THE CORNFLOWER CAP 17
XVII
La legge del taglione
Wheeler's
Inn. Due miglia da Braintree. 6 settembre 1774
«Signore... aspettate!»
Cecilia sollevò le palpebre ― i sassi le si stava
conficcando nella ginocchia, il cuore martellava nelle orecchie ― e
ritrovò l'occhio cieco della pistola puntato verso il suo
viso.
«E perché mai aspettare, signor Sloper?»
volle sapere l'ufficiale.
«Magari... prima... possiamo farci qualcosa»
rispose il soldato che vigilava su Elizabeth e sul corpo inerte del
signor Wheeler.
Cecilia era troppo agitata per comprendere. Guardò Sloper.
Era palesemente il più giovane. Non mostrava un filo di
barba, aveva un naso schiacciato e storto, come se in passato fosse
stato rotto da un pugno, e occhi di un grigio acquoso che stavano
ricambiando lo sguardo di Cecilia con malsana insistenza.
«Non vi bastano tutte le puttane di Boston?»
sospirò l'ufficiale.
«Sì ― ma mi piacciano di più quando non
le devo pagare. E quando sono spaventate.»
Cecilia comprese di cosa stavano discutendo e il respiro le
tremò nel petto, che si alzò e si
abbassò con violenza. Ma l'orrore non soverchiò
l'orgoglio. Continuò a fissare Sloper, concedendosi solo di
battere le palpebre, sforzandosi di ignorare il gelo che le aveva
invaso le guance. Doveva essere diventata pallida come uno straccio.
«E sia» concedette l'ufficiale, dopo un attimo di
apparente riflessione. Abbassò la pistola. «Che le
sia di lezione» scandì. «Sulla forca ci
finirà ugualmente. Nel frattempo, che le venga ricordato
qual è il suo posto.»
Cecilia portò lo sguardo sulla corda attorno ai polsi.
Contrasse la mascella e rimase muta e immobile, a dispetto della nuova
ondata di furia che le correva nelle vene, come lava, tanto
incandescente da annichilire la paura e il dolore fisico. Ma chi erano
loro per
credersi autorizzati a darle
una lezione, a umiliarla e a
violarla, a decidere quale fosse il suo posto? Chi li
aveva elevati a
giudici e giustizieri?
Elizabeth ebbe un fremito di rabbioso coraggio. «Siete delle
bestie!» sputò, tra lacrime.
«Taci!» le intimò l'ufficiale.
«O sarai la prossima.» Con un pigro movimento della
mano, coperta dal guanto nero e scricchiolante, fece cenno a Sloper di
servirsi.
Quello venne avanti soddisfatto, con un sorriso trattenuto a stento. Si
rivolse al soldato alle spalle di Cecilia: «E tu ― non ne
vuoi un pezzo?»
«No.»
Sloper rise.
«Scommetto che se fosse stato un ragazzetto ― ma da dietro,
che differenza ti fa?» Con la coda dell'occhio, Cecilia lo
vide portarsi una mano all'inguine, mimando un gesto osceno.
«Non ho voglia di fottere a pochi metri dai cadaveri ancora
caldi dei miei commilitoni» fu la secca risposta del terzo
soldato.
«Bell, sei sempre stato un gran―»
«Signor Sloper!» lo interruppe l'ufficiale.
«Abbiamo intenzione di impiegarci tutto il giorno?»
«Signore» disse Sloper, «non... non credo
di riuscirci... con un pubblico...»
Allora fu Bell a ridere di scherno.
L'ufficiale sembrava al limite della pazienza. Gesticolò,
stizzito, verso le stalle e porse la pistola a Sloper. Il soldato si
cavò il tricorno dal capo e lo affidò, assieme al
moschetto, alle mani di Bell. Costrinse Cecilia ad alzarsi in piedi,
afferrandole un braccio, e le fece sentire la presenza della pistola
premuta tra i reni.
Cecilia non oppose resistenza. In silenzio, con gli occhi lucidi e
bassi, si lasciò condurre dentro le stalle come svuotata di
energia e volontà, come un debole involucro di carne alla
mercé dei più bassi istinti del suo carceriere.
Lo fece di proposito.
Una volta nelle stalle, Cecilia venne investita dal lezzo pungente del
bestiame misto al
polveroso odore di fieno. C'erano solo due cavalli da posta: due
robusti pezzati che scossero il capo, e le criniere nere, quando
Cecilia e Sloper passarono loro davanti. Il soldato spinse la ragazza
fin sul fondo della stalla, oltre l'ultimo tramezzo, che avrebbe
nascosto la scena che stava per consumarsi a chiunque si fosse
affacciato all'ingresso. Cecilia udì il ronzio di una mosca.
C'era una piccola finestra lasciata socchiusa ― le ante rivolte verso
l'esterno; resti di paglia sulle assi del pavimento e ganci per le
coperte alle pareti. Sotto la finestra, una panca sulla quale era
sistemata un piatto cesto di vimini, pieno di attrezzi da maniscalco.
Tra tenaglie e raspe, chiodi e tirachiodi, Cecilia individuò
un martello.
Sloper le tirò i capelli, costringendola a piegare la testa
all'indietro, mentre la spingeva verso la parete. Poi, la fece voltare
e Cecilia urtò la schiena contro la parete. Il ragazzo le
circondò il collo con la mano libera. «Ora ―
vediamo come si apre questo tuo bel
vestitino.»
Abbassò la pistola, per assicurarla alla cintola. Nel farlo,
per un misero istante, uno e uno soltanto, distolse lo sguardo da
Cecilia e chinò il mento.
Il quel medesimo istante, il collo del piede sinistro di Cecilia si
abbatté tra le gambe del soldato e entrambe le mani
colpirono l'incavo del braccio steso. La presa sulla gola,
già allentata dall'inaspettato dolore, cedette.
Accadde tutto con la rapidità di un lampo.
Sloper, rosso in viso, si piegò in avanti, con una mano tra
le gambe, l'altra in cerca della pistola.
Ma la pistola era caduta sul pavimento.
Cecilia lo afferrò per i capelli sulla nuca, lo spinse
ancora più in basso e una violenta ginocchiata raggiunse
Sloper in pieno viso.
Il ragazzo imprecò, con la voce soffocata dal dolore, e
dalla mano premuta sul viso sporco di sangue, e Cecilia
scattò verso la panca.
Sloper, la cui vista doveva essersi annebbiata quanto
la mente,
colse il movimento con un attimo di fatale ritardo.
Cecilia sfilò via il martello. Ruotò su
sé stessa. L'arnese colpì la testa del soldato,
come una mazza da cricket si sarebbe abbattuta su una palla, e Sloper
cadde steso su fianco. Aveva una tempia sfondata.
Cecilia non volle guardarlo. Sicura che gli altri due soldati stessero
per accorrere, si
gettò nella forsennata ricerca di qualcosa, tra gli
attrezzi,
in grado di liberarla dalla corda. La punta di grosso chiodo si
rivelò capace di spezzare qualche filo della treccia e il
nodo si allargò il poco sufficiente per permettere a Cecilia
di sfilar via il polso destro, proprio mentre udiva dei passi dietro il
tramezzo.
Scivolò verso la pistola.
Bell comparve davanti a lei.
Lo sparo riempì l'aria di scintille e fumo bianco. I cavalli
spaventati si impennarono, nitrendo e scalpitando, e Bell fu lasciato
ad agonizzare sul pavimento della stalla, con una pallottola nello
stomaco.
Cecila salì sulla panca, spalancò le ante e
balzò oltre la finestra. Corse dietro al carretto,
abbandonato sul retro della stalle, nel timore di essere seguita
dall'ufficiale. Tremava: minuscoli, incontrollabili tremiti che le
scuotevano i muscoli brucianti di dolore.
Un grido la fece sobbalzare.
Era Elizabeth.
«Vieni fuori!» urlò l'ufficiale.
«Vieni fuori, dannata puttana, o ammazzo
quest'altra!»
Cecilia inghiottì un'imprecazione e abbandonò il
riparo.
«Sei scappata?» continuava a sbraitare l'ufficiale.
«Tanto ti ritrovo! Giuro su Dio, ti ritrovo e ti
impiccho con le mie mani!»
Cecilia aveva percorso il lato corto delle stalle, tenendosi accanto al
muro. Sbirciò oltre l'angolo: l'ufficiale era al centro del
cortile, teneva Elizabeth per i capelli e il filo della spada premuto
sul collo della ragazzina. Ma Cecilia vide anche altro. Qualcosa che
l'ufficiale, nel pieno dell'ira, non stava notando. Velocissima
ripercorse i suoi passi. Gettò via la pistola scarica,
balzò sul carro e ne sfruttò il rialzo per
aggrapparsi alla sporgenza del tetto, con un tale sforzo delle braccia
che credette di essere sul punto di cedere.
«Lasciatela andare!» gridò, in piedi sul
tetto.
L'ufficiale vide Cecilia. Sarebbe potuto correre a raccogliere
un moschetto. Invece, non lasciò Elizabeth e non
abbassò la spada.
«Fai una mossa e la sgozzo!»
«No ― non lo farete. La vita della signorina Wheeler
è la sola cosa che vi salverà dalla
morte» esclamò Cecilia di rimando. Le mancava il
fiato ma doveva tenere lo sguardo in quello dell'ufficiale, senza
lasciarsi tentare dal guardare oltre la figura in divisa. Doveva far in
modo che
lui guardasse lei e lei soltanto. «Torcetele un capello e io
ammazzerò voi. Come ho appena fatto con i vostri soldati. E
non ho neppure avuto bisogno delle mani libere per farlo.
Perciò non sottovalutate la mia minaccia!»
L'ufficiale parve vivere un istante di reale e allarmata esitazione.
«Tu―strega!
Cagna indemoniata!»
«Vi prego di non consegnare ad altri i miei meriti»
ribatté Cecilia.
L'ufficiale venne privato dell'ultima parola. Ansimò.
Sgranò gli occhi. La spada si allontanò dal collo
di Elizabeth, dapprima lentamente, poi come trascinata giù
da un peso invisibile, e l'uomo seguì il destino della sua
arma, crollando tra la polvere e i sassi.
Un passo dietro al cadavere, il signor Wheeler, pallido e ansimante,
stringeva la daga di Cecilia.
* * *
Cecilia si fissò le mani: piccole, sporche e spellate. Aveva
le
nocche rosse e le dita così indolenzite da far quasi fatica
a
muoverle. Era sempre stata convinta che uccidere costituisse una scelta
a volte necessaria, ma inevitabilmente terrificante, e impossibile da
portare a termine senza sacrificare una parte di sé stessi.
Era
sempre stata convinta che l'omicidio fosse qualcosa di cui non sarebbe
mai stata capace. Ma quel giorno aveva ucciso. E adesso dov'era
l'orrore? Dov'erano la vertigine e il rimorso? Non
l'attanagliava nessuna
vergogna. Nessun
senso di colpa. Nessuna voglia di piangere né desiderio di
poter
tornare indietro e non lasciare la fattoria. Era rimasto solo uno
sbiadito eco di rabbia e disgusto, avvolto attorno al cuore, come una
sottile guaina di cuoio.
E restava il dolore fisico: mai in vita sua ne aveva provato tanto e
tutto insieme. Si sentiva come se fosse stata investita da un tiro un
sei. I muscoli della cosce bruciavano, quelli delle spalle erano come
stretti in una tenaglia, respirare era forse il solo azzardo che poteva
permettersi, senza che da una qualche parte del suo povero corpo non
giungesse immediatamente in risposta una fitta di dolore. Elizabeth le
aveva tastato con delicata attenzione i polsi e le dita, il busto e la
schiena. Non c'erano niente di rotto e niente fuori posto.
Cecilia le aveva chiesto come ne sapesse tanto di ossa rotte.
«Nostro zio ha una farmacia a Braintree» aveva
risposto
Elizabeth. «L'ho assistito per mesi. Fino a quando non ha
trovato
un vero apprendista.» [1]
«Un apprendista vero?»
«Un uomo.»
Per essere una ragazzina, Elizabeth Wheeler si era ripresa
sorprendentemente in fretta dallo spavento. Non erano serviti sali o
divanetti sui quali svenire. Passato il pericolo, si era asciugata le
guance e aveva aiutato Cecilia a trasportare il signor Wheeler
all'interno della locanda. Poi, l'aveva controllato e medicato, mentre
Cecilia spostava i cadaveri dentro le stalle.
Un gemito si
levò
dal letto: il signor Wheeler, spogliato della camicia, stava tentando
di sollevare il busto. Cecilia, al momento sola con lui, non aveva
tempo di imbarazzarsi. Josiah poteva reggere il confronto con l'Apollo
di
Fidia, ma era stato ridotto a un tappeto di lividi e il gonfiore gli
stava fagocitando il bel viso, trasformandolo in una maschera deforme,
con un labbro rotto, un sopracciglio spaccato e del sangue
rappreso sotto il naso. Elizabeth gli aveva trovato due costole
incrinate e la macchia scarlatta, sul fazzoletto al braccio sinistro,
diventava ogni secondo più scura e più larga: si
era
guadagnato un taglio di un baionetta nel suo folle tentativo di tenere
testa ai soldati inglesi.
«Vostra sorella ha detto che non dovete muovervi»
gli
ricordò Cecilia. Con un braccio a circondare mollemente il
costato, se ne stava vicino alla finestra, sulla sedia appoggiata alla
parete bianca. Erano nell'ala della locanda che fungeva da abitazione
per i proprietari; la camera, spoglia e pulita, era quella che
Elizabeth condivideva con la sorella minore. Quest'ultima, insieme alla
madre ― aveva saputo Cecilia ― era a Braintree, dove sarebbe rimasta
ospite dello zio per l'intera settimana.
Una smorfia del signor Wheeler le lasciò intendere quanto
poco tenesse conto delle raccomandazioni della sorella.
«Perché vendete armi di contrabbando?»
domandò allora Cecilia.
«Non... non sono in vendita» rispose l'uomo,
ansimando per
la fatica. Strinse i denti. Dovette tornare a distendersi.
«Sono
state raccolte e nascoste per la milizia. Verranno a prenderle questa
notte. Se solo le giubbe rosse fossero rimaste alla larga da qui ancora
per qualche ora!»
«Come sapevano che nascondevate delle armi?»
«Non lo sapevano. Vanno setacciando casa per casa.»
«Perché?»
«Non sapete degli ultimi piani di Gage?»
«So solo che ha fatto posizionare dei cannoni a Beacon Hill e
che
un reggimento si è accampato al Neck. Non riceviamo molte
notizie alla fattoria. E quando arrivano, arrivano in
ritardo.»
«Gage ha ordinato il sequestro di tutta la polvere da sparo
della
provincia. A Boston, il colonnello Brattles ha consegnato le chiavi
della polveriera agli ufficiali inglesi e, a un miglio da Winter Hill,
Maddison ha svuotato la Powder
House.»
[2]
«Perché il governatore ha tanta paura di lasciare
la polvere da sparo in giro? Non siamo in guerra.»
Wheeler sospirò rauco, gli occhi azzurri al soffitto.
«Non lo siamo, signorina Carter?»
Cecilia fu scossa da uno spasmo che non aveva nulla a che fare con il
dolore.
«No. E se mai ce ne sarà una, non sta a voi
deciderlo. Men
che meno ai Figli della Libertà. Perché credete
che sia
stato convocato un Congresso?»
«Vi assicuro che l'attesa di una decisione da parte del
Congresso
è l'unica cosa che trattiene il popolo. Ma la pazienza
è
agli sgoccioli e la gente... la gente è furiosa. Avete
appena
visto, con i vostri occhi, quale trattamento ci riservano gli inglesi.
Dovremmo lasciare che ci disarmino? Che ci rendano incapaci di reagire?
Di difenderci?»
«Io ho incontrato sei uomini di scarsa intelligenza e morale
inesistente. Mi rifiuto di credere che tutti i soldati e tutti gli
inglesi siano inclini a un comportamento simile.» Mio padre era un soldato. E un
inglese. Il pensiero colpì Cecilia
inaspettatamente. Non pensava mai a suo padre.
«Il cuore tenero delle donne» commentò,
amaro, il signor Wheeler.
«Questo non è il giorno più adatto per
sostenere la tesi della tenerezza del mio sesso.»
L'uomo voltò il capo per guardarla e Cecilia colse
nitidamente
un cruccio tra il gonfiore. Non le fu difficile prevedere quale dubbio
stava iniziando ad agitarsi dietro la fronte del signor Wheeler.
«Come ci siete riuscita?» esalò lui.
«Uno dei soldati ha il cranio fracassato... voi combattete? Voi
combattete come...»
«Come un selvaggio?» lo anticipò
Cecilia, quasi a
sfidarlo a pronunciare il termine. «Erano uomini vili e
arroganti» tagliò corto. «Si sono
scavati la fossa
da soli.»
«Sì, ma voi siete solo una piccola
don—»
«Quello che mio fratello sta cercando di dirvi»
Elizabeth
rientrò nella camera, portando con sé una
scatolina di
legno, «è che siamo in debito con voi, signorina
Carter.» Mise la scatola sul tavolo, già occupato
da un
catino di acqua. Trasse dalla scatolina un ago e un rocchetto di filo
di cotone. Poi, sedette sul bordo del letto e iniziò a
occuparsi
del taglio sul braccio del fratello. Dovette avvertire lo sguardo di
Cecilia sulle sue mani, perché dopo qualche attimo disse:
«Non è più difficile che rammendare una
vecchia
camicia.»
Il signor Wheeler grugnì quando l'ago bucò la
pelle. «Sta attenta, donna.»
«Le vecchie camice piagnucolano di meno.»
«Che ne farete dei cadaveri?» chiese Cecilia.
«Quelli» disse il signor Wheeler, succhiando aria
tra i
denti per sopportare il dolore, «hanno bisogno di un
nascondiglio
migliore.»
Cecilia restò in silenzio per un lungo momento, il viso
basso, in contemplazione degli stivali impolverati.
«Dovreste depredarli.»
«Prego?» Elizabeth interruppe il suo lavoro di
sutura per rivolgerle un'occhiata sorpresa.
«Erano soldati» riprese Cecilia. «Quanto
ci
vorrà prima che altri si accorgano della loro scomparsa?
Tutti
sanno che in, questa zona, ci sono stati attacchi di briganti negli
ultimi tempi. Dobbiamo togliergli qualsiasi oggetto di valore abbiano
addosso. Bruciare il bruciabile. Sbarazzarci del resto. E abbandonare i
corpi nel bosco, almeno a due o tre miglia da qui. — Oh, e
anche
il sangue va fatto sparire.»
I due fratelli la stava fissando. E lei capì cosa vedevano:
la
signorina Carter, l'orfanella della fattoria Adams, che senza batter
ciglio illustrava un modo per occultare una serie di omicidi.
Uno spettacolo grottesco.
«Se ne occuperà la milizia...»
sussurrò il signor Wheeler.
«No. Nessuno al di fuori di noi tre dovrà mai
sapere che
cosa è successo. Se dovessero venire a portarmi via con un
mandato d'arresto, saprò chi è stato a parlare.
Nasconderò io i corpi. Voi avete un carretto e dei cavalli,
io
so come confondere le tracce. E venendo qui ho visto più di
un
posto, in mezzo alla vegetazione, dove abbandonerei una cadavere, se
fossi un brigante.»
NOTE
STORICHE
[1] Nel diciottesimo secolo, il ruolo e le capacità dei
farmacisti coincidevano quasi interamente con quelle dei
dottori e non pochi esercitavano anche il mestiere di dentisti,
chirurghi e ostetrici. Esistevano scuole di medicina ma la maggior
parte imparava il mestiere attraverso un apprendistato.
[2] L'episodio storico che fa da sfondo a questo capitolo, e al
precedente, è quello del Powder Alarm. Tra
il 31 agosto e il 1 settembre 1774, il governatore Gage, per stroncare
sul nascere i tentativi di rivolta dei coloni, decise di rimuovere
tutte le forniture militari presente sul territorio della colonia, a
partire da Boston. Benché si trattasse inizialmente di
un'azione segreta, la notizia si sparse in fretta e la voce (falsa) che
gli Inglesi
stessero cercando di ridurre al minimo le armi dei coloni
perché sul punto di iniziare una guerra gettò
panico e agitazione.
NOTE
AUTRICE
Eccomi qui — a pubblicare in un ritardo a dir poco
vergognoso. Prometto che non accadrà o almeno non dovrebbe
accadere più, perché i restanti capitoli di
questa seconda parte della fan fiction sono praticamente tutti scritti
e completi. A questo proposito, per chi si stesse giustamente chiedendo
quando torneremo a vedere Connor e a riallacciarci alla trama
principale del videogioco, la risposta è: negli ultimi due
capitoli della seconda parte — e ciascuna parte è
formata da undici capitoli. Detto ciò vado finalmente a
rispondere alla ultime recensioni — che non pensiate che non
le abbia lette e apprezzate fino alla commozione *sniff* ❤❤❤
E un bacione e grazie a chiunque passi di qui!
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