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Autore: Yumeji    25/11/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo VIII


- Presente-
Trovarono il suo corpo a terra, abbandonato sul pavimento della stanza, riverso su un fianco in posizione fetale. Dava le spalle alla porta dalla quale erano entrati e dove ancora sostavano, spiazzati dalla scena a cui stavano assistendo. Mai avrebbero pensato di poterlo trovare in quella stanza e, sopratutto, non in quelle condizioni.
Sottili ferite da taglio gli ricoprivano tutto il corpo, gli stessi abiti che indossa erano stati in buona parte stracciati dalla lama con cui l'avevano colpito, la quale però, per quanto si fossero accaniti su di lui, non sembrava essere penetrata mai troppo affondo nelle sue carni. Quelle pugnalate, prese singolarmente, lo avrebbero ferito, non ucciso. La sua era stata una lunga e terribile agonia, probabilmente perpetrata per ore dal suo aguzzino, il quale doveva aver goduto di una simile tortura, poiché risultava difficile credere che non lo avesse fatto di proposito. Aveva evitato gli organi interni, limitandosi ad imporgli lunghi tagli su ogni centimetro di pelle scoperta.
Difficile era però stabile cosa lo avesse portato a quello stato, se aveva perso l'equilibrio a causa dell'ingente perdita di sangue o se la colpa era il colpo alla testa, perché di certo qualcosa doveva essere stato sbattuto con violenza contro la sua nuca, vista la presenza di sangue anche lì, trai suoi capelli. Il liquido aveva poi cominciato a colare da quella ferita, creando così una spessa maschera di sangue incrostato che gli ricopriva per intero il volto, deformandone - ormai secco - i contorni, abbastanza perché, per un lungo istante, nessuno dei presenti fosse in grado di riconoscerlo.
Pallido ed immobile, non pareva avere più nulla di vivo, del tutto simile ad un cadavere. Se ne avessero toccato la mano, ne erano certi, sarebbe stata gelida e rigida come quella in pietra di una statua.
Teneva ancora un braccio sopra le testa, probabilmente il suo ultimo (disperato) tentativo di fuga; forse per evitarsi di cadere lo aveva sporto in avanti, cercando qualche appiglio cui aggrapparsi per recuperare l’equilibrio. Un gesto che comunque si era rivelato completamente inutile, non era riuscito a salvarlo dalla grinfie del suo aguzzino e che appariva del tutto involontario, probabilmente dettato dal semplice istinto, il quale ancora cercava di salvarlo.
Il corpo continua a reagire, anche quando la mente ha già compreso di non avere speranze.
“Perché diavolo è successo!?!” si chiedeva Owada ancora sulla soglia, lo sguardo sconvolto e confuso, incapace di comprendere simili eventi. Si sentiva sul punto di urlare di frustrazione: come erano arrivati a quel punto!? Cosa cazzo era accaduto?! Perché un finale del genere?!
Si assillava con queste e altre mille domande, non capiva cosa avessero mai potuto sbagliare.
Eppure, secondo Kirigiri, quello che avevano fatto avrebbe dovuto portarli a qualche risposta.
Invece... Erano solo aumentate le domande.


- Qualche tempo prima -
“Come posso distrarre un preside orso meccanico?..  come, Come, COME!!?” veloce Mondo correva lungo il corridoio, aveva appena sbarrato la porta dell’ufficio del preside, sperando che ciò gli avrebbe fatto guadagnare qualche secondo, ma non aveva la benché minima idea di come agire e, di certo, Monokuma non si sarebbe fatto troppi problemi trasformare il proprio braccio in un bazooka (o qualcosa di simile), e spazzare via, in un sol colpo, non solo la soglia, ma l’intero ufficio.
“Merda!.. ho appena ammazzato Togami!” riflette prendendo seriamente in considerazione una simile eventualità, serrò forte la mascella, sempre più teso a causa della pressione, tutto stava andando a rotoli! Ma cosa cavolo aveva combinato Kirigiri? Non erano ancora passati sei minuti quando aveva sentito l’orso avvicinarsi, ne era sicuro, - recentemente Naegi gli aveva regalato un orologio da polso (chissà dove se li procurava tutti quei gingilli che poi distribuiva in giro?), e con quello aveva cronometrato le proprie azioni e quelle di Togami.
Non poteva però perdere tempo a chiedersi cosa fosse andato storto nel piano di Kyouko, doveva inventarsi una maniera per parare il culo alla serpe, - la sua psiche non avrebbe retto il peso di un altro fantasma sulle spalle. Sul momento gli era sembrata un idea geniale, chiudendolo dentro la presidenza gli evitava di essere notato subito da Monokuma, non lo aveva minimamente sfiorato il pensiero che, così facendo, lo bloccava in una stanza completamente priva di vie di fuga.
“È in trappola come un topo!” si sentiva già attanagliato da un leggero senso di colpa, il quale avrebbe probabilmente finito per dissanguarlo se avesse preso spessore.
Non ci poteva far nulla, gli ultimi avvenimenti lo avevano reso un pessimista.
“Pensa, pensa, pensa, pensa, pensa… PENSA!!!” si impose, ma non era facile trovare di punto in bianco un modo per distrarre un orso dalla preda che aveva puntato, doveva creare un caos degno di questo nome per distrarlo dal proprio obbiettivo. Ma questo avrebbe dovuto riuscirgli bene, era o non era il teppista capobanda più temuto del Giappone (gli mancava solo un bimbo nudo sempre appeso alle spalle ed era a posto*)?
Fu in preda all'ansia e con la mente colma di ragionamenti assurdi che, sempre correndo, superò una certa porta di quel piano lasciata appena socchiusa, ma abbastanza per fargli intravedere l'interno.
"Trovato!" fu folgorato da un illuminazione, la quale blocco di colpo la sua corsa facendogli quasi perdere l'equilibrio. "Ho sempre desiderato farlo..." pensava, ghignando divertito nel tornare sui propri passi, fermandosi davanti a quella classe che aveva appena superato, se avesse spalancato del tutto la soglia sarebbe stato impossibile per Monokuma non udirlo. "Non mi risparmierò" si scrocchiò rumorosamente le dita avvertendo un familiare formicolio attraversargli i pugni, era da quando era finito rinchiuso lì dentro che non provava un eccitazione simile, l'adrenalina cominciò a riversarsi in dose massiccia nella sue vene, il suo corpo già si preparava per lo sforzo a cui stava per prestarsi.
- Hola, Owa! Amico, che combini?...- interruppe la sua preparazione mentale Hagakure, spuntando da dietro l'angolo simile a quei cespugli mobili di erba secca che sembravano spuntare ovunque e in qualunque momento (del tutto inutili, ma eternamente presenti). - Ehm... Owa, hai un espressione che fa paura, c-che hai? - cambiò rapidamente espressione facendosi nervoso e tremante, cominciando a sudare sotto quello sguardo viola e quel sorriso minaccioso,
- Sei arrivato giust'in tempo Hagakure, avevo proprio bisogno di un "complice" - non gli fornì alcuna spiegazione Mondo, limitandosi a spingerlo dentro la classe senza troppi complimenti, sordo a qualunque protesta,
- U-UN COMPLICE?!.. E per cosa?! - fu preso dal panico lo sciamano, il quale avvertì un improvvisa urgenza di correre al bagno.


“Io ho… commesso un errore?” confusa Kirigiri si fissava le mani, immobile stava in piedi al centro dell’aula di fisica, posizione da cui non si era mossa da quando Monokuma l’aveva lasciata. Persa nei propri pensieri cercava di trovare il filo logico che l’aveva condotta fino a quel punto, portata a dire certe parole, a compiere determinate azioni, ma ormai esso si era sfilacciato. Rotto a causa dell’usura si era mescolato al resto della matassa, la quale ricreava, in senso metaforico, il tormentato caos che regnava nel animo della ragazza.
“Rianalizza le prove Kyouko. Ricomincia da capo e osserva tutto come se fosse la prima volta, non saltare alle conclusioni e mantieniti fredda, è l’unico modo per comprendere in che punto le tue congetture hanno preso una piega sbagliata e ti hanno allontanato dalla Verità” seppur i suoi ricordi rimanessero per la maggior parte avvolti da una spessa nebbia grigiastra, c’era insegnamenti, lezioni, che Kirigiri non avrebbe potuto scordare.
Ogni qual volta si sentisse persa durante le sue investigazioni, in quel labirinto di misteri, verità grottesche e mezze bugie crudeli - che erano le mura dell’accademia superiore Kibougamine , - le era bastato guardare la punta delle proprie dita per trovare lì una spinta, un’indicazione in grado di portarla sulla strada giusta.
Quel gesto le riportava alla mente le parole di suo nonno, come se i dubbi da cui era attanagliata e il tessuto dei guanti, i quali mai l'abbandonavano, innescassero un meccanismo nel suo cervello capace di superare quella barriera invisibile (quella muraglia insormontabile), che la separava dal proprio passato.
Dal nulla aveva ritrovato suo nonno, nonché maestro, sostituto di un padre fuggito alla propria famiglia, e pian piano, quando ne aveva più bisogno, ne ripescava le dottrine, studi vitali con cui riusciva a incastrare i vari pezzi  -indizi - raccolti, ma era un processo lungo e contorto. La mente spesso le giocava brutti scherzi. Se mai tentava di sforzarla non otteneva nulla, anzi, quelle rare memorie che aveva faticosamente recuperato si facevano via, via più labili, temeva sarebbero scomparse del tutto se avesse continuato.
Quindi al momento, trovandosi di fronte ad un vicolo cieco, non poteva fare altro. Doveva cercare le risposte all’interno di se stessa, sperando forse nell’affiorare di qualche frammento capace di sciogliere il nodo delle sue esitazioni.
In più, neppure se avesse voluto se ne sarebbe potuta andare, Monokuma le aveva intimato di non lasciare l’aula prima del suo ritorno, pena una crudele e contorta punizione a cui difficilmente sarebbe sopravvissuta. Conscia delle veridicità delle sue minacce, e per nulla propensa a morire, Kirigiri si era fatta ubbidiente, ma se il corpo rimaneva completamente statico, quasi pietrificato, tanto da sembrare che trattenesse il respiro, il suo cervello lavorava a mille.
“Devo ricominciare..” rifletté cercando di sopprimere quel senso di inquietudine capace di salirle sul viso e creare una leggera ombra sui suoi tratti. Non era tanto insensibile da non essere preoccupata per il destino di Togami e Owada (anche se del primo provava un certo astio da quando aveva VOLUTAMENTE manomesso un caso - non gliel’aveva ancora perdonata), era stata lei a tirarli dentro a quella faccenda, ed essendo il giudizio e il senso di colpa ciò che distingueva l’essere umano dagli animali, non poteva non sentirsi, almeno un poco, colpevole.
“Sono uomini, se la caveranno!” decise però di chiudere sbrigativamente la faccenda, scacciando in maniera definitiva dalla mente ogni pensiero riguardante quei due. Non sapeva quando Monokuma potesse tornare, probabilmente da un momento all’altro e, nell’istante in cui fosse accaduto, aveva tutta l’intenzioni di intraprendere un’altra discussione con lui. Doveva ricavare più informazioni possibili, ma per farlo aveva bisogno delle domande giuste, le quali si creavano solo forgiando dei capi saldi nelle investigazioni, le così dette “prove inconfutabili”.
Nel silenzio della stanza, interrotto unicamente dal sottile riverbero prodotto dal gigantesco macchinario per il filtraggio dell'aria (sconvolgente quanto silenzioso fosse rispetto alla sua mole), continuava a guardarsi le mani, conosceva ormai a memoria il tessuto che le ricopriva, quei guanti comodi e caldi che l’aiutavano a nascondere le orribili cicatrici da cui erano deturpate. Non rammentava precisamente da quanto tempo li portasse - aveva però riacquistato un vago ricordo dell’incidente -, ma erano divenuti per lei come una seconda pelle, ne possedeva altre due paia identiche.
Per quanto però vi avesse fatto l’abitudine, quei guanti avevano per lei un significato oscuro, come un marchio trasudante vergogna. La loro presenza le serviva da monito, le impedivano di dimenticare il dolore e i rischi a cui si incorreva nel comportarsi da incoscienti, deviando dai lineari percorsi dettati dalla logica e dalle prove, da ogni cosa ritenuta concreta.
Quando, insomma, si decideva di allontanarsi dalla Verità…
Lei una volta l’aveva fatto, e quello era stato il risultato. In realtà, si riteneva fortunata, molti non avevano avuto la possibilità di imparare da un simile errore.
L’inesperienza l’aveva portata ad intraprendere una strada senza uscita, aggrappandosi a dei vaghi e tiepidi sentimenti, intuizioni dettate dal semplice istinto.
Ignorando gli indizi a sua disposizione preferì dare completa fiducia alla persona che aveva di fronte, ad un sospettato, ma esso non ricambiò il favore. La colpì a tradimento, procurandole quelle ustioni che l’avrebbero segnata per l’intera durata della sua vita.
“Tra noi c’è una talpa” concluse infine il suo ragionamento, sollevando finalmente lo sguardo, era questa la risposta a cui era giunta inseguendo la pura e semplice logica. Purtroppo, non si era minimamente accorta che, di nuovo, la mente le aveva fatto un brutto tiro.
Quelle emozioni da sempre celate si presero una rivincita su di lei.
Il suo animo non voleva credere che LUI fosse coinvolto e, seguendo i desideri del cuore (complice l’amnesia da cui era attanagliata), il cervello cancellò ciò che la faceva soffrire. Indizi essenziali furono sepolti in profondità, nei meandri più nascosti della sua psiche, e sarebbero risaliti in superficie solo quando Kirigiri fosse stata sincera con se stessa.
Poche parole scambiate con il Burattinaio e la sua armatura di granito era definitivamente crollata, portandola a perdere la sua naturale arma di difesa.
Comico come qualcuno autodefinitosi: “ricercatore della verità”; si rivelasse un tale bugiardo con se stesso e i propri reali desideri.


- Voi bastardi! Cosa cazzo state combinando?!! - presto la confusione che Hagakure e Owada stavano creando venne udita dall'orso robot, il quale si presentò furente di fronte alla classe da cui provenivano urla isteriche, colpi sordi e imprecazioni tanto colorite da far arrossire uno scaricatore di porto (quale dei due facesse l'una o l'altra cosa è facile intuirlo).
Al giungere del falso preside un silenzio da catacomba calò nella stanza e impagabile fu l'espressione che si dipinse sul volto di Monokuma, il quale per una volta si lasciò attraversare da una naturale e sincera emozione di fronte a quello sfacelo.
Lungo fu il silenzio che seguì, Owada fissava preoccupato l'orso, avvertendo una gocciolina di sudore attraversargli la fronte. Era il momento della resa dei conti, in qualche modo era riuscito a fargli distogliere l'attenzione da Togami, ma ora? Quale punizione gli sarebbe toccata? Con il prolungarsi del suo mutismo cominciò a domandarsi se Monokuma non stesse innescando la bomba che teneva nascosta nello stomaco, intenzionato a farli saltare in aria senza neppure lasciargli il tempo di spiegare.
O forse era rimasto talmente sconvolto da essersi rotto? La paralisi facciale a cui sembrava soggetto, la bocca spalancata in un urlo privo di suono, il colorito tendente al bluastro della sua fronte (come faccia è un mistero), poteva far supporre un guasto tecnico.
 E difatti sembrò essere quest'ultima ipotesi, perché un secondo Monokuma si aggiunse a sostegno del primo,
- Monokuma A! Riprenditi!! - ordinò il robot orso appena arrivato, dando due forti schiaffoni al gemello (se quel colpo lo avesse ricevuto un essere umano, probabilmente la testa gli si sarebbe staccata dal corpo),
- Mo... Monokuma B! - strana fu la reazione di A, il quale da prima fissò l'altro se stesso con un emozione indecifrabile, poiché limitate erano le sue espressioni facciali, per poi rivolgere un'altro sguardo ad Owada.
Il motociclista deglutì a vuoto aspettando la propria condanna,
- ma... ma... - iniziò a balbettare l'orso cominciando a tremare,
"Whaaa! ADESSO ESPLODE!" pensò Hagakure terrorizzato, si era raggomitolato in un angolo, magari sperando di rendersi invisibile, seguendo il motto: "se io non vedo loro, loro non vedono me"; piagnucolando e tirando rumorosamente su con il naso, "Ma perché Owa ha dovuto coinvolgermi?!"
- Ma questi teppistelli hanno distrutto la sala professori! - gridò Monokuma A, indicando i due ragazzi nel parlare con B, mentre un fiotto di lacrime (in realtà acqua), cominciava ad uscirgli dagli occhi con una pressione tale che in pochi secondi aveva già formato una pozzanghera intorno alla sue zampe.
"Ma che..?" fu sul punto di uscire con una delle sue esclamazioni Owada, trattenendosi appena in tempo, non avrebbe mai creduto che Monokuma avrebbe reagito in quel modo, va bene, aveva distrutto vasi, scrivanie, ribaltato sedie e armadi, ma gli sembrava comunque una reazione esagerata (infondo non era ancora  riuscito a staccare la lavagna dal muro). E poi, per la seconda volta in quella giornata, una forte emicrania colpì il motociclista arrivando quasi ad accecarlo per il dolore, si prese la testa fra le mani convinto che gli sarebbe sul serio esplosa, fortunatamente per lui durò solo momento e, com'era arrivato, il dolore svanì. Gli rimase solo un vago senso di rabbia a colmargli il petto, ma non riusciva a indirizzarla, non capiva cosa lo stesse irritando. Qualcosa però non quadrava e una fitta glielo confermò.
- Hanno deturpato le proprietà scolastiche!! - continuava intanto a frignare A, aggrappatosi a B quasi cercasse il suo supporto, ma a B non sembrava più di tanto importare, l'espressione scocciata e infastidita, - Sono imperdonabili, imperdonabili! -
- Non ripeterti, o ti verrà il raffreddore - fu l'unico commento, del tutto disinteressato, che ricevette dalla sua copia.  
- M..ma meritano una punizione!- esclamò A indignato dal comportamento dell'altro, passando da piagnucoloso a furente e istintivamente Mondo fu attraversato da un senso di gelo che gli percorse per intero la spina dorsale, mentre Hagakure non fu in grado di trattenere un gridolino isterico,
- Va bene, e cosa vuoi fare? - replicò Monokuma B incrociando le braccia al petto con fare annoiato, - ... vuoi sbarazzarti di loro? Pensi di usare la lancia Gungnir oppure preferisci farti esplodere? -
- Nononononononononono!! I-io non centro nulla!! E' stata una sua idea! Un'idea di Owada! Io non centro nulla!! - intervenne allora lo sciamano gridando come un forsennato, le lacrime agli occhi e pronto a regalare la propria nonna a quello psicopatico del burattinaio se ciò gli avesse salvato la vita (non era una cattiva persona, ma aveva una vena codarda che lo spingeva a fare cose per le quali, più tardi, si sarebbe pentito).
- Si, è vero. Ho fatto tutto da solo - confermò il motociclista grattandosi dietro la nuca con fare nervoso, non poteva dare torto a Yasuhiro per essersi comportato a quel modo, avendolo coinvolto a forza ignorandone le proteste, ma la facilità con cui lo aveva accusato lo ferì un poco, "Hagakure sei un bastardo" lo fulminò con uno sguardo.
- Potevi tentare di farlo desistere in qualche modo! - replicò Monokuma A,
- E credi che mi avrebbe ascoltato? - biascicò lo sciamano, preso in contro piede,
- Non ci hai nemmeno provato?! - sembrò imbestialirsi ancor di più l'orso robot, mentre Mondo trovava che la situazione si stesse facendo sempre più assurda, perché ora Monokuma se la prendeva con Hagakure?
- Mi prendi in giro..?- nonostante la paura che provava, lo sciamano non riuscì ad evitarsi un velo di ironia nella voce, doveva essere uno scherzo, nessuno poteva credere che fosse possibile far ragionare quella testa calda di Owada quando si metteva in testa qualcosa, era un suicidio! Bhé... forse non proprio, ma si rischiava di provocarlo inavvertitamente, ed essendo un tipo violento si poteva ben immaginare quale reazione avrebbe avuto (in più, lo spettro di ciò che aveva fatto a Fujisaki sarebbe rimasto permanente appiccicato alle sue spalle, come monito a lui stesso e a tutti quelli che gli si fossero avvicinati).
- Per nulla - affermò A, - ... e se non eri in grado di fermalo da solo avresti potuto chiamare l'attenzione di qualcun altro -
- Questo non ha senso! - fu stanco di ascoltarli Mondo, - Senti Monokuma, ho detto che mi assumo io tutta la colpa di questo sfacelo, Hagakure si è semplicemente limitato ad urlare e a piangere come una ragazetta isterica, non ha fatto nulla - ripete cercando di convincerlo a lasciare in pace lo sciamano,
- "Ra-ragazzetta isterica"? - ripete Yasuhiro, sentendosene un poco offeso, lui non urlava come una ragazzina, o almeno non gli sembrava.
- Mi sono stancato Monokuma A... fai quello che vuoi di questi due, ma poi vedi di ripulire - sbuffò B cominciando a trovare noiosa la conversazione, lavandosene completamente le mani lasciando il compito di risolvere la situazione all'altro se stesso, - Io me ne vado - annunciò con le mani appoggiate sui fianchi, per poi scomparire così com'era venuto.
"Ma è servito solo per prendere a schiaffi la sua copia?" si domandò Owada nel vederlo sparire oltre la porta dell'aula, chiedendosi quale fosse stata la sua utilità,
- Uff..- sospirò a sua volta A tenendosi il mento inesistente (avendo la testa tonda come una palla da calcio), con fare pensieroso, sembrava in difficoltà. - Cinquecento...- affermò annuendo fra se e se come se avesse appena risolto tutti i suoi grattacapi,
- C-cinquecento che..? - intervenne nuovamente la voce balbettante di Hagakure,
- Voglio che scriviate un tema di scuse da 500 parole su come non si debba danneggiare le proprietà scolastiche - spiegò facendo di sì con la testa, all'apparenza fiero della propria idea,
- U-un tema..?! - esclamò sempre più perplesso,
- Hagakure, sappiamo tutti che hai l'intelligenza di un volatile, ma non devi ripetere tutto quello che si dice come un pappagallo - lo guardò Monokuma con tutta l'apprensione che riusciva a mostrargli, quasi fosse realmente preoccupato per lui.
- Ma...-
- Aspetta! Come punizione ci voi solo far fare un tema?! - lo interruppe Mondo, sapendo che intanto lo sciamano non sarebbe riuscito ad articolare nulla di sensato,
- No, ovviamente! - negò Monokuma, - Dovrete anche sistemare questo sfacelo... e tu Owa-feccia, non pesare di cavartela così a buon mercato - lo avvisò e il motociclista lo fissò in un misto di nervosismo e confusione, - In più, come punizione, dovrai fare 20 volte il giro della scuola con un tuo compagno (a scelta) sulle spalle -
- ..20 volte? - si ridusse alle medesime esclamazione di Yasuhiro,
- E di corsa, non voglio vederti battere la fiacca! - lo additò facendo la voce grossa, con fare serio e severo.
"Deve avere sul serio un qualche problema tecnico" lo fissarono i due super ultra sempre più sconvolti da quel pazzoide travestito da orso.

"Ma che problemi ha..?" si domandò a sua volta Togami, aveva visto Monokuma uscire dalla sala professori e si era stupito non poco quando, avvicinandosi a sua volta alla soglia, aveva visto un altro orso all'interno dell'aula, il quale era intento a discutere con Owada e Hagakure - quest'ultimo di cui non capiva la presenza. Aveva deciso di non mostrarsi, rimanendo accostato alla porta, l'orecchio teso per capire cosa stesse accadendo, anche se, da quello che intravedeva, poteva intuire quale sfacelo il motociclista avesse provocato.
Sedie e scrivanie erano ribaltate, così come gli armadi colmi di documenti, finiti tutti sul pavimento in un mare di carta scribacchiata, i vasi pieni di fiori (i quali prima si trovarono sopra ad ogni scrivania), erano stati rotti in migliaia di pezzi. "Strano che non abbia staccato la lavagna dal muro" pensò Byakuya continuando ad ascoltarli, stupito dal comportamento di Monokuma, il quale non aveva minacciato nessuno dei due di morte, ma, anzi, sembrava interpretare sin troppo bene il ruolo del preside, arrivando ad imporgli una punizione anche piuttosto blanda (normalmente una sospensione non gliel'avrebbe tolta nessuno, ma ciò avrebbe comportato allontanarli da scuola, e per il Burattinaio sarebbe stato controproducente).
- Anzi..- riprese a parlare Monokuma poco dopo aver annunciato la punizione supplementare di Owada, -... visto che ultimamente state molto tempo assieme, sarà Togami che dovrai scarrozzarti in giro per la scuola - specificò togliendo al motociclista il privilegio di scegliere il compagno con cui condividere la propria punizione, e facendo sussultare allo stesso tempo l'ereditiere, il quale comprese di essere stato scoperto.
Era stato da sciocchi credere, vista l'altissima tecnologica da cui era composto, di aver aggirato i finissimi sensi dell'orso robot.
- Su, vieni - gli ordinò e, con un smorfia di riluttanza, Togami entrò nell'aula,
- Aspetta, com..?- stava per chiedergli Owada, ma bastò un occhiata del biondo per azzittirlo, non era quello il momento di fare domande. Non davanti a Monokuma.
- Vi aiuterà anche lui a ripulire - aggiunse,
- No, un momento... - protestò immediatamente l'ereditiere, per nulla abituato a lavori di fatica e non capendo affatto il motivo per cui avrebbe dovuto abbassarsi a farlo, - ... perché dovrei? - sembrò però aver detto una parola di troppo, poiché il volto di Monokuma, prima divertito, si fece di colpo scuro e furente, ed estrasse gli artigli puntandoli contro Togami.
- Chi è penetrato senza permesso nell'ufficio del preside? - fece con un tono del tutto privo di quella grottesca felicità che lo caratterizzava, la sua era una domanda retorica che non necessitava di risposta e, sul momento, Byakuya non avrebbe comunque trovato voce per dargliela, se si fosse mosso anche solo di un millimetro la sua giugulare sarebbe stata tranciata dalle lame d'acciaio che spuntavano dalla mano tonda dell'orso.
- Allora, hai qualche obiezione?..- ritirò gli artigli quel poco che bastava per permettergli di negare con la testa, il volto dell'ereditiere si era fatto tanto pallido da ricordare il fondotinta di Celestia e un velo di sudore gli ricopriva la fronte, doveva essersi spaventato non poco di fronte all'ennesima prospettiva di morte.
- Bene... Allora, se siamo d'accordo cominciate subito - riprese Monokuma tornando a farsi socievole e allegro, rifoderando le sue armi, - Owa-feccia, Togami, voi sapete già dov'è il ripostiglio delle scope - e li salutò con quell'ultimo commento, ridendosela di gusto, facendo calare il gelo nell'aula semi-distrutta.
"Lo sapeva! Si è accorto di tutto!" realizzò Togami, ancora fissando il punto in cui l'orso era svanito, massaggiandosi il collo per assicurarsi di non avere ferite,
- Ci ha fregati..- disse invece Owada, articolando il pensiero di tutti (meno Hagakure che non stava capendo nulla, rimasto del tutto ignorato, rintanato nel suo angolo), un sottile ma pesante senso di sconfitta ad invadergli il petto.

- 10 minuti più tardi -
Dopo aver impilato le scrivanie e averle spostate lungo le pareti della classe, scoprendo così alcune sedie che, a causa della forza con cui erano state scagliate a terra, erano prive di uno o due arti, Owada, Togami e Hagakure, si accingevano a eseguire gli ordini Monokuma. Come consigliato dalla stesso orso avevano recuperato alcuni utensili utili dal ripostiglio, ma se lo sciamano e il motociclista sembravano pronti a darsi da fare - temendo le probabili ripercussioni che il disobbedire avrebbe comportato -, Byakuya era tutt'altro che disposto ad unirsi a loro, seduto in cima ad una scrivania sembrava più che altro contemplare il caos da cui era circondato, per nulla propenso a rimettere in ordine.
- Mi spieghi che ci fai lì appollaiato? - si stizzì con lui Owada,
- Dirigo i lavori - rispose, mostrando molto più interesse a fissare la parete che il suo interlocutore,
- Stai imitando Celestia o fai sul serio? - fu attraversato da una scarica di violenza cieca il motociclista. La giornata non gli era andata per nulla bene, con quel mal di testa che sembrava poterlo colpire con le sue fitte atroci in qualunque momento, la disfatta totale del piano di Kirigiri e la scoperta che Monokuma si stava giocando di loro erano state le ciliegine sulla torta. Non sarebbe stato in grado di sopportarlo ancora a lungo (in più non aveva ancora scoperto come avesse fatto a fuggire dall'ufficio del preside).
- Se volessi imitare Celestia direi qualcosa del tipo: "Ho il dovere di non imbrattarmi l'abito di tutto questo sudiciume" e poi sospirerei affranta ordinando al primo disgraziato capitatomi a tiro di prepararmi qualcosa di orrendamente complicato e dal dubbio gusto - per quanti libri leggesse, Togami doveva in realtà annoiarsi parecchio, per lo meno da quando erano rinchiusi lì dentro, se era arrivato a studiarsi l'imitazione dei suoi compagni di sventura.
Da ciò si poteva però dedurre che era un attento osservatore, più di quanto sembrasse.
- Whuo! Non credevo avessi hobby simili Toga! - esclamò difatti Hagakure tra lo stupito e l'ammirato, era l'unico al momento che si stava dando realmente da fare e, visto come solitamente era raro vederlo svolgere un qualsiasi compito, doveva aver preso una strizza terribile se si impegnava tanto.
- Smettila di fare l'idiota e muovi il culo! - gli ordinò Owada, sempre più rabbioso,
- Impossibile, c'erano sono solo tre scope - obbiettò lui,
- Che cazz..?- non capì il suo commento,
- Tu hai appena rotto la tua - gli fece notare, e solo allora il motociclista si accorse che il manico si era spezzato in due, all'altezza del pugno, l'aveva stretto troppo, - Purtroppo, adesso non ce ne sono abbastanza per tutti - Owada cominciò ad avere il vago sospetto che lo avesse irritato di proposito puntando a quello.
"Giuro che prima o poi gonfio di pugni la tua faccia da rettile" si ripromise, scuro in volto. Poi venne il colpo di genio!
- Perché allora non riordini le carte? - gli propose, il sorriso inferocito di un cane pronto ad azzannare,
- ..?- si stupì Togami, tentava ancora di obbligarlo a fare un lavoro da villici?
- Si, probabilmente tra queste cartacce sparse per terra ci saranno anche dei documenti importanti, non possiamo rischiare che vadano persi - osservò e su quel punto Byakuya non ebbe da obbiettare, però non capiva perché toccasse a lui sistemarli.
- A raccogliere dei fogli può riuscirci anche Hagakure - osservò acidamente, alle volte sembrava proprio un bambino viziato (segno di una madre troppo premurosa),
- Mi dispiace, ma né io, né Hagakure "abbiamo l'abilità per comprendere quali documenti possano rivelarsi utili "- citò le parole con cui Kirigiri aveva incastrato l'ereditiere, portandolo a collaborare per il suo piano.
- Tsk... non farci l'abitudine - lo avvisò Togami, sul volto un'espressione tutt'altro che contenta, quasi avesse appena avvertito un odore nauseabondo,
- A cosa?-
- Ad averla sempre vinta con me - spiegò scendendo dalla sua postazione - Diciamo che sta volta te lo concedo perché ti devo un favore - volle specificare, salvando il proprio orgoglio, a cui, per quanto si fosse ridotto alle dimensioni di una briciola di pane, aveva deciso di non rinunciarvi.
"Ho appena assistito a qualcosa di incredibile" osservava intanto in silenzio Hagakure, la bocca spalancata, la scopa che gli cadeva a terra con un leggero tonfo, era come se un dodo a cavallo di un dinosauro, trasportato su una carrozza trainata da unicorni, gli avesse appena attraversato la strada. Lo sciamano di certo non aveva potuto udire ciò che l'ereditiere aveva appena sussurrato a Mondo nel passargli affianco, ne aveva notato cosa gli avesse infilato nella tasca della sua giacca da capobanda.
-"C'era questa nascosta tra le carte del preside... Per questo sono riuscito ad uscire"- gli confidò affidandogli al col tempo l'oggetto in questione,
"Una chiave?" la osservò di nascosto il motociclista, stingendovi attorno il pugno sentendone la consistenza fredda e compatta, vi era appeso un portachiavi a forma di Monokuma, molto sospetto e un poco inquietante.
Dovevano essere incappati in qualcosa di realmente importante, ma perché Togami glielo dava? "Probabilmente teme che Monokuma venga a richiedergliela indietro" comprese incrociando lo sguardo del biondo, il quale, anche se non lo sapeva ancora, più tardi gliel'avrebbe chiesta in dietro in modo di metterla in un posto sicuro sino a quando non avessero deciso cosa farne.
Il loro piano alla fine non era fallito del tutto.

Intanto, nello stesso momento ma in parti assai lontane dell'accademia.
Kirigiri affrontava nuovamente Monokuma credendo di essere giunta ad un punto di svolta nelle proprie indagini, per nulla conscia di essere incappata in un vicolo cieco creato dalla sua stessa mente.

Naegi rinveniva dal suo stato comatoso grazie alle cure di Oogami, e un senso di gratitudine nei confronti della wrestler lo avrebbe accompagnato da quel momento in poi per tutto il resto della sua vita.
Celestia e Yamada, com'era loro abitudine, si facevano i fatti loro, del tutto ignari dei movimenti e delle decisioni compiute dai loro compagni.
E intanto il Burattinaio rideva, pronto a far calare ancora più disperazione nell'esistenza delle sue marionette.


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*: Si, sono un fan di Beelzebub <.< 

NDa: SAAAAAAALVE! Sono tornato dal mondo dei morti (si, il mio compleanno mi deprime un po' <.< ),  avevo già annunciato in precedenza che mi sarei preso una pausa, ma forse ha fatto male a non specificare di averla semplicemente rimandata xP ... cmq, spero di riuscir a riprendere regolamente la pubblicazione di questa FF ^^
NB: In questo capitolo, forse a causa della mole di tempo che ci ho impiegato a stenderlo (ispirazione e voglia pari, se non inferiori, a 0 ), ho disseminato vari indizi... credo di essermi fregato da solo xP, ma nonostante questo spero che continuerete a seguirmi ^^
bye ^3^/

  
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