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Autore: Yumeji    03/04/2015    1 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo XV



- E-eh..? - Togami impallidì girando lentamente la testa, osservando il sangue schizzato sul vetro scuro dei teleschermi. Cos'era..? Cos'era stato quello scoppio?!

"Che hai combinato sta volta, Owada?" avrebbe voluto urlare contro il motociclista, il quale ora si trovava di fronte a lui, all'interno della stanza, ma invece rimase a boccheggiare, incapace di proferire parola, il cervello in tilt, perso e confuso in quella situazione.
- To-togami?- lo chiamò Mondo, con il medesimo stupore del biondo sul volto, ma lui non riuscì a rispondergli, non una sola sillaba gli uscì dalle labbra, la voce gli rimaneva muta in fondo alla gola, così come il respiro, rimasto mozzato dallo spavento, lo sguardo spalancato dall'orrore, nelle orecchie ancora quel botto assordante, simile al suono di un fuoco d'artificio esploso a breve distanza. Byakuya non capiva, non riusciva ad intuire cosa fosse accaduto, ma, sopratutto, gli era incomprensibile la presenza di Owada nell'aula di trasmissione dati.
Perché era lì? Che Ishimaru gli avesse detto qualcosa? Eppure, il capoclasse aveva insistito tanto perché non ne venisse a sapere nulla della funzione di quella classe e, nel particolare, di quell'infinità di televisori che la riempivano.
- Togami? - si aggiunse al richiamo del primo la voce di Kirigiri, poco dietro di lui, appena fuori dalla porta lasciata spalancata. Essendo alle sue spalle l'ereditiere non riusciva a vederne il volto, ma era certo che fosse rimasto del tutto inespressivo, la voce però ne tradiva la confusione e una nota di sconcerto. Sembrava che neppure lei fosse in grado di capire il senso di quegli eventi, si disse, avvertendo un certo conforto in questo.
Con estrema lucidità Byakuya, nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo, ripercorse mentalmente la sequenza di azioni che l'avevano portato a quel punto.
Dopo aver discusso su ciò che Ishimaru gli aveva rivelato, lui e Kirigiri avevano lasciato l'infermeria - con l'intenzione di verificare la veridicità delle sue affermazioni -, e su ordine di quest'ultima Oogami era stata mandata ad aiutare Naegi nella ricerca di eventuali indizi (non che potesse essere utile, se ciò detto da Kiyotaka si fosse rivelato vero).
Era stato lui a condurla sino all'aula, insistendo per rimanerle sempre davanti, e non con il cavalleresco intento di farle strada, poiché non ce n'era alcun bisogno, ma per il semplice gusto di superarla. Era assai raro che si trovasse in possesso d'informazioni rimaste, al contrario, oscure alla ragazza e, per una volta, ne risultasse superiore, aveva quindi tutta l'intenzione di vantarsi il più possibile di quella posizione sopraelevata.
Raggiunto il terzo piano, avevano scoperto la porta dell'aula trasmissione dati aperta e, per quanto l'avesse trovato inusuale, perché certo che precedentemente l'avessero chiusa, Togami non si era fatto troppe domande. Entrò di slancio per assicurarsi che non fosse accaduto nulla, avvertendo un sottile presentimento provocargli un brivido dietro la nuca, ma compiuti i primi passi all'interno della stanza, aveva avuto unicamente il tempo per notare la presenza del motociclista nel lato opposto alla porta, prima dello scoppio … "Uno sparo" realizzò infine, comprendendone finalmente la natura.
E ora, nel trovare anche la presenza di Ishimaru vicino ad Owada, a Togami venne il dubbio di chi fosse il sangue con cui si era inzaccherata la parete di teleschermi che gli stava affianco .
Ben visibile era la pistola tra le mani dei due ragazzi, l'impugnatura era stretta dal capoclasse, mentre il motociclista ne teneva la canna, modificandone la traiettoria, deviando così il proiettile che ne era esploso. Tra loro doveva essere nata una colluttazione ed era partito un colpo accidentale, giudicò Byakuya, avvertendo al col tempo un forte e bruciante dolore al fianco.
A quanto sembrava aveva avuto davvero un tempismo perfetto, ironizzò, tamponandosi lì dove la pelle scottava, avvertendo il calore del sangue bagnarli le dita.


D'istinto Owada e Ishimaru lasciarono in contemporanea la presa sull'arma, la quale cadde a terra con un tonfo metallico, non aveva più alcun valore. Priva di altre munizioni diveniva un oggetto del tutto innocuo, inutile.
Veloce il motociclista fu il primo a correre dall’ereditiere ferito, il quale si tamponava con una mano il fianco lacerato e sanguinolento, era finito in ginocchio a terra, l’espressione dolorante e via via sempre più cerea, un velo di sudore freddo a bagnargli la fronte.
- Serpe?..- lo chiamò di nuovo, poco prima il biondo non gli aveva mostrato alcuna reazione, e ancora il suo sguardo gli parve altrove, come se non fosse realmente lì.
- ...do - alla fine però Togami sembrò avere una qualche reazione, ma le sue parole furono tanto flebili che Owada non riuscì ad udirle,
- Eh..? - si avvicinò ulteriormente, chinandosi su di lui... Grosso errore.
Con un rapido movimento dell'unico braccio libero Byakuya gli afferrò il bavero della giacca, costringendo ad abbassarsi ulteriormente, e tirò appena indietro la testa prima di far cozzare la propria fronte contro quella del motociclista, provocando un suono, tonfo sordo, all'apparenza molto doloroso.
- Ma che..?!- arretrò bruscamente Owada, trovandosi un nuovo livido sul volto già martoriato e una smorfia contratta a deformagli le labbra, gli aveva fatto male! Il biondo aveva colpito nello stesso punto in cui, poco prima, aveva avuto un incontro ravvicinato con la porta del bagno del capoclasse. - Cosa cavolo ti è preso?! - urlò, furente ed irritato, e pensare che si stava realmente preoccupando per le sue condizioni!
- COSA MI è PRESO!? - ritrovò la voce Togami, un urlo isterico che si produsse potente dalla sua gola, sino quasi ad assordare chi lo ascoltava, - Cosa cazzo ci facevi tu con una pistola!? Cos'è interpretavi la parte del gangster?! Microcefalo demente dal cervello monocellulare! - continuò a coprirlo d'insulti, vinto da un vero e proprio attacco di panico. Si era spaventato a morte! Per un momento aveva creduto realmente di star per morire, la pallottola lo aveva preso di striscio, finendo con il piantarsi in uno degli schermi poco lontano da lui. Il fianco comunque gli doleva ad ogni respiro e la ferita, ben più di un graffio, ma non fatale, non la smetteva di sporcargli la camicia di sangue.
- Non è mia! - ebbe come unica difesa Owada, riuscendo a sovrastare con le proprie le parole dell'ereditiere, - E... Idiota, ti si è riaperta un’altra volta! - con quest'ultima affermazione il motociclista si riferiva alla ferita che Byakuya riportava alla testa, a causa della testata che gli aveva riservato, aveva finito con il ricominciare a sanguinare, - Non guarirà mai! - lo rimproverò.
- Non pensare a quella! - proruppe Togami, ritrovandosi a constatare che aveva ragione quando finì accecato da un rivolo rosso che gli colò nell'occhio, - Mi hai sparato! Potevi uccidermi!! - insistette, aveva un ottimo motivo per prendersela con lui, Owada non doveva nemmeno provare a ribattere.
- NON E' STATO KYOUDAI A SPARARE! - fu il turno di Ishimaru ad intervenire, l'espressione turbata, in un misto di rabbia, colpevolezza e vergogna, lo sguardo già velato di lacrime ancorato al pavimento. Non si era mosso dal punto in cui era partito il proiettile, e ora il suo corpo tremava, scosso da violenti tremiti, sembrava che le emozioni lo colmassero al punto di farlo scoppiare. - E' colpa mi-a... - aggiunse con il suono di quell'affermazione che gli moriva in gola, mentre i suoi occhi, le cui pupille si erano ridotte e due puntaspilli, finalmente si alzavano da terra per posarsi, con orrore crescente, sulla familiare e terribile figura di un orso in miniatura.
- Uppupupupupu! Ma che bella riunione di dementi abbiamo qui - accompagnò con quell’esclamazione la sua improvvisa apparizione Monokuma e, per diversi istanti, la classe calò nel più profondo silenzio.
- Monokuma - lo salutò Kirigiri, entrando a sua volta nella stanza, vista la confusione creatasi aveva ritenuto più sicuro attendere prima di varcare la soglia, nel caso vi fosse stata una seconda arma, potenzialmente pericolosa per la sua incolumità, nascosta da qualche parte. Si chiese come l'orso robot avesse fatto a superarla senza che se ne accorgesse, sembrava apparso dal nulla, "o forse qui c'è un'altra entrata" suppose, non lasciando che alcuna confusione o stupore infrangesse la sua maschera d'impassibilità.
- Guarda, guarda..- la ignorò l’orso, l’attenzione invece rivolta al capoclasse, il quale, trovatosi di fronte all’ombra del Burattinaio, sembrava sul punto di collassare, o di dare di stomaco dal panico. - Non ti è piaciuto il mio "regalino" Kiyo? - ironizzò cogliendo con la sua zampa la pistola finita a terra, a poca distanza dai piedi del corvino, - E pensare che ho faticato non poco per procurarmela - finse di piagnucolare con un leggero sbuffo di rammarico. -... ma tu hai sprecato l'unico colpo! - la calma fasulla con cui aveva parlato si sgretolò di colpo mentre sfoderava gli artigli, distruggendo di conseguenza l’arma che stringeva, il suo occhio destro cominciò ad emettere una sinistra luce rossastra, simile ad un lampeggiante che avvertiva di un pericolo imminente.
Inconsciamente Ishimaru arretrò, ma solo per ritrovarsi ad urtare contro la parete di monitor alle sue spalle, sussultò tremante al contatto con il freddo del vetro da cui erano composti gli schermi. Non poteva scappare.
Nel vedere l'amico in difficoltà Owada tentò d'intromettersi, ma Togami lo fermò afferrandolo per un lembo della giacca, l'espressione che gli intimava di non intervenire,
- "Finiresti solo per complicare le cose" - gli mormorò come ammonimento, lo sguardo severo e aguzzo,
- Tu..- stava per replicare, ma la voce di Monokuma si sollevò alta, soffocandone le parole.
- Uppupupupupupupu! E così, fin dall'inizio, la tua intenzione era di suicidarti? - cominciò a ridere, cambiando nuovamente umore, - Ma quale nobile e drammatica fine, una teatralità degna di... bhé, lasciamo stare - continuò a beffeggiarlo, ma per quanto sembrasse passato il suo momento di crisi omicida, di furore nero, i minacciosi artigli continuavano a svettare dalla sua zampa tonda, da pupazzo. - Adesso dimmi, cosa intendi fare, ora che il tuo "brillante" piano è andato in fumo? - e le lame puntarono pericolosamente sul volto di Kiyo, nonostante fosse alto un mezzo metro scarso, quegli spuntoni erano abbastanza lunghi da colmare, e superare, la distanza che li separava, - Mi sembra che avessimo un accordo: uccidi il tuo kyoudai o muori; e se non dovessi riuscirci, eliminerò entrambi - gli ricordò e, se sino a quel momento Ishimaru si era ridotto ad un piccolo roditore tremante, a un coniglio privo di coraggio, il suo sguardo s’indurì a quelle parole.
- Ricordo quello che ho promesso - rispose con voce dura, appena scalfita da un leggero tremore, - ... e non ho intenzione di tirarmi indietro, c'è solo stato un piccolo intoppo - minimizzò l'incidente, non aveva previsto una simile reazione da parte di Owada, ne era stato colto di sorpresa.
- Uppupupupu! Quindi hai ancora intenzione di morire? - ad avvenuta conferma delle intenzioni del capoclasse, finalmente, Monokuma decise di ritrarre gli artigli, gli bastava uno sguardo per comprendere che lo spirito del ragazzo non era stato minimanete scalfito da quell'inconveniente. Avrebbe proseguito verso quell'obiettivo che si era prefissato.
Certo, sempre se Monokuma non fosse intervenuto e lo avesse portato a cedere. Ovvero, a convincerlo a commettere quell'atto che tanto ripudiava, come uccidere la persona a cui era tanto legato. Fin da quando avevano stipulato l'accordo, era stato quello il suo scopo e, sino a momento in cui non aveva assistito alla scena in cui Ishimaru puntava la pistola contro la sua stessa tempia, aveva creduto di averlo raggiunto. Alla fine riteneva fosse un bene che quel gorillone imbecille di Owada fosse intervenuto, così non aveva dovuto rinunciare al suo passatempo preferito degli ultimi tempi.
Per quanto il suo spirito fosse mutevole quanto le nuvole, osservare come le sue marionette cadessero in una Disperazione sempre maggiore, era una goduria per il loro burattinaio.  
- E cosa t’inventerai? Hai intenzione di impiccarti, di rubare un coltello da cucina e pugnalarti alla gola? O forse vuoi suicidarti mordendoti la lingua? - produsse le sue macabre ipotesi, notando, con occhio attento, come il ragazzo fosse colto da un brivido a ognuna di esse e, da dove lo osservava, Junko non poté non sorriderne. Vi era un semplice, quanto splendido inconveniente quando una persona sopravviveva a una morte considerata certa...
- Ma sono tutti metodi troppo lenti, vero Kiyo? Ti renderesti conto di star morendo e affronteresti di nuovo tutta la paura e la sofferenza che questo comporta, upupupupupu! - sviluppa un terrore estremo, una fobia paranoica verso quella morte che si è trovata ad affrontare. - Sarebbe stata così comoda quella pistola, un colpo e tutto finito, vero? - E su questo Kiyotaka non faceva eccezioni, nonostante si fosse mostrato pronto a sacrificarsi una seconda volta per il suo kyoudai, ora che aveva perso quell'opportunità, dettata sopratutto da un momento di poca lucidità, gli sarebbe risultato quasi impossibile provarci nuovamente. L'esecuzione che si era trovato a subire aveva moltiplicato in maniera esponenziale la paura della morte sopita in lui, come in ogni essere vivente.
- Comunque...- alzò le spalle Monokuma, all'apparenza stanco di punzecchiare il capoclasse - chiusosi in se stesso, incapace di replicare -, voltandosi e allontanandosi da lui quel tanto che bastava da non opprimerlo del tutto con la sua presenza, ma stando ben attendo di creare tra lui e gli altri come una barriera, lasciandolo così isolato da loro. - ... devo ammettere che lo spettacolino messo su da voi bastardi mi ha al quanto divertito - cambiò rapidamente discorso, rivolgendosi agli studenti rimasti, - ... l’intervento di Togami è stato magistrale, sembrava l'aveste studiata tanto la sua entrata è stata perfetta - commentò osservando l’ereditiere ancora sanguinante a terra, l’emorragia sembrava però aver già cominciato ad arrestarsi, - E il fatto che la pallottola l’abbia preso solo di striscio, upupupu! Visto i danni che potevi ricevere, sei davvero stato fortunato bastar-Togami, in più la tua faccia scioccata quando ti sei accorto che ti avevano sparato, uppu! Valeva milioni..! Sì, davvero, davvero divertente, uppupupupupupu! -
- E non meritiamo un compenso per questo? -
- Eeh?! - quell'improvviso intervento di Kirigiri lasciò il resto dei presenti basiti, deformando i loro volti in un’espressione sconcertata, Monokuma compreso,
- Ti abbiamo intrattenuto, quindi, non ci spetta una ricompensa? - insistette lei, il volto impassibile, da cui non traspariva nulla.
A cosa puntava? Si chiese Byakuya nell'osservarla, ma non gli ci volle molto per comprenderlo, erano venuti fin lì proprio per quel motivo,
- Che.?! Volete una ricompensa perché, per una volta, voi branco di bastardi, vi siete rivelati interessanti? - protestò Monokuma, all'apparenza seccato da quella proposta.
- Non vedo nulla di male se ti chiediamo un premio dopo che tu stesso hai ammesso di esserti "divertito" - si aggiunse l'ereditiere, aveva capito cosa la ragazza volesse ottenere e, se avessero avuto il consenso di Monokuma per farlo, non avrebbero dovuto temere un suo intervento in seguito.
- Tsk... vi è forse partito il cervello? La reclusione vi ha rimbambito? - si mostrò ancora aggressivo, ma ora le sue parole sembravano avere un suono smorzato, quasi l'atteggiamento del biondo e di Kyouko lo incuriosisse in qualche modo, era strano per quei due collaborare tanto platealmente. - E allora..- sbuffò, - Quale sarebbe la vostra richiesta? Non provate però di chiedermi di diplomarvi per così poco! - li avvertì additandoli con la zampa,
- No, non era quella la mia idea..- si concesse un leggero sorriso Kirigiri, - Vorremo solo il permesso di usufruire di questa classe - rivelò facendo riferimento all’aula trasmissione dati. - ... d’altronde questa è il genere di richiesta che gli alunni sono obbligati a fare ad un professore o, in sua assenza, al preside - riconoscere quell’orso robot come loro preside era un insulto a quel padre che ancora non conosceva, e per questo, interiormente, Kirigiri avvertì una stretta al cuore, ma era anche abbastanza furba da sapere quanto, concedergli anche solo a parole quel titolo, carezzasse l’ego del Burattinaio. E le lusinghe erano sempre la prima arma da sfruttare in una contrattazione.
Quello stratagemma però, insolitamente, non sembrò dare gli effetti sperati.
- Ah ..- esclamò Monokuma, rivolgendosi una seconda volta verso Ishimaru, - quindi gli hai detto a cosa serve questa stanza - l'osservò, serio, e nessuno poté prevedere quale sarebbe stata la reazione successiva, il suo tono e la sua espressione erano piatti, imperscrutabili. Sul momento avrebbe anche potuto farsi esplodere, visto quanto sapesse essere imprevedibile, - ... hai forse rivelato altro? - e subito fu chiaro a tutti i presenti che sì, la probabilità che volesse farli saltare tutti e quattro in aria non era affatto blanda.
- Nient'altro - gli rispose Ishimaru impassibile, per quanto gli fosse possibile vista la tensione accumulatasi sul momento, un leggero sudore freddo ad imperlargli la fronte, - ... se dov-essi tradirti, il nostro accordo salterebbe, giusto? Dirlo si sarebbe rivelato controproducente per entrambi - balbettò per un momento, certo che l'orso non gli avrebbe creduto nonostante gli stesse dicendo la verità, - Guarda le riprese dell'infermeria, se pensi che menta! - lo fronteggiò sentendosi messo sottopressione, mostrando un coraggio che non possedeva, avvertendo, anzi, il proprio corpo tremare come una foglia.
 - Booom!- scoppiò Monokuma, riproducendo con la voce il rumore di un'esplosione, facendo così prendere uno spavento a tutti i ragazzi, i quali furono sul punto di morire per un attacco di cuore simultaneo. Curiose furono le posizioni che i quattro presero per una strana somma di riflessi incondizionati (nel momento in cui si convinsero che la bomba fosse vera). Togami si era mosso per primo afferrandosi nuovamente alla giacca di Owada, come se questi potesse fargli in qualche modo da scudo, mentre Kirigiri si era riparata dietro al motociclista per lo stesso motivo; il capoclasse invece, non avendo modo di trovare un rifugio, era finito con il sedere a terra, le gambe divenutogli molli dalla paura. Per ultimo, Owada era rimasto paralizzato, anzi, immobilizzato dalla reazione dei suoi due compagni, che lo avevano obbligato a rimanere fermo in piedi nel bel mezzo della stanza, cosa che lo avrebbe portato a prendere in pieno l'esplosione, se fosse stata reale. "Non so esattamente come dovrei sentirmi.." pensò il motociclista, il volto contratto in un’espressione a metà tra l'irritato e il terrorizzato, nel dubbio se insultare Togami e Kirigiri per averlo mandato a morte certa, o se credere che lo avessero preso come punto d'appoggio per salvare se stessi, condizione la quale, pur rivelando comunque un atto puramente egoistico, era leggermente meno peggio della prima.
- Uppupupupupupu! Davvero delle splendide espressioni disperate, i miei complimenti!- rise del proprio scherzo Monokuma e "Bastardo" fu la parola che si formò all'unisono, in un impercettibile mormorio, sulle labbra dei quattro. Insulto che il robot finse di non udire, quei ragazzi proprio non lo capivano il suo senso dell'umorismo.
- Tornando ai discorsi seri..- sembrò uno scarso tentativo dell'orso per tirarsi fuori d'impiccio,
- E' vero Kiyo, non sei tanto stupido da rivelarlo, sapendo cosa ciò comporti... - affermò, rivolgendosi un'ultima volta ad Ishimaru, dando le spalle agli altri studenti, - Ti ho tenuto d'occhio, e so cos'hai detto a quei bastardi... Uppupupupupu, non potevo però perdermi l'opportunità di giocarmi di voi - li derise ancora, suscitando un'irritazione vagamente omicida nei presenti. - E visto che avete preso così bene il mio scherzo... Uppupu! - tornò a parlare all'intera classe, - Mi rivelerò tanto magnanimo da lasciarvi quest'aula, ma solo per quanto riguarda oggi, non pensate che ve lo riconceda inseguito - annunciò con un’espressione gongolante, che mal celava quell’ombra inquietante e grottesca, tipica di un amante del macabro o, nel suo caso, della disperazione. - Uppupupupupupu, divertitevi! - e, con quell'augurio scomparve, prendendo la porta della stanza, evitando per una volta di sparire nel nulla com'era sua abitudine.



- I... impossibile! - crollò Owada cadendo in ginocchio, battendo violentemente il pugno contro il pavimento. Una, due, tre volte, frustrato, furioso, incazzato. Era la tredicesima... La tredicesima volta che riguardavano quei stramaledetti video e nulla, niente, neanche la benché minima traccia! Li avevano visualizzati ancora e ancora, ma quello che le telecamere avevano ripreso non cambiava. Vi erano lui, Makoto, Yamada e Celestia in caffetteria, e quest'ultima finiva immancabilmente per... Per morire avvelenata. Così come aveva potuto vedere con i propri occhi dal vivo, e ancora non avevano capito come fosse accaduto. Né chi avesse causato la sua morte.
- Calmati - gli suggerì Kyouko alle sue spalle, seduta a gambe accavallate sopra ad una delle scrivanie che occupavano la stanza, teneva le braccia incrociate al petto e, dallo sguardo gelido con cui lo freddò, Owada giudicò che, neppure per il suo fine intuito, quell'ennesima visione aveva portato a qualche frutto. Sembrava trovarsi in difficoltà, una profonda irritazione le aveva disegnato una leggera ruga tra le sopracciglia, scalfendone la pesante maschera di granito con cui celava il proprio cuore. -... mettersi ad imprecare non cambia la situazione in cui ci troviamo - lo rimproverò,
- Ovvero, che siamo nella merda?- ironizzò lui voltando appena la testa per guardarla, avvertiva la sua rabbia - essendo un tipo iroso ne percepiva l'odore a distanza -, e la comprendeva, infondo, Monokuma li aveva giocati un'altra volta. Dopo lo scherzo della bomba, ecco l'ennesimo dei suoi tiri mancini: "Potrete utilizzare l'aula di trasmissione dati solo per questo giorno". Aveva detto così, dimenticandosi però di accennare che, le registrazioni a cui avrebbero potuto accedere sarebbero state unicamente quelle relative "alla data di oggi" e riconducibili alle telecamere occupanti un'unica stanza, ovvero, quelle presenti in sala mensa, il luogo dov'era avvenuto il delitto su cui stavano indagando. Certo, quando l'orso gli aveva concesso tanto facilmente l'uso di quella classe e quindi, come Owada era stato informato poi per bocca di Kirigiri, ad accedere alle registrazioni delle telecamere piazzate ovunque per l'istituto, si erano aspettati qualche colpo basso da parte sua, ma neppure Kyouko aveva immaginato che avesse già prestabilito tutto, impostando i teleschermi perché rimandassero all'infinito sempre lo stesso video.
Sul momento la ragazza non ne era venuta molto a male, credendo che assistendo anche lei alla morte di Celestia di poterne ricavare qualcosa, ma si sbagliava. Non c'era nulla da poter ricavare da quelle riprese.
- Se ci fossero state utili in qualche modo, credi che quel bastardo ci avrebbe permesso di metterci le mani?..- la incalzò il motociclista, ora che Togami era andato a rappezzarsi la ferita, approfittava della sua assenza per fare quelle osservazioni che, solitamente, sarebbero state esposte dall'ereditiere.
- Per quanto inutili, comunque, queste riprese ci dicono qualcosa - obbiettò lei riportando lo sguardo sui monitor che li circondavano, "lo devono fare" si corresse mentalmente, mentre le immagini ricominciavano a scorrerle davanti agli occhi per la quattordicesima volta. Quella situazione aveva qualcosa di alienante, dopo tutte quelle ripetizioni, gli eventi a cui assistevano, per quanto terribili, cominciavano a perdere il loro significato. Kirigiri iniziava a sentirsene logorata, sembrava che quella situazione fosse stata progettata come una tortura contro di loro e, conoscendo la mente folle del loro aguzzino, doveva proprio esserlo.
Il burattinaio ne stava mettendo a dura prova i nervi e il sangue freddo, nel riproporgli all'infinito la scena di quella morte inutile ed insensata, come poteva esserlo solo un omicidio.
- Perché credi che Bro' abbia voluto tenermelo nascosto?- dopo qualche istante di silenzio, Owada riaprì bocca, porgendogli una domanda per nulla inerente alla faccenda, la quale mise una leggere irritazione a Kirigiri. Tra non molto avrebbero avuto un processo d'affrontare, e lui cosa faceva? Si preoccupava per i propri rapporti interpersonali?
"Ah, quanto odio lavorare con dei dilettanti" sospirò in preda allo sconforto, se ci fosse stato Togami, probabilmente, il motociclista non avrebbe neppur minimamente affrontato il discorso e con la presenza di Naegi, con ogni probabilità, una simile domanda l'avrebbe rivolta a lui, trovandolo più adatto a capire la situazione.
Invece, essendo abituata a nascondere sempre propri sentimenti, Kirigiri non era la persona più consona cui rivolgersi per problemi simili. L'unico comportamento che riusciva a spiegarsi, a comprendere ed intuire, era quello dei criminali, e non gli risultava, per il momento, che Ishimaru appartenesse a quella schiera di elementi.
- Chiediglielo...-  lo mortificò nel tentativo di chiudere rapidamente la faccenda, per nulla intenzionata a rimanerne coinvolta,
-Se aveva idea di tenermelo nascosto (e per questo ha lasciato che fossi tu a dirmelo), pensi che me ne confesserà il motivo? - la fissò lui con uno sguardo di sufficienza, che doveva aver appreso inconsciamente sempre da Byakuya.
Passavano davvero troppo tempo assieme quei due! Si disse Kirigiri, esasperata. Come se normalmente già non gli bastasse l'aspro giudizio dell'ereditiere, ora c'era pure Owada a fargli pesare le sue mancanze, il suo sguardo viola aveva quel pizzico di amara delusione che riuscì a smuovere il suo senso di colpa. "Ma credete che tenga tutte le risposte del mondo nascoste dentro i guanti?" cominciò a chiedersi sentendosi frustrata da quegli occhi, pensava forse che fosse una divinità onnipresente e per questo conoscesse ogni cosa?!
Bhé, se lo credeva, si sbagliava, era umana quanto lui... Anche se, doveva ammetterlo, il comportamento di cui si era resa famosa, poteva aver dato adito a qualche dubbio sulle sue reali capacità. Le congetture di Kirigiri però nascevano da processi logici, supportati da prove tangibili, innegabili, e se ne era sprovvista, come in quel caso, non poteva ideare alcuna ipotesi sensata. Non era nella sua indole tirare ad indovinare, se doveva correre qualche rischio lo correva, ma solo se aveva la certezza che il gioco valesse la candela.
- Abbiamo trovato il capoclasse qui dentro, giusto? -  ma alla fine, decise che fosse meglio non sminuire ulteriormente la propria figura di fronte ad Owada, visti i già pessimi precedenti di cui si era resa protagonista,
- Sì... - confermò, anche se dubitava fosse necessaria una sua risposta, Kirigiri sembrava solo voler ottenere del tempo per riflettere,
- Ti avverto, questa è una semplice teoria - lo avvisò, certa che sarebbe basto questo a tenerlo buono per il momento, facendolo smettere di insistere sull'argomento. -... penso che Ishimaru abbia tentato di tenerti nascosta la funzione di quest'aula per evitarti un dispiacere -
- Un dispiacere?..- ripeté il motociclista confuso, intanto che, come sottofondo alla loro conversazione, si aggiungeva il rumore di una tazzina da the frantumatasi a terra,
- E' innegabile che, dal momento in cui ha cercato di sostituirsi a te durante il processo per la morte che Fujisaki, abbia sempre tentato di proteggerti - lo informò del procedimento logico che aveva seguito con la sua precedente affermazione. - L'ha dimostrato anche poco fa con quel tentativo di suicidio, fortunatamente fallito, quindi, perché sta volta le sue motivazioni dovrebbero essere diverse?.. Probabilmente non vuole farti sapere cosa Monokuma gli ha mostrato con quelle telecamere - continuò, sperando di non dover aggiungere altro, poiché, nel parlare, già sapeva cosa il capoclasse non avrebbe mai voluto confidare al suo kyoudai e, per la prima volta, si trovò a provare una sorta empatia con il desiderio di qualcun altro.
Stare con Naegi era rischioso, si stava ammorbidendo. Rischiava di diventare una sentimentale.
- Ma cosa può aver visto da sconvolgen..- stava per protestare Owada, ma s’interruppe. Aveva capito. Aveva compreso ciò di cui, involontariamente, Ishimaru si era reso testimone.
La morte di Chihiro.
Ora cominciava a capire quel senso di disagio che aveva avvertito provenire dall'amico e perché, in infermeria, avesse ostinatamente evitato il suo sguardo. Difficilmente non lo avrebbe visto come un assassino, adesso che aveva avuto conferma di quale peccato si fosse macchiato.
- Smettila! - fu il veloce ammonimento con cui lo riprese Kirigiri, facendolo sussultare, - Avresti già dovuto capirlo da solo, se Ishimaru ha taciuto, è proprio per evitare che ti deprimessi, vuoi forse sprecare i suoi sforzi?- esplose, per il comportamento del ragazzo, per la morte di Celestia, per Monokuma, insomma, per tutto. Aveva raggiunto il suo limite di sopportazione. Non aveva bisogno di un cane bastonato intento a leccarsi le ferite, in quel momento necessitava di Owada, per quanto minimo, il suo aiuto gli sarebbe stato indispensabile durante il processo, essendo  il primo testimone dei fatti, non poteva perderlo per quella sua leggera tendenza all'autocommiserazione e al perseguitarsi.
Come risposta il motociclista la fissò confuso, con un'espressione un po' esterrefatta e al quanto idiota sul viso, - Ma cosa diavolo ti ha fatto Naegi ieri sera? - esclamò, non trovando altro modo per esporre al meglio una simile domanda, "da quando ti mostri così umana?" era il reale significato nascosto nelle sue parole.  


Nel frattempo in infermeria, seduto su uno sgabello a petto nudo, Togami osservava, con un leggero velo di preoccupazione crescente a bagnargli il viso, il vicino carrellino in acciaio, simile a quelli usati dai dentisti, su cui erano stati predisposti vari utensili degni di un chirurgo. Quella vista inquietava non poco il ragazzo, essendo consapevole a cosa servissero, cosa lo attendesse, e già un nodo alla gola gli mozzava il fiato. Byakuya si apprestava a subire l'incredibile esperienza di farsi cucire i punti sulla pelle senza l'ombra di un'anestesia, unicamente dell'alcool a ripulirgli e disinfettargli quella parte di lui interessata dall'operazione, ovvero, il fianco sinistro squarciato dal proiettile, da cui era stato strappato un largo lembo di pelle (e fortunatamente solo quella!).
L'ereditiere, conscio della situazione affatto piacevole che si trovava ad affrontare, si era preparato a stringere i denti, per poi finire, appena due secondi più tardi, a bestemmiare a gran voce come un vero signorotto d'altri tempi, con il massimo della raffinatezza di un lord inglese finito con un piede sotto a uno schiacciasassi.
Il disinfettante versato sulla ferita aveva avuto il medesimo effetto che se ci avesse sparso sopra del sale: bruciava. Bruciava tanto che solo le fiamme dell'inferno o un acido capace di liquefare i metalli, si diceva il biondo, avrebbero potuto fare di più.
Il peggio però, in base alle sue conoscenze, doveva ancora arrivare. Dopo quel breve preliminare, un grosso ago di ferro, precedentemente sterilizzato, avrebbe preso a perforargli la pelle, più e più volte, ricucendolo come se fosse stato una bambolina di pezza a cui si era staccato un occhio a bottone.
Quel pensiero gli diede una leggera nausea, gli era sempre stato facile giocarsi di Fukawa e del suo terrore per il sangue, ma ora che si trovava a finir rappezzato, forse cominciava ad intuire in massima parte il malessere che colpiva la ragazza. Sperava di non fare la ben misera figura di svenire, aveva un orgoglio da mantenere.
- Bene..- disse Ishimaru, osservando un'ultima volta la ferita dell'ereditiere,
- Sei sicuro di quello che fai? - gli domandò Togami guardandolo dubbioso, una nota di nervosismo ad alterargli la voce. Avrebbe preferito fosse Oogami ad occuparsi della faccenda, e non perché per lei avesse una qualche simpatia in particolare, piuttosto era la presenza del capoclasse stesso a metterlo in allarme. Aveva cominciato a dubitare della sua sanità mentale dal momento in cui aveva tentato di spararsi alla testa (per poi colpire lui), e lo riteneva potenzialmente pericoloso.
- Certo - fu la secca risposta che ricevette, per nulla rincuorante a dirla tutta,
- E dovrei crederti perché..? - insistette, non trovando per nulla strano richiedergli qualche referenza in merito quando, invece, nel momento in cui era stata la lottatrice a proporsi per "prendersi cura" del momentaneamente malato Naegi, nessuno le aveva chiesto alcunché ma, anzi, lui e Owada erano stati ben felici di passargli quell'impiccio, non possedendo alcuna conoscenza in merito.
- La mia vecchia scuola organizzava un corso di Primo Soccorso..- riuscì a cavargli un'informazione leggermente più rassicurante della precedenza ma che, comunque, non lo lasciava del tutto tranquillo, - Vuoi che ti vada a prendere l'attestato che ho in camera? - gli domandò alzando il viso e guardandolo finalmente negli occhi, sembrava un poco seccato dal suo comportamento tanto restio e nervoso,
- Non mi risulta che nei corsi di Primo Soccorso insegnino a mettere i punti...- obbiettò, consapevole di star irritando l'altro, ma per nulla intenzionato a demordere. In realtà, entrambi erano consapevoli che le sue erano solo delle scuse per prendere tempo, perché terrorizzato all'idea dell'ago.
- Ho seguito quello e, in più, approfittando del momento, mi sono fatto insegnare da mia nonna - replicò Kiyo prontamente, cercando di mettere presto fine alla crisi di panico del biondo, più tentava di evitare il momento fatidico, più sarebbe stato peggio, - ... e, per tua informazione, mia nonna era un’infermiera qualificata e no, non soffre di artrite - aggiunse, prevedendo le sue eventuali obbiezioni, prima ancora che aprisse bocca.
- Ti prego, non dirmi che ti sei allenato su dei polli - fu l'unica supplica dell'ereditiere, il cui viso aveva preso un tono bluastro, sembrava sul punto di piangere,
- Va bene... non te lo dico - tornò ad evitarne lo sguardo Ishimaru, alzandosi dalla sedia che gli aveva posto di fronte per andare a trafficare con il frigorifero poco lontano, dove, sapevano, erano conservate le sacche di sangue.
- E adesso che fai?..- se gli avesse proposto una trasfusione, si sarebbe rifiutato categoricamente, e non solo perché non si fidava di lui, ma perché era stato Monokuma a fornirgliele, chissà che non gli avesse giocato qualche scherzetto nel prepararle.
- Ghiaccio - non si voltò per rispondergli, continuando a guardare nel piccolo elettrodomestico, -... o comunque qualcosa di abbastanza freddo da sostituirlo - aggiunse, afferrando quella che sembrava una borsa dell'acqua, - Non ho idea di chi ce l'abbia messa, ma può funzionare - e la estrasse per poi tornare ad occupare la propria seduta.
- Se lo tieni applicato sulla pelle per un po', dovrebbe renderne insensibile almeno la parte superficiale - spiegò quando Byakuya sembrò esitare nell'accettare l'oggetto,
- Adesso, sembri normale.. -commentò lui quasi sovrappensiero, decidendosi ad afferrare il sacchetto gelato e trattenendo un brivido quando le sue dita lo toccarono, "prima un bruciore degno dell'inferno e ora il gelo dell'Antartide?"
- Pri-prima sono uscito un po' di testa - non tentò di negarlo Ishimaru,
- Solo un po'?.. Mi hai sparato - gli ricordò, un tremito e la pelle d'oca a scuoterlo, la ferita si rivelava ben più sensibile di quanto credesse possibile.
- Non volevo colpirti! - si difese, abbassando il capo colpevole,
- E non volevi neppure colpire Owada, vero? - aggiunse Togami, assottigliando lo sguardo nel fissarlo,
- Volevo solo farla finita il più velocemente possibile - gli rivelò lui, scuro in volto, e se a qualcuno quella poteva suonare come l'ammissione del suo tentato suicidio, l'ereditiere, invece, notò che aveva evitato di rispondere alla domanda, sviando a quel modo il discorso.
- Eh, sì... Un proiettile può viaggiare a 400 km al secondo, un metodo rapido per chiudere le questioni - fu il suo commento sarcastico, con cui sembrava voler sottintendere ci fosse dell'altro, un evento ancora non ben chiaro, in quella situazione paradossale.
- Fortunatamente, kyoudai è stato più veloce - usò il suo stesso tono il capoclasse, alzando il viso e rivolgendogli un sorriso ironico, di nuovo, non stava negando le sottili accuse di Byakuya e, questa volta, il brivido da cui il corpo del biondo fu percorso, non aveva nulla a che vedere con la borsa dell'acqua gelata. C'era qualcosa in quell'espressione, il quale tanto malamente si accostava all'idea che si era fatto in precedenza di Ishimaru, da fargli suonare un campanello d'allarme. Un simile atteggiamento non sembrava appartenergli, anzi, appariva artefatto su di lui, quasi si fosse costretto a indossare una maschera di cera senza volto, lasciata storta così da creare su di essa le ombre inquietanti di un’espressione, le quali ne deformavano i contorni dell’ovale.
Il suo era il sorriso innocente di qualcuno incapace di nascondere completamente le proprie zanne da bestia feroce, “... o artigli da rapace” terminò quel pensiero Togami, folgorato da un’intuizione di cui però gli era ancora celato il significato. Qualcun altro lo aveva già portato ad avere quella stessa impressione non molto tempo prima ma, confuso che fosse ora Ishimaru a causargliela, faticava a ricordare chi.
Solo quando notò dove si fosse posato lo sguardo del capoclasse, per un momento intento a guardare altrove, finalmente, comprese.
- A Monokuma...- si trovò la gola secca nel parlare e dovette interrompersi per schiarirsi la voce - Cos’hai promesso di non rivelarci? - si ricompose in fretta Byakuya, scuotendo leggermente il capo nel porgli quella domanda che lo assillava, avendo ormai intuito la natura della questione precedente, aveva anche capito non fosse quello il momento adatto per affrontarla, vi erano eventi più importanti cui doveva giungere.
- Stai... stai approfittando della momentanea cecità del Burattinaio? - intuì i suoi intenti Ishimaru, sussultando leggermente nell'accorgersi di essersi distratto, perso in altri pensieri. Teoricamente, ora che si erano appropriati, anche se per un tempo limitato, dell'aula di trasmissione dati, per Monokuma sarebbe stato impossibile accedere in diretta alle riprese di tutte le telecamere che riempivano l'istituto. Quindi, in quel preciso istante non li stava osservando.
- In realtà, sto solo osando sperare che sia realmente cieco... L'ultima volta che l'ho creduto non era così - ammise l'ereditiere, recuperando la propria acida arroganza ad affrontare un capoclasse che gli sembrava tale, e non la brutta copia di qualcun altro.
- Infatti, quindi capirai che non posso parlare, rischiando di mandare tutto all'aria - vi era esitazione sul suo viso, la promessa con cui si era legato a Monokuma gli mozzava mani e piedi, chiudendogli la bocca con una pesante lastra di ferro, con la quale probabilmente faticava persino a respirare. -... ma, posso dirti di cosa si tratta senza rivelarlo - risolse i propri dubbi dopo un attimo d’incertezza, a quanto sembrava vi era una piccola crepa nel metallo, da cui passava uno spiffero d’aria.
Il capoclasse si avvicinò ulteriormente al biondo, così che fosse in grado di udirlo quando, con il tono più basso che riuscisse a raggiungere (il quale per lui doveva ritenersi un grande sforzo), disse: - Conosco la vera identità del Burattinaio -
- ... - e quell'ammissione distrasse a tal punto Togami, lasciandolo ammutolito ed interdetto per una manciata di secondi che, in un primo momento, neppure si accorse che Ishimaru aveva usato la loro vicinanza per toglierli la borsa dell'acqua. -Ehi! - fu la sua unica esclamazione quando, avendo già predisposto ago e filo, rapidamente il corvino cominciò a ricucirlo, approfittando di quel suo momento di confusione e sordo alle sue successive proteste.
"Lo... lo ha fatto di proposito?" Si stupì di esserci cascato Byakuya, dandosi mentalmente dell'imbecille. Kiyo aveva deciso di fargli quella confidenza pericolosa solo per distrarlo, così che non si ritraesse alla vista dell'ago. Allora, non doveva prendere sul serio le sue parole?
In un'altra situazione avrebbe insistito sull'argomento, ma preferì rimandare a operazione conclusa le sue domande sulla questione. Sul momento, fatica a mantenersi lucido per l'impressione e la sofferenza causatagli dall'assistere alla cucitura della propria ferita.

- Fammi indovinare, il tuo hobby è il cucito... - non poteva evitarsi di rabbrividire Togami nell'osservare il corvino chino sulla sua ferita, il dolore in qualche modo gli risultava attenuato rispetto a quello che si era immaginato, il ghiaccio doveva aver fatto il suo lavoro.
- Il mio hobby è studiare..- lo corresse Ishimaru, serio come se gli stesse rivelando la ragione della propria esistenza -... però, me la cavo con il ricamo - confessò, con quella che sembrò una nota d'imbarazzo.
Ancora una volta, riflettendo anche sull'ultimo espediente che aveva usato per distratto, l'ereditiere si chiese se ci si potesse fidare di lui. C'erano molte domande cui il capoclasse non aveva voluto rispondere, evitandole o sviando il discorso con inaspettata maestria. Lo aveva fatto sin da subito, dal momento in cui, qualche ora prima, avevano parlato proprio lì, in infermeria.
In quel caso Ishimaru gli aveva rivelato quale fosse la funzione dell'aula di trasmissione dati solo per portare l'attenzione di tutti, Byakuya per primo, altrove, lontana da lui stesso. Aveva cambiato la direzione cui procedeva il proprio interrogatorio per evitare che gli fosse posta la domanda fatale, ovvero: "cosa gli era accaduto dal momento della sua esecuzione?"; in realtà, per quanto avesse ammesso di volerlo rivelare, probabilmente non ne aveva mai avuta l'intenzione.
Forse, si disse Togami, persino lo svenimento (vista la rapidità con cui aveva ripreso i sensi in seguito), era stato fasullo, una messa in scena facile da rappresentare viste le sue condizioni precarie... A questo punto però, l'ereditiere correva un po' troppo, non aveva prove a sostenere una simile tesi.
"E se invece", continuava a dirsi, " fosse andata in quel modo? " la termite del dubbio cresceva, andando a lenirgli il cervello, sempre più in profondità per far udire la propria voce. Se gli ultimi avvenimenti (escluso l'omicidio di Celestia), non fossero stati solo un susseguirsi di sfortunate di coincidenze? Questo non significava che Ishimaru li aveva giocati, manipolati così da tener nascosto, ancora per il momento, cosa gli fosse accaduto? E perché farlo se l'unico patto che aveva stipulato con Monokuma era quello che già conoscevano? C'erano forse altri cavilli a costringerlo al silenzio? E, se così era, allora perché non lo ammetteva come aveva fatto un istante prima con l'identità del burattinaio?
Cosa stava macchinando? Quali erano i suoi obiettivi?
Mille e altre più domande cominciarono ad affiorare nella mente di Togami, il quale avrebbe anche affrontato immediatamente Kiyotaka a visto aperto, se questi non fosse stato intento a mettergli i punti sulla ferita. Sarebbe stato controproducente per se stesso intavolare il discorso in quel momento, chissà, il corvino poteva anche rivelarsi pericoloso - per quanto neppure lui sembrava essersi ripreso del tutto dalle proprie ferite. Byakuya era quindi costretto a rimandare ogni cosa a più tardi e, intanto, limitarsi ad escogitare un piano d'attacco efficace per mettere alle strette il suo avversario, cosa che non aveva fatto durante il primo interrogatorio, non credendo di averne bisogno. Ora, invece, doveva partire dal presupposto di essersi sbagliato a giudicare Ishimaru come un idiota esaltato e - sempre supponendo di non aver preso un abbaglio e di non essere di fronte a semplici fatti casuali -, cominciare a considerarlo come un giocatore più abile e astuto di quel che apparisse.


*Dlin... dlon... dlin*
- Il Processo di Classe sta per iniziare, che tutti gli studenti si rechino all'aula designata-



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Sono in ritardo e il capitolo non è un granché... Mi dispiace per chiunque mi segua.
bye ^3^/
  
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