Stessa Storia, Stesso Posto, Stesso Bar... ehm, Stessa Accademia di Walpurgisnacht (/viewuser.php?uid=146936)
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Passarono due giorni
tranquilli, in cui non ci fu la minima traccia di disturbo della quiete
pubblica.
“Uff. Non
credevo che avrei mai potuto dirlo” esordì Kyouko
sedendosi su una delle panche dello spogliatoio “ma sono
quasi felice che adesso sia il tuo turno di sorvegliarmi”.
A pochi passi da lei
Byakuya Togami, lo sguardo arcigno e le braccia immancabilmente
conserte, non trovò appropriato rispondere alla frecciata.
Il loro tempo non era poi così tanto da poterlo perdere in
bazzecole senza importanza.
“Vorrei
poter condividere la tua gioia, Kirigiri, ma come sai non sono tipo.
Piuttosto… come sono andati questi giorni col collo stretto
da un laccio?”.
Fu il turno di lei di
assumere un’espressione poco piacevole: “Uno
schifo, grazie per l’interessamento. Sapevo che sarebbero
stati momenti non esattamente belli, ma avere i rasta di Hagakure che
rischiavano di entrarmi negli occhi quando ho avuto la sfortuna di
dover andare in bagno al secondo piano…”.
“Oh suvvia.
Hai sicuramente visto di peggio nella tua vita di detective vissuta,
per quanto quell’idiota non possa essere una compagnia
raccomandabile neanche se si sforzasse con tutto se stesso”.
Una risata lieve lo
prese in contropiede, proprio non se la aspettava.
“Hai ragione
anche tu, lo ammetto”.
“Parliamo di
cose serie, però: immagino sia superfluo chiederti se sei
riuscita a fare qualche passo in avanti pur col peso della tua guardia
del corpo”.
“Immagini
bene. Ho avuto le mani completamente legate, ci è mancato
giusto che i più zelanti come Ishimaru pretendessero di
dormire su un futon accanto al mio letto. Ho perso completamente ogni
libertà di movimento. Finché questa situazione
persiste dovrò fare affidamento su di te e su
Naegi”.
“Ma io e lui
non siamo te. Sei tu quella che è riuscita a risolvere un
caso apparentemente insolubile come quello di Celes. Non ci puoi
addossare una responsabilità così grande sapendo
benissimo che non siamo all’altezza del compito”.
Kyouko si
alzò di scatto e cominciò a fissarlo, seria come
non mai.
Il
che, considerato l’elemento, è la norma.
“Puoi
evitare di adularmi, Togami, anche se da buona ragazza apprezzo. Non mi
è davvero possibile fare alcunché, non fintanto
che avrò un pitbull attaccato alle caviglie. Già
la possibilità di parlare qui con te, adesso, è
un mezzo miracolo”.
“Nessun
miracolo, io non credo ai miracoli. Mi è bastato impormi in
maniera… diciamo persuasiva con quell’altra manica
di imbecilli”.
“Ecco, se
sei stato in grado di fare questo non ti sarà impossibile
almeno studiarli, giusto per capire che aria tira. Non vi sto chiedendo
di sostituirmi in tutto e per tutto, senza falsa modestia so bene che
è impossibile. Ma per fortuna, almeno finora, non
c’è stato particolare bisogno del mio talento.
Quel che vi chiedo è di sopperire al mio forzato farmi da
parte e cercare di tendere gli occhi e le orecchie per captare
qualunque disturbo possa passare per l’aere. Per cosa credi
che mi sia rivolta a te, quel giorno? Perché sei bello,
alto, biondo e ricco? O perché hai un cervello e sai come
farlo funzionare? Non farmi pentire di quella decisione”.
A sentire la propria
intelligenza messa in discussione, a Byakuya Togami saltò un
quarto di fusibile. Se fosse stato una persona senza filtro fra
emozione e azione, probabilmente le avrebbe rifilato almeno una sberla.
Ma, come ci si aspetta legittimamente da uno come lui, si
limitò a un verso di disapprovazione.
Fu poi lei a
riprendere il discorso momentaneamente interrotto: “Forza,
è meglio se usciamo da qui. Non vorrei che la manica di imbecilli,
come li hai definiti tu, si facciano castelli in aria sul loro presunto
mastermind e i suoi aiutanti”.
Sì,
ha ragione. Non è nel nostro interesse passare troppo tempo
tappati in questa sauna.
In un gesto
incredibilmente cavalleresco le fece cenno di precederlo, stupendola
non poco. Gli fu difficile cogliere lo sbigottimento nei suoi occhi, ma
si diede una virtuale pacca sulla schiena quando ci riuscì.
“Mi
raccomando” disse Kyouko poco prima di mettere piede fuori
dalla stanza “ovviamente qui non si è parlato di
nulla di tutto questo. Sperando che agli altri non salti in testa di
fare domande inopportune”.
“Per chi mi
hai preso, Kirigiri? Io non sono Naegi”.
“Non si sa
mai” commentò con un altro dei suoi rari, piccoli
sorrisi.
Senti
un po’ tu, non sarà mica che ti stai facendo
strane idee su di me vero? In questi ultimi quattro minuti hai rotto la
tua maschera di ghiaccio più volte che da quando siamo stati
imprigionati in questa scuola. Bada Kirigiri, non ho tempo da perdere
con simili sciocchezze. E poi figurati se voglio portarti via a
quell’altro debosciato di Naegi.
Visto che Byakuya
operava da bodyguard, era la signora a decidere dove andare e cosa
fare. Lei, in un’inusuale vena di noia, si trovò a
girovagare senza meta per i corridoi e le stanze a loro disponibili.
Saliva, scendeva, risaliva e riscendeva senza soluzione di
continuità.
A
qualcuno manca il poter scorrazzare come le pare, vedo.
Passavano davanti
all’anticamera degli spogliatoi, al secondo piano, quando vi
videro uscire Sakura. Sembrava reduce da una delle sue solite sessioni
di allenamento.
“Ehilà,
Kirigiri e Togami. Come state?” esordì in tono
allegro.
“Non bene.
Mi annoio” rispose sincera lei. Lui si limitò a
uno sbuffo, esternando così il proprio apprezzamento per
l’incarico che si era assunto.
“Oh.
Dev’essere dura per te, Kirigiri”.
“Lo
è”.
“Allora ti
spiace se mi aggrego a voi? Non è per darti
un’ulteriore peso, semplicemente spero che un po’
del mio buon umore vi contagi. Non mi va di vedervi
intristiti”.
“È
un pensiero gentile da parte tua, Oogami. Ti ringrazio”.
Evviva.
Se a una di voi due salta in testa di fare il trenino o qualche
scemenza simile… rischio di non rispondere più di
me stesso.
Il giro random
proseguì nella sua casualità, stavolta con un
protagonista in più. Che, persino quel burbero di Togami
dovette ammetterlo con se stesso, contribuì a rendere il
tutto meno fastidioso.
Kyouko, apripista del
gruppetto, si trovò ad aprire l’aula
d’arte. Quel che si dipinse -è proprio il caso di
dirlo- sui loro volti fu terribile.
Leon era riverso sul
pavimento in mezzo a una pozza di vomito secco, gli arti in posizioni
innaturali e un colorito cianotico; l’espressione sul viso
del ragazzo era di puro terrore e sofferenza.
“Oh…
oh Kami, Kuwata!” esclamò Sakura, avvicinandosi
con cautela; Togami la seguì poco dopo, con Kyouko a fianco.
“Togami, lei
non può avvicinarsi” disse Sakura quando li
notò, “sai com’è…
se lei è il mastermind meglio che non tocchi il
cadavere.”
“Ovviamente”
replicò lui, “ma preferisco averla vicina, non si
sa mai.”
La ragazza
annuì, poi tornò a controllare il corpo di Leon
facendo attenzione a non contaminare eventuali prove. Dopo qualche
istante scosse la testa, e si rivolse a Togami: “Mi duole
dirlo, ma dubito di poter fare qualcosa di concreto oltre il constatare
il colorito cianotico e la posizione innaturale. Che ne dici se ti
dò il cambio con Kirigiri, Togami? Forse tu hai
più fortuna di me.”
Il biondo ereditiere
non se lo fece ripetere due volte, nella speranza di raccogliere
abbastanza prove per il processo.
Dubito avrò
altri colpi di fortuna come questo.
“Non sono un
esperto ma” disse, osservando il cadavere da più
angolazioni “sembra sia morto per asfissia… almeno
a giudicare dal colorito cianotico.”
“Ma il
vomito come lo spieghi?” chiese Sakura.
“Bella
domanda” rispose Togami, riflettendo. “Ammetto di
non essere abbastanza esperto di omicidi da sapere quando
può presentarsi un conato di vomito...!”
“Soffocamento,
in determinati casi.”
Togami e Sakura si
voltarono verso Kyouko, che si limitò a fare spallucce.
“Non so se
sia il caso che tu prenda parte alle indagini Kirigiri, vista la tua
situazione.”
“Non ti
dò torto, Oogami, ma sono pur sempre un detective. Non
riesco a stare con le mani in mano.”
Sakura
annuì, quando si fece di nuovo pensierosa.
“Qualcosa ti
turba, Oogami?” chiese Kyouko. “A parte
l’omicidio, intendo.”
“Non
l’avete notato?”
Togami e Kyouko si
scambiarono un’occhiata perplessa, quando Kyouko
sgranò gli occhi: “L’annuncio di
Monokuma…”
“...non
c’è stato” concluse per lei Togami.
Niente
annuncio vuol dire niente mastermind ad osservarci. E visto che
sospettano di Kirigiri, evitare un annuncio proprio mentre lei ha la
guardia del corpo ventiquattr’ore al giorno significa cucirle
addosso il ruolo di mastermind in maniera indissolubile.
Togami ebbe un
brivido, non esattamente di piacere.
Se
davvero c’è Oowada dietro tutto questo, temo
dovrò smettere di chiamarlo ‘gorilla
analfabeta’.
I tre rimasero in
silenzio, incerti sul da farsi; per la prima volta da quando la
conosceva, Togami notò un’espressione sinceramente
terrorizzata sul volto di Kirigiri.
Volendo
citare i plebei… siamo nella merda.
“Complimenti
fratellino, complimenti davvero. L’idea di non far partire
l’annuncio di Monokuma è davvero
brillante.”
Mondo fece un inchino
particolarmente teatrale verso Daiya, sorridendo: “Ho pensato
fosse un’ottimo modo per convincere quegli idioti che il
colpevole di tutto questo è la nostra Super Detective dalla
Super Minigonna.”
“È
stato difficile liberarti di quel pallone gonfiato di Kuwata?”
“Non
particolarmente” rispose Mondo, dando uno sguardo ai vari
monitor di sorveglianza. “Un turno di guardia notturno
è lungo, e un languorino può capitare, se devi
stare sveglio. Per fortuna il buon vecchio Oowada di quartiere ha
sempre voglia di uno spuntino notturno, e casualmente passava di
lì con degli onigiri al fugu.”
“Avvelenamento
da fugu?” sorrise Daiya. “Diabolico.”
“Sapevo che
mettere un paio di pesci palla tra le scorte sarebbe servito, e per
sicurezza ho messo altri ingredienti per camuffare il sapore. La parte
faticosa è stato trasportarlo fino alla sala
d’arte, continuava a dimenarsi” si
stiracchiò, “ma nulla che non potessi tenere sotto
controllo. Con la quantità di pesce palla che ho messo in
quegli onigiri la paralisi è giunta velocemente, e per mia
fortuna ha avuto la decenza di iniziare a vomitare una volta giunti in
aula.”
“Ecco,
perché diamine l’hai portato fino al terzo piano?
Non avevi la certezza che Kirigiri arrivasse fin
lì.”
“Oh, quello
è stato solo un simpatico colpo di fortuna.
L’importante era che qualcuno lo trovasse,
l’annuncio non ci sarebbe stato comunque.”
“E Kirigiri
sarebbe stata ugualmente la sospettata numero uno”
annuì Daiya. “Ottimo piano.”
“Grazie,
fratellone. È giunta l’ora di cominciare a fare
sul serio” disse, voltandosi verso il fratello maggiore.
Ma
quest’ultimo si era già volatilizzato.
Ok
Kyouko ok ok calmati non dare fuori di matto niente scenate madri
niente urla tu non sei il mastermind però quel bastardo si
è veramente superato stavolta perché
sì è evidente che è stato lui Leon
è uno di quelli che invocava a gran voce la mia colpevolezza
e ammazzarlo può solo voler dire che in qualità
di mastermind avrei messo a tacere chi mi dava addosso…
respira Kyouko, respira. Rischi di esplodere.
Gli sguardi di Togami
e Oogami, pur essendo fissi su di lei, non riuscivano a scuoterla. Era
ancora in fase di recupero del proprio autocontrollo, compito
più difficile di quanto potesse aver mai pronosticato.
Era la prima, davvero
la prima volta che Kyouko Kirigiri si ritrovava a un passo dal
precipizio. In passato le era capitato di darci uno sguardo distratto,
senza però mai soffrirne la forza attrattiva. In
quell’istante, invece, si sentiva in equilibrio a dir poco
precario mentre il terreno sotto di lei cominciava pian piano a franare.
“Kirigiri?
Sei ancora fra di noi?”. Stavolta la voce di Byakuya le fece
riprendere piena coscienza del luogo in cui si trovava e della
compagnia con cui era.
“Uh…
sì, certo. Dove dovrei essere?” rispose un
po’ incerta, tentando ancora di riguadagnare il pieno
possesso di sé.
“Per qualche
momento in un posto molto lontano da qui, direi”.
“Non essere
irriverente, Togami” lo rimbeccò Sakura. La
risposta dell’ereditiere fu il suo ormai usuale grugnito di
disapprovazione.
I tre si guardarono
sconcertati per un attimo. Era evidente che la realizzazione aveva
colpito in egual misura tutte le loro teste come se fosse stata una
pallina da baseball tirata a piena potenza.
“Ascoltate”
esordì Kyouko con un tono… non sarebbe del tutto
sbagliato definirlo supplichevole,
tenendo presente da chi veniva “so cosa vi sta frullando in
testa in questo momento: non è suonato l’annuncio
di Monokuma, indi per cui il mastermind è qui davanti a noi
e non ha la faccia tosta di chiedere un attimo di privacy
perché deve andare al bagno. Capisco il motivo di un tale
pensiero, lo capisco davvero… ma vi assicuro che
è sbagliato. Totalmente sbagliato. Completamente sbagliato.
Questa è una trappola ordita dal vero mastermind. Anche
l’uccidere Kuwata… credete davvero che io mi
comporterei in maniera tanto banale, fossi il burattinaio che muove le
fila di questa follia?”.
“Potrebbe
anche essere come dici, Kirigiri. E in effetti la tragica morte di
Kuwata mi ricorda molto il caso di Celes, quando aveva scelto come
teatro del suo omicidio la biblioteca per scaricare la colpa sul qui
presente Togami. Ma è con cuore pesante che mi tocca dire:
una coincidenza è tale, due cominciano a essere troppe.
Perché converrai con me che il trovare il corpo senza vita
di una delle persone che più vocalmente ti reputava il
mastermind, assommato al mancato annuncio… insomma, ho la sensazione
che tu stia per passare un gran brutto quarto
d’ora” ribattè Sakura. Nei suoi occhi si
potevano scorgere stati d’animo contrastanti, il voler
credere a colei che considerava un’amica e
l’evidenza dei fatti che gettavano pesantissime ombre su di
lei.
“Sarò
onesta, Oogami. Non sto per passare un gran brutto quarto
d’ora, lo sto già passando. Prima d’ora
non mi era mai capitato di assaporare così da vicino la
paura e credo che basti guardarmi in faccia e sentirmi parlare per
accorgersene. Sì, ho paura. E non paura di essere
smascherata come la mano del ventriloquo che muove l’orso
senza fili, ma paura di essere condannata a morte ingiustamente e
lasciare tutti voi in balia di quel pazzo psicopatico”.
Ho
anche paura perché non voglio macchiare il mio perfetto
record, ma questo non diciamolo.
“Ti credi
così insostituibile? Tutti sono importanti, nessuno
è indispensabile”.
Uuuuuh.
Non provocarmi quando sono così poco in possesso della mia
proverbiale freddezza, Sakura. Potrei diventare antipatica.
“Mi spiace
contraddirti ma sì, io mi sento indispensabile. Lo dimostra
ampiamente il fatto che senza di me sareste tutti concime per i vermi,
adesso”.
“Ah davvero?
E di grazia, perché?”.
“Ti sfido a
risalire all’assassina di Celes partendo da due strisciate di
sangue del cavolo”.
“La tua
deduzione è stata ammirevole, senza dubbio,
ma…”.
“Ma niente!
Ho salvato le chiappe di tutti voi là sotto! Era un caso di
difficilissima risoluzione e me la sono cavata davvero niente male. E
anche nel delitto di Fujisaki, se proprio vogliamo, alcuni di voi
sarebbero rimasti al palo convinti di aver assistito alla scena di un
suicidio se non fosse stato per me”.
Il suo passare da una
voce timida a una autoritaria seminò una discreta dose di
meraviglia negli altri due. Sakura fece pure un passo indietro, presa
in contropiede dal cambio repentino.
No,
non è glorificandoti e dando a loro degli imbecilli che ne
esci.
“S-Scusate,
ho esagerato. Ritiro le parti più altezzose del mio ultimo
discorso. Coraggio, visto che non c’è stato
l’usuale annuncio sarà il caso di andare ad
avvisare gli altri”.
Attese una loro
reazione, che almeno inizialmente non giunse. Poi Togami
riacquistò il suo aplomb, non mancando di sistemarsi gli
occhiali sul naso, ed esortò Oogami a fare come aveva
suggerito Kirigiri.
“Il turno di
guardia è ufficialmente il tuo, quindi ci penserai
tu” fece la Super Artista Marziale superandolo e dirigendosi
verso l’uscita.
Beh.
Nel migliore dei casi le hai rovinato il buon umore, nel peggiore ti
sei giocata una possibile alleata in fase processuale. Ottimo lavoro,
mi merito proprio la medaglia di impiegata del mese.
L’operazione
Raduna gli Altri Otto fu lunga e laboriosa, ma alla fine si
riuscì nell’ardua impresa. Le reazioni coprirono
un ampio spettro: si andò dall’orrore totale di
Makoto, Asahina e Sayaka al quasi compiacimento di Mondo. Nelle fasi
intermedie si inserirono via via tutti gli altri.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
OSSANTOCIELO, KUWATA!”. Non è che parlo di orrore
totale senza motivo nel caso di Sayaka. Dovettero aiutarla a stare in
piedi perché rischiava di svenire lì sul posto.
“Kirigiri-san”
le bisbigliò Makoto nell’orecchio
“perché non c’è stato
l’annuncio? Eravate in tre, mi pare di aver capito”.
Beata
innocenza la tua, Naegi. Beata.
Preferì
evitare di rispondergli, facendogli capire con lo sguardo e un paio di
gesti che non era il momento adatto con tutti che la osservavano. Anzi,
già quello per alcuni era la conferma del mastermind che
complottava con il suo Igor.
“Qualcuno
leghi o comunque neutralizzi Kirigiri, abbiamo un’ispezione
da portare a termine” disse soddisfatto Mondo.
“P-Perdonate
se mi permetto” tentò di intromettersi Fukawa
“ma il fatto che Monokuma non si sia presentato neanche in
cartolina…”.
“Sì,
vuol dire che Kirigiri è il mastermind e che non ha potuto
salire nel suo luogo di depravazione per poterlo fare”
completò il biker per lei.
Salvo
stupirsì quando scosse la testa.
“N-No,
intendevo dire… come gestiamo il processo?”.
La domanda
gettò lo sconcerto fra i presenti.
“Chissenefrega!
Voglio giustizia per Kuwata!” sbraitò Sayaka,
incredibilmente ripresasi dal precedente mancamento.
“Ma Maizono,
come…”.
“Al diavolo!
Al diavolo tutto! Piuttosto la portiamo in palestra, in caffetteria, in
salotto, in soffitta… dove vi pare! Basta che la giudichiamo
e la impicchiamo, ‘sta puttana!”.
“Santo
cielo, calmati! Qua nessuno impiccherà nessuno!”
intervenne Ishimaru.
“Eh?”.
“Ma io voglio il sangue!”.
“Perché cambiare una formula
collaudata?”.
Porca
miseria, questo affare ci sta facendo perdere completamente la testa. A
me in primis.
Il Super Prefetto
sovrastò il brusio: “Adesso state zitti un
secondo! ZITTI, HO DETTO! Ok, così ci capiamo. Allora, visto
che il nostro preside continua a non dare segni di vita, temo ci tocchi
organizzarci in maniera artigianale. Proporrei, una volta conclusa la
fase investigativa, di spostarci tutti assieme in caffetteria. O
alternativamente in palestra, è uguale. Proporrei anche di
abolire l’esecuzione, è una pratica inumana e
parlando a livello personale non sono disposto a scendere sotto una
soglia minima di decenza. Il colpevole, chiunque esso o essa sia,
verrà trattato in maniera civile e magari segregato in
qualche sgabuzzino senza luce e col minimo indispensabile di aria,
acqua e cibo. Qualcuno è in disaccordo con quanto ho
detto?”. Lo scintillio sinistro dei suoi occhi
tranciò ogni possibile obiezione.
“Molto bene,
allora è deciso. Oowada, prendi Kirigiri. È sotto
la tua custodia fino al momento del processo”.
Ah,
sul serio? Vittima e carnefice assieme? Non ti facevo capace di senso
dell’umorismo, Ishimaru.
Kyouko
giurò di aver visto negli occhi di Mondo un piacere sadico
quando la afferrò senza creanza per un braccio.
I loro sguardi si
incrociarono.
“Avrò
la tua testa, Kirigiri”.
“Dovranno
passare mille anni prima che ciò possa accadere,
Oowada”.
Questo è
quanto si dissero semplicemente guardandosi fissi. |
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