Nonostante il chiasso che c’è nella casa di Luci e Cami, sento Matteo urlare dalla nostra casa. Dalla sua casa. Non avrei dovuto prendere quella chitarra. Matteo non la usa mai, quindi non avrei dovuto usarla nemmeno io.
Ma mi piace cantare e la mamma suonava sempre la chitarra. Io avevo un po’ imparato prima che andasse via… e adesso dovrò andare via anche dalla casa di Matteo. Dovrò lasciare Palla, lo zio Ivano e lo zio Luca, Luci, Cami e tutto il resto.
Sono molto triste.
Luci se ne accorge e mi abbraccia, stringendomi forte.
Forse si aspetta che io pianga. Ma non lo faccio. Solo le persone deboli lo fanno e io sono forte.
Però ho tanti dubbi e tanta paura.
- Mi vuole ancora bene? -
- Ti vorrà sempre bene. Gli passerà in fretta, vedrai. E se non succederà… lo convinceremo noi –
Luci mi tiene stretta ancora un altro po’, poi si alza e va verso la porta.
- Topina, non ti preoccupare. Ci penso io -
E mentre Luci esce e Camilla si affaccenda intorno a me, penso che se proprio Matteo mi farà andare via voglio che il mio Palla venga con me.
***
Lucia aprì la porta leggermente, senza bussare.
Tremava ma non voleva darlo a vedere.
Aveva paura. Sapeva che Matteo non avrebbe mai potuto farle del male, ma non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Così arrabbiato e… ferito. Desiderò non aver mai visto quella chitarra o di aver resistito alla tentazione di prenderla, guardarla e sognare di spiagge, falò e baci dati sotto la luna.
L’appartamento era silenzioso. Con un passo superò la porta, ma continuò a tenere la mano sulla maniglia per prepararsi alla fuga.
Lo vide subito, seduto sul divano con un pezzo di vetro stretto in mano, il sangue scendeva lungo la superficie trasparente. Il suo sguardo era perso nel vuoto, non si voltò nemmeno verso di lei quando, superate tutte le sue paure, entrò dirigendosi direttamente alla cassetta del pronto soccorso.
Poi si sedette vicino a lui, facendo attenzione gli tolse il vetro tra le mani e cominciò a medicarlo. Sapeva che le sue doti infermieristiche lasciavano molto a desiderare, ma voleva fargli capire che sarebbe stato vicino a lui.
Sempre.
In qualsiasi situazione.
Avrebbero superato ogni litigio per poi uscirne più forti che mai.
- Era di mio nonno – disse Matteo evitando il suo sguardo.
- Doveva essere una persona speciale – disse Lucia finendo la medicazione. Poi portò la sua mano alle labbra e ne baciò il palmo.
Matteo la guardò, come se la vedesse per la prima volta. Si rilassò contro di lei, per poi scendere e appoggiare la testa sulle ginocchia della ragazza.
Se qualcuno fosse entrato all’improvviso, avrebbe certamente riso. Un Gigante d’uomo disteso su un divano che conteneva a malapena le sue gambe si faceva accarezzare i capelli da una ragazza minuta come uno scricciolo.
Ma le apparenze non contano, soprattutto in situazioni come queste.
- Amavo i miei nonni. Li amo ancora adesso, nonostante non ci siano più da anni. Se ne sono andati via troppo presto. Avrebbero amato Cisky. – Matteo la guardò, per poi chiudere gli occhi, come se il ricordo fosse troppo doloroso. – Avrebbero amato te -
Non sapendo bene che dire, Lucia preferì restare in silenzio, continuando ad accarezzare i capelli di Matteo, cercando di trasmettere in quel gesto tutto l’amore possibile.
- Provenivano da due classi sociali diverse, eppure si sono trovati e si sono amati. I genitori di mia nonna erano sarti e anche durante la Seconda Guerra Mondiale se la passavano abbastanza bene. Cucivano abiti su misura anche a personaggi importanti del Fascio, vivevano in
città, avevano tutto. I genitori di mio nonno, invece, avevano una fattoria. Anche loro non se la cavavano malaccio, soprattutto perché avevano diverse mucche e conigli, e l’allevamento dei porcellini d’india di mio nonno -
Matteo rise mentre Lucia si limitò a sorridere, impaziente di ascoltare il resto della storia.
- Come avrebbero mai potuto incontrarsi? Sembra strano, forse un po’ troppo moderno, ma si conobbero a un bar. O meglio, a un’
osteria. Non so cosa sia successo di preciso, perché ogni volta che provavano a dirmi qualcosa a riguardo ridevano entrambi, per poi guardarsi negli occhi e perdersi in un mondo tutto loro. Tuttavia, sono assolutamente certo che la nonna portò il nonno in negozio, perché si era rotta la manica della camicia. Cominciarono ad uscire insieme, ma di nascosto perché i genitori non approvarono. Quando il nonno chiese per la prima volta il permesso ufficiale di uscire con mia nonna, ricevette uno schiaffo in pieno viso. Ma lui non si diede per vinto e ritornò tutti i giorni e quando iniziarono a non aprirgli nemmeno il portone trovò un altro modo per farsi sentire. Un modo che nessuno avrebbe dimenticato -
Improvvisamente a Lucia parve tutto chiaro.
- La chitarra -
Matteo le baciò un ginocchio e poi continuò a raccontare quella bellissima storia.
- Mio nonno cominciò a farle serenate a ogni ora del giorno e della notte. Le cantava di tutto, oppure stava sotto la sua finestra semplicemente per farle compagnia. Tra di loro è stato amore a prima vista e non voleva che, non potendo più stare fisicamente insieme alla luce dei suoi occhi, lei credesse che aveva preferito andare a spassarsela con conquiste più facili -
Matteo si alzò, cominciando a riordinare il casino che aveva fatto. Lucia lo seguiva con gli occhi.
- Mio nonno suonò ogni giorno e ogni sera per sei mesi. La pioggia si trasformò in neve, poi di nuovo in pioggia. Vide le rose gialle fiorire e poi prepararsi all’inverno. Imparò a tenere la chitarra come se fosse un’estensione di se stesso. Ma quando ebbe il permesso ufficiale di uscire con mia nonna l’abbandonò per molto tempo. E poi, alcuni giorni prima di morire, la diede a me -
Matteo si risedette sul divano, pendendosi la testa tra le mani e cercando di non piangere. Non aveva mai parlato della morte del nonno con nessuno, quando era successo si era fatto forza per consolare la madre e soprattutto la nonna. Tutti credevano che avesse voluto la sua chitarra per capriccio, non sapeva nemmeno suonarla, perché tenerla?
C’erano ricordi migliori, eppure Matteo aveva puntato i piedi.
La chitarra.
Voleva la chitarra.
E alla fine l’aveva ottenuta.
Nessuno, forse adesso solo Lucia, sapeva che quella chitarra era destinata a lui. Era stato lo stesso Sergio a volerlo. Voleva che il nipote conoscesse il vero sapore dell’amore, i sacrifici che venivano fatti in suo nome. Quella chitarra doveva essere un augurio a trovare la sua Tilde, la luce dei suoi occhi e avrebbe dovuto, in qualche modo, essere uno strumento per conquistarla.
Matteo non aveva mai suonato la chitarra.
Nessuna delle ragazze con le quali era uscito o che avevano fatto sesso con lui non avevano mai superato la fase di
conoscenza. Lo strumento era rimasto nel ripostiglio, non dimenticato, ma semplicemente a riposo, pronto ad aiutare il suo padrone a conquistare la ragazza dei suoi sogni.
- So di essermi comportato da coglione. Cisky non meritava un trattamento del genere. Eppure… - non trovando le parole Matteo preferì continuare a guardarsi i piedi.
Lucia gli prese la mano e poi si sedette a cavalcioni su di lui, le ginocchia che gli stringevano i fianchi. Lo obbligò a guardarla negli occhi e poi gli sorrise, uno di quei sorrisi non scontati che lo lasciavano senza respiro.
- Ti capisco. E non ti devi scusare… almeno non con me. Solo con Cisky. Non avremmo dovuto invadere il tuo spazio privato, mi dispiace -
Lucia lo baciò, gettandogli le braccia al collo e avvicinandolo il più possibile a sé.
Sentì le sue mani sulla schiena, che stringevano il tessuto della maglia per poi intrufolarsi al di sotto.
- Mi capisci così bene – le sussurrò all’orecchio. – Sei mia anche se non ti ho mai suonato nulla. Mia. Solo mia -
E così come aveva detto Camilla, Lucia capì che era quello il momento giusto.
Il momento che aveva aspettato da una vita.
Lì.
Non su un canonico letto, ma su un divano.
Non tra le candele profumate, ma tra i vetri rotti.
Non dopo aversi dichiarato amore eterno, ma dopo essersi confidati un segreto.
Si premette di più contro di lui, approfondendo il bacio, accarezzandogli il collo e i capelli. Sospirando quando le labbra di Matteo si spostarono sul suo collo e le sue mani le diedero brividi alla schiena.
Lo voleva. E per la prima volta capiva perfettamente cosa significassero queste parole.
Dopo minuti scanditi da sospiri, lui l’allontanò leggermente, in modo da poterla guardare negli occhi.
- Grazie -
Lucia lo baciò.
Spesso i gesti, le azioni, rendono più di mille parole.
Poi gli circondò il viso con le mani e lo guardò negli occhi.
Senza bisogno di parole, Matteo capì tutto.
E le sorrise.
Le baciò i capelli, guardando oltre di lei.
Ancora una volta, la chitarra aveva visto la
vera nascita di una storia d’amore.
Ciao ragazze.
Eh sì… finalmente è arrivato il capitolo tanto atteso. Spero vi sia piaciuto e che ne sia valsa la pena aspettare così tanto.
Cosa vi è successo in questi luuuuuunghi mesi?
Io… mi sono laureata, ho iniziato la magistrale, aperto un blog e fatto l’iscrizione in palestra xD Quante cose, Bertu! Brava! E voi? Raccontatemi :)
Vi ringrazio per i messaggi su fb e su efp, siete le migliori. E grazie per non aver tolto questa storia dalle preferite/ricordate/seguite. Anzi! In questi mesi siamo cresciute ed è bellissimo vedere come vogliate bene a Matteo, Lucia e alla piccola Cisky *^* Sapete che in questi mesi ho sentito il vero Matteo? Adesso ho una sua registrazione dove mi chiama Bertu. Ragazze, a momenti morivo. Se non mi è venuto un infarto quando l’ho ascoltata per la prima volta non mi verrà più nella vita. Grazie Sara, non smetterò mai di ringraziarti.
Davvero, vi voglio bene. A tutte voi :)
Se potessi vi abbraccerei, invece vi mando solo una ciambella virtualmente.
Adesso passiamo alle note dolenti. Quando pubblicherò il prossimo capitolo? Non lo so, ragazze. Prometto che farò il prima possibile, ma sono davvero molto impegnata… ma Matteo avrà la sua fine e dopo parleremo di Luca. È una promessa :)
Intanto vi ricordo il mio profilo FB: Bertu Wheeler. Eh sì, ho cambiato cognome dopo aver visto #babydaddy. RAGAZZE, VOGLIAMO PARLARE DI DANNY??? Poi, vi aggiungo anche il mio blog dove troverete recensioni di libri e fan fiction di efp http://annidinuvole.blogspot.it/ e relativa pagina fb del blog.https://www.facebook.com/pages/Annidinuvole/851076638246607
Grazie per le recensioni! Lo so che devo ancora rispondervi, prometto che lo farò, ma sono una persona egoista e mi piace molto leggerle :P quindi… scrivete, scrivete, scrivete!
Io vi ringrazio dal profondo del mio cuoricino e vi rinnovo l’invito a parlare con me su fb per farmi sapere che ne pensate della storia e come va la vostra vita!
Un abbracioneeeee
Robi