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Autore: ellephedre    25/10/2008    22 recensioni
Ambientato subito dopo la fine di Sailor Moon Stars, la quinta serie.
Al termine della battaglia non è stato tutto così semplice. Eppure, dopo la fine del dolore può esserci gioia, perché c'è vita. Per Usagi, per Mamoru. E per tutti gli altri.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta serie, Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Oltre le stelle

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


Quarta parte - Rilassarsi

Dormirono dodici ore, dalle dieci di sera fino alle dieci del mattino successivo.
E, inaspettatamente, la prima a svegliarsi fu Usagi.
Fu un risveglio tranquillo, dove la coscienza del luogo e delle circostanze arrivò rapidamente, grazie ad una buona notte di sonno.
Usagi si sentì per un momento strana, senza vestiti addosso. Poi percepì il calore del corpo che aveva accanto e sorrise di pura soddisfazione fisica.
Nella notte si erano allontanati, anche se aveva ancora un braccio di lui sotto il collo; la sua mano non le stava molto lontano dal viso.
Mamoru però non era più rivolto verso di lei, ma era per metà sdraiato sulla schiena, una posizione che non doveva essere troppo comoda.
Probabilmente lui era abituato a dormire a pancia in su.
Lo osservò, ripercorrendo con la mente ciò che era successo. Il calore le salì lungo il corpo e su fino al viso. Non aveva creduto di poter provare ancora imbarazzo. Si passò una mano sulla faccia. Sciocca. Si mosse inconsciamente e percepì per la prima volta qualcosa di anomalo: tra le gambe... non sentiva alcun fastidio. Era strano, perché in fondo all'inizio le aveva fatto un po' male e in seguito se ne era scordata solo perché-
Le guance tornarono a bruciarle e le fu necessario concentrarsi sul respiro.
Dentro e fuori. Dentro e fuori.
Strofinò le cosce l'una contro l'altra per capire se muovendosi la situazione sarebbe cambiata, ma non notò nulla di diverso. Si sentiva come ogni altro giorno.
Doveva essere stato il cristallo. O lei stessa, alla fine. Di quello si trattava, in fin dei conti. Della sua volontà.
Pensieri troppo complicati di prima mattina. Era meglio andare in bagno a darsi una rinfrescata.
Spostò per prime proprio le gambe, raggomitolate nella direzione di lui, cercando di fare piano per non svegliarlo. Muovendosi, gli toccò una parte del corpo che la notte prima aveva conosciuto molto meglio. Ma che-?
Mamoru emise un mormorio e lei lo vide corrugare appena la fronte. Subito dopo però tornò completamente rilassato e, chiaramente, era ancora addormentato.
Cioè, succedeva anche mentre dormiva, senza alcun motivo?
Cercò di darsi una risposta, ma non aveva abbastanza informazioni per elaborarne una. Magari lo avrebbe chiesto a lui dopo... era il suo corpo in fondo, doveva pur conoscerlo.
Hmm... forse poteva approfittare della situazione per soddisfare un'altra curiosità.
Sollevò le lenzuola, tendendole, sempre scrutandogli il viso in cerca di ogni possibile movimento rivelatore. Non notandone alcuno, abbassò lo sguardo.
La luce del giorno era forte e illuminava abbastanza da poter vedere bene anche sotto le lenzuola bianche.
Quello era entrato dentro di lei?
Rammentando alcuni momenti della notte prima, le sembrò che l'impressione che aveva avuto al tatto corrispondesse alla realtà visiva, ma comunque non... Incredula, sbuffò, mollando le lenzuola. Spostandosi molto piano riuscì a districarsene e a rimettersi in piedi. Raccolse gli indumenti finiti per terra e si voltò per uscire dalla stanza.
«Visto nulla di interessante?»
Il cuore le balzò in gola. Si girò rapidamente su se stessa.
Mamoru la guardava con occhi assonnati ma aperti, divertito. 
Stava ridendo di lei! «Saresti stato gentile a non farmelo notare.»
«Ah, invece non ci sono problemi ad osservare a tradimento una persona addormentata?»
Come no, si sentiva proprio una vittima. «È comprensibile visto quello che è successo.»
«Ho capito...» Lui stiracchiò le braccia e si appoggiò meglio sul fianco. «Allora anche io posso non dire nulla.»
Bastò seguirgli lo sguardo per capire di cosa parlava: l'unica cosa che la copriva erano gli indumenti che teneva in mano, all'altezza del basso ventre. Corse a sistemarli, per quel che poteva, sopra il petto nudo.
La risata che risuonò nella stanza le fece desiderare di avere in mano qualcosa da tirargli in faccia.
Iniziò a muoversi strategicamente a gambero, verso la porta: non aveva altro modo di coprirsi dietro. Nonostante tutto, non si sentiva ancora abbastanza audace da stargli davanti senza vestiti in pieno giorno. Indietreggiando, notò un particolare che la mortificò: una piccola chiazza rosso scuro che marchiava le lenzuola bianche.
Mamoru la vide cambiare espressione e seguì lo sguardo di lei. Non fece in tempo a rendersi conto di che cosa fosse che Usagi stava già strattonando via tutto quanto, compresa l'unica cosa che lo copriva.
Mamoru scese precipitosamente dall'altra parte del letto, finendoci dietro.
Lei aveva ormai raccolto tutte le lenzuola contro di sé, ma l'aria mortificata non se ne era andata.
«Usa... è normale.»
Il commento non servì a farle cambiare espressione, perciò provò in un altro modo. «Quello che abbiamo fatto ieri notte... mi è piaciuto molto.»
Finalmente riuscì a farsi guardare.
Lo fissarono gli occhi blu che aveva visto chiudersi in preda all'estasi. La labbra rosa scuro che aveva baciato a fondo vennero appena morse, prima di distendersi in un sorriso. Sensazioni ed immagini tanto surreali quanto intense.
Usagi sorrideva, le guance arrossate. «Anche a me. Ehm... dove posso metterle?»
«La lavatrice è in bagno.»
Lei annuì prima di avvolgersi le lenzuola attorno ai soli fianchi, districandosi tra tessuto bianco e vestiti. Soddisfatta del risultato, si girò e uscì dalla stanza.
Non era sicuramente cosciente di regalargli una di quelle viste che di solito si trovavano solo su un certo tipo di pubblicazioni. La bocca gli si aprì senza che riuscisse a controllarne il movimento.
Sulla porta sbucò la testa di Usagi.
Forse si era sentito lo scatto con cui aveva chiuso la bocca.
«Magari puoi alzarti dal pavimento, già che ci sei.» Lei ridacchiò e tornò in corridoio.
Rise anche lui di se stesso e si alzò, andando a recuperare il proprio pigiama dai punti in cui era finito. Piegò i due indumenti già usati e andò all'armadio, dove scelse rapidamente qualcosa di nuovo da mettere. Girandosi, lo colpì la vista della propria stanza: forse un giorno sarebbe riuscito ad immaginarla nuovamente senza Usagi dentro.
La luce del giorno entrava con forza dalla finestra aperta, creando un riflesso sul vetro della foto appoggiata sulla scrivania.
L'aveva tirata fuori dalla valigia solo il giorno prima, per rimetterla dove era sempre stata.
Bevve un grosso sorso d'acqua dalla bottiglia che teneva sempre accanto al letto.
Forse una foto sola non era più sufficiente: mettercene di più sembrava giusto.
Era... allegro? Raramente aveva avuto voglia di ridere per nulla.
Si girò proprio ridendo e uscì dalla stanza. Era ora di fare colazione.

Usagi entrò in cucina con addosso il pigiama delle notte precedente.
Quello che lui le aveva tolto di dosso. Prima la maglietta, scoprendo ciò che in precedenza aveva solo toccato sopra il cotone leggero e che poi aveva anche-
Interruppe quel pensiero: non ci teneva a farsi notare da Usagi nello stato in cui si sarebbe inevitabilmente ritrovato.
... per quel che poteva valere, poi: lei aveva già notato e visto tutto.
In quel momento il divertimento aveva prevalso sull'imbarazzo: si era svegliato solo quando aveva sentito le lenzuola che si tendevano, ma aveva visto bene la cura che lei ci aveva messo per non essere scoperta.
Sorrise di nuovo, poi subentrò un altro pensiero. Chissà cosa aveva pensato lei quando-
«- ed era proprio grosso!»
Lui rovesciò sul bancone la tazza di latte che aveva appena servito. «Come?!»
Lei spalancò gli occhi. «Che ho detto?»
Mamoru sentì un forte caldo alla faccia: stava per... arrossire. Inorridì e per distrarsi prese un panno dal lavandino; iniziò ad asciugare il latte sparso sul bancone.
Usagi ancora non capiva. «Era un insetto davvero grosso. Dev'essere entrato dalla finestra aperta del bagno.» Guardò la reazione di lui alle sue parole e non poté fermare l'espressione infastidita e annoiata. «Non mi stavi ascoltando.»
«No, è che...» Mamoru non trovò un modo per continuare. Si girò per lavarsi le mani: era una scusa valida per non guardarla. Di sfuggita notò però la testa inclinata di lei. Vide nascere e crescere un sorriso trionfante.
«Ma sei arrossito!»
L'orgoglio ebbe la meglio e ogni traccia di rossore gli sparì dalla faccia. «No.» Sperò di aver infuso in quell'unica parola abbastanza disgusto.
Andò a servirle un'altra tazza di latte, sperando di aver posto fine alla discussione.
Usagi però girò attorno al bancone e gli prese il viso tra le mani, raggiante. «Sì, invece. Perché?»
Era difficile risentirsi quando lei gli stava così vicina.
«Dai, non pensare a come rispondere, dimmi solo la verità.»
«Preferisco di no.» Ed era la verità.
Lei lo guardò perplessa. Poi appoggiò d'improvviso l'intero corpo contro il suo, circondandogli la testa con le braccia.
Certo che aveva capito davvero in fretta come polverizzargli il cervello.
«Su, dimmelo.» Sospirato contro le labbra. Il colpo finale.
«Stavo pensando a... quello che avevi visto prima.» Terminò lì, non riuscendo ad entrare nei dettagli.
Quando non continuò, lei lo fissò come se avesse perso metà della sua intelligenza in un colpo solo.
E che altro si aspettava? «Sotto le lenzuola.»
Usagi iniziò con lentezza ad allontanarsi da lui. Mamoru le vide molte cose in volto, in sequenza, mentre a poco a poco le si spalancava la bocca.
Comprensione. Stupore imbarazzato. Stupore indignato. Nota di divertimento. Ilarità.
Scoppiò a ridergli in faccia. Sonoramente.
Qualche secondo biascicò anche delle scuse, ma sempre in mezzo ad altre risate.
Dato l'argomento, lui non lo trovava molto divertente. Si girò, dandole la schiena.
«Oh, non fare così.» Usagi lo abbracciò da dietro, col corpo ancora scosso dalle risa.
Mamoru si scostò: non si sarebbe fatto ingannare una seconda volta.
Lei gli apparve di fronte e lo abbracciò di nuovo, gli occhi rivolti verso l'alto. «Anche tu fai una faccia adorabile quando ti prendo in giro, sai?»
Aveva lei stessa un'espressione adorabile mentre lo diceva, e lui non potè fare a meno di sciogliersi un po', nonostante tutto.
Scosse la testa: era senza speranza.
Ma lui non era adorabile. «Avevi ragione anche tu: sembra un aggettivo da cucciolo di cane.»
«Oh, ma non c'è niente che mi ricordi un cucciolo in te.» Lo disse in un tono sensuale di cui finì col sorprendersi lei stessa, gli occhi spalancati. Gli sorrise, tentennante.
A lui piaceva parecchio avere il coltello dalla parte del manico. Se la strinse addosso.
E poi non ci furono più né cuccioli né coltelli. O vincitori e vinti.
Quando staccarono le labbra, quasi un minuto dopo, Usagi ridacchiò. «Mi piace questo buongiorno.»
Risero entrambi.
Felicità.

La luce del sole sulla pelle era una vera delizia e la brezza che correva sul balcone dell'appartamento di Mamoru non faceva che acuire quella sensazione.
Usagi si appoggiò alla ringhiera senza un solo pensiero in testa, limitandosi semplicemente a... sentire.
Le giunsero i rumori della città, la cui vita frenetica proseguiva come ogni altro giorno, molti piani sotto di lei. L'odore dell'aria era pulito, per quanto potesse esserlo in una metropoli come Tokyo. Infine... beh, faceva anche un bel po' caldo. Nonostante tutto, era agosto.
Mamoru uscì sul balcone e le si mise accanto. In bagno doveva essersi passato dell'acqua sui capelli, perché li aveva umidi e tirati all'indietro. Le sembrò buffo così: sembrava molto meno serio del solito.
«Sentivo caldo.» Spiegò lui, davanti alla sua espressione.
Lei annuì e tornò a guardare il cielo: c'era qualcosa che aveva attirato la sua attenzione prima ma... non riusciva a capire cosa.
Udì la voce di Mamoru. «Forse potremmo andare da qualche parte.»
«Hm?»
«Al mare magari. O, per cominciare, in piscina.»
In viaggio da soli. Sarebbe stata la prima volta. Si illuminò. «Sì, assolutamente. Hm... il viaggio magari fra un paio di settimane. Ho appena detto alla mamma che sono andata in gita, in fondo.»
Lui annuì, quindi si riempì il volto di un'espressione seria. «Stai... bene?»
«In che senso?»
«Voglio dire... senti dolore da qualche parte?»
Da... qualche parte? Capì e sorrise. «Ma dai, è una domanda così da dottore. Sto benissimo.» Non le sembrava proprio convinto, per cui gli prese una mano e spiegò meglio. «Forse c'entra ancora una volta il mio cristallo.» Riuscì a tranquillizzarlo: del cristallo che tutto poteva si fidava anche lui.
Sospirò e tornò a guardare il cielo. Cos'era che le sfuggiva... oh.
L'aereo.
Già prima aveva notato nel cielo le strane scie che solo i velivoli lasciavano, ma non aveva visto che l'aereo era ancora lì, minuscolo, che fendeva l'aria mentre volava via.
In quei mesi si era ritrovata talmente tante volte ad alzare gli occhi al cielo, gli occhi catturati dalle righe bianche che in precedenza aveva sempre ignorato. Erano servite solo a ricordarle che, se fosse potuta tornare indietro, avrebbe risposto in modo diverso alla domanda cruciale.
No,
sarebbe stata la sua risposta. No, non andare via. Non lasciarmi sola.
Ma ora, ora che non c'erano più equivoci... Era quasi incredibile: la risposta che gli avrebbe dato ora sarebbe stata la stessa che aveva già scelto mesi prima. Se Mamoru fosse dovuto partire ancora una volta, ancora una volta lei lo avrebbe spinto ad andare. Sorrise mestamente. «Guarda che traccia strana hanno lasciato gli aerei su in cielo.»
Lui alzò lo sguardo e notò la forma a croce obliqua dipinta da almeno un paio di velivoli. «È vero.»
Se fosse dovuto partire ancora una volta... «Mamo-chan... quando pensi di tornare negli Stati Uniti?»
Ricevette uno sguardo dapprima disorientato e poi quasi offeso. «Ti ho detto ieri che non ti lascerò più.»
Usagi sapeva che lui aveva messo l'anima dentro quelle parole, il giorno prima. Ma doveva fargli capire che non era tenuto a prometterle una cosa simile solo per il timore di farla soffrire ancora, partendo. Anche se avrebbe sofferto, ovviamente. Ma non più come prima, mai più come prima. Sarebbe stato tutto così diverso una prossima volta. Si convinse a parlarne, ma abbassò prima lo sguardo sulle loro mani unite: non sapeva se sarebbe stata del tutto convincente guardandolo negli occhi e immaginandoselo già lontano. «Andare lì non sarebbe lasciarmi. Ora siamo certi che ci sentiremmo tutti i giorni, no? E non si può vivere con la paura che succeda qualcosa; tu te l'eri guadagnato quel viaggio.»
Ogni parola che le usciva dalla bocca era vera. Più di tutto, non poteva sopportare l'idea di imprigionarlo in un qualunque modo, impedire che lui si realizzasse come era in grado di fare.  Era vero in quel momento come era stato vero allora, quando gli aveva detto di andare. Il dolore era stato quasi capace di farglielo dimenticare.
Mamoru scosse la testa. «L'università non mi ha visto arrivare, credo che la loro offerta sia saltata. Ma anche se si potesse renderla di nuovo valida, non voglio più lasciarti.»
Usagi si avvicinò a lui e gli appoggiò la testa al petto: non si sarebbe mai stancata di sentirgli ripetere quanto aveva bisogno di lei. «Sai che mentirei se ti dicessi che voglio che tu vada lontano da me. Come posso non volere che tu rimanga? Ma... non voglio che rinunci a qualcosa di così importante solo per causa mia.»
Lui si scostò. «Guardami.»
Usagi lo fece e capì che lui non aveva preso bene il modo in cui si era espressa.
«Solo per causa tua? Non credi di essere altrettanto importante?»
«No, non è questo.» Si affrettò a scuotere la testa. «Non pensare che dubiti del bisogno che hai di stare con me. Non è più così. So che è pari al mio e il mio è enorme.
» Disegnò con le braccia un grosso cerchio. Servì a farlo rilassare. «Non è che non mi mancheresti da morire, ma... non potrei tenerti accanto a me sapendo di averti privato di qualcosa di così importante per te, di qualcosa che ti renderebbe felice. Quindi, se lo stai pensando, non frenarti dal partire solo perché pensi che starò qui ogni giorno a struggermi. Non sarà così. Non più. Questa volta staresti bene, ci scriveremmo, ci sentiremmo al telefono e non vedrei l'ora di rivederti, ma... non è niente con cui non possa convivere bene.» O convivere, almeno.
Mamoru scelse un momento in silenzio. E la abbracciò. «Ieri ti ho fatto quella promessa perché non riuscivo più ad immaginare di lasciarti. Ed è ancora così. Ma...» Si abbassò fino ad appoggiare la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. «... grazie.»
Sembravano i ringraziamenti di chi non si aspettava di ricevere parole simili da qualcun altro. Di chi non aveva mai avuto una famiglia.
Colta da un moto di tenerezza, Usagi lo strinse forte, affondando il viso nell'incavo delle sue spalle. «Allora magari per il futuro, se lo vorrai.»
Lui non disse altro, in un silenzio che sembrò particolarmente carico. Sospirò all'improvviso, allontanandosi da lei. «Non credo ce ne sarà più l'occasione.»
Usagi lo guardò senza capire, ma lui la invitò a seguirlo dentro.
Una volta entrati in salotto, si sedettero sui divani.
Perché era così serio?
Seduto davanti a lei, Mamoru inspirò piano, incontrandole gli occhi. «Ho deciso di lasciare Medicina.»
Lei balzò in piedi. «Cosa?!» Era un brutto scherzo, vero? No, lui non avrebbe mai scherzato su una cosa del genere, ma... tutta la sua passione, tutti i suoi sforzi... «Ma... perché
Lui comprese la sua reazione, ma rimase calmo. «In realtà fa parte di una decisione più grande... qualcosa che riguarda anche te. Ascoltami fino alle fine, per favore.»
Usagi aveva una gran voglia di fare mille domande, ma si arrese alla determinazione che gli udì nella sua voce e tornò a sedersi.
«Sai quando mi hai detto che ti ci era voluto un solo istante per capire che il tuo cristallo era in grado di agire in determinati modi?»
Lei annuì.
«È stata la stessa cosa per me. Ieri mattina, prima che arrivassi, stavo pensando al futuro e ad un certo punto ho semplicemente... saputo. E anche ora ne sono assolutamente certo. È vero che il Regno Argentato che abbiamo visto nel futuro sarà ancora lì tra più di novecento anni, ma... io e te non inizieremo a governarlo fra centinaia di anni. O fra decine di anni. Diventeremo Re e Regina già tra qualche anno.»
... cosa?
Lo choc la rese rigida.
Mamoru continuò. «Dopo che avrò compiuto venticinque anni ma qualche anno prima dei miei trent'anni. Ne sono sicuro. Quando mi sono reso conto di sapere, ho cercato dentro di me di datare il momento e tutto quello che sono riuscito a sapere è questo.» Le rivolse uno sguardo comprensivo, cosciente di quello che le aveva provocato con poche parole. «Per tanto tempo... Così a lungo ho pensato che avremmo avuto una vita intera, normale, prima di salire al trono, prima che il nostro regno iniziasse ad esistere. Ma» scosse la testa, «non sarà così.»
La mente continuò a rimanerle vuota.
Anche Mamoru mantenne a lungo il silenzio, lo sguardo alla parete. Le rivolse d'un tratto un sorriso mesto. «Era quello che credevi anche tu, vero?»
Una domanda a cui sapeva rispondere. «Sì. Ma non ne ero del tutto contenta. Mi sono vista tra diversi secoli ed ero adulta sì, ma non... invecchiata. Mi chiedevo... se fossero venuti decenni in cui non sarei invecchiata di un solo anno, come avrei potuto spiegarlo alla mia famiglia? Le uniche soluzioni che mi venivano in mente contemplavano fughe, menzogne...» Scrollò le spalle con sofferenza. «Tragedie. Ho sempre evitato di pensarci più di tanto proprio per questo. Inoltre... in un certo senso sapevo anche che sarebbe andato tutto bene. Ma non...
» Inspirò, tentando di scacciare il dolore provocato dal pensiero. «Non immaginavo che avrei finito col dover rivelare tutto quanto così presto.» Scosse la testa: ancora non sapeva come digerire quella notizia. Ma almeno... sì, ecco un'idea serena. «Per il resto... beh, non ho mai avuto progetti molto diversi dal vivere assieme a te e sapevo che quella era una certezza in qualunque caso.» Sbuffò piano, rendendosi conto di aver appena confermato di non aver mai avuto alcun progetto per il futuro, a parte quello di sposarsi. «Sono una sciocca svampita. Di questo passo la Terra si ritroverà con una Regina che non è nemmeno riuscita a prendere il diploma.» Aveva pensato... di avere tempo. Tempo per cambiare, tempo per conservare ancora per un po' quella spensieratezza di cui sentiva tanto il bisogno. Cos'era in fondo qualche altro anno?
Era stata troppo ottimista.
Mamoru le si sedette accanto, mettendole un braccio attorno alle spalle. «La Terra si ritroverà con una Regina dall'incredibile potere che porterà luce in ogni dove.»
Forse. O, almeno, lei ci avrebbe provato.
«E con il sorriso più bello del creato.»
Usagi gli regalò proprio quello che lui aveva appena lodato. Non riusciva a fare altrimenti quando riceveva un suo complimento. Appoggiò la testa sulla sua spalla.
Era ora di smettere di pensare solo a se stessa. «Se non Medicina, cosa farai allora?»
«Ecco... sicuramente, impareremo a governare soprattutto regnando. E la preparazione non finirà mai, ma... penso che sia necessario avere buone basi di politica ed economia. Sono cose che mi interessano, per fortuna. Visionerò l'offerta formativa e sceglierò qualcosa che ritengo adatto. L'università però sarà il meno... inizierò ad interessarmi a ciò che già succede oggi e credo mi sarà utile anche studiare storia politica ed economica a livello mondiale.»
Usagi emise un sospiro: tutto quel che diceva lui era tremendamente giusto. «Non dovrai essere il solo. Prima dovrò finire le superiori, ma... dovrò iniziare a provare interessi simili, suppongo.» La percorse un improvviso brivido.
«Cosa c'è?»
Alzò gli occhi su di lui. «... è come se avessi appena capito quanto è importante quello che stiamo decidendo ora. Quanto sarà tutto diverso da questo momento in poi. Io...» Chiuse solo per un momento gli occhi, quindi annuì e tornò a guardarlo. «Sono pronta. Lo sono. E' solo che... mi sembra di aver detto addio troppo rapidamente alla mia vita, a quello che sono stata fino ad ora.»
«Usagi...» Mamoru la strinse più forte e lei accolse volentieri il nuovo calore.
Ancora pochi anni per vivere normalmente, prima che molti guardassero a lei per avere soluzioni e risposte. La Regina che era diventata era stata il perno del mondo futuro che aveva visitato. Quando lei aveva perso conoscenza, la Terra non era riuscita a salvarsi da sola. Lei. Se stessa, cioè.
No, meglio non pensare a problemi che avrebbe dovuto affrontare tra centinaia di anni. Anche perché alla fine si sarebbe risolto tutto, no?
Già.
Piuttosto, c'erano valanghe di libri che la stavano aspettando. Il pensiero era... un po' fastidioso, ma non opprimente. La propria reazione la sorprese.
Beh... sicuramente ne avrebbe ricavato molti benefici, no? Avrebbe imparato tante cose. Non si sarebbe più sentita la sciocca del gruppo, tra le sue amiche. E non le sembrava più impossibile farsi entrare in testa tanti concetti.
Forse era solo ottimismo, ma sperava di no.
Fastidiosa più che altro era l'idea di potersi divertire meno di prima. Naturalmente avrebbe chiesto aiuto ad Ami. E a Mamoru, se lui non avesse avuto troppi impegni.
Almeno avrebbero passato più tempo insieme, anche se studiando. E se anche lei fosse venuta spesso a casa sua, se poi i risultati si fossero visti, sua madre non avrebbe avuto alcun problema a vederla uscire ogni giorno per andare da lui. Che era quello che aveva intenzione di fare, in ogni caso.
Le sfuggì una breve risata. «Sai, in tutta questa faccenda del diventare adulti e prendere decisioni che cambieranno la nostra vita, un aspetto positivo c'è.» Gli mise entrambe le braccia attorno al collo e gli stampò un bacio sulle labbra. «Noi. Non siamo mai stati vicini come ora e da questo punto non possiamo tornare più indietro, solo andare avanti. È... meraviglioso. Non riesco quasi a immaginare cosa possa esserci di più, eppure... dev'esserci qualcosa di più. Ne sono sicura.»
Era riuscita a far tornare il sorriso anche nell'espressione di lui e quello da solo servì a farle dimenticare ogni altra cosa.
«Lo scopriremo insieme, no?»
«Sì... insieme, per sempre insieme.» Si portò davanti agli occhi la mano sinistra, quella in cui c'era l'anello che lui le aveva dato.
Gli occhi di Mamoru seguirono il suo movimento. «Ti si addice molto, ma non l'avevo pensato come anello di fidanzamento. L'idea di metterlo a quel dito... mi è venuta in quel momento.»
«Non ha importanza.» Lei continuò a rimirare il semplice gioiello. «È perfetto proprio per quello.»
Lui non sembrò condividere appieno quell'opinione. «Più in là te ne prenderò un altro e... te lo chiederò in maniera più...»
Lo interruppe con un rapido bacio, sorridendo. Come faceva a preoccuparsi già ora di una cosa del genere? «Lo so. Non vedo l'ora che arrivi quel giorno, ma ci vorrà ancora qualche tempo. Per ora lasciami adorare la nostra situazione così com'è. Io... non sono mai stata così felice.»
«Anche io.»
«E poi...» Lei cercò di non arrossire. «... vorrei passare più notti qui da te.»
Mamoru annuì solamente, senza prenderla in giro per il suo imbarazzo.
La reazione la aiutò a non perdere il coraggio. «Ora che so finalmente tutto quello che c'è da sapere, io...
» Non riuscì a trattenersi e riprese colore sulle guance. «Non credevo fosse possibile, ma è come se mi si fosse aperto un mondo. È stato così piacevole e... » Spalancò gli occhi, irretita. «Si può sapere che c'è?»
Mamoru stringeva le labbra col chiaro intento di trattenere le risate. «È solo che... hai detto che ora sai tutto quello che c'è da sapere...»
E quindi? «Sì, ieri è stato istruttivo e credo di avere tutta l'esperienza che mi serve. Non sono completamente innocente e sapevo qualcosa anche io già prima, sai?»
«Ah sì?
»
«Sì, voglio dire... ho letto e visto qualcosa anche io e penso che abbiamo fatto... tutto quello che c'era da fare... Oh, smettila di ridere!»
«Scusa.» Lui tornò serio, ma non del tutto. «È che... hmm... abbiamo fatto appena un po' più del... repertorio base.»
«Che significa?»
«Significa che, per cominciare, ci sarebbero diverse... posizioni.»
«Oh.» Fu l'unica cosa che le uscì dalla bocca.
Scema. Certo che sapeva che c'erano diverse posizioni. C'era quella che... e poi quella dove...
... gliene vennero in mente soltanto due e sentì un tale caldo alla faccia che si allontanò un attimo da lui, per respirare meglio. Gli lanciò uno sguardo di sfuggita e lo vide con addosso quel bel ghigno malefico che aveva sempre nell'istante prima di colpire.
«Arrossisci perché te ne è venuta in mente qualcuna?»
Lei si alzò di scatto e gli tirò addosso uno dei cuscini del divano.
Lui rise di gusto mentre si toglieva il cuscino dalla faccia; quella vista le scaldò il cuore.
Come le era già capitato di fare tante volte in passato, si fermò a contemplarlo. Adorava guardarlo ben sapendo che, se avesse voluto, avrebbe potuto in qualunque momento toccarlo. Eppure quel giorno si ritrovò inconsciamente ad osservarlo da una nuova prospettiva: mentre un tempo si era sempre concentrata sul viso, sugli occhi, sui capelli, quel giorno...
Chiaramente sapeva bene tutte quelle cose, ma non si era mai ritrovata, prima di ieri, a voler osservare la lunghezza delle sue spalle, l'ampiezza del suo torace, quanto erano diverse le sue braccia da quelle di lei, così muscolose...  Si sentì all'improvviso come una delle sciocche protagoniste di quegli shojo-manga spinti che Rei insisteva a nascondere in fondo alla sua biblioteca. Quelli che in effetti avevano contribuito in modo principale alla sua formazione nel campo del sesso, a parte letture più 'mediche'.
Trovò un motivo per rallegrarsi subito: quantomeno ora era in grado identificare lo stato in cui si trovava. E la cosa più bella? Ora sapeva anche che aveva a disposizione un modo molto, molto soddisfacente per rilassarsi.
Si andò a sedere sulle sue ginocchia, cogliendolo di sorpresa. Perfetto. «Beh, non è che ci stessi proprio pensando, ma... sì, riesco a immaginare.»
Mamoru spalancò la bocca e non pronunciò una sola parola.
Renderlo così inerme le piacque tantissimo. Continuò. «C'è qualcos'altro secondo te che dovrei sapere?»
Lui proseguì a fissarla sbalordito, ma poi, piano, molto piano, si riprese; inclinò la testa e sorrise appena, in modo parecchio... furbo. Aveva sicuramente capito la sua strategia e lei sapeva bene che non era da lui rimanere indietro. Forse aveva cantato vittoria troppa in fretta. Il modo in cui la stava guardando la fece all'improvviso sentire... preda.
Sentì le sue labbra all'orecchio. «Ci sarebbe quello che ho fatto ieri con le dita... però con la bocca.»
Lei sussultò. Quello che- Con la-...
Prese fuoco o almeno così le sembrò da tutto il caldo che la invase. Non aveva mai sentito contemporaneamente tanto imbarazzo e tanta eccitazione insieme.
Un secondo dopo udì la propria voce dire, con un suono appena percettibile: «Po-potremmo andare sul letto?»
Trovò il coraggio di guardarlo.
La osservava come se lo avesse appena attraversato un fulmine.
Assaggiò per un istante il gusto della vittoria, perché alla fine era stata lei a scioccarlo di più.
Per l'istante, si intende, in cui riuscì a non pensare a cosa avrebbero fatto su quel letto, scaldandosi oltre l'impossibile. Oh, non quella cosa con la bocca perché sarebbe di sicuro andata in autocombustione molto prima. Ma il resto... ogni istante che passava aveva sempre più bisogno di tutto il resto. E se non si alzava lui da quel divano entro un secondo-
Mamoru scattò in piedi e verso la camera, tenendola in braccio in maniera incredibilmente disordinata, tanto che lei dovette aggrapparsi come poteva per non cadere.
La prima volta le dimostrò che, a quanto pare, non aveva considerato che certi incastri potessero riuscire anche di lato.
La seconda, fra le altre cose, che si poteva sopravvivere all'autocombustione.



La lampada che illuminava la stanza di Rei aveva una bella fantasia incisa sopra.
Makoto capì di non essersene mai accorta prima. «Devo dirlo... mi sembra incredibile stare a parlare qui come se non fosse successo nulla. Sembra quasi un pomeriggio qualunque, uno dei tanti che abbiamo passato insieme in questa stanza. Eppure l'altro ieri, per qualche ora, siamo morte.»
Era la prima a parlarne, nonostante avessero passato insieme ormai tutto un giorno e una notte.
Nella stanza regnò il silenzio.
A prendere la parola fu Ami. «Non sarebbe la prima volta.
»
«Come?»
«Si riferisce al combattimento finale col Regno delle Tenebre.» Rei si appoggiò coi gomiti sul tavolo.
«Ah, sì... ma allora è stato diverso. Forse perché siamo tornate a vivere normalmente per qualche settimana prima di prendere coscienza di quanto era accaduto. È stato più facile abituarsi all'idea che...» Sospirò. «Che andava davvero tutto bene.»
«Ma va tutto bene.»
Makoto sorrise. «Lo so, Rei. Non sto cercando di fare la guastafeste.»
«No, fai bene a parlarne.« Ami incrociò le braccia sul tavolo. «In fondo è quello che stiamo provando tutte.»
Si sentirono i cenni di assenso di Rei e Minako.
«Per Usagi dev'essere stata molto più dura.
» Rei guardò fuori dalla finestra. «Non è la prima volta che ci ha viste lasciarla.»
Nessuna trovò un modo per commentare quell'affermazione. Pensare alla disperazione di Usagi quando le aveva viste morire non richiedeva parole.
A rompere il silenzio fu di nuovo Ami. «Sento che ti stai incolpando Rei. Devo ammetterlo, anche io mi sento in colpa per non essere riuscita ad essere di maggiore aiuto, ma... non potevamo fare altro. Non eravamo in grado. Persino la soluzione estrema di Uranus e Neptune non ha funzionato.»
Avevano appreso di quegli eventi nell'istante stesso in cui erano tornate alla vita.
Fingere di tradire la propria causa, uccidere con le proprie mani delle compagne, fare del male ad Usagi... eppure, alla fine, riuscire a piantare quei dischi di luce nel petto di Galaxia.
«Che coraggio che hanno avuto.» Minako scosse la testa. «Io non credo che avrei mai osato tanto.»
«Nemmeno io.» Makoto osservò le proprie mani. «E mi secca. Ora sappiamo che non avrebbe funzionato, ma sarebbe stato nostro dovere provare ogni soluzione possibile. Ne andava del destino dell'universo, del destino di Usagi che dovevamo proteggere.»
Questa volta nemmeno Ami trovò di che replicare.
«Sapete» esordì Minako, dopo qualche secondo di ulteriore silenzio. «Penso che Usagi non avrà voglia di sentire tutti questi discorsi. La faranno sentire solo peggio. So che noi pensiamo di aver fallito, ma non credo di sbagliare quando dico che... è lei che crede di aver fallito, per quanto riguarda tutte noi. Noi sentiamo che è nostro compito difenderla, ma lei crede che sia suo compito proteggere noi.»
Rei non trattenne la smorfia di dolore: dovevano convivere anche con quella consapevolezza.
«Forse stiamo esagerando.» Makoto cercò di incrociare gli sguardi di tutte. «Usagi avrà passato tutto il giorno con Mamoru e già ieri si vedeva che era molto più felice che negli ultimi mesi. Sono certa che arriverà qui serena.»
«Già.» Minako si trovò a concordare pienamente. «In mezzo a tutto, c'è questa fortuna.» Sospirò profondamente, con un minimo di rimpianto. «Uffa, piacerebbe anche a me avere un ragazzo da riabbracciare, dopo tutto questo.»
Ami alzò gli occhi al cielo. «Minako, ma sempre ai ragazzi pensi!
»
«Eddai Ami!» Minako iniziò a ridere. «Non dirmi che non vorresti anche tu un ragazzo da amare! Dev'essere la cosa più bella che esista... amare ed essere riamati. Sono felice per Usagi, ma... un po' la invidio.» Sorrise comunque.
«La volete sapere una cosa?» Rei si mise più dritta.
Le altre la guardarono con fare interrogativo.
«Io penso che questa volta possa essere quella buona per noi, da questo punto di vista. Io... ho percepito che non avremmo battaglie per un bel po'. Forse per un paio d'anni o addirittura per tre. Ieri, mentre pregavo davanti al sacro fuoco, ho voluto saperlo e ho ricavato questa risposta.» Si rallegrò della serenità che quell'informazione portò nel viso delle sue amiche. «Finalmente avremo tempo per dedicarci ad una vita più normale, per dedicarci a trovare... qualcuno di speciale.» Nel finire la frase, arrossì un poco.
«Ha! Rei, sei una romantica anche tu!» Minako sorrise apertamente. «Lo sapevo che non leggevi shojo manga per nulla!»
«E piantala!»
Ma il rossore sul suo viso si accentuò e Minako non poté trattenersi dal proseguire su quella nota. «Ma perché? È bello sognare storie come queste.» Si alzò e andò a prendere un manga dallo scaffale dei libri. «Per esempio questo...» Sfogliando il volumetto, iniziò a sgranare gli occhi. «Rei! Ma... e così leggi anche queste cose! Rei-chan, non immaginavo questo di te.»
Rei capì subito cosa avesse in mano e scattò in piedi, per toglierle il manga dalle mani.
Minako fu più agile e saltò sul letto, riprendendo la rapida lettura.
Makoto si unì al divertimento. «Uhh, cos'è? Racconta.»
Rei si riprese il manga con uno scatto, ma, anche a mani vuote, Minako non perse il sorriso. «Inutile, ormai ho capito i fondamentali della trama. Non che ci voglia mai molto con questi smut. Allora, lei è una studentessa timida che viene circuita da questo bellissimo compagno di scuola, che le tende trappole nelle aule vuote e poi un po' dappertutto e appena ne ha l'occasione-»
«Ragazze!
» Ami cercò disperatamente di far finire un tipo di discorso che la metteva sempre a disagio.
«Shh, Ami.» Makoto si portò un dito davanti alla bocca. «Sta entrando nel punto interessante della storia.»
«E lo fanno da tutte le parti e in tutti i modi, fine.» Rei scelse di affrontare la questione di petto.
Minako la guardò trionfante: l'aveva costretta ad ammettere l'evidenza. «Sì, in sostanza è così ma credo che sia tutto molto più... divertente.» Sorrise, maliziosa. Non per niente possedeva manga simili lei stessa.
«Ma non dovrebbe esserci una storia d'amore prima di tutto quel... sesso?» La voce di Ami si fece minuta sull'ultima parola.
«Ma è solo un manga, Ami!» Minako si era già messa le mani sui fianchi. «Esistono queste storie fatte solo di passione, ma non significa che chi ne legge voglia qualcosa di simile per sé. Piace leggerle solo per...» Si fermò, non sapendo bene come esprimersi.
«Soddisfare anche solo a livello di immaginazione un naturale bisogno ormonale, tipico della nostra età?» suggerì Ami.
Cavolo. «... sì. Ma solo tu potevi metterla giù con quei paroloni.»
«Mi sembrano quelli giusti. Personalmente credo che sia tutto migliore quando c'è l'amore e non credo che avrò seriamente necessità simili prima di trovarmi in una relazione stabile e duratura. Una come quella di Usagi e Mamoru.»
Rimasero in silenzio, ognuna a pensare alla propria naturale inclinazione sull'argomento. Makoto intervenne con un'osservazione. «Hmm... mi chiedo se Usagi e Mamoru l'abbiano mai fatto.»
«Makoto!» Ami alzò gli occhi al cielo: evidentemente era impossibile distoglierle dall'argomento.
«Beh, sei stata tu a parlare della loro relazione e in fondo loro due stanno insieme da due anni, oramai.»
«Sì, ma due anni fa Usagi era una ragazzina.
»
«Non che adesso la situazione sia molto diversa, nella vita di tutti i giorni...» Non voleva essere cattiva, ma Rei non riuscì a non far trasudare sarcasmo da ogni parola.
«Cattivella di una Rei!» la ammonì Minako. «Se volete sapere la mia opinione...» Si sentì subito tutti gli occhi puntati addosso e capì che volevano sentire eccome quello che pensava in merito. «Beh, secondo me non l'hanno mai fatto.»
Rei ci pensò su solo per un momento. «Neanche secondo me.»
Ami sospirò ancora una volta. «Ormai mi avete coinvolta e ve lo chiedo giusto perché non riesco a capire: perché ne siete così certe?»
«Non saprei spiegarlo bene... penso solo che l'avrei vista più matura.» Rei annuì fra sé e sé: era quella la sua sensazione.
Minako si accordò a lei. «Sì e, credo anche meno suscettibile alle lusinghe di altre persone.»
«Chiamiamo le cose col loro nome» si intromise Makoto. «Seiya.»
«Infatti.» Minako annuì. «So che Usagi non ha mai avuto neanche una cotta per lui, ma-»
«Confermo» la interruppe Rei. «Non ha mai nemmeno concepito l'idea che ci potesse essere qualcun altro per lei, romanticamente parlando.»
«Appunto.» Minako riprese il discorso. «Però era lo stesso suscettibile a certi flirt. Vabbeh, lui era quel che era.
» Sospirò con gli occhi al cielo, al ricordo dell'immagine di Seiya. «Però non credo che se con Mamoru fosse arrivata fino a in fondo avrebbe trovato anche solo minimamente interessanti o sconvolgenti certi atteggiamenti.»
«E perché?
» Ami a quel punto seguiva la discussione con interesse.
«Oh, Ami! Forse dovresti davvero leggere gli shojo smut di Rei per capire cosa intendo dire.»
Makoto e Rei ridacchiarono.
«Oh, non prendetemi per una che non sa nulla!» Ami appoggiò i pugni chiusi sulle ginocchia. «Se volete sapere quello che penso, secondo me invece l'hanno fatto. Ed è successo ieri.»
Tutti gli sguardi si fissarono di colpo su di lei.
«Non li avete visti quando ci hanno salutati? Sembravano veramente in sintonia e proprio come una coppia che... beh, una coppia adulta. E non credo che Usagi sia andata a dormire a casa sua questa notte.»
«Hoho, Ami! Non ti credevo capace di certe osservazioni!» Minako aveva il tono eccitato di chi aveva appena scoperto un succosissimo segreto.
«E brava la nostra Ami!» le fece eco Makoto.
Ami arrossì.
Rei invece intervenne solo dopo aver riflettuto. «Hm, in effetti, quando lui era partito, le aveva dato quell'anello di simil-fidanzamento. E sono passati tre mesi dall'ultima volta che si sono parlati. Mamoru in realtà era addirittura morto in questo periodo e Usagi lo è venuta a sapere solo l'altro ieri. Pensandoci, sembrano gli elementi di una trama costruita apposta per portare a quella conclusione.»
A quel punto, anche Minako e Makoto si erano messe a pensarci seriamente.
«State dicendo che è accaduto stanotte.» Minako arrivò ad una conclusione. «Se la teoria è esatta, oggi dovremmo vederla diversa, per cui non ci resta che aspettare.»
«Diversa come?» indagò Makoto.
«Non so dire di preciso... potrebbe fare qualcosa che la solita Usagi che conosciamo non farebbe mai normalmente. O avere un'aria diversa.»
In quel momento, sentirono dei rapidi passi provenire dal corridoio e qualche istante dopo apparve Usagi, coi codini svolazzanti e un sorriso contagioso. «Ragazze!»
Nel vederla, dimenticarono tutte ogni altro discorso. Era così facile sentirsi invadere dall'affetto per lei, che tanta luce aveva portato nelle loro vite. Si alzarono e Usagi salutò ciascuna di loro con un forte abbraccio. Un gesto comprensibile, dato ciò che era recentemente accaduto.
Tornarono a sedersi e Usagi iniziò a farsi aria con una mano. Rise. «Ho fatto una corsa per venire qui!
»
«Oh, vuoi della cola o del tè freddo?» offrì Rei.
Usagi notò le bevande e il cibo sul tavolo. «Tè freddo, grazie. Oh, scusate, non ho portato niente da mangiare.»
«Figurati, li ho fatti comprare dal nonno. Tieni, qui ci sono anche dei pasticcini, serviti pure quanto vuoi. Con le altre abbiamo già mangiato a sufficienza.»
«Sembrano buoni. Però... no, sto bene così, grazie. Forse più tardi.»
Usagi si rese subito conto di essersi guadagnata una sfilza di sguardi straniti. «Non voglio mangiarne ora, è così strano?«
«Ma dai Usagi, sì che lo è.
» Makoto non si fece problemi a sottolineare la verità.
Usagi voleva sentirsi un minimo offesa a nome del proprio stomaco, ma in fondo non poteva negare l'evidenza. Non dopo che intere scatole di pasticcini avevano conosciuto la sua furia divoratrice, in passato. «E va bene, mi avete scoperta. È che ho già mangiato del dolce a casa di Mamoru, per cui...» Si interruppe nuovamente, notando gli sguardi stupefatti. Doveva spiegare? «Ieri era il suo compleanno, per cui ho preso una torta.» Al pensiero di quel momento non riuscì a trattenere un sorriso. «È durata fino a oggi e così ne ho mangiata un po' anche a colazione e poi anche dopo pranzo...
» Si fermò.
Gli sguardi che le venivano rivolti erano sempre più sorpresi.
«Insomma, che c'è?»
«Niente, Usagi.» Ami attirò la sua attenzione su di sé. «Senti, con le altre stavamo programmando di andare in vacanza per un paio di giorni tutte insieme. Abbiamo pensato ad alcuni luoghi, ma volevamo sentire anche il tuo parere, prima di decidere.»
«Ah... quando? Ve lo chiedo perché ho progettato di andare da qualche parte da sola anche con Mamoru e -»
«Ommiddio, l'hai fatto!» Minako scattò in piedi.
Ami si coprì la bocca spalancata con la mano.
Rei chiuse gli occhi arrossendo e contemporaneamente irritandosi per la mancanza di tatto di Minako.
Makoto balzò seduta sul letto e osservò Usagi con aria rapita.
Usagi non riuscì a capire. «Ma di che state parlando?»
«Tu hai fatto sesso!» la accusò Makoto.
«Co-?» Usagi arrossì fino alla punta dei capelli e non riuscì a dire una sola altra parola. Si rese conto quasi immediatamente che con quell'atteggiamento non aveva fatto altro che confermare il sospetto.
«Oh mio dio...
» La voce di Ami si era mantenuta bassa, ma nemmeno lei era riuscita a trattenersi.
«Usagi!» Rei riuscì a malapena a respirarlo, in un misto di incredulità e stupore.
Makoto spalancò la bocca oltre l'impossibile, mentre Minako si limitò a restare immobile dov'era, come fulminata.
Finalmente Usagi riprese l'uso della parola. «Ma-ma-... che domande sono? E poi cosa c'entra?»
Makoto ignorò le obiezioni. «Oh, com'è stato?»
«Ma Makoto!» I rimproveri di Ami e Usagi si fecero eco tra loro.
«Sìsì, ti prego Usagi, dicci qualcosa!» Minako non vedeva l'ora di saperne di più.
Rei non disse nulla, ma si avvicinò ancora di più per sentire.
«Non sono affari vostri!» Usagi cercò di arginare l'imbarazzo e porre fine alla discussione.
«Stupidaggini!» ribatté pronta Minako. «Se fosse stata una di noi, tu saresti stata la prima a volerne sapere di più.»
«Non è vero!» Usagi si sentiva sempre più in trappola.
«Inutile resistere, parla!» Makoto e Minako la circondarono e dietro di loro a poca distanza sbucò anche Rei. Ami avrebbe voluto nascondersi in un angoletto, ma la curiosità la spingeva a rimanere ferma dov'era, seduta accanto al tavolino. Scientifica, era curiosità puramente scientifica, si disse.
Vide Usagi capitolare davanti agli sguardi insistenti delle altre.
«Uffa, e va bene. Ma non credo di poter descrivere... Voglio dire, la prima volta è stato...»
«La PRIMA volta?!?» Quattro voci in coro.
Usagi nascose la faccia tra ginocchia. «Basta, non dico più niente!» Ridacchiò di puro imbarazzo.
Minako le si avvicinò da dietro. «Sei una donna perduta oramai, Usagi!»
Usagi emise un piagnucolio non del tutto finto.
«Meno male che non ci sono qui Luna e Artemis, altrimenti sai che ramanzina...» Makoto pensò alle possibili osservazioni dei normalmente sempre presenti gatti.
«Beh, non la accetterei da loro.» Usagi riprese tutto il coraggio. «Nessuno ha il diritto di dirmi nulla in merito a questo!» Non usò un briciolo del solito tono infantile che normalmente adottava quando parlava dei divieti di Luna, se ne accorsero tutte.
«Se non fosse bastato già il resto, questa sarebbe la prova definitiva.
» Rei sospirò. «Hai appena avuto un atteggiamento più maturo, Usagi.»
«Hmm.» Il mormorio di Ami era stato abbastanza forte da farsi sentire in tutta la stanza. «Siete stati responsabili, vero, Usagi? Avete usato precauzioni?» Non era sua intenzione intromettersi, ma era un aspetto fin troppo importante. E, a sentire lo scenario dipinto da Rei prima, non sembrava proprio la prima cosa a cui avrebbero potuto pensare due persone in una simile situazione.
Usagi cominciò a giocare coi pollici. «Ecco, veramente...»
«Non l'avete fatto?» Ami saltò in piedi.
«Nono, voglio dire, sìsì. Il cristallo. È stato il cristallo d'argento a proteggermi.»
Alla menzione della fonte del suo potere, tornarono tutte serie.
Ami proseguì. «Il cristallo... hai rimesso a posto tu tutto quanto, vero?» Distruzioni sparite, ricordi scomparsi.
«Sì... come le altre volte. Dopo ogni battaglia sono in grado di usarlo per fare cose che normalmente non riuscirei neanche a immaginare, lo sapete.»
Ami annuì, poi volle chiedere. «Hai fatto affidamento su questo residuo di potere per...»
«No. No, io credo... Penso che questa volta sia diverso: sento di avere un maggiore controllo su questo mio potere, almeno a livelli minimi. Penso che non andrà mai più via. E... beh, funzionerà anche in quel modo, fino a quando non sarà il momento per me di avere Chibiusa.»
Tornò per un istante il silenzio, poi Minako commentò il tutto con un sorriso. «Wow, è un oggetto multiuso.
»
Usagi sorrise e proseguì. «A questo proposito, devo parlarvi di una cosa che mi ha detto Mamoru. Lui crede... Lui crede che...»
Si era ripromessa di parlarne subito e senza fare storie, perché sapeva che se ci avesse riflettuto non avrebbe voluto discuterne affatto. Ma le sue amiche avevano il diritto di sapere.
Notò gli sguardi di attesa e si decise. «Lui è convinto che non manchi più di qualche anno prima che... il Regno Argentato inizi ad esistere. Davvero pochi anni. Meno di dieci.»
Cadde un silenzio tombale.
Usagi riusciva a immaginare benissimo quello a cui stavano pensando.
«Come lo sa?» Rei preferì non iniziare ad agitarsi prima del tempo.
«Lo sente. Non è molto, ma io credo che abbia ragione perché-»
«Lo senti anche tu.» Rei percepì dentro di sé una consapevolezza giunta solo in quel momento. Sospirò. «Ora che me l'hai detto, lo sento anche io.»
Usagi udì la tristezza nella sua voce. «È da ieri che all'improvviso mi appaiono in testa delle risposte, come se le avessi sempre avute. Finora mi è servito solo per ritrovare la valigia di Mamoru e per sapere... in quale altro modo utilizzare il potere del mio cristallo. Ma è per questo che quando Mamo-chan mi ha spiegato che era capitato anche a lui, ho capito subito cosa intendeva dire. A te era già successo, Rei. A voi?»
Le altre scossero tutte la testa.
Ami cercò di dare una spiegazione. «Dev'essere perché... Rei ha sempre avuto un potere di questo tipo, e tu e Mamoru sarete i reali di questo pianeta. Forse anche noi in futuro sentiremo qualcosa, ma... per ora no.»
Rei tornò a parlare. «C'è una buona notizia. Ho percepito anche che non avremmo battaglie per almeno un paio d'anni.»
Usagi ne fu contenta, ma si ritrovò a sorridere solo debolmente. Era certamente una buona cosa, ma sapeva che le altre erano ancora sotto choc per via di ciò che aveva detto loro, perciò decise di aggiungere qualcosa. «Mamoru ha detto che non succederà prima di altri sei anni almeno. Non sa essere più preciso.»
Ancora una volta fu Makoto la prima a parlare di quello che avevano avuto in mente tutte quante. «Il Regno Argentato durava da centinaia di anni nel futuro. Sapevo da tempo che saremmo vissute molto a lungo, per cui avevo creduto che... che ci sarebbe voluta almeno qualche altra decina d'anni. Per la verità cercavo di capire come avremmo fatto con le persone che ci stavano vicino. Ci avrebbero visto rimanere giovani mentre loro invecchiavano.
» Sbuffò. «Pare non dovremmo preoccuparci di trovare una scusa.»
La malinconia e un filo di amarezza si percepivano bene nella sua voce.
«Mi dispiace ragazze...»
«Non è colpa tua Usagi» la interruppe subito Rei. «Non toglierci le nostre responsabilità. Noi non possiamo fare a meno di essere ciò che siamo. Siamo guerriere Sailor» lo disse con fermezza. «Io sono fiera di aver combattuto per salvare questo nostro mondo.
» Guardò le altre e le vide annuire convinte. «Non possiamo fare a meno di diventare ciò che saremo più di quanto non possa farne a meno tu.» Nel terminare così, si rese conto del peso che gravava sulle spalle di Usagi.
Regina... in pochi anni.
Usagi lesse la preoccupazione nel suo sguardo e capì a quale conclusione fosse arrivata. «Non ho paura.» Non mostrò alcuna indecisione, perché ormai non ne aveva più. «Forse è per via di tutto quello che è successo in quest'ultima battaglia, ma non ho paura. Io devo e voglio proteggere coloro che amo e questa Terra. So che fra qualche anno sarò pronta.
» Annuì. «E poi non sarò sola in questo compito. Avrò accanto Mamoru... Endymion.» Lo chiamò con quel nome un tempo caro alla sua anima più di ogni altra cosa. Non era più quella persona, ma in un certo senso lo era ancora. Così come lei nella sua stessa essenza era Serenity proprio quanto era Usagi.
Scosse la testa, cercando di tornare al presente. «Mamoru ha preso una decisione. Lui... lascerà la facoltà di Medicina.»
«Che cosa?!» Ami si sollevò con le mani sul tavolo. Mamoru... che lasciava Medicina? Ragionandoci, capì che era una decisione più che logica dato il futuro che lui si preparava ad affrontare, ma non riuscì a fare a meno di pensare che si trattava di abbandonare quella che per lui era stata quasi una vocazione e qualcosa in cui aveva già conseguito ottimi risultati.
Usagi non fu sorpresa da quella reazione: era stata la propria. «Sì, lui... pensa che sia giusto che si prepari come può per quello che saremo. Non ha ancora deciso a cosa iscriversi... qualcosa che gli insegni politica o economia, probabilmente. Non mi sembra che rimpianga davvero ciò che si sta lasciando dietro. Gli dispiace, ma è una scelta che ormai ha abbracciato con tutto se stesso.» Si fermò un attimo, riflettendo. «Ami... voglio che tu mi dia lezioni.»
«Lezioni?» Ami la guardò sorpresa. Non che una richiesta simile non le fosse già stata formulata altre volte, specie quando Usagi si decideva brevemente a migliorare qualche voto, ma la colpì l'insolita determinazione che le vide nello sguardo.
«Sì, un po' su tutte le materie, se puoi. Mi aiuterà anche Mamoru, ovviamente. Devo recuperare. Io... dovrò studiare anche io qualcosa che mi prepari a... regnare. Non posso più giocare a prendere insufficienze. Le cose devono cambiare.»
In cuor suo Rei aveva sempre voluto sentirla parlare in quel modo, eppure quelle parole le causarono un'improvvisa e profonda tristezza.
Si rese conto di aver appena visto Usagi cambiare per non tornare mai più completamente come prima; non era uno dei momenti in cui lei si decideva a studiare un po', per poi riprendere con la solita routine di sempre. Oh, le avrebbe voluto bene sempre e comunque, ma le sarebbe mancata molto quell'incredibile spensieratezza che aveva contraddistinto sempre e solo lei per così tanto tempo. Sarebbero probabilmente state rare le occasioni in cui avrebbe potuto rivedere quel tratto del suo carattere, nella futura eternità che si preparavano ad affrontare.
«Non guardarmi così, Minako.» Era stata Usagi a parlare e Rei si ritrovò a guardare Minako... sì, anche lei doveva aver avuto pensieri simili ai suoi. Una rapida occhiata a Makoto e ad Ami confermò quell'impressione anche per loro.
«Andremo ancora a giocare ai videogiochi.» Usagi sorrise allegramente. «Sono certa che, dopo che avrò cominciato a capire le basi, dovrò solo studiare moderatamente.»
Minako sorrise e Usagi si tranquillizzò. Riprese a parlare guardando negli occhi ognuna di loro. «Non credo che tutto questo significhi che dovremo abbandonare le nostre naturali inclinazioni. Ami, niente ti impedirà di continuare a studiare Medicina. Sei un genio e avrai appunto un'eternità per prepararti in molte e molte cose, se vorrai. Minako, non devi rinunciare al tuo sogno di diventare famosa... anzi, magari puoi diventare famosissima così sarai già conosciuta quando... succederà. Makoto, non dovrai trattenerti dall'aprire una pasticceria tutta tua, se vuoi. Niente impedisce ad una guerriera di saper cucinare molto bene. Rei... qualunque cosa tu voglia fare, restare al tempio o altro, non credo ti pregiudicherà in nessun modo. Hai una potenza spirituale che già alleni continuamente.»
Lentamente, annuirono tutte.
«Penso...» esordì Makoto. «Beh, forse aprirò lo stesso quel negozio. O forse no. Però, e credo di parlare anche per le altre, non ti devi preoccupare per noi Usagi. Per ognuna di noi ci saranno sempre le altre a sostenerla e saremo in grado di scegliere e affrontare il nostro destino.»
«Sì.» Minako, Rei ed Ami lo dissero assieme.
Usagi si sentì visibilmente sollevata nel vedere la serenità nei volti delle sue care amiche. Erano proprio ragazze forti.
Ricordò di cos'altro doveva parlare. Non era bello tirare fuori le cose spiacevoli tutte in una volta, ma non riusciva a tenerselo dentro. Dovevano sapere, nel caso ci avessero già pensato.
«Ragazze... io...» Inspirò. «Volevo scusarmi con voi. Profondamente. Per non avervi detto di Mamoru, del fatto che... non lo sentivo da quando era partito e-»
Sentì sulla spalla la mano di Rei. «Ne abbiamo già discusso.»
Nonostante lo sguardo comprensivo che le venne rivolto, Usagi trattenne il fiato.
«Parlo a nome di tutte.» Le altre annuirono, mentre Rei continuava. «Pensiamo di aver compreso perché non ne hai parlato con noi prima, per cui ci interessa sapere solo una cosa, anche se penso di sapere già la risposta: hai chiarito con lui?»
Aveva delle amiche fantastiche, meravigliose. «Sì. Io ci tengo a dirvi che penso sia stata anche colpa mia, ma lui ha detto di riferirvi che... è stata anche colpa sua. E che mi ama così tanto che sistemerà tutto.
» Arrossì come una sciocca al ricordo di quelle parole.
«Ma sentila che gusto ci prova a ripetere le dichiarazioni del suo ragazzo!» Rei andò a metterle un braccio intorno al collo e fece finta di darle un colpo in testa.
Risero tutte.
Minako non voleva certo essere da meno in quell'atmosfera allegra. «Sono invidiosa! Dobbiamo proprio usare i due anni previsti da Rei per trovarci finalmente un nostro ragazzo!»
Ami sorrise. «Sai Usagi, era così che siamo arrivate a parlare di te e Mamoru, prima. Rei aveva appena detto che avremmo avuto tempo prima di un'altra battaglia e quindi che avremmo potuto dedicarci a trovare qualcuno.»
«Perché no? Spero lo troviate presto, così sarete felici come me.» Usagi si portò una mano al petto, come a darsi un'aria di grande importanza.
«Va bene, ma mi raccomando: non diventare troppo 'fisicamente' felice, Usagi.»
Una risata di ilarità generale scoppiò nel gruppo.
«Scusa, Makoto, non posso promettere niente.»
Makoto assunse un'espressione fintamente scandalizzata e, preso un cuscino, lo tirò in faccia ad Usagi.
«Va bene, va bene, la smetto.»
«Tornando serie...» riprese Minako.
La guardarono tutte, concentrate.
«Quando hai detto 'prima volta', cosa intendevi?»
La cascata di braccia fu generale.
«Minako! Pensavo stessi per parlare di qualcosa di veramente importante!
» Ami non riusciva a capacitarsi di quanto Minako avesse un unico pensiero fisso.
«Ma è una questione importante!» replicò lei, tutta sincerità.
Usagi si stava ancora riprendendo dalla precedente uscita. «Ehm... non vedo davvero come.»
«Semplice, sto cercando di capire se devo ampliare il mio bacino di ricerca. Finora ho escluso a priori i tipi tutto studio e poco divertimento.»
«Ancora non capisco.»
Minako balzò in piedi, un dito puntato in avanti. «Io voglio un rapporto di passione!»
Forse le braccia potevano cascare più sotto del pavimento.
«Io leggerò pure quei manga, ma l'assatanata sei tu
» intervenne Rei.
«Che c'è di male, scusa? Anzi, è completamente naturale, se ci pensi.»
«Io non ci sto pensando.» Ami cercò di coprirsi le orecchie.
Makoto sorrise imbarazzata, ma condiscendente. «Scusa Minako, ma... non è importante che arrivi l'amore prima?»
«Ma certo. Io sto parlando del dopo. Non tutti quelli che sono innamorati lo esprimono nello stesso modo e a me interessa qualcosa di... travolgente. Sono la guerriera dell'Amore, in fondo.»
Usagi intervenne di nuovo solo allora. «Ecco» Minako scattò subito a guardarla. «In verità non credo che avrai scelta nel momento in cui ti innamorerai, quindi questi ragionamenti non ti saranno molto utili. Voglio dire... un paio di anni fa non avrei mai nemmeno potuto concepire una relazione con Mamoru. Ero troppo occupata a dargli contro per pensarci. E viceversa. Eppure è finita come sappiamo e non certo solo per via di tutta la faccenda del Regno della Luna.»
Minako annuì. «Sì, ma penso lo stesso che il tuo sia un caso particolare. Dai, era destino! Più normalmente, funziona così: se non ti metti a cercare tra i tipi tutto studio o lavoro, non trovi un fidanzato tutto studio o lavoro.»
«L'unica cosa con un po' di senso che ho sentito uscire dalla tua bocca oggi» commentò Rei.
Minako la fulminò con lo sguardo.
Rei tirò fuori la lingua.
Usagi si arrese, prima di assistere a Rei contro Minako, parte prima. Era stata protagonista assieme a Rei di un numero sufficiente di scontri per sapere quanto poteva andare avanti la cosa. «Va bene, va bene... cosa volevi sapere? Ah sì...
» Arrossendo, abbassò lo sguardo e proseguì a voce talmente bassa che non la sentì nessuno nella stanza.
Minako si mise una mano a ventola sull'orecchio e si sporse verso di lei. «Cosa
Usagi inspirò. «Prima di tre.»
«Prima di tre cosa- OOoh... Wow.» E Minako si zittì. Ami aveva sprofondato il viso tra le braccia appoggiate sul tavolino. Rei era rossa quasi quanto la sua tuta da Sailor. Makoto, con gli occhi fissi sul soffitto, stava cercando disperatamente di pensare ad altro.
Usagi si inpuntò. «Se la prossima volta che lo vedete lasciate in un qualunque modo intendere di sapere una cosa del genere, giuro che vi strozzo con le mie mani.»
«Ma certo che no.»
«Nessun problema.»
«No, no.»
«...»
Ami ricevette un'occhiata di fuoco per il suo silenzio.
«Ma Usagi, come puoi pensarlo?» piagnucolò quasi.
«Perfetto, allora è tutto a posto. E presto dimenticato.» Fu una chiara minaccia.
Insomma, pensò Minako, sorridendo tra sé e sé. Chiedere era stato utilissimo: era proprio ora di cominciare ad aprirsi all'esplorazione di nuove riserve di caccia.



Usagi chiuse dietro di sé la porta della sua stanza. Aveva appena fatto una bella doccia e i capelli, nonostante il phon, erano ancora lievemente umidi.
Erano mesi che non ricordava di essersi sentita così in pace con se stessa e col mondo.
Si sedette sul letto, facendo sobbalzare appena Luna. La gatta, raggomitolata su se stessa e sul punto di addormentarsi, aprì un occhio per guardarla e poi lo richiuse, soddisfatta nel vedere che era tutto a posto.
Usagi sorrise: era sempre divertente vedere Luna comportarsi come un tipico felino, nonostante tutto.
Prese una spazzola dal cassetto del comodino e si passò il pettine sui capelli un paio di volte, senza alcuna fretta.
Era felice. Era serena. Le era mancato così tanto essere entrambe le cose.
Andò alla finestra e la aprì, per far entrare l'aria fresca.
Era appena passata una bella giornata. Domani ne sarebbe venuta un'altra.
Si infilò sotto le lenzuola rosa con un sorriso stampato in volto, stanca nonostante le tante ore di sonno della notte precedente.
Conosceva bene il motivo di quella deliziosa spossatezza.
La bocca le si incurvò talmente all'insù che un attimo dopo le fecero male i muscoli della guance.
Ignorò il leggero fastidio e si congratulò con se stessa, perché finalmente non era più arrossita a quei pensieri.
Di sicuro, sarebbe migliorata sempre di più.
La mente iniziò a spegnersi e, in poco tempo, si trovò nello sfuggevole stato in cui la testa è sul punto di lasciarsi andare al sonno.
In quell'attimo, udì un rumore anomalo fuori dalla finestra; aprì un occhio.
Luna saltò in piedi, la coda dritta.
E Tuxedo Kamen entrò con un balzo nella stanza, atterrando in mezzo al pavimento vuoto.
Usagi si alzò di scatto, impiegando un istante a riconoscerlo.
«Mamoru!» bisbigliò più forte che poteva. «Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Mamoru, che ci fai qui? C'è pericolo?» Luna si guardava intorno, frenetica.
Lui la guardò come se fosse sorpreso di trovarla lì. «Oh, ciao Luna.» Rimase a fissarla, contemplando il da farsi.
«Ehi, sono trasparente?» Usagi prese ad agitare le braccia.
Mamoru le lanciò uno sfuggevole sorriso prima di rivolgersi ancora a Luna. «No, non c'è nessun pericolo, non preoccuparti. Ho usato la trasformazione solo per muovermi agevolmente a quest'ora. Luna, potrei chiederti di dormire di sotto? Ho bisogno di... parlare con Usagi e ci metterò un po'.»
«Di sotto?» Luna si rese conto che la voleva fuori dalla stanza. Ma perchè mai...? All'improvviso capì di cosa doveva parlare. Ma non era possibile! Aveva permesso ad Usagi di stare da lui tutta la notte solo ieri e ora credeva di-
«Luna?» A parlare era stata la stessa Usagi. «Va' a dormire di sotto, per favore.»
COSA? «Usagi, tu devi- Non puoi-» Era impazzita? I suoi genitori dormivano nello stesso corridoio!
«Luna.»
Luna smise di parlare, colpita dal tono serio.
Usagi continuò a parlarle senza una goccia di allegria.
«So da me quello che devo e posso fare.»
Luna iniziò a percepire un profondo senso di disagio: quella non era la voce da amica che Usagi aveva sempre usato con lei.
Usagi la vide irrigidirsi e addolcì immediatamente il tono, andando ad accarezzarle il pelo morbido della schiena. «Luna... non ti devi più preoccupare per me. Io so badare a me stessa oramai. E sono in grado di decidere cosa è meglio per me. Comunque» rise, cercando di alleggerire la conversazione. «Non sarò forse una regina un giorno? È ora, no, che decida da sola, almeno per quello che mi riguarda.»
Luna non replicò, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
Senza dire altro, Usagi la prese in braccio e andò a strofinare il proprio viso contro il piccolo muso di lei. «Posso accompagnarti di sotto?»
Luna annuì, triste.
Usagi lanciò una singola occhiata in direzione di Mamoru, poi scese fino al salotto con Luna in braccio. La appoggiò sul divano, sistemandola su uno dei cuscini più morbidi. «Luna, io lo amo.»
Luna si girò su se stessa, preparandosi ad accomodarsi sul cuscino. Non le rispose.
«Sono felice quando è con me. Forse questo comportamento non sarà appropriato, ma sono contenta che sia qui. Non è per questo che ho negato la tua autorità, è solo che-»
«Sei la Principessa Serenity. Era ora che lo facessi.» Era una risposta secca che offriva una verità che ormai non si poteva più negare.
«Sono quella che sono, ma non voglio mai smettere di averti come amica.»
Luna sospirò e si accoccolò contro la mano che le accarezzava la testa. «Lo so. Cercherò di intromettermi di meno e così... troveremo un equilibrio. Un nuovo equilibrio.»
Usagi le sorrise e appoggiò di nuovo il viso contro il suo muso. «Ti voglio bene, Luna.»
«Anche io, Usagi.»
Usagi si staccò da lei e, dopo averle augurato la buona notte, tornò di sopra.
Luna la osservò sparire oltre le scale, sentendosi come se avesse appena perso una figlia. Per un certo periodo aveva considerato Usagi quasi a quella maniera. E ora, quella che era sempre stata la bambina che lei aveva dovuto guidare e proteggere non aveva più bisogno dei suoi consigli.
Provò una buona dose di malinconia.
Eppure, in fondo, il suo compito e quello che lei stessa aveva sempre desiderato, era stato veder Usagi crescere. E, finalmente, Usagi era cresciuta. 
Luna appoggiò la testa contro il cuscino e, per addomentarsi, pensò al futuro.
Al lungo futuro che attendeva tutti quanti.

Mamoru udì Usagi rientrare in camera e chiudere la porta dietro di sé.
«Se mi avessi avvertito prima» lo rimproverò lei a bassa voce. «Avremmo potuto evitare tutto questo.»
Lui si era immaginato un inizio ben diverso e non aveva proprio pensato a Luna. Era da quella mattina che pensava meno del dovuto. «È arrabbiata?»
«Dispiaciuta. Non l'ho mai contestata come oggi. Ma ha accettato la situazione e fra noi le cose si rimetteranno a posto.«
«Scusami. Volevo farti una sorpresa, qualcosa di diverso.»
Lei iniziò a sorridere. «In effetti non è da te presentarti in camera mia nel cuore della notte.»
Mamoru infilò una mano nella tasca interna della giacca e ne tirò fuori una rosa rossa, senza spine. Gliela porse.
Usagi se la portò al naso, inspirandone il profumo. «Ora non rimpiango neanche un po' di averti parlato delle mie fantasie romantiche.»
Insieme, risero sommessamente.
Lei gli andò vicino e con le mani prese ad accarezzare una manica della giacca nera. Sentì il tessuto soffice accarezzarle le dita. «Mi è mancato vederti con questi abiti.» Mancato da morire. Le era mancato così tanto vederlo apparire durante gli scontri con i nemici, sapere che sarebbe sempre venuto ad aiutarla, sempre e in ogni caso. Scacciò quei pensieri, perché... lui ora era qui. Con lei. Nella sua stanza.
Sorrise, sinceramente divertita. «Se non fosse che so esattamente che tipo di poteri hanno i costumi che indossiamo, ti chiederei come fai a non morire di caldo con tutta questa roba addosso.»
Lei si avvicinò ancora, ma con qualcosa di molto diverso dal divertimento nello sguardo.
«Non ti dispiace se te la tolgo lo stesso?»
Lui aveva pensato di essere venuto lì per sedurre, non per essere sedotto, ma-
Con un colpo della mano, Usagi gli scoprì la testa, facendogli cadere all'indietro il cappello. Con l'altra mano, afferrò la maschera che gli copriva gli occhi e la buttò a terra. Poi cambiò di nuovo d'umore e rise, piano. «Ehi, sei stato proprio bravo. Hai beccato una delle mie fantasie, sai?»
«Ah, sì?»
«Ha-ah. In realtà è stata una delle primissime che ho avuto su di te, quando ancora non sapevo che... tu eri tu. Sognavo di vederti entrare dalla finestra e che venivi a rubarmi un bacio, mentre dormivo. Era una fantasia molto... innocente.» Gli sorrise di nuovo, ma in un modo che gli fece venire voglia di smettere di parlare. «Solo... temo di essere un po' cambiata. Vorrei modificarla, un po'... magari puoi prendere qualcosa di più di un bacio. E forse mentre sono sveglia.» Gli aveva slacciato il mantello, facendolo cadere a terra.
In un istante, furono l'uno tra le braccia dell'altra.
Usagi si meravigliò della foga con cui lo stava baciando: sembrava non lo toccasse da mesi, quando invece aveva fatto ben altro non più tardi di quella stessa mattina. Era un fuoco che non si estingueva, ma lei era più che felice di bruciare ancora a lungo. Si sentì sollevare e un istante dopo si ritrovò sul suo stesso letto, col corpo che già tremava.
Mamoru si tolse i guanti, le scarpe, buttò via il cravattino e la giacca. Poi fu sul letto, su di lei.
Il suo non era un letto piccolo, anzi: una piazza e mezza che aveva spesso permesso a Chibiusa di dormirle accanto senza che si finissero addosso a vicenda. Con Mamoru c'era molto meno spazio. Dato lo scopo presente del letto, non era certo un problema.
Ormai completamente priva di controllo in merito, andò ad avvolgergli le gambe attorno alla vita, strofinandosi contro di lui e cercando subito il contatto più intimo, quello che un momento dopo fece ansimare entrambi.
Mamoru le portò le labbra sulla guance e iniziò a scendere sul collo.
Era incredibilmente piacevole, ma se fosse sceso sarebbe stato anche più-
Si lasciò scappare un sorriso. «Pensi che...» Lo sentì assaggiarle la pelle e un brivido la costrinse a interrompersi. «... riusciremo mai a farlo durare più di un quarto d'ora?»
Lo ritrovò con gli occhi allarmati davanti ai suoi. «Come?
» Era mortificato. «Ah, è colpa mia. Vedrai che presto riuscirò a-»
«Cosa?» Che colpa? Che gli aveva detto perché si comportasse all'improvviso così?
Lui sospirò. «Voglio dire che... anche se adesso non riesco a durare molto poi...»
Durare? Ma che-? Oh! Lo colpì alla spalla. «Ma no! Come hai potuto pensare che-» Non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, piano.
Mamoru era ancora rigido sopra di lei, l'espressione corrucciata.
Gli prese il viso tra le mani. «Andiamo, hai sentito anche tu come ho...» Cercò un termine adatto. «Come ho finito ogni volta. Ti pareva che il tempo fosse un problema?»
«No, ma allora perché-»
«Stavo parlando della nostra impazienza, della mia impazienza. Mi chiedevo solo se un giorno sarei riuscita a rallentare un poco in modo da farlo durare... un po' di più. Non ho niente da ridire sulla... hmm... soddisfazione raggiunta.» Con quelle ultime parole, arrossì. Dalla finestra entrava poca luce, ma i suoi erano rossori che si potevano persino udire.
Sul volto di lui riapparve di nuovo il bel ghigno. Meno malefico, stavolta. «Ti rendi conto di cosa stiamo per fare in camera tua? E tu ti vergogni solo ora... e per delle semplici parole?»
Lei si coprì la faccia con le mani. «Uffa, non mi prendo responsabilità. Mi hai corrotta, è tutta colpa tua.»
Mamoru le prese i polsi, portandoli lentamente in alto. «Per quanto riguarda la tua domanda... è possibile farlo durare ore intere, volendo.»
«Intendi dire più volte in una sola notte...»  Da quella mattina non aveva più dubbi sul fatto che fosse possibile qualcosa di simile.
«No, intendo dire una sola volta, allungata per tante ore. Naturalmente, contando ciò che viene prima.»
Usagi sentì la bocca di lui sopra la leggera canottiera di cotone che aveva indosso. Rabbrividì e liberò le mani.
«Per ora mi accontento di un quarto d'ora.
» Lo attirò a sé.



NdA: ed è finito il quarto :)
Ringrazio ciascuna di voi per le belle parole che avete avuto per quello che ho scritto nel capitolo tre.
Poter leggere cosa vi ho trasmesso è stata fonte di grossa soddisfazione per me. Quello che ho scritto mi piace, ma sapere di aver fatto la gioia di qualcun altro è sempre un piacere particolare, diverso e non minore, specie se uno scrittore arriva a capire di aver centrato proprio l'obiettivo ricercato con impegno.
Ringrazio anche m00onlight per la critica che mi ha fatto: non abbiate nessuna remora a farmi degli appunti in questo senso, li apprezzo quanto i complimenti quando ben motivati. E non c'è certo bisogno di scusarsi. L'appunto che mi hai fatto era già qualcosa a cui avevo pensato anche io, in fase di stesura.  Ho visto che altri hanno gradito, ma ci tengo a sapere anche quando, leggendo, si ritiene che il testo avrebbe potuto funzionare meglio se scritto in un altro modo. Aiuta a migliorare o quantomeno a confrontarsi.
Non penso descriverò altre scene così nel dettaglio, in futuro (intendo, includendo i particolari 'inutili', quelli che si sarebbero anche potuti tralasciare)... in questo caso non sono riuscita ad immaginare di saltare qualcosa nella descrizione di quella lunga scena. Forse ho il difetto di voler essere troppo fotografica, a volte :)
Comunque, come avrete intuito, non ci saranno altre scene simili in questa storia; avevo già deciso di fermarmi ai livelli presenti in questo capitolo, che mi sembrano adatti.
Ah, una nota: ho visto commentare la differenza di età tra Usagi e Mamoru nel manga e nell'anime. Personalmente non ho mai percepito che la differenza di età fosse poi così diversa nelle due versioni dell'opera; ho sempre pensato non si estendesse oltre un anno (Quindi, tre nel manga, e quattro nell'anime), però potrei sbagliarmi. Questo perchè il sistema scolastico giapponese è diverso da quello italiano. Ci sono sei anni di elementari, tre di medie, tre di superiori e poi c'è l'università. Magari lo sapevate già :)
Per l'ultimo capitolo di questa storia, ci risentiamo agli inizi di Novembre.
Poi per ora, so con certezza solo che pubblicherò una one-shot, dedicata a Rei.
Grazie anche questa volta per aver letto. Ricordate che una recensione articolata, se potete, fa la mai felicità :)

Ellephedre

Nota del Giugno 2009: la revisione di questo capitolo è soprattutto stilistica. Ho aggiunto qualche pensiero e modificato lievemente l'ultima scena.
   
 
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