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Autore: Yumeji    27/12/2014    3 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo X


- Non ho alcuna intenzione di rivelare informazioni ad un sospettato - obbiettò Kyouko, aveva nuovamente preso un tono calmo e controllato, ma era ancora vivido sul suo volto il rossore della rabbia, apparentemente ingiustificata, che l'aveva attraversata, - Piuttosto sei tu a dovermi delle spiegazioni -
- Spiegazioni?! Ma se non so nulla!! - fu la replica di Owada, accusato di essere la Talpa che, in gran segreto, progettava piani malvagi e riferiva ogni mossa compiuta dai suoi compagni, mentre sorseggiava amabilmente del the assieme a Monokuma. A lui neppure piaceva il the!
E non aveva alcuna idea di come gli fosse venuto in mente uno scenario simile.

Riflettendoci però, si disse, vi era un'unica persona abbastanza bastarda da giocare tanto sporco con loro, ed era... anzi, no, erano due! Celestia e Togami, "Fermo!.. Basta Kirigiri che parte per la tangenziale" si rimproverò subito dopo, scuotendo la testa sconsolato, giudicare entrambi dei sospettati solo a causa del pessimo carattere di cui facevano sfoggio, non era la maniera giusta di procedere.
- Tu sapevi del nostro piano per introdurci nella presidenza! - insistette Kirigiri, si stava irritando, non sembrava abituata agli scontri diretti, sopratutto non quando non aveva nulla in mano e il sospettato si rivelava troppo ottuso e testardo per cadere nei suoi tranelli logici e articolati. Non era come quella volta al processo, far ammettere qualcosa ad Owada non si sarebbe più rivelato tanto facile. Sopratutto perché il motociclista non aveva in realtà nulla da dire, questo però la ragazza lo ignorava e continuava ad innervosirsi in una battaglia muro contro muro, poiché anche lei, nella sordità in cui era caduta, si rivelava testarda alla stessa maniera di Mondo.
- Monokuma in qualche modo ne era a conoscenza, eravamo solo in tre ad essere al corrente dei dettagli: tu, io e Togami. E Togami è troppo orgoglioso per ridursi a fare da personaggio di supporto al Burattinaio - continuò la sua arringa, "Non posso darle torto..." convenne nell'ascoltarla Owada, era più probabile
fosse l'ereditiere colui che controllava quel gioco di processi e grotteschi omicidi, piuttosto di vederlo interpretare un ruolo da comparsa.
- Quindi rimani solo tu Owada! - lo accusò,

- E se invece Monokuma si fosse appostato fuori dal bagno comune per origliare cosa ci stessimo dicendo (con i suoi sensori per lui non dovrebbe rivelarsi troppo difficile)? Oppure, se ci fossimo sbagliati e una telecamera fosse stata puntata verso lo sgabuzzino dove io e Togami eravamo nascosti?.. Tu hai insistito per ripeterci il piano, avrebbe potuto scoprirlo in quel momento e sfruttare la cosa a suo vantaggio - era difficile, molto difficile per Owada fare la persona controllata e ragionevole, in più c'era lo sforzo di ricordare le parole di quella serpe di Togami, stava sfruttando le osservazione che l'ereditiere aveva fatto mentre, per punizione, lo portava in spalle in giro per la scuola.
Era stata una corsa estenuante e lunga, molto lunga, abbastanza da far venir voglia a quel associale di Byakuya di intraprendere una conversazione unilaterale con se stesso (vista la noia), poiché, dopo la diciottesima rampa di scale, a parte qualche grugnito, per Owada diveniva difficile spiccicare parole che suonassero comprensibile ad orecchio umano.
- Te la sei studiata bene la parte - il sorriso di Kirigiri ebbe il potere di metterlo in allarme, forse aveva commesso uno sbaglio a ripetete le opinioni del damerino, era fin troppo ovvio che simili osservazioni non potevano provenire da lui, la rapidità con cui le aveva espresse lo aveva tradito,
- Aspe... Queste sono le teorie della serpe, ho passato metà del pomeriggio ad ascoltarlo - si giustificò e ciò suonò terribilmente come una scusa, - Lo vuoi capire che non sono io la Talpa!? - cominciava a non sopportarlo più quel suo sorrisino appena accennato di quando trovava qualcosa capace di destare il suo interesse,
- Perché dovrei crederti? L'hanno visto tutti che Monokuma ha
per te un trattamento speciale - con quel "tutti", probabilmente intendeva nello specifico Hagakure, il quale, dopo aver assistito in diretta e come protagonista ai fatti avvenuti in aula professori (ovvero, alla scenata dell'orso robot), per quanto ottuso, non poteva non aver notato l'atteggiamento quasi protettivo che il falso preside teneva nei confronti del motociclista, per non parlare della ridicola punizione riservatagli.
Altri non sarebbero stati altrettanto fortunati.

"Da quando quel sensitivo da strapazzo è diventato un tuo informatore..? Non hai già abbastanza cani in giro per i corridoi?" si trovò colto di sorpresa Owada. In un moto di nervosismo serrò forte la mascella, l'ennesimo istinto violento che sembrava voler prendere il sopravvento, non se ne era accorto. Anche se aveva trovato il comportamento di Monokuma un poco strano, non aveva mai pensato di star ricevendo da parte sua un trattamento speciale (dopo quello che già aveva ricevuto al processo), - E cosa vuoi che ne sappia di quello che passa in testa a quel bastardo! - protestò, -... è un pazzoide! Forse lo sta facendo per sviarti, o forse perché sono un omicida e si è convinto che tenterò di diplomarmi, avendo ricevuto una seconda occasione - i suoi buoni propositi per controllarsi erano andati in malora. Era davvero un caso senza speranza.
- No, tu non commetterai un altro omicidio - rispose di riflesso alla sua ultima obbiezione Kirigiri, le braccia incrociate al petto, l'espressione sicura e fredda, per un momento sembrò riprendere pieno possesso delle sue facoltà,
- Si, me l'hai già detto: perché sono troppo stupido per farlo - ricordò, e una piccola intuizione, simile ad una scintilla, gli attraversò lo sguardo. Aveva intravisto qualcosa, una risposta al quesito che lo attanagliava, una piccola possibilità per chiarire il tutto.
Il problema era se sarebbe stato abbastanza scaltro da sfruttarla, - ... ma allora, se non commetterò un altro assassinio, ha senso che io sia la Talpa? - doveva riuscire a far ritrovare a Kyouko il percorso logico che aveva perso, riportarla nel punto in cui aveva abbandonato la strada.
- Dipende da cosa Monokuma stia sfruttando per farti stare al suo gioco - fece lei, -... non credo tu o (te lo concedo) chiunque sia la Talpa, lo faccia perché lo desideri - spiegò allontanandosi per la prima volta dalla scrivania da che vi si era appoggiata, cominciando a fare qualche passo avanti e indietro per la stanza. Stava riflettendo. - Ricordi il DVD che Monokuma ci ha fornito come primo "incentivo" per commettere un omicidio..?- gli si rivolse fermandosi nel guardarlo dritto negli occhi,
- Quello a cui Maizono ha abboccato..? E chi se lo scorda - no, la sua non era mancanza di sensibilità, era che il tatto non sapeva neppure dove stesse di casa, ma fortunatamente non c'era alcuno lì tanto sensibile da accusare il colpo.
- Nessuno ha mai confessato ad altri il contenuto del proprio video, ma posso supporre che tutti fossero simili l'un, l'altro - riprese a camminare, afferrandosi il mento con una mano, l'aria pensierosa e concentrata, ora Owada doveva solo attendere e vedere il momento in cui la ragazza si smarriva, cadendo nell'errore di accusarlo come "la Talpa".
- In quei DVD ci venivano mostrate le persone a noi care e il Burattinaio ci fa intendere che a loro sia accaduto qualcosa durante il periodo della nostra prigionia qui dentro...-
- ... e ci dice di diplomarci per scoprire cosa è successo - concluse per lei, gli metteva una certa ansia vederla muoversi per tutta la stanza, ma finché avesse seguito la via giusta non poteva chiederle di fermarsi.
- Quindi, probabilmente il Burattinaio tiene come ostaggi quella o quelle persone care alla Talpa, e lo costringe ad obbedirgli... Chissà, potrebbe trattarsi di un amico, un cugino, un fratello, di un..-
- Un padre? - ma sì, spariamo un colpo in aria con una benda sugli occhi e una pistola forse scarica, chissà, si può sempre avere la fortuna di prendere qualcosa, tanto intuito e deduzione potevano confondersi tra loro tal volta, giusto?
-... Si, anche un genitore - annuì lei, e Owada lo notò, aveva avuto un momento di esitazione, un istante, ma c'era stato. Adesso non gli restava altro da fare se non la cosa che gli riusciva meglio: attaccare - seppur non si trattasse di un attacco fisico, ma verbale, sperava comunque di sapersi destreggiare al meglio.
"Ookay, come farebbe la serpe?"

Alla fine, discutere per tutto il tempo con Togami avrebbe avuto la sua utilità,
- Kirigiri, volevo chiedertelo da prima, ma se è stato un gruppo terroristico a prendere la scuola e a rinchiuderci, che fine ha fatto il vero Preside? - "non atteggiarti troppo! Fai solo il cinico bastardo!" si ordinò provando per un'ultima volta a prendere un tono freddo e calmo. Doveva riuscire a controllarsi!
- Le mie indagini non sono arrivate al punto da scoprirlo - il suo sguardo vagò per la stanza, evitando di incrociare quello del ragazzo, ma lui non sembrò notarlo,
- Quindi, potrebbe anche essere stato rapito dal Burattinaio...- suppose Owada, lasciando di proposito la frase in sospeso, sapeva che Kirigiri avrebbe intuito il resto, o almeno lo sperava, si mostrava sicuro, ma in realtà si sentiva nervoso come un uomo intento a bruciare un nido di vespe privo di protezioni.
Non aveva idea di come proseguire! Stava improvvisando e non aveva nulla a cui aggrapparsi, pregava in una sua reazione, pur credendolo difficile.
- Stai forse cercando di dirmi qualcosa, Owada? - come già era accaduto più volte, Kirigiri lo fulminò con uno sguardo in grado di abbattere una fortezza in granito, tanto freddo e spietato da farla sembrare ad una qualche dea vendicatrice pronta a trasformare il mondo in una landa desolato dopo averlo purificato con il fuoco. Per un momento il motociclista si sentì sopraffatto da quegli occhi, quasi ne fosse sbriciolato (le donne erano da sempre il suo punto debole, ancor di più se sapevano mostrare una tale decisione e fermezza), il suo cuore sussultò e non per paura, ma resistette, non era il momento di cedere.
- See...- le parole gli morirono sulle labbra, "MERDA!" si schiarì la voce, avvertendo d'improvviso la gola secca e un certo imbarazzo per la figuraccia, - Oltre a me e a Togami c'è qualcun altro che era a conoscenza dei nostri piani -
-...- la ragazza lo fissò in silenzio, cominciando inconsciamente a mordersi l'interno della guancia, cosa poteva esserle mai sfuggito?
- Sei tu la Talpa Kirigiri! - toccò ad Owada fare le proprie accuse. La stanza fu immersa in un silenzio attonito.   


La stanza in cui Naegi si risvegliò non era la sua camera, come credette in un primo momento, il soffitto era lo stesso, ma erano presenti una certa quantità di mobili d'arredo che non seppe riconoscere come propri. Se ci rifletteva, non aveva mai perso tempo a decorare la propria stanza cosa che, invece, i suoi compagni (almeno da quel che aveva potuto vedere), avevano fatto.
Si alzò a sedere, avvertendo però un cerchio alla testa solo per quel piccolo movimento, una forte nausea lo assalì e fu certo di star per rimettere quel poco rimastogli nello stomaco, ma la sensazione di disagio passò quando il suo sguardo, attirato dal tavolino poco al di là del letto dove si trovava, incontrò un oggetto a lui familiare:
"Quella è una radio antica..?"

La riconobbe perché era lui l'unico a rifornirsi al negozio scolastico di simili oggetti inutili, non sapeva perché lo facesse, si trattava di una tentazione troppo forte, trovando delle monetine sparse da per tutto. Purtroppo, dopo un istante di felicità, simile ad un bambino con un giocattolo nuovo, finiva per stancarsi dell'oggetto in questione e, non sapendo cosa farne, finiva sempre per regalarli in giro (se era fortunato la persona che lo riceveva ne era felice, altrimenti lo rifiutava*). E ricordava bene l'espressione stupita di quello spocchioso di Togami quando gli aveva mostrato quella radio dal modello antiquato, era ben visibile quanto la desiderasse, anche se cercò di celargli quel desiderio con un commento seccato e acido, come se nell'accettarlo gli facesse un favore: "Tsk... simili cianfrusaglie sono curiose solo per la loro inutilità". Poco più tardi Naegi si era convinto che l'avesse gettata nell'inceneritore, ma invece, come aveva supposto, l'ereditiere doveva averla apprezzata.
- Ti invito ad evitare di vomitarmi sul pavimento, se proprio però non ci riesci, vedi di ripulire dopo - non ebbe pietà per il compagno malato il biondo, salutandolo in quel modo nell'entrare, teneva una bacinella tra le mani, presa probabilmente dalla lavanderia, - Non ho alcuna intenzione di avere la stanza appestata - affermò con cipiglio indignato nell'avvicinarsi a lui, rimanendo però a una distanza di sicurezza, sembrava piuttosto seccato, più del solito almeno.
- Ehm... Togami - si trovò esitante a parlare Makoto, aveva un vago ricordo di aver discusso con l'altro in corridoio, mentre aspettava il ritorno di Oogami, ma non aveva memoria di cosa si fossero detti, in più non capiva quale passaggio lo avesse portato a dormire nel suo letto. Adesso si sentiva più lucido, il medicinale datogli dalla wrestler doveva aver cominciato a fare il suo lavoro, abbassandogli la febbre, non poteva però non sentirsi a disagio, non avendo idea di cosa poteva aver fatto per ritrovarsi in quella situazione.
- "è permesso dormire solo nelle stanze"-  citò in risposta Byakuya, intuendo la sua domanda, - ... se per caso Monokuma dovesse beccarti a dormire da qualche altra parte ha promesso di ridurti in riso fritto - spiegò provocando un singulto di paura nell'altro, Monokuma l'aveva trovato a dormire nel corridoio?.. Non se ne era minimamente accorto! Se non fosse stata per la sua presenza si sarebbe svegliato solo quando l'orso robot lo avesse immerso in una pentola gigante di olio bollente.
- Gra-grazie - gli faceva strano dirlo, non lo credeva capace di compiere un qualsiasi gesto altruistico,
- Risparmiatelo, se Monokuma ti avesse ucciso poi Kirigiri se la sarebbe presa con me (e probabilmente ci avrei rimesso la vita) - rifiutò i suoi ringraziamenti appoggiandogli la bacinella, solitamente usata per trasportare la biancheria, vicino al letto, - Se ti sale di nuovo la nausea vedi di non mancarla - gli intimò, severo nel indicargli il cesto, fulminandolo con uno sguardo gelido attraverso le lenti degli occhiali.
- Bhé... Anche se non lo hai fatto per me, grazie lo stesso - insistette con un sorriso tirato Makoto, spesso il suo comportamento gli urtava i nervi, rendendogli difficile mantenere un atteggiamento gentile, avvolte avrebbe solo voluto rispondergli per le rime, ma sapeva che l'avrebbe fatto tacere in meno di mezzo secondo. - Aspetta, questo significa che posso rimanere qui!? -
esclamò stupito, gli era servito qualche secondo per metabolizzare le parole dell'ereditiere, era convinto di doversene andare ora che aveva recuperato i sensi,
- Perché riusciresti ad andare da qualche parte? O a rimanere sveglio? - replicò il biondo incrociando le braccia la petto, fissandolo dall'alto in basso simile ad un lupo che fissa una misera e stolta formica,
 - Ehm... No, non credo - ammise Naegi chinando il capo, grattandosi la guancia nervoso, vista la reazione dell'altro doveva irritarlo non poco ritrovarsi con un ospite in camera, sopratutto se malato e probabilmente contagioso, - Pensavo solo che se Oogami non mi trovasse dove mi aveva lasciato potrebbe preoccuparsi... In più, se avesse recuperato la mia chiave potrei andare in camera mia, così da non disturbarti - cercò di levare le tende,
- Sapevo avresti detto qualcosa di simile..- sbuffò stanco Byakuya, - Le ho scritto un biglietto e l'ho infilato sotto la tua porta facendo in modo che una parte rimanesse visibile perché lo notasse. Quando tornerà dall'infermeria lo troverò e lo leggerà - fu tanto previdente da pensare pure a questo mentre andava in lavanderia a prendere il cesto.
- Ah - si sentì a disagio Naegi, non ne capiva bene il motivo, ma non riusciva più a sostenere il suo sguardo, forse c'era una piccola parte di lui che non aveva dimenticato le proclamazioni di Togami, in cui si affermava come unico possibile vincitore a quella gara di omicidi.
- Sarebbe fin troppo idiota da parte mia ammazzarti qui, non trovi? – obbiettò l’ereditiere, sul serio, il volto di Makoto era un libro aperto,
- In effetti..- dovette ammettere lui, colpevole, l’imbarazzo a tingergli le guance già arrossate dalla febbre,
- Comunque, se ti preoccupo tanto..- sospirò una seconda volta, letteralmente esausto mentre gli lanciava un paio di chiavi - quelle della propria stanza, era colmo di una stanchezza che gli penetrava fin nelle ossa, non aveva voglia di altri problemi e perdere tempo a discutere con Makoto gli sembrava solo un modo per disperdere l'ultima riserva di energie rimastagli. Desiderava finire quella giornata alla svelta, e non ci sarebbe riuscito se si fosse messo a cercare di convincere Naegi di non aver intenzioni omicide nei suoi confronti, persino quel moccioso ottusamente positivo non si poteva permettere tanta ingenuità da credere a chiunque dicesse: "non ti voglio ammazzare"; se desiderava sopravvivere ancora per qualche tempo lì dentro.
- Che significa..? - guardò confuso le chiavi Makoto - le quali
gli erano cadute sulle ginocchia non essendo riuscito ad afferrarle prontamente -, fissandole quasi si trattasse di un oggetto sconosciuto, o uno di quei oopart (dalle dubbie facoltà), di cui andava pazzo Hagakure.
- Io devo uscire - non gli spiegò altro l'ereditiere, - Se pensi che qualcuno possa venire qui per ucciderti, ti basta non aprire - fu il suggerimento, al quanto superfluo, con cui fece per andarsene,
- Ho... ho una pessima esperienza con il cambio di stanza! - obbiettò il castano, un leggero pallore gli aveva preso il viso, segno che la nausea lo stava attaccando di nuovo,
- Rifletti...- gli ordinò l'altro, le braccia incrociate al petto, l'aria seccata e una smorfia insofferente sul viso, - La tua chiave (sempre se la trova), ce l'avrà Oogami, la quale non ne usufruirà di certo per incolparti di un omicidio; tu, invece, sarai chiuso qui dentro da solo, cos'hai da temere? - alle sue giuste osservazione, Naegi cominciò a sentirsi un idiota, aveva ragione, di cosa aveva paura? Sapeva che teoricamente non doveva spaventarlo nulla di quella situazione, anzi, doveva sentirsi fortunato per come erano andate le cose e per la proposta di Togami (anche se sospettava gli tacesse qualcosa: perché non gli aveva detto dove andava?), ma istintivamente non poteva evitarsi di provare un nervosismo e un senso di panico crescenti, i quali gli invadevano il petto, simili a pesi opprimenti su cuore e stomaco.
- Va bene..- accettò infine Makoto, dopo averci riflettuto per qualche secondo, messo alle strette dallo sguardo incalzante di Byakuya e dalle sua figura opprimente affianco. Non aveva trovato una proposta migliore, - ... ma tu dove passerai la notte? - da bravo piccolo, stupido altruista, non poteva far a meno di preoccuparsi per lui, procurandosi dei problemi che, altrimenti, non lo avrebbero
minimamente toccato.
- Quello che faccio o non faccio, non sono affari che ti riguardano - lo azzittì sbrigativamente Togami, - Non ho alcuna intenzione di farmi infettare dai tuoi microbi sta notte - aggiunse tanto per non sembrare troppo cordiale, Naegi non doveva pensare che gli stesse facendo un favore, semplicemente, per lui lasciarlo morire in quel corridoio sarebbe stato controproducente per delle future indagini (avere Makoto che rispondeva ad ogni ordine come un bravo bastardino ammaestrato era una comodità cui non voleva rinunciare). Se gli aveva dato le chiavi della propria stanza era stato solo a causa della stanchezza e della scarsa pazienza che possedeva al momento, non aveva voglia di informarlo della situazione o di rassicuralo sulle indagini, ci avrebbe perso troppo tempo e non aveva motivo per farlo. In più, conoscendo il moccioso, nonostante le condizioni in cui versava, avrebbe voluto partecipare e in quel caso si sarebbe rivelato un'inutile palla al piede, come se la situazione per loro non fosse già stata abbastanza complicata.
No, la sua non era per nulla una gentilezza. Lo aveva fatto solo per non avere altri crucci cui pensare inseguito.
Era con questi pensieri che Byakuya stava per uscire, doveva tornare nello spogliatoio del bagno comune, oramai Owada e Kirigiri doveva già essere arrivati.

"Tsk…è già tanto che io partecipi ad una sciocchezza simile" si diceva tirando a se la maniglia, quando:
- Upupupupupupu! Sera, ereditiere-bastardo, sono venuto a riprendermi ciò che mi hai rubato...- la terribile risata di Monokuma lo accolse non appena oltre la soglia, - Allora me lo vuoi render..?-  ma non ebbe il tempo di finire di parlare che, istintivamente, Byakuya gli sbatté violentemente la porta sul muso, in un moto di terrore puro capace di gelargli il sangue nelle vene.


- Ho sopravvalutato la tua intelligenza Owada, simili affermazioni insulse me le sarei aspettate da Hagakure - commentò Kirigiri osservandolo con uno sguardo impassibile, ma che nascondeva un fiotto di acido, non sembrava aver apprezzato l'accusa del motociclista e lui non poteva certo darle torto, sapeva cosa si provasse ad avere l'indice puntato contro. - E dimmi, con quale percorso logico sei giunto a tale conclusione? - c'era una nota sarcastica nella sua voce, segno che probabilmente credeva le sue delle parole infondate e, di nuovo, aveva ragione, neppure Owada capiva del tutto perché avesse agito in quel modo.
Era un'intuizione, nulla più di questo.
- So di non essere la Talpa e hai già escluso la serpe dai possibili colpevoli, quindi l'unica rimasta sei tu - certo, usare come supporto le affermazioni fatte dalla sospettata, non era proprio il metodo migliore su cui costruire  la propria arringa, ma aveva alternative? Trattandosi di lui, no. - Monokuma ha in ostaggio tuo padre, il preside, e ti obbliga e fare il lavoro sporco. Oppure, il Burattinaio è lo stesso preside (come la maggior parte di noi ancora crede), e tu essendo sua figlia collabori con-
- E ti pare che avrei partecipato tanto attivamente nella risoluzioni degli omicidi se stessi lavorando con il burattinaio? - replicò lei interrompendolo di punto in bianco, perdendo un altra volta il suo sangue freddo, - In più, te l'ho già detto, per quanto all'anagrafe Lui risulti essere mio padre, tra noi non c'è mai stato alcun tipo di rapporto. E LUI non è il Burattinaio! - affermò, lo sguardo spalancato, furiosa ed atterrita allo stesso tempo, quasi stesse combattendo una battaglia interiore contro il buon senso, si aggrappava con le unghie e con i denti ad un'unica convinzione, la quale l'accecava, simile ad una luce puntagli dritta sugli occhi, i fanali di un auto pronti ad investirla se non si fosse tolta in tempo dalla strada.
- E che ne so di cosa hai in testa! - si innervosì pure Owada, "non bisogna chiedere al Braccio di usare la testa! Dov'è la Mente quando serve?!" - Magari il tuo ruolo è quello di far durare il più a lungo possibile il gioco, per questo ti impegni a trovare il colpevole... O forse sei diventata la Talpa solo di recente -
- Di recente..?- ripeté Kyouko, un campanello d'allarme e risuonarle nella testa, era veramente possibile? Che la Talpa si fosse alleata al Burattinaio solo da poco?
- Bhé... questo nel caso il preside fosse stato fatto prigioniero - spiegò il motociclista, sul volto un espressione del tutto inedita, pensieroso e concentrato come poche volte era stato in vita sua, - Sarebbe logico - e detto da lui suonava strano come quando Hagakure proclamava incollerito: "io non credo nel soprannaturale";
- Monokuma ti ritiene una minaccia, sa che stai architettando qualcosa di potenzialmente pericoloso per lui. Deve trovare una maniera per fermati - espresse le proprie idee ad alta voce, man mano che gli venivano in mente e, ragionandoci, ebbe un illuminazione, comprese in quale momento Kirigiri avesse potuto stipulare un'alleanza con quel orso robot, - ... e tu, a sorpresa, lo chiami per "parlare" -  ciò che era successo quella mattina, i sei minuti mancati!
Monokuma non li aveva fregati, era stata Kirigiri a farlo.
- Cosa vi siete detti?- Owada si rabbuiò, un'ira invisibile penetrò nelle sue membra mentre quell'idea prendeva forma, gelida, lucida, all'improvviso apparve più temibile di quanto fosse quando sbraitava furioso, mostrando i pugni pronto a colpire qualunque uomo o oggetto nelle vicinanze.
Se era stata la rabbia del motociclista ad uccidere Fujisaki, era probabilmente quello il volto con cui gli si era mostrato nel momento in cui lo aveva aggredito.
Non vi era niente di più spaventoso di quel groviglio di emozioni intraducibili a parole.
Quell'accusa campata in aria nei confronti di Kirigiri aveva preso spessore, fino a diventare qualcosa di reale, di concreto, il tutto però si sarebbe dimostrato vero solo in base a ciò che gli avrebbe detto la ragazza:
- Nulla - rispose cercando il suo sguardo, nuovamente il viola delle loro iridi si scontrò, nessuno dei due era pronto a cedere, farlo significava la sconfitta, e non se la potevano permettere.
- Non prendermi in giro! - Owada arretrò di qualche passo, trovandosi con le spalle poggiate contro al muro, aveva paura di se stesso e di quello che era capace di fare, avrebbe mantenuto tanta più distanza possibile da Kyouko finché non avesse ricevuto una qualche risposta soddisfacente, fino a quando si fosse assicurato di non perdere la testa al punto di ucciderla.
- Non sto mentendo. Non appena Monokuma si è presentato davanti a me, mi ha intimato di non lasciare la stanza e se ne è andato - si difese, e diceva il vero, i suoi occhi non fuggirono a quelli del motociclista, seppur una leggera gocciolina di sudore gli percorse la fronte, anche lei aveva cominciato ad avvertire la potenziale minaccia in cui si poteva tramutare Mondo.
- Allora cosa ha fatto Monokuma nei quattro minuti successivi?- obbiettò Owada, ringraziando mentalmente Naegi per l'orologio che gli aveva regalato, era stato utile per prendere il tempo della loro irruzione nella presidenza, - Ci sono copie di quell’orso sparse ovunque (ce l'ha detto lui stesso), improbabile che ci mettesse tanto a raggiungere me e la serpe -
- Io non ho avuto alcun colloquio con Monokuma, né con il Burattinaio! Non sono io la Talpa! - si affrettò a ribadire Kyouko, l'espressione impassibile del suo volto si era definitivamente sgretolata sotto i colpi infertogli dalla frustrazione e dalla rabbia, cosa le stava accadendo? Da quando per lei diveniva così facile cadere preda delle proprie emozioni? Da quando era divenuta incapace di tenere testa ad Owada? Accuse simili solitamente l'avrebbero attraversata come l'acqua fresca, non le importava di cosa pensassero di lei gli altri, se il giorno prima l'avessero accusata di essere il Burattinaio non le sarebbe minimamente importato.
Invece, ora si imbestialiva, urlava, appariva fragile, sul punto di spezzarsi.

- E per cosa poi, unirmi al piano del Burattinaio per difendere un uomo che mi ha abbandonata!? Di Lui non mi è mai importato! - proruppe, e lì la sua voce ebbe nuovamente un'esitazione, un fremito, le parole le si creparono.
Vi fu un lungo momento di silenzio dopo quello scoppio d'ira,
- Io non ho idea di che genere di rapporto abbiate tu e il tuo vecchio...- c'era voluto tempo per riflette, per trovare le parole giuste, si gratto il capo, incerto se continuare, - ma se sei finita in questa scuola, proprio perché si tratta di te, non può essere un caso - certo, Owada non poteva minimamente immaginare i trascorsi di Kirigiri (di cui poi, a causa dell'amnesia a cui era soggetta, neppure lei aveva le idee poi così chiare),  ma sapeva cosa significava essere abbandonato.
- Sì, questo è vero - confermò Kirigiri assottigliando lo sguardo, il volto fattosi pallido e sudato, sembrava sentirsi male, qualcosa appena sotto pelle si contorceva, scavava per uscire, un pensiero che non aveva alcuna intenzione di pronunciare, - Ma se sono venuta qui non era certo per incontrarlo -
- E allora perché?.. La tua iscrizione non è una botta di culo come per Naegi, avevi un motivo per voler essere una super ultra - insistette, consapevole di aver trovato il punto dolente, l'anello su cui dover forzare per rompere la catena.
- Volevo solo... -
- Rinfacciargli come vivi bene senza di lui? - l'interruppe, concludendo ciò che non riusciva a dire,
- Sì, qualcosa del genere - ammise Kirigiri, un sorriso amaro ad incurvargli le labbra, Owada era arrivato dritto al punto dove lei, invece, si sarebbe persa, attribuendo altri valori alle sue azioni, quando la realtà era pura e semplice come il ragazzo gliel'aveva presentata. - La mia intenzione era di ringraziarlo per non avermi portato via dalla famiglia da cui lui è fuggito, incapace di seguirne credi e dottrine - spiegò, poiché le rimaneva ancora una punta d'orgoglio,
- "Dottrine"? "credi"? Cos'è la tua famiglia, una setta? - la fissò confuso il motociclista,
- Penso che clan sia il termine più adatto, nonostante il casato dei Kirigiri sia migrato all'estero ormai da tempo, le usanze e gli insegnamenti su cui si poggia non sono cambiate dal passato - non aveva intenzione di rivelargli di più sull'identità della sua famiglia, né Mondo volle chiederle altro.
- Quindi, fammi capire un attimo...- c'era il rischio che perdesse il filo del discorso, e qualcosa di cui aveva parlato non gli tornava, decise di riepilogare, - tu saresti tornata dall'estero, ti saresti iscritta all'accademia Kibougamine (tralasciamo la fatica che hai fatto per farti ammettere), avendo come unica intenzione di incontrare il Preside, dirgli: "grazie tante padre bastardo"; e poi basta? Ciao e tanti saluti? - sopratutto nell'ultima parte c'era qualcosa di stonato, strideva terribilmente con la mentalità fredda e calcolatrice di Kyouko.  
- Se togli il colorito commento che hai aggiunto ai ringraziamenti, a grandi linee, era la mia idea - per un qualche motivo, sentire il suo piano presentato da Owada con una tale semplicità le procurò un forte imbarazzo, non che le apparisse stupido, poiché la convinzione che l'aveva portata a fare una simile scelta non si era ancora del tutto spenta, ma sembrava comprendere solo ora di aver agito in quel modo spinta da qualcosa di diverso dal desiderio di rivalsa.
Forse era divenuta tanto brava a celare i propri reali sentimenti da riuscire a nasconderli bene anche a se stessa.

- Scusa, ma faccio fatica a crederlo -  commentò Mondo, - Insomma, perché tutta questa faticaccia solo per dirgli quattro parole? Bastava che so... Una telefonata, una cartolina, ti evitati un viaggio inutile e un'iscrizione dispendiosa...- erano osservazioni giuste, che purtroppo per lui Kirigiri aveva sentito e si era posta già un migliaio di volte, e a cui era divenuta al quanto sensibile, finì con l'irritarla terribilmente,
- Non sarebbe stato lo stesso! Lui doveva capire il mio valore, doveva vedere che io ero riuscita dove Lui aveva fallito...- alzò la voce stringendo i pugni inguantati, il suo sguardo aguzzo evitava di incrociare quello del motociclista, - questa volta sembrava essersi infuriata più con se stessa che con lui, - d'impulso serrò forte la mascella e un sentimento viscido e viscoso le riempì il petto mentre agli angoli degli occhi si formavano quelle che sembravano delle mute lacrime.
Ed eccolo il desiderio segreto, quello espresso in silenzio da ogni bambino trovatosi ad affrontare l'abbandono di uno o di entrambi i genitori, ciò che urlava l'espressione dipintasi sul viso di Kyouko: accettami!
; "Voglio essere accettata da Lui!"
Quello per cui persino Owada aveva supplicato inutilmente per notti intere, per quanto nel suo caso fosse la madre ad aver lasciato lui e Daiya.

- Tu non te ne saresti andata - parlò Mondo dopo averle lasciato una manciata di secondi per asciugarsi quel pianto che non era arrivato a bagnarle le guance,
- Eh..?- lo guardò confusa,
- Ho la sensazione che, se le cosa fossero andate nella maniera giusta, avresti trovato un motivo per rimanere alla Kibougamine - non sapeva da dove proveniva tutta quella certezza, in fondo non conosceva Kirigiri da così tanto tempo da fare simili congetture sulle sue decisioni future, eppure ne era convinto.
- Chi lo sa... Già il solo fatto di aver ottenuto il titolo di super ultra mi ha messo in cattiva luce con il resto della famiglia, forse, se tutto fosse andato nella maniera corretta e io avessi cominciato a frequentare quest'accademia, non mi sarebbe più stato permesso di tornare a casa - non negò, e di nuovo un espressione malinconica salì a segnarle il viso, la famiglia era il suo punto debole, di fronte alla quale perdeva tutte le maschere e le armature.
- Certo che hai proprio una famiglia scassaballe - commentò con la sua scarsa finezza e sensibilità Owada, forse nel tentativo di smorzare l'aria pesante di cui si era intrisa la stanza, aveva dimenticato il motivo per il quale aveva iniziato il discorso, ma non tardò a ricordarlo. - ... però adesso non puoi più dire che del Preside non ti importa - aggiunse, completando con un altro tassello il puzzle, se Kirigiri fosse stata totalmente in se non si sarebbe tradita con tanta facilità. - Per incontrarlo sei andata contro a principi del tuo, ehmm... "clan". Non  avresti fatto una cosa simile se non di importava -
E con quel colpo la prese in fallo. Kirigiri comprese che, per quanto a lungo lo avesse fatto, non le era più possibile negare l'evidenza:
- è vero... forse, un poco, di Lui mi importa -
Era una minima affermazione ma le costò una fatica immensa, tanto che una corsa di quindici chilometri le sarebbe sembrata, a confronto, una passeggiata. Per troppo tempo quelle parole erano state la sua pietra che, simile a Sisifo, aveva spinto in cima alla montagna senza mai vedere la cima, senza trovare un modo per farle uscire.
Mai prima di allora l'aveva detto a qualcuno, troppo complicata la sua situazione in casa per poterlo ammettere, troppo forte il legame con il nonno per rimpiangere in sua presenza il padre assente. Aveva finito con l'affossare talmente in profondità quel sentimento da scordarsene, credendo non vi fosse mai stato, eppure era sempre stato lui a guidarla, simile ad una bussola, conducendola nei luoghi dove voleva andare, portandola lì, in quell'accademia.
"Cosa gli sarà accaduto..?" ebbe il coraggio di chiedersi lasciando che una genuina preoccupazione, derivata da un legame a cui, al momento, la logica del suo cervello non riusciva ancora a dare spiegazione, le invadesse il petto.

E nel rompere la pietra che così faticosamente aveva trasportato, ciò che bloccava la sua mente, il muro invisibile da cui era stata isolata, si dissolse.

Fu come riprendere fiato dopo una lunga apnea,
- Hai ragione Owada... - tornò finalmente ad essere se stessa, stupendosi del comportamento che aveva tenuto.
Se non lo avesse sperimentato in prima persona, non avrebbe creduto possibile farsi sconvolgere sino a quel punto da un semplice blocco mentale.

Ancora una volta si trovava a constatare la straordinaria abilità di Monokuma nel manovrali a piacimento. C'era riuscito anche con lei che, fra tutti, si riteneva quella psicologicamente più forte.
Aveva manipolato i suoi sentimenti!
Kirigiri non aveva mentito. Nell'affermare di non avere avuto per quel giorno alcun colloquio con l'orso robot non stava affermando il falso, poiché per lei non era avvenuto, di quei quattro minuti di cui Owada chiedeva spiegazione non ne possedeva alcuna memoria.
I suoi ricordi dell'accaduto si erano volatilizzati, e ciò non era un caso, il Burattinaio si era rivelato tanto scaltro da riuscire a sfruttare l'amnesia di cui era soggetta a proprio vantaggio, l'aveva manipolata sapientemente, andandone a toccare i nervi scoperti, le ferite sanguinanti.
Inconsciamente Kyouko aveva cominciato a muoversi seguendo delle direttive che non le appartenevano, agendo tramite quegli impulsi suggeriti dal perfido essere monocromatico, ordini che si erano instillati in profondità nella sua mente e a cui non sapeva di obbedire.

"Certo, una volta trovato il punto sensibile il Burattinaio ne ha approfittato", era ciò che aveva fatto pure a Togami, riflettendoci recuperata la propria lucidità, Kirigiri non se ne stupì più di tanto. Ciò di cui non si capacitava era di come fosse riuscito a scoprire quei sentimenti per lei tanto intimi.
Monokuma sembrava conoscerli meglio di chiunque altro... quasi avessero trascorso un periodo delle loro vite in sua compagnia.
- Sono io la Talpa - confessò Kyouko.


“Merda! Dov’è quel mister muscolo dal cervello monocellulare quando serve!” imprecò tra se e se Togami, appoggiato contro la porta, come se avesse potuto realmente impedire a Monokuma di entrare bloccandola  con il suo corpo. Per quanto alto era piuttosto mingherlino e, anche con tutto il proprio peso, l’orso avrebbe potuto sollevarlo con l'uso di un sol mignolo artigliato, dopo averlo infilzato come uno spiedino.
- Tutto a posto Togami?..- a complicare ulteriormente la situazione si aggiunse la voce di Naegi, si era dimenticato che c’era anche lui! “Ma sentilo il super ultra fortunato liceale” un moto di stizza gli fece digrignare i denti, “solo dieci secondi in più tardi, Monokuma non mi avrebbe trovato e se la sarebbe di certo presa con te” rifletté cominciando a supporre che, più ad avere una buona stella, Makoto portasse sfiga a chi lo circondava.
- Maaa certo…- gli rispose sarcastico, la voce leggermente tremante a causa del nervosismo, - se Monokuma è venuto qui è solo per offrirci un atroce e spietata morte non convenzionale -
- Che!? – si allarmò il castano facendo per alzarsi, così da correre dall’ereditiere ad accertarsi di cosa stesse effettivamente accadendo, ma sollevandosi finì con l’impigliare un piede nelle coperte. Il rumoroso e all’apparenza doloroso suono di qualcosa che cadeva sul pavimento fece intuire a Togami il disastroso capitombolo fatto da Naegi giù dal materasso.
- Se-sei sicuro di averlo visto?! – giunse infine al suo fianco Makoto, una coperta avvolta sulle spalle, non sapeva se perché avesse freddo o perché non fosse riuscito a liberarsene,
- Ma secondo te che porto gli occhiali a fare? – fu l’acida replica di Byakuya, il quale si sentì offeso dal fatto che mettesse in dubbio la sua affermazione,
- Potresti comunque aver visto male! – obbiettò l’altro, sembrava attraversato da un leggero tremore, forse causato dalla febbre, agitarsi nello stato in cui si trovava non gli faceva certo bene, anzi, probabilmente lo stress accumulato nell’ultimo periodo era uno dei fattori principali che l’avevano portato ad ammalarsi.
- Senti, se cerchi qualcuno con le visioni, vai da Hagakure, io non mi faccio di allucinogeni! – c’era stato qualcosa nelle sue parole che mise in allarme Naegi, la punta del suo ciuffo ribelle, in cima alla testa, sembrò drizzarsi simile ad un’antenna, scacciando via ogni grammo di quella sonnolenza che gli gravava sulle membra, con sguardo attento osservò meglio il viso dell’ereditiere.
- Togami… cos’hai intenzione di fare? – ebbe un pessimo presentimento,
- Semplice, ti sbatto fuori. Se sei fortunato come dici non sarai tramutato in cibo per orsi – Naegi si sentì ferito da una punta di gelo a quelle parole, ma non ebbe neppure il tempo di incrociarne gli occhi – nascosti dal riflesso degli occhiali -, per assicurarsi se dicesse sul serio o fosse l’ennesimo dei suoi commenti pungenti, che questi, finito di discutere, l’afferrò da dietro al collo assicurandosi di avere una presa ben salda su di lui, con rapido movimento aprì la porta quel tanto che bastava per farlo passare e, rifilatogli un calcione (così da togliersi qualche soddisfazione), lo gettò tra le micidiali braccia di Monokuma, per poi richiudergli la soglia alle spalle.

“L’ha… l’ha fatto sul serio!” realizzò Naegi sconvolto, trovandosi a carponi sopra l’orso robot, a poco distanza dal quel suo sorriso maligno e l’occhio rosso fiammeggiante, lo scontro causato da Togami li aveva fatti finire entrambi sul pavimento.
- M-mi dispiace, è stato un incidente! – rapido si tolse da quella posizione imbarazzante, rimanendo in ginocchio a fare profondi e umili inchini con la fronte che toccava terra, sperando in quel modo di mostrargli tutto il suo dispiacere, - Mi dispiace, m…-
- Smettila con queste cazzate bastardo! – gli ordinò Monokuma furente, forse persino imbarazzato per essere stato atterrato così facilmente da quel peso piuma alto meno di un metro e sessanta, sembrava pronto a riversare su di lui tutta la propria furia, già lo minacciava con i suoi artigli e un leggero colorito rossastro aveva modificato la sua espressione.
Di riflesso Naegi sbarrò gli occhi, preparandosi ad avvertire il forte e bruciante dolore di quelle lame d’acciaio a massacrargli le carni, ma ciò che attendeva non avvenne.

- Uhmm… Perché sei uscito dalla camera di Togami? – quasi fosse stato attraversato da una scossa elettrica, Monokuma si blocco, e ci fu un lungo momento in cui sembrò studiare attentamente lo stato del castano: occhi languidi, viso arrossato, capelli in disordine, vestiti sgualciti… e si avvolgeva con una coperta del letto dell’ereditiere!  
- In che generi di rapporti siete!? – gridò l’orso robot preso da una strana frenesia, rifoderò gli artigli afferrando Makoto per bavero della giacca, c’era una nota allarmata nella sua voce, molto simile al panico, sembrava che la sua rabbia fosse evaporata.
- Eeh..?- lo fissò incredulo Naegi, non riusciva a capire,
- Oh, certo. Adesso Fukawa è morta e lui può fare quel cazzo che gli pare! Non deve temere delle forbici piantate nella nuca e…- cominciò a vaneggiare Monokuma lasciando, con la stessa rapidità con cui l'aveva afferrato, la presa sul castano, il quale continuava a guardarlo confuso, - Si lascia condurre dai propri bassi istinti il bastardo… Non ci credo! Non nella mia scuola! Simili atti indecenti che sia con l’altro e o con lo stesso sesso (al momento) non sono accettabili (ne riparleremo quando avrete diciott’anni)!!- si era messo ad urlare contro la parete, passando da uno stato iroso ad uno depresso in una manciata di secondi, – e io che pensavo ci stesse provando con Owada…- si sedette in mezzo al corridoio in un atteggiamento piagnucolante, con tanto di nuvoletta di pioggia in cima alla testa (come riuscisse a creare tali effetti non era dato saperlo), in uno stato di totale autocommiserazione.
- Ehm… Monokuma? – provo a richiamarlo Naegi, con un certo timore, intuendo di star correndo un forte pericolo nel solo rivolgergli la parola in quel momento in cui stava affrontando una forte instabilità emotiva,
- CHE C’è?! – si fece difatti nuovamente aggressivo, ringhiandogli letteralmente contro,
- Io non ho idea di cosa tu stia pensando, ma credo ci sia un equivoco…- sussultò dallo spavento, ma trovò abbastanza coraggio da continuare a parlargli,
- Vuoi dire che tu e quell’perv-ereditiere non stavate fornicando come conigli!? – domandò e c'era un forte tono d'accusa nella sua voce,
- PER NULLA!! - negò Makoto, irrigidendosi, tramutato in una statua di sale dallo shock e sentendosi sull'orlo del pianto a causa dell'imbarazzo, quale mente malata poteva arrivare a concepire pensieri simili?  
- pff... peccato - sbuffò a quel punto alzando le spalle con aria annoiata Monokuma, suscitando lo stupore di Naegi, avendolo visto fino ad un secondo prima disperarsi per le possibili sconcezze accadute all'interno delle camere da letto, - Avrei potuto umiliarvi rivelando la vostra relazione alla classe e, se Owada si fosse dimostrato interessato a giocare la partita, si poteva arrivare ad un rapporto a...-
- Alt! No, ti prego, basta! Non voglio sapere altro, per favore!! - lo interruppe supplicante, non aveva la minima intenzione di sapere quali fantasie avesse il Burattinaio su di loro, era bastata una fujoshi come Genocider Sho ad istruirlo abbastanza (e contro la sua volontà), su quell'ambiente. Le sue orecchie avrebbero potuto iniziare a sanguinare se avesse sentito altre congetture.
- Ma dimmi, Naegichin...- d'improvviso, da giocosa che era, la voce di Monokuma si fece seria e il castano udì una leggera minaccia provenire da essa, sensazione confermata nel ritrovarsi nuovamente con gli artigli dell'orso puntati contro, - allora che ci facevi nella stanza di Togami? -
- M-mi stava ospitando perché ho perso le chiavi della mia stanza - balbettò in risposta, lo sguardo fisso su quelle lame pronte a sgozzarlo o a cavargli gli occhi (a seconda dell'umore di chi le manovrava),
- E da quando quel bastardo di un ereditiere fa gesti tanto altruistici? - si fece sospettoso l'orso,
- Haa stupito anche me - ammise incapace di controllare il tremolio nella voce, avvertendo uno giramento di testa causato dalla febbre, -... ma non potevo dormire in corridoio, avevi minacciato di punirmi - aggiunse e avvertì un altro cambiamento avvenire in Monokuma, il quale ancora una volta nascose le sue armi,
- Ah, già... è vero - ne confermò le parole, ma c'era esitazione nel suo tono, una certa rigidità nei movimenti, quasi come se, chi lo guidasse, si trovasse in difficoltà. - Va bhé... non mi interessa più il motivo per cui tu e bastar-Togami condividevate la stanza - cambiò rapidamente discorso, nell'evidente tentativo di togliersi d'impiccio,
- Sono di fretta, quindi: spogliati -
- Eh?..- cominciò a temere per la propria integrità Makoto.

"Non appena capirà che non ha quello a cui è interessato, probabilmente lo lascerà andare" rifletteva Togami, ancora rinchiuso nella propria camera, seduto sul materasso privo di lenzuolo in attesa dell'arrivo dell'orso robot, Naegi avrebbe potuto tenerlo impegnato, si e no, per una manciata di minuti e l'ereditiere dubitava che, in un così scarso lasso di tempo, potesse accadere qualcosa, una qualunque cosa, che potesse cavarlo d'impiccio.
Era morto, questa volta nulla avrebbe impedito a Monokuma di fargli la pelle.
"Ma perché quel orso non mi ha chiesto il passepartout quando ci siamo incontrati in corridoio?" cominciò a chiedersi, "Forse perché non lo sapeva ancora!" ipotizzò, ricordando come, per quanto il Burattinaio avesse dimostrato di conoscere il loro piano per penetrare in Presidenza, non aveva mai accennato a ciò che Byakuya aveva rubato da essa. Probabilmente non se ne era reso conto fino a quando non aveva controllato, e ciò doveva essere accaduto dopo il loro incontro in corridoio, o il comportamento di Monokuma non avrebbe avuto alcun senso.  


- Mi hai piacevolmente stupito, non sei solo una testa a granoturco. Sono stata manipolata dal Burattinaio, e nemmeno io lo sapevo - continuò Kirigiri, le braccia incrociate al petto nel rivolgergli quel sorriso appena accennato, che tanto fino a pochi minuti prima il motociclista aveva detto di odiare ma ora che, con quell'espressione, la ragazza riconosceva il suo impegno e valore... come poteva non piacergli?
Per nulla abituato a ricevere dei complimenti da una componente del gentil sesso (per quanto nascosto vi fosse anche un leggero insulto), Owada si sentì avvampare d'imbarazzo, sul momento stava per perdonarle tutto, dimentico persino della sua ultima affermazione,
- Aspet..! Che significa che "non lo sapevi"? - fortunatamente sfumò presto il rossore che gli aveva colorato il viso,
- Te lo spiegherò dopo, per il momento accontentati di sapere che non ero in pieno possesso delle mie facoltà, se lo fossi stata non mi sarei mai apprestata a collaborare con quell'orso - se la sbrigò enfatizzando il tutto con un gesto della mano, - Ora però è meglio sbrigarsi..- aggiunse nel superarlo, già spingendo la parete dove si nascondeva l'entrata del nascondiglio,
- Sbrigarci a fare cosa? - si trovò ancora più confuso Owada, dopo che Kirigiri si era rivelata essere, per propria ammissione, la Talpa, poteva ancora fidarsi di lei? Ma, sopratutto, aveva altra scelta?
- Il Burattinaio mi ha usata per farti perdere tempo...- gli rispose uscendo dallo sgabuzzino del bagno maschile, avanzando a passo svelto mentre lui la seguiva, - Dovevo allontanarti il più possibile da Togami così che Monokuma avesse il tempo di avvicinarlo per recuperare ciò che gli avete rubato -  e dopo questo fu Kirigiri che si ritrovò a rincorre il motociclista, partito in quarta ad una simile rivelazione, ogni dubbio su di lei momentaneamente accantonato in un angolo.
Si poteva ben immaginare con quali metodi l'orso robot avesse intenzione di riprendersi ciò che riteneva suo, ed entrambi dubitavano vi fosse anche la minima possibilità per l'ereditiere di uscirne integro.



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* [per chi non avesse ancora provato il Videogioco]: faccio riferimento alla macchinetta Monomono presente all'interno del negozio scolastico, la quale distribuisce a caso gli oggetti più disparati (acquistabili grazie alle monete Monokuma che si possono trovare sparse per la scuola o che si ricevano a conclusione del processo), che poi Naegi regala agli altri compagni per approfondirne la conoscenza (così da ricevere abilità speciali da poter poi usare durante il processo). Ovviamente, a seconda del personaggio con cui si vorrà legare, il regalo migliore da fare cambia, il livello d'apprezzamento si comprende dalla sua reazione (la quale va da entusiasta, contento, indifferente e rifiuto).

NB: la radio antica è un oggetto apprezzato da Togami, il quale accetterà oggetti curiosi come gli OOPART di cui va pazzo Hagakure 0___0
  
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