Premessa.
Questa storia è parte della serie “Di
Re Rossi e Brutti Anatroccoli”, dedicata al rapporto fra Rory e Prim.
La storia è stata scritta utilizzando il prompt “Rory/Prim – “Forse se mi
baci il dolore sparirà”, proposto da Giraffetta. La one-shot partecipa anche
alla challenge “30 modi di amare, più qualche delizia” con il prompt “carezza
sulla guancia” e alla challenge di Fan Fiction challengers con il prompt
“Occhio nero”.
Se mi
baci il dolore sparirà.
“Che ti è successo?”
Prim si spostò dall’uscio per permettere a Rory di entrare
in casa. Il ragazzo rabbrividì, sfregandosi le mani intirizzite dal freddo.
Aveva i capelli umidi, cosparsi di fiocchi di neve, e le spalle rigide per
difendersi dal vento, ma non era stato quello a destare la preoccupazione della
giovane. L’amico aveva dei graffi sul volto, una guancia gonfia e un principio
di livido bluastro sotto l’occhio.
“Hai fatto a botte?” chiese ancora la ragazza, mentre Rory
prendeva posto sulla sedia di fronte al camino. Il giovane allungò le mani per
scaldarsi e, lentamente, incominciò ad apparire meno rigido.
“Stupidi bottegai…” borbottò infine, spazzolandosi i capelli
con le dita. Prim notò che aveva difficoltà a parlare, per via dello zigomo
gonfio. “ … La prossima volta li faccio tornare a casa con il naso al
contrario, te lo dico io.”
“Con chi ce l’hai?” chiese la ragazza, sedendosi di fianco a
lui.
Rory sbuffò.
“Scott Trennen” biascicò, facendo una smorfia. Se per il
fastidio provato al solo pronunciare quel nome o per via del male al volto,
Prim non riuscì a capirlo. “Sono giorni che mi sta alla larga come se fossi un
appestato. La sua famiglia era l’unica che ancora ci portava la biancheria da
lavare, ma oggi Trennen è venuto a dirmi che hanno cambiato idea. Ha detto che
mia madre non faceva bene il lavoro e che molti vestiti rimanevano macchiati. Come
se ci volesse una scienza per sciacquare le sue fottute mutande sporche!”
“E avete fatto a botte per questo?” domandò ancora la
ragazza, scuotendo la testa.
Rory le scoccò un’occhiata incredula.
“Ha offeso mia madre!” sbraitò, alzandosi in piedi. Il
movimento brusco gli provocò una fitta di dolore alla guancia e il ragazzo fece
un’altra smorfia. “Come se non sapessi che le loro sono tutte balle. Nessuno
vuole più avere a che fare con noi per via di quello che è successo a Gale.”
“Sono spaventati, Rory” intervenne la ragazza, scostandogli
i capelli dal volto per studiare i graffi dell’amico.
“E noi non lo siamo, scusa?” sbottò il ragazzo. “Mio
fratello è quasi morto! L’hanno legato a un palo e l’hanno preso a frustate.
Mia madre ha perso il lavoro, io ho preso le tessere e i miei fratelli si
ammalano di continuo. Siamo noi che dovremmo avere paura.”
Smise di parlare, quando si accorse che la rabbia nella sua
voce sembrava sul punto di trasformarsi in qualcos’altro. La collera lasciò il
posto ad un improvviso senso di impotenza che gli schiacciò il petto,
spingendolo ad abbandonarsi allo schienale della sedia. Tutto a un tratto si
sentiva stanco, stanco e smarrito.
Prim, che se ne accorse, gli rivolse un sorriso
rassicurante.
“Katniss ha messo una buona parola con Haymitch” rivelò poi.
“Hazelle potrebbe occuparsi della sua casa e di fare la spesa per lui.
Guadagnerebbe di più rispetto a un tempo. E ti assicuro che non c’è persona in
questo distretto che abbia bisogno di una governante più di Haymitch.”
L’avvilimento nello sguardo di Rory si ridusse. Sorrise
riconoscente alla ragazza, bloccandosi quando una fitta di dolore gli
attraversò il volto.
“Non è solo per i soldi” mormorò infine, tornando a
ravviarsi i capelli umidi. “È il modo in cui la gente ci guarda e ci evita: non
siamo dei lebbrosi. Non è colpa di mio fratello, se loro sono dei caga-sotto e lui
no.”
“Questo lo capisco” ammise la ragazza. “Anche a me danno
fastidio quelle occhiate; certe volte mi sento come se le persone mi stessero
studiando, magari per capire se ci sia qualcosa di me che ricorda Katniss o il
perché non le somiglio affatto.”
“Tu sei più carina di lei…” osservò improvvisamente il
ragazzo.
Prim gli rivolse un’occhiata sorpresa.
“Senza offesa!” si affrettò ad aggiungere Rory, avvampando
una seconda volta. “Cioè, non è che Katniss sia brutta, è solo che…”
“… è solo che Prim ha quattro lettere” lo prese in
giro la giovane, per bloccare il momento di imbarazzo. Sorrise divertita, e
Rory le rivolse un’occhiataccia, intuendo il motivo di quella reazione.
“Stai guardando le mie orecchie, vero?” borbottò,
distogliendo infastidito lo sguardo.
Prim ridacchiò.
“Sono rossissime. Però si intonano alla tua guancia, dai!”
osservò, allungando la mano per sfiorargli l’accenno di livido sopra lo zigomo.
“Ti verrà un gran bell’occhio nero, lo sai?” aggiunse, mordicchiandosi il
labbro nel notare la smorfia di dolore del ragazzo.
Rory sbuffò.
“Mi sono distratto solo due secondi, ma è bastato per farmi
conciare per le feste” ammise, faticando a pronunciare le ultime parole.
“Ma come? Non lo sai che la gente del Giacimento deve sempre
tenere gli occhi aperti?”
lo prese in giro l’amica, dandogli un colpetto sulla spalla.
Rory la guardò storto.
“Devi pure infierire? Mi vergogno già abbastanza così”
biascicò, toccandosi uno zigomo. Il dolore gli esplose sotto il polpastrello.
Prim allungò la mano per accarezzargli la guancia. Il
giovane si sforzò di restare immobile, per trattenere eventuali smorfie: non
voleva che quel contatto cessasse.
“Fa più male, qui?” mormorò a quel punto la ragazza,
sfiorandogli il viso con maggiore leggerezza.
Rory si strinse nelle spalle.
“Abbastanza” ammise, avvertendo un fiotto di vergogna al
suono di quella parola.
Guardò la ragazza negli occhi e sorrise, lottando con il
desiderio di ricambiare il tocco appena accennato sulla suo volto. Prim contraccambiò
il sorriso e quel gesto mescolò nella mente del ragazzo una serie di parole
sconnesse, che lentamente trovarono un loro ordine, senza tuttavia fuoriuscire
dalle labbra di Rory. Le pensò soltanto, promettendo a se stesso di non
lasciarsele sfuggire, per non rovinare quel momento.
Forse, se mi baci, il dolore sparirà.
Prim smise di sfiorargli il viso per posargli una mano sulla
spalla.
“Vado a prenderti della neve da mettere sulla guancia” disse
infine, stringendogliela prima di dargli le spalle per mettersi il cappotto.
Quando fu uscita, Rory raggiunse la finestra per osservarla.
Ora che era solo, si sentì libero di poter fare smorfie di dolore senza doversi
sforzare di trattenerle per fare bella figura. Appoggiò l’occhio ormai violaceo
al vetro e il freddo improvviso lo fece rabbrividire. Tuttavia, nel giro di
qualche istante, le fitte al volto sembrarono attenuarsi.
In quel momento Prim intercettò il suo sguardo e sorrise
timidamente, prima di tornare a chinarsi sulla neve. Rory ricambiò; la finestra
era gelida, eppure si sentiva avvampare.
Il male al volto diminuì ulteriormente, ma il ragazzo non
era più poi così sicuro che il merito fosse del vetro freddo a contatto con lo
zigomo.
La frase su cui aveva rimuginato poco prima tornò a
ronzargli per la testa.
Forse, se mi baci, il dolore sparirà.