Anime & Manga > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Yumeji    18/10/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
---
Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo VII



- Davvero... tu devi soffrire di qualche problema mentale serio - sentenziò Togami, l'espressione nervosa e seccata, le braccia incrociate al petto,
- Uhm.. Perché dici questo? - nelle ultime ore Owada aveva scoperto la via dello Zen (su suggerimento di Oogami), e si stava impegnando a seguirla, il suo nuovo motto era: alla terza volta massacralo!; l'aveva creato appositamente per quella serpe, ed era così magnanimo da dargli a disposizione ben due frecciatine irritanti in più di quante gliene concedesse all'inizio. "Cambiare il carattere di un bambino viziato è impossibile" era una regola universale, riteneva più facile trovare la pazienza in se stesso per non ridurlo in poltiglia in meno di cinque secondi da che apriva bocca. Doveva cercare la quiete e la pace interiore, sopratutto perché, quella mattina, aveva notato dei capelli sul lavandino del bagno quando si era lavato la faccia..(!) la calvizie precoce era uno dei suoi peggiori incubi.  
- Ti pare normale nascondersi in un ripostiglio, stipati come sardine, solo perché Kirigiri ce l'ha ordinato?!.- sbuffò irritato, probabilmente avrebbe tentato pure un gesto plateale con le mani, se lo spazio glielo avesse permesso,
- Allora devi avere qualche problema pure tu, visto che ci sei finito dentro - osservò, i suoi buoni propositi iniziavano già a cedere, gli prudevano le mani.
- Io sono stato coinvolto contro la mia volontà! -
- Non sembravi tanto restio all'idea poco fa -
- Certo! Prima di sapere quale era il suo piano! -
- Smettila di urlare, sprechi tutta l'aria -
- E tu allora? Occupi tutto la spazio!! -
- Ho più massa muscolare di te, ovvio che occupo più spazio - la reazione che seguì gli fece capire di aver toccato un punto dolente nell'animo dell'alto damerino quattrocchi.
Ultimamente stavano decisamente troppo tempo insieme se era divenuto tanto intuitivo nei suoi confronti.
- Cos'è, un modo sottile per vantarti dei tuoi muscoli razza di pompato? Dimmi, hai mai provato ad allenare quel cervello rinsecchito e atrofizzato che ti ritrovi? - lo attaccò, i nervi scoperti,
- Hai così tanta voglia che ti cambi i connotati braccia a stecchino?.. - minacciò già scrocchiandosi le nocche e digrignando i denti, - Puoi dire di aver mai  sollevato oggetti più pesanti di un libro o di coltello e forchetta? -
-...- il silenzio che segui sbollì momentaneamente la sua ira.
- Che hai?..- gli chiese, cominciava a preoccuparsi, che Togami fosse claustrofobico e stesse avendo un attacco di panico?
- Zitto!.. Ci sto pensando - gli intimò lui, e Owada si pentì di essersi preoccupato per un ingrato simile,
- Scherzi? - replicò, trattenendosi a stento dal ridere,
- Bhé... è una cosa normale! Io sono un membro dell'alta classe sociale (che un tempo si poteva definire aristocrazia), i lavori di fatica vanno lasciati alla plebe -
- Cos'è, dopo Kirigiri fai le imitazione di Celes?.. O forse ti imbarazza di avere la forza fisica di un moscerino? - il suo modo di pensare lo urticava terribilmente, solo perché la sua famiglia aveva qualche zero in più (quasi un infinità a dir il vero), alla fine della cifra del loro conto in banca credeva di poter trattare tutti come dei pezzenti? Di poterli guardare dall'alto in basso quasi fossero solo delle formiche?
- Taci! Il mio cervello è l'unico muscolo che ho intenzione di allenare! La tua testa invece è ormai irrecuperabile - Ciò di cui Byakuya non era a conoscenza era che anche le formiche hanno un loro orgoglio, e insieme sono in grado di abbattere persino un elefante*.
- Senza i miei muscoli non sarei certo diventato il "super ultra motociclista fuorilegge liceale"... - i suoi voti non saranno stati un granché, ma non era entrato alla Kibougamine per nulla. Camminava a testa alta, senza timore di affrontare nessuno, aveva lo stesso diritto di stare tra quelle mura come lo avevano tutti gli altri (peccato solo che "il tutto" fosse iniziato con quella storia di omicidi e processi di classe). Non era un semplice teppista, aveva lavorato sodo per quel titolo e per la propria banda, abbastanza da rendere orgoglioso quel fratello che sempre gli era sembrato irraggiungibile. Prima o poi avrebbe fatto comprendere anche a quell'ottuso di un ereditiere (probabilmente a suon di pugni), che non gli era da meno.
-... e poi, è appunto la mia forza ad essere essenziale in questo piano - gli fece notare, sottolineando quanto la sua presenza fosse necessaria,
- Tsk... Se non ci fossi io tu non sapresti da che parte cominciare - replicò Togami,
- E senza di me tu non potresti cominciare affatto! - basta! Di lui non ne poteva più!
- Ahi! - istintivamente Mondo alzò le mani in alto, non lo aveva ancora toccato con un sol pugno,
- Scusa..! - balbettò imbarazzato,
- I tuoi capelli sono un arma pericolosa, mi hai accecato! - lo accusò il biondo, coprendosi con la mano l'occhio dolente, neppure la protezione degli occhiali poteva nulla contro l'attacco dell'invincibile capigliatura di Owada,
- Sei tu che ti sei mosso troppo -
- Se tu non occupassi cosi tanto spazio! -
- Ricominci?..-

"Posso fidarmi di quei due?" li ascoltava nel mentre Kirigiri, ferma davanti alla porta dello sgabuzzino dove li aveva rinchiusi e, come riusciva a sentirli lei, così poteva farlo chiunque fosse passato di lì in quel momento.
Dovevano cucirsi quelle bocche o il suo piano sarebbe andato in fumo.
- Voi due smettetela di amoreggiare siete indecenti - li avvisò in tono fermo e serio, accostandosi alla soglia e socchiudendola appena per evitare di dover urlare a sua volta,
- Amo..-ché!? - fu l'immediata replica di Togami, il quale aveva finito con l'essere spinto in avanti quando Kirigiri aveva aperto la porta (essendoci schiacciato contro), ritrovandosi addossato ad Owada - la distanza tra loro era praticamente nulla, in più si trovavano in una posizione altamente equivoca. Nella remota possibilità in cui fosse stato qualcun altro a scovarli lì dentro, per quanto Monokuma affermasse che nel caso di un solo cadavere doveva esserci un unico colpevole, avrebbero ridotto tanto male quel povero disgraziato, il cui unico peccato era di averli colti in flagranti, da rendere impossibile capire chi tra loro avesse dato il colpo mortale.
- Scherzavo - affermò la ragazza con quell'espressione piatta, il suo tono aveva però un che di grottesco e inquietante. "Non sembra affatto!" pensarono in contemporanea il motociclista e l'ereditiere, le stranezze di Kirigiri portavano le persone ad avere le medesime reazioni. - Comunque, vedete di azzittirvi, non abbiamo evitato di incrociare gli altri e le telecamere solo per farci scoprire in maniera tanto indecorosa da Monokuma - osservò, e la scelta delle parole sembrava sin troppo azzeccata per non alludere alla posa imbarazzante presa dai due ragazzi a causa della mancanza di spazio.
- Se... se mi fai il favore di chiudere la porta io mi stacco da questo energumeno - la vergogna cominciava a farsi sentire nella voce di Togami, e diventava ben visibile sul volto di Owada, man mano che i secondi passavano ed erano ancora obbligati a quella invasiva vicinanza,
- Devo essere certa che abbiate recepito il mio messaggio. Ricapitoliamo il da farsi...- gli negò il favore Kirigiri e tutto, nella mente dei due, fu di colpo chiaro.
"Si sta vendicando per la storia delle mutandine!!" realizzarono scandalizzati, attraversati da uno shock profondo che ne avrebbe modificato per sempre la psiche.
Una domanda però sorgeva spontanea: l'idea del ripostiglio era nata con l'intento di umiliarli e prendersi la propria rivincita, o era una semplice conseguenza del piano che aveva escogitato?
- Come vi ho spiegato poco fa...- per il loro bene preferirono non indagare e, ancora esterrefatti, ascoltarono il riepilogo datogli da Kirigiri, - ... sarebbe sospettoso se voi cominciaste a girovagare intorno all'ufficio del preside, per questo c'è la necessità che rimaniate nascosti, pur stando nelle immediate vicinanze del nostro obbiettivo. Precedentemente ho controllato questo ripostiglio, essendo una stanza di scarso interesse non è sorvegliato da telecamere, quindi, al momento, la vostra posizione è al sicuro (ma vedete di tacere!) - li fissò a lungo con un'intensità che avrebbe potuto spaccare in due una pietra, in uno sguardo di ammonimento intriso da una sottile minaccia. Non avrebbe ammesso errori, sopratutto se stupidi come i loro inutili battibecchi. Poi, quando fu sicura di aver reso chiaro il concetto, riprese:
- Non si può nulla per evitare gli obbiettivi puntati sulla soglia della presidenza, se però la mia teoria è giusta, una volta che avrò richiamato l'attenzione di Monokuma non dovrete più preoccuparvene... -
- Poco prima di andartene busserai tre volte, da quel momento noi dovremmo attendere 2 minuti prima di uscire. Dopo di che ci recheremo in presidenza, il gorilla qua abbatterà la porta e io penserò a sottrarre i documenti che ci interessano - si aggiunse Togami per dare un svelta a quella spiegazione volutamente lenta e logorroica,
- Quindi, ce la filiamo - concluse Owada, sperando che Kirigiri ritenesse di averli fatti soffrire abbastanza,
- E il tutto dovrà accadere in sei minuti -
- Si, in se... Aspetta! Che? - questa all’ereditiere suonava nuova,
- E' il tempo massimo che vi concedo. Se dovessi trattenere il burattinaio più a lungo correrei il rischio di insospettirlo e questo manderebbe in fumo i nostri piani- spiegò Kyouko mentre il suo sguardo correva per un istante verso il corridoio su cui il ripostiglio si affacciava, che stesse arrivando qualcuno?
-  Non puoi inventarti qualcosa per trattenerlo di più? - sbottò Togami, avvertendo la frustrazione scavargli la gola, scendendogli sino alla bocca dello stomaco,
- Siete uomini, il tempo che vi ho dato è abbastanza per completare i vostri incarichi - anche la ragazza tradiva un certo nervosismo, probabilmente dovuto a ciò che si apprestava a fare, la voce gli uscì di un'ottava più alta dalle labbra.
- Ah... Ma certo! Qualcuno di taciturno come te non è in grado di sostenere una conversazione degna di questo nome - la punzecchiò acidamente, e perché avesse un tale istinto autolesionista non lo aveva ancora capito, forse inconsciamente si incolpava per qualcosa e ciò lo portava a desiderare di essere punito, oppure, nonostante le apparenze, era un semplice idiota. Fatto sta che ormai tardi comprese di aver parlato troppo, più o meno quando lo stipite della porta andò a scontrarsi contro la sua nuca bionda in un tonfo sordo. Il dolore lo accecò per un momento e, se non fosse stato spiaccicato contro Owada, si sarebbe piegato in due dal male.
Nota per il futuro: anche Kirigiri, per quanto non lo sembrasse, era soggetta a divenir preda delle proprie emozioni come ogni ragazza nel pieno della pubertà.
- Avete compreso tutto? - continuò Kyouko come se nulla fosse accaduto, ignorando i lamenti dell'ereditiere.
Prima l'occhio, ora la testa, per una volta Hagakure ci aveva preso nel fargli l'oroscopo - gli aveva predetto una "giornata funesta"-, non che fosse stato lui a chiedergli di dirlo, era solo l'ennesima trovata dello sciamano nel tentativo di spillare dei soldi a qualcuno (ci aveva già provato con Naegi, ma lui era un poveraccio).
- Si...- annuì Mondo, "le donne sono gli avversari più temibili e pericolosi che si possano affrontare, per questo non bisogna mai mettersele contro. Hai capito Bro'?" e a distanza di qualche anno finalmente comprendeva le parole che Daiya gli aveva rivolto nel metterlo in guardia sul gentil sesso.
- Bene - concluse la conversazione per poi ritirarsi, chiudendo dietro di se la porta,
- Brut...!- imprecava intanto Togami tenendosi la testa fra le mani, provando però un leggero sollievo nel ricevere quel poco di spazio in più che gli permetteva di respirare, - ma che le è pr..?!- la voce gli fu però tappata da un gesto di Owada che li fece segno di tacere,
- "parla a bassa voce, non ha dato il segnale, quindi è ancora qui vicino"- gli ricordò e l'ereditiere annuì, abbassando notevolmente il volume delle proprie parole,
- "Ma cosa l'è preso?"- ciò nonostante la rabbia traspariva senza fatica dal suo tono, furente,
- "Non lo so... il suo comportamento però è strano" - osservò Mondo, e un cipiglio di preoccupazione gli creò una leggera ruga sulla fronte,
- "Che hai?"- notò quell'espressione riflessiva, e quindi tanto stonata con la natura dirompente del motociclista,
- "Niente... pensavo che sarebbe meglio tenerla d'occhio" - evitò di incrociare lo sguardo dell'ereditiere, quasi temesse che fosse in grado di carpirne i pensieri semplicemente osservando l'intensità delle sue iridi violacee.
- "Cos'..?"- avrebbe voluto insistere Togami, ma tre colpi alla porta lo distrassero, era il segnale che dava inizio al conto alla rovescia.
2 minuti all'irruzione nell'ufficio del preside.


Non le era mai capitato di non voler sapere.
Non le era mai accaduto di desiderare di poter ignorare la realtà.
Mai si sarebbe aspettata di temere quella verità che, solitamente, tanto agognava.
I passi di Kirigiri producevano un rumore secco e cadenzato all'interno del corridoio, non sembrava esserci nessun altro su quel piano, e questo era un bene, l'intervento di un esterno (per esempio: Hagakure), avrebbe sconquassato i suoi calcoli, sfracellandone i piani. Sarebbero capitolati ad un passo dall'arrivo.
Con il suo cervello freddo e logico Kyouko ripercorreva mentalmente tutte le possibilità, studiando ogni fattore nel minimo particolare, doveva essere pronta. Era tutt'altro che certa dell'affidabilità della sua teoria (ovvero che il Burattinaio non fosse in grado di osservare le telecamere mentre guidava Monokuma), se si fosse sbagliata la crudeltà del loro aguzzino era già ben nota e si sarebbe di certo sbizzarrito, divertendosi un mondo, nel trovare una giusta punizione con cui mettere fine alle loro misere vite.
Si fermò, esitando per un solo istante nel voltare l'angolo che si affacciava alle scale.
Se voleva faceva ancora in tempo a fermare quegli idioti, realizzò, non erano passati neppure venti secondi da quando li aveva lasciati, aveva ancora tutto il tempo per farlo. Per bloccarli.
Non lo fece.
Invece avanzò scendendo gli scalini che la portarono al secondo piano.
Non doveva lasciare che simili insicurezza annebbiassero il suo giudizio, perché era consapevole che quell'ansia che l'attanagliava non era causata solo dalla buona riuscita del piano. Conosceva abbastanza se stessa da rendersene conto: se si trattava di LUI, il suo autocontrollo diveniva instabile; era incapace di mantenersi oggettiva e quelle emozioni, tenute nascoste dietro ad una maschera composta da ragionamenti lineari, prove e sospetti, si riaffacciavano sul suo volto, rendendola una semplice ragazzina.
Una volta l'aveva spiegato a Naegi, non era che lei non avesse paura, semplicemente, era in grado di celarla, soffocarla. Non era un pezzo di ghiaccio, ma era meglio se il suo nemico credeva il contrario.
Se non ha presa a cui afferrarsi nel suo animo, il Burattinaio non poteva né tentarla, né ferirla.
Lo credeva davvero, ma purtroppo il DVD mostratogli dall'orso robot distruggeva una simile certezza.
Li conosceva bene, anche troppo. Era riuscito ad accedere a dati riservati destinati solo...
Era trascorso 1 minuto e 23 secondi, e aveva finalmente raggiunto il suo obbiettivo: il laboratorio di fisica, affianco a quell'enorme macchinario per il filtraggio dell'aria. Aveva cercato di affrettarsi nell'allontanarsi il più possibile dal luogo in cui aveva lasciato Owada e Togami, ma non poteva mettersi a correre o ciò avrebbe potuto allarmare Monokuma.
In quel breve lasso di tempo che si era autoimposta le classi raggiungibili non erano molte, aveva optato per quella non solo perché si trovava al piano sottostante, quindi in un punto abbastanza distante dall'ufficio del preside, ma anche per il curioso aggeggio che trovava posto al suo centro, le dava un buono spunto per una conversazione (forse, in fondo, l'osservazione di Togami non era stata poi così errata).
1 minuto e 53 secondi. Un bel respiro e...
- MONOKUMA! Esci fuori, ho bisogno di parlarti! -
Uppupupupupupupu!
Quasi non aspettasse altro che il suo richiamo, la sua irritante figura gli comparve come dal nulla alle spalle.

Scoccati i due minuti, Owada e Togami si gettarono all'istante nel corridoio, presi da una foga degna dei più testardi maratoneti, ma più che per l'esiguo tempo a loro disposizione, era stata la massiccia esigenza d'ossigeno a scaraventarli fuori da quel minuscolo ripostiglio con una tale rapidità. Una volta preso l'andazzo era però difficile liberarsene e, sempre di corsa, raggiunsero l'entrata dell'ufficio del preside.
Non trovarono nessun orso meccanico ad attenderli, dedussero che Kirigiri stava facendo il suo lavoro e, per il momento, la teoria che gli aveva esposto sembrava confermata.
- Bene... buttala giù - ordinò l'ereditiere nel sistemarsi gli occhiali sulla radice del naso, l'espressione seria e un poco tesa, avvertendone una leggera agitazione nella voce Owada si senti rincuorato, allora non era l'unico sotto pressione.
Insomma, stavano facendo qualcosa di REALMENTE pericoloso, un affronto a quel pazzo che aveva tramuta Asahina in cibo per pesci, Ishimaru in una statua e Leon in un tiro al bersaglio... "Sì, come minimo mi tramuta in burro", si convinse il motociclista mentre, con occhio attento, osservava la soglia che gli si parava davanti. Puntava a diventare un falegname, una volta conseguito il diploma, e una semplice tavola di legno gli suggeriva più di quanto non potesse intuire una qualunque altra persona.
- Che fai sbrigati! - gli intimò Byakuya,
- Ma che ti aspetti, che la abbatta a testate?! - protestò di rimando il motociclista, chinandosi sulla porta, era in quercia, troppo solida e resistente per demolirla con la semplice forza fisica,
- Perché non era questo quello che dovevi fare? -
- Hai mai provato a scavare in un muro con un cucchiaino? -
- Tsk... domanda idiota: ovviamente no..-
- E, allora, perché ti aspetti che lo faccia io? -
Stizzito l'ereditiere voltò la testa dall'altra parte, non trovando una battuta adeguata con cui rispondergli, era la prima volta che Owada vinceva uno scontro verbale contro di lui e, anche se durò per poco, fu orgoglioso di essere riuscito ad azzittirlo.
Era da parecchio che non partecipava ad una scazzottata degna di questo nome e anche una vittoria simile bastava a risollevargli un poco il morale.
- Quindi, le tue intenzioni sarebbero?..- si trovò un momento spaesato il biondo, continuava a non guardarlo direttamente, come se la parete avesse catturato tutto il suo interesse, gli bruciava di non aver avuto la battuta pronta (per quanto insignificante fosse la questione).
- Chi è che fa domande stupide ora? - gli mostrò in risposta, da dietro la spalla destra, il set da scasso che Monokuma aveva gentilmente concesso a ogni membro di sesso maschile della classe,
- Te lo sei portato dietro?!. No, aspe- Sai usarlo!? - si corresse comprendendo di aver raggiunto il suo massimo di domande idiote per quel giorno.
- La mia fedina penale comprende furto con scasso, quindi: sì, ho qualche esperienza a maneggiare questi oggettini - sorrideva, un'espressione divertita in cui probabilmente ricordava i vecchi tempi con la sua banda. L'episodio a cui faceva riferimento risaliva ancora agli anni in cui Daiya era vivo e i Diamond erano appena agli inizi, lui e cinque dei suoi compagni teppisti (Owada maggiore non ne era stato informato per ovvi motivi), erano penetrati nel covo dei loro rivali e l'aveva devastata approfittando della loro assenza. Quella era stata la prima volta in cui Mondo si era destreggiato con le serrature e, in seguito, comprese che l'aver appreso una simile abilità poteva solo andare a suo vantaggio.
Le manette degli sbirri si potevano aprire con un semplice stuzzicadenti di metallo.
- Questo mi stupisce... credevo non facessi molto altro, se non menar pugni - commentò Togami colto alla sprovvista, non se lo aspettava, per la prima volta sembrava persino ammirato nel rivolgergli la parola.
Da quel momento Owada salì di postazione nella sua personale graduatoria, in cui classificava le persone in base alla loro utilità, da "persona buona solo ad usare i muscoli" fu promosso a "tuttofare".
- Quella è la mia attività principale - ammise lui, stringeva tra le labbra un ferro lungo e sottile, mentre intanto maneggiava la serratura con un oggetto molto simile a quello appena descritto, se non leggermente più spesso, e un altro arnese dalla punta seghettata. Si muoveva come un esperto, del tutto concentrato su lavoro che stava compiendo e, forse subendo l'influenza della sua espressione, ovvero, vedendolo tanto impegnato da non volerlo disturbare, Byakuya tacque, osservandolo in silenzio.
Owada non si era ancora fatto un'idea ben chiara sulla serratura che aveva davanti, ma per il momento ringraziò che non fosse anti-scasso come quella delle loro camere da letto e non avesse un'apertura elettronica come gli spogliatoi della piscina. Sperava solo di non doverci perdere troppo tempo, visto il loro limite di 6 minuti, ma qualcosa nel suo cervello gli disse stare tranquillo, che una serratura da quattro soldi come quella la poteva far saltare in meno di 3 minuti.

"Non si preoccupi prof. è un gioco da ragazzi, è una fortuna che sia un amante delle robe vecchie, questa è stata fabbricata nel dopo guerra, si apre con un soffio d'aria" - lo scatto della serratura aveva confermato le sue affermazioni.

Un flash lo accecò per un momento, procurandogli nell'immediato una tremenda emicrania che sembrò promettergli di spaccargli in due il cervello. Da dove veniva fuori un ricordo simile?
Dovette interrompere il lavoro, stringendosi la testa fra le mani, il dolore era atroce! Peggio di quando lo avevano colpito alla fronte con una mazza da baseball, ma quando era accaduto? Strano, per quanto ricordasse l'evento, non ne possedeva alcun ricordo, esattamente come l'immagine che gli aveva appena attraversato gli occhi.
Era lì, di fronte a quella porta, stessa identica posizione e... parlava con qualcuno alle proprie spalle? E cosa gli aveva detto “roba vecchia”, “fabbricata nel dopoguerra”? No, quest’ultima non era certo un informazione sua, di certo doveva avergliela suggerita qualcuno, Ma chi?
- Ohi, Owada, perché ti sei fermato? - la voce di Togami lo riportò alla realtà, facendolo sussultare dalla sorpresa,
- Eh?.. Ah! Niente, adesso la apro - e, come in quel ricordo sconosciuto, lo scatto della serratura diede conferma alle sue parole, - Ecco, vedi? A-perta - esclamò quasi con stupore, avvertendo un brivido percorrerlo lungo la schiena, cosa gli era preso?
- Che ti prende? - lo guardò il biondo sospettoso,
- Nu.. nulla! - l'impeto con cui negò diceva però il contrario, - Piuttosto spicciati, ci sono rimasti meno di 4 minuti. Tocca a te il resto - gli fece segno d'entrare e, di nuovo, Togami lo guardò come se si trattasse di un animale da circo (tipo un orso su un triciclo con in bocca una trombetta e in testa un capellino).
- Come vuoi - spalancò la soglia l'ereditiere alzando le spalle, trovava curioso che Owada non avesse insistito per seguirlo, ma, avendolo osservato da vicino mente maneggiava quei ferri, aveva notato che era stato colpito da qualche malessere. Forse Naegi lo aveva infettato con i suoi germi e, essendo un tipo grande e grosso, non voleva che qualcuno se ne accorgesse.
Byakuya si trovò dunque da solo ad entrare nella presidenza, la quale all'istante fu illuminata, quasi certamente grazie a qualche sensore posto in cima alla porta, dalle luci al neon poste sul soffitto. Un urticante odore di polvere e di chiuso gli invase le narici, doveva essere trascorso molto tempo da quando qualcuno vi era entrato per dare una pulita, ma non era lì per giudicare lo stato di sporcizia della stanza.
Veloce si diresse verso la "postazione ufficiale" del preside. Se aveva imparato qualcosa da suo padre era che, gli uomini da scrivania (come l'aveva talvolta sentito definire i dirigenti di certe compagnie), tendevano a tenere i documenti più importati sempre a portata di mano, così da averli subito a disposizione in caso di fuga o se arrivava il momento di sbarazzarsene.
Il dirigente dell'accademia Kibougamine rientrava quasi certamente in quella categoria di persone, per questo, piuttosto di aprire gli armadi che decoravano le pareti, Togami cercò nella scrivania.  
Non gli fu difficile trovare il doppiofondo del cassetto contenente un plico di documenti, simili per aspetto ai dossier che aveva letto su Genocide Sho qualche giorno prima. Purtroppo, il tempo a sua disposizione stava per scadere, non aveva modo di giudicare la rilevanza di quel che stringeva tra le mani, per sicurezza decise di racimolare tutte quelle scartoffie appena rinvenute e di potarle fuori con se.
Non era una soluzione molto brillante, certo, ma non vedeva alternative con i secondi che lo incalzavano.
Si sarebbe fatto aiutare da Owada a trasportarle.
Uppupupupupupupu!
Bastò una risata fin troppo familiare a paralizzarlo sul posto, quasi il solo udirla l'avesse reso una statua di ghiaccio.
"Non sono passati 6 minuti, abbiamo ancora 30 secondi! Kirigiri, cosa hai com..?" di colpo Togami avvertì il proprio corpo tramutarsi in piombo a causa della pesantezza della figura alle sue spalle.
Avvertiva tutti i muscoli come atrofizzati, congelati a causa di quella presenza.
Non gli riusciva di voltarsi verso la porta. Stava di nuovo sperimentando la paura?
Magari era solo stata una allucinazione uditiva..? No, non doveva raccontarsi storia, Non se l'era immaginata. Era la voce di Monokuma.  
Proveniva proprio da dietro di lui, dalla soglia della presidenza lasciata spalancata, ma, quando ebbe riacquistato abbastanza controllo su di se per girarsi, noto che ora quella porta era chiusa.
"I-impossibile, io l'avevo lasciata aperta" e ricordava perfettamente.
Dall'esterno, Mondo, fiutando il pericolo, aveva agito di conseguenza.
"A..aspetta, non dirmi che..?" un pessimo presentimento invase Byakuya che, incurante di chi si aggirasse nel corridoio, si avvicinò all'uscita e, tirando la maniglia, fece un insolita scoperta "N.. non si apre!"
Owada aveva fatto scattare nuovamente la serratura, una mossa intelligente, la quale aveva impedito al pazzo orso di accorgersi della presenza del biondo  all'interno dell'ufficio, ma che, allo stesso tempo, lo bloccava all'interno della stanza.
"I-io lo uccido quella testa a granoturco, brutto teppista di merd..!" si agitò Togami imprecando silenziosamente tra se e se, il timore di essere udito da Monokuma gli impediva di dare libero sfogo alla sua ira. "E adesso cosa faccio?" fece forza sul proprio autocontrollo, doveva calmarsi, riflettere.
Si trovava ad affrontare una situazione che non aveva minimamente preso in considerazione e non aveva la minima idea di come togliersi d’impiccio. Far scassinare nuovamente la porta al motociclista poteva rivelarsi un problema, se il burattinaio aveva manovrato sin lì l’orso meccanico era perché probabilmente sospettava qualcosa del loro piano. Non sarebbe stato tanto facile distrarlo di nuovo ma, soprattutto, chissà quanto Togami avrebbe dovuto attendere prima che Kirigiri ideasse un altro piano per salvarlo (sempre se fosse stata disposta a farlo, sapeva di non risultarle molto simpatico).
“Un momento!” con uno sguardo trasfigurato dall’orrore Byakuya osservò quell’unica telecamera posta a tenere sotto sorveglianza l’intero ufficio.
Se il tempo di Kirigiri era scaduto, questo significava che ora LUI, aveva riavuto accesso alla telecamere.
Il Burattinaio di certo sapeva che era lì! Impossibile che non lo avesse già scoperto! Ecco il motivo per cui aveva mandato Monokuma a stanarli!
“M-ma se lo sapeva allora perché non è entrato?..” un singulto di paura lo attraversò e per un istante gli mancò di ragionare lucidamente. Come tutti gli esseri viventi temeva per la propria vita e, conoscendo il malsano senso dell’umorismo del loro personale boia, era convito che da un momento all’altro la stanza si sarebbe modifica come accadeva con il cambio di scena a teatro.
I muri scomparsi, i mobili spostati e, al loro posto, il palco sarebbe stato riallestito per la sua personale esecuzione.
Queste erano però solo maligne fantasie dettate dalla mente scossa di Togami, nulla di quello che si immaginò avvenne.
Pareti e arredamento rimasero dov’erano, e non udì più la voce di Monokuma. Si era allontanato.
L’ereditiere trasse un sospiro di sollievo, felice di poter ancora avvertire il battito del proprio cuore nel petto, dal ritmo accelerato a causa dello sforzo a cui l’aveva sottoposto. Si accorse in quell’istante di avere le mani tremanti, tanto da farsi sfuggire alcuni dei documenti che ancora stringeva, e di essere ricoperto da un leggero strato di sudore freddo. “Sono ridicolo” si disse addossandosi con la schiena alla parete mentre si copriva gli occhi con una mano, scoprendoli umidi sotto le dita, e una smorfia di disgusto gli deformò il volto. Non credeva di poter arrivare ad odiarsi sino a quel punto, si sentiva nauseato dalle proprie reazioni, davanti alla prospettiva della propria morte si era ritrovato ad affondarla da codardo inerme.
E pensare che solo due giorni prima sembrava disposto a gettare via la sue esistenza per preservare l’orgoglio dei Togami.
Ora invece non avrebbe saputo dire quale, tra quei comportamenti, fosse il più idiota.
Esausto, quasi avesse affrontato una scalata, l’ereditiere si lascio cadere a terra, seduto sul pavimento, in mezzo a tutti quei fascicoli raccolti durante la sua ricerca, li avrebbe sistemati più tardi, aveva altro su cui riflettere. “Perché Monokuma, se sa dove sono, non viene a stanarmi?” era la domanda a cui aveva l’urgenza di rispondere, “perché ha altro da fare” era la soluzione più ovvia da darsi e, d’altronde, non possedeva alcun indizio su cui basarsi per creare le sue congetture, le quali non poteva certo essere campate per aria (quella era una specialità di Hagakure).
“Cosa può esserci di più importante di punire uno studente che è andato a danneggiare le proprietà scolastiche?” era il secondo quesito, ben più difficile, perché per l’appunto non aveva niente su cui basarsi, “Uhm… probabilmente uno studente che fa qualcosa di ancora più stupido”
-Ooh…- si fece fuggire una leggera esclamazione dalle labbra.
Si poteva supporre che Owada avesse creato un qualche diversivo per allontanare Monokuma, sarebbe stato il genere d’azione da teppista senza cervello che tanto gli si addiceva.
Bene, allora, se fosse stato vero, gli doveva la vita... “Quante altre umiliazioni dovrò sopportare prima di arrivare alla fine di questa storia?” si chiese avvertendo il disagio montargli dallo stomaco e risalirgli alla gola, rendendogli difficile deglutire, una leggera ansia gli invase il petto, sostituendo la paura di poco prima.
“No, non mi sto sentendo in colpa!” sembrò ordinare a se stesso, era impossibile per lui provare un emozione simile. No, no, no! Non si sentiva ASSOLUTAMENTE colpevole di alcun che! Se Owada aveva ben pensato di trovare un modo per far incazzare Monokuma e farsi inseguire, dopo averlo chiuso lì dentro per non farlo scoprire, era stata una scelta sua! Lui non centrava minimamente, anzi, sin dall'inizio non aveva mai voluto collaborare con quello stupido.
Un Togami non poteva permettersi di avere dei rimorsi, soprattutto se riguardavano persone inferiori alla sua stirpe… Byakuya si ricordò solo in quel momento di essere morto come “erede della stirpe Togami”, di fronte a tutti, nell’ultimo processo, e che quindi non doveva più preoccuparsi di come si sarebbe comportato da quel punto in avanti (tanto aveva già perso il suo nome, non aveva altro che Monokuma potesse sottrargli).
- Tsk… la stupidità deve essere contagiosa - parlò alla solitudine della stanza, avvertendo l’impellente bisogno di rompere quell’assordante silenzio.
Perché mai aveva pensato di aver bisogno di un aiuto esterno per uscire?  Doveva pensarci da solo!
Forse, ribaltando l’intero ufficio, avrebbe trovato qualcosa di utile per distruggere la porta che lo bloccava (chissà una chiave, un martello… una motosega), gli andava bene di tutto, gli bastava evadere da lì.

“Poi mollerò un pugno in testa a quella testa di granoturco per la sua ottusità!” si ripromise rialzandosi e, nel farlo, il suo piede andò ad urtare qualcosa sul pavimento che produsse un tintinnio metallico.



---
*Una variante del nostro carta-sasso-forbici è uomo-formica-elefante (di origine cinese): l'uomo calpesta le formiche, le quali riescono ad abbattere l'elefante, che infine schiaccia l'uomo.

Potrei dire che non ho potuto pubblicarlo prima perchè staVo studiando per l'UNI... in realtà giocavo al videogioco di Toradora, scusatemi xP ...
Cmq parlando di questo capitolo (vaneggi vari a parte):
Kirigiri è preoccupata per un motivo che TUTTI voi conoscete;
Owada compiendo nuovamente le medesime azioni ha "sbloccato" un ricordo (si vede che mi sto dando ai Videogiochi);
E Togami sembra aver appena compiuto una scelta importante (ma tornerà il solito se stesso..? Per ME, sempre una serpe rimarrà xD )
NDA particolamente priva di senso, è stata una settimana stancante, spero che il capitolo non vi deludi, fatemi sapere cosa ne pensate (RECENSITE!), Grazie.

P.s: Un saluto speciale a MISS YURI!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Yumeji