrò che, a quanto pare, non aveva
considerato che certi incastri potessero riuscire anche di
lato.
La seconda, fra le altre cose, che si poteva sopravvivere
all'autocombustione.
La lampada che illuminava la stanza di Rei aveva una bella fantasia
incisa sopra.
Makoto capì di non essersene mai
accorta
prima. «Devo dirlo... mi sembra incredibile stare a parlare
qui come
se non
fosse successo nulla. Sembra quasi un pomeriggio qualunque, uno dei
tanti che abbiamo passato insieme in questa stanza. Eppure l'altro
ieri, per qualche ora, siamo morte.»
Era la prima a parlarne, nonostante avessero passato insieme ormai
tutto un giorno e una notte.
Nella stanza regnò il silenzio.
A prendere la parola fu Ami. «Non sarebbe la prima
volta.»
«Come?»
«Si riferisce al combattimento finale col Regno delle
Tenebre.» Rei si
appoggiò coi gomiti sul tavolo.
«Ah, sì... ma allora è stato diverso.
Forse
perché
siamo tornate a vivere normalmente per qualche settimana prima di
prendere coscienza di quanto era accaduto. È stato
più facile abituarsi all'idea che...»
Sospirò. «Che andava davvero tutto bene.»
«Ma va tutto bene.»
Makoto sorrise. «Lo so, Rei. Non sto cercando di fare la
guastafeste.»
«No, fai bene a parlarne.« Ami incrociò
le braccia
sul tavolo. «In fondo è quello che
stiamo provando tutte.»
Si sentirono i cenni di assenso di Rei e Minako.
«Per Usagi dev'essere stata molto più
dura.»
Rei guardò fuori dalla finestra. «Non è
la prima
volta che ci ha viste lasciarla.»
Nessuna trovò un modo per commentare quell'affermazione.
Pensare alla disperazione di Usagi quando le aveva viste morire non
richiedeva parole.
A rompere il silenzio fu di nuovo Ami. «Sento che ti stai
incolpando Rei. Devo ammetterlo, anche io
mi sento
in colpa per non essere riuscita ad essere di maggiore aiuto, ma...
non
potevamo fare altro. Non eravamo in grado. Persino la soluzione estrema
di Uranus e Neptune non ha funzionato.»
Avevano appreso di quegli eventi nell'istante stesso in cui erano
tornate
alla
vita.
Fingere di tradire la propria causa, uccidere con le proprie mani delle
compagne, fare del male ad Usagi... eppure, alla fine, riuscire a
piantare
quei dischi di luce nel petto di Galaxia.
«Che coraggio che hanno avuto.» Minako scosse la
testa. «Io
non
credo che avrei mai osato tanto.»
«Nemmeno io.» Makoto osservò le proprie
mani. «E mi secca. Ora
sappiamo che non avrebbe funzionato, ma sarebbe stato nostro dovere
provare ogni soluzione possibile. Ne andava del destino dell'universo,
del destino di Usagi che dovevamo proteggere.»
Questa volta nemmeno Ami trovò di che replicare.
«Sapete» esordì Minako, dopo qualche
secondo di
ulteriore
silenzio. «Penso che Usagi
non
avrà voglia di sentire tutti questi discorsi. La faranno
sentire
solo peggio. So che noi pensiamo di aver fallito, ma non credo di
sbagliare quando dico che... è lei che crede di aver
fallito,
per quanto riguarda tutte noi. Noi sentiamo che è nostro
compito difenderla, ma lei crede che sia suo compito
proteggere noi.»
Rei non trattenne la smorfia di dolore: dovevano convivere anche con
quella consapevolezza.
«Forse stiamo esagerando.» Makoto cercò
di incrociare gli sguardi di tutte. «Usagi avrà
passato tutto il giorno con Mamoru e già ieri si
vedeva che era molto più felice che negli ultimi
mesi.
Sono certa che arriverà qui serena.»
«Già.» Minako si trovò a
concordare
pienamente. «In mezzo a tutto, c'è
questa
fortuna.» Sospirò profondamente, con un minimo di
rimpianto. «Uffa, piacerebbe anche a
me
avere un ragazzo da riabbracciare, dopo tutto questo.»
Ami alzò gli occhi al cielo. «Minako, ma sempre ai
ragazzi
pensi!»
«Eddai Ami!» Minako iniziò a ridere.
«Non dirmi
che non
vorresti anche tu un
ragazzo da amare! Dev'essere la cosa più bella che esista...
amare ed essere
riamati. Sono felice per Usagi, ma... un po' la invidio.»
Sorrise
comunque.
«La volete sapere una cosa?» Rei si mise
più
dritta.
Le altre la guardarono con fare interrogativo.
«Io penso che questa volta possa essere quella buona per
noi, da
questo punto di vista. Io... ho percepito che non avremmo battaglie
per
un bel po'. Forse per un paio d'anni o addirittura per tre. Ieri,
mentre
pregavo
davanti al sacro fuoco, ho voluto saperlo e ho ricavato questa
risposta.» Si rallegrò della serenità
che
quell'informazione portò nel viso delle sue amiche.
«Finalmente avremo tempo
per
dedicarci ad una vita più normale, per dedicarci a
trovare...
qualcuno di speciale.» Nel finire la frase,
arrossì
un poco.
«Ha! Rei, sei una romantica anche tu!» Minako
sorrise
apertamente. «Lo sapevo che non leggevi
shojo manga per nulla!»
«E piantala!»
Ma il rossore sul suo viso si accentuò e Minako non
poté trattenersi dal proseguire su quella nota.
«Ma perché? È bello sognare storie come
queste.»
Si
alzò
e andò a prendere un manga dallo scaffale dei libri.
«Per esempio questo...» Sfogliando il volumetto,
iniziò a
sgranare gli occhi. «Rei! Ma... e
così
leggi anche queste cose! Rei-chan, non immaginavo questo di
te.»
Rei capì subito cosa avesse in mano e scattò
in piedi, per toglierle il manga dalle mani.
Minako
fu più agile e saltò sul
letto, riprendendo la rapida lettura.
Makoto si unì al divertimento. «Uhh,
cos'è?
Racconta.»
Rei si riprese il manga con uno scatto, ma, anche a mani vuote, Minako
non perse il sorriso. «Inutile, ormai ho capito i
fondamentali della trama. Non che ci
voglia
mai molto con questi smut. Allora, lei è una studentessa
timida
che viene circuita da questo bellissimo compagno di scuola, che le
tende trappole nelle aule vuote e poi un po' dappertutto e appena ne ha
l'occasione-»
«Ragazze!»
Ami cercò disperatamente di far finire un tipo di discorso
che la metteva sempre a disagio.
«Shh, Ami.» Makoto si portò un dito
davanti alla
bocca. «Sta
entrando nel punto interessante della storia.»
«E lo fanno da tutte le parti e in tutti i modi,
fine.» Rei
scelse di
affrontare la questione di petto.
Minako la guardò trionfante: l'aveva
costretta
ad ammettere l'evidenza. «Sì, in sostanza
è
così
ma credo che sia tutto molto più... divertente.»
Sorrise,
maliziosa. Non per niente possedeva manga simili lei stessa.
«Ma non dovrebbe esserci una storia d'amore prima di tutto
quel...
sesso?» La voce di Ami si fece minuta sull'ultima parola.
«Ma è solo un manga, Ami!» Minako si era
già
messa le mani sui fianchi. «Esistono
queste storie fatte solo di passione, ma non significa che chi
ne legge voglia qualcosa di simile per sé. Piace leggerle
solo
per...» Si fermò, non sapendo bene come esprimersi.
«Soddisfare anche solo a livello di immaginazione un naturale
bisogno
ormonale, tipico della nostra età?»
suggerì Ami.
Cavolo. «... sì. Ma solo tu potevi metterla
giù con
quei paroloni.»
«Mi sembrano quelli giusti. Personalmente credo che sia
tutto migliore quando c'è l'amore e non credo che
avrò
seriamente necessità simili prima di trovarmi in una
relazione stabile e
duratura. Una come quella di Usagi e Mamoru.»
Rimasero in silenzio, ognuna a pensare alla propria naturale
inclinazione sull'argomento. Makoto intervenne con
un'osservazione. «Hmm... mi chiedo se Usagi e Mamoru
l'abbiano mai
fatto.»
«Makoto!» Ami alzò gli occhi al cielo:
evidentemente era
impossibile distoglierle dall'argomento.
«Beh, sei stata tu a parlare della loro relazione e in fondo
loro due stanno
insieme da
due anni, oramai.»
«Sì, ma due anni fa Usagi era una
ragazzina.»
«Non che adesso la situazione sia molto diversa, nella vita
di tutti i
giorni...» Non voleva essere cattiva, ma Rei non
riuscì a
non far trasudare sarcasmo da ogni parola.
«Cattivella di una Rei!» la ammonì
Minako. «Se
volete
sapere la
mia opinione...» Si sentì subito tutti gli occhi
puntati
addosso e capì che volevano sentire eccome quello che
pensava in
merito. «Beh, secondo me non l'hanno mai fatto.»
Rei ci pensò su solo per un momento. «Neanche
secondo
me.»
Ami sospirò ancora una volta. «Ormai mi avete
coinvolta e ve
lo chiedo giusto
perché non riesco a capire: perché ne siete
così
certe?»
«Non saprei spiegarlo bene... penso solo che l'avrei vista
più
matura.» Rei annuì fra sé e
sé: era
quella la sua sensazione.
Minako si accordò a lei. «Sì e, credo
anche
meno
suscettibile alle lusinghe di
altre persone.»
«Chiamiamo le cose col loro nome» si intromise
Makoto. «Seiya.»
«Infatti.» Minako annuì.
«So che Usagi non ha mai
avuto
neanche una
cotta per lui, ma-»
«Confermo» la interruppe Rei. «Non ha
mai nemmeno concepito
l'idea che
ci
potesse essere qualcun altro per lei, romanticamente
parlando.»
«Appunto.» Minako riprese il discorso.
«Però era
lo stesso
suscettibile a certi flirt. Vabbeh, lui era quel che era.»
Sospirò con gli occhi al cielo, al ricordo dell'immagine di
Seiya. «Però non credo che se con Mamoru fosse
arrivata fino
a
in
fondo avrebbe trovato anche solo minimamente interessanti o
sconvolgenti certi
atteggiamenti.»
«E perché?»
Ami a quel punto seguiva la
discussione con interesse.
«Oh, Ami! Forse dovresti davvero leggere gli shojo smut di
Rei per
capire cosa intendo dire.»
Makoto e Rei ridacchiarono.
«Oh, non prendetemi per una che non sa nulla!» Ami
appoggiò i pugni chiusi sulle ginocchia. «Se
volete sapere quello che penso, secondo me invece l'hanno fatto. Ed
è successo ieri.»
Tutti gli sguardi si fissarono di colpo su di lei.
«Non li avete visti quando ci hanno salutati? Sembravano
veramente in sintonia e proprio come una coppia che... beh, una
coppia adulta. E non credo che Usagi sia andata a dormire a
casa
sua questa notte.»
«Hoho, Ami! Non ti credevo capace di certe
osservazioni!»
Minako
aveva il tono eccitato di chi aveva appena scoperto un succosissimo
segreto.
«E brava la nostra Ami!» le fece eco Makoto.
Ami arrossì.
Rei invece intervenne solo dopo aver riflettuto. «Hm, in
effetti,
quando lui era partito, le aveva dato quell'anello di
simil-fidanzamento. E sono passati tre mesi dall'ultima
volta che si sono parlati. Mamoru in realtà era
addirittura
morto in questo periodo e Usagi lo è venuta a sapere solo
l'altro ieri.
Pensandoci, sembrano gli elementi di una trama costruita apposta per
portare a quella conclusione.»
A quel punto, anche Minako e Makoto si erano messe a pensarci
seriamente.
«State dicendo che è accaduto stanotte.»
Minako
arrivò ad una conclusione. «Se la teoria
è
esatta, oggi dovremmo vederla
diversa,
per cui non ci resta che aspettare.»
«Diversa come?» indagò Makoto.
«Non so dire di preciso... potrebbe fare qualcosa che la
solita Usagi
che conosciamo non farebbe mai normalmente. O avere un'aria
diversa.»
In quel momento, sentirono dei rapidi passi provenire dal corridoio e
qualche
istante dopo apparve Usagi, coi codini svolazzanti e un sorriso
contagioso. «Ragazze!»
Nel vederla, dimenticarono tutte ogni altro discorso. Era
così
facile sentirsi invadere dall'affetto per lei, che tanta luce aveva
portato nelle loro vite. Si alzarono e Usagi salutò ciascuna
di loro con un forte abbraccio. Un gesto comprensibile, dato
ciò che era recentemente accaduto.
Tornarono a sedersi e Usagi iniziò a farsi aria con
una mano. Rise. «Ho fatto una corsa per venire
qui!»
«Oh, vuoi della cola o del tè freddo?»
offrì Rei.
Usagi notò le bevande e il cibo sul tavolo.
«Tè
freddo, grazie. Oh, scusate, non ho portato niente da
mangiare.»
«Figurati, li ho fatti comprare dal nonno. Tieni, qui ci sono
anche dei
pasticcini, serviti pure quanto vuoi. Con le altre
abbiamo già mangiato a sufficienza.»
«Sembrano buoni. Però... no, sto bene
così,
grazie.
Forse più tardi.»
Usagi si rese subito conto di essersi guadagnata una sfilza di sguardi
straniti. «Non voglio mangiarne ora, è
così
strano?«
«Ma dai Usagi, sì che lo è.»
Makoto non
si fece problemi a sottolineare la verità.
Usagi voleva sentirsi un minimo offesa a nome del proprio stomaco, ma
in fondo non poteva negare l'evidenza. Non dopo che
intere
scatole di pasticcini avevano conosciuto la sua furia divoratrice, in
passato. «E va bene, mi avete scoperta. È che ho
già
mangiato del dolce a casa di Mamoru, per cui...» Si
interruppe
nuovamente,
notando gli sguardi stupefatti. Doveva spiegare? «Ieri era il
suo compleanno, per cui ho preso una
torta.» Al
pensiero
di quel momento non riuscì a
trattenere un sorriso. «È durata fino a oggi e
così ne ho
mangiata un po' anche a colazione e poi anche dopo
pranzo...»
Si fermò.
Gli sguardi che le venivano
rivolti
erano sempre
più sorpresi.
«Insomma, che
c'è?»
«Niente, Usagi.» Ami attirò la sua
attenzione su
di
sé. «Senti, con le altre stavamo programmando di
andare in
vacanza per un paio di giorni tutte insieme. Abbiamo pensato ad alcuni
luoghi, ma volevamo sentire anche il tuo parere, prima di
decidere.»
«Ah... quando? Ve lo chiedo perché ho progettato
di andare
da qualche parte da sola
anche con Mamoru e -»
«Ommiddio, l'hai fatto!» Minako scattò
in
piedi.
Ami si
coprì la bocca spalancata con la mano.
Rei chiuse gli occhi
arrossendo e contemporaneamente irritandosi per la mancanza di tatto di
Minako.
Makoto balzò seduta sul letto e osservò
Usagi con
aria rapita.
Usagi non riuscì a capire. «Ma di che state
parlando?»
«Tu hai fatto sesso!»
la accusò Makoto.
«Co-?» Usagi arrossì fino alla punta dei
capelli e
non
riuscì a dire una sola altra parola. Si rese conto quasi
immediatamente che con quell'atteggiamento non aveva fatto altro che
confermare il sospetto.
«Oh mio dio...»
La voce di Ami si era mantenuta
bassa, ma
nemmeno lei era riuscita a trattenersi.
«Usagi!» Rei riuscì a malapena a
respirarlo, in un
misto di
incredulità e stupore.
Makoto spalancò la bocca oltre l'impossibile, mentre Minako
si limitò a restare immobile dov'era, come fulminata.
Finalmente Usagi riprese l'uso della parola. «Ma-ma-... che
domande
sono? E poi cosa c'entra?»
Makoto ignorò le obiezioni. «Oh, com'è
stato?»
«Ma Makoto!» I rimproveri di Ami e Usagi si fecero
eco tra
loro.
«Sìsì, ti prego Usagi, dicci
qualcosa!» Minako
non vedeva l'ora di saperne di più.
Rei non disse nulla, ma si avvicinò ancora di più
per sentire.
«Non sono affari vostri!» Usagi cercò di
arginare
l'imbarazzo e porre fine alla discussione.
«Stupidaggini!» ribatté pronta Minako.
«Se fosse
stata una
di
noi, tu saresti stata la prima a volerne sapere di
più.»
«Non è vero!» Usagi si sentiva sempre
più in
trappola.
«Inutile resistere, parla!» Makoto e Minako
la
circondarono e
dietro di loro a poca distanza sbucò anche Rei. Ami avrebbe
voluto
nascondersi in un angoletto, ma la curiosità la spingeva a
rimanere ferma dov'era, seduta accanto al tavolino. Scientifica, era
curiosità puramente scientifica, si disse.
Vide Usagi
capitolare
davanti agli sguardi insistenti delle altre.
«Uffa, e va bene. Ma non credo di poter descrivere... Voglio
dire, la
prima volta è stato...»
«La PRIMA
volta?!?» Quattro voci in coro.
Usagi nascose la faccia tra ginocchia. «Basta, non dico
più niente!» Ridacchiò di puro
imbarazzo.
Minako le si avvicinò da dietro.
«Sei una
donna perduta
oramai, Usagi!»
Usagi emise un piagnucolio non del tutto finto.
«Meno male che non ci sono qui Luna e Artemis, altrimenti sai
che
ramanzina...» Makoto pensò alle possibili
osservazioni dei
normalmente sempre presenti gatti.
«Beh, non la accetterei da loro.» Usagi riprese
tutto il
coraggio. «Nessuno ha il diritto di dirmi nulla
in merito a questo!» Non usò un briciolo del
solito
tono infantile che normalmente adottava quando parlava dei divieti di
Luna, se ne accorsero tutte.
«Se non fosse bastato già il resto, questa sarebbe
la prova
definitiva.»
Rei sospirò. «Hai appena
avuto un
atteggiamento più maturo, Usagi.»
«Hmm.» Il mormorio di Ami era stato abbastanza
forte da
farsi
sentire in tutta la stanza. «Siete stati responsabili, vero,
Usagi?
Avete
usato precauzioni?» Non era sua intenzione intromettersi, ma
era un
aspetto fin troppo importante. E, a sentire lo scenario dipinto da Rei
prima, non sembrava proprio la prima cosa a cui avrebbero potuto
pensare due persone in una simile situazione.
Usagi cominciò a giocare coi pollici. «Ecco,
veramente...»
«Non l'avete
fatto?» Ami saltò in piedi.
«Nono, voglio dire, sìsì. Il cristallo.
È stato
il
cristallo d'argento a proteggermi.»
Alla menzione della fonte del suo potere, tornarono tutte
serie.
Ami proseguì. «Il cristallo... hai rimesso a posto
tu tutto
quanto, vero?» Distruzioni sparite, ricordi scomparsi.
«Sì... come le altre volte. Dopo ogni battaglia
sono in
grado di usarlo per fare cose che normalmente non riuscirei neanche a
immaginare, lo sapete.»
Ami annuì, poi volle chiedere. «Hai fatto
affidamento su
questo residuo di potere per...»
«No. No, io credo... Penso che questa volta sia diverso:
sento di
avere un maggiore controllo su questo mio potere, almeno a livelli
minimi.
Penso che non
andrà mai
più via. E... beh, funzionerà anche in quel
modo, fino a quando non
sarà il momento per me di avere Chibiusa.»
Tornò per un istante il silenzio, poi Minako
commentò il tutto con un sorriso. «Wow,
è un
oggetto multiuso.»
Usagi sorrise e proseguì. «A questo proposito,
devo parlarvi
di una
cosa che mi ha detto Mamoru. Lui crede... Lui crede che...»
Si era ripromessa di parlarne subito e senza fare storie,
perché
sapeva che se ci avesse riflettuto non avrebbe voluto discuterne
affatto. Ma le sue amiche avevano il diritto di sapere.
Notò gli sguardi di attesa e si decise. «Lui
è convinto che non manchi più di
qualche
anno prima che...
il Regno Argentato inizi ad esistere. Davvero pochi anni. Meno di
dieci.»
Cadde un silenzio tombale.
Usagi riusciva a immaginare benissimo quello a cui stavano pensando.
«Come lo sa?» Rei preferì non iniziare
ad agitarsi
prima
del
tempo.
«Lo sente. Non è molto, ma io credo che abbia
ragione
perché-»
«Lo senti anche tu.» Rei percepì dentro
di
sé una
consapevolezza giunta solo in quel momento. Sospirò.
«Ora
che me l'hai detto, lo sento anche io.»
Usagi udì la tristezza nella sua voce.
«È da
ieri che
all'improvviso mi appaiono in testa delle risposte, come se le avessi
sempre avute. Finora mi è servito solo per ritrovare la
valigia di Mamoru e per sapere... in quale altro modo utilizzare il
potere del mio cristallo. Ma è per questo che quando
Mamo-chan
mi ha
spiegato che era capitato anche a lui, ho capito subito cosa intendeva
dire. A te era già successo, Rei. A voi?»
Le altre scossero tutte la testa.
Ami cercò di dare una
spiegazione. «Dev'essere perché... Rei ha sempre
avuto un
potere di questo tipo, e tu e Mamoru sarete i reali di questo
pianeta. Forse anche noi in futuro sentiremo qualcosa, ma... per ora
no.»
Rei tornò a parlare. «C'è una buona
notizia. Ho
percepito anche che non avremmo battaglie
per almeno un paio d'anni.»
Usagi ne fu contenta, ma si ritrovò a sorridere solo
debolmente. Era certamente una buona cosa, ma
sapeva che le altre erano ancora sotto choc per via di ciò
che aveva detto loro,
perciò decise di aggiungere qualcosa. «Mamoru ha
detto che
non succederà prima di altri sei anni
almeno. Non sa essere più
preciso.»
Ancora una volta fu Makoto la prima a parlare di quello che
avevano avuto in mente tutte quante. «Il Regno Argentato
durava da centinaia
di anni nel futuro.
Sapevo
da tempo che saremmo vissute molto a lungo, per cui avevo creduto
che... che ci
sarebbe voluta almeno qualche altra decina d'anni. Per la
verità
cercavo di capire come avremmo fatto con le persone che ci stavano
vicino. Ci avrebbero visto rimanere giovani mentre loro
invecchiavano.»
Sbuffò. «Pare non
dovremmo preoccuparci di trovare una scusa.»
La malinconia e
un filo di
amarezza si percepivano bene nella sua voce.
«Mi dispiace ragazze...»
«Non è colpa tua Usagi» la interruppe
subito Rei. «Non
toglierci le
nostre responsabilità. Noi non possiamo fare a meno di
essere
ciò che siamo. Siamo guerriere Sailor» lo disse
con
fermezza. «Io sono fiera di aver combattuto per salvare
questo nostro
mondo.»
Guardò le altre e le vide annuire convinte. «Non
possiamo
fare a
meno di diventare ciò che saremo più di quanto
non possa
farne a meno tu.» Nel terminare così, si rese
conto del peso che gravava sulle
spalle di Usagi.
Regina... in pochi anni.
Usagi lesse la preoccupazione nel suo sguardo e capì a quale
conclusione fosse arrivata. «Non ho paura.» Non
mostrò alcuna
indecisione,
perché ormai non ne aveva più. «Forse
è per via di tutto
quello che è successo in quest'ultima battaglia, ma non
ho paura. Io devo e voglio proteggere coloro che amo e questa
Terra. So che fra qualche anno sarò pronta.»
Annuì. «E poi non sarò sola in
questo compito. Avrò accanto Mamoru...
Endymion.» Lo chiamò con quel nome un tempo caro
alla sua
anima
più di ogni altra cosa. Non era
più quella
persona, ma in un certo senso lo era ancora. Così come lei
nella sua stessa essenza era Serenity proprio quanto era
Usagi.
Scosse la testa, cercando di tornare al presente. «Mamoru ha
preso una
decisione. Lui... lascerà
la
facoltà di Medicina.»
«Che cosa?!» Ami si sollevò con le mani
sul
tavolo.
Mamoru... che lasciava Medicina? Ragionandoci, capì che era
una decisione
più che logica dato il futuro che lui si preparava ad
affrontare,
ma non riuscì a fare a meno di pensare che si trattava di
abbandonare quella che per lui era stata quasi una vocazione e qualcosa
in cui
aveva già conseguito ottimi risultati.
Usagi non fu sorpresa da quella reazione: era stata la propria.
«Sì, lui... pensa che sia giusto che si prepari
come
può
per quello che saremo. Non ha ancora deciso a cosa iscriversi...
qualcosa che gli insegni politica o economia, probabilmente. Non mi
sembra che rimpianga davvero ciò che si sta lasciando
dietro. Gli dispiace, ma è una scelta che ormai ha
abbracciato
con tutto se stesso.» Si fermò un attimo,
riflettendo. «Ami... voglio
che tu
mi dia lezioni.»
«Lezioni?» Ami la guardò sorpresa. Non
che una
richiesta simile non
le fosse già stata formulata altre
volte, specie quando Usagi si decideva brevemente a migliorare
qualche voto, ma la colpì l'insolita determinazione che le
vide
nello sguardo.
«Sì, un po' su tutte le materie, se puoi. Mi
aiuterà anche Mamoru, ovviamente. Devo recuperare. Io...
dovrò studiare anche io qualcosa
che mi
prepari a... regnare. Non posso più giocare a prendere
insufficienze. Le cose devono cambiare.»
In cuor suo Rei aveva sempre voluto sentirla
parlare in
quel modo, eppure quelle parole le causarono un'improvvisa e
profonda tristezza.
Si rese conto di aver appena visto Usagi cambiare per non tornare mai
più completamente come prima; non era uno dei momenti
in cui lei si
decideva a studiare un po', per poi riprendere con la
solita routine di sempre. Oh, le avrebbe voluto bene sempre e comunque,
ma
le sarebbe mancata molto quell'incredibile spensieratezza che aveva
contraddistinto sempre e solo lei per così tanto tempo.
Sarebbero
probabilmente state rare le occasioni in cui avrebbe potuto rivedere
quel tratto del suo carattere, nella futura eternità che si
preparavano
ad affrontare.
«Non guardarmi così, Minako.» Era stata
Usagi a
parlare e Rei
si
ritrovò a guardare Minako... sì, anche
lei
doveva aver avuto pensieri simili ai suoi. Una rapida occhiata a
Makoto e ad Ami confermò quell'impressione anche per loro.
«Andremo ancora a giocare ai videogiochi.» Usagi
sorrise
allegramente. «Sono certa che, dopo che avrò
cominciato a
capire
le basi, dovrò solo studiare moderatamente.»
Minako sorrise e Usagi si tranquillizzò. Riprese a
parlare guardando negli occhi ognuna di loro. «Non credo che
tutto
questo significhi che dovremo abbandonare le
nostre naturali inclinazioni. Ami, niente ti impedirà di
continuare a studiare Medicina. Sei un genio e avrai appunto
un'eternità per prepararti in molte e molte cose, se vorrai.
Minako, non devi rinunciare al tuo sogno di diventare famosa... anzi,
magari puoi diventare famosissima così sarai già
conosciuta
quando... succederà. Makoto, non dovrai trattenerti
dall'aprire
una pasticceria tutta tua, se vuoi. Niente impedisce ad una
guerriera di saper cucinare molto bene. Rei... qualunque cosa tu
voglia fare, restare al tempio o altro, non credo ti
pregiudicherà in nessun modo. Hai una potenza spirituale che
già alleni continuamente.»
Lentamente, annuirono tutte.
«Penso...» esordì Makoto.
«Beh, forse
aprirò lo
stesso quel
negozio. O forse no. Però, e credo di parlare anche per le
altre, non ti devi preoccupare per noi Usagi. Per ognuna di noi ci
saranno sempre le altre a sostenerla e saremo in grado di scegliere e
affrontare il nostro destino.»
«Sì.» Minako, Rei ed Ami lo dissero
assieme.
Usagi si sentì visibilmente sollevata nel vedere la
serenità nei
volti delle sue care amiche. Erano proprio ragazze forti.
Ricordò di cos'altro doveva parlare. Non era bello tirare
fuori le cose spiacevoli tutte in una volta, ma
non riusciva a tenerselo dentro. Dovevano sapere, nel caso ci avessero
già pensato.
«Ragazze... io...» Inspirò.
«Volevo scusarmi
con voi. Profondamente. Per non avervi detto di Mamoru, del fatto
che... non lo sentivo da quando era partito e-»
Sentì sulla spalla la mano di Rei. «Ne abbiamo
già discusso.»
Nonostante lo sguardo comprensivo che le
venne rivolto, Usagi trattenne il fiato.
«Parlo a nome di tutte.» Le altre annuirono, mentre
Rei
continuava. «Pensiamo di aver compreso perché non
ne
hai parlato con noi
prima, per cui ci interessa sapere solo una cosa, anche se penso di
sapere già la risposta: hai chiarito con lui?»
Aveva delle amiche fantastiche, meravigliose.
«Sì. Io
ci tengo a
dirvi che penso sia stata anche colpa mia, ma lui ha detto di riferirvi
che... è stata anche colpa sua. E che mi ama
così tanto che sistemerà tutto.»
Arrossì come una sciocca al ricordo di quelle parole.
«Ma sentila che gusto ci prova a ripetere le dichiarazioni
del suo
ragazzo!» Rei andò a metterle un braccio intorno
al collo e
fece finta di darle un colpo in testa.
Risero tutte.
Minako non voleva certo essere da meno in quell'atmosfera allegra.
«Sono invidiosa! Dobbiamo proprio usare i due anni previsti
da Rei per
trovarci finalmente un nostro ragazzo!»
Ami sorrise. «Sai Usagi, era
così che siamo arrivate a parlare di
te e
Mamoru, prima. Rei aveva appena detto che avremmo avuto tempo prima di
un'altra
battaglia e quindi che avremmo potuto dedicarci a trovare
qualcuno.»
«Perché no? Spero lo troviate presto,
così sarete felici come me.» Usagi si
portò una mano al petto, come a darsi un'aria di grande
importanza.
«Va bene, ma mi raccomando: non diventare troppo
'fisicamente'
felice, Usagi.»
Una risata di ilarità generale scoppiò nel gruppo.
«Scusa, Makoto, non posso promettere niente.»
Makoto assunse un'espressione fintamente scandalizzata e, preso un
cuscino, lo tirò in faccia ad Usagi.
«Va bene, va bene, la smetto.»
«Tornando serie...» riprese Minako.
La guardarono tutte, concentrate.
«Quando hai detto 'prima volta', cosa intendevi?»
La cascata di braccia fu generale.
«Minako! Pensavo stessi per parlare di qualcosa di veramente
importante!»
Ami non riusciva a capacitarsi di quanto Minako
avesse
un unico pensiero fisso.
«Ma è una questione importante!»
replicò lei,
tutta sincerità.
Usagi si stava ancora riprendendo dalla precedente uscita.
«Ehm... non
vedo davvero come.»
«Semplice, sto cercando di capire se devo ampliare il mio
bacino di
ricerca. Finora ho escluso a priori i tipi tutto studio e poco
divertimento.»
«Ancora non capisco.»
Minako balzò in piedi, un dito puntato in avanti.
«Io voglio
un rapporto di passione!»
Forse le braccia potevano cascare più sotto del pavimento.
«Io leggerò pure quei manga, ma l'assatanata sei
tu»
intervenne Rei.
«Che c'è di male, scusa? Anzi, è
completamente
naturale, se ci pensi.»
«Io non ci sto pensando.» Ami cercò di
coprirsi le
orecchie.
Makoto sorrise imbarazzata, ma condiscendente. «Scusa Minako,
ma... non è importante che arrivi l'amore prima?»
«Ma certo. Io sto parlando del dopo. Non tutti quelli che
sono
innamorati lo esprimono nello stesso modo e a me interessa qualcosa
di... travolgente. Sono la guerriera dell'Amore, in fondo.»
Usagi intervenne di nuovo solo allora. «Ecco»
Minako
scattò
subito a guardarla. «In verità non credo che avrai
scelta
nel
momento in cui ti innamorerai, quindi questi ragionamenti non ti
saranno molto utili. Voglio dire... un paio di anni fa non avrei mai
nemmeno potuto concepire una relazione con Mamoru. Ero troppo occupata
a dargli contro per pensarci. E viceversa. Eppure è finita
come sappiamo e non certo solo per via di tutta la faccenda del
Regno
della Luna.»
Minako annuì. «Sì, ma penso lo
stesso che il
tuo sia
un caso particolare. Dai, era
destino! Più normalmente, funziona così: se non
ti
metti a cercare tra i tipi tutto studio o lavoro, non trovi un
fidanzato tutto studio o lavoro.»
«L'unica cosa con un po' di senso che ho sentito uscire dalla
tua bocca
oggi» commentò Rei.
Minako la fulminò
con lo
sguardo.
Rei
tirò fuori la lingua.
Usagi si arrese, prima di assistere a
Rei contro Minako, parte prima. Era stata protagonista assieme a Rei di
un numero sufficiente di scontri per sapere quanto poteva andare avanti
la cosa. «Va bene, va bene... cosa volevi sapere? Ah
sì...»
Arrossendo, abbassò lo sguardo e proseguì a voce
talmente
bassa che non la sentì nessuno nella stanza.
Minako si mise una mano a ventola sull'orecchio e si sporse verso di
lei. «Cosa?»
Usagi inspirò.
«Prima di
tre.»
«Prima di tre cosa- OOoh... Wow.» E Minako si
zittì. Ami
aveva sprofondato il viso tra le braccia
appoggiate sul tavolino. Rei era rossa quasi quanto la sua tuta da
Sailor. Makoto, con gli occhi fissi sul soffitto, stava
cercando disperatamente di pensare ad altro.
Usagi si inpuntò. «Se la prossima volta che lo
vedete lasciate
in un
qualunque modo intendere di sapere una cosa del genere, giuro che vi
strozzo con le mie mani.»
«Ma certo che no.»
«Nessun problema.»
«No, no.»
«...»
Ami ricevette un'occhiata di fuoco per il suo silenzio.
«Ma Usagi, come puoi pensarlo?»
piagnucolò quasi.
«Perfetto, allora è tutto a posto. E presto
dimenticato.» Fu una chiara minaccia.
Insomma, pensò Minako, sorridendo tra sé e
sé.
Chiedere era stato utilissimo: era proprio ora di cominciare ad aprirsi
all'esplorazione di nuove riserve di caccia.
Usagi chiuse dietro di sé la porta della sua stanza. Aveva
appena fatto una bella doccia e i capelli, nonostante il phon, erano
ancora
lievemente umidi.
Erano mesi che non ricordava di essersi sentita così in pace
con se
stessa e col mondo.
Si sedette sul letto, facendo sobbalzare appena Luna. La gatta,
raggomitolata su se stessa e sul punto di addormentarsi,
aprì un
occhio per guardarla e poi lo richiuse, soddisfatta nel vedere che era
tutto a posto.
Usagi sorrise: era sempre divertente vedere Luna comportarsi come un
tipico felino, nonostante tutto.
Prese una spazzola dal cassetto del comodino e si passò il
pettine sui capelli un paio di volte, senza alcuna fretta.
Era felice. Era serena. Le era mancato così tanto essere
entrambe le cose.
Andò alla finestra e la aprì, per far entrare
l'aria fresca.
Era appena passata una bella giornata. Domani ne sarebbe venuta
un'altra.
Si infilò sotto le lenzuola rosa con un sorriso stampato in
volto,
stanca nonostante le tante ore di sonno della notte precedente.
Conosceva bene il motivo di quella deliziosa spossatezza.
La bocca le si incurvò talmente all'insù
che un
attimo dopo le fecero male i muscoli della guance.
Ignorò il leggero fastidio e si congratulò con se
stessa,
perché finalmente non era più arrossita
a quei
pensieri.
Di sicuro, sarebbe migliorata sempre di più.
La mente iniziò a spegnersi e, in poco tempo, si
trovò
nello sfuggevole stato in cui la testa è sul punto di
lasciarsi
andare al sonno.
In quell'attimo, udì un rumore anomalo fuori dalla
finestra; aprì un occhio.
Luna saltò in piedi, la coda dritta.
E Tuxedo Kamen entrò con un balzo nella stanza, atterrando
in mezzo al pavimento vuoto.
Usagi si alzò di scatto, impiegando un istante a
riconoscerlo. «Mamoru!»
bisbigliò più forte che
poteva.
«Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Mamoru, che ci fai qui?
C'è pericolo?» Luna si guardava intorno,
frenetica.
Lui la guardò come se fosse sorpreso di trovarla
lì. «Oh, ciao Luna.» Rimase a fissarla,
contemplando
il da farsi.
«Ehi, sono trasparente?» Usagi prese ad agitare le
braccia.
Mamoru le lanciò uno sfuggevole sorriso prima di rivolgersi
ancora a
Luna. «No, non c'è
nessun
pericolo, non preoccuparti. Ho usato la trasformazione solo per
muovermi
agevolmente a quest'ora. Luna, potrei chiederti di dormire di sotto? Ho
bisogno di... parlare con Usagi e ci metterò un
po'.»
«Di sotto?» Luna si rese conto che la voleva fuori
dalla stanza. Ma
perchè mai...?
All'improvviso capì di cosa doveva parlare. Ma non era
possibile! Aveva permesso ad Usagi di stare da lui tutta la notte solo
ieri e ora credeva di-
«Luna?» A parlare era stata la stessa Usagi.
«Va' a dormire
di sotto,
per favore.»
COSA?
«Usagi, tu devi- Non puoi-» Era impazzita? I suoi
genitori dormivano nello stesso corridoio!
«Luna.»
Luna smise di parlare, colpita dal tono serio.
Usagi continuò
a parlarle senza una goccia di allegria.
«So da me quello che devo e posso fare.»
Luna iniziò a percepire un profondo
senso di disagio: quella non era la voce da amica che Usagi aveva
sempre usato con lei.
Usagi la vide irrigidirsi e addolcì
immediatamente il tono, andando ad accarezzarle il pelo morbido della
schiena.
«Luna... non ti devi più preoccupare per me. Io so
badare a
me
stessa oramai. E sono in grado di decidere cosa è meglio per
me.
Comunque» rise, cercando di alleggerire la conversazione.
«Non
sarò forse una regina un giorno? È ora, no, che
decida da
sola,
almeno per quello che mi riguarda.»
Luna non replicò, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
Senza dire altro, Usagi la prese in braccio e andò a
strofinare
il proprio viso contro il piccolo muso di lei. «Posso
accompagnarti di
sotto?»
Luna annuì, triste.
Usagi lanciò una singola occhiata in direzione di Mamoru,
poi scese fino al salotto con Luna in braccio. La appoggiò
sul divano,
sistemandola su uno dei cuscini più morbidi.
«Luna, io lo amo.»
Luna si girò su se stessa, preparandosi ad accomodarsi sul
cuscino. Non le rispose.
«Sono felice quando è con me. Forse questo
comportamento non
sarà
appropriato, ma sono contenta che sia qui. Non è per questo
che ho negato
la tua autorità, è solo che-»
«Sei la Principessa Serenity. Era ora che lo
facessi.» Era
una risposta
secca che offriva una verità che ormai non si poteva
più negare.
«Sono quella che sono, ma non voglio mai smettere di averti
come
amica.»
Luna sospirò e si accoccolò contro la mano che le
accarezzava la testa. «Lo so. Cercherò di
intromettermi di
meno
e così... troveremo un equilibrio. Un nuovo
equilibrio.»
Usagi le sorrise e appoggiò di nuovo il viso contro il suo
muso. «Ti voglio bene, Luna.»
«Anche io, Usagi.»
Usagi si staccò da lei e, dopo averle augurato la buona
notte, tornò di sopra.
Luna la osservò sparire oltre le scale, sentendosi come se
avesse appena perso una figlia. Per un certo periodo
aveva considerato Usagi quasi a quella maniera. E ora, quella
che era sempre stata la bambina che lei aveva dovuto guidare e
proteggere
non aveva
più
bisogno dei suoi consigli.
Provò una buona dose di malinconia.
Eppure, in fondo, il suo compito e quello che lei stessa aveva sempre
desiderato, era stato veder Usagi crescere. E, finalmente, Usagi era
cresciuta.
Luna appoggiò la testa contro il cuscino e, per
addomentarsi, pensò al futuro.
Al lungo futuro che attendeva tutti quanti.
Mamoru udì Usagi rientrare in camera e chiudere la porta
dietro di sé.
«Se mi avessi avvertito prima» lo
rimproverò lei a bassa voce. «Avremmo potuto
evitare tutto
questo.»
Lui si era immaginato un inizio ben diverso e non aveva proprio pensato
a
Luna. Era da quella mattina che pensava meno del dovuto.
«È
arrabbiata?»
«Dispiaciuta. Non l'ho mai contestata come oggi. Ma ha
accettato la
situazione e fra noi le cose si rimetteranno a posto.«
«Scusami. Volevo farti una sorpresa, qualcosa di
diverso.»
Lei iniziò a sorridere. «In effetti non
è
da te presentarti in camera mia
nel cuore della notte.»
Mamoru infilò una mano nella tasca interna
della giacca e ne
tirò fuori una rosa rossa, senza spine. Gliela porse.
Usagi se la portò al naso, inspirandone il profumo.
«Ora non
rimpiango neanche un po' di averti parlato delle mie fantasie
romantiche.»
Insieme, risero sommessamente.
Lei gli andò vicino e con le mani prese ad
accarezzare
una manica della giacca nera. Sentì il tessuto soffice
accarezzarle
le dita. «Mi è mancato vederti con questi
abiti.» Mancato
da morire.
Le era mancato così tanto vederlo apparire durante gli
scontri con i nemici, sapere che sarebbe sempre venuto ad aiutarla,
sempre e in ogni caso. Scacciò quei pensieri,
perché... lui ora era qui. Con lei. Nella sua stanza.
Sorrise,
sinceramente divertita. «Se non fosse che
so esattamente che tipo di poteri
hanno i costumi che indossiamo, ti chiederei come fai a non morire di
caldo con tutta questa roba addosso.»
Lei si avvicinò ancora, ma con qualcosa di molto
diverso dal divertimento nello sguardo.
«Non ti
dispiace
se te la tolgo lo stesso?»
Lui aveva pensato di essere venuto lì per sedurre,
non per essere sedotto, ma-
Con un colpo della mano, Usagi gli scoprì la testa,
facendogli
cadere all'indietro il cappello. Con l'altra mano,
afferrò la maschera che gli copriva gli
occhi e la buttò a terra. Poi cambiò di nuovo
d'umore e rise, piano. «Ehi, sei stato proprio bravo.
Hai beccato
una delle mie
fantasie, sai?»
«Ah, sì?»
«Ha-ah. In realtà è stata una delle
primissime
che ho
avuto su di te, quando ancora non sapevo che... tu eri tu. Sognavo di
vederti entrare dalla finestra e che venivi
a rubarmi un bacio, mentre dormivo. Era una fantasia molto...
innocente.» Gli sorrise di nuovo, ma in un modo che gli fece
venire
voglia di smettere
di parlare. «Solo... temo di essere un po' cambiata. Vorrei
modificarla, un po'...
magari
puoi prendere qualcosa di più di un bacio. E forse mentre
sono
sveglia.» Gli aveva slacciato il mantello, facendolo cadere a
terra.
In un istante, furono l'uno tra le braccia dell'altra.
Usagi si meravigliò della foga con cui lo stava baciando:
sembrava non lo toccasse da mesi, quando invece aveva fatto ben altro
non
più tardi di quella stessa mattina. Era un fuoco che non si
estingueva, ma lei era
più che felice di bruciare ancora a lungo. Si
sentì sollevare e un istante dopo si ritrovò sul
suo stesso
letto, col
corpo che già tremava.
Mamoru si tolse i guanti, le scarpe, buttò via
il
cravattino e la giacca. Poi fu sul letto, su di lei.
Il suo non era un letto piccolo, anzi: una piazza e mezza che aveva
spesso
permesso a Chibiusa di dormirle accanto senza che si finissero
addosso a vicenda. Con
Mamoru c'era molto meno spazio. Dato lo scopo presente del letto, non
era certo un problema.
Ormai completamente priva di controllo in merito,
andò ad
avvolgergli le gambe attorno alla vita, strofinandosi contro
di lui e cercando subito il contatto più
intimo, quello che
un momento dopo fece ansimare entrambi.
Mamoru le portò le
labbra sulla guance e iniziò a scendere sul collo.
Era
incredibilmente piacevole, ma se fosse sceso sarebbe stato
anche più-
Si lasciò scappare un sorriso. «Pensi
che...» Lo
sentì assaggiarle la pelle e un brivido la costrinse a
interrompersi. «... riusciremo mai a farlo durare
più di un
quarto d'ora?»
Lo ritrovò con gli occhi allarmati davanti ai suoi.
«Come?»
Era mortificato. «Ah,
è colpa mia. Vedrai che presto
riuscirò
a-»
«Cosa?» Che colpa? Che gli aveva detto
perché si
comportasse
all'improvviso così?
Lui sospirò. «Voglio dire che... anche se adesso
non riesco
a durare molto poi...»
Durare? Ma
che-? Oh!
Lo colpì alla spalla. «Ma no! Come hai
potuto
pensare che-» Non riuscì a trattenersi e
scoppiò a
ridere, piano.
Mamoru era ancora rigido sopra
di lei, l'espressione corrucciata.
Gli prese il viso tra le mani. «Andiamo, hai sentito anche tu
come
ho...» Cercò un termine adatto. «Come ho
finito ogni
volta. Ti
pareva che il tempo fosse un problema?»
«No, ma allora perché-»
«Stavo parlando della nostra impazienza, della mia impazienza. Mi
chiedevo solo se un giorno sarei riuscita a rallentare un poco in modo
da farlo durare... un po' di più. Non ho niente da ridire
sulla... hmm... soddisfazione raggiunta.» Con quelle
ultime parole, arrossì. Dalla finestra entrava poca luce, ma
i suoi erano rossori che si potevano persino udire.
Sul volto di lui riapparve di nuovo il bel ghigno. Meno malefico,
stavolta. «Ti rendi conto
di cosa stiamo per fare in camera tua? E tu ti vergogni solo ora... e
per delle semplici parole?»
Lei si coprì la faccia con le mani.
«Uffa, non mi
prendo responsabilità.
Mi hai corrotta, è tutta colpa tua.»
Mamoru le prese i polsi, portandoli lentamente in alto. «Per
quanto
riguarda la tua domanda... è possibile farlo durare ore
intere, volendo.»
«Intendi dire più volte in una sola
notte...»
Da
quella
mattina non aveva più dubbi sul fatto che fosse possibile
qualcosa di simile.
«No, intendo dire una sola volta, allungata per tante ore.
Naturalmente, contando ciò che viene prima.»
Usagi sentì la bocca di lui sopra
la
leggera canottiera di cotone che aveva indosso. Rabbrividì e
liberò le mani.
«Per ora mi accontento di un quarto
d'ora.» Lo
attirò a sé.
NdA:
ed è finito il quarto :)
Ringrazio ciascuna di voi per le belle parole che avete avuto per
quello che ho scritto nel capitolo tre.
Poter leggere cosa vi ho trasmesso è stata fonte di grossa
soddisfazione per me. Quello che ho scritto mi piace, ma sapere di aver
fatto la gioia di qualcun altro è sempre un piacere
particolare, diverso e non minore, specie se uno scrittore arriva a
capire di aver centrato proprio l'obiettivo ricercato con impegno.
Ringrazio anche m00onlight per la critica che mi ha fatto: non abbiate
nessuna remora a farmi degli appunti in questo senso, li apprezzo
quanto i complimenti quando ben motivati. E non c'è certo
bisogno di scusarsi. L'appunto che mi hai fatto era già
qualcosa a cui avevo pensato anche io, in fase di stesura. Ho
visto che altri hanno gradito, ma ci tengo a sapere anche quando,
leggendo, si ritiene che il testo avrebbe potuto funzionare meglio se
scritto in un altro modo. Aiuta a migliorare o quantomeno a
confrontarsi.
Non penso descriverò altre scene così nel
dettaglio, in futuro (intendo, includendo i particolari 'inutili',
quelli che si sarebbero anche potuti tralasciare)...
in questo caso non sono riuscita ad immaginare di saltare qualcosa
nella descrizione di quella lunga scena. Forse ho il difetto di voler
essere troppo fotografica, a volte :)
Comunque, come avrete intuito, non ci saranno altre scene
simili in questa storia; avevo già deciso di fermarmi ai
livelli presenti in questo capitolo, che mi sembrano adatti.
Ah, una nota: ho visto commentare la differenza di età tra
Usagi e Mamoru nel manga e nell'anime. Personalmente non ho
mai percepito che la differenza di età fosse poi
così diversa nelle due versioni dell'opera; ho sempre
pensato non si estendesse oltre un anno (Quindi, tre nel manga, e
quattro nell'anime), però potrei sbagliarmi. Questo
perchè il sistema scolastico giapponese è diverso
da quello italiano. Ci sono sei anni di elementari, tre di medie, tre
di superiori e poi c'è l'università. Magari lo
sapevate già :)
Per l'ultimo capitolo di questa storia, ci risentiamo agli inizi di
Novembre.
Poi per ora, so con certezza solo che pubblicherò una
one-shot, dedicata a Rei.
Grazie anche questa volta per aver letto. Ricordate che una recensione
articolata, se potete, fa la mai felicità :)
Ellephedre
Nota del Giugno 2009:
la revisione di questo capitolo è soprattutto stilistica. Ho
aggiunto qualche pensiero e modificato lievemente l'ultima scena.
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