Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Capitolo IX
- PRESENTE -
Fu Kirigiri la prima
ad avvicinarsi al corpo, Togami le era subito dietro, non voleva
lasciarsi sfuggire quelle informazioni vitali che, di certo, la ragazza
avrebbe rinvenuto sul cadavere.
Solo Owada non si
mosse, fermo, immobile sulla soglia, un moto di rabbia lo attraversava
mista alla frustrazione, le mani tremanti strette a pugno sino a farsi
divenire le nocche bianche. Non sapeva cosa fare e, come primo istinto,
cercò di scaricare la propria inquietudine su qualcuno,
- Tu sai cosa
significa questo, vero Kirigiri?! Avanti. Spiegamelo! -
l'aggredì verbalmente, il tono duro e iroso mentre rimaneva
sempre sulla porta, non osava compiere un solo passo. Si conosceva, e
dare di matto in un luogo del genere, su una scena del delitto, non
giovava a nessuno se non al colpevole. L'impellente desiderio di
distruggere qualcosa però non si acquietò, per
quanto cercasse di sopprimerlo esso si piantò in
profondità nel petto di Owada, avrebbe dovuto trovare un
qualche oggetto pesante su cui riversare tutta la propria
aggressività ma poteva cercarlo più tardi, non
era quello il momento giusto.
Kyouko non gli
rispose, non subito, ma diede segno di averlo udito fermandosi a
metà strada da dove si trovava il motociclista al punto in
cui stava il cadavere. Gli dava le spalle e sembrava riflettere su
quale fosse la risposta più giusta da dargli, con ogni
probabilità il suo cervello stava valutando tutte le
possibilità. Quasi si trattasse di un concorso a premi in
cui doveva trovare la risposta esatta ad una domanda all'apparenza
irrisolvibile, cercava le parole adatte per non perdere la fiducia di
Mondo, così che fosse ancora disposto ad aiutarla quando ne
avesse avuto bisogno.
Era strano per una
persona diretta come lei esitare tanto, ma aveva compreso che, per
lavorare con qualcuno (al di fuori di Naegi e lei stessa), avrebbe
dovuto sviluppare un po' di tatto, per evitare spiacevoli incidenti.
Trattenne un sospiro,
continuando a riflettere, avrebbe voluto Makoto al suo fianco in quel
momento, quel piccoletto sembrava un esperto nel comprendere l'animo
delle altre persone, la sua sensibilità gli sarebbe tornata
utile nel gestire Owada, il quale era da prendere con le pinze quando
si infuriava. Ma si diede mentalmente della sciocca a quel pensiero e
qualcosa di molto vicino al rammarico le attanagliò il
petto, era impossibile che Naegi gli stesse vicino perché
lui adesso era...
- Kirirgiri! - la
chiamò alla realtà Mondo, impaziente, non voleva
che gli rifilasse qualche scusa o che gli facesse uno di quei giochetti
di cui era tanto pratica durante i processi, desiderava gli dicesse la
verità senza alcun fronzolo o abbellimento. "Stai
nascondendo qualcosa, e lo stai facendo da un po' Kirigiri.." sarebbe
stata la sua prossima frase ma, prima che tornasse ad aprir bocca, fu
finalmente lei a parlare.
- Non c'è
qualcosa di strano..?- commentò voltandosi, incrociandone lo
sguardo, così che le profonde iridi lilla si specchiassero
in occhi del medesimo colore.
La sua era una
domanda, ma ad Owada parve solo un scarso tentativo di cambiare
discorso, pensiero che fece salire il suo livello di nervosismo,
- Kirigiri non
prendermi per...- solo allora si rese conto che la ragazza aveva
ragione, c'era davvero qualcosa a non quadrare, la mancanza di una cosa
per l'esattezza, - N.. non c'è stato nessun annuncio -
esclamò stupito e, guardando il volto di Kyouko,
capì di aver azzeccato il punto.
- Eppure, ogni volta
venga trovato un cadavere (da un minimo di tre persone), Monokuma non
ha mai mancato di annunciarcelo - ricordò facendosi
pensierosa, che fossero caduti in trappola? Forse era stato il
Burattinaio stesso a commettere quell'assassinio, aveva lasciato il
corpo in bella vista in quella stanza, la sala di trasmissione dati,
ben consapevole che ci sarebbero entrati. Se Owada si fosse spostato
dalla soglia questa si sarebbe richiusa bloccandoli lì
dentro, alla mercé di quello psicopatico?
- Forse aveva altro da
fare..?- suppose il motociclista grattandosi la testa, ben poco
convinto della sua stessa idea, esitante nel pronunciarla,
- Imposs...- la
replica di Kyouko fu però interrotta
dall'intervento di Togami, il quale durante la loro discussione aveva
avuto il tempo di avvicinarsi al cadavere.
- Ohi, si è
mosso - li avvertì, non senza una punta di
incredulità nel dirlo, e dopo ciò ogni altra
parola divenne superflua.
Sta volta anche Owada
abbandonò la sua postazione, accorrendo con Kirigiri per
assicurarsi che l'ereditiere non avesse avuto un calo di vista e non
stesse sparando una balla.
- QUALCHE TEMPO PRIMA -
C'era un silenzio
surreale nello spogliatoio del bagno grande, un’aria cupa e
inquietante aleggiava nella stanza. Sembravano trascorsi mesi
dall'ultima volta che vi fosse entrato qualcuno, vista l'atmosfera
desolante e cupa, di totale abbandono, eppure risalivano a soli pochi
giorni prima gli orrori che si erano compiuti giusto poco
più in là, nella camera adiacente, dove stavano
le vasche.
"Ci siamo visti qui
anche stamattina..." ricordò Togami, seduto con le gambe
accavallate sulla panchina nel mezzo dello spogliatoio, le braccia
incrociate al petto, in attesa. Era stato il primo ad arrivare, fatto
assai inconsueto essendo fedele al motto: "l'importanza di una persona si
intuisce dall'ampiezza del suo ritardo"; doveva aver letto
male le lancette dell'orologio se si era presentato con così
largo anticipo (anche se supponeva fossero gli altri due ad essere, in
realtà, in ritardo). Come d'accordo lui, Owada e Kirigiri,
una volta portato a termine il piano, qualunque esito avesse dato a
patto che fossero stati tutti vivi, si sarebbero dovuti incontrare solo
quella sera, poco prima del coprifuoco. C'era la possibilità
che Monokuma agisse in qualche modo prima di quell'orario e non era il
caso di farsi trovare assieme, se fosse accaduto, ciò
avrebbe portato l'orso ad attaccarli uno per volta e, con un po' di
fortuna, l'ultimo tra loro ad incontrare la fine avrebbe ricavato
abbastanza tempo, grazie al linciaggio degli altri due, da riuscire ad
affidare a Naegi le scoperte che avevano fatto. Dovevano solo sperare
che il ragazzo fosse in grado di usufruire delle informazioni che gli
erano state affidate, così da non rendere vana la loro morte.
Aveva qualcosa di
comico vedere come avessero immaginato ogni scenario possibile,
compreso quello più catastrofico, ma non avessero
minimamente preso in considerazione l'ipotesi di non ricavarci nulla,
prevedendo la maniera in cui, difatti, l'operazione era andata. Il
progetto dell'infiltrarsi nella presidenza si era rivelato un quasi
totale buco nell'acqua.
Se Togami non avesse
rinvenuto per caso il passepartout universale del preside il piano si
sarebbe stato un completo spreco di tempo, e forse era proprio quello
il motivo per cui Byakuya si era presentato in orario all'appuntamento.
Era stato per merito
SUO se avevano trovato qualcosa, era LUI che aveva rimediato alla
situazione. Non Kirigiri, non Owada, LUI!
Grazie a quel colpo il
suo ego stava rapidamente riacquistando spessore e si aspettava
realmente di ricevere un qualche tipo ringraziamenti od elogio da parte
dei suoi "compagni" (gli procurava ancora una leggera smorfia
insofferente chiamarli così).
L'attesa dell'arrivo
del motociclista e di Kyouko lo stava però estenuando,
starsene da solo in quel luogo non gli piaceva. Quel mattino, quando si
erano incontrati lì per accordarsi su come agire, non ci
aveva fatto caso o, meglio, aveva volutamente ignorato dove si trovava,
ma ora che era solo, senza nulla a distrarlo, non poteva far a meno di
ricordarlo. Le memorie e le immagini picchiavano prepotenti alla porta
della sua mente, facendogli rivivere avvenimenti per nulla piacevoli,
colmandolo allo stesso tempo di disagio ed inquietudine.
Oltre la soglia alle
sue spalle, in quella sala colma d’acqua, vapore ed
umidità, era stata assassinata la sua stalker personale,
quella piattola vivente, nonché super ultra letterata
liceale Touko Fukawa.
Ora, non che Togami,
il quale poteva vantarsi di aver frequentato le migliori e le
più esclusive scuole del paese, credesse ai fantasmi.
Tutt'altro, era capace di dare una spiegazione perfettamente logica a
simili manifestazioni, la scienza aveva già compreso
dall'inizio del secolo scorso cosa si celasse realmente dietro quelle
visioni, di spiriti o ectoplasmi che fossero. Difatti, uno dei
più noti trattati del periodo che ne smentiva l'esistenza
diceva:
[I fantasmi sono
frutto della fantasia delle persone, essi non esistono fino a quando
non si comincia a credere il contrario, questo perché il
cervello, trovandosi a cercare le prove dell'esistenza di qualcosa
d'inesistente, la crea automaticamente. [...]
In sostanza i fantasmi
e gli spiriti sono creati dall'immaginazione umana, ciò
però non li rende meno temibili di qualcosa di tangibile. Un
esempio a questa affermazione può essere una la persona
messa sotto ipnosi a cui si dice che sta per essere toccata da un ferro
rovente, qualunque oggetto si usi, ecco che, dove è avvenuto
il contatto, si formerà comunque un ustione. Basta quindi che il cervello si
convinca di qualcosa per portare la persona a subire sul proprio fisico
le conseguenza di ciò che la mente crede.]
Il problema di Togami
era di saperne fin troppo sull'argomento!
Abbastanza
perché qualcuno si chiedesse come mai possedesse tali
conoscenze, ma non era una domande a cui al momento l'ereditiere
sarebbe riuscito a rispondere, troppo impegnato ad eliminare dalla
propria mente ogni riferimento a Genocider Sho. Nel tentativo di
esorcizzarne ogni pensiero, simile ad una preghiera o un mantra, aveva
preso a ripetersi mentalmente: "non pensare che qualcuno ti arrivi alle
spalle, non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle... non pensare a
quanto possano far male delle forbici piantate nella trachea"; l'aver
però studiato a fondo il fascicolo dei suoi casi, adesso,
non lo aiutava a non evocare il suo fantasma. Aveva finito con
l'alimentare inconsapevolmente la propria immaginazione.
Si bloccò,
perfettamente conscio di essere ridicolo e chiedendosi quanto potesse
diventare stupido, ma non appena interruppe la propria muta litania, un
tonfo, come di qualcosa che veniva sbattuto contro ad una parete, lo
fece sussultare. Il suono si ripeté una, due, tre volte ad
un intervallo di qualche secondo di distanza tra un colpo e l'altro,
poi, così come era iniziato, il rumore smise del tutto.
L'ereditiere tese
l'orecchio, sperando fosse solo autosuggestione, non si accorse di aver
iniziato a trattenere il fiato. Il suo corpo si era irrigidito, ancora
seduto sulla panchina con le braccia incrociate, le dita impiantate
negli avambracci tanto da causarsi un acuto dolore, ma non era in grado
di allentarne la presa, del tutto paralizzato da un sottile ma
agghiacciante panico. D'improvviso aveva cominciato ad avvertire una
nota di gelo dietro la nuca, quasi qualcuno gli stesse soffiando il suo
fiato gelido sul collo, gli fece venire i brividi procurandogli la
pelle d'oca. Il sangue stava rapidamente defluendo via dal suo viso -
dandogli un colorito pallido - e dal resto del corpo per andare a
rinforzargli le gambe, per renderle pronte allo scatto e ad una
eventuale fuga. Era un meccanismo di difesa del suo corpo, il quale
istintivamente avvertiva in pericolo la propria incolumità.
Quel suono
però non venne più udito da Byakuya, che
automaticamente si vergognò della propria reazione, se Owada
o Kirigiri lo avessero trovato ridotto a quel modo, spaventato come una
lepre inseguita dai cani, sicuramente avrebbero riso di lui
(bhé... Kyouko probabilmente non lo avrebbe dato a vedere,
ma interiormente non si sarebbe trattenuta). Aveva i nervi a fior di
pelle e, per lo meno lo doveva ammettere con se stesso, per quanto
avesse continuato a comportarsi nel suo solito modo acido per il resto
della giornata, in realtà non si era ripreso del tutto
dall'incidente di quel pomeriggio - quando aveva creduto di finir
ucciso da Monokuma. Ne era rimasto terribilmente scosso, abbastanza da
diventare paranoico, temendo la propria ombra e facendo ragionamenti
degni da Hagakure (aveva il timore di essere ammazzato da una propria
fantasia!).
"Mi sto rimbecillendo"
si massaggiò le tempie, stanco come se non dormisse da
giorni, quella era stata una lunga giornata e ancora non ne vedeva la
fine. Forse, se si fosse fatto una lunga dormita, avrebbe scacciato dal
suo animo quella perenne sensazione di inquietudine e angoscia da cui
era assalito ogni qual volta si trovasse da solo. Purtroppo, l'idea di
dormire nella propria camera non l'allettava per nulla... sarebbe stato
da solo, COMPLETAMENTE, e se Monokuma avesse voluto riprendersi il
passpaurt sarebbe venuto da lui a cercarlo. Niente vietava
all'orso-robot di penetrare nella sua stanza come già aveva
fatto con Naegi (il ragazzo gli aveva raccontato come il primo giorno
fosse spuntato dal nulla per spiegargli il mal funzionamento della
porta del suo bagno).
Un'altra serie di
colpi lo prese di sorpresa, distraendolo dai suoi pensieri e facendogli
spalancare lo sguardo, questa volta non a causa della paura. No, ne era
sicuro, non se li era immaginati. Quei rumori li aveva uditi sul serio!
Essi però
non arrivavano dalle sue spalle, dalla sala delle vasche, come prima
aveva creduto ma dall'esterno, dal corridoio, un poco lontano da dove
si trovava.
Verso le camere da
letto.
"Ookay... questo non
ha senso" si disse Togami sbuffando, seccato con se stesso, "Prima ho
quasi un attacco di cuore e vado in iperventilazione dallo spavento, e
adesso l'unica cosa sensata che mi viene in mente di fare è
andare a vedere cos'era quel rumore?.. " si sbatté
con uno schiocco la mano aperta sulla fronte, una smorfia a deformargli
il viso, "Ma un po' di coerenza, no eh?" più scopriva come
fosse Byakuya senza il peso del titolo Togami, più si
trovava un imbecille senza speranze. "Eppure almeno un paio di un film
horror li ho visti anch'io... so esattamente cosa succede al povero
demente che se ne va DA SOLO, a vedere da dove proviene il rumore da
brividi che ha sentito" aveva qualche possibilità di
sopravvivenza solo se si fosse trovato in un episodio di scooby-doo,
c'era però bisogno di qualcuno con l'intelligenza e il
carattere di un cane che gli stesse affianco, chissà se
Naegi era disponibile.
Per tutto il tragitto
dal bagno comune al dormitorio, Togami cercò di tenere la
mente occupata con quei pensieri disconnessi, andando da un argomento
all'altro, ma un messaggio rimaneva costantemente di fondo, un
persistente promemoria a ricordargli che stava facendo una bel e
merita... "Uhmm, come la chiamerebbe quello scaricatore di porto di
Owada?.. Ah sì, cazzata"
ma per quanto lo sapesse, per quanto se lo ripetesse, continuava a
percorrere quella strada.
"Se non mi ammazzano
adesso non lo fanno più" si disse, memore di quella volta in
cui aveva scoperto il motociclista che se ne usciva di soppiatto dallo
spogliatoio femminile della palestra, lasciando dietro di se il corpo
esamine di Fujisaki. Forse si sarebbe trovato davanti ad uno spettacolo
analogo, la stessa tragedia ma interpretata da diversi attori, sta
volta però dubitava che sarebbe intervenuto in qualche modo
(come già aveva fatto), probabilmente neppure volendo
sarebbe stato in grado di inscenare qualcosa, il suo cervello era
impegnato in ben altre macchinazioni.
Alla fine
arrivò ai dormitori, superò senza degnare di
un'occhiata la prima porta alla sua destra, la camera di Kirigiri, per
un momento aveva pensato di suonarle e domandare se sapesse chi o cosa
fosse la causa di quei colpi (o per ricordarle l'appuntamento a cui lo
aveva obbligato a partecipare e a cui non si era presentata), ma
desistette ancor prima di tentare. Non aveva alcuna voglia di chiederle
aiuto, né ne aveva bisogno. Poteva cavarsela benissimo anche
senza quella saputella onnipresente, infondo era stata colpa sua e
della sua incapacità di intrattenere Monokuma se c'era quasi
rimasto secco. Se fosse stata in grado di fare ciò che si
era prefissata, ovvero tenerlo impegnato per sei minuti, forse ora
avrebbero avuto in mano qualcosa oltre a semplice polvere e inutile
cartastraccia.
"Se almeno mi avesse
detto cosa è andato storto..." digrignò i denti
continuando ad avanzare, dimentico che uno dei motivo per cui avevano
deciso di incontrarsi nel bagno comune era appunto per discutere di
cosa fosse accaduto in quei minuti.
Si ritrovò
talmente perso nei suoi ragionamenti che per poco non mancò
di notare quella sagoma scura, rannicchiata su se stessa, appoggiata
alla porta appena affianco a quella della ragazza. "Quella è
la camera di Naegi.." ricordò per poi osservare meglio la
figura seduta sul pavimento, "... e quello è Naegi"
riconobbe immediatamente il ciuffo ribelle che spuntava dalla cima
della sua testa, era qualcosa di così tremendamente ridicolo
da essere difficile da scordare, in più era il suo unico
tratto caratteristico.
- Non che mi
interessi, ma non eri in infermeria? - gli domandò
freddamente, aveva escluso a priori di essere di fronte all'ennesimo
caso di omicidio, per quanto non si fosse mosso, quasi non lo avesse
udito arrivare, Makoto era indubbiamente vivo, ne vedeva le spalle
alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro.
- Uhm... Togami? - con
una voce impastata dal sonno il ragazzo alzò faticosamente
la testa verso di lui, osservandolo con uno sguardo vago, stanco e
languido, lucido dalla febbre,
- Tsk... Oogami non si
stava prendendo cura di te? - insistette, leggermente infastidito,
sembrava che per Naegi il solo comprendere le sue parole fosse uno
sforzo troppo gravoso, di sicuro non sarebbe stato in grado di reagire
se qualcuno, con malevole intenzioni, fosse passato da lì in
quel momento. "Ho sempre pensato che, dopo Fujisaki, fossi la persona
più facile da far fuori, ma stai semplificando troppo le
cose" rifletté attendendo che il ragazzo racimolasse abbastanza parole
per dargli una qualche spiegazione.
- Ho... ho perso la
chiave della mia stanza - disse biascicando un poco la frase, simile ad
un ubriaco che tentava di seguire il filo, apparentemente logico, dei
suoi pensieri, - Sakura è andata a cercarla in infermeria...
non potevo rimanere lì - si interruppe e sembrò
sul punto di addormentarsi, per un istante la sua testa cadde a
ciondoloni, ma andò a sbattere sulle ginocchia, che
stringeva al petto, e ciò lo destò per qualche
momento dal suo torpore.
- Ah, è per
quella stupida regola del "è permesso dormire solo nelle
stanze" - comprese l'ereditiere, ricevendo come conferma un leggero
cenno d'assenso dell'altro, "... in più si parla di una
punizione, nel caso non venga rispettata", - Quindi Oogami ti ha
lasciato qui..? - e istintivamente si guardò attorno, per
accertarsi dell'assenza della wrestler.
- Uhmm...-
annuì Naegi, - prima però ha provato a buttare
giù la porta, ma una nuova regola apparsa nell'elettroiD nel
pomeriggio vi-... vieta di fare un cosa del... del genere -
sbadigliò più volte, ma Togami non ci fece caso,
stupito dalla quella nuova informazione.
"Una nuova regola?.."
riflette, capendo finalmente la natura dei colpi che aveva udito
qualche minuto prima e andando subito a verificare se gli stesse
dicendo il vero, velocemente estrasse il proprio ElettroiD dalla tasca
dei pantaloni e con un leggero senso di soffocamento apprese che le
regole da 12 erano divenute 13. L'ultima era quella che stabiliva, su
decisione esclusiva del preside, la possibilità
dell'aggiunta di altre regole qualora lo ritenesse necessario, la
nuova regola n°12 invece diceva:
E'
assolutamente vietato causare qualunque tipo di daneggiamento al
materiale scolastico, - e con "materiale scolastico" è
inteso ogni oggetto presente all'interno della scuola (comprese porte,
finestre, telecamere, ecc...). Chiunque sia trovato ad infrangere
questo divieto sarà punito di conseguenza.
Togami
deglutì a quel "sarà
punito di conseguenza" aveva come l'impressione che
ciò che aveva subito con Owada, quell'imbarazzante corsa con
lui sulle spalle del motociclista, sballottato da ogni parte della
scuola per una ventina di volte (con Celestia che casualmente si
trovava sul posto con quella ridicola macchina fotografica rosa -
quella di Yamada - con stampati sopra i personaggi degli anime), non
fosse nulla rispetto a quel che si celava dietro a quelle parole, ora
scritte nero su bianco.
Monokuma doveva aver
pensato di modificare il regolamento in risposta allo sfacelo compiuto
da Mondo, visto il modo disperato con cui aveva reagito non c'era nulla
di cui stupirsi, e ciò si sarebbe rivelato presto un
problema. Quella nuova imposizione delimitava ancora di più
il loro campo di manovra, già di per se esiguo, se prima
camminavano sui gusci d'uovo ora era diventato un campo minato, un
singolo errore e nulla li avrebbe più salvati dalla morte.
Se questa volta l'avevano scampata era stata per una dimenticanza del
Burattinaio, la punizione infertagli era stata quell'insulsaggine
poiché non avrebbe potuto agire altrimenti. Non erano stati
uccisi perché la regola che avevano infranto non era ancora
stata scritta.
- Tutto a posto
Togam-i..? Sembri pallido - gli domandò Naegi e l'ereditiere
si sentì patetico,
- Taci! Anche quando
sei malato devi dare inutilmente aria alla bocca?.. Tsk, cosa chiedi
agli altri se tu sei quello messo peggio di tutti? - si
sfogò un poco su di lui senza provare a trattenersi, era
tipico della sua personalità scaricare il proprio malumore
sugli altri. Si stupì di vederlo sorridere, doveva essere
ammattito del tutto,
- Sono felice che tu
stia bene...- e non vi era dubbio che Makoto dicesse il vero,
per quanto poco lucido fosse, nell'ultimo periodo aveva temuto davvero
per l'ereditiere, ma nel vederlo comportarsi normalmente
capì di essere stato uno sciocco a preoccuparsi.
"Non si diventa un Togami se non
si ha la forza per sopravvivere a qualunque costo" gli
aveva detto una volta, o così gli sembrava di ricordare.
- La febbre ti ha
fritto il cervello - fece la sua diagnosi Byakuya, teoria supportata
anche dalle gote rosse e accaldate del più piccolo, un velo
di sudore gli ricopriva la fronte e, solo allora se ne accorse, il suo
corpo era scosso da leggeri tremiti. "Prima di portalo qui Oogami deve
avergli dato una medicina che provoca sonnolenza, probabilmente credeva
di aver tutto il tempo di riaccompagnarlo in camera prima che il
medicinale avesse effetto, ma Naegi ha perso la chiave della propria
stanza e lei è tornata in infermeria per cercarla" dedusse,
chiedendosi poi, subito dopo, da quanto tempo la wrestler si fosse
allontanata e come mai nel venire lì non l'avesse
incrociata. Forse quando era uscito dal bagno comune la ragazza
l'aveva già sorpassato, era trascorso qualche minuto da
quando aveva udito i rumori sospetti a quando aveva deciso di andare a
controllare. - Bhé... tu aspetta il ritorno di Oogami, io ho
altro da fare - si congedò, aveva scoperto l'origine di quei
colpi e, raggiunto l'obbiettivo, non c'era motivo per cui si dovesse
trattenere oltre in compagnia di Naegi.
Non era un buon
samaritano, non si sarebbe preoccupato dell'incolumità
dell'altro, se la wrestler, la quale aveva detto che se ne sarebbe
occupata, aveva deciso di lasciarlo lì, Togami non si
sarebbe intromesso. "Non ho intenzione di raccattare il primo
bastardino con gli occhi tristi che trovo abbandonato sulla strada" si
disse mentre, la sua mente sadica, rievocava un vecchio ricordo,
l'immagine di una cucciolata di meticci lasciati dentro uno scatolone
di fianco all'entrata di un supermercato. Erano sette in tutto.
E sua madre si era
arrabbiata non poco quando aveva portato l'intero scatolone a casa.
"No! Questo non c'entra
nulla! Tutti fanno cavolate da bambini!" ebbe una piccola discussione
con il proprio cervello nel tentativo di azzittirlo.
Non cambiò
idea, com'era già sua intenzionato a fare, fece per
andarsene, ma l'apparizione di un essere pericoloso quanto molesto
cambiò i suoi piani,
- Uppupupupupupupu! Ma
come Togami, hai intenzione di abbandonare qui il tuo amico? - la
risatina irritante di Monokuma gli raggiunse le orecchie, non si
stupì, nel voltarsi, di trovarlo proprio di fianco a Naegi
quando, sino all'istante precedente, di lui non c'era traccia, ormai
aveva fatto il callo alla sue strampalate apparizioni.
- Non mi sembra di
aver mai definito Naegi in quel modo - rispose incrociando le braccia
al petto con il suo solito fare acido e arrogante, un sorrisino da
serpe ad arricciargli le labbra,
- Ooh, quindi non
t'importa se, addormentandosi nel corridoio, Naegi riceva una
punizione? - insistette il robot in tono divertito e infantile,
- ... - sul momento il
biondo non gli rispose, l'immagine di cosa fosse accaduto ad Enoshima,
immediatamente dopo aver trasgredito ad una regola impostagli dal
Burattinaio, gli risalì alla mente accompagnata da un dolore
sordo che lo fece ammutolire.
Monokuma sarebbe
arrivato di nuovo a tanto?
- Pensavo di buttarlo
nell'olio bollente, così mi assicuro di dargli una bella
svegliata - sembrò intuire i suoi pensieri e, per quanto
apparisse scherzoso, Togami era sicuro che non si sarebbe limitato alle
sole parole, aveva tutta l'intenzione di metterle in pratica.
- Tsk...- l'ereditiere
schioccò la lingua, "Dopo questo (sempre se non lo fa
già), Kirigiri mi odierà di sicuro"
pensò, dicendosi che era la volta buona per finire ucciso
dalle sue mani inguantate, ed essendo lei, per il 90%, il motivo della
risoluzione di ogni caso (il restante 9% era suo, 0,8% di Naegi e lo
0,2% del colpevole di turno), aveva il 100% di possibilità
di farla franca.
- Perché mi
hai chiesto di vederti... da solo? -la domanda di Owada era del tutto
logica, visto che lui e Kirigiri si sarebbero incontrati nuovamente
solo qualche ora più tardi.
Era rimasto un po'
interdetto quando, incontrata la ragazza nel punto da lei indicato
(davanti all'ingresso ermeticamente chiuso dalla massiccia porta in
metallo), lo aveva condotto dentro al bagno maschile del pian terreno,
interiormente il motociclista si era detto: "No, anche lei
è..."; ricordando la verità che gli aveva
confidato Fujisaki il giorno in cui l'aveva ucciso, ma i suoi timore
vennero presto cancellati quando Kyouko gli mostrò la stanza
segreta dietro la parete del piccolo sgabuzzino in fondo alla stanza.
Sul momento Mondo dovette trattenere un sospiro di sollievo, il quale
fu rapidamente sostituito dallo stupore,
- Ma che
è..?- aveva esclamato, "certo che è davvero
scrupolosa nelle sue ricerche per entrare anche qui!",
- L'ho scoperto per un
caso fortuito - tralasciò sbrigativamente le spiegazioni
Kirigiri, spingendolo ad entrare, senza troppi complimenti, in quella
minuscola stanza semibuia ed impolverata. Una larga libreria occupava
la parete opposta alla soglia, ed era colma di documenti e libri, di
fronte ad essa stava poi una scrivania con sedia annessa, e una sola
misera lampadina - spenta, forse fulminata - pendeva dal soffitto.
- Fammi indovinare:
sei inciampata nel secchio, sei caduta in avanti e grazie a questo hai
scoperto che la parete è mobile - provò a
scherzare Mondo, avvertiva tensione nell'aria, come un cane che
percepisce l'adrenalina presente nel sangue, cercava di smorzarla in
qualche modo, ma Kirigiri non lo aiutava per nulla nell'intento, anzi,
il silenzio con cui gli rispose gli fece supporre di aver indovinato.
Il motociclista
tossì un paio di volte avvertendo il viso accendersi, per un
qualche motivo, d'imbarazzo, la questione si faceva seria: -
Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? -
riuscì infine a chiedergli prima che fosse lei a prendere le
redini della discussione.
- Owada, sei tu la
talpa - ma era tipico di Kirigiri ignorare le domande altrui quando era
lei ad avere qualcosa da dire.
- Eh..?- fu sul punto
di replicare il motociclista quando la parete alle sue spalle
cominciò a chiudersi, da prima ci fu un sibilo, seguito
subito dopo da un tonfo sordo che portò nella piccola stanza
la più completa oscurità. Mondo si
sentì in trappola. "Sembra il posto perfetto dove commettere
un omicidio..." un pensiero terribile, al quanto surreale gli
attraversò la mente, "... d’altronde nessuno
verrebbe qui a cercare un cadavere, il passaggio segreto è
troppo ben mimetizzato perché qualcuno lo noti" nelle
tenebre Owada cercò la figura di Kirigiri, la sentiva
muoversi attraverso la camera, gli sembrò che si fosse
accostata alla parete, ma non ne poteva esserne sicuro, i suoi occhi
non si erano ancora abituati al buio.
- A-aspetta un
momento...- la voce di lei sta volta lo raggiunse da sinistra e il
ragazzo dovette constatare che senza l'uso della vista non era
minimamente in grado di seguire decentemente gli spostamenti di una
persona, credeva che Kyouko gli stesse ancora di fronte, non immaginava
gli si fosse avvicinata.
- Qualche problema..?-
chiese titubante, gli era sembrato vagamente di udire il singulto di
qualcuno che urtava uno spigolo appuntito con il gomito, "anche
Kirigiri è umana" ne ebbe la prova, nemmeno i suoi occhi
sembravano capaci di vedere al buio.
- N..-non trovo
l'interruttore, eppure era qui - disse, sta volta la voce sembrava
provenire da un punto vicino al pavimento e, con ogni
probabilità, quello che avvertiva nel suo tono era
imbarazzo. Owada riconobbe quel sentimento, per quanto solitamente
possedesse l'empatia di un masso, poiché era così
raro per lei mostrare una qualsiasi emozione che bastava la minima
sfumatura nell'intonazione delle parole per percepirne il cambiamento.
- Ti aiuto - si
propose nel tentativo di toglierla d'impiccio, più tempo
trascorrevano al buio più gli sembrava che l'umore di Kyouko
peggiorasse.
Dopo tre lunghissimi
minuti di ricerca, le dita di Mondo urtarono, vicino alla parte del
muro che nascondeva l'ingresso, ciò di cui avevano bisogno e
presto i loro occhi furono momentaneamente accecati da una ben pallida
luce, la quale però, dopo aver abituato i loro sguardi alle
tenebre, sembrò potente quanto il segnale di un faro.
- Bene..- disse
Kirigiri, appoggiandosi con una mano alla scrivania e sistemandosi un
lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio per darsi un tono, cercando
di ricomporsi, ma sarebbe stato difficile per la sua figura, sempre
tanto impassibile e fiera, riprendersi agli occhi di Owada, per quel
giorno almeno. - Dicevo: sei tu la talpa, Owada - ripete, evitandosi
però la scena del detective che addita impunemente il
colpevole, un cliché troppo umiliante per entrambi,
sopratutto per chi era già stato accusato, e a buon ragione,
una volta.
- Kirigiri... sei
strana, sicura di stare bene? - era sul punto di negare tutto, di
proclamare la propria innocenza, ma sarebbe suonato ridicolo da parte
sua, piuttosto, provò ad indagare su
ciò che turbava la ragazza, perché
doveva esserci qualcosa a minare la padronanza che aveva di se stessa
se arrivava ad accusarlo in maniera tanto plateale.
Le investigazioni di
Kyouko non si concludevano mai con un'avvincente proclamazione di
colpevolezza (quello era il compito di Naegi), lei non sembrava amare
le accuse dirette, preferiva i sotterfugi, le mezze verità e
le zone d'ombra, Kirigiri raccoglieva le prove, preparava i pezzi
d'assemblare e poi, nel momento del processo, lasciava dietro di se un
percorso di briciole di pane in modo che qualcun altro, seguendole,
giungesse alle sue medesime conclusioni.
- Che scelta banale
per cambiare discorso - osservò lei, l'espressione
illeggibile, in quel momento sembrava la stessa di sempre, ma bastava
possedere quel minimo di cervello per ragionare per capire che qualcosa
non andava.
- Sì, ti
darei anche ragione. Se non fosse che tu ti stai veramente comportando
in maniera assurda! - Mondo l'aveva compreso, ma le sue
capacità finivano lì, non era in grado di
interrogare qualcuno dalle tempra fredde e lucide come Kirigiri, e
trattandosi di un ragazza partiva già svantaggiato. -
Andiamo, io una TALPA!? Mi stai prendendo in giro?! Cazzo, ti devo
forse ricordare che, se non fosse stato per Ishi, io avrei subito la
punizione e sarei morto?!! Credi davvero che Monokuma avrebbe fatto
questo ad un suo alleato!? - gli bruciava, le sue parole gli bruciavano
terribilmente, non l'accusa in se, quanto che fosse lei a
rivolgergliela. Chi era che accompagnava Naegi quando aveva cercato
forzatamente di farlo uscire dalla sua stanza? Chi era che aveva
approfittato del momento per dargli dell'idiota e quindi escluderlo
come possibile nuovo omicida? E, ancora, chi aveva cominciato a
sfruttarlo come un cane una volta che aveva deciso di aiutarli a
trovare una via di fuga?
L'incapacità
di Kirigiri di avere fiducia negli altri era dolorosa e faceva sembrare
menzogna ogni sforzo compiuto da Owada,
- Dubito che, anche
subendo la punizione, tu saresti morto - commentò, pronta a
dare le proprie spiegazioni, ad intavolare le prove che aveva
raccolto, - Le esecuzioni di Monokuma sono talmente grandiose
e pacchiane da rendere fin troppo facile la creazione di un piccolo
stratagemma per far credere qualcosa che non è...-
- Non ti seguo -
stringeva denti e i pugni il motociclista,
- Una nuvola di fumo,
una botola, un'esplosione. Si crede che il colpevole sia stato
incenerito e invece è sano e salvo in compagnia del
Burattinaio... Penso che tu e Monokuma abbiate semplicemente
approfittato dell'opportunità offertavi da Ishimaru per
darti modo di gironzolare tra noi ancora per qualche tempo -
- Mi stai prendendo in
giro..?- la voce di Mondo aveva preso un intonazione grave, spaventosa,
le sue spalle tremavano, un impellente bisogno di violenza gli
attraversò i muscoli e il muro al suo fianco gli parve il
punto perfetto dove sfogare tale impulso. Il rumore del pugno del
motociclista che si scagliava contro la parete ebbe la terribile colpa
di ricordargli il suono del cranio del piccoletto quando l'aveva
colpito con il manubrio da palestra. Per un istante quel suono
riempì l'aria, nessuno dei due aprì bocca,
sembrava che Kirigiri non dovesse aggiungere altro oppure,
più semplicemente, si aspettava toccasse a Owada parlare,
per concedergli una qualche spiegazione o provasse a difendersi. Dopo
una scenata simile il minimo era lasciarlo sfogare, così
avrebbe potuto comprendere se stesse recitando, magari si sarebbe
tradito come era già accaduto.
- Dimmi, a parte
sparare balle, hai qualche prova concreta per accusarmi o credi di
farmi confessare con uno dei tuoi imbrogli? - con una mano si
coprì gli occhi, dei fastidiosi pallini scuri avevano preso
a macchiargli la retina a causa della luce improvvisa di poco prima, in
più tentava di scacciare il ricordo del cadavere di
Fujisaki, credeva che, attraverso lo sguardo, Kirigiri potesse intuirne
i pensieri e far leva sulle sue colpe per farlo capitolare (se si
trattava di trovare il colpevole non aveva né
pietà, né esitazioni).
- Io non intendo
imbrogliarti, se non sei tu la Talpa basta negarlo - mentiva, non
sapeva come, ma riuscì a capirlo,
- Ah, come se bastasse
a convincerti! - esclamò iroso, perdendo quell'apparente
calma che si costringeva a tenere. Non aveva abbastanza autocontrollo
per affrontarla, se ci fosse stato qualcun'altro al posto suo, forse...
forse sarebbe stato in grado di capire cosa le stesse accadendo. Ma
lì dentro c'era solo lui, il meno indicato a svolgere un
ruolo simile, e chissà se non fosse proprio a causa di
quella sua mancanza se Kirigiri gli aveva affibbiato nuovamente la
parte del "cattivo" (l'appellativo con cui Monokuma era solito
rivolgersi all'omicida). - Non ho modo di dimostrami innocente, mentre
sicuramente tu ti stai tenendo qualche prova schiacciante nascosta
nella fodera del guanto...- c'era dell'ironia nelle sue parole, gridava
senza essere più capace di contenersi, - E poi,
riflettici, perché IO, il super ultra motociclista
fuorilegge, il teppista scalmanato di turno, dovrei allearmi con il
Preside di una scuola che non ho nemmeno ancora frequentato?! Non ti
sembriamo troppo improbabili come accoppiata?.. Andiamo, quando m- la
sfuriata di Owada fu però interrotte dal violento impeto di
cinque dita sbattute contro la scrivania,
- Il Preside non
centra nulla con questa storia! - lo zittì Kirigiri,
gridando presa dall'impeto della propria esclamazione. - E se il
preside non c'entra allora significa che qualcun'altro ha preso il
controllo della scuola! Un gruppo sovversivo, terroristico, quindi tu
divieni il più indicato ad allearti con qualcuno che
è contro le autorità! - gli sbatté in
faccia le proprie teorie, rivelando un temperamento tutt'altro che
calmo e controllato, anche lei sembrava aver accumulato una certa dose
di stress, il quale era esploso tutto d'un colpo.
- Ti rendi conto che
quello che stai dicendo sembra la trama strampalata di un film di serie
B? - obbiettò Mondo incredulo, per un qualche effetto
misterioso, vedere qualcun'altro che si arrabbiava l'aveva fatto
automaticamente calmare,
- Lo so perfettamente,
eppure è così... deve essere così! -
protestò Kirigiri, il volto che le diveniva rosso dal troppo
urlare, non era abituata ad una simile attività e stava
rapidamente perdendo fermezza e fiato, - LUI... Lui non può
aver fatto questo! - affermò passando a chiamare il Preside
dal suo titolo a un semplice LUI, segno che la cosa la prendeva sul
personale, questo però Owada non lo intuì e
rimase esterrefatto a vederla dare di matto, come una qualsiasi liceale
in una situazione disperata.
- Kirigiri, tu conosci
il Preside..?- suppose, e comprese di aver colto nel segno quando lei
lo fissò confusa, come nel rendersi conto troppo tardi di
aver commesso un errore,
- Que...questo non
c'entra nulla con le mie investigazioni - ben misero fu il suo
tentativo di riprendere il controllo, "a me sembra tutto il
contrario.." pensò scettico il motociclista nell'osservarla,
era obbiettiva come lo era lui quando l'argomento di conversazione era
suo fratello Daiya, ovvero per nulla.
Fortunatamente,
pensare a Owada maggiore lo mise sulla buona strada,
- Cos'è uno
zio..? Un cugino? - doveva essere un parente, o forse un amico di
famiglia, c'erano pochi casi in cui una persona se la poteva prendere
tanto nel udire parlar male di qualcuno. Eliminando a priori, a causa
dell'età avanzata del Preside (sulla quarantina), che
Kirigiri avesse una cotta per lui - e conoscendo il tipo dubitava che
tale sentimento avrebbe potuto coinvolgerla al punto da annebbiare le
sue capacità analitiche - e, per lo stesso motivo, che i due
avessero un qualche legame di amicizia. Rimaneva un'unica soluzione
plausibile a quel dilemma: era una questione di famiglia.
- E' mio padre...-
rivelò con un estrema facilità lei, l'unica
motivazione per cui non l'aveva ancora detto era perché
qualcuno avrebbe potuto crederla sua complice, ma ormai si era convinta
della sua totale estraneità ai fatti, quindi non aveva
più senso nasconderlo, -... ma non l'ho mai considerato come
un genitore, quindi questa parentela non influenza per nulla il mio
giudizio - e il fatto che insistesse tanto nel negare un qualsiasi
coinvolgimento sentimentale in quella storia sembrava affermare
esattamente l'opposto.
- Bene, dimostramelo -
la sfidò Owada, non aveva dimenticato le accuse che aveva
avanzato contro di lui, voleva quindi una dimostrazione delle sue
convinzioni, se avesse delle prove concrete a confermare i
fatti, -.. dimostrami che il Preside non centra nulla con la nostra
incarcerazione qui dentro e io comincerò a credere alla tua
teoria del gruppo terroristico - si fece più chiaro,
incrociando le braccia al petto in attesa della sua risposta, sapeva di
aver detto qualcosa per nulla da se, ma se Togami era in grado di
imitare Celestia e Kirigiri, allora lui poteva fingersi una persona
seria e controllata.
Da questo momento sarebbe toccato ad Owada investigare sul caso
Kirigiri Kyouko, perché era innegabile che qualcosa le
fosse accaduto... e visto le scarse capacità deduttive del motociclista,
non si presupponeva un lavoro facile.
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Ookay, ho dato di matto, come è accaduto con Togami ora
anche Kirigiri è ai ferri corti (ripeto: sto dando di matto), ma non
vi preoccupate, per il prossimo processo le sue attività
neurologiche si saranno ristabilite... so che quest'ultima parte non
è molto chiara, ma è voluta (più che
altro per questione di spazio), delle spiegazioni più
precise ci saranno nel prossimo capitolo, in cui si svelerà
l'identità del "cadavere" (doveva essere in questo, ma una
parola tira l'altra e sono già dieci pagine xP )
p.s: word mi è partito, quindi, anche se ho controllato con
il microscopio, ci saranno parecchi errori che mi sono sfuggiti, sorry
e continuate a seguirmi ^3^/
bye
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