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Autore: Walpurgisnacht    25/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
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Passarono due giorni tranquilli, in cui non ci fu la minima traccia di disturbo della quiete pubblica.
“Uff. Non credevo che avrei mai potuto dirlo” esordì Kyouko sedendosi su una delle panche dello spogliatoio “ma sono quasi felice che adesso sia il tuo turno di sorvegliarmi”.
A pochi passi da lei Byakuya Togami, lo sguardo arcigno e le braccia immancabilmente conserte, non trovò appropriato rispondere alla frecciata. Il loro tempo non era poi così tanto da poterlo perdere in bazzecole senza importanza.
“Vorrei poter condividere la tua gioia, Kirigiri, ma come sai non sono tipo. Piuttosto… come sono andati questi giorni col collo stretto da un laccio?”.
Fu il turno di lei di assumere un’espressione poco piacevole: “Uno schifo, grazie per l’interessamento. Sapevo che sarebbero stati momenti non esattamente belli, ma avere i rasta di Hagakure che rischiavano di entrarmi negli occhi quando ho avuto la sfortuna di dover andare in bagno al secondo piano…”.
“Oh suvvia. Hai sicuramente visto di peggio nella tua vita di detective vissuta, per quanto quell’idiota non possa essere una compagnia raccomandabile neanche se si sforzasse con tutto se stesso”.
Una risata lieve lo prese in contropiede, proprio non se la aspettava.
“Hai ragione anche tu, lo ammetto”.
“Parliamo di cose serie, però: immagino sia superfluo chiederti se sei riuscita a fare qualche passo in avanti pur col peso della tua guardia del corpo”.
“Immagini bene. Ho avuto le mani completamente legate, ci è mancato giusto che i più zelanti come Ishimaru pretendessero di dormire su un futon accanto al mio letto. Ho perso completamente ogni libertà di movimento. Finché questa situazione persiste dovrò fare affidamento su di te e su Naegi”.
“Ma io e lui non siamo te. Sei tu quella che è riuscita a risolvere un caso apparentemente insolubile come quello di Celes. Non ci puoi addossare una responsabilità così grande sapendo benissimo che non siamo all’altezza del compito”.
Kyouko si alzò di scatto e cominciò a fissarlo, seria come non mai.
Il che, considerato l’elemento, è la norma.
“Puoi evitare di adularmi, Togami, anche se da buona ragazza apprezzo. Non mi è davvero possibile fare alcunché, non fintanto che avrò un pitbull attaccato alle caviglie. Già la possibilità di parlare qui con te, adesso, è un mezzo miracolo”.
“Nessun miracolo, io non credo ai miracoli. Mi è bastato impormi in maniera… diciamo persuasiva con quell’altra manica di imbecilli”.
“Ecco, se sei stato in grado di fare questo non ti sarà impossibile almeno studiarli, giusto per capire che aria tira. Non vi sto chiedendo di sostituirmi in tutto e per tutto, senza falsa modestia so bene che è impossibile. Ma per fortuna, almeno finora, non c’è stato particolare bisogno del mio talento. Quel che vi chiedo è di sopperire al mio forzato farmi da parte e cercare di tendere gli occhi e le orecchie per captare qualunque disturbo possa passare per l’aere. Per cosa credi che mi sia rivolta a te, quel giorno? Perché sei bello, alto, biondo e ricco? O perché hai un cervello e sai come farlo funzionare? Non farmi pentire di quella decisione”.
A sentire la propria intelligenza messa in discussione, a Byakuya Togami saltò un quarto di fusibile. Se fosse stato una persona senza filtro fra emozione e azione, probabilmente le avrebbe rifilato almeno una sberla. Ma, come ci si aspetta legittimamente da uno come lui, si limitò a un verso di disapprovazione.
Fu poi lei a riprendere il discorso momentaneamente interrotto: “Forza, è meglio se usciamo da qui. Non vorrei che la manica di imbecilli, come li hai definiti tu, si facciano castelli in aria sul loro presunto mastermind e i suoi aiutanti”.
Sì, ha ragione. Non è nel nostro interesse passare troppo tempo tappati in questa sauna.
In un gesto incredibilmente cavalleresco le fece cenno di precederlo, stupendola non poco. Gli fu difficile cogliere lo sbigottimento nei suoi occhi, ma si diede una virtuale pacca sulla schiena quando ci riuscì.
“Mi raccomando” disse Kyouko poco prima di mettere piede fuori dalla stanza “ovviamente qui non si è parlato di nulla di tutto questo. Sperando che agli altri non salti in testa di fare domande inopportune”.
“Per chi mi hai preso, Kirigiri? Io non sono Naegi”.
“Non si sa mai” commentò con un altro dei suoi rari, piccoli sorrisi.
Senti un po’ tu, non sarà mica che ti stai facendo strane idee su di me vero? In questi ultimi quattro minuti hai rotto la tua maschera di ghiaccio più volte che da quando siamo stati imprigionati in questa scuola. Bada Kirigiri, non ho tempo da perdere con simili sciocchezze. E poi figurati se voglio portarti via a quell’altro debosciato di Naegi.
Visto che Byakuya operava da bodyguard, era la signora a decidere dove andare e cosa fare. Lei, in un’inusuale vena di noia, si trovò a girovagare senza meta per i corridoi e le stanze a loro disponibili. Saliva, scendeva, risaliva e riscendeva senza soluzione di continuità.
A qualcuno manca il poter scorrazzare come le pare, vedo.
Passavano davanti all’anticamera degli spogliatoi, al secondo piano, quando vi videro uscire Sakura. Sembrava reduce da una delle sue solite sessioni di allenamento.
“Ehilà, Kirigiri e Togami. Come state?” esordì in tono allegro.
“Non bene. Mi annoio” rispose sincera lei. Lui si limitò a uno sbuffo, esternando così il proprio apprezzamento per l’incarico che si era assunto.
“Oh. Dev’essere dura per te, Kirigiri”.
“Lo è”.
“Allora ti spiace se mi aggrego a voi? Non è per darti un’ulteriore peso, semplicemente spero che un po’ del mio buon umore vi contagi. Non mi va di vedervi intristiti”.
“È un pensiero gentile da parte tua, Oogami. Ti ringrazio”.
Evviva. Se a una di voi due salta in testa di fare il trenino o qualche scemenza simile… rischio di non rispondere più di me stesso.
Il giro random proseguì nella sua casualità, stavolta con un protagonista in più. Che, persino quel burbero di Togami dovette ammetterlo con se stesso, contribuì a rendere il tutto meno fastidioso.
Kyouko, apripista del gruppetto, si trovò ad aprire l’aula d’arte. Quel che si dipinse -è proprio il caso di dirlo- sui loro volti fu terribile.
Leon era riverso sul pavimento in mezzo a una pozza di vomito secco, gli arti in posizioni innaturali e un colorito cianotico; l’espressione sul viso del ragazzo era di puro terrore e sofferenza.
“Oh… oh Kami, Kuwata!” esclamò Sakura, avvicinandosi con cautela; Togami la seguì poco dopo, con Kyouko a fianco.
“Togami, lei non può avvicinarsi” disse Sakura quando li notò, “sai com’è… se lei è il mastermind meglio che non tocchi il cadavere.”
“Ovviamente” replicò lui, “ma preferisco averla vicina, non si sa mai.”
La ragazza annuì, poi tornò a controllare il corpo di Leon facendo attenzione a non contaminare eventuali prove. Dopo qualche istante scosse la testa, e si rivolse a Togami: “Mi duole dirlo, ma dubito di poter fare qualcosa di concreto oltre il constatare il colorito cianotico e la posizione innaturale. Che ne dici se ti dò il cambio con Kirigiri, Togami? Forse tu hai più fortuna di me.”
Il biondo ereditiere non se lo fece ripetere due volte, nella speranza di raccogliere abbastanza prove per il processo.
Dubito avrò altri colpi di fortuna come questo.
“Non sono un esperto ma” disse, osservando il cadavere da più angolazioni “sembra sia morto per asfissia… almeno a giudicare dal colorito cianotico.”
“Ma il vomito come lo spieghi?” chiese Sakura.
“Bella domanda” rispose Togami, riflettendo. “Ammetto di non essere abbastanza esperto di omicidi da sapere quando può presentarsi un conato di vomito...!”
“Soffocamento, in determinati casi.”
Togami e Sakura si voltarono verso Kyouko, che si limitò a fare spallucce.
“Non so se sia il caso che tu prenda parte alle indagini Kirigiri, vista la tua situazione.”
“Non ti dò torto, Oogami, ma sono pur sempre un detective. Non riesco a stare con le mani in mano.”
Sakura annuì, quando si fece di nuovo pensierosa.
“Qualcosa ti turba, Oogami?” chiese Kyouko. “A parte l’omicidio, intendo.”
“Non l’avete notato?”
Togami e Kyouko si scambiarono un’occhiata perplessa, quando Kyouko sgranò gli occhi: “L’annuncio di Monokuma…”
“...non c’è stato” concluse per lei Togami.
Niente annuncio vuol dire niente mastermind ad osservarci. E visto che sospettano di Kirigiri, evitare un annuncio proprio mentre lei ha la guardia del corpo ventiquattr’ore al giorno significa cucirle addosso il ruolo di mastermind in maniera indissolubile.
Togami ebbe un brivido, non esattamente di piacere.
Se davvero c’è Oowada dietro tutto questo, temo dovrò smettere di chiamarlo ‘gorilla analfabeta’.
I tre rimasero in silenzio, incerti sul da farsi; per la prima volta da quando la conosceva, Togami notò un’espressione sinceramente terrorizzata sul volto di Kirigiri.
Volendo citare i plebei… siamo nella merda.

“Complimenti fratellino, complimenti davvero. L’idea di non far partire l’annuncio di Monokuma è davvero brillante.”
Mondo fece un inchino particolarmente teatrale verso Daiya, sorridendo: “Ho pensato fosse un’ottimo modo per convincere quegli idioti che il colpevole di tutto questo è la nostra Super Detective dalla Super Minigonna.”
“È stato difficile liberarti di quel pallone gonfiato di Kuwata?”
“Non particolarmente” rispose Mondo, dando uno sguardo ai vari monitor di sorveglianza. “Un turno di guardia notturno è lungo, e un languorino può capitare, se devi stare sveglio. Per fortuna il buon vecchio Oowada di quartiere ha sempre voglia di uno spuntino notturno, e casualmente passava di lì con degli onigiri al fugu.”
“Avvelenamento da fugu?” sorrise Daiya. “Diabolico.”
“Sapevo che mettere un paio di pesci palla tra le scorte sarebbe servito, e per sicurezza ho messo altri ingredienti per camuffare il sapore. La parte faticosa è stato trasportarlo fino alla sala d’arte, continuava a dimenarsi” si stiracchiò, “ma nulla che non potessi tenere sotto controllo. Con la quantità di pesce palla che ho messo in quegli onigiri la paralisi è giunta velocemente, e per mia fortuna ha avuto la decenza di iniziare a vomitare una volta giunti in aula.”
“Ecco, perché diamine l’hai portato fino al terzo piano? Non avevi la certezza che Kirigiri arrivasse fin lì.”
“Oh, quello è stato solo un simpatico colpo di fortuna. L’importante era che qualcuno lo trovasse, l’annuncio non ci sarebbe stato comunque.”
“E Kirigiri sarebbe stata ugualmente la sospettata numero uno” annuì Daiya. “Ottimo piano.”
“Grazie, fratellone. È giunta l’ora di cominciare a fare sul serio” disse, voltandosi verso il fratello maggiore.
Ma quest’ultimo si era già volatilizzato.

Ok Kyouko ok ok calmati non dare fuori di matto niente scenate madri niente urla tu non sei il mastermind però quel bastardo si è veramente superato stavolta perché sì è evidente che è stato lui Leon è uno di quelli che invocava a gran voce la mia colpevolezza e ammazzarlo può solo voler dire che in qualità di mastermind avrei messo a tacere chi mi dava addosso… respira Kyouko, respira. Rischi di esplodere.
Gli sguardi di Togami e Oogami, pur essendo fissi su di lei, non riuscivano a scuoterla. Era ancora in fase di recupero del proprio autocontrollo, compito più difficile di quanto potesse aver mai pronosticato.
Era la prima, davvero la prima volta che Kyouko Kirigiri si ritrovava a un passo dal precipizio. In passato le era capitato di darci uno sguardo distratto, senza però mai soffrirne la forza attrattiva. In quell’istante, invece, si sentiva in equilibrio a dir poco precario mentre il terreno sotto di lei cominciava pian piano a franare.
“Kirigiri? Sei ancora fra di noi?”. Stavolta la voce di Byakuya le fece riprendere piena coscienza del luogo in cui si trovava e della compagnia con cui era.
“Uh… sì, certo. Dove dovrei essere?” rispose un po’ incerta, tentando ancora di riguadagnare il pieno possesso di sé.
“Per qualche momento in un posto molto lontano da qui, direi”.
“Non essere irriverente, Togami” lo rimbeccò Sakura. La risposta dell’ereditiere fu il suo ormai usuale grugnito di disapprovazione.
I tre si guardarono sconcertati per un attimo. Era evidente che la realizzazione aveva colpito in egual misura tutte le loro teste come se fosse stata una pallina da baseball tirata a piena potenza.
“Ascoltate” esordì Kyouko con un tono… non sarebbe del tutto sbagliato definirlo supplichevole, tenendo presente da chi veniva “so cosa vi sta frullando in testa in questo momento: non è suonato l’annuncio di Monokuma, indi per cui il mastermind è qui davanti a noi e non ha la faccia tosta di chiedere un attimo di privacy perché deve andare al bagno. Capisco il motivo di un tale pensiero, lo capisco davvero… ma vi assicuro che è sbagliato. Totalmente sbagliato. Completamente sbagliato. Questa è una trappola ordita dal vero mastermind. Anche l’uccidere Kuwata… credete davvero che io mi comporterei in maniera tanto banale, fossi il burattinaio che muove le fila di questa follia?”.
“Potrebbe anche essere come dici, Kirigiri. E in effetti la tragica morte di Kuwata mi ricorda molto il caso di Celes, quando aveva scelto come teatro del suo omicidio la biblioteca per scaricare la colpa sul qui presente Togami. Ma è con cuore pesante che mi tocca dire: una coincidenza è tale, due cominciano a essere troppe. Perché converrai con me che il trovare il corpo senza vita di una delle persone che più vocalmente ti reputava il mastermind, assommato al mancato annuncio… insomma, ho la sensazione che tu stia per passare un gran brutto quarto d’ora” ribattè Sakura. Nei suoi occhi si potevano scorgere stati d’animo contrastanti, il voler credere a colei che considerava un’amica e l’evidenza dei fatti che gettavano pesantissime ombre su di lei.
“Sarò onesta, Oogami. Non sto per passare un gran brutto quarto d’ora, lo sto già passando. Prima d’ora non mi era mai capitato di assaporare così da vicino la paura e credo che basti guardarmi in faccia e sentirmi parlare per accorgersene. Sì, ho paura. E non paura di essere smascherata come la mano del ventriloquo che muove l’orso senza fili, ma paura di essere condannata a morte ingiustamente e lasciare tutti voi in balia di quel pazzo psicopatico”.
Ho anche paura perché non voglio macchiare il mio perfetto record, ma questo non diciamolo.
“Ti credi così insostituibile? Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile”.
Uuuuuh. Non provocarmi quando sono così poco in possesso della mia proverbiale freddezza, Sakura. Potrei diventare antipatica.
“Mi spiace contraddirti ma sì, io mi sento indispensabile. Lo dimostra ampiamente il fatto che senza di me sareste tutti concime per i vermi, adesso”.
“Ah davvero? E di grazia, perché?”.
“Ti sfido a risalire all’assassina di Celes partendo da due strisciate di sangue del cavolo”.
“La tua deduzione è stata ammirevole, senza dubbio, ma…”.
“Ma niente! Ho salvato le chiappe di tutti voi là sotto! Era un caso di difficilissima risoluzione e me la sono cavata davvero niente male. E anche nel delitto di Fujisaki, se proprio vogliamo, alcuni di voi sarebbero rimasti al palo convinti di aver assistito alla scena di un suicidio se non fosse stato per me”.
Il suo passare da una voce timida a una autoritaria seminò una discreta dose di meraviglia negli altri due. Sakura fece pure un passo indietro, presa in contropiede dal cambio repentino.
No, non è glorificandoti e dando a loro degli imbecilli che ne esci.
“S-Scusate, ho esagerato. Ritiro le parti più altezzose del mio ultimo discorso. Coraggio, visto che non c’è stato l’usuale annuncio sarà il caso di andare ad avvisare gli altri”.
Attese una loro reazione, che almeno inizialmente non giunse. Poi Togami riacquistò il suo aplomb, non mancando di sistemarsi gli occhiali sul naso, ed esortò Oogami a fare come aveva suggerito Kirigiri.
“Il turno di guardia è ufficialmente il tuo, quindi ci penserai tu” fece la Super Artista Marziale superandolo e dirigendosi verso l’uscita.
Beh. Nel migliore dei casi le hai rovinato il buon umore, nel peggiore ti sei giocata una possibile alleata in fase processuale. Ottimo lavoro, mi merito proprio la medaglia di impiegata del mese.
L’operazione Raduna gli Altri Otto fu lunga e laboriosa, ma alla fine si riuscì nell’ardua impresa. Le reazioni coprirono un ampio spettro: si andò dall’orrore totale di Makoto, Asahina e Sayaka al quasi compiacimento di Mondo. Nelle fasi intermedie si inserirono via via tutti gli altri.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! OSSANTOCIELO, KUWATA!”. Non è che parlo di orrore totale senza motivo nel caso di Sayaka. Dovettero aiutarla a stare in piedi perché rischiava di svenire lì sul posto.
“Kirigiri-san” le bisbigliò Makoto nell’orecchio “perché non c’è stato l’annuncio? Eravate in tre, mi pare di aver capito”.
Beata innocenza la tua, Naegi. Beata.
Preferì evitare di rispondergli, facendogli capire con lo sguardo e un paio di gesti che non era il momento adatto con tutti che la osservavano. Anzi, già quello per alcuni era la conferma del mastermind che complottava con il suo Igor.
“Qualcuno leghi o comunque neutralizzi Kirigiri, abbiamo un’ispezione da portare a termine” disse soddisfatto Mondo.
“P-Perdonate se mi permetto” tentò di intromettersi Fukawa “ma il fatto che Monokuma non si sia presentato neanche in cartolina…”.
“Sì, vuol dire che Kirigiri è il mastermind e che non ha potuto salire nel suo luogo di depravazione per poterlo fare” completò il biker per lei.
Salvo stupirsì quando scosse la testa.
“N-No, intendevo dire… come gestiamo il processo?”.
La domanda gettò lo sconcerto fra i presenti.
“Chissenefrega! Voglio giustizia per Kuwata!” sbraitò Sayaka, incredibilmente ripresasi dal precedente mancamento.
“Ma Maizono, come…”.
“Al diavolo! Al diavolo tutto! Piuttosto la portiamo in palestra, in caffetteria, in salotto, in soffitta… dove vi pare! Basta che la giudichiamo e la impicchiamo, ‘sta puttana!”.
“Santo cielo, calmati! Qua nessuno impiccherà nessuno!” intervenne Ishimaru.
“Eh?”. “Ma io voglio il sangue!”. “Perché cambiare una formula collaudata?”.
Porca miseria, questo affare ci sta facendo perdere completamente la testa. A me in primis.
Il Super Prefetto sovrastò il brusio: “Adesso state zitti un secondo! ZITTI, HO DETTO! Ok, così ci capiamo. Allora, visto che il nostro preside continua a non dare segni di vita, temo ci tocchi organizzarci in maniera artigianale. Proporrei, una volta conclusa la fase investigativa, di spostarci tutti assieme in caffetteria. O alternativamente in palestra, è uguale. Proporrei anche di abolire l’esecuzione, è una pratica inumana e parlando a livello personale non sono disposto a scendere sotto una soglia minima di decenza. Il colpevole, chiunque esso o essa sia, verrà trattato in maniera civile e magari segregato in qualche sgabuzzino senza luce e col minimo indispensabile di aria, acqua e cibo. Qualcuno è in disaccordo con quanto ho detto?”. Lo scintillio sinistro dei suoi occhi tranciò ogni possibile obiezione.
“Molto bene, allora è deciso. Oowada, prendi Kirigiri. È sotto la tua custodia fino al momento del processo”.
Ah, sul serio? Vittima e carnefice assieme? Non ti facevo capace di senso dell’umorismo, Ishimaru.
Kyouko giurò di aver visto negli occhi di Mondo un piacere sadico quando la afferrò senza creanza per un braccio.
I loro sguardi si incrociarono.
“Avrò la tua testa, Kirigiri”.
“Dovranno passare mille anni prima che ciò possa accadere, Oowada”.
Questo è quanto si dissero semplicemente guardandosi fissi.
   
 
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