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Autore: Yumeji    13/12/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo IX


- PRESENTE -

Fu Kirigiri la prima ad avvicinarsi al corpo, Togami le era subito dietro, non voleva lasciarsi sfuggire quelle informazioni vitali che, di certo, la ragazza avrebbe rinvenuto sul cadavere.
Solo Owada non si mosse, fermo, immobile sulla soglia, un moto di rabbia lo attraversava mista alla frustrazione, le mani tremanti strette a pugno sino a farsi divenire le nocche bianche. Non sapeva cosa fare e, come primo istinto, cercò di scaricare la propria inquietudine su qualcuno,
- Tu sai cosa significa questo, vero Kirigiri?! Avanti. Spiegamelo! - l'aggredì verbalmente, il tono duro e iroso mentre rimaneva sempre sulla porta, non osava compiere un solo passo. Si conosceva, e dare di matto in un luogo del genere, su una scena del delitto, non giovava a nessuno se non al colpevole. L'impellente desiderio di distruggere qualcosa però non si acquietò, per quanto cercasse di sopprimerlo esso si piantò in profondità nel petto di Owada, avrebbe dovuto trovare un qualche oggetto pesante su cui riversare tutta la propria aggressività ma poteva cercarlo più tardi, non era quello il momento giusto.
Kyouko non gli rispose, non subito, ma diede segno di averlo udito fermandosi a metà strada da dove si trovava il motociclista al punto in cui stava il cadavere. Gli dava le spalle e sembrava riflettere su quale fosse la risposta più giusta da dargli, con ogni probabilità il suo cervello stava valutando tutte le possibilità. Quasi si trattasse di un concorso a premi in cui doveva trovare la risposta esatta ad una domanda all'apparenza irrisolvibile, cercava le parole adatte per non perdere la fiducia di Mondo, così che fosse ancora disposto ad aiutarla quando ne avesse avuto bisogno.
Era strano per una persona diretta come lei esitare tanto, ma aveva compreso che, per lavorare con qualcuno (al di fuori di Naegi e lei stessa), avrebbe dovuto sviluppare un po' di tatto, per evitare spiacevoli incidenti.
Trattenne un sospiro, continuando a riflettere, avrebbe voluto Makoto al suo fianco in quel momento, quel piccoletto sembrava un esperto nel comprendere l'animo delle altre persone, la sua sensibilità gli sarebbe tornata utile nel gestire Owada, il quale era da prendere con le pinze quando si infuriava. Ma si diede mentalmente della sciocca a quel pensiero e qualcosa di molto vicino al rammarico le attanagliò il petto, era impossibile che Naegi gli stesse vicino perché lui adesso era...
- Kirirgiri! - la chiamò alla realtà Mondo, impaziente, non voleva che gli rifilasse qualche scusa o che gli facesse uno di quei giochetti di cui era tanto pratica durante i processi, desiderava gli dicesse la verità senza alcun fronzolo o abbellimento. "Stai nascondendo qualcosa, e lo stai facendo da un po' Kirigiri.." sarebbe stata la sua prossima frase ma, prima che tornasse ad aprir bocca, fu finalmente lei a parlare.
- Non c'è qualcosa di strano..?- commentò voltandosi, incrociandone lo sguardo, così che le profonde iridi lilla si specchiassero in occhi del medesimo colore.
La sua era una domanda, ma ad Owada parve solo un scarso tentativo di cambiare discorso, pensiero che fece salire il suo livello di nervosismo,
- Kirigiri non prendermi per...- solo allora si rese conto che la ragazza aveva ragione, c'era davvero qualcosa a non quadrare, la mancanza di una cosa per l'esattezza, - N.. non c'è stato nessun annuncio - esclamò stupito e, guardando il volto di Kyouko, capì di aver azzeccato il punto.
- Eppure, ogni volta venga trovato un cadavere (da un minimo di tre persone), Monokuma non ha mai mancato di annunciarcelo - ricordò facendosi pensierosa, che fossero caduti in trappola? Forse era stato il Burattinaio stesso a commettere quell'assassinio, aveva lasciato il corpo in bella vista in quella stanza, la sala di trasmissione dati, ben consapevole che ci sarebbero entrati. Se Owada si fosse spostato dalla soglia questa si sarebbe richiusa bloccandoli lì dentro, alla mercé di quello psicopatico?
- Forse aveva altro da fare..?- suppose il motociclista grattandosi la testa, ben poco convinto della sua stessa idea, esitante nel pronunciarla,
- Imposs...- la replica di Kyouko fu però interrotta dall'intervento di Togami, il quale durante la loro discussione aveva avuto il tempo di avvicinarsi al cadavere.
- Ohi, si è mosso - li avvertì, non senza una punta di incredulità nel dirlo, e dopo ciò ogni altra parola divenne superflua.
Sta volta anche Owada abbandonò la sua postazione, accorrendo con Kirigiri per assicurarsi che l'ereditiere non avesse avuto un calo di vista e non stesse sparando una balla.


- QUALCHE TEMPO PRIMA -
C'era un silenzio surreale nello spogliatoio del bagno grande, un’aria cupa e inquietante aleggiava nella stanza. Sembravano trascorsi mesi dall'ultima volta che vi fosse entrato qualcuno, vista l'atmosfera desolante e cupa, di totale abbandono, eppure risalivano a soli pochi giorni prima gli orrori che si erano compiuti giusto poco più in là, nella camera adiacente, dove stavano le vasche.
"Ci siamo visti qui anche stamattina..." ricordò Togami, seduto con le gambe accavallate sulla panchina nel mezzo dello spogliatoio, le braccia incrociate al petto, in attesa. Era stato il primo ad arrivare, fatto assai inconsueto essendo fedele al motto: "l'importanza di una persona si intuisce dall'ampiezza del suo ritardo"; doveva aver letto male le lancette dell'orologio se si era presentato con così largo anticipo (anche se supponeva fossero gli altri due ad essere, in realtà, in ritardo). Come d'accordo lui, Owada e Kirigiri, una volta portato a termine il piano, qualunque esito avesse dato a patto che fossero stati tutti vivi, si sarebbero dovuti incontrare solo quella sera, poco prima del coprifuoco. C'era la possibilità che Monokuma agisse in qualche modo prima di quell'orario e non era il caso di farsi trovare assieme, se fosse accaduto, ciò avrebbe portato l'orso ad attaccarli uno per volta e, con un po' di fortuna, l'ultimo tra loro ad incontrare la fine avrebbe ricavato abbastanza tempo, grazie al linciaggio degli altri due, da riuscire ad affidare a Naegi le scoperte che avevano fatto. Dovevano solo sperare che il ragazzo fosse in grado di usufruire delle informazioni che gli erano state affidate, così da non rendere vana la loro morte.
Aveva qualcosa di comico vedere come avessero immaginato ogni scenario possibile, compreso quello più catastrofico, ma non avessero minimamente preso in considerazione l'ipotesi di non ricavarci nulla, prevedendo la maniera in cui, difatti, l'operazione era andata. Il progetto dell'infiltrarsi nella presidenza si era rivelato un quasi totale buco nell'acqua.
Se Togami non avesse rinvenuto per caso il passepartout universale del preside il piano si sarebbe stato un completo spreco di tempo, e forse era proprio quello il motivo per cui Byakuya si era presentato in orario all'appuntamento.
Era stato per merito SUO se avevano trovato qualcosa, era LUI che aveva rimediato alla situazione. Non Kirigiri, non Owada, LUI!
Grazie a quel colpo il suo ego stava rapidamente riacquistando spessore e si aspettava realmente di ricevere un qualche tipo ringraziamenti od elogio da parte dei suoi "compagni" (gli procurava ancora una leggera smorfia insofferente chiamarli così).
L'attesa dell'arrivo del motociclista e di Kyouko lo stava però estenuando, starsene da solo in quel luogo non gli piaceva. Quel mattino, quando si erano incontrati lì per accordarsi su come agire, non ci aveva fatto caso o, meglio, aveva volutamente ignorato dove si trovava, ma ora che era solo, senza nulla a distrarlo, non poteva far a meno di ricordarlo. Le memorie e le immagini picchiavano prepotenti alla porta della sua mente, facendogli rivivere avvenimenti per nulla piacevoli, colmandolo allo stesso tempo di disagio ed inquietudine.
Oltre la soglia alle sue spalle, in quella sala colma d’acqua, vapore ed umidità, era stata assassinata la sua stalker personale, quella piattola vivente, nonché super ultra letterata liceale Touko Fukawa.
Ora, non che Togami, il quale poteva vantarsi di aver frequentato le migliori e le più esclusive scuole del paese, credesse ai fantasmi. Tutt'altro, era capace di dare una spiegazione perfettamente logica a simili manifestazioni, la scienza aveva già compreso dall'inizio del secolo scorso cosa si celasse realmente dietro quelle visioni, di spiriti o ectoplasmi che fossero. Difatti, uno dei più noti trattati del periodo che ne smentiva l'esistenza diceva:

[I fantasmi sono frutto della fantasia delle persone, essi non esistono fino a quando non si comincia a credere il contrario, questo perché il cervello, trovandosi a cercare le prove dell'esistenza di qualcosa d'inesistente, la crea automaticamente. [...]
In sostanza i fantasmi e gli spiriti sono creati dall'immaginazione umana, ciò però non li rende meno temibili di qualcosa di tangibile. Un esempio a questa affermazione può essere una la persona messa sotto ipnosi a cui si dice che sta per essere toccata da un ferro rovente, qualunque oggetto si usi, ecco che, dove è avvenuto il contatto, si formerà comunque un ustione. Basta quindi che il cervello si convinca di qualcosa per portare la persona a subire sul proprio fisico le conseguenza di ciò che la mente crede.]

Il problema di Togami era di saperne fin troppo sull'argomento!
Abbastanza perché qualcuno si chiedesse come mai possedesse tali conoscenze, ma non era una domande a cui al momento l'ereditiere sarebbe riuscito a rispondere, troppo impegnato ad eliminare dalla propria mente ogni riferimento a Genocider Sho. Nel tentativo di esorcizzarne ogni pensiero, simile ad una preghiera o un mantra, aveva preso a ripetersi mentalmente: "non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle, non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle... non pensare a quanto possano far male delle forbici piantate nella trachea"; l'aver però studiato a fondo il fascicolo dei suoi casi, adesso, non lo aiutava a non evocare il suo fantasma. Aveva finito con l'alimentare inconsapevolmente la propria immaginazione.
Si bloccò, perfettamente conscio di essere ridicolo e chiedendosi quanto potesse diventare stupido, ma non appena interruppe la propria muta litania, un tonfo, come di qualcosa che veniva sbattuto contro ad una parete, lo fece sussultare. Il suono si ripeté una, due, tre volte ad un intervallo di qualche secondo di distanza tra un colpo e l'altro, poi, così come era iniziato, il rumore smise del tutto.
L'ereditiere tese l'orecchio, sperando fosse solo autosuggestione, non si accorse di aver iniziato a trattenere il fiato. Il suo corpo si era irrigidito, ancora seduto sulla panchina con le braccia incrociate, le dita impiantate negli avambracci tanto da causarsi un acuto dolore, ma non era in grado di allentarne la presa, del tutto paralizzato da un sottile ma agghiacciante panico. D'improvviso aveva cominciato ad avvertire una nota di gelo dietro la nuca, quasi qualcuno gli stesse soffiando il suo fiato gelido sul collo, gli fece venire i brividi procurandogli la pelle d'oca. Il sangue stava rapidamente defluendo via dal suo viso - dandogli un colorito pallido - e dal resto del corpo per andare a rinforzargli le gambe, per renderle pronte allo scatto e ad una eventuale fuga. Era un meccanismo di difesa del suo corpo, il quale istintivamente avvertiva in pericolo la propria incolumità.
Quel suono però non venne più udito da Byakuya, che automaticamente si vergognò della propria reazione, se Owada o Kirigiri lo avessero trovato ridotto a quel modo, spaventato come una lepre inseguita dai cani, sicuramente avrebbero riso di lui (bhé... Kyouko probabilmente non lo avrebbe dato a vedere, ma interiormente non si sarebbe trattenuta). Aveva i nervi a fior di pelle e, per lo meno lo doveva ammettere con se stesso, per quanto avesse continuato a comportarsi nel suo solito modo acido per il resto della giornata, in realtà non si era ripreso del tutto dall'incidente di quel pomeriggio - quando aveva creduto di finir ucciso da Monokuma. Ne era rimasto terribilmente scosso, abbastanza da diventare paranoico, temendo la propria ombra e facendo ragionamenti degni da Hagakure (aveva il timore di essere ammazzato da una propria fantasia!).
"Mi sto rimbecillendo" si massaggiò le tempie, stanco come se non dormisse da giorni, quella era stata una lunga giornata e ancora non ne vedeva la fine. Forse, se si fosse fatto una lunga dormita, avrebbe scacciato dal suo animo quella perenne sensazione di inquietudine e angoscia da cui era assalito ogni qual volta si trovasse da solo. Purtroppo, l'idea di dormire nella propria camera non l'allettava per nulla... sarebbe stato da solo, COMPLETAMENTE, e se Monokuma avesse voluto riprendersi il passpaurt sarebbe venuto da lui a cercarlo. Niente vietava all'orso-robot di penetrare nella sua stanza come già aveva fatto con Naegi (il ragazzo gli aveva raccontato come il primo giorno fosse spuntato dal nulla per spiegargli il mal funzionamento della porta del suo bagno).
Un'altra serie di colpi lo prese di sorpresa, distraendolo dai suoi pensieri e facendogli spalancare lo sguardo, questa volta non a causa della paura. No, ne era sicuro, non se li era immaginati. Quei rumori li aveva uditi sul serio!
Essi però non arrivavano dalle sue spalle, dalla sala delle vasche, come prima aveva creduto ma dall'esterno, dal corridoio, un poco lontano da dove si trovava.
Verso le camere da letto.


"Ookay... questo non ha senso" si disse Togami sbuffando, seccato con se stesso, "Prima ho quasi un attacco di cuore e vado in iperventilazione dallo spavento, e adesso l'unica cosa sensata che mi viene in mente di fare è andare a vedere cos'era quel rumore?.. " si sbatté con uno schiocco la mano aperta sulla fronte, una smorfia a deformargli il viso, "Ma un po' di coerenza, no eh?" più scopriva come fosse Byakuya senza il peso del titolo Togami, più si trovava un imbecille senza speranze. "Eppure almeno un paio di un film horror li ho visti anch'io... so esattamente cosa succede al povero demente che se ne va DA SOLO, a vedere da dove proviene il rumore da brividi che ha sentito" aveva qualche possibilità di sopravvivenza solo se si fosse trovato in un episodio di scooby-doo, c'era però bisogno di qualcuno con l'intelligenza e il carattere di un cane che gli stesse affianco, chissà se Naegi era disponibile.
Per tutto il tragitto dal bagno comune al dormitorio, Togami cercò di tenere la mente occupata con quei pensieri disconnessi, andando da un argomento all'altro, ma un messaggio rimaneva costantemente di fondo, un persistente promemoria a ricordargli che stava facendo una bel e merita... "Uhmm, come la chiamerebbe quello scaricatore di porto di Owada?.. Ah sì, cazzata" ma per quanto lo sapesse, per quanto se lo ripetesse, continuava a percorrere quella strada.
"Se non mi ammazzano adesso non lo fanno più" si disse, memore di quella volta in cui aveva scoperto il motociclista che se ne usciva di soppiatto dallo spogliatoio femminile della palestra, lasciando dietro di se il corpo esamine di Fujisaki. Forse si sarebbe trovato davanti ad uno spettacolo analogo, la stessa tragedia ma interpretata da diversi attori, sta volta però dubitava che sarebbe intervenuto in qualche modo (come già aveva fatto), probabilmente neppure volendo sarebbe stato in grado di inscenare qualcosa, il suo cervello era impegnato in ben altre macchinazioni.
Alla fine arrivò ai dormitori, superò senza degnare di un'occhiata la prima porta alla sua destra, la camera di Kirigiri, per un momento aveva pensato di suonarle e domandare se sapesse chi o cosa fosse la causa di quei colpi (o per ricordarle l'appuntamento a cui lo aveva obbligato a partecipare e a cui non si era presentata), ma desistette ancor prima di tentare. Non aveva alcuna voglia di chiederle aiuto, né ne aveva bisogno. Poteva cavarsela benissimo anche senza quella saputella onnipresente, infondo era stata colpa sua e della sua incapacità di intrattenere Monokuma se c'era quasi rimasto secco. Se fosse stata in grado di fare ciò che si era prefissata, ovvero tenerlo impegnato per sei minuti, forse ora avrebbero avuto in mano qualcosa oltre a semplice polvere e inutile cartastraccia.
"Se almeno mi avesse detto cosa è andato storto..." digrignò i denti continuando ad avanzare, dimentico che uno dei motivo per cui avevano deciso di incontrarsi nel bagno comune era appunto per discutere di cosa fosse accaduto in quei minuti.
Si ritrovò talmente perso nei suoi ragionamenti che per poco non mancò di notare quella sagoma scura, rannicchiata su se stessa, appoggiata alla porta appena affianco a quella della ragazza. "Quella è la camera di Naegi.." ricordò per poi osservare meglio la figura seduta sul pavimento, "... e quello è Naegi" riconobbe immediatamente il ciuffo ribelle che spuntava dalla cima della sua testa, era qualcosa di così tremendamente ridicolo da essere difficile da scordare, in più era il suo unico tratto caratteristico.
- Non che mi interessi, ma non eri in infermeria? - gli domandò freddamente, aveva escluso a priori di essere di fronte all'ennesimo caso di omicidio, per quanto non si fosse mosso, quasi non lo avesse udito arrivare, Makoto era indubbiamente vivo, ne vedeva le spalle alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro.
- Uhm... Togami? - con una voce impastata dal sonno il ragazzo alzò faticosamente la testa verso di lui, osservandolo con uno sguardo vago, stanco e languido, lucido dalla febbre,
- Tsk... Oogami non si stava prendendo cura di te? - insistette, leggermente infastidito, sembrava che per Naegi il solo comprendere le sue parole fosse uno sforzo troppo gravoso, di sicuro non sarebbe stato in grado di reagire se qualcuno, con malevole intenzioni, fosse passato da lì in quel momento. "Ho sempre pensato che, dopo Fujisaki, fossi la persona più facile da far fuori, ma stai semplificando troppo le cose" rifletté attendendo che il ragazzo racimolasse abbastanza parole per dargli una qualche spiegazione.
- Ho... ho perso la chiave della mia stanza - disse biascicando un poco la frase, simile ad un ubriaco che tentava di seguire il filo, apparentemente logico, dei suoi pensieri, - Sakura è andata a cercarla in infermeria... non potevo rimanere lì - si interruppe e sembrò sul punto di addormentarsi, per un istante la sua testa cadde a ciondoloni, ma andò a sbattere sulle ginocchia, che stringeva al petto, e ciò lo destò per qualche momento dal suo torpore.
- Ah, è per quella stupida regola del "è permesso dormire solo nelle stanze" - comprese l'ereditiere, ricevendo come conferma un leggero cenno d'assenso dell'altro, "... in più si parla di una punizione, nel caso non venga rispettata", - Quindi Oogami ti ha lasciato qui..? - e istintivamente si guardò attorno, per accertarsi dell'assenza della wrestler.
- Uhmm...- annuì Naegi, - prima però ha provato a buttare giù la porta, ma una nuova regola apparsa nell'elettroiD nel pomeriggio vi-... vieta di fare un cosa del... del genere - sbadigliò più volte, ma Togami non ci fece caso, stupito dalla quella nuova informazione.
"Una nuova regola?.." riflette, capendo finalmente la natura dei colpi che aveva udito qualche minuto prima e andando subito a verificare se gli stesse dicendo il vero, velocemente estrasse il proprio ElettroiD dalla tasca dei pantaloni e con un leggero senso di soffocamento apprese che le regole da 12 erano divenute 13. L'ultima era quella che stabiliva, su decisione esclusiva del preside, la possibilità dell'aggiunta di altre regole qualora lo ritenesse necessario, la nuova regola n°12 invece diceva:
E' assolutamente vietato causare qualunque tipo di daneggiamento al materiale scolastico, - e con "materiale scolastico" è inteso ogni oggetto presente all'interno della scuola (comprese porte, finestre, telecamere, ecc...). Chiunque sia trovato ad infrangere questo divieto sarà punito di conseguenza.
Togami deglutì a quel "sarà punito di conseguenza" aveva come l'impressione che ciò che aveva subito con Owada, quell'imbarazzante corsa con lui sulle spalle del motociclista, sballottato da ogni parte della scuola per una ventina di volte (con Celestia che casualmente si trovava sul posto con quella ridicola macchina fotografica rosa - quella di Yamada - con stampati sopra i personaggi degli anime), non fosse nulla rispetto a quel che si celava dietro a quelle parole, ora scritte nero su bianco.
Monokuma doveva aver pensato di modificare il regolamento in risposta allo sfacelo compiuto da Mondo, visto il modo disperato con cui aveva reagito non c'era nulla di cui stupirsi, e ciò si sarebbe rivelato presto un problema. Quella nuova imposizione delimitava ancora di più il loro campo di manovra, già di per se esiguo, se prima camminavano sui gusci d'uovo ora era diventato un campo minato, un singolo errore e nulla li avrebbe più salvati dalla morte. Se questa volta l'avevano scampata era stata per una dimenticanza del Burattinaio, la punizione infertagli era stata quell'insulsaggine poiché non avrebbe potuto agire altrimenti. Non erano stati uccisi perché la regola che avevano infranto non era ancora stata scritta.
- Tutto a posto Togam-i..? Sembri pallido - gli domandò Naegi e l'ereditiere si sentì patetico,
- Taci! Anche quando sei malato devi dare inutilmente aria alla bocca?.. Tsk, cosa chiedi agli altri se tu sei quello messo peggio di tutti? - si sfogò un poco su di lui senza provare a trattenersi, era tipico della sua personalità scaricare il proprio malumore sugli altri. Si stupì di vederlo sorridere, doveva essere ammattito del tutto,
- Sono felice che tu stia bene...- e non vi era  dubbio che Makoto dicesse il vero, per quanto poco lucido fosse, nell'ultimo periodo aveva temuto davvero per l'ereditiere, ma nel vederlo comportarsi normalmente capì di essere stato uno sciocco a preoccuparsi.
"Non si diventa un Togami se non si ha la forza per sopravvivere a qualunque costo" gli aveva detto una volta, o così gli sembrava di ricordare.  
- La febbre ti ha fritto il cervello - fece la sua diagnosi Byakuya, teoria supportata anche dalle gote rosse e accaldate del più piccolo, un velo di sudore gli ricopriva la fronte e, solo allora se ne accorse, il suo corpo era scosso da leggeri tremiti. "Prima di portalo qui Oogami deve avergli dato una medicina che provoca sonnolenza, probabilmente credeva di aver tutto il tempo di riaccompagnarlo in camera prima che il medicinale avesse effetto, ma Naegi ha perso la chiave della propria stanza e lei è tornata in infermeria per cercarla" dedusse, chiedendosi poi, subito dopo, da quanto tempo la wrestler si fosse allontanata e come mai nel venire lì non l'avesse incrociata. Forse quando era uscito dal bagno comune la ragazza l'aveva già sorpassato, era trascorso qualche minuto da quando aveva udito i rumori sospetti a quando aveva deciso di andare a controllare. - Bhé... tu aspetta il ritorno di Oogami, io ho altro da fare - si congedò, aveva scoperto l'origine di quei colpi e, raggiunto l'obbiettivo, non c'era motivo per cui si dovesse trattenere oltre in compagnia di Naegi.
Non era un buon samaritano, non si sarebbe preoccupato dell'incolumità dell'altro, se la wrestler, la quale aveva detto che se ne sarebbe occupata, aveva deciso di lasciarlo lì, Togami non si sarebbe intromesso. "Non ho intenzione di raccattare il primo bastardino con gli occhi tristi che trovo abbandonato sulla strada" si disse mentre, la sua mente sadica, rievocava un vecchio ricordo, l'immagine di una cucciolata di meticci lasciati dentro uno scatolone di fianco all'entrata di un supermercato. Erano sette in tutto.
E sua madre si era arrabbiata non poco quando aveva portato l'intero scatolone a casa.
"No! Questo non c'entra nulla! Tutti fanno cavolate da bambini!" ebbe una piccola discussione con il proprio cervello nel tentativo di azzittirlo.
Non cambiò idea, com'era già sua intenzionato a fare, fece per andarsene, ma l'apparizione di un essere pericoloso quanto molesto cambiò i suoi piani,
- Uppupupupupupupu! Ma come Togami, hai intenzione di abbandonare qui il tuo amico? - la risatina irritante di Monokuma gli raggiunse le orecchie, non si stupì, nel voltarsi, di trovarlo proprio di fianco a Naegi quando, sino all'istante precedente, di lui non c'era traccia, ormai aveva fatto il callo alla sue strampalate apparizioni.
- Non mi sembra di aver mai definito Naegi in quel modo - rispose incrociando le braccia al petto con il suo solito fare acido e arrogante, un sorrisino da serpe ad arricciargli le labbra,
- Ooh, quindi non t'importa se, addormentandosi nel corridoio, Naegi riceva una punizione? - insistette il robot in tono divertito e infantile,
- ... - sul momento il biondo non gli rispose, l'immagine di cosa fosse accaduto ad Enoshima, immediatamente dopo aver trasgredito ad una regola impostagli dal Burattinaio, gli risalì alla mente accompagnata da un dolore sordo che lo fece ammutolire.
Monokuma sarebbe arrivato di nuovo a tanto?
- Pensavo di buttarlo nell'olio bollente, così mi assicuro di dargli una bella svegliata - sembrò intuire i suoi pensieri e, per quanto apparisse scherzoso, Togami era sicuro che non si sarebbe limitato alle sole parole, aveva tutta l'intenzione di metterle in pratica.
- Tsk...- l'ereditiere schioccò la lingua, "Dopo questo (sempre se non lo fa già), Kirigiri mi odierà di sicuro" pensò, dicendosi che era la volta buona per finire ucciso dalle sue mani inguantate, ed essendo lei, per il 90%, il motivo della risoluzione di ogni caso (il restante 9% era suo, 0,8% di Naegi e lo 0,2% del colpevole di turno), aveva il 100% di possibilità di farla franca.



- Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? -la domanda di Owada era del tutto logica, visto che lui e Kirigiri si sarebbero incontrati nuovamente solo qualche ora più tardi.
Era rimasto un po' interdetto quando, incontrata la ragazza nel punto da lei indicato (davanti all'ingresso ermeticamente chiuso dalla massiccia porta in metallo), lo aveva condotto dentro al bagno maschile del pian terreno, interiormente il motociclista si era detto: "No, anche lei è..."; ricordando la verità che gli aveva confidato Fujisaki il giorno in cui l'aveva ucciso, ma i suoi timore vennero presto cancellati quando Kyouko gli mostrò la stanza segreta dietro la parete del piccolo sgabuzzino in fondo alla stanza. Sul momento Mondo dovette trattenere un sospiro di sollievo, il quale fu rapidamente sostituito dallo stupore,
- Ma che è..?- aveva esclamato, "certo che è davvero scrupolosa nelle sue ricerche per entrare anche qui!",
- L'ho scoperto per un caso fortuito - tralasciò sbrigativamente le spiegazioni Kirigiri, spingendolo ad entrare, senza troppi complimenti, in quella minuscola stanza semibuia ed impolverata. Una larga libreria occupava la parete opposta alla soglia, ed era colma di documenti e libri, di fronte ad essa stava poi una scrivania con sedia annessa, e una sola misera lampadina - spenta, forse fulminata - pendeva dal soffitto.
- Fammi indovinare: sei inciampata nel secchio, sei caduta in avanti e grazie a questo hai scoperto che la parete è mobile - provò a scherzare Mondo, avvertiva tensione nell'aria, come un cane che percepisce l'adrenalina presente nel sangue, cercava di smorzarla in qualche modo, ma Kirigiri non lo aiutava per nulla nell'intento, anzi, il silenzio con cui gli rispose gli fece supporre di aver indovinato.
Il motociclista tossì un paio di volte avvertendo il viso accendersi, per un qualche motivo, d'imbarazzo, la questione si faceva seria: - Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? - riuscì infine a chiedergli prima che fosse lei a prendere le redini della discussione.
- Owada, sei tu la talpa - ma era tipico di Kirigiri ignorare le domande altrui quando era lei ad avere qualcosa da dire.
- Eh..?- fu sul punto di replicare il motociclista quando la parete alle sue spalle cominciò a chiudersi, da prima ci fu un sibilo, seguito subito dopo da un tonfo sordo che portò nella piccola stanza la più completa oscurità. Mondo si sentì in trappola. "Sembra il posto perfetto dove commettere un omicidio..." un pensiero terribile, al quanto surreale gli attraversò la mente, "... d’altronde nessuno verrebbe qui a cercare un cadavere, il passaggio segreto è troppo ben mimetizzato perché qualcuno lo noti" nelle tenebre Owada cercò la figura di Kirigiri, la sentiva muoversi attraverso la camera, gli sembrò che si fosse accostata alla parete, ma non ne poteva esserne sicuro, i suoi occhi non si erano ancora abituati al buio.
- A-aspetta un momento...- la voce di lei sta volta lo raggiunse da sinistra e il ragazzo dovette constatare che senza l'uso della vista non era minimamente in grado di seguire decentemente gli spostamenti di una persona, credeva che Kyouko gli stesse ancora di fronte, non immaginava gli si fosse avvicinata.
- Qualche problema..?- chiese titubante, gli era sembrato vagamente di udire il singulto di qualcuno che urtava uno spigolo appuntito con il gomito, "anche Kirigiri è umana" ne ebbe la prova, nemmeno i suoi occhi sembravano capaci di vedere al buio.
- N..-non trovo l'interruttore, eppure era qui - disse, sta volta la voce sembrava provenire da un punto vicino al pavimento e, con ogni probabilità, quello che avvertiva nel suo tono era imbarazzo. Owada riconobbe quel sentimento, per quanto solitamente possedesse l'empatia di un masso, poiché era così raro per lei mostrare una qualsiasi emozione che bastava la minima sfumatura nell'intonazione delle parole per percepirne il cambiamento.
- Ti aiuto - si propose nel tentativo di toglierla d'impiccio, più tempo trascorrevano al buio più gli sembrava che l'umore di Kyouko peggiorasse.
Dopo tre lunghissimi minuti di ricerca, le dita di Mondo urtarono, vicino alla parte del muro che nascondeva l'ingresso, ciò di cui avevano bisogno e presto i loro occhi furono momentaneamente accecati da una ben pallida luce, la quale però, dopo aver abituato i loro sguardi alle tenebre, sembrò potente quanto il segnale di un faro.
- Bene..- disse Kirigiri, appoggiandosi con una mano alla scrivania e sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio per darsi un tono, cercando di ricomporsi, ma sarebbe stato difficile per la sua figura, sempre tanto impassibile e fiera, riprendersi agli occhi di Owada, per quel giorno almeno. - Dicevo: sei tu la talpa, Owada - ripete, evitandosi però la scena del detective che addita impunemente il colpevole, un cliché troppo umiliante per entrambi, sopratutto per chi era già stato accusato, e a buon ragione, una volta.
- Kirigiri... sei strana, sicura di stare bene? - era sul punto di negare tutto, di proclamare la propria innocenza, ma sarebbe suonato ridicolo da parte sua, piuttosto, provò ad indagare su ciò  che turbava la ragazza, perché doveva esserci qualcosa a minare la padronanza che aveva di se stessa se arrivava ad accusarlo in maniera tanto plateale.
Le investigazioni di Kyouko non si concludevano mai con un'avvincente proclamazione di colpevolezza (quello era il compito di Naegi), lei non sembrava amare le accuse dirette, preferiva i sotterfugi, le mezze verità e le zone d'ombra, Kirigiri raccoglieva le prove, preparava i pezzi d'assemblare e poi, nel momento del processo, lasciava dietro di se un percorso di briciole di pane in modo che qualcun altro, seguendole, giungesse alle sue medesime conclusioni.
- Che scelta banale per cambiare discorso - osservò lei, l'espressione illeggibile, in quel momento sembrava la stessa di sempre, ma bastava possedere quel minimo di cervello per ragionare per capire che qualcosa non andava.
- Sì, ti darei anche ragione. Se non fosse che tu ti stai veramente comportando in maniera assurda! - Mondo l'aveva compreso, ma le sue capacità finivano lì, non era in grado di interrogare qualcuno dalle tempra fredde e lucide come Kirigiri, e trattandosi di un ragazza partiva già svantaggiato. - Andiamo, io una TALPA!? Mi stai prendendo in giro?! Cazzo, ti devo forse ricordare che, se non fosse stato per Ishi, io avrei subito la punizione e sarei morto?!! Credi davvero che Monokuma avrebbe fatto questo ad un suo alleato!? - gli bruciava, le sue parole gli bruciavano terribilmente, non l'accusa in se, quanto che fosse lei a rivolgergliela. Chi era che accompagnava Naegi quando aveva cercato forzatamente di farlo uscire dalla sua stanza? Chi era che aveva approfittato del momento per dargli dell'idiota e quindi escluderlo come possibile nuovo omicida? E, ancora, chi aveva cominciato a sfruttarlo come un cane una volta che aveva deciso di aiutarli a trovare una via di fuga?
L'incapacità di Kirigiri di avere fiducia negli altri era dolorosa e faceva sembrare menzogna ogni sforzo compiuto da Owada,
- Dubito che, anche subendo la punizione, tu saresti morto - commentò, pronta a dare le proprie spiegazioni, ad intavolare le prove che aveva raccolto,  - Le esecuzioni di Monokuma sono talmente grandiose e pacchiane da rendere fin troppo facile la creazione di un piccolo stratagemma per far credere qualcosa che non è...-
- Non ti seguo - stringeva denti e i pugni il motociclista,
- Una nuvola di fumo, una botola, un'esplosione. Si crede che il colpevole sia stato incenerito e invece è sano e salvo in compagnia del Burattinaio... Penso che tu e Monokuma abbiate semplicemente approfittato dell'opportunità offertavi da Ishimaru per darti modo di gironzolare tra noi ancora per qualche tempo -
- Mi stai prendendo in giro..?- la voce di Mondo aveva preso un intonazione grave, spaventosa, le sue spalle tremavano, un impellente bisogno di violenza gli attraversò i muscoli e il muro al suo fianco gli parve il punto perfetto dove sfogare tale impulso. Il rumore del pugno del motociclista che si scagliava contro la parete ebbe la terribile colpa di ricordargli il suono del cranio del piccoletto quando l'aveva colpito con il manubrio da palestra. Per un istante quel suono riempì l'aria, nessuno dei due aprì bocca, sembrava che Kirigiri non dovesse aggiungere altro oppure, più semplicemente, si aspettava toccasse a Owada parlare, per concedergli una qualche spiegazione o provasse a difendersi. Dopo una scenata simile il minimo era lasciarlo sfogare, così avrebbe potuto comprendere se stesse recitando, magari si sarebbe tradito come era già accaduto.
- Dimmi, a parte sparare balle, hai qualche prova concreta per accusarmi o credi di farmi confessare con uno dei tuoi imbrogli? - con una mano si coprì gli occhi, dei fastidiosi pallini scuri avevano preso a macchiargli la retina a causa della luce improvvisa di poco prima, in più tentava di scacciare il ricordo del cadavere di Fujisaki, credeva che, attraverso lo sguardo, Kirigiri potesse intuirne i pensieri e far leva sulle sue colpe per farlo capitolare (se si trattava di trovare il colpevole non aveva né pietà, né esitazioni).
- Io non intendo imbrogliarti, se non sei tu la Talpa basta negarlo - mentiva, non sapeva come, ma riuscì a capirlo,
- Ah, come se bastasse a convincerti! - esclamò iroso, perdendo quell'apparente calma che si costringeva a tenere. Non aveva abbastanza autocontrollo per affrontarla, se ci fosse stato qualcun'altro al posto suo, forse... forse sarebbe stato in grado di capire cosa le stesse accadendo. Ma lì dentro c'era solo lui, il meno indicato a svolgere un ruolo simile, e chissà se non fosse proprio a causa di quella sua mancanza se Kirigiri gli aveva affibbiato nuovamente la parte del "cattivo" (l'appellativo con cui Monokuma era solito rivolgersi all'omicida). - Non ho modo di dimostrami innocente, mentre sicuramente tu ti stai tenendo qualche prova schiacciante nascosta nella fodera del guanto...- c'era dell'ironia nelle sue parole, gridava senza essere più capace di contenersi,  - E poi, riflettici, perché IO, il super ultra motociclista fuorilegge, il teppista scalmanato di turno, dovrei allearmi con il Preside di una scuola che non ho nemmeno ancora frequentato?! Non ti sembriamo troppo improbabili come accoppiata?.. Andiamo, quando m- la sfuriata di Owada fu però interrotte dal violento impeto di cinque dita sbattute contro la scrivania,
- Il Preside non centra nulla con questa storia! - lo zittì Kirigiri, gridando presa dall'impeto della propria esclamazione. - E se il preside non c'entra allora significa che qualcun'altro ha preso il controllo della scuola! Un gruppo sovversivo, terroristico, quindi tu divieni il più indicato ad allearti con qualcuno che è contro le autorità! - gli sbatté in faccia le proprie teorie, rivelando un temperamento tutt'altro che calmo e controllato, anche lei sembrava aver accumulato una certa dose di stress, il quale era esploso tutto d'un colpo.
- Ti rendi conto che quello che stai dicendo sembra la trama strampalata di un film di serie B? - obbiettò Mondo incredulo, per un qualche effetto misterioso, vedere qualcun'altro che si arrabbiava l'aveva fatto automaticamente calmare,
- Lo so perfettamente, eppure è così... deve essere così! - protestò Kirigiri, il volto che le diveniva rosso dal troppo urlare, non era abituata ad una simile attività e stava rapidamente perdendo fermezza e fiato, - LUI... Lui non può aver fatto questo! - affermò passando a chiamare il Preside dal suo titolo a un semplice LUI, segno che la cosa la prendeva sul personale, questo però Owada non lo intuì e rimase esterrefatto a vederla dare di matto, come una qualsiasi liceale in una situazione disperata.
- Kirigiri, tu conosci il Preside..?- suppose, e comprese di aver colto nel segno quando lei lo fissò confusa, come nel rendersi conto troppo tardi di aver commesso un errore,
- Que...questo non c'entra nulla con le mie investigazioni - ben misero fu il suo tentativo di riprendere il controllo, "a me sembra tutto il contrario.." pensò scettico il motociclista nell'osservarla, era obbiettiva come lo era lui quando l'argomento di conversazione era suo fratello Daiya, ovvero per nulla.
Fortunatamente, pensare a Owada maggiore lo mise sulla buona strada,
- Cos'è uno zio..? Un cugino? - doveva essere un parente, o forse un amico di famiglia, c'erano pochi casi in cui una persona se la poteva prendere tanto nel udire parlar male di qualcuno. Eliminando a priori, a causa dell'età avanzata del Preside (sulla quarantina), che Kirigiri avesse una cotta per lui - e conoscendo il tipo dubitava che tale sentimento avrebbe potuto coinvolgerla al punto da annebbiare le sue capacità analitiche - e, per lo stesso motivo, che i due avessero un qualche legame di amicizia. Rimaneva un'unica soluzione plausibile a quel dilemma: era una questione di famiglia.
- E' mio padre...- rivelò con un estrema facilità lei, l'unica motivazione per cui non l'aveva ancora detto era perché qualcuno avrebbe potuto crederla sua complice, ma ormai si era convinta della sua totale estraneità ai fatti, quindi non aveva più senso nasconderlo, -... ma non l'ho mai considerato come un genitore, quindi questa parentela non influenza per nulla il mio giudizio - e il fatto che insistesse tanto nel negare un qualsiasi coinvolgimento sentimentale in quella storia sembrava affermare esattamente l'opposto.
- Bene, dimostramelo - la sfidò Owada, non aveva dimenticato le accuse che aveva avanzato contro di lui, voleva quindi una dimostrazione delle sue convinzioni, se avesse delle prove concrete a  confermare i fatti, -.. dimostrami che il Preside non centra nulla con la nostra incarcerazione qui dentro e io comincerò a credere alla tua teoria del gruppo terroristico - si fece più chiaro, incrociando le braccia al petto in attesa della sua risposta, sapeva di aver detto qualcosa per nulla da se, ma se Togami era in grado di imitare Celestia e Kirigiri, allora lui poteva fingersi una persona seria e controllata.

Da questo momento sarebbe toccato ad Owada investigare sul caso Kirigiri Kyouko, perché era innegabile che qualcosa le fosse accaduto... e visto le scarse capacità deduttive del motociclista, non si presupponeva un lavoro facile.




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Ookay, ho dato di matto, come è accaduto con Togami ora anche Kirigiri è ai ferri corti (ripeto: sto dando di matto), ma non vi preoccupate, per il prossimo processo le sue attività neurologiche si saranno ristabilite... so che quest'ultima parte non è molto chiara, ma è voluta (più che altro per questione di spazio), delle spiegazioni più precise ci saranno nel prossimo capitolo, in cui si svelerà l'identità del "cadavere" (doveva essere in questo, ma una parola tira l'altra e sono già dieci pagine xP )
p.s: word mi è partito, quindi, anche se ho controllato con il microscopio, ci saranno parecchi errori che mi sono sfuggiti, sorry e continuate a seguirmi ^3^/
bye
  
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