Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Capitolo VIII
-
Presente-
Trovarono il suo corpo
a terra, abbandonato sul pavimento della stanza, riverso su un fianco
in posizione fetale. Dava le spalle alla porta dalla quale erano
entrati e dove ancora sostavano, spiazzati dalla scena a cui stavano
assistendo. Mai avrebbero pensato di poterlo trovare in quella stanza
e, sopratutto, non in quelle condizioni.
Sottili ferite da
taglio gli ricoprivano tutto il corpo, gli stessi abiti che indossa
erano stati in buona parte stracciati dalla lama con cui l'avevano
colpito, la quale però, per quanto si fossero accaniti su di
lui, non sembrava essere penetrata mai troppo affondo nelle sue carni.
Quelle pugnalate, prese singolarmente, lo avrebbero ferito, non ucciso.
La sua era stata una lunga e terribile agonia, probabilmente perpetrata
per ore dal suo aguzzino, il quale doveva aver goduto di una simile
tortura, poiché risultava difficile credere che non lo
avesse fatto di proposito. Aveva evitato gli organi interni,
limitandosi ad imporgli lunghi tagli su ogni centimetro di pelle
scoperta.
Difficile era
però stabile cosa lo avesse portato a quello stato, se aveva
perso l'equilibrio a causa dell'ingente perdita di sangue o se la colpa
era il colpo alla testa, perché di certo qualcosa doveva
essere stato sbattuto con violenza contro la sua nuca, vista la
presenza di sangue anche lì, trai suoi capelli. Il liquido
aveva poi cominciato a colare da quella ferita, creando così
una spessa maschera di sangue incrostato che gli ricopriva per intero
il volto, deformandone - ormai secco - i contorni, abbastanza
perché, per un lungo istante, nessuno dei presenti fosse in
grado di riconoscerlo.
Pallido ed immobile,
non pareva avere più nulla di vivo, del tutto simile ad un
cadavere. Se ne avessero toccato la mano, ne erano certi, sarebbe stata
gelida e rigida come quella in pietra di una statua.
Teneva ancora un
braccio sopra le testa, probabilmente il suo ultimo (disperato)
tentativo di fuga; forse per evitarsi di cadere lo aveva sporto in
avanti, cercando qualche appiglio cui aggrapparsi per recuperare
l’equilibrio. Un gesto che comunque si era rivelato
completamente inutile, non era riuscito a salvarlo dalla grinfie del
suo aguzzino e che appariva del tutto involontario, probabilmente
dettato dal semplice istinto, il quale ancora cercava di salvarlo.
Il
corpo continua a reagire, anche quando la mente ha già
compreso di non avere speranze.
“Perché
diavolo è successo!?!” si chiedeva Owada ancora
sulla soglia, lo sguardo sconvolto e confuso, incapace di comprendere
simili eventi. Si sentiva sul punto di urlare di frustrazione: come
erano arrivati a quel punto!? Cosa cazzo era accaduto?!
Perché un finale del genere?!
Si assillava con
queste e altre mille domande, non capiva cosa avessero mai potuto
sbagliare.
Eppure, secondo
Kirigiri, quello che avevano fatto avrebbe dovuto portarli a qualche
risposta.
Invece... Erano solo
aumentate le domande.
-
Qualche tempo prima -
“Come posso
distrarre un preside orso meccanico?.. come, Come,
COME!!?” veloce Mondo correva lungo il corridoio, aveva
appena sbarrato la porta dell’ufficio del preside, sperando
che ciò gli avrebbe fatto guadagnare qualche secondo, ma non
aveva la benché minima idea di come agire e, di certo,
Monokuma non si sarebbe fatto troppi problemi trasformare il proprio
braccio in un bazooka (o qualcosa di simile), e spazzare via, in un sol
colpo, non solo la soglia, ma l’intero ufficio.
“Merda!.. ho
appena ammazzato Togami!” riflette prendendo seriamente in
considerazione una simile eventualità, serrò
forte la mascella, sempre più teso a causa della pressione,
tutto stava andando a rotoli! Ma cosa cavolo aveva combinato Kirigiri?
Non erano ancora passati sei minuti quando aveva sentito
l’orso avvicinarsi, ne era sicuro, - recentemente Naegi gli
aveva regalato un orologio da polso (chissà dove se li
procurava tutti quei gingilli che poi distribuiva in giro?), e con
quello aveva cronometrato le proprie azioni e quelle di Togami.
Non poteva
però perdere tempo a chiedersi cosa fosse andato storto nel
piano di Kyouko, doveva inventarsi una maniera per parare il culo alla
serpe, - la sua psiche non avrebbe retto il peso di un altro fantasma
sulle spalle. Sul momento gli era sembrata un idea geniale, chiudendolo
dentro la presidenza gli evitava di essere notato subito da Monokuma,
non lo aveva minimamente sfiorato il pensiero che, così
facendo, lo bloccava in una stanza completamente priva di vie di fuga.
“È
in trappola come un topo!” si sentiva già
attanagliato da un leggero senso di colpa, il quale avrebbe
probabilmente finito per dissanguarlo se avesse preso spessore.
Non ci poteva far
nulla, gli ultimi avvenimenti lo avevano reso un pessimista.
“Pensa,
pensa, pensa, pensa, pensa… PENSA!!!” si impose,
ma non era facile trovare di punto in bianco un modo per distrarre un
orso dalla preda che aveva puntato, doveva creare un caos degno di
questo nome per distrarlo dal proprio obbiettivo. Ma questo avrebbe
dovuto riuscirgli bene, era o non era il teppista capobanda
più temuto del Giappone (gli mancava solo un bimbo nudo
sempre appeso alle spalle ed era a posto*)?
Fu in preda all'ansia
e con la mente colma di ragionamenti assurdi che, sempre correndo,
superò una certa porta di quel piano lasciata appena
socchiusa, ma abbastanza per fargli intravedere l'interno.
"Trovato!" fu
folgorato da un illuminazione, la quale blocco di colpo la sua corsa
facendogli quasi perdere l'equilibrio. "Ho sempre desiderato farlo..."
pensava, ghignando divertito nel tornare sui propri passi, fermandosi
davanti a quella classe che aveva appena superato, se avesse spalancato
del tutto la soglia sarebbe stato impossibile per Monokuma non udirlo.
"Non mi risparmierò" si scrocchiò rumorosamente
le dita avvertendo un familiare formicolio attraversargli i pugni, era
da quando era finito rinchiuso lì dentro che non provava un
eccitazione simile, l'adrenalina cominciò a riversarsi in
dose massiccia nella sue vene, il suo corpo già si preparava
per lo sforzo a cui stava per prestarsi.
- Hola, Owa! Amico,
che combini?...- interruppe la sua preparazione mentale Hagakure,
spuntando da dietro l'angolo simile a quei cespugli mobili di erba
secca che sembravano spuntare ovunque e in qualunque momento (del tutto
inutili, ma eternamente presenti). - Ehm... Owa, hai un espressione che
fa paura, c-che hai? - cambiò rapidamente espressione
facendosi nervoso e tremante, cominciando a sudare sotto quello sguardo
viola e quel sorriso minaccioso,
- Sei arrivato
giust'in tempo Hagakure, avevo proprio bisogno di un "complice" - non
gli fornì alcuna spiegazione Mondo, limitandosi a spingerlo
dentro la classe senza troppi complimenti, sordo a qualunque protesta,
- U-UN COMPLICE?!.. E
per cosa?! - fu preso dal panico lo sciamano, il quale
avvertì un improvvisa urgenza di correre al bagno.
“Io
ho… commesso un errore?” confusa Kirigiri si
fissava le mani, immobile stava in piedi al centro dell’aula
di fisica, posizione da cui non si era mossa da quando Monokuma
l’aveva lasciata. Persa nei propri pensieri cercava di
trovare il filo logico che l’aveva condotta fino a quel
punto, portata a dire certe parole, a compiere determinate azioni, ma
ormai esso si era sfilacciato. Rotto a causa dell’usura si
era mescolato al resto della matassa, la quale ricreava, in senso metaforico,
il tormentato caos che regnava nel animo della ragazza.
“Rianalizza le prove
Kyouko. Ricomincia da capo e osserva tutto come se fosse la prima
volta, non saltare alle conclusioni e mantieniti fredda, è
l’unico modo per comprendere in che punto le tue congetture
hanno preso una piega sbagliata e ti hanno allontanato dalla
Verità” seppur i suoi ricordi
rimanessero per la maggior parte avvolti da una spessa nebbia
grigiastra, c’era insegnamenti, lezioni, che Kirigiri non
avrebbe potuto scordare.
Ogni qual volta si
sentisse persa durante le sue investigazioni, in quel labirinto di
misteri, verità grottesche e mezze bugie crudeli - che erano
le mura dell’accademia superiore Kibougamine , - le era
bastato guardare la punta delle proprie dita per trovare lì
una spinta, un’indicazione in grado di portarla sulla strada
giusta.
Quel gesto le
riportava alla mente le parole di suo nonno, come se i dubbi da cui era
attanagliata e il tessuto dei guanti, i quali mai l'abbandonavano,
innescassero un meccanismo nel suo cervello capace di superare quella
barriera invisibile (quella muraglia insormontabile), che la separava
dal proprio passato.
Dal nulla aveva
ritrovato suo nonno, nonché maestro, sostituto di un padre
fuggito alla propria famiglia, e pian piano, quando ne aveva
più bisogno, ne ripescava le dottrine, studi vitali con cui
riusciva a incastrare i vari pezzi -indizi - raccolti, ma era
un processo lungo e contorto. La mente spesso le giocava brutti
scherzi. Se mai tentava di sforzarla non otteneva nulla, anzi, quelle
rare memorie che aveva faticosamente recuperato si facevano via, via
più labili, temeva sarebbero scomparse del tutto se avesse
continuato.
Quindi al momento,
trovandosi di fronte ad un vicolo cieco, non poteva fare altro. Doveva
cercare le risposte all’interno di se stessa, sperando forse
nell’affiorare di qualche frammento capace di sciogliere il
nodo delle sue esitazioni.
In più,
neppure se avesse voluto se ne sarebbe potuta andare, Monokuma le aveva
intimato di non lasciare l’aula prima del suo ritorno, pena
una crudele e contorta punizione a cui difficilmente sarebbe
sopravvissuta. Conscia delle veridicità delle sue minacce, e
per nulla propensa a morire, Kirigiri si era fatta ubbidiente, ma se il
corpo rimaneva completamente statico, quasi pietrificato, tanto da
sembrare che trattenesse il respiro, il suo cervello lavorava a mille.
“Devo
ricominciare..” rifletté cercando di sopprimere
quel senso di inquietudine capace di salirle sul viso e creare una
leggera ombra sui suoi tratti. Non era tanto insensibile da non essere
preoccupata per il destino di Togami e Owada (anche se del primo
provava un certo astio da quando aveva VOLUTAMENTE manomesso un caso -
non gliel’aveva ancora perdonata), era stata lei a tirarli
dentro a quella faccenda, ed essendo il giudizio e il senso di colpa
ciò che distingueva l’essere umano dagli animali,
non poteva non sentirsi, almeno un poco, colpevole.
“Sono
uomini, se la caveranno!” decise però di chiudere
sbrigativamente la faccenda, scacciando in maniera definitiva dalla
mente ogni pensiero riguardante quei due. Non sapeva quando Monokuma
potesse tornare, probabilmente da un momento all’altro e,
nell’istante in cui fosse accaduto, aveva tutta
l’intenzioni di intraprendere un’altra discussione
con lui. Doveva ricavare più informazioni possibili, ma per
farlo aveva bisogno delle domande giuste, le quali si creavano solo
forgiando dei capi saldi nelle investigazioni, le così dette
“prove inconfutabili”.
Nel silenzio della
stanza, interrotto unicamente dal sottile riverbero prodotto dal
gigantesco macchinario per il filtraggio dell'aria (sconvolgente quanto
silenzioso fosse rispetto alla sua mole), continuava a guardarsi le
mani, conosceva ormai a memoria il tessuto che le ricopriva, quei
guanti comodi e caldi che l’aiutavano a nascondere le
orribili cicatrici da cui erano deturpate. Non rammentava precisamente
da quanto tempo li portasse - aveva però riacquistato un
vago ricordo dell’incidente -, ma erano divenuti per lei come
una seconda pelle, ne possedeva altre due paia identiche.
Per quanto
però vi avesse fatto l’abitudine, quei guanti
avevano per lei un significato oscuro, come un marchio trasudante
vergogna. La loro presenza le serviva da monito, le impedivano di
dimenticare il dolore e i rischi a cui si incorreva nel comportarsi da
incoscienti, deviando dai lineari percorsi dettati dalla logica e dalle
prove, da ogni cosa ritenuta concreta.
Quando, insomma, si
decideva di allontanarsi dalla Verità…
Lei una volta
l’aveva fatto, e quello era stato il risultato. In
realtà, si riteneva fortunata, molti non avevano avuto la
possibilità di imparare da un simile errore.
L’inesperienza
l’aveva portata ad intraprendere una strada senza uscita,
aggrappandosi a dei vaghi e tiepidi sentimenti, intuizioni dettate dal
semplice istinto.
Ignorando gli indizi a
sua disposizione preferì dare completa fiducia alla persona
che aveva di fronte, ad un sospettato, ma esso non ricambiò
il favore. La colpì a tradimento, procurandole quelle
ustioni che l’avrebbero segnata per l’intera durata
della sua vita.
“Tra noi
c’è una talpa” concluse infine il suo
ragionamento, sollevando finalmente lo sguardo, era questa la risposta
a cui era giunta inseguendo la pura e semplice logica. Purtroppo, non
si era minimamente accorta che, di nuovo, la mente le aveva fatto un
brutto tiro.
Quelle emozioni da
sempre celate si presero una rivincita su di lei.
Il suo animo non
voleva credere che LUI fosse coinvolto e, seguendo i desideri del cuore
(complice l’amnesia da cui era attanagliata), il cervello
cancellò ciò che la faceva soffrire. Indizi
essenziali furono sepolti in profondità, nei meandri
più nascosti della sua psiche, e sarebbero risaliti in
superficie solo quando Kirigiri fosse stata sincera con se stessa.
Poche parole scambiate
con il Burattinaio e la sua armatura di granito era definitivamente
crollata, portandola a perdere la sua naturale arma di difesa.
Comico come qualcuno
autodefinitosi: “ricercatore della
verità”; si rivelasse un tale bugiardo con se
stesso e i propri reali desideri.
- Voi bastardi! Cosa
cazzo state combinando?!! - presto la confusione che Hagakure e Owada
stavano creando venne udita dall'orso robot, il quale si
presentò furente di fronte alla classe da cui provenivano
urla isteriche, colpi sordi e imprecazioni tanto colorite da far
arrossire uno scaricatore di porto (quale dei due facesse l'una o
l'altra cosa è facile intuirlo).
Al giungere del falso
preside un silenzio da catacomba calò nella stanza e
impagabile fu l'espressione che si dipinse sul volto di Monokuma, il
quale per una volta si lasciò attraversare da una naturale e
sincera emozione di fronte a quello sfacelo.
Lungo fu il silenzio
che seguì, Owada fissava preoccupato l'orso, avvertendo
una gocciolina di sudore attraversargli la fronte. Era il momento della
resa dei conti, in qualche modo era riuscito a fargli distogliere
l'attenzione da Togami, ma ora? Quale punizione gli sarebbe toccata?
Con il prolungarsi del suo mutismo cominciò a domandarsi se
Monokuma non stesse innescando la bomba che teneva nascosta nello
stomaco, intenzionato a farli saltare in aria senza neppure lasciargli
il tempo di spiegare.
O forse era rimasto
talmente sconvolto da essersi rotto? La paralisi facciale a cui
sembrava soggetto, la bocca spalancata in un urlo privo di suono, il
colorito tendente al bluastro della sua fronte (come faccia
è un mistero), poteva far supporre un guasto tecnico.
E difatti
sembrò essere quest'ultima ipotesi, perché un
secondo Monokuma si aggiunse a sostegno del primo,
- Monokuma A!
Riprenditi!! - ordinò il robot orso appena arrivato, dando
due forti schiaffoni al gemello (se quel colpo lo avesse ricevuto un
essere umano, probabilmente la testa gli si sarebbe staccata dal corpo),
- Mo... Monokuma B! -
strana fu la reazione di A, il quale da prima fissò l'altro
se stesso con un emozione indecifrabile, poiché limitate
erano le sue espressioni facciali, per poi rivolgere un'altro sguardo
ad Owada.
Il motociclista
deglutì a vuoto aspettando la propria condanna,
- ma... ma... -
iniziò a balbettare l'orso cominciando a tremare,
"Whaaa! ADESSO
ESPLODE!" pensò Hagakure terrorizzato, si era raggomitolato
in un angolo, magari sperando di rendersi invisibile, seguendo il
motto: "se io non vedo
loro, loro non vedono me"; piagnucolando e tirando
rumorosamente su con il naso, "Ma perché Owa ha dovuto
coinvolgermi?!"
- Ma questi
teppistelli hanno distrutto la sala professori! - gridò
Monokuma A, indicando i due ragazzi nel parlare con B, mentre un fiotto
di lacrime (in realtà acqua), cominciava ad uscirgli dagli
occhi con una pressione tale che in pochi secondi aveva già
formato una pozzanghera intorno alla sue zampe.
"Ma che..?" fu sul
punto di uscire con una delle sue esclamazioni Owada, trattenendosi
appena in tempo, non avrebbe mai creduto che Monokuma avrebbe reagito
in quel modo, va bene, aveva distrutto vasi, scrivanie, ribaltato sedie
e armadi, ma gli sembrava comunque una reazione esagerata (infondo non
era ancora riuscito a staccare la lavagna dal muro). E poi,
per la seconda volta in quella giornata, una forte emicrania
colpì il motociclista arrivando quasi ad accecarlo per il
dolore, si prese la testa fra le mani convinto che gli sarebbe sul
serio esplosa, fortunatamente per lui durò solo momento e,
com'era arrivato, il dolore svanì. Gli rimase solo un vago
senso di rabbia a colmargli il petto, ma non riusciva a indirizzarla,
non capiva cosa lo stesse irritando. Qualcosa però non
quadrava e una fitta glielo confermò.
- Hanno deturpato le
proprietà scolastiche!! - continuava intanto a frignare A,
aggrappatosi a B quasi cercasse il suo supporto, ma a B non sembrava
più di tanto importare, l'espressione scocciata e
infastidita, - Sono imperdonabili, imperdonabili! -
- Non ripeterti, o ti
verrà il raffreddore - fu l'unico commento, del tutto
disinteressato, che ricevette dalla sua copia.
- M..ma meritano una
punizione!- esclamò A indignato dal comportamento
dell'altro, passando da piagnucoloso a furente e istintivamente Mondo
fu attraversato da un senso di gelo che gli percorse per intero la
spina dorsale, mentre Hagakure non fu in grado di trattenere un
gridolino isterico,
- Va bene, e cosa vuoi
fare? - replicò Monokuma B incrociando le braccia al petto
con fare annoiato, - ... vuoi sbarazzarti di loro? Pensi di usare la
lancia Gungnir oppure preferisci farti esplodere? -
-
Nononononononononono!! I-io non centro nulla!! E' stata una sua idea!
Un'idea di Owada! Io non centro nulla!! - intervenne allora lo sciamano
gridando come un forsennato, le lacrime agli occhi e pronto a regalare
la propria nonna a quello psicopatico del burattinaio se ciò
gli avesse salvato la vita (non era una cattiva persona, ma aveva una
vena codarda che lo spingeva a fare cose per le quali, più
tardi, si sarebbe pentito).
- Si, è
vero. Ho fatto tutto da solo - confermò il motociclista
grattandosi dietro la nuca con fare nervoso, non poteva dare torto a
Yasuhiro per essersi comportato a quel modo, avendolo coinvolto a forza
ignorandone le proteste, ma la facilità con cui lo aveva
accusato lo ferì un poco, "Hagakure sei un bastardo" lo
fulminò con uno sguardo.
- Potevi tentare di
farlo desistere in qualche modo! - replicò Monokuma A,
- E credi che mi
avrebbe ascoltato? - biascicò lo sciamano, preso in contro
piede,
- Non ci hai nemmeno
provato?! - sembrò imbestialirsi ancor di più
l'orso robot, mentre Mondo trovava che la situazione si stesse facendo
sempre più assurda, perché ora Monokuma se la
prendeva con Hagakure?
- Mi prendi in
giro..?- nonostante la paura che provava, lo sciamano non
riuscì ad evitarsi un velo di ironia nella voce, doveva
essere uno scherzo, nessuno poteva credere che fosse possibile far
ragionare quella testa calda di Owada quando si metteva in testa
qualcosa, era un suicidio! Bhé... forse non proprio, ma si
rischiava di provocarlo inavvertitamente, ed essendo un tipo violento
si poteva ben immaginare quale reazione avrebbe avuto (in
più, lo spettro di ciò che aveva fatto a Fujisaki
sarebbe rimasto permanente appiccicato alle sue spalle, come monito a
lui stesso e a tutti quelli che gli si fossero avvicinati).
- Per nulla -
affermò A, - ... e se non eri in grado di fermalo da solo
avresti potuto chiamare l'attenzione di qualcun altro -
- Questo non ha senso!
- fu stanco di ascoltarli Mondo, - Senti Monokuma, ho detto che mi
assumo io tutta la colpa di questo sfacelo, Hagakure si è
semplicemente limitato ad urlare e a piangere come una ragazetta
isterica, non ha fatto nulla - ripete cercando di convincerlo a
lasciare in pace lo sciamano,
- "Ra-ragazzetta
isterica"? - ripete Yasuhiro, sentendosene un poco offeso, lui non
urlava come una ragazzina, o almeno non gli sembrava.
- Mi sono stancato
Monokuma A... fai quello che vuoi di questi due, ma poi vedi di
ripulire - sbuffò B cominciando a trovare noiosa la
conversazione, lavandosene completamente le mani lasciando il compito
di risolvere la situazione all'altro se stesso, - Io me ne vado -
annunciò con le mani appoggiate sui fianchi, per poi
scomparire così com'era venuto.
"Ma è
servito solo per prendere a schiaffi la sua copia?" si
domandò Owada nel vederlo sparire oltre la porta dell'aula,
chiedendosi quale fosse stata la sua utilità,
- Uff..-
sospirò a sua volta A tenendosi il mento inesistente (avendo
la testa tonda come una palla da calcio), con fare pensieroso, sembrava
in difficoltà. - Cinquecento...- affermò annuendo
fra se e se come se avesse appena risolto tutti i suoi grattacapi,
- C-cinquecento che..?
- intervenne nuovamente la voce balbettante di Hagakure,
- Voglio che scriviate
un tema di scuse da 500 parole su come non si debba danneggiare le
proprietà scolastiche - spiegò facendo di
sì con la testa, all'apparenza fiero della propria idea,
- U-un tema..?! -
esclamò sempre più perplesso,
- Hagakure, sappiamo
tutti che hai l'intelligenza di un volatile, ma non devi ripetere tutto
quello che si dice come un pappagallo - lo guardò Monokuma
con tutta l'apprensione che riusciva a mostrargli, quasi fosse
realmente preoccupato per lui.
- Ma...-
- Aspetta! Come
punizione ci voi solo far fare un tema?! - lo interruppe Mondo, sapendo
che intanto lo sciamano non sarebbe riuscito ad articolare nulla di
sensato,
- No, ovviamente! -
negò Monokuma, - Dovrete anche sistemare questo sfacelo... e
tu Owa-feccia, non pesare di cavartela così a buon mercato -
lo avvisò e il motociclista lo fissò in un misto
di nervosismo e confusione, - In più, come punizione, dovrai
fare 20 volte il giro della scuola con un tuo compagno (a scelta) sulle
spalle -
- ..20 volte? - si
ridusse alle medesime esclamazione di Yasuhiro,
- E di corsa, non
voglio vederti battere la fiacca! - lo additò facendo la
voce grossa, con fare serio e severo.
"Deve avere sul serio
un qualche problema tecnico" lo fissarono i due super ultra sempre
più sconvolti da quel pazzoide travestito da orso.
"Ma che problemi
ha..?" si domandò a sua volta Togami, aveva visto Monokuma
uscire dalla sala professori e si era stupito non poco quando,
avvicinandosi a sua volta alla soglia, aveva visto un altro orso
all'interno dell'aula, il quale era intento a discutere con Owada e
Hagakure - quest'ultimo di cui non capiva la presenza. Aveva deciso di
non mostrarsi, rimanendo accostato alla porta, l'orecchio teso per
capire cosa stesse accadendo, anche se, da quello che intravedeva,
poteva intuire quale sfacelo il motociclista avesse provocato.
Sedie e scrivanie
erano ribaltate, così come gli armadi colmi di documenti,
finiti tutti sul pavimento in un mare di carta scribacchiata, i vasi
pieni di fiori (i quali prima si trovarono sopra ad ogni scrivania),
erano stati rotti in migliaia di pezzi. "Strano che non abbia staccato
la lavagna dal muro" pensò Byakuya continuando ad
ascoltarli, stupito dal comportamento di Monokuma, il quale non aveva
minacciato nessuno dei due di morte, ma, anzi, sembrava interpretare
sin troppo bene il ruolo del preside, arrivando ad imporgli una
punizione anche piuttosto blanda (normalmente una sospensione non
gliel'avrebbe tolta nessuno, ma ciò avrebbe comportato
allontanarli da scuola, e per il Burattinaio sarebbe stato
controproducente).
- Anzi..- riprese a
parlare Monokuma poco dopo aver annunciato la punizione supplementare
di Owada, -... visto che ultimamente state molto tempo assieme,
sarà Togami che dovrai scarrozzarti in giro per la scuola -
specificò togliendo al motociclista il privilegio di
scegliere il compagno con cui condividere la propria punizione, e
facendo sussultare allo stesso tempo l'ereditiere, il quale comprese di
essere stato scoperto.
Era stato da sciocchi
credere, vista l'altissima tecnologica da cui era composto, di aver
aggirato i finissimi sensi dell'orso robot.
- Su, vieni - gli
ordinò e, con un smorfia di riluttanza, Togami
entrò nell'aula,
- Aspetta, com..?-
stava per chiedergli Owada, ma bastò un occhiata del biondo
per azzittirlo, non era quello il momento di fare domande. Non davanti
a Monokuma.
- Vi
aiuterà anche lui a ripulire - aggiunse,
- No, un momento... -
protestò immediatamente l'ereditiere, per nulla abituato a
lavori di fatica e non capendo affatto il motivo per cui avrebbe dovuto
abbassarsi a farlo, - ... perché dovrei? - sembrò
però aver detto una parola di troppo, poiché il
volto di Monokuma, prima divertito, si fece di colpo scuro e furente,
ed estrasse gli artigli puntandoli contro Togami.
- Chi è
penetrato senza permesso nell'ufficio del preside? - fece con un tono
del tutto privo di quella grottesca felicità che lo
caratterizzava, la sua era una domanda retorica che non necessitava di
risposta e, sul momento, Byakuya non avrebbe comunque trovato voce per
dargliela, se si fosse mosso anche solo di un millimetro la sua
giugulare sarebbe stata tranciata dalle lame d'acciaio che spuntavano
dalla mano tonda dell'orso.
- Allora, hai qualche
obiezione?..- ritirò gli artigli quel poco che bastava per
permettergli di negare con la testa, il volto dell'ereditiere si era
fatto tanto pallido da ricordare il fondotinta di Celestia e un velo di
sudore gli ricopriva la fronte, doveva essersi spaventato non poco di
fronte all'ennesima prospettiva di morte.
- Bene... Allora, se
siamo d'accordo cominciate subito - riprese Monokuma tornando a farsi
socievole e allegro, rifoderando le sue armi, - Owa-feccia, Togami, voi
sapete già dov'è il ripostiglio delle scope - e
li salutò con quell'ultimo commento, ridendosela di gusto, facendo
calare il gelo nell'aula semi-distrutta.
"Lo sapeva! Si
è accorto di tutto!" realizzò Togami, ancora
fissando il punto in cui l'orso era svanito, massaggiandosi il collo
per assicurarsi di non avere ferite,
- Ci ha fregati..-
disse invece Owada, articolando il pensiero di tutti (meno Hagakure che
non stava capendo nulla, rimasto del tutto ignorato, rintanato nel suo
angolo), un sottile ma pesante senso di sconfitta ad invadergli il
petto.
- 10 minuti più tardi
-
Dopo aver impilato le
scrivanie e averle spostate lungo le pareti della classe, scoprendo
così alcune sedie che, a causa della forza con cui erano
state scagliate a terra, erano prive di uno o due arti, Owada, Togami e
Hagakure, si accingevano a eseguire gli ordini Monokuma. Come
consigliato dalla stesso orso avevano recuperato alcuni utensili utili
dal ripostiglio, ma se lo sciamano e il motociclista sembravano
pronti a darsi da fare - temendo le probabili ripercussioni che il
disobbedire avrebbe comportato -, Byakuya era tutt'altro che disposto
ad unirsi a loro, seduto in cima ad una scrivania sembrava
più che altro contemplare il caos da cui era circondato, per
nulla propenso a rimettere in ordine.
- Mi spieghi che ci
fai lì appollaiato? - si stizzì con lui Owada,
- Dirigo i lavori -
rispose, mostrando molto più interesse a fissare la parete
che il suo interlocutore,
- Stai imitando
Celestia o fai sul serio? - fu attraversato da una scarica di violenza
cieca il motociclista. La giornata non gli era andata per nulla bene,
con quel mal di testa che sembrava poterlo colpire con le sue fitte
atroci in qualunque momento, la disfatta totale del piano di Kirigiri e
la scoperta che Monokuma si stava giocando di loro erano state le
ciliegine sulla torta. Non sarebbe stato in grado di sopportarlo ancora
a lungo (in più non aveva ancora scoperto come avesse fatto
a fuggire dall'ufficio del preside).
- Se volessi imitare
Celestia direi qualcosa del tipo: "Ho il dovere di non imbrattarmi
l'abito di tutto questo sudiciume" e poi sospirerei affranta ordinando
al primo disgraziato capitatomi a tiro di prepararmi qualcosa di
orrendamente complicato e dal dubbio gusto - per quanti libri leggesse,
Togami doveva in realtà annoiarsi parecchio, per lo meno da
quando erano rinchiusi lì dentro, se era arrivato a
studiarsi l'imitazione dei suoi compagni di sventura.
Da ciò si
poteva però dedurre che era un attento osservatore,
più di quanto sembrasse.
- Whuo! Non credevo
avessi hobby simili Toga! - esclamò difatti Hagakure tra lo
stupito e l'ammirato, era l'unico al momento che si stava dando
realmente da fare e, visto come solitamente era raro vederlo svolgere
un qualsiasi compito, doveva aver preso una strizza terribile se si
impegnava tanto.
- Smettila di fare
l'idiota e muovi il culo! - gli ordinò Owada, sempre
più rabbioso,
- Impossibile, c'erano
sono solo tre scope - obbiettò lui,
- Che cazz..?- non
capì il suo commento,
- Tu hai appena rotto
la tua - gli fece notare, e solo allora il motociclista si accorse che
il manico si era spezzato in due, all'altezza del pugno, l'aveva
stretto troppo, - Purtroppo, adesso non ce ne sono abbastanza per tutti
- Owada cominciò ad avere il vago sospetto che lo avesse
irritato di proposito puntando a quello.
"Giuro che prima o poi
gonfio di pugni la tua faccia da rettile" si ripromise, scuro in volto.
Poi venne il colpo di genio!
- Perché
allora non riordini le carte? - gli propose, il sorriso inferocito di
un cane pronto ad azzannare,
- ..?- si
stupì Togami, tentava ancora di obbligarlo a fare un lavoro
da villici?
- Si, probabilmente
tra queste cartacce sparse per terra ci saranno anche dei documenti
importanti, non possiamo rischiare che vadano persi -
osservò e su quel punto Byakuya non ebbe da obbiettare,
però non capiva perché toccasse a lui sistemarli.
- A raccogliere dei
fogli può riuscirci anche Hagakure - osservò
acidamente, alle volte sembrava proprio un bambino viziato (segno di
una madre troppo premurosa),
- Mi dispiace, ma
né io, né Hagakure "abbiamo l'abilità per
comprendere quali documenti possano rivelarsi utili "-
citò le parole con cui Kirigiri aveva incastrato
l'ereditiere, portandolo a collaborare per il suo piano.
- Tsk... non farci
l'abitudine - lo avvisò Togami, sul volto un'espressione
tutt'altro che contenta, quasi avesse appena avvertito un odore
nauseabondo,
- A cosa?-
- Ad averla sempre
vinta con me - spiegò scendendo dalla sua postazione -
Diciamo che sta volta te lo concedo perché ti devo un favore
- volle specificare, salvando il proprio orgoglio, a cui, per quanto si
fosse ridotto alle dimensioni di una briciola di pane, aveva deciso di
non rinunciarvi.
"Ho appena assistito a
qualcosa di incredibile" osservava intanto in silenzio Hagakure, la
bocca spalancata, la scopa che gli cadeva a terra con un leggero tonfo,
era come se un dodo a cavallo di un dinosauro, trasportato su una
carrozza trainata da unicorni, gli avesse appena attraversato la
strada. Lo sciamano di certo non aveva potuto udire ciò che
l'ereditiere aveva appena sussurrato a Mondo nel passargli affianco, ne
aveva notato cosa gli avesse infilato nella tasca della sua giacca da
capobanda.
-"C'era questa nascosta tra le
carte del preside... Per questo sono riuscito ad uscire"-
gli confidò affidandogli al col tempo l'oggetto in questione,
"Una chiave?" la
osservò di nascosto il motociclista, stingendovi attorno il
pugno sentendone la consistenza fredda e compatta, vi era appeso un
portachiavi a forma di Monokuma, molto sospetto e un poco inquietante.
Dovevano essere
incappati in qualcosa di realmente importante, ma perché
Togami glielo dava? "Probabilmente teme che Monokuma venga a
richiedergliela indietro" comprese incrociando lo sguardo del biondo, il quale, anche se non lo sapeva ancora, più tardi gliel'avrebbe chiesta in dietro in modo di metterla in un posto sicuro sino a quando non avessero deciso cosa farne.
Il loro piano alla
fine non era fallito del tutto.
Intanto, nello stesso
momento ma in parti assai lontane dell'accademia.
Kirigiri affrontava nuovamente Monokuma credendo di essere giunta ad un
punto di svolta nelle proprie indagini, per nulla conscia di essere
incappata in un vicolo cieco creato dalla sua stessa mente.
Naegi rinveniva dal
suo stato comatoso grazie alle cure di Oogami, e un senso di
gratitudine nei confronti della wrestler lo avrebbe accompagnato da
quel momento in poi per tutto il resto della sua vita.
Celestia e Yamada,
com'era loro abitudine, si facevano i fatti loro, del tutto ignari dei
movimenti e delle decisioni compiute dai loro compagni.
E intanto il
Burattinaio rideva, pronto a far calare ancora più
disperazione nell'esistenza delle sue marionette.
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*: Si, sono un fan di
Beelzebub <.<
NDa: SAAAAAAALVE! Sono tornato dal mondo dei morti (si, il mio
compleanno mi deprime un po' <.< ), avevo
già annunciato in precedenza che mi sarei preso una pausa,
ma forse ha fatto male a non specificare di averla semplicemente
rimandata xP ... cmq, spero di riuscir a riprendere regolamente la
pubblicazione di questa FF ^^
NB: In questo capitolo, forse a causa della mole di tempo che ci ho
impiegato a stenderlo (ispirazione e voglia pari, se non inferiori, a 0
), ho disseminato vari indizi... credo di essermi fregato da solo xP,
ma nonostante questo spero che continuerete a seguirmi ^^
bye ^3^/
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