Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Capitolo XV
- E-eh..? - Togami impallidì girando lentamente la testa,
osservando il sangue schizzato sul vetro scuro dei teleschermi.
Cos'era..? Cos'era stato quello scoppio?!
"Che hai combinato sta
volta, Owada?" avrebbe voluto urlare contro il motociclista, il quale
ora si trovava di fronte a lui, all'interno della stanza, ma invece
rimase a boccheggiare, incapace di proferire parola, il cervello in
tilt, perso e confuso in quella situazione.
- To-togami?- lo
chiamò Mondo, con il medesimo stupore del biondo sul volto,
ma lui non riuscì a rispondergli, non una sola sillaba gli
uscì dalle labbra, la voce gli rimaneva muta in fondo alla
gola, così come il respiro, rimasto mozzato dallo spavento,
lo sguardo spalancato dall'orrore, nelle orecchie ancora quel botto
assordante, simile al suono di un fuoco d'artificio esploso a breve
distanza. Byakuya non capiva, non riusciva ad intuire cosa fosse
accaduto, ma, sopratutto, gli era incomprensibile la presenza di Owada
nell'aula di trasmissione dati.
Perché era
lì? Che Ishimaru gli avesse detto qualcosa? Eppure, il
capoclasse aveva insistito tanto perché non ne venisse a
sapere nulla della funzione di quella classe e, nel particolare, di
quell'infinità di televisori che la riempivano.
- Togami? - si
aggiunse al richiamo del primo la voce di Kirigiri, poco dietro di lui,
appena fuori dalla porta lasciata spalancata. Essendo alle sue spalle
l'ereditiere non riusciva a vederne il volto, ma era certo che fosse
rimasto del tutto inespressivo, la voce però ne tradiva la
confusione e una nota di sconcerto. Sembrava che neppure lei fosse in
grado di capire il senso di quegli eventi, si disse, avvertendo un
certo conforto in questo.
Con estrema
lucidità Byakuya, nel tentativo di comprendere cosa stesse
accadendo, ripercorse mentalmente la sequenza di azioni che l'avevano
portato a quel punto.
Dopo aver discusso su
ciò che Ishimaru gli aveva rivelato, lui e Kirigiri avevano
lasciato l'infermeria - con l'intenzione di verificare la
veridicità delle sue affermazioni -, e su ordine di
quest'ultima Oogami era stata mandata ad aiutare Naegi nella ricerca di
eventuali indizi (non che potesse essere utile, se ciò detto
da Kiyotaka si fosse rivelato vero).
Era stato lui a
condurla sino all'aula, insistendo per rimanerle sempre davanti, e non
con il cavalleresco intento di farle strada, poiché non ce
n'era alcun bisogno, ma per il semplice gusto di superarla. Era assai
raro che si trovasse in possesso d'informazioni rimaste, al contrario,
oscure alla ragazza e, per una volta, ne risultasse superiore, aveva
quindi tutta l'intenzione di vantarsi il più possibile di
quella posizione sopraelevata.
Raggiunto il terzo
piano, avevano scoperto la porta dell'aula trasmissione dati aperta e,
per quanto l'avesse trovato inusuale, perché certo che
precedentemente l'avessero chiusa, Togami non si era fatto troppe
domande. Entrò di slancio per assicurarsi che non fosse
accaduto nulla, avvertendo un sottile presentimento provocargli un
brivido dietro la nuca, ma compiuti i primi passi all'interno della
stanza, aveva avuto unicamente il tempo per notare la presenza del
motociclista nel lato opposto alla porta, prima dello scoppio
… "Uno sparo" realizzò infine, comprendendone
finalmente la natura.
E ora, nel trovare
anche la presenza di Ishimaru vicino ad Owada, a Togami venne il dubbio
di chi fosse il sangue con cui si era inzaccherata la parete di
teleschermi che gli stava affianco .
Ben visibile era la
pistola tra le mani dei due ragazzi, l'impugnatura era stretta dal
capoclasse, mentre il motociclista ne teneva la canna, modificandone la
traiettoria, deviando così il proiettile che ne era esploso.
Tra loro doveva essere nata una colluttazione ed era partito un colpo
accidentale, giudicò Byakuya, avvertendo al col tempo un
forte e bruciante dolore al fianco.
A quanto sembrava
aveva avuto davvero un tempismo perfetto, ironizzò,
tamponandosi lì dove la pelle scottava, avvertendo il calore
del sangue bagnarli le dita.
D'istinto Owada e
Ishimaru lasciarono in contemporanea la presa sull'arma, la quale cadde
a terra con un tonfo metallico, non aveva più alcun valore.
Priva di altre munizioni diveniva un oggetto del tutto innocuo,
inutile.
Veloce il motociclista
fu il primo a correre dall’ereditiere ferito, il quale si
tamponava con una mano il fianco lacerato e sanguinolento, era finito
in ginocchio a terra, l’espressione dolorante e via via
sempre più cerea, un velo di sudore freddo a bagnargli la
fronte.
- Serpe?..- lo
chiamò di nuovo, poco prima il biondo non gli aveva mostrato
alcuna reazione, e ancora il suo sguardo gli parve altrove, come se non
fosse realmente lì.
- ...do - alla fine
però Togami sembrò avere una qualche reazione, ma
le sue parole furono tanto flebili che Owada non riuscì ad
udirle,
- Eh..? - si
avvicinò ulteriormente, chinandosi su di lui... Grosso
errore.
Con un rapido
movimento dell'unico braccio libero Byakuya gli afferrò il
bavero della giacca, costringendo ad abbassarsi ulteriormente, e
tirò appena indietro la testa prima di far cozzare la
propria fronte contro quella del motociclista, provocando un suono,
tonfo sordo, all'apparenza molto doloroso.
- Ma che..?!-
arretrò bruscamente Owada, trovandosi un nuovo livido sul
volto già martoriato e una smorfia contratta a deformagli le
labbra, gli aveva fatto male! Il biondo aveva colpito nello stesso
punto in cui, poco prima, aveva avuto un incontro ravvicinato con la
porta del bagno del capoclasse. - Cosa cavolo ti è preso?! -
urlò, furente ed irritato, e pensare che si stava realmente
preoccupando per le sue condizioni!
- COSA MI è
PRESO!? - ritrovò la voce Togami, un urlo isterico che si
produsse potente dalla sua gola, sino quasi ad assordare chi lo
ascoltava, - Cosa cazzo ci facevi tu con una pistola!? Cos'è
interpretavi la parte del gangster?! Microcefalo demente dal cervello
monocellulare! - continuò a coprirlo d'insulti, vinto da un
vero e proprio attacco di panico. Si era spaventato a morte! Per un
momento aveva creduto realmente di star per morire, la pallottola lo
aveva preso di striscio, finendo con il piantarsi in uno degli schermi
poco lontano da lui. Il fianco comunque gli doleva ad ogni respiro e la
ferita, ben più di un graffio, ma non fatale, non la
smetteva di sporcargli la camicia di sangue.
- Non è
mia! - ebbe come unica difesa Owada, riuscendo a sovrastare con le
proprie le parole dell'ereditiere, - E... Idiota, ti si è
riaperta un’altra volta! - con quest'ultima affermazione il
motociclista si riferiva alla ferita che Byakuya riportava alla testa,
a causa della testata che gli aveva riservato, aveva finito con il
ricominciare a sanguinare, - Non guarirà mai! - lo
rimproverò.
- Non pensare a
quella! - proruppe Togami, ritrovandosi a constatare che aveva ragione
quando finì accecato da un rivolo rosso che gli
colò nell'occhio, - Mi hai sparato! Potevi uccidermi!! -
insistette, aveva un ottimo motivo per prendersela con lui, Owada non
doveva nemmeno provare a ribattere.
- NON E' STATO KYOUDAI
A SPARARE! - fu il turno di Ishimaru ad intervenire, l'espressione
turbata, in un misto di rabbia, colpevolezza e vergogna, lo sguardo
già velato di lacrime ancorato al pavimento. Non si era
mosso dal punto in cui era partito il proiettile, e ora il suo corpo
tremava, scosso da violenti tremiti, sembrava che le emozioni lo
colmassero al punto di farlo scoppiare. - E' colpa mi-a... - aggiunse
con il suono di quell'affermazione che gli moriva in gola, mentre i
suoi occhi, le cui pupille si erano ridotte e due puntaspilli, finalmente
si alzavano da terra per posarsi, con orrore crescente, sulla familiare
e terribile figura di un orso in miniatura.
- Uppupupupupu! Ma che
bella riunione di dementi abbiamo qui - accompagnò con
quell’esclamazione la sua improvvisa apparizione Monokuma e,
per diversi istanti, la classe calò nel più
profondo silenzio.
- Monokuma - lo
salutò Kirigiri, entrando a sua volta nella stanza, vista la
confusione creatasi aveva ritenuto più sicuro attendere
prima di varcare la soglia, nel caso vi fosse stata una seconda arma,
potenzialmente pericolosa per la sua incolumità, nascosta da
qualche parte. Si chiese come l'orso robot avesse fatto a superarla
senza che se ne accorgesse, sembrava apparso dal nulla, "o forse qui
c'è un'altra entrata" suppose, non lasciando che alcuna
confusione o stupore infrangesse la sua maschera
d'impassibilità.
- Guarda, guarda..- la
ignorò l’orso, l’attenzione invece
rivolta al capoclasse, il quale, trovatosi di fronte
all’ombra del Burattinaio, sembrava sul punto di collassare,
o di dare di stomaco dal panico. - Non ti è piaciuto il mio
"regalino" Kiyo? - ironizzò cogliendo con la sua zampa la
pistola finita a terra, a poca distanza dai piedi del corvino, - E
pensare che ho faticato non poco per procurarmela - finse di
piagnucolare con un leggero sbuffo di rammarico. -... ma tu hai
sprecato l'unico colpo! - la calma fasulla con cui aveva parlato si
sgretolò di colpo mentre sfoderava gli artigli, distruggendo
di conseguenza l’arma che stringeva, il suo occhio destro
cominciò ad emettere una sinistra luce rossastra, simile ad
un lampeggiante che avvertiva di un pericolo imminente.
Inconsciamente
Ishimaru arretrò, ma solo per ritrovarsi ad urtare contro la
parete di monitor alle sue spalle, sussultò tremante al
contatto con il freddo del vetro da cui erano composti gli schermi. Non
poteva scappare.
Nel vedere l'amico in
difficoltà Owada tentò d'intromettersi, ma Togami
lo fermò afferrandolo per un lembo della giacca,
l'espressione che gli intimava di non intervenire,
- "Finiresti solo per
complicare le cose" - gli mormorò come ammonimento, lo
sguardo severo e aguzzo,
- Tu..- stava per
replicare, ma la voce di Monokuma si sollevò alta,
soffocandone le parole.
- Uppupupupupupupu! E
così, fin dall'inizio, la tua intenzione era di suicidarti?
- cominciò a ridere, cambiando nuovamente umore, - Ma quale
nobile e drammatica fine, una teatralità degna di...
bhé, lasciamo stare - continuò a beffeggiarlo, ma
per quanto sembrasse passato il suo momento di crisi omicida, di furore
nero, i minacciosi artigli continuavano a svettare dalla sua zampa
tonda, da pupazzo. - Adesso dimmi, cosa intendi fare, ora che il tuo
"brillante" piano è andato in fumo? - e le lame puntarono
pericolosamente sul volto di Kiyo, nonostante fosse alto un mezzo metro
scarso, quegli spuntoni erano abbastanza lunghi da colmare, e superare,
la distanza che li separava, - Mi sembra che avessimo un accordo:
uccidi il tuo kyoudai o muori; e se non dovessi riuscirci,
eliminerò entrambi - gli ricordò e, se sino a
quel momento Ishimaru si era ridotto ad un piccolo roditore tremante, a
un coniglio privo di coraggio, il suo sguardo
s’indurì a quelle parole.
- Ricordo quello che
ho promesso - rispose con voce dura, appena scalfita da un leggero
tremore, - ... e non ho intenzione di tirarmi indietro, c'è
solo stato un piccolo intoppo - minimizzò l'incidente, non
aveva previsto una simile reazione da parte di Owada, ne era stato
colto di sorpresa.
- Uppupupupu! Quindi
hai ancora intenzione di morire? - ad avvenuta conferma delle
intenzioni del capoclasse, finalmente, Monokuma decise di ritrarre gli
artigli, gli bastava uno sguardo per comprendere che lo spirito del
ragazzo non era stato minimanete scalfito da quell'inconveniente.
Avrebbe proseguito verso quell'obiettivo che si era prefissato.
Certo, sempre se
Monokuma non fosse intervenuto e lo avesse portato a cedere. Ovvero, a
convincerlo a commettere quell'atto che tanto ripudiava, come uccidere
la persona a cui era tanto legato. Fin da quando avevano stipulato
l'accordo, era stato quello il suo scopo e, sino a momento in cui non
aveva assistito alla scena in cui Ishimaru puntava la pistola contro la
sua stessa tempia, aveva creduto di averlo raggiunto. Alla fine
riteneva fosse un bene che quel gorillone imbecille di Owada fosse
intervenuto, così non aveva dovuto rinunciare al suo
passatempo preferito degli ultimi tempi.
Per quanto il suo
spirito fosse mutevole quanto le nuvole, osservare come le sue
marionette cadessero in una Disperazione sempre maggiore, era una
goduria per il loro burattinaio.
- E cosa
t’inventerai? Hai intenzione di impiccarti, di rubare un
coltello da cucina e pugnalarti alla gola? O forse vuoi suicidarti
mordendoti la lingua? - produsse le sue macabre ipotesi, notando, con
occhio attento, come il ragazzo fosse colto da un brivido a ognuna di
esse e, da dove lo osservava, Junko non poté non sorriderne.
Vi era un semplice, quanto splendido inconveniente quando una persona
sopravviveva a una morte considerata certa...
- Ma sono tutti metodi
troppo lenti, vero Kiyo? Ti renderesti conto di star morendo e
affronteresti di nuovo tutta la paura e la sofferenza che questo
comporta, upupupupupu! - sviluppa un terrore estremo, una fobia
paranoica verso quella morte che si è trovata ad affrontare.
- Sarebbe stata così comoda quella pistola, un colpo e tutto
finito, vero? - E su questo Kiyotaka non faceva eccezioni, nonostante
si fosse mostrato pronto a sacrificarsi una seconda volta per il suo
kyoudai, ora che aveva perso quell'opportunità, dettata
sopratutto da un momento di poca lucidità, gli sarebbe
risultato quasi impossibile provarci nuovamente. L'esecuzione che si
era trovato a subire aveva moltiplicato in maniera esponenziale la
paura della morte sopita in lui, come in ogni essere vivente.
- Comunque...-
alzò le spalle Monokuma, all'apparenza stanco di
punzecchiare il capoclasse - chiusosi in se stesso, incapace di
replicare -, voltandosi e allontanandosi da lui quel tanto che bastava
da non opprimerlo del tutto con la sua presenza, ma stando ben attendo
di creare tra lui e gli altri come una barriera, lasciandolo
così isolato da loro. - ... devo ammettere che lo
spettacolino messo su da voi bastardi mi ha al quanto divertito -
cambiò rapidamente discorso, rivolgendosi agli studenti
rimasti, - ... l’intervento di Togami è stato
magistrale, sembrava l'aveste studiata tanto la sua entrata
è stata perfetta - commentò osservando
l’ereditiere ancora sanguinante a terra,
l’emorragia sembrava però aver già
cominciato ad arrestarsi, - E il fatto che la pallottola
l’abbia preso solo di striscio, upupupu! Visto i danni che
potevi ricevere, sei davvero stato fortunato bastar-Togami, in
più la tua faccia scioccata quando ti sei accorto che ti
avevano sparato, uppu! Valeva milioni..! Sì, davvero,
davvero divertente, uppupupupupupu! -
- E non meritiamo un
compenso per questo? -
- Eeh?! -
quell'improvviso intervento di Kirigiri lasciò il resto dei
presenti basiti, deformando i loro volti in un’espressione
sconcertata, Monokuma compreso,
- Ti abbiamo
intrattenuto, quindi, non ci spetta una ricompensa? - insistette lei,
il volto impassibile, da cui non traspariva nulla.
A cosa puntava? Si
chiese Byakuya nell'osservarla, ma non gli ci volle molto per
comprenderlo, erano venuti fin lì proprio per quel motivo,
- Che.?! Volete una
ricompensa perché, per una volta, voi branco di bastardi, vi
siete rivelati interessanti? - protestò Monokuma,
all'apparenza seccato da quella proposta.
- Non vedo nulla di
male se ti chiediamo un premio dopo che tu stesso hai ammesso di
esserti "divertito" - si aggiunse l'ereditiere, aveva capito cosa la
ragazza volesse ottenere e, se avessero avuto il consenso di Monokuma
per farlo, non avrebbero dovuto temere un suo intervento in seguito.
- Tsk... vi
è forse partito il cervello? La reclusione vi ha rimbambito?
- si mostrò ancora aggressivo, ma ora le sue parole
sembravano avere un suono smorzato, quasi l'atteggiamento del biondo e
di Kyouko lo incuriosisse in qualche modo, era strano per quei due
collaborare tanto platealmente. - E allora..- sbuffò, -
Quale sarebbe la vostra richiesta? Non provate però di
chiedermi di diplomarvi per così poco! - li
avvertì additandoli con la zampa,
- No, non era quella
la mia idea..- si concesse un leggero sorriso Kirigiri, - Vorremo solo
il permesso di usufruire di questa classe - rivelò facendo
riferimento all’aula trasmissione dati. - ...
d’altronde questa è il genere di richiesta che gli
alunni sono obbligati a fare ad un professore o, in sua assenza, al
preside - riconoscere quell’orso robot come loro preside era
un insulto a quel padre che ancora non conosceva, e per questo,
interiormente, Kirigiri avvertì una stretta al cuore, ma era
anche abbastanza furba da sapere quanto, concedergli anche solo a
parole quel titolo, carezzasse l’ego del Burattinaio. E le
lusinghe erano sempre la prima arma da sfruttare in una contrattazione.
Quello stratagemma
però, insolitamente, non sembrò dare gli effetti
sperati.
- Ah ..-
esclamò Monokuma, rivolgendosi una seconda volta verso
Ishimaru, - quindi gli hai detto a cosa serve questa stanza -
l'osservò, serio, e nessuno poté prevedere quale
sarebbe stata la reazione successiva, il suo tono e la sua espressione
erano piatti, imperscrutabili. Sul momento avrebbe anche potuto farsi
esplodere, visto quanto sapesse essere imprevedibile, - ... hai forse
rivelato altro? - e subito fu chiaro a tutti i presenti che
sì, la probabilità che volesse farli saltare
tutti e quattro in aria non era affatto blanda.
- Nient'altro - gli
rispose Ishimaru impassibile, per quanto gli fosse possibile vista la
tensione accumulatasi sul momento, un leggero sudore freddo ad
imperlargli la fronte, - ... se dov-essi tradirti, il nostro accordo
salterebbe, giusto? Dirlo si sarebbe rivelato controproducente per
entrambi - balbettò per un momento, certo che l'orso non gli
avrebbe creduto nonostante gli stesse dicendo la verità, -
Guarda le riprese dell'infermeria, se pensi che menta! - lo
fronteggiò sentendosi messo sottopressione, mostrando un
coraggio che non possedeva, avvertendo, anzi, il proprio corpo tremare
come una foglia.
- Booom!-
scoppiò Monokuma, riproducendo con la voce il rumore di
un'esplosione, facendo così prendere uno spavento a tutti i
ragazzi, i quali furono sul punto di morire per un attacco di cuore
simultaneo. Curiose furono le posizioni che i quattro presero per una
strana somma di riflessi incondizionati (nel momento in cui si
convinsero che la bomba fosse vera). Togami si era mosso per primo
afferrandosi nuovamente alla giacca di Owada, come se questi potesse
fargli in qualche modo da scudo, mentre Kirigiri si era riparata dietro
al motociclista per lo stesso motivo; il capoclasse invece, non avendo
modo di trovare un rifugio, era finito con il sedere a terra, le gambe
divenutogli molli dalla paura. Per ultimo, Owada era rimasto
paralizzato, anzi, immobilizzato dalla reazione dei suoi due compagni,
che lo avevano obbligato a rimanere fermo in piedi nel bel mezzo della
stanza, cosa che lo avrebbe portato a prendere in pieno l'esplosione,
se fosse stata reale. "Non so esattamente come dovrei sentirmi.."
pensò il motociclista, il volto contratto in
un’espressione a metà tra l'irritato e il
terrorizzato, nel dubbio se insultare Togami e Kirigiri per averlo
mandato a morte certa, o se credere che lo avessero preso come punto
d'appoggio per salvare se stessi, condizione la quale, pur rivelando
comunque un atto puramente egoistico, era leggermente meno peggio della
prima.
- Uppupupupupupu!
Davvero delle splendide espressioni disperate, i miei complimenti!-
rise del proprio scherzo Monokuma e "Bastardo" fu la parola che si
formò all'unisono, in un impercettibile mormorio, sulle
labbra dei quattro. Insulto che il robot finse di non udire, quei
ragazzi proprio non lo capivano il suo senso dell'umorismo.
- Tornando ai discorsi
seri..- sembrò uno scarso tentativo dell'orso per tirarsi
fuori d'impiccio,
- E' vero Kiyo, non
sei tanto stupido da rivelarlo, sapendo cosa ciò comporti...
- affermò, rivolgendosi un'ultima volta ad Ishimaru, dando
le spalle agli altri studenti, - Ti ho tenuto d'occhio, e so cos'hai
detto a quei bastardi... Uppupupupupu, non potevo però
perdermi l'opportunità di giocarmi di voi - li derise
ancora, suscitando un'irritazione vagamente omicida nei presenti. - E
visto che avete preso così bene il mio scherzo... Uppupu! -
tornò a parlare all'intera classe, - Mi rivelerò
tanto magnanimo da lasciarvi quest'aula, ma solo per quanto riguarda
oggi, non pensate che ve lo riconceda inseguito - annunciò
con un’espressione gongolante, che mal celava
quell’ombra inquietante e grottesca, tipica di un amante del
macabro o, nel suo caso, della disperazione. - Uppupupupupupu,
divertitevi! - e, con quell'augurio scomparve, prendendo la porta della
stanza, evitando per una volta di sparire nel nulla com'era sua
abitudine.
- I... impossibile! -
crollò Owada cadendo in ginocchio, battendo violentemente il
pugno contro il pavimento. Una, due, tre volte, frustrato, furioso,
incazzato. Era la tredicesima... La tredicesima volta che riguardavano
quei stramaledetti video e nulla, niente, neanche la benché
minima traccia! Li avevano visualizzati ancora e ancora, ma quello che
le telecamere avevano ripreso non cambiava. Vi erano lui, Makoto,
Yamada e Celestia in caffetteria, e quest'ultima finiva immancabilmente
per... Per morire avvelenata. Così come aveva potuto vedere
con i propri occhi dal vivo, e ancora non avevano capito come fosse
accaduto. Né chi avesse causato la sua morte.
- Calmati - gli
suggerì Kyouko alle sue spalle, seduta a gambe accavallate
sopra ad una delle scrivanie che occupavano la stanza, teneva le
braccia incrociate al petto e, dallo sguardo gelido con cui lo
freddò, Owada giudicò che, neppure per il suo
fine intuito, quell'ennesima visione aveva portato a qualche frutto.
Sembrava trovarsi in difficoltà, una profonda irritazione le
aveva disegnato una leggera ruga tra le sopracciglia, scalfendone la
pesante maschera di granito con cui celava il proprio cuore. -...
mettersi ad imprecare non cambia la situazione in cui ci troviamo - lo
rimproverò,
- Ovvero, che siamo
nella merda?- ironizzò lui voltando appena la testa per
guardarla, avvertiva la sua rabbia - essendo un tipo iroso ne percepiva
l'odore a distanza -, e la comprendeva, infondo, Monokuma li aveva
giocati un'altra volta. Dopo lo scherzo della bomba, ecco l'ennesimo
dei suoi tiri mancini: "Potrete utilizzare l'aula di trasmissione dati
solo per questo giorno". Aveva detto così, dimenticandosi
però di accennare che, le registrazioni a cui avrebbero
potuto accedere sarebbero state unicamente quelle relative "alla data
di oggi" e riconducibili alle telecamere occupanti un'unica stanza,
ovvero, quelle presenti in sala mensa, il luogo dov'era avvenuto il
delitto su cui stavano indagando. Certo, quando l'orso gli aveva
concesso tanto facilmente l'uso di quella classe e quindi, come Owada
era stato informato poi per bocca di Kirigiri, ad accedere alle
registrazioni delle telecamere piazzate ovunque per l'istituto, si
erano aspettati qualche colpo basso da parte sua, ma neppure Kyouko
aveva immaginato che avesse già prestabilito tutto,
impostando i teleschermi perché rimandassero all'infinito
sempre lo stesso video.
Sul momento la ragazza
non ne era venuta molto a male, credendo che assistendo anche lei alla
morte di Celestia di poterne ricavare qualcosa, ma si sbagliava. Non
c'era nulla da poter ricavare da quelle riprese.
- Se ci fossero state
utili in qualche modo, credi che quel bastardo ci avrebbe permesso di
metterci le mani?..- la incalzò il motociclista, ora che
Togami era andato a rappezzarsi la ferita, approfittava della sua
assenza per fare quelle osservazioni che, solitamente, sarebbero state
esposte dall'ereditiere.
- Per quanto inutili,
comunque, queste riprese ci dicono qualcosa - obbiettò lei
riportando lo sguardo sui monitor che li circondavano, "lo devono fare"
si corresse mentalmente, mentre le immagini ricominciavano a scorrerle
davanti agli occhi per la quattordicesima volta. Quella situazione
aveva qualcosa di alienante, dopo tutte quelle ripetizioni, gli eventi
a cui assistevano, per quanto terribili, cominciavano a perdere il loro
significato. Kirigiri iniziava a sentirsene logorata, sembrava che
quella situazione fosse stata progettata come una tortura contro di
loro e, conoscendo la mente folle del loro aguzzino, doveva proprio
esserlo.
Il burattinaio ne
stava mettendo a dura prova i nervi e il sangue freddo, nel riproporgli
all'infinito la scena di quella morte inutile ed insensata, come poteva
esserlo solo un omicidio.
- Perché
credi che Bro' abbia voluto tenermelo nascosto?- dopo qualche istante
di silenzio, Owada riaprì bocca, porgendogli una domanda per
nulla inerente alla faccenda, la quale mise una leggere irritazione a
Kirigiri. Tra non molto avrebbero avuto un processo d'affrontare, e lui
cosa faceva? Si preoccupava per i propri rapporti interpersonali?
"Ah, quanto odio
lavorare con dei dilettanti" sospirò in preda allo
sconforto, se ci fosse stato Togami, probabilmente, il motociclista non
avrebbe neppur minimamente affrontato il discorso e con la presenza di
Naegi, con ogni probabilità, una simile domanda l'avrebbe
rivolta a lui, trovandolo più adatto a capire la situazione.
Invece, essendo
abituata a nascondere sempre propri sentimenti, Kirigiri non era la
persona più consona cui rivolgersi per problemi simili.
L'unico comportamento che riusciva a spiegarsi, a comprendere ed
intuire, era quello dei criminali, e non gli risultava, per il momento,
che Ishimaru appartenesse a quella schiera di elementi.
-
Chiediglielo...- lo mortificò nel tentativo di
chiudere rapidamente la faccenda, per nulla intenzionata a rimanerne
coinvolta,
-Se aveva idea di
tenermelo nascosto (e per questo ha lasciato che fossi tu a dirmelo),
pensi che me ne confesserà il motivo? - la fissò
lui con uno sguardo di sufficienza, che doveva aver appreso
inconsciamente sempre da Byakuya.
Passavano davvero
troppo tempo assieme quei due! Si disse Kirigiri, esasperata. Come se
normalmente già non gli bastasse l'aspro giudizio
dell'ereditiere, ora c'era pure Owada a fargli pesare le sue mancanze,
il suo sguardo viola aveva quel pizzico di amara delusione che
riuscì a smuovere il suo senso di colpa. "Ma credete che
tenga tutte le risposte del mondo nascoste dentro i guanti?"
cominciò a chiedersi sentendosi frustrata da quegli occhi,
pensava forse che fosse una divinità onnipresente e per
questo conoscesse ogni cosa?!
Bhé, se lo
credeva, si sbagliava, era umana quanto lui... Anche se, doveva
ammetterlo, il comportamento di cui si era resa famosa, poteva aver
dato adito a qualche dubbio sulle sue reali capacità. Le
congetture di Kirigiri però nascevano da processi logici,
supportati da prove tangibili, innegabili, e se ne era sprovvista, come
in quel caso, non poteva ideare alcuna ipotesi sensata. Non era nella
sua indole tirare ad indovinare, se doveva correre qualche rischio lo
correva, ma solo se aveva la certezza che il gioco valesse la candela.
- Abbiamo trovato il
capoclasse qui dentro, giusto? - ma alla fine, decise che
fosse meglio non sminuire ulteriormente la propria figura di fronte ad
Owada, visti i già pessimi precedenti di cui si era resa
protagonista,
- Sì... -
confermò, anche se dubitava fosse necessaria una sua
risposta, Kirigiri sembrava solo voler ottenere del tempo per
riflettere,
- Ti avverto, questa
è una semplice teoria - lo avvisò, certa che
sarebbe basto questo a tenerlo buono per il momento, facendolo smettere
di insistere sull'argomento. -... penso che Ishimaru abbia tentato di
tenerti nascosta la funzione di quest'aula per evitarti un dispiacere -
- Un dispiacere?..-
ripeté il motociclista confuso, intanto che, come sottofondo
alla loro conversazione, si aggiungeva il rumore di una tazzina da the
frantumatasi a terra,
- E' innegabile che,
dal momento in cui ha cercato di sostituirsi a te durante il processo
per la morte che Fujisaki, abbia sempre tentato di proteggerti - lo
informò del procedimento logico che aveva seguito con la sua
precedente affermazione. - L'ha dimostrato anche poco fa con quel
tentativo di suicidio, fortunatamente fallito, quindi,
perché sta volta le sue motivazioni dovrebbero essere
diverse?.. Probabilmente non vuole farti sapere cosa Monokuma gli ha
mostrato con quelle telecamere - continuò, sperando di non
dover aggiungere altro, poiché, nel parlare, già
sapeva cosa il capoclasse non avrebbe mai voluto confidare al suo
kyoudai e, per la prima volta, si trovò a provare una sorta
empatia con il desiderio di qualcun altro.
Stare con Naegi era
rischioso, si stava ammorbidendo. Rischiava di diventare una
sentimentale.
- Ma cosa
può aver visto da sconvolgen..- stava per protestare Owada,
ma s’interruppe. Aveva capito. Aveva compreso ciò
di cui, involontariamente, Ishimaru si era reso testimone.
La morte di Chihiro.
Ora cominciava a
capire quel senso di disagio che aveva avvertito provenire dall'amico e
perché, in infermeria, avesse ostinatamente evitato il suo
sguardo. Difficilmente non lo avrebbe visto come un assassino, adesso
che aveva avuto conferma di quale peccato si fosse macchiato.
- Smettila! - fu il
veloce ammonimento con cui lo riprese Kirigiri, facendolo sussultare, -
Avresti già dovuto capirlo da solo, se Ishimaru ha taciuto,
è proprio per evitare che ti deprimessi, vuoi forse sprecare
i suoi sforzi?- esplose, per il comportamento del ragazzo, per la morte
di Celestia, per Monokuma, insomma, per tutto. Aveva raggiunto il suo
limite di sopportazione. Non aveva bisogno di un cane bastonato intento
a leccarsi le ferite, in quel momento necessitava di Owada, per quanto
minimo, il suo aiuto gli sarebbe stato indispensabile durante il
processo, essendo il primo testimone dei fatti, non poteva
perderlo per quella sua leggera tendenza all'autocommiserazione e al
perseguitarsi.
Come risposta il
motociclista la fissò confuso, con un'espressione un po'
esterrefatta e al quanto idiota sul viso, - Ma cosa diavolo ti ha fatto
Naegi ieri sera? - esclamò, non trovando altro modo per
esporre al meglio una simile domanda, "da quando ti mostri
così umana?" era il reale significato nascosto nelle sue
parole.
Nel frattempo in
infermeria, seduto su uno sgabello a petto nudo, Togami osservava, con
un leggero velo di preoccupazione crescente a bagnargli il viso, il
vicino carrellino in acciaio, simile a quelli usati dai dentisti, su
cui erano stati predisposti vari utensili degni di un chirurgo. Quella
vista inquietava non poco il ragazzo, essendo consapevole a cosa
servissero, cosa lo attendesse, e già un nodo alla gola gli
mozzava il fiato. Byakuya si apprestava a subire l'incredibile
esperienza di farsi cucire i punti sulla pelle senza l'ombra di
un'anestesia, unicamente dell'alcool a ripulirgli e disinfettargli
quella parte di lui interessata dall'operazione, ovvero, il fianco
sinistro squarciato dal proiettile, da cui era stato strappato un largo
lembo di pelle (e fortunatamente solo quella!).
L'ereditiere, conscio
della situazione affatto piacevole che si trovava ad affrontare, si era
preparato a stringere i denti, per poi finire, appena due secondi
più tardi, a bestemmiare a gran voce come un vero signorotto
d'altri tempi, con il massimo della raffinatezza di un lord inglese
finito con un piede sotto a uno schiacciasassi.
Il disinfettante
versato sulla ferita aveva avuto il medesimo effetto che se ci avesse
sparso sopra del sale: bruciava. Bruciava tanto che solo le fiamme
dell'inferno o un acido capace di liquefare i metalli, si diceva il
biondo, avrebbero potuto fare di più.
Il peggio
però, in base alle sue conoscenze, doveva ancora arrivare.
Dopo quel breve preliminare, un grosso ago di ferro, precedentemente
sterilizzato, avrebbe preso a perforargli la pelle, più e
più volte, ricucendolo come se fosse stato una bambolina di
pezza a cui si era staccato un occhio a bottone.
Quel pensiero gli
diede una leggera nausea, gli era sempre stato facile giocarsi di
Fukawa e del suo terrore per il sangue, ma ora che si trovava a finir
rappezzato, forse cominciava ad intuire in massima parte il malessere
che colpiva la ragazza. Sperava di non fare la ben misera figura di
svenire, aveva un orgoglio da mantenere.
- Bene..- disse
Ishimaru, osservando un'ultima volta la ferita dell'ereditiere,
- Sei sicuro di quello
che fai? - gli domandò Togami guardandolo dubbioso, una nota
di nervosismo ad alterargli la voce. Avrebbe preferito fosse Oogami ad
occuparsi della faccenda, e non perché per lei avesse una
qualche simpatia in particolare, piuttosto era la presenza del
capoclasse stesso a metterlo in allarme. Aveva cominciato a dubitare
della sua sanità mentale dal momento in cui aveva tentato di
spararsi alla testa (per poi colpire lui), e lo riteneva potenzialmente
pericoloso.
- Certo - fu la secca
risposta che ricevette, per nulla rincuorante a dirla tutta,
- E dovrei crederti
perché..? - insistette, non trovando per nulla strano
richiedergli qualche referenza in merito quando, invece, nel momento in
cui era stata la lottatrice a proporsi per "prendersi cura" del
momentaneamente malato Naegi, nessuno le aveva chiesto
alcunché ma, anzi, lui e Owada erano stati ben felici di
passargli quell'impiccio, non possedendo alcuna conoscenza in merito.
- La mia vecchia
scuola organizzava un corso di Primo Soccorso..- riuscì a
cavargli un'informazione leggermente più rassicurante della
precedenza ma che, comunque, non lo lasciava del tutto tranquillo, -
Vuoi che ti vada a prendere l'attestato che ho in camera? - gli
domandò alzando il viso e guardandolo finalmente negli
occhi, sembrava un poco seccato dal suo comportamento tanto restio e
nervoso,
- Non mi risulta che
nei corsi di Primo Soccorso insegnino a mettere i punti...-
obbiettò, consapevole di star irritando l'altro, ma per
nulla intenzionato a demordere. In realtà, entrambi erano
consapevoli che le sue erano solo delle scuse per prendere tempo,
perché terrorizzato all'idea dell'ago.
- Ho seguito quello e,
in più, approfittando del momento, mi sono fatto insegnare
da mia nonna - replicò Kiyo prontamente, cercando di mettere
presto fine alla crisi di panico del biondo, più tentava di
evitare il momento fatidico, più sarebbe stato peggio, - ...
e, per tua informazione, mia nonna era un’infermiera
qualificata e no, non soffre di artrite - aggiunse, prevedendo le sue
eventuali obbiezioni, prima ancora che aprisse bocca.
- Ti prego, non dirmi
che ti sei allenato su dei polli - fu l'unica supplica dell'ereditiere,
il cui viso aveva preso un tono bluastro, sembrava sul punto di
piangere,
- Va bene... non te lo
dico - tornò ad evitarne lo sguardo Ishimaru, alzandosi
dalla sedia che gli aveva posto di fronte per andare a trafficare con
il frigorifero poco lontano, dove, sapevano, erano conservate le sacche
di sangue.
- E adesso che fai?..-
se gli avesse proposto una trasfusione, si sarebbe rifiutato
categoricamente, e non solo perché non si fidava di lui, ma
perché era stato Monokuma a fornirgliele, chissà
che non gli avesse giocato qualche scherzetto nel prepararle.
- Ghiaccio - non si
voltò per rispondergli, continuando a guardare nel piccolo
elettrodomestico, -... o comunque qualcosa di abbastanza freddo da
sostituirlo - aggiunse, afferrando quella che sembrava una borsa
dell'acqua, - Non ho idea di chi ce l'abbia messa, ma può
funzionare - e la estrasse per poi tornare ad occupare la propria
seduta.
- Se lo tieni
applicato sulla pelle per un po', dovrebbe renderne insensibile almeno
la parte superficiale - spiegò quando Byakuya
sembrò esitare nell'accettare l'oggetto,
- Adesso, sembri
normale.. -commentò lui quasi sovrappensiero, decidendosi ad
afferrare il sacchetto gelato e trattenendo un brivido quando le sue
dita lo toccarono, "prima un bruciore degno dell'inferno e ora il gelo
dell'Antartide?"
- Pri-prima sono
uscito un po' di testa - non tentò di negarlo Ishimaru,
- Solo un po'?.. Mi
hai sparato - gli ricordò, un tremito e la pelle d'oca a
scuoterlo, la ferita si rivelava ben più sensibile di quanto
credesse possibile.
- Non volevo colpirti!
- si difese, abbassando il capo colpevole,
- E non volevi neppure
colpire Owada, vero? - aggiunse Togami, assottigliando lo sguardo nel
fissarlo,
- Volevo solo farla
finita il più velocemente possibile - gli rivelò
lui, scuro in volto, e se a qualcuno quella poteva suonare come
l'ammissione del suo tentato suicidio, l'ereditiere, invece,
notò che aveva evitato di rispondere alla domanda, sviando a
quel modo il discorso.
- Eh, sì...
Un proiettile può viaggiare a 400 km al secondo, un metodo
rapido per chiudere le questioni - fu il suo commento sarcastico, con
cui sembrava voler sottintendere ci fosse dell'altro, un evento ancora
non ben chiaro, in quella situazione paradossale.
- Fortunatamente,
kyoudai è stato più veloce - usò il
suo stesso tono il capoclasse, alzando il viso e rivolgendogli un
sorriso ironico, di nuovo, non stava negando le sottili accuse di
Byakuya e, questa volta, il brivido da cui il corpo del biondo fu
percorso, non aveva nulla a che vedere con la borsa dell'acqua gelata.
C'era qualcosa in quell'espressione, il quale tanto malamente si
accostava all'idea che si era fatto in precedenza di Ishimaru, da
fargli suonare un campanello d'allarme. Un simile atteggiamento non
sembrava appartenergli, anzi, appariva artefatto su di lui, quasi si
fosse costretto a indossare una maschera di cera senza volto, lasciata
storta così da creare su di essa le ombre inquietanti di
un’espressione, le quali ne deformavano i contorni
dell’ovale.
Il suo era il sorriso
innocente di qualcuno incapace di nascondere completamente le proprie
zanne da bestia feroce, “... o artigli da rapace”
terminò quel pensiero Togami, folgorato da
un’intuizione di cui però gli era ancora celato il
significato. Qualcun altro lo aveva già portato ad avere
quella stessa impressione non molto tempo prima ma, confuso che fosse
ora Ishimaru a causargliela, faticava a ricordare chi.
Solo quando
notò dove si fosse posato lo sguardo del capoclasse, per un
momento intento a guardare altrove, finalmente, comprese.
- A Monokuma...- si
trovò la gola secca nel parlare e dovette interrompersi per
schiarirsi la voce - Cos’hai promesso di non rivelarci? - si
ricompose in fretta Byakuya, scuotendo leggermente il capo nel porgli
quella domanda che lo assillava, avendo ormai intuito la natura della
questione precedente, aveva anche capito non fosse quello il momento
adatto per affrontarla, vi erano eventi più importanti cui
doveva giungere.
- Stai... stai
approfittando della momentanea cecità del Burattinaio? -
intuì i suoi intenti Ishimaru, sussultando leggermente
nell'accorgersi di essersi distratto, perso in altri pensieri.
Teoricamente, ora che si erano appropriati, anche se per un tempo
limitato, dell'aula di trasmissione dati, per Monokuma sarebbe stato
impossibile accedere in diretta alle riprese di tutte le telecamere che
riempivano l'istituto. Quindi, in quel preciso istante non li stava
osservando.
- In
realtà, sto solo osando sperare che sia realmente cieco...
L'ultima volta che l'ho creduto non era così - ammise
l'ereditiere, recuperando la propria acida arroganza ad affrontare un
capoclasse che gli sembrava tale, e non la brutta copia di qualcun
altro.
- Infatti, quindi
capirai che non posso parlare, rischiando di mandare tutto all'aria -
vi era esitazione sul suo viso, la promessa con cui si era legato a
Monokuma gli mozzava mani e piedi, chiudendogli la bocca con una
pesante lastra di ferro, con la quale probabilmente faticava persino a
respirare. -... ma, posso dirti di cosa si tratta senza rivelarlo -
risolse i propri dubbi dopo un attimo d’incertezza, a quanto
sembrava vi era una piccola crepa nel metallo, da cui passava uno
spiffero d’aria.
Il capoclasse si
avvicinò ulteriormente al biondo, così che fosse
in grado di udirlo quando, con il tono più basso che
riuscisse a raggiungere (il quale per lui doveva ritenersi un grande
sforzo), disse: - Conosco la vera identità del Burattinaio -
- ... - e
quell'ammissione distrasse a tal punto Togami, lasciandolo ammutolito
ed interdetto per una manciata di secondi che, in un primo momento,
neppure si accorse che Ishimaru aveva usato la loro vicinanza per
toglierli la borsa dell'acqua. -Ehi! - fu la sua unica esclamazione
quando, avendo già predisposto ago e filo, rapidamente il
corvino cominciò a ricucirlo, approfittando di quel suo
momento di confusione e sordo alle sue successive proteste.
"Lo... lo ha fatto di
proposito?" Si stupì di esserci cascato Byakuya, dandosi
mentalmente dell'imbecille. Kiyo aveva deciso di fargli quella
confidenza pericolosa solo per distrarlo, così che non si
ritraesse alla vista dell'ago. Allora, non doveva prendere sul serio le
sue parole?
In un'altra situazione
avrebbe insistito sull'argomento, ma preferì rimandare a
operazione conclusa le sue domande sulla questione. Sul momento, fatica
a mantenersi lucido per l'impressione e la sofferenza causatagli
dall'assistere alla cucitura della propria ferita.
- Fammi indovinare, il
tuo hobby è il cucito... - non poteva evitarsi di
rabbrividire Togami nell'osservare il corvino chino sulla sua ferita,
il dolore in qualche modo gli risultava attenuato rispetto a quello che
si era immaginato, il ghiaccio doveva aver fatto il suo lavoro.
- Il mio hobby
è studiare..- lo corresse Ishimaru, serio come se gli stesse
rivelando la ragione della propria esistenza -... però, me
la cavo con il ricamo - confessò, con quella che
sembrò una nota d'imbarazzo.
Ancora una volta,
riflettendo anche sull'ultimo espediente che aveva usato per distratto,
l'ereditiere si chiese se ci si potesse fidare di lui. C'erano molte
domande cui il capoclasse non aveva voluto rispondere, evitandole o
sviando il discorso con inaspettata maestria. Lo aveva fatto sin da
subito, dal momento in cui, qualche ora prima, avevano parlato proprio
lì, in infermeria.
In quel caso Ishimaru
gli aveva rivelato quale fosse la funzione dell'aula di trasmissione
dati solo per portare l'attenzione di tutti, Byakuya per primo,
altrove, lontana da lui stesso. Aveva cambiato la direzione cui
procedeva il proprio interrogatorio per evitare che gli fosse posta la
domanda fatale, ovvero: "cosa gli era accaduto dal momento della sua
esecuzione?"; in realtà, per quanto avesse ammesso di
volerlo rivelare, probabilmente non ne aveva mai avuta l'intenzione.
Forse, si disse
Togami, persino lo svenimento (vista la rapidità con cui
aveva ripreso i sensi in seguito), era stato fasullo, una messa in
scena facile da rappresentare viste le sue condizioni precarie... A
questo punto però, l'ereditiere correva un po' troppo, non
aveva prove a sostenere una simile tesi.
"E se invece",
continuava a dirsi, " fosse andata in quel modo? " la termite del
dubbio cresceva, andando a lenirgli il cervello, sempre più
in profondità per far udire la propria voce. Se gli ultimi
avvenimenti (escluso l'omicidio di Celestia), non fossero stati solo un
susseguirsi di sfortunate di coincidenze? Questo non significava che
Ishimaru li aveva giocati, manipolati così da tener
nascosto, ancora per il momento, cosa gli fosse accaduto? E
perché farlo se l'unico patto che aveva stipulato con
Monokuma era quello che già conoscevano? C'erano forse altri
cavilli a costringerlo al silenzio? E, se così era, allora
perché non lo ammetteva come aveva fatto un istante prima
con l'identità del burattinaio?
Cosa stava
macchinando? Quali erano i suoi obiettivi?
Mille e altre
più domande cominciarono ad affiorare nella mente di Togami,
il quale avrebbe anche affrontato immediatamente Kiyotaka a visto
aperto, se questi non fosse stato intento a mettergli i punti sulla
ferita. Sarebbe stato controproducente per se stesso intavolare il
discorso in quel momento, chissà, il corvino poteva anche
rivelarsi pericoloso - per quanto neppure lui sembrava essersi ripreso
del tutto dalle proprie ferite. Byakuya era quindi costretto a
rimandare ogni cosa a più tardi e, intanto, limitarsi ad
escogitare un piano d'attacco efficace per mettere alle strette il suo
avversario, cosa che non aveva fatto durante il primo interrogatorio,
non credendo di averne bisogno. Ora, invece, doveva partire dal
presupposto di essersi sbagliato a giudicare Ishimaru come un idiota
esaltato e - sempre supponendo di non aver preso un abbaglio e di non
essere di fronte a semplici fatti casuali -, cominciare a considerarlo
come un giocatore più abile e astuto di quel che apparisse.
*Dlin...
dlon... dlin*
-
Il Processo di Classe sta per iniziare, che tutti gli studenti si
rechino all'aula designata-
---
Sono in ritardo e il
capitolo non è un granché... Mi dispiace per
chiunque mi segua.
bye ^3^/
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