Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Capitolo
X
- Non ho alcuna
intenzione di rivelare informazioni ad un sospettato -
obbiettò Kyouko, aveva nuovamente preso un tono calmo e
controllato, ma era ancora vivido sul suo volto il rossore della
rabbia, apparentemente ingiustificata, che l'aveva attraversata, -
Piuttosto sei tu a dovermi delle spiegazioni -
- Spiegazioni?! Ma se
non so nulla!! - fu la replica di Owada, accusato di essere la Talpa
che, in gran segreto, progettava piani malvagi e riferiva ogni mossa
compiuta dai suoi compagni, mentre sorseggiava amabilmente del the
assieme a Monokuma. A lui neppure piaceva il the!
E non aveva alcuna idea di come gli fosse venuto in mente uno scenario
simile.
Riflettendoci
però, si disse, vi era un'unica persona abbastanza bastarda
da giocare tanto sporco con loro, ed era... anzi, no, erano due!
Celestia e Togami, "Fermo!.. Basta Kirigiri che parte per la
tangenziale" si rimproverò subito dopo, scuotendo la testa
sconsolato, giudicare entrambi dei sospettati solo a causa del
pessimo carattere di cui facevano sfoggio, non era la maniera giusta di
procedere.
- Tu sapevi del nostro
piano per introdurci nella presidenza! - insistette Kirigiri, si stava
irritando, non sembrava abituata agli scontri diretti, sopratutto non
quando non aveva nulla in mano e il sospettato si rivelava troppo
ottuso e testardo per cadere nei suoi tranelli logici e articolati. Non
era come quella volta al processo, far ammettere qualcosa ad Owada non
si sarebbe più rivelato tanto facile. Sopratutto
perché il motociclista non aveva in realtà nulla
da dire, questo però la ragazza lo ignorava e continuava ad
innervosirsi in una battaglia muro contro muro, poiché anche
lei, nella sordità in cui era caduta, si rivelava testarda
alla stessa maniera di Mondo.
- Monokuma in qualche
modo ne era a conoscenza, eravamo solo in tre ad essere al corrente dei
dettagli: tu, io e Togami. E Togami è troppo orgoglioso per
ridursi a fare da personaggio di supporto al Burattinaio -
continuò la sua arringa, "Non posso darle torto..." convenne
nell'ascoltarla Owada, era più probabile fosse l'ereditiere colui che
controllava quel gioco di processi e grotteschi omicidi, piuttosto di
vederlo interpretare un ruolo da comparsa.
- Quindi rimani solo tu Owada! - lo accusò,
- E se invece Monokuma
si fosse appostato fuori dal bagno comune per origliare cosa ci
stessimo dicendo (con i suoi sensori per lui non dovrebbe rivelarsi
troppo difficile)? Oppure, se ci fossimo sbagliati e una telecamera
fosse stata puntata verso lo sgabuzzino dove io e Togami eravamo
nascosti?.. Tu hai insistito per ripeterci il piano, avrebbe potuto
scoprirlo in quel momento e sfruttare la cosa a suo vantaggio - era
difficile, molto difficile per Owada fare la persona controllata e
ragionevole, in più c'era lo sforzo di ricordare le parole
di quella serpe di Togami, stava sfruttando le osservazione che
l'ereditiere aveva fatto mentre, per punizione, lo portava in spalle in
giro per la scuola.
Era stata una corsa
estenuante e lunga, molto lunga, abbastanza da far venir voglia a quel
associale di Byakuya di intraprendere una conversazione unilaterale con
se stesso (vista la noia), poiché, dopo la diciottesima
rampa di scale, a parte qualche grugnito, per Owada diveniva difficile
spiccicare parole che suonassero comprensibile ad orecchio umano.
- Te la sei studiata
bene la parte - il sorriso di Kirigiri ebbe il potere di metterlo in
allarme, forse aveva commesso uno sbaglio a ripetete le opinioni del
damerino, era fin troppo ovvio che simili osservazioni non potevano
provenire da lui, la rapidità con cui le aveva espresse lo
aveva tradito,
- Aspe... Queste sono
le teorie della serpe, ho passato metà del pomeriggio ad
ascoltarlo - si giustificò e ciò suonò
terribilmente come una scusa, - Lo vuoi capire che non sono io la
Talpa!? - cominciava a non sopportarlo più quel suo
sorrisino appena accennato di quando trovava qualcosa capace di destare
il suo interesse,
- Perché
dovrei crederti? L'hanno visto tutti che Monokuma ha per te un trattamento speciale - con
quel "tutti", probabilmente intendeva nello specifico Hagakure, il
quale, dopo aver assistito in diretta e
come protagonista ai fatti avvenuti in aula
professori (ovvero, alla scenata dell'orso robot), per quanto ottuso,
non poteva non aver notato l'atteggiamento quasi protettivo che il
falso preside teneva nei confronti del motociclista, per non parlare
della ridicola punizione riservatagli.
Altri non sarebbero stati altrettanto fortunati.
"Da quando quel
sensitivo da strapazzo è diventato un tuo informatore..? Non
hai già abbastanza cani in giro per i corridoi?" si
trovò colto di sorpresa Owada. In un moto di nervosismo
serrò forte la mascella, l'ennesimo istinto violento che
sembrava voler prendere il sopravvento, non se ne era accorto. Anche se
aveva trovato il comportamento di Monokuma un poco strano, non aveva
mai pensato di star ricevendo da parte sua un trattamento speciale
(dopo quello che già aveva ricevuto al processo), - E cosa
vuoi che ne sappia di quello che passa in testa a quel bastardo! -
protestò, -... è un pazzoide! Forse lo sta
facendo per sviarti, o forse perché sono un omicida e si
è convinto che tenterò di diplomarmi, avendo
ricevuto una seconda occasione - i suoi buoni propositi per
controllarsi erano andati in malora. Era davvero un caso senza speranza.
- No, tu non
commetterai un altro omicidio - rispose di riflesso alla sua ultima
obbiezione Kirigiri, le braccia incrociate al petto, l'espressione
sicura e fredda, per un momento sembrò riprendere pieno
possesso delle sue facoltà,
- Si, me l'hai
già detto: perché sono troppo stupido per farlo -
ricordò, e una piccola intuizione, simile ad una scintilla,
gli attraversò lo sguardo. Aveva intravisto qualcosa, una
risposta al quesito che lo attanagliava, una piccola
possibilità per chiarire il tutto.
Il problema era se
sarebbe stato abbastanza scaltro da sfruttarla, - ... ma allora, se non
commetterò un altro assassinio, ha senso che io sia la
Talpa? - doveva riuscire a far ritrovare a Kyouko il percorso logico
che aveva perso, riportarla nel punto in cui aveva abbandonato la
strada.
- Dipende da cosa
Monokuma stia sfruttando per farti stare al suo gioco - fece lei, -...
non credo tu o (te lo concedo) chiunque sia la Talpa, lo faccia
perché lo desideri - spiegò allontanandosi per la
prima volta dalla scrivania da che vi si era appoggiata, cominciando a
fare qualche passo avanti e indietro per la stanza. Stava riflettendo.
- Ricordi il DVD che Monokuma ci ha fornito come primo "incentivo" per
commettere un omicidio..?- gli si rivolse fermandosi nel guardarlo
dritto negli occhi,
- Quello a cui Maizono
ha abboccato..? E chi se lo scorda - no, la sua non era mancanza di
sensibilità, era che il tatto non sapeva neppure dove stesse
di casa, ma fortunatamente non c'era alcuno lì tanto
sensibile da accusare il colpo.
- Nessuno ha mai
confessato ad altri il contenuto del proprio video, ma posso supporre
che tutti fossero simili l'un, l'altro - riprese a camminare,
afferrandosi il mento con una mano, l'aria pensierosa e concentrata,
ora Owada doveva solo attendere e vedere il momento in cui la ragazza
si smarriva, cadendo nell'errore di accusarlo come "la Talpa".
- In quei DVD ci
venivano mostrate le persone a noi care e il Burattinaio ci fa
intendere che a loro sia accaduto qualcosa durante il periodo della
nostra prigionia qui dentro...-
- ... e ci dice di
diplomarci per scoprire cosa è successo - concluse per lei,
gli metteva una certa ansia vederla muoversi per tutta la stanza, ma
finché avesse seguito la via giusta non poteva chiederle di
fermarsi.
- Quindi,
probabilmente il Burattinaio tiene come ostaggi quella o quelle persone
care alla Talpa, e lo costringe ad obbedirgli... Chissà,
potrebbe trattarsi di un amico, un cugino, un fratello, di un..-
- Un padre? - ma
sì, spariamo un colpo in aria con una benda sugli occhi e
una pistola forse scarica, chissà, si può sempre
avere la fortuna di prendere qualcosa, tanto intuito e deduzione
potevano confondersi tra loro tal volta, giusto?
-... Si, anche un
genitore - annuì lei, e Owada lo notò, aveva
avuto un momento di esitazione, un istante, ma c'era stato. Adesso non
gli restava altro da fare se non la cosa che gli riusciva meglio:
attaccare - seppur non si trattasse di un attacco fisico, ma verbale,
sperava comunque di sapersi destreggiare al meglio.
"Ookay, come farebbe la serpe?"
Alla fine, discutere
per tutto il tempo con Togami avrebbe avuto la sua utilità,
- Kirigiri, volevo
chiedertelo da prima, ma se è stato un gruppo terroristico a
prendere la scuola e a rinchiuderci, che fine ha fatto il vero Preside?
- "non atteggiarti troppo! Fai solo il cinico bastardo!" si
ordinò provando per un'ultima volta a prendere un tono
freddo e calmo. Doveva riuscire a controllarsi!
- Le mie indagini non
sono arrivate al punto da scoprirlo - il suo sguardo vagò
per la stanza, evitando di incrociare quello del ragazzo, ma lui non
sembrò notarlo,
- Quindi, potrebbe
anche essere stato rapito dal Burattinaio...- suppose Owada, lasciando
di proposito la frase in sospeso, sapeva che Kirigiri avrebbe intuito
il resto, o almeno lo sperava, si mostrava sicuro, ma in
realtà si sentiva nervoso come un uomo intento a bruciare un
nido di vespe privo di protezioni.
Non aveva idea di come
proseguire! Stava improvvisando e non aveva nulla a cui aggrapparsi,
pregava in una sua reazione, pur credendolo difficile.
- Stai forse cercando
di dirmi qualcosa, Owada? - come già era accaduto
più volte, Kirigiri lo fulminò con uno sguardo in
grado di abbattere una fortezza in granito, tanto freddo e spietato da
farla sembrare ad una qualche dea vendicatrice pronta a trasformare il
mondo in una landa desolato dopo averlo purificato con il fuoco. Per un
momento il motociclista si sentì sopraffatto da quegli
occhi, quasi ne fosse sbriciolato (le donne erano da sempre il suo
punto debole, ancor di più se sapevano mostrare una tale
decisione e fermezza), il suo cuore sussultò e non per
paura, ma resistette, non era il momento di cedere.
- See...- le parole
gli morirono sulle labbra, "MERDA!" si schiarì la voce,
avvertendo d'improvviso la gola secca e un certo imbarazzo per la
figuraccia, - Oltre a me e a Togami c'è qualcun altro che
era a conoscenza dei nostri piani -
-...- la ragazza lo
fissò in silenzio, cominciando inconsciamente a mordersi
l'interno della guancia, cosa poteva esserle mai sfuggito?
- Sei tu la Talpa
Kirigiri! - toccò ad Owada fare le proprie accuse. La stanza fu immersa in un
silenzio attonito.
La stanza in cui Naegi
si risvegliò non era la sua camera, come credette in un
primo momento, il soffitto era lo stesso, ma erano presenti una certa
quantità di mobili d'arredo che non seppe riconoscere come
propri. Se ci rifletteva, non aveva mai perso tempo a decorare la
propria stanza cosa che, invece, i suoi compagni (almeno da quel che
aveva potuto vedere), avevano fatto.
Si alzò a
sedere, avvertendo però un cerchio alla testa solo per quel
piccolo movimento, una forte nausea lo assalì e fu certo di
star per rimettere quel poco rimastogli nello stomaco, ma la sensazione
di disagio passò quando il suo sguardo, attirato dal
tavolino poco al di là del letto dove si trovava,
incontrò un oggetto a lui familiare:
"Quella è una radio antica..?"
La riconobbe
perché era lui l'unico a rifornirsi al negozio scolastico di
simili oggetti inutili, non sapeva perché lo facesse, si
trattava di una tentazione troppo forte, trovando delle monetine sparse
da per tutto. Purtroppo, dopo un istante di felicità, simile
ad un bambino con un giocattolo nuovo, finiva per stancarsi
dell'oggetto in questione e, non sapendo cosa farne, finiva sempre per
regalarli in giro (se era fortunato la persona che lo riceveva ne era
felice, altrimenti lo rifiutava*). E ricordava bene l'espressione
stupita di quello spocchioso di Togami quando gli aveva mostrato quella
radio dal modello antiquato, era ben visibile quanto la desiderasse,
anche se cercò di celargli quel desiderio con un commento
seccato e acido, come se nell'accettarlo gli facesse un favore: "Tsk...
simili cianfrusaglie sono curiose solo per la loro
inutilità". Poco più tardi Naegi si era convinto
che l'avesse gettata nell'inceneritore, ma invece, come aveva supposto,
l'ereditiere doveva averla apprezzata.
- Ti invito ad evitare
di vomitarmi sul pavimento, se proprio però non ci riesci,
vedi di ripulire dopo - non ebbe pietà per il compagno
malato il biondo, salutandolo in quel modo nell'entrare, teneva una
bacinella tra le mani, presa probabilmente dalla lavanderia, - Non ho
alcuna intenzione di avere la stanza appestata - affermò con
cipiglio indignato nell'avvicinarsi a lui, rimanendo però a
una distanza di sicurezza, sembrava piuttosto seccato, più
del solito almeno.
- Ehm... Togami - si
trovò esitante a parlare Makoto, aveva un vago ricordo di
aver discusso con l'altro in corridoio, mentre aspettava il ritorno di
Oogami, ma non aveva memoria di cosa si fossero detti, in
più non capiva quale passaggio lo avesse portato a dormire
nel suo letto. Adesso si sentiva più lucido, il medicinale
datogli dalla wrestler doveva aver cominciato a fare il suo lavoro,
abbassandogli la febbre, non poteva però non sentirsi a
disagio, non avendo idea di cosa poteva aver fatto per ritrovarsi in
quella situazione.
- "è permesso dormire
solo nelle stanze"- citò in risposta
Byakuya, intuendo la sua domanda, - ... se per caso Monokuma dovesse
beccarti a dormire da qualche altra parte ha promesso di ridurti in
riso fritto - spiegò provocando un singulto di paura
nell'altro, Monokuma l'aveva trovato a dormire nel corridoio?.. Non se
ne era minimamente accorto! Se non fosse stata per la sua presenza si
sarebbe svegliato solo quando l'orso robot lo avesse immerso in una
pentola gigante di olio bollente.
- Gra-grazie - gli
faceva strano dirlo, non lo credeva capace di compiere un qualsiasi
gesto altruistico,
- Risparmiatelo, se
Monokuma ti avesse ucciso poi Kirigiri se la sarebbe presa con me (e
probabilmente ci avrei rimesso la vita) - rifiutò i suoi
ringraziamenti appoggiandogli la bacinella, solitamente usata per
trasportare la biancheria, vicino al letto, - Se ti sale di nuovo la
nausea vedi di non mancarla - gli intimò, severo nel
indicargli il cesto, fulminandolo con uno sguardo gelido attraverso le
lenti degli occhiali.
- Bhé...
Anche se non lo hai fatto per me, grazie lo stesso - insistette con un
sorriso tirato Makoto, spesso il suo comportamento gli urtava i
nervi, rendendogli difficile mantenere un atteggiamento gentile, avvolte avrebbe solo voluto rispondergli per le rime,
ma sapeva che l'avrebbe fatto tacere in meno di mezzo
secondo. - Aspetta, questo significa che posso rimanere qui!?
- esclamò stupito, gli era servito qualche
secondo per metabolizzare le parole dell'ereditiere, era convinto di doversene
andare ora che aveva recuperato i sensi,
- Perché
riusciresti ad andare da qualche parte? O a rimanere sveglio? -
replicò il biondo incrociando le braccia la petto,
fissandolo dall'alto in basso simile ad un lupo che fissa una misera e
stolta formica,
- Ehm... No,
non credo - ammise Naegi chinando il capo, grattandosi la guancia
nervoso, vista la reazione dell'altro doveva irritarlo non poco
ritrovarsi con un ospite in camera, sopratutto se malato e
probabilmente contagioso, - Pensavo solo che se Oogami non mi trovasse
dove mi aveva lasciato potrebbe preoccuparsi... In più, se
avesse recuperato la mia chiave potrei andare in camera mia,
così da non disturbarti - cercò di levare le
tende,
- Sapevo avresti detto
qualcosa di simile..- sbuffò stanco Byakuya, - Le ho scritto
un biglietto e l'ho infilato sotto la tua porta facendo in modo che una
parte rimanesse visibile perché lo notasse. Quando
tornerà dall'infermeria lo troverò e lo
leggerà - fu tanto previdente da pensare pure a questo
mentre andava in lavanderia a prendere il cesto.
- Ah - si
sentì a disagio Naegi, non ne capiva bene il motivo, ma non
riusciva più a sostenere il suo sguardo, forse c'era una
piccola parte di lui che non aveva dimenticato le proclamazioni di
Togami, in cui si affermava come unico possibile vincitore a quella
gara di omicidi.
- Sarebbe fin troppo
idiota da parte mia ammazzarti qui, non trovi? –
obbiettò l’ereditiere, sul serio, il volto di
Makoto era un libro aperto,
- In effetti..-
dovette ammettere lui, colpevole, l’imbarazzo a tingergli le
guance già arrossate dalla febbre,
- Comunque, se ti
preoccupo tanto..- sospirò una seconda volta, letteralmente
esausto mentre gli lanciava un paio di chiavi - quelle della propria
stanza, era colmo di una stanchezza che gli penetrava fin nelle ossa,
non aveva voglia di altri problemi e perdere tempo a discutere con
Makoto gli sembrava solo un modo per disperdere l'ultima riserva di
energie rimastagli. Desiderava
finire quella giornata alla svelta, e non ci sarebbe riuscito se si
fosse messo a cercare di convincere Naegi di non aver intenzioni
omicide nei suoi confronti, persino quel moccioso ottusamente positivo
non si poteva permettere tanta ingenuità da credere a
chiunque dicesse: "non ti voglio ammazzare"; se desiderava sopravvivere
ancora per qualche tempo lì dentro.
- Che significa..? -
guardò confuso le chiavi Makoto - le quali gli erano cadute sulle
ginocchia non essendo riuscito ad afferrarle prontamente -, fissandole
quasi si trattasse di un oggetto sconosciuto, o uno di quei oopart
(dalle dubbie facoltà), di cui andava pazzo Hagakure.
- Io devo uscire - non
gli spiegò altro l'ereditiere, - Se pensi che qualcuno possa
venire qui per ucciderti, ti basta non aprire - fu il suggerimento, al
quanto superfluo, con cui fece per andarsene,
- Ho... ho una pessima
esperienza con il cambio di stanza! - obbiettò il castano,
un leggero pallore gli aveva preso il viso, segno che la nausea lo
stava attaccando di nuovo,
- Rifletti...- gli
ordinò l'altro, le braccia incrociate al petto, l'aria
seccata e una smorfia insofferente sul viso, - La tua chiave (sempre se
la trova), ce l'avrà Oogami, la quale non ne
usufruirà di certo per incolparti di un omicidio; tu,
invece, sarai chiuso qui dentro da solo, cos'hai da temere? - alle sue
giuste osservazione, Naegi cominciò a sentirsi un idiota,
aveva ragione, di cosa aveva paura? Sapeva che teoricamente non doveva
spaventarlo nulla di quella situazione, anzi, doveva sentirsi fortunato
per come erano andate le cose e per la proposta di Togami (anche se
sospettava gli tacesse qualcosa: perché non gli aveva detto
dove andava?), ma istintivamente non poteva evitarsi di provare un
nervosismo e un senso di panico crescenti, i quali gli invadevano il
petto, simili a pesi opprimenti su cuore e stomaco.
- Va bene..-
accettò infine Makoto, dopo averci riflettuto per qualche
secondo, messo alle strette dallo sguardo incalzante di Byakuya e dalle
sua figura opprimente affianco. Non aveva trovato una proposta
migliore, - ... ma tu dove passerai la notte? - da bravo piccolo,
stupido altruista, non poteva far a meno di preoccuparsi per lui,
procurandosi dei problemi che, altrimenti, non lo avrebbero minimamente toccato.
- Quello che faccio o
non faccio, non sono affari che ti riguardano - lo azzittì
sbrigativamente Togami, - Non ho alcuna intenzione di farmi infettare
dai tuoi microbi sta notte - aggiunse tanto per non sembrare troppo
cordiale, Naegi non doveva pensare che gli stesse facendo un favore,
semplicemente, per lui lasciarlo morire in quel corridoio sarebbe stato
controproducente per delle future indagini (avere Makoto che rispondeva
ad ogni ordine come un bravo bastardino ammaestrato era una
comodità cui non voleva rinunciare). Se gli aveva dato le
chiavi della propria stanza era stato solo a causa della stanchezza e
della scarsa pazienza che possedeva al momento, non aveva voglia di
informarlo della situazione o di rassicuralo sulle indagini, ci avrebbe
perso troppo tempo e non aveva motivo per farlo. In più,
conoscendo il moccioso, nonostante le condizioni in cui versava,
avrebbe voluto partecipare e in quel caso si sarebbe rivelato
un'inutile palla al piede, come se la situazione per loro non fosse
già stata abbastanza complicata.
No, la sua non era per
nulla una gentilezza. Lo aveva fatto solo per non avere altri crucci
cui pensare inseguito.
Era con questi pensieri che Byakuya stava per uscire, doveva tornare
nello spogliatoio del bagno comune, oramai Owada e Kirigiri doveva
già essere arrivati.
"Tsk…è
già tanto che io partecipi ad una sciocchezza simile" si
diceva tirando a se la maniglia, quando:
- Upupupupupupu! Sera,
ereditiere-bastardo, sono venuto a riprendermi ciò che mi
hai rubato...- la terribile risata di Monokuma lo accolse non appena
oltre la soglia, -
Allora me lo vuoi render..?- ma non ebbe il tempo di finire
di parlare che, istintivamente, Byakuya gli sbatté
violentemente la porta sul muso, in un moto di terrore puro capace di
gelargli il sangue nelle vene.
- Ho sopravvalutato la
tua intelligenza Owada, simili affermazioni insulse me le sarei
aspettate da Hagakure - commentò Kirigiri osservandolo con
uno sguardo impassibile, ma che nascondeva un fiotto di acido, non
sembrava aver apprezzato l'accusa del motociclista e lui non poteva
certo darle torto, sapeva cosa si provasse ad avere l'indice puntato
contro. - E dimmi, con quale percorso logico sei giunto a tale
conclusione? - c'era una nota sarcastica nella sua voce, segno che
probabilmente credeva le sue delle parole infondate e, di nuovo, aveva
ragione, neppure Owada capiva del tutto perché avesse agito
in quel modo.
Era un'intuizione,
nulla più di questo.
- So di non essere la
Talpa e hai già escluso la serpe dai possibili colpevoli,
quindi l'unica rimasta sei tu - certo, usare come supporto le
affermazioni fatte dalla sospettata, non era proprio il metodo migliore
su cui costruire la propria arringa, ma aveva alternative?
Trattandosi di lui, no. - Monokuma ha in ostaggio tuo padre, il
preside, e ti obbliga e fare il lavoro sporco. Oppure, il Burattinaio
è lo stesso preside (come la maggior parte di noi ancora
crede), e tu essendo sua figlia collabori con-
- E ti pare che avrei
partecipato tanto attivamente nella risoluzioni degli omicidi se stessi
lavorando con il burattinaio? - replicò lei interrompendolo
di punto in bianco, perdendo un altra volta il suo sangue freddo, - In
più, te l'ho già detto, per quanto all'anagrafe
Lui risulti essere mio padre, tra noi non c'è mai stato
alcun tipo di rapporto. E LUI non è il Burattinaio! -
affermò, lo sguardo spalancato, furiosa ed atterrita allo
stesso tempo, quasi stesse combattendo una battaglia interiore contro
il buon senso, si aggrappava con le unghie e con i denti ad un'unica
convinzione, la quale l'accecava, simile ad una luce puntagli dritta
sugli occhi, i fanali di un auto pronti ad investirla se non si fosse
tolta in tempo dalla strada.
- E che ne so di cosa
hai in testa! - si innervosì pure Owada, "non bisogna
chiedere al Braccio di usare la testa! Dov'è la Mente quando
serve?!" - Magari il tuo ruolo è quello di far durare il
più a lungo possibile il gioco, per questo ti impegni a
trovare il colpevole... O forse sei diventata la Talpa solo di recente -
- Di recente..?-
ripeté Kyouko, un campanello d'allarme e risuonarle nella
testa, era veramente possibile? Che la Talpa si fosse alleata al
Burattinaio solo da poco?
- Bhé...
questo nel caso il preside fosse stato fatto prigioniero -
spiegò il motociclista, sul volto un espressione del tutto
inedita, pensieroso e concentrato come poche volte era stato in vita
sua, - Sarebbe logico - e detto da lui suonava strano come quando
Hagakure proclamava incollerito: "io non credo nel soprannaturale";
- Monokuma ti ritiene
una minaccia, sa che stai architettando qualcosa di potenzialmente
pericoloso per lui. Deve trovare una maniera per fermati - espresse le
proprie idee ad alta voce, man mano che gli venivano in mente e,
ragionandoci, ebbe un illuminazione, comprese in quale momento Kirigiri
avesse potuto stipulare un'alleanza con quel orso robot, - ... e tu, a
sorpresa, lo chiami per "parlare" - ciò che era
successo quella mattina, i sei minuti mancati!
Monokuma non li aveva
fregati, era stata Kirigiri a farlo.
- Cosa vi siete
detti?- Owada si rabbuiò, un'ira invisibile
penetrò nelle sue membra mentre quell'idea prendeva forma,
gelida, lucida, all'improvviso apparve più temibile di
quanto fosse quando sbraitava furioso, mostrando i pugni pronto a
colpire qualunque uomo o oggetto nelle vicinanze.
Se era stata la rabbia
del motociclista ad uccidere Fujisaki, era probabilmente quello il
volto con cui gli si era mostrato nel momento in cui lo aveva
aggredito.
Non vi era niente di
più spaventoso di quel groviglio di emozioni intraducibili a
parole.
Quell'accusa campata
in aria nei confronti di Kirigiri aveva preso spessore, fino a
diventare qualcosa di reale, di concreto, il tutto però si
sarebbe dimostrato vero solo in base a ciò che gli avrebbe
detto la ragazza:
- Nulla - rispose
cercando il suo sguardo, nuovamente il viola delle loro iridi si
scontrò, nessuno dei due era pronto a cedere, farlo
significava la sconfitta, e non se la potevano permettere.
- Non prendermi in
giro! - Owada arretrò di qualche passo, trovandosi con le
spalle poggiate contro al muro, aveva paura di se stesso e di quello
che era capace di fare, avrebbe mantenuto tanta più distanza
possibile da Kyouko finché non avesse ricevuto una qualche
risposta soddisfacente, fino a quando si fosse assicurato di non
perdere la testa al punto di ucciderla.
- Non sto mentendo.
Non appena Monokuma si è presentato davanti a me, mi ha
intimato di non lasciare la stanza e se ne è andato - si
difese, e diceva il vero, i suoi occhi non fuggirono a quelli del
motociclista, seppur una leggera gocciolina di sudore gli percorse la
fronte, anche lei aveva cominciato ad avvertire la potenziale minaccia
in cui si poteva tramutare Mondo.
- Allora cosa ha fatto
Monokuma nei quattro minuti successivi?- obbiettò Owada,
ringraziando mentalmente Naegi per l'orologio che gli aveva regalato,
era stato utile per prendere il tempo della loro irruzione nella
presidenza, - Ci sono copie di quell’orso sparse ovunque (ce
l'ha detto lui stesso), improbabile che ci mettesse tanto a raggiungere
me e la serpe -
- Io non ho avuto
alcun colloquio con Monokuma, né con il Burattinaio! Non
sono io la Talpa! - si affrettò a ribadire Kyouko,
l'espressione impassibile del suo volto si era definitivamente
sgretolata sotto i colpi infertogli dalla frustrazione e dalla rabbia,
cosa le stava accadendo? Da quando per lei diveniva così
facile cadere preda delle proprie emozioni? Da quando era divenuta
incapace di tenere testa ad Owada? Accuse simili solitamente
l'avrebbero attraversata come l'acqua fresca, non le importava di cosa
pensassero di lei gli altri, se il giorno prima l'avessero accusata di
essere il Burattinaio non le sarebbe minimamente importato.
Invece, ora si imbestialiva, urlava, appariva fragile, sul punto di
spezzarsi.
- E per cosa poi,
unirmi al piano del Burattinaio per difendere un uomo che mi ha
abbandonata!? Di Lui non mi è mai importato! - proruppe, e
lì la sua voce ebbe nuovamente un'esitazione, un fremito, le
parole le si creparono.
Vi fu un lungo momento
di silenzio dopo quello scoppio d'ira,
- Io non ho idea di
che genere di rapporto abbiate tu e il tuo vecchio...- c'era voluto
tempo per riflette, per trovare le parole giuste, si gratto il capo,
incerto se continuare, - ma se sei finita in questa scuola, proprio
perché si tratta di te, non può essere un caso -
certo, Owada non poteva minimamente immaginare i trascorsi di Kirigiri
(di cui poi, a causa dell'amnesia a cui era soggetta, neppure lei aveva
le idee poi così chiare), ma sapeva cosa
significava essere abbandonato.
- Sì,
questo è vero - confermò Kirigiri assottigliando
lo sguardo, il volto fattosi pallido e sudato, sembrava sentirsi male,
qualcosa appena sotto pelle si contorceva, scavava per uscire, un
pensiero che non aveva alcuna intenzione di pronunciare, - Ma se sono
venuta qui non era certo per incontrarlo -
- E allora
perché?.. La tua iscrizione non è una botta di
culo come per Naegi, avevi un motivo per voler essere una super ultra -
insistette, consapevole di aver trovato il punto dolente, l'anello su
cui dover forzare per rompere la catena.
- Volevo solo... -
- Rinfacciargli come
vivi bene senza di lui? - l'interruppe, concludendo ciò che
non riusciva a dire,
- Sì,
qualcosa del genere - ammise Kirigiri, un sorriso amaro ad incurvargli
le labbra, Owada era arrivato dritto al punto dove lei, invece, si
sarebbe persa, attribuendo altri valori alle sue azioni, quando la
realtà era pura e semplice come il ragazzo gliel'aveva
presentata. - La mia intenzione era di ringraziarlo per non avermi
portato via dalla famiglia da cui lui è fuggito, incapace di
seguirne credi e dottrine - spiegò, poiché le
rimaneva ancora una punta d'orgoglio,
- "Dottrine"? "credi"?
Cos'è la tua famiglia, una setta? - la fissò
confuso il motociclista,
- Penso che clan sia il termine
più adatto, nonostante il casato dei Kirigiri sia migrato
all'estero ormai da tempo, le usanze e gli insegnamenti su cui si
poggia non sono cambiate dal passato - non aveva intenzione di
rivelargli di più sull'identità della sua
famiglia, né Mondo volle chiederle altro.
- Quindi, fammi capire
un attimo...- c'era il rischio che perdesse il filo del discorso, e
qualcosa di cui aveva parlato non gli tornava, decise di riepilogare, -
tu saresti tornata dall'estero, ti saresti iscritta all'accademia
Kibougamine (tralasciamo la fatica che hai fatto per farti ammettere),
avendo come unica intenzione di incontrare il Preside, dirgli: "grazie
tante padre bastardo"; e poi basta? Ciao e tanti saluti? - sopratutto
nell'ultima parte c'era qualcosa di stonato, strideva terribilmente con
la mentalità fredda e calcolatrice di Kyouko.
- Se togli il colorito
commento che hai aggiunto ai ringraziamenti, a grandi linee, era la mia
idea - per un qualche motivo, sentire il suo piano presentato da Owada
con una tale semplicità le procurò un forte
imbarazzo, non che le apparisse stupido, poiché la
convinzione che l'aveva portata a fare una simile scelta non si era
ancora del tutto spenta, ma sembrava comprendere solo ora di aver agito
in quel modo spinta da qualcosa di diverso dal desiderio di rivalsa.
Forse era divenuta tanto brava a celare i propri reali sentimenti da
riuscire a nasconderli bene anche a se stessa.
- Scusa, ma faccio
fatica a crederlo - commentò Mondo, - Insomma,
perché tutta questa faticaccia solo per dirgli quattro
parole? Bastava che so... Una telefonata, una cartolina, ti evitati un
viaggio inutile e un'iscrizione dispendiosa...- erano osservazioni
giuste, che purtroppo per lui Kirigiri aveva sentito e si era posta
già un migliaio di volte, e a cui era divenuta al quanto
sensibile, finì con l'irritarla terribilmente,
- Non sarebbe stato lo
stesso! Lui doveva capire il mio valore, doveva vedere che io ero
riuscita dove Lui aveva fallito...- alzò la voce stringendo
i pugni inguantati, il suo sguardo aguzzo evitava di incrociare quello
del motociclista, - questa volta sembrava essersi infuriata
più con se stessa che con lui, - d'impulso serrò
forte la mascella e un sentimento viscido e viscoso le
riempì il petto mentre agli angoli degli occhi si formavano
quelle che sembravano delle mute lacrime.
Ed eccolo il desiderio
segreto, quello espresso in silenzio da ogni bambino trovatosi ad
affrontare l'abbandono di uno o di entrambi i genitori, ciò
che urlava l'espressione dipintasi sul viso di
Kyouko: accettami!; "Voglio essere accettata da
Lui!"
Quello per cui persino Owada aveva supplicato inutilmente per notti
intere, per quanto nel suo caso fosse la madre ad aver lasciato lui e
Daiya.
- Tu non te ne saresti
andata - parlò Mondo dopo averle lasciato una manciata di
secondi per asciugarsi quel pianto che non era arrivato a bagnarle le
guance,
- Eh..?- lo
guardò confusa,
- Ho la sensazione
che, se le cosa fossero andate nella maniera giusta, avresti trovato un
motivo per rimanere alla Kibougamine - non sapeva da dove proveniva
tutta quella certezza, in fondo non conosceva Kirigiri da
così tanto tempo da fare simili congetture sulle sue
decisioni future, eppure ne era convinto.
- Chi lo sa...
Già il solo fatto di aver ottenuto il titolo di super ultra
mi ha messo in cattiva luce con il resto della famiglia, forse, se
tutto fosse andato nella maniera corretta e io avessi cominciato a
frequentare quest'accademia, non mi sarebbe più stato
permesso di tornare a casa - non negò, e di nuovo un
espressione malinconica salì a segnarle il viso, la famiglia
era il suo punto debole, di fronte alla quale perdeva tutte le maschere
e le armature.
- Certo che hai
proprio una famiglia scassaballe - commentò con la sua
scarsa finezza e sensibilità Owada, forse nel tentativo di
smorzare l'aria pesante di cui si era intrisa la stanza, aveva
dimenticato il motivo per il quale aveva iniziato il discorso, ma non
tardò a ricordarlo. - ... però adesso non puoi
più dire che del Preside non ti importa - aggiunse,
completando con un altro tassello il puzzle, se Kirigiri fosse stata
totalmente in se non si sarebbe tradita con tanta facilità.
- Per incontrarlo sei andata contro a principi del tuo, ehmm... "clan".
Non avresti fatto una cosa simile se non di importava -
E con quel colpo la
prese in fallo. Kirigiri comprese che, per quanto a lungo lo avesse
fatto, non le era più possibile negare l'evidenza:
- è vero...
forse, un poco, di Lui mi importa -
Era una minima
affermazione ma le costò una fatica immensa, tanto che una
corsa di quindici chilometri le sarebbe sembrata, a confronto, una
passeggiata. Per troppo tempo quelle parole erano state la sua pietra
che, simile a Sisifo, aveva spinto in cima alla montagna senza mai
vedere la cima, senza trovare un modo per farle uscire.
Mai prima di allora
l'aveva detto a qualcuno, troppo complicata la sua situazione in casa
per poterlo ammettere, troppo forte il legame con il nonno per
rimpiangere in sua presenza il padre assente. Aveva finito con
l'affossare talmente in profondità quel sentimento da
scordarsene, credendo non vi fosse mai stato, eppure era sempre stato
lui a guidarla, simile ad una bussola, conducendola nei luoghi dove
voleva andare, portandola lì, in quell'accademia.
"Cosa gli sarà accaduto..?" ebbe il coraggio di chiedersi
lasciando che una genuina preoccupazione, derivata da un legame a cui,
al momento, la logica del suo cervello non riusciva ancora a dare
spiegazione, le invadesse il petto.
E nel rompere la pietra che così faticosamente aveva
trasportato, ciò che bloccava la sua mente, il muro
invisibile da cui era stata isolata, si dissolse.
Fu come riprendere
fiato dopo una lunga apnea,
- Hai ragione Owada... - tornò finalmente ad essere se
stessa, stupendosi del comportamento che aveva tenuto.
Se non lo avesse sperimentato in prima persona, non avrebbe creduto
possibile farsi sconvolgere sino a quel punto da un semplice blocco
mentale.
Ancora una volta si
trovava a constatare la straordinaria abilità di Monokuma
nel manovrali a piacimento. C'era riuscito anche con lei che, fra
tutti, si riteneva quella psicologicamente più forte. Aveva manipolato i suoi
sentimenti!
Kirigiri non aveva
mentito. Nell'affermare di non avere avuto per quel giorno alcun
colloquio con l'orso robot non stava affermando il falso,
poiché per lei non era avvenuto, di quei quattro minuti di
cui Owada chiedeva spiegazione non ne possedeva alcuna memoria.
I suoi ricordi dell'accaduto si erano volatilizzati, e ciò
non era un caso, il Burattinaio si era rivelato tanto scaltro da
riuscire a sfruttare l'amnesia di cui era soggetta a proprio vantaggio,
l'aveva manipolata sapientemente, andandone a toccare i nervi scoperti,
le ferite sanguinanti.
Inconsciamente Kyouko aveva cominciato a muoversi seguendo delle
direttive che non le appartenevano, agendo tramite quegli impulsi
suggeriti dal perfido essere monocromatico, ordini che si erano
instillati in profondità nella sua mente e a cui non sapeva
di obbedire.
"Certo, una volta
trovato il punto sensibile il Burattinaio ne ha approfittato", era
ciò che aveva fatto pure a Togami, riflettendoci recuperata
la propria lucidità, Kirigiri non se ne stupì
più di tanto. Ciò di cui non si capacitava era di
come fosse riuscito a scoprire quei sentimenti per lei tanto intimi.
Monokuma sembrava
conoscerli meglio di chiunque altro... quasi avessero trascorso un
periodo delle loro vite in sua compagnia.
- Sono io la Talpa -
confessò Kyouko.
“Merda!
Dov’è quel mister muscolo dal cervello
monocellulare quando serve!” imprecò tra se e se
Togami, appoggiato contro la porta, come se avesse potuto realmente
impedire a Monokuma di entrare bloccandola con il suo corpo.
Per quanto alto era piuttosto mingherlino e, anche con tutto il proprio
peso, l’orso avrebbe potuto sollevarlo con l'uso di un sol
mignolo artigliato, dopo averlo infilzato come uno spiedino.
- Tutto a posto
Togami?..- a complicare ulteriormente la situazione si aggiunse la voce
di Naegi, si era dimenticato che c’era anche lui!
“Ma sentilo il super ultra fortunato liceale” un
moto di stizza gli fece digrignare i denti, “solo dieci
secondi in più tardi, Monokuma non mi avrebbe trovato e se
la sarebbe di certo presa con te” rifletté
cominciando a supporre che, più ad avere una buona stella,
Makoto portasse sfiga a chi lo circondava.
- Maaa
certo…- gli rispose sarcastico, la voce leggermente tremante
a causa del nervosismo, - se Monokuma è venuto qui
è solo per offrirci un atroce e spietata morte non
convenzionale -
- Che!? – si
allarmò il castano facendo per alzarsi, così da
correre dall’ereditiere ad accertarsi di cosa stesse
effettivamente accadendo, ma sollevandosi finì con
l’impigliare un piede nelle coperte. Il rumoroso e
all’apparenza doloroso suono di qualcosa che cadeva sul
pavimento fece intuire a Togami il disastroso capitombolo fatto da
Naegi giù dal materasso.
- Se-sei sicuro di
averlo visto?! – giunse infine al suo fianco Makoto, una
coperta avvolta sulle spalle, non sapeva se perché avesse
freddo o perché non fosse riuscito a liberarsene,
- Ma secondo te che
porto gli occhiali a fare? – fu l’acida replica di
Byakuya, il quale si sentì offeso dal fatto che mettesse in
dubbio la sua affermazione,
- Potresti comunque
aver visto male! – obbiettò l’altro,
sembrava attraversato da un leggero tremore, forse causato dalla
febbre, agitarsi nello stato in cui si trovava non gli faceva certo
bene, anzi, probabilmente lo stress accumulato nell’ultimo
periodo era uno dei fattori principali che l’avevano portato
ad ammalarsi.
- Senti, se cerchi
qualcuno con le visioni, vai da Hagakure, io non mi faccio di
allucinogeni! – c’era stato qualcosa nelle sue
parole che mise in allarme Naegi, la punta del suo ciuffo ribelle, in
cima alla testa, sembrò drizzarsi simile ad
un’antenna, scacciando via ogni grammo di quella sonnolenza
che gli gravava sulle membra, con sguardo attento osservò
meglio il viso dell’ereditiere.
- Togami…
cos’hai intenzione di fare? – ebbe un pessimo
presentimento,
- Semplice, ti sbatto
fuori. Se sei fortunato come dici non sarai tramutato in cibo per orsi
– Naegi si sentì ferito da una punta di gelo a
quelle parole, ma non ebbe neppure il tempo di incrociarne gli occhi
– nascosti dal riflesso degli occhiali -, per assicurarsi se
dicesse sul serio o fosse l’ennesimo dei suoi commenti
pungenti, che questi, finito di discutere,
l’afferrò da dietro al collo assicurandosi di
avere una presa ben salda su di lui, con rapido movimento
aprì la porta quel tanto che bastava per farlo passare e,
rifilatogli un calcione (così da togliersi qualche
soddisfazione), lo gettò tra le micidiali braccia di
Monokuma, per poi richiudergli la soglia alle spalle.
“L’ha…
l’ha fatto sul serio!” realizzò Naegi
sconvolto, trovandosi a carponi sopra l’orso robot, a poco
distanza dal quel suo sorriso maligno e l’occhio rosso
fiammeggiante, lo scontro causato da Togami li aveva fatti finire
entrambi sul pavimento.
- M-mi dispiace,
è stato un incidente! – rapido si tolse da quella
posizione imbarazzante, rimanendo in ginocchio a fare profondi e umili
inchini con la fronte che toccava terra, sperando in quel modo di
mostrargli tutto il suo dispiacere, - Mi dispiace, m…-
- Smettila con queste
cazzate bastardo! – gli ordinò Monokuma furente,
forse persino imbarazzato per essere stato atterrato così
facilmente da quel peso piuma alto meno di un metro e sessanta,
sembrava pronto a riversare su di lui tutta la propria furia,
già lo minacciava con i suoi artigli e un leggero colorito
rossastro aveva modificato la sua espressione.
Di riflesso Naegi sbarrò gli occhi, preparandosi ad
avvertire il forte e bruciante dolore di quelle lame
d’acciaio a massacrargli le carni, ma ciò che
attendeva non avvenne.
- Uhmm…
Perché sei uscito dalla camera di Togami? – quasi
fosse stato attraversato da una scossa elettrica, Monokuma si blocco, e
ci fu un lungo momento in cui sembrò studiare attentamente
lo stato del castano: occhi languidi, viso arrossato, capelli in
disordine, vestiti sgualciti… e si avvolgeva con una coperta
del letto dell’ereditiere!
- In che generi di
rapporti siete!? – gridò l’orso robot
preso da una strana frenesia, rifoderò gli artigli
afferrando Makoto per bavero della giacca, c’era una nota
allarmata nella sua voce, molto simile al panico, sembrava che la sua
rabbia fosse evaporata.
- Eeh..?- lo
fissò incredulo Naegi, non riusciva a capire,
- Oh, certo. Adesso
Fukawa è morta e lui può fare quel cazzo che gli
pare! Non deve temere delle forbici piantate nella nuca e…-
cominciò a vaneggiare Monokuma lasciando, con la stessa
rapidità con cui l'aveva afferrato, la presa sul castano, il
quale continuava a guardarlo confuso, - Si lascia condurre dai propri
bassi istinti il bastardo… Non ci credo! Non nella mia
scuola! Simili atti indecenti che sia con l’altro e o con lo
stesso sesso (al momento) non sono accettabili (ne riparleremo quando
avrete diciott’anni)!!- si era messo ad urlare contro la
parete, passando da uno stato iroso ad uno depresso in una manciata di
secondi, – e io che pensavo ci stesse provando con
Owada…- si sedette in mezzo al corridoio in un atteggiamento
piagnucolante, con tanto di nuvoletta di pioggia in cima alla testa
(come riuscisse a creare tali effetti non era dato saperlo), in uno
stato di totale autocommiserazione.
- Ehm…
Monokuma? – provo a richiamarlo Naegi, con un certo timore,
intuendo di star correndo un forte pericolo nel solo rivolgergli la
parola in quel momento in cui stava affrontando una forte
instabilità emotiva,
- CHE
C’è?! – si fece difatti nuovamente
aggressivo, ringhiandogli letteralmente contro,
- Io non ho idea di
cosa tu stia pensando, ma credo ci sia un equivoco…-
sussultò dallo spavento, ma trovò abbastanza
coraggio da continuare a parlargli,
- Vuoi dire che tu e
quell’perv-ereditiere non stavate fornicando come conigli!?
– domandò e c'era un forte tono d'accusa nella sua
voce,
- PER NULLA!! -
negò Makoto, irrigidendosi, tramutato in una statua di sale
dallo shock e sentendosi sull'orlo del pianto a causa dell'imbarazzo,
quale mente malata poteva arrivare a concepire pensieri simili?
- pff... peccato -
sbuffò a quel punto alzando le spalle con aria annoiata
Monokuma, suscitando lo stupore di Naegi, avendolo visto fino ad un
secondo prima disperarsi per le possibili sconcezze accadute
all'interno delle camere da letto, - Avrei potuto umiliarvi rivelando
la vostra relazione alla classe e, se Owada si fosse dimostrato
interessato a giocare la partita, si poteva arrivare ad un rapporto
a...-
- Alt! No, ti prego,
basta! Non voglio sapere altro, per favore!! - lo interruppe
supplicante, non aveva la minima intenzione di sapere quali fantasie
avesse il Burattinaio su di loro, era bastata una fujoshi come
Genocider Sho ad istruirlo abbastanza (e contro la sua
volontà), su quell'ambiente. Le sue orecchie avrebbero
potuto iniziare a sanguinare se avesse sentito altre congetture.
- Ma dimmi,
Naegichin...- d'improvviso, da giocosa che era, la voce di Monokuma si
fece seria e il castano udì una leggera minaccia provenire
da essa, sensazione confermata nel ritrovarsi nuovamente con gli
artigli dell'orso puntati contro, - allora che ci facevi nella stanza
di Togami? -
- M-mi stava ospitando
perché ho perso le chiavi della mia stanza -
balbettò in risposta, lo sguardo fisso su quelle lame pronte
a sgozzarlo o a cavargli gli occhi (a seconda dell'umore di chi le
manovrava),
- E da quando quel
bastardo di un ereditiere fa gesti tanto altruistici? - si fece
sospettoso l'orso,
- Haa stupito anche me
- ammise incapace di controllare il tremolio nella voce, avvertendo uno
giramento di testa causato dalla febbre, -... ma non potevo dormire in
corridoio, avevi minacciato di punirmi - aggiunse e avvertì
un altro cambiamento avvenire in Monokuma, il quale ancora una volta
nascose le sue armi,
- Ah,
già... è vero - ne confermò le parole,
ma c'era esitazione nel suo tono, una certa rigidità nei
movimenti, quasi come se, chi lo guidasse, si trovasse in
difficoltà. - Va bhé... non mi interessa
più il motivo per cui tu e bastar-Togami condividevate la
stanza - cambiò rapidamente discorso, nell'evidente
tentativo di togliersi d'impiccio,
- Sono di fretta,
quindi: spogliati -
- Eh?..-
cominciò a temere per la propria integrità Makoto.
"Non appena
capirà che non ha quello a cui è interessato,
probabilmente lo lascerà andare" rifletteva Togami, ancora
rinchiuso nella propria camera, seduto sul materasso privo di lenzuolo
in attesa dell'arrivo dell'orso robot, Naegi avrebbe potuto tenerlo
impegnato, si e no, per una manciata di minuti e l'ereditiere dubitava
che, in un così scarso lasso di tempo, potesse accadere
qualcosa, una qualunque cosa, che potesse cavarlo d'impiccio.
Era morto, questa
volta nulla avrebbe impedito a Monokuma di fargli la pelle.
"Ma perché
quel orso non mi ha chiesto il passepartout quando ci siamo incontrati
in corridoio?" cominciò a chiedersi, "Forse
perché non lo sapeva ancora!" ipotizzò,
ricordando come, per quanto il Burattinaio avesse dimostrato di
conoscere il loro piano per penetrare in Presidenza, non aveva mai
accennato a ciò che Byakuya aveva rubato da essa.
Probabilmente non se ne era reso conto fino a quando non aveva
controllato, e ciò doveva essere accaduto dopo il loro
incontro in corridoio, o il comportamento di Monokuma non avrebbe avuto
alcun senso.
- Mi hai piacevolmente
stupito, non sei solo una testa a granoturco. Sono stata manipolata dal
Burattinaio, e nemmeno io lo sapevo - continuò Kirigiri, le
braccia incrociate al petto nel rivolgergli quel sorriso appena
accennato, che tanto fino a pochi minuti prima il motociclista aveva
detto di odiare ma ora che, con quell'espressione, la ragazza
riconosceva il suo impegno e valore... come poteva non piacergli?
Per nulla abituato a
ricevere dei complimenti da una componente del gentil sesso (per quanto
nascosto vi fosse anche un leggero insulto), Owada si sentì
avvampare d'imbarazzo, sul momento stava per perdonarle tutto,
dimentico persino della sua ultima affermazione,
- Aspet..! Che
significa che "non lo sapevi"? - fortunatamente sfumò presto
il rossore che gli aveva colorato il viso,
- Te lo
spiegherò dopo, per il momento accontentati di sapere che
non ero in pieno possesso delle mie facoltà, se lo fossi
stata non mi sarei mai apprestata a collaborare con quell'orso - se la
sbrigò enfatizzando il tutto con un gesto della mano, - Ora
però è meglio sbrigarsi..- aggiunse nel
superarlo, già spingendo la parete dove si nascondeva
l'entrata del nascondiglio,
- Sbrigarci a fare
cosa? - si trovò ancora più confuso Owada, dopo
che Kirigiri si era rivelata essere, per propria ammissione, la Talpa,
poteva ancora fidarsi di lei? Ma, sopratutto, aveva altra scelta?
- Il Burattinaio mi ha
usata per farti perdere tempo...- gli rispose uscendo dallo sgabuzzino
del bagno maschile, avanzando a passo svelto mentre lui la seguiva, -
Dovevo allontanarti il più possibile da Togami
così che Monokuma avesse il tempo di avvicinarlo per
recuperare ciò che gli avete rubato - e dopo
questo fu Kirigiri che si ritrovò a rincorre il
motociclista, partito in quarta ad una simile rivelazione, ogni dubbio
su di lei momentaneamente accantonato in un angolo.
Si poteva ben immaginare con quali metodi l'orso robot avesse
intenzione di riprendersi ciò che riteneva suo, ed entrambi
dubitavano vi fosse anche la minima possibilità per
l'ereditiere di uscirne integro.
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* [per chi non avesse
ancora provato il Videogioco]: faccio riferimento alla macchinetta
Monomono presente all'interno del negozio scolastico, la quale
distribuisce a caso gli oggetti più disparati (acquistabili
grazie alle monete Monokuma che si possono trovare sparse per la scuola
o che si ricevano a conclusione del processo), che poi Naegi regala
agli altri compagni per approfondirne la conoscenza (così da
ricevere abilità speciali da poter poi usare durante il
processo). Ovviamente, a seconda del personaggio con cui si
vorrà legare, il regalo migliore da fare cambia, il livello
d'apprezzamento si comprende dalla sua reazione (la quale va da
entusiasta, contento, indifferente e rifiuto).
NB: la radio antica
è un oggetto apprezzato da Togami, il quale
accetterà oggetti curiosi come gli OOPART di cui va pazzo
Hagakure 0___0
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